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Sommario del 13/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa costituisce gruppo di cardinali per revisione Curia. P. Lombardi: in ascolto della Chiesa universale
  • Papa Francesco: non bisogna "truccare" la vita, ma accettare bene e male fidandosi di Dio
  • In udienza dal Papa i cardinali Ouellet e Rylko e il presidente dell'Ecosoc, Osorio
  • Un mese con Papa Francesco, la forza della tenerezza
  • Padre Carballo, neosegretario della Vita Consacrata: la Chiesa ha bisogno di testimoni
  • Il card. Bertone all'Università Cattolica di Milano: "Oltre la crisi insieme ai giovani"
  • A Venezia la Beatificazione di don Luca Passi, il predicatore che conquistava i cuori
  • Accordo per l’Idi. Intervista con il cardinale Versaldi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Kerry in Cina: accordo Usa-Cina di denuclearizzazione
  • "Primavere arabe" e migranti, Christopher Hein: garantire accoglienza e protezione
  • Somalia. Mons. Bertin torna a Mogadiscio: segni di speranza, sta rinascendo il Paese
  • Novara: ritrovato tra i rifiuti il cadavere di un neonato
  • Da lunedì 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane
  • Italia, "saggi". Giovannini: più attenzione alle famiglie, ispirato dalla Dottrina Sociale
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria, liberati i 4 giornalisti italiani rapiti all’inizio di aprile
  • Egitto: il giudice rinuncia, rinviato processo a Mubarak
  • Croazia. Vescovi in plenaria sui temi della famiglia e dell'ingresso in Europa
  • Canada, a maggio Congresso su mass media e nuova evangelizzazione
  • Indonesia: la solidarietà dei cattolici tra Internet e territori isolati
  • Isole Salomone: limitato accesso all’acqua per la maggior parte della popolazione
  • Gmg Rio, a Guaratiba adorazione continua di 48 Congregazioni religiose
  • I Monfortani preparano il quinto Incontro internazionale su Gesù "unica via"
  • L’arcidiocesi di Seul apre una pagina su Facebook
  • Polonia. Inaugurata la più grande statua del mondo raffigurante Papa Wojtyla
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa costituisce gruppo di cardinali per revisione Curia. P. Lombardi: in ascolto della Chiesa universale

    ◊   Papa Francesco, riprendendo un suggerimento emerso nel corso delle Congregazioni Generali precedenti al Conclave, ha costituito un gruppo di cardinali per consigliarlo nel governo della Chiesa universale e per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana. Lo riferisce un comunicato della Segreteria di Stato. Tale gruppo è costituito dai cardinali: Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano; Francisco Javier Errazuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago del Cile (Cile); Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay (India); Reinhard Marx, arcivescovo di München und Freising (Germania); Laurent Monswengo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo); Sean Patrick O’Malley. arcivescovo di Boston (Stati Uniti); George Pell, arcivescovo di Sidney (Australia); Oscar Andrés Maradiaga Rodríguez, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), con funzione di coordinatore. Nel gruppo figura anche mons. Marcello Semeraro, vescovo di Albano, con funzione di segretario. La prima riunione collettiva del gruppo è stata fissata per i giorni 1-3 ottobre 2013. Il Papa è tuttavia sin d’ora in contatto con tali cardinali. Ascoltiamo, in proposito, il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Io osserverei anzitutto la data in cui questo comunicato viene pubblicato, ed è un mese esatto dalla elezione di Papa Francesco. Egli ha voluto dare, quindi, un segnale di essere attento a recepire le indicazioni, i consigli, i suggerimenti che i suoi confratelli cardinali hanno dato nel corso delle riunioni plenarie che preparavano il Conclave. Quindi dimostra di essere attento alle attese della Chiesa universale, manifestate in quella sede autorevole. Poi, attenzione, non è definito “comitato”, “commissione”, “consiglio”: è un gruppo, quindi si conserva una denominazione piuttosto aperta che manifesta una possibilità di consiglio che il Papa cerca da parte di rappresentanti autorevoli dell’episcopato, e più specificamente anche del Collegio cardinalizio, a livello universale. Infatti, è evidente nella scelta delle persone che vengono nominate, che sono cardinali dei diversi Continenti: questo proprio per dire questo orizzonte di universalità. Ecco, il Papa vuole continuare a sentire la voce della Chiesa delle diverse parti del mondo, mentre egli governa la Chiesa universale, quali consigli gli possono giungere.

    D. – Questo gruppo, in che relazione è con la Curia Romana?

    R. – La Curia Romana conserva tutte le sue funzioni fondamentali di aiuto del Papa da vicino, nel governo quotidiano della Chiesa universale. Tutti i prefetti dei diversi dicasteri, i presidenti dei diversi Consigli conservano assolutamente tutte le loro responsabilità e prerogative e sono i primi collaboratori del Papa nel quotidiano, ogni giorno, nel prendere le misure che aiutano la vita e il governo della Chiesa universale. Quindi, la nomina di questo gruppo si aggiunge, in un certo senso integra con un punto di vista universale e un ascolto di voci dalle diverse parti del mondo, il lavoro quotidiano, intenso, responsabile, del governo della Chiesa che il Papa porta avanti con l’aiuto della Curia Romana.

    D. – La prima riunione sarà in ottobre …

    R. – Sì, c’è un certo tempo, quindi, non è una cosa che viene fatta in modo affrettato o che manifesti una qualche emergenza a cui bisogna rimediare: assolutamente. E’ un tempo di diversi mesi in cui il Papa stesso, che ha incominciato a fare le sue udienze regolari con i diversi capi dicastero, ha incominciato a conoscere anche dall’interno il lavoro del governo della Chiesa qui a Roma, si fa la sua esperienza, la sua conoscenza e quindi ad ottobre potrà mettere sul tavolo, con questo gruppo di consiglieri, anche le esperienze o gli interrogativi che possa essersi fatto in questo periodo di pieno inserimento nel governo della Chiesa.

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    Papa Francesco: non bisogna "truccare" la vita, ma accettare bene e male fidandosi di Dio

    ◊   Di fonte ai problemi della vita, il cristiano non prenda scorciatoie ma si affidi sempre a Dio, che non gli farà mancare il suo aiuto. È questo, in sintesi, il messaggio che Papa Francesco ha tratto dalla liturgia della Messa di oggi, celebrata questa mattina a Casa Santa Marta. Presenti alla celebrazione gli uomini della Gendarmeria Vaticana, dei Vigili del Fuoco vaticani e le religiose Figlie della carità. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La vita non va “truccata” quando le cose vanno male, perché questo vuol dire non avere fiducia in Dio, che della vita è il Signore. Un cristiano, viceversa, sa accettare ciò che gli accade. È una profonda lezione di vita quella che Papa Francesco desume dalla lettura degli Atti degli Apostoli, che la liturgia propone in questi giorni dopo la Pasqua. All’omelia della Messa, il Pontefice continua a riflettere sulle vicende della prima comunità cristiana. Nel brano odierno, la situazione vede i nuovi fratelli di fede discutere tra loro – greci contro ebrei – a causa di alcune necessità pratiche, come l’assistenza alle vedove, giudicata trascurata. Papa Francesco si sofferma sulla scena e osserva: “La prima cosa che fanno è mormorare: chiacchierare uno contro l’altro”:

    “Ma questo non porta ad alcuna soluzione, questo non dà soluzione. Gli apostoli, con l’assistenza dello Spirito Santo, hanno reagito bene: hanno convocato il gruppo dei discepoli e hanno parlato. E quello è il primo passo: quando ci sono difficoltà, bisogna guardarle bene e prenderle e parlarne. Mai nasconderle”.

    Ed è quello che gli Apostoli fanno. Non si nascondono ma, afferma il Papa, valutano e decidono, senza tergiversare. Avendo compreso che il loro primo dovere “era la preghiera e il servizio della Parola”, optano per dei diaconi che li assistano in tali servizi. E qui – legando questa vicenda dei primi cristiani alla lettura del Vangelo che vede Gesù rassicurare i Discepoli sul lago in tempesta – Papa Francesco chiosa: “Quando ci sono i problemi, bisogna prenderli e il Signore ci aiuterà a risolverli”:

    “Non dobbiamo avere paura dei problemi: Gesù stesso dice ai suoi discepoli: ‘Sono io, non abbiate paura. Sono io’. Sempre. Con le difficoltà della vita, con i problemi, con le nuove cose che dobbiamo prendere: il Signore è là. Possiamo sbagliare, davvero, ma Lui è sempre vicino a noi e dice: ‘Hai sbagliato, riprendi la strada giusta (…) Non è un buon atteggiamento quello di truccare la vita, di fare il maquillage alla vita: no, no. La vita è come è, è la realtà. E’ come Dio vuole che sia o come Dio permette che sia, ma è come è, e dobbiamo prenderla come è. E lo Spirito del Signore ci darà la soluzione ai problemi”.

    “Non abbiate paura, sono io!”. Questa, ribadisce Papa Francesco, “è la parola di Gesù, sempre”: nelle difficoltà, “nei momenti dove tutto è oscuro” e “non sappiamo cosa fare”. Dunque, ha concluso, “prendiamo le cose come vengono, con lo Spirito del Signore e l’aiuto dello Spirito Santo. E così andiamo avanti, sicuri su una strada giusta”:

    “Chiediamo al Signore questa grazia: di non avere paura, di non truccare la vita, di prendere la vita come viene e cercare di risolvere i problemi come hanno fatto gli Apostoli, e cercare pure l’incontro con Gesù che sempre è di fianco a noi, anche nei momenti più oscuri della vita”.

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    In udienza dal Papa i cardinali Ouellet e Rylko e il presidente dell'Ecosoc, Osorio

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto questa mattina in udienza i cardinali Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Il Papa ha poi ricevuto il presidente del Consiglio Economico e Sociale dell’Onu (Ecosoc), Néstor Osorio.

    In Nigeria, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Nsukka, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Francis Emmanuel Ogbonna Okobo. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Godfrey Igwebuike Onah, vicerettore della Pontificia Università Urbaniana e consultore della Segreteria generale del Sinodo dei Vescovi. Mons. Igwebuike Onah è nato il 18 agosto 1956, ad Imilike Ani, in Udenu Local Goverment Area dello Stato di Enugu. Dopo aver frequentato le scuole locali, nel 1977 è entrato nel Bigard Memorial Major Seminary, (oggi St. Joseph Seminary) a Ikot-Ekpene per i corsi di Filosofia e al Bigard Memorial Major Seminary di Enugu, dove ha svolto i corsi di Teologia (1977-1984). È stato ordinato sacerdote il 28 luglio 1984 per la diocesi di Enugu, e poi incardinato a Nsukka, all’atto di creazione di questa nuova Circoscrizione. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1984-1987: Vicario parrocchiale di St. Mary, Opanda/Nimbo; 1987-1988: Professore nel Seminario Seat of Wisdom, Owerri; 1988-1992: Licenza e Dottorato in Filosofia all’Università Urbaniana, Roma; dal 1992: Professore di Filosofia presso la Pontificia Università Urbaniana e in altre Università in Italia; 1993-1994: Collaboratore pastorale della parrocchia San Pio X, Roma; 1994-1997: Amministratore Parrocchiale a S. Antonio di Padova e Santa Palomba nella diocesi di Albano (Roma); 1997-2000: Centro per l’Apostolato Missionario, diocesi di Albano; 2000-2005: Cappellano del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (MEIC), nella diocesi di Albano; 2001-2007: Direttore dell’Istituto per la Ricerca su non-Fede e Cultura, Facoltà di Filosofia, Università Urbaniana; 2003-2009: Prefetto degli Studi, Pontificio Collegio Urbano, Roma; 2003: Peritus alla XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sull’Eucaristia; 2004: Peritus alla XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Dal 2008 è Vice Rettore della Pontificia Università Urbaniana, Roma.

    In India, Papa Francesco ha nominato vescovo della diocesi di Warangal il sacerdote Udumala Bala Show Reddy, finora vicesegretario Generale della Conference of Catholic Bishops of India (C.C.B.I.) a Bangalore Mons. Show Reddy è nato il 18 giugno 1954, a Ghanpur, Gudur, diocesi di Warangal, Andhra Pradesh. Ha iniziato gli studi elementari nel villaggio natio di Gudur e ha completato poi la scuola superiore alla St. Gabriel High School, Warangal. Ha conseguito un Diploma in Telugu e la Laurea in Lettere presso l’Usmania University. Successivamente è stato ammesso al St. Pius X Minor Seminary, Fatimanagar, e al St. John’s Regional Seminary, Ramanthapur, Hyderabad.

    È stato ordinato sacerdote il 20 febbraio 1979, per la diocesi di Warangal. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1979-1980: Vicario Parrocchiale a Dornakal; 1980-1984: Parroco a Produtur; 1984-1985: Parroco a Ravi Nuthala; 1985-1986: Parroco a Cherumadaram; 1986-1987: Amministratore Finanziario e Cancelliere della diocesi; 1987-1990: Procuratore e Insegnante di Catechetica al St. John’s Regional Seminary, Hyderabad; 1990-1994: Studi all’Alphonsianum, Roma, dove ha conseguito il Dottorato in Teologia Morale; 1994-1997: Professore di Teologia Morale al St. John’s Regional Seminary, Hyderabad; 1997-2006: Rettore del St. John’s Regional Seminary, Hyderabad. Dal 2006 è Vice-Segretario della C.C.B.I. (Conference of Catholic Bishops of India) a Bangalore.

    Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Libia l’arcivescovo Aldo Cavalli, finora nunzio Apostolico in Malta.

    Il Pontefice ha nominato Nunzio Apostolico in Belize l’arcivescovo Léon Kalenga Badikebele, finora nunzio Apostolico in El Salvador.

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    Un mese con Papa Francesco, la forza della tenerezza

    ◊   E’ passato un mese dall’elezione alla Cattedra di Pietro del cardinale Jorge Mario Bergoglio. Fin dai primissimi momenti del suo Pontificato, Papa Francesco ha conquistato fedeli e non, con la sua semplicità, la sua tenerezza, la sua spontaneità. Alcune sue parole come alcuni suoi gesti fanno già parte della memoria collettiva. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcuni momenti di questo primo, intenso mese di Papa Francesco:

    Un mese con Papa Francesco, eppure sembra che sia sempre stato con noi. Quel “buonasera”, rivolto ai fedeli pochi minuti dopo l’elezione e che tanto aveva stupito per la sua sorprendente semplicità ha ora il sapore della familiarità per tutti e non solo per i fedeli di Buenos Aires che, negli anni, hanno imparato a conoscere e amare lo stile semplice, umile, in una parola evangelico del loro pastore. Vescovo e popolo appunto. Un binomio che Francesco ha voluto subito richiamare affacciandosi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana, la sera del 13 marzo. Popolo al quale il nuovo vescovo di Roma, in modo inedito, ha chiesto di pregare inchinandosi per riceverne la benedizione:

    “E adesso vorrei dare la benedizione, ma prima, prima vi chiedo un favore: prima che il vescovo benedica il popolo, vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica: la preghiera del popolo che chiede la benedizione per il suo vescovo. Facciamo in silenzio questa preghiera di voi su di me”. (13 marzo 2013, Prime parole dopo l’Elezione)

    Il giorno dopo l’Elezione, come annunciato ai fedeli, Papa Francesco si reca di mattina presto alla Basilica di Santa Maria Maggiore per rendere omaggio alla Vergine. Il nuovo vescovo di Roma porta dei fiori alla Madonna. Un gesto che richiama con forza la dimensione mariana di Jorge Mario Bergoglio. Poi, nel pomeriggio, la prima Messa celebrata da Papa, nella Cappella Sistina, assieme a quelli che chiama “fratelli cardinali”. Papa Francesco incentra la sua omelia su tre parole, tre verbi: camminare, edificare, confessare. Al centro di queste azioni che contraddistinguono la vita di discepoli di Cristo, è il suo monito, deve sempre esserci la Croce:

    "Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore". (Messa pro Ecclesia, 14 marzo)

    E sempre ai cardinali, ricevuti il 15 marzo in udienza, chiede con forza di non cedere “al pessimismo”, all’amarezza che il “diavolo ci offre ogni giorno”. Non bisogna cedere al pessimismo, osserva, perché “lo Spirito Santo dona alla Chiesa, con il suo soffio possente, il coraggio di perseverare e anche di cercare nuovi metodi di evangelizzazione”. Nei primissimi giorni di Pontificato, sembra a tutti naturale pensare che il nome scelto dal Papa sia legato a San Francesco d’Assisi. Un pensiero che lui stesso conferma incontrando i giornalisti di tutto il mondo in Aula Paolo VI. Il Santo Padre confida alcune emozioni vissute al Conclave e in particolare rammenta l’invito del cardinale brasiliano Hummes a non dimenticare i poveri:

    “'Non dimenticarti dei poveri!'. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. (…) E’ l’uomo che ci dà questo spirito di pace, l’uomo povero … Ah, come vorrei una Chiesa povera e per i poveri!”. (Udienza ai giornalisti, 16 marzo)

    La prima domenica da Papa viene vissuta da Francesco come una “giornata normale”. E’ un sacerdote, un vescovo, e dunque celebra una Messa nella parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. All’uscita, tra gioia e stupore, va a salutare i tantissimi fedeli che si sono assiepati fuori dall’ingresso. E’ il primo bagno di folla per Papa Francesco, di un pastore che non vuole sottrarsi all’abbraccio dei suoi fedeli. E che rientra nella logica della Misericordia, nel Dna di Jorge Mario Bergoglio come si coglie anche dal suo motto episcopale, Miserando atque eligendo. Non stupisce, perciò, che nel primo Angelus davanti ad una Piazza San Pietro gremita, parli proprio dell’amore di Dio che mai si stanca di perdonare:

    “Lui, mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti”. (Angelus, 17 marzo)

    Passano due giorni e Piazza San Pietro torna a riempirsi, stavolta non solo di semplici fedeli ma anche di capi di Stato e leader religiosi, tra cui il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. E’ il 19 marzo, festa di San Giuseppe patrono della Chiesa universale, e Papa Francesco celebra la Messa per l’inizio del suo ministero petrino. Il Papa percorre più volte la piazza a bordo della sua jeep scoperta e più volte si ferma per salutare i fedeli, per baciare i bambini. Va incontro ai malati, ai sofferenti, ai disabili: li benedice, li abbraccia. L’abbraccio amorevole di un padre ai figli che hanno più bisogno. Ad ascoltare il 266.mo Pontefice ci sono, dunque, i potenti della Terra, ma Francesco ha voluto vicino a sé anche gli ultimi, come un rappresentante dei poveri cartoneros di Buenos Aires. Dell’omelia, focalizzata sul tema del “custodire” il prossimo e il creato, rimarrà nella memoria il passaggio sul potere come servizio:

    “Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce”. (Messa di inizio Pontificato, 19 marzo)

    E uno dei servizi che il Papa può rendere all’umanità è quello di essere costruttore di ponti, Pontefice appunto, e promotore di pace. San Francesco è l’uomo del dialogo e il Papa che, per primo, ha preso il suo nome vuole mettersi sul cammino del Poverello d’Assisi, come dirà agli ambasciatori di tutto il mondo, nell’udienza al Corpo diplomatico presso la Santa Sede:

    “Desidero proprio che il dialogo tra noi aiuti a costruire ponti fra tutti gli uomini, così che ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere ed abbracciare!”. (Udienza a Corpo diplomatico, 22 marzo)

    Il giorno dopo, un evento che entra nei libri di storia: Papa Francesco incontra Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Per la prima volta un Papa abbraccia un Papa emerito. E’ l’abbraccio tra due “fratelli”, come Francesco sottolinea in un momento di grande commozione. Significativamente questo avvenimento unico avviene alla vigilia della prima Settimana Santa celebrata dal nuovo vescovo di Roma. Il 24 marzo, Domenica delle Palme, un tiepido sole riscalda gli oltre 200 mila fedeli che sono convenuti in Piazza San Pietro per la Messa. Tantissimi i giovani presenti e proprio a loro, il Santo Padre rivolge parole di incoraggiamento:

    “E per favore, non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate rubare la speranza! Quella che ci dà Gesù”. (Domenica delle Palme, 24 marzo)

    Il Giovedi Santo, il Papa va dunque a ribadire di persona questa esortazione ai giovani detenuti del Carcere romano di Casal del Marmo. Papa Francesco lava i piedi a 12 di loro, tra cui due ragazze. A questi giovani, porta “la carezza di Gesù”, la misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare. Prima della Messa in Coena Domini, celebrata nel carcere minorile, la mattina il vescovo di Roma aveva celebrato la Messa crismale con i sacerdoti della sua diocesi. Nell’omelia, l’invito ai preti romani, e non solo, ad uscire da se stessi e ad andare nelle periferie, fisiche e esistenziali, dove il popolo soffre di più. Un pastore, avverte, non può non conoscere le sue pecore:

    “Questo io vi chiedo: siate pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge, e pescatori di uomini”. (Messa crismale, 28 marzo)

    E un pastore, anzi ogni cristiano - ricorda alla sua prima Via Crucis al Colosseo – deve sapere che la “Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo”. Ecco da dove nasce la speranza del cristiano, proclama con forza la Domenica di Pasqua: dall’amore di Gesù che ha vinto la morte. Sono passate meno di tre settimane dall’elezione e Papa Francesco torna ad affacciarsi dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. “Cristo è risorto”, annuncia con il volto gioioso. E nel messaggio pasquale incoraggia tutti, “a Roma e nel mondo”, a lasciarsi trasformare da Gesù:

    “Lasciamoci rinnovare dalla misericordia di Dio, lasciamoci amare da Gesù, lasciamo che la potenza del suo amore trasformi anche la nostra vita; e diventiamo strumenti di questa misericordia, canali attraverso i quali Dio possa irrigare la terra, custodire il creato e far fiorire la giustizia e la pace”. (Benedizione Urbi et orbi, 31 marzo)

    Prima della Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco aveva girato più volte a bordo della sua jeep scoperta in Piazza San Pietro per salutare quanti più fedeli possibili. Tanti i bambini che il Santo Padre bacia e benedice, come avverrà in ogni udienza generale. Commuovente l’abbraccio prolungato che riserva ad un giovane disabile. Immagine che è già un simbolo del Pontificato. Tra i gesti che colpiscono, in queste prime settimane, la scelta del Papa di rimanere ad abitare nella Casa Santa Marta. Ogni mattina, il Santo Padre celebra una Messa nella Cappella della Domus. Le omelie sono sintetizzate dalla nostra emittente, e così i fedeli di tutto il mondo possono avere il commento del Papa al Vangelo del giorno. Ecumenismo, impegno per i poveri, slancio verso la nuova evangelizzazione: sono tra i temi che il nuovo Papa mette al centro del suo ministero già nel primo mese. Tra questi spicca anche il rilievo che il Papa attribuisce ai laici e in particolare alle donne. All’udienza generale del 3 aprile, tra gli applausi della Piazza, Papa Francesco elogia il genio femminile al servizio del Vangelo:

    E questo è bello, e questo è un po’ la missione delle donne, della mamme, delle nonne. Dare testimonianza ai loro figli, ai loro nipotini, che Gesù è vivo, è vivente, è risorto. Mamme e donne, avanti con questa testimonianza!”. (Udienza generale, 3 aprile)

    “Avanti con questa testimonianza”. Un’esortazione che, con parole diverse ma con lo stesso spirito, Papa Francesco ripete domenica 7 aprile quando al Regina Caeli in Piazza San Pietro richiama il Beato Wojtyla nell’esortare i fedeli a non avere paura di annunciare Gesù e di portarlo anzi nelle piazze tra la gente. E una piazza l’aspetta con trepidazione il pomeriggio. E’ Piazza San Giovanni in Laterano, gremita di fedeli per la presa di possesso della Basilica Lateranense, della sua Cattedra di vescovo di Roma. Vescovo e popolo. Il binomio, con cui si era presentato al mondo la sera del 13 marzo, torna a risuonare con grande forza nel saluto che Papa Francesco rivolge ai romani:

    “E andiamo avanti tutti insieme, il popolo e il vescovo, tutti insieme, avanti sempre con la gioia della Risurrezione di Gesù: Lui sempre è al nostro fianco”. (Messa in San Giovanni in Laterano, 7 aprile)

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    Padre Carballo, neosegretario della Vita Consacrata: la Chiesa ha bisogno di testimoni

    ◊   La prima nomina di Curia di Papa Francesco è stata quella di padre José Rodríguez Carballo in qualità di segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Un compito importante per il ministro generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori, 59 anni, che è stato anche elevato alla dignità di arcivescovo. Al microfono di Alberto Goroni, lo stesso padre Carballo racconta le sue emozioni:

    R. - Nel mio cuore si incrociano diversi sentimenti: il primo è di gratitudine, quindi di gioia per la fiducia del Santo Padre, sia nella mia persona, sia nell’Ordine francescano al quale io appartengo. L’altro sentimento è di tristezza perché devo lasciare quello che più amo in questo momento: l’Ordine francescano; ma non lasciarlo nel senso giuridico, ma certamente lasciare l’animazione dei frati e delle sorelle. Poi, un sentimento di un certo timore, perché non so cosa mi attende.

    D. – Quali sono le sfide principali per i religiosi oggi?

    R. – Rivisitare la propria identità per riappropriarsi costantemente di questa identità. Noi religiosi dobbiamo servire la Chiesa, vivere come Chiesa e con la Chiesa e quindi dobbiamo essere fedeli a Gesù Cristo che ci ha chiamati, ed anche all’uomo di oggi come ci ha chiesto il Vaticano II.

    D. – Papa Francesco ha compiuto il primo mese di Pontificato: quali sono i tratti caratteristici che vede nel nuovo Pontefice?

    R. – Credo che fin dall’inizio il Santo Padre Francesco ci ha sorpreso con alcuni gesti: l’abbraccio ai malati ad esempio. Quando ho visto alcune di queste immagini ho pensato: “Gesù è presente, si fa presente attraverso il Papa che abbraccia i lebbrosi del nostro tempo, i malati del nostro tempo”. Tutto questo sta a dimostrare un tratto caratteristico del Pontificato di Francesco, cioè la vicinanza alla gente. Nelle sue parole insiste molto sul tema della misericordia, l’insistenza sul “Dio-amore” che non si stanca mai di perdonare.

    D. – Di che cosa ha bisogno la Chiesa per rilanciare l’annuncio del Vangelo nel mondo di oggi?

    R. – Ha bisogno soprattutto di testimoni, ed essendo testimoni si diventerà profeti. Anche questa è una dimensione importante della vita cristiana e nella vita consacrata. Testimoni e profeti, o se vogliamo – con parole del documento di Aparecida – discepoli e missionari. Di questo ha bisogno la Chiesa oggi.

    D. – Il mondo sta attraversando un periodo di forte crisi economica, che adesso colpisce anche l’Occidente. Come trasformare questa crisi in occasione di crescita?

    R. – Prima di tutto attraverso la solidarietà. Il problema è che non c’è solidarietà: alcuni ne hanno troppa, altri ne hanno molta, ma la stragrande maggioranza ne ha poca o niente. Quindi è una questione anche di giustizia. Poi credo ancora che questa crisi economica potrà essere trasformata in un’occasione di crescita, nella misura in cui noi rivediamo anche il nostro stile di vita. Quindi io credo che dobbiamo avere uno stile di vita più sobrio, anche qui consentitemi di citare San Francesco di Assisi, perché lui veramente ci insegna questa sobrietà di vita, questo tornare all’essenziale. La crisi economica, secondo me, è una delle molte manifestazioni della crisi in cui si trova l’uomo d’oggi.

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    Il card. Bertone all'Università Cattolica di Milano: "Oltre la crisi insieme ai giovani"

    ◊   Il saluto e la benedizione del Papa alla "grande famiglia dell’Università Cattolica” sono contenuti in un messaggio che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha indirizzato al cardinale Angelo Scola, presidente dell’Istituto Toniolo di Milano, in vista dell’annuale Giornata dell’ateneo, in programma domani. L’Università – si legge nel testo – ha conservato un ruolo di ateneo particolarmente rilevante, per prestigio e dimensioni, a cui fanno riferimento i giovani di tutto il Paese, quando cercano un’università che unisca la qualità dell’offerta formativa e la sicura ispirazione cristiana.

    Nel messaggio si ricorda inoltre, come la celebrazione di tale Giornata sia "il momento culminante in cui, ogni anno, si rinnova questo rapporto stretto tra l’ateneo e le comunità territoriali, diocesane e parrocchiali". Anche per questo, prosegue il segretario di Stato, "a nome del Sommo Pontefice desidero esprimere anzitutto l’apprezzamento e l’incoraggiamento per il costante impegno con cui codesto Istituto porta avanti tale missione, che si estende anche a sostegno della formazione dei giovani, dei collegi e del lavoro culturale mediante pubblicazioni, corsi e seminari locali".

    Anche il Papa Francesco – afferma ancora il cardinale Bertone – ha immediatamente stabilito una forte intesa anche col mondo giovanile. Una delle parole che pronuncia più spesso e con forza è “speranza”. In questa prospettiva, soprattutto “l’università è luogo privilegiato in cui la speranza dei giovani può tradursi in percorsi concreti di crescita culturale e professionale, per poter contribuire in modo maturo e responsabile alla costruzione della società. Investire sull’università significa preparare il futuro della società; investire sull’Università Cattolica vuol dire orientare questo futuro secondo la dignità dell’uomo e il bene comune”. Per questo, conclude il cardinale Bertone, il Papa “esorta i cattolici italiani e tutti coloro che condividono la visione cristiana dell’uomo e la feconda armonia tra scienza e fede, a sostenere attivamente l’Università Cattolica del Sacro Cuore, nella certezza di offrire così un contributo alla ricerca condotta secondo validi criteri etici e alla formazione delle nuove generazioni”. (C.S)

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    A Venezia la Beatificazione di don Luca Passi, il predicatore che conquistava i cuori

    ◊   Oggi pomeriggio alle 15, nella cattedrale di San Marco a Venezia, la cerimonia di Beatificazione di don Luca Passi, il sacerdote bergamasco ricordato come predicatore eccellente ed evangelizzatore entusiasta dei giovani, che nel 1838 fondò l’Istituto delle Suore Maestre di Santa Dorotea. A rappresentare il Santo Padre, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio è di Roberta Barbi:

    “Chi non arde, non accende”. Questo usava dire don Luca alle consorelle che si occupavano dell’educazione cristiana delle giovani, che voleva conquistate dal “fuoco d’amor di Dio”. Quel fuoco in lui era divampato fin da piccolo, grazie all’educazione spirituale ricevuta in famiglia e ai lunghi anni dell’infanzia trascorsi nella villa di campagna di Calcinate, vicina al palazzo dello zio monsignore dove fu trasferito il seminario di Bergamo dopo la sua soppressione. Una figura splendente, quella del parente, tanto che tre degli undici fratelli Passi ne seguirono l’esempio scegliendo la vita sacerdotale. Don Luca, animato dall’urgenza di testimoniare ed evangelizzare, fece di più, e diventò uno dei grandi missionari apostolici del XIX secolo, insignito da Papa Gregorio XVI del titolo di “Missionario Apostolico”. Una dote, quella della predicazione, che ricorda anche il cardinale Amato al microfono di Roberto Piermarini:

    “Oltre alla predicazione ordinaria fatta in parrocchia, egli si dedicò alla predicazione straordinaria, fatta in varie città su richiesta di vescovi e di parroci e comprendente quaresimali, mesi mariani, esercizi spirituali, novene, tridui, panegirici in onore dei Santi, quarant’ore. Al termine, poi, di ogni missione, era solito rilasciare i cosiddetti ricordi, introdotti spesso dalla parola di San Paolo: ‘La volontà di Dio è questa, che vi facciate Santi’”.

    Questi ricordi erano per lo più elenchi dettagliati degli obblighi religiosi di ogni buon cristiano, in relazione alle proprie condizioni di vita, per aspirare alla santità. Come figura di riferimento, specialmente per le ragazze, don Passi scelse Santa Dorotea, la martire cristiana del III secolo che poco prima del patibolo riuscì a far tornare a Cristo due donne che sotto tortura lo avevano rinnegato e convertì il giovane pagano Teofilo, cui mandò dal paradiso un angelo recante rose e mele, per dimostrargli l’esistenza della vita eterna, oltre la morte. A spiegare il riferimento è il cardinale Amato:

    “Il rimando a Santa Dorotea potrebbe ricordare che anche i giovani possono essere missionari di Cristo tra i loro compagni, così come fu Dorotea, questa ragazza cristiana dell’antica regione della Cappadocia, oggi in Turchia, che convertì, praticamente, queste due ragazze e questo giovane pagano”.

    I giovani: la loro educazione e formazione cristiana, specialmente dei poveri, era un obiettivo fondamentale per don Luca, che già nel 1815 diede vita a due opere pie, quella di San Raffaele e quella di Santa Dorotea. La prima, per i maschi, si diffuse a Genova, ma ebbe breve vita a causa dei moti rivoluzionari del ’48; il ramo femminile, invece, ebbe più successo, tanto che in sostegno dell’opera il sacerdote fondò la congregazione di religiose, che stimolava al loro compito dicendo: “Bisogna dare la vita anche per la salvezza di una sola persona”. Ne ripercorre il sentiero il cardinale Amato:

    “L’attività pastorale del nostro Beato ebbe il suo culmine nella fondazione, nel 1838, a Venezia, delle Suore Maestre di Santa Dorotea, una congregazione ancora oggi dinamicamente protesa nell’accompagnamento e nella guida dei giovani a Cristo”.

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    Accordo per l’Idi. Intervista con il cardinale Versaldi

    ◊   E’ stato raggiunto ieri l’accordo tra Regione Lazio, Gruppo Idi (Istituto Dermopatico dell’Immacolata) e sindacati: la procedura di mobilità per 405 dipendenti dell'Idi è stata ufficialmente ritirata. I licenziamenti sono stati così scongiurati. La Regione ha concesso la Cassa integrazione in deroga fino a 200 dipendenti. Sulla crisi che ha coinvolto la struttura ospedaliera retta dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione e sull’impegno del Vaticano per aiutare a risolverla, Sergio Centofanti ha intervistato il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e delegato pontificio per la Congregazione religiosa:

    R. – Io sono stato chiamato dopo la metà di febbraio dalla Santa Sede, con nomina pontificia, come delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione all’interno della quale c’era questo grosso problema degli ospedali in sofferenza da mesi, con situazione anche di allarme sociale perché – appunto – con la mancanza di fondi c’era anche mancanza di erogazione degli stipendi, nonostante che i dipendenti, pur senza stipendio, lodevolmente avessero continuato la loro attività, seppur in maniera ridotta. Questo ha avuto il significato, da parte di Benedetto XVI, di dare un aiuto alla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione ma anche alla soluzione di questi gravi problemi che si trascinavano da mesi: quindi, è un segno di vicinanza della Santa Sede che non voleva sostituirsi alla Congregazione, ma dare un segnale di supporto e di aiuto.

    D. – Quale lavoro è stato fatto dalla sua nomina?

    R. – Appena nominato, mi sono adoperato per avere dei collaboratori, ovviamente. Ho nominato due vicari. Per gli aspetti più interni alla vita religiosa mons. Filippo Iannone, vicegerente di Roma, che già aveva fatto una visita apostolica nella Congregazione e quindi era già in grado di avere una conoscenza della situazione interna. Poi, ho nominato il professor Profiti, del Bambin Gesù, come mio vicario per quanto riguardava gli aspetti più propriamente sanitari, economici e finanziari che erano il grosso e urgente problema da affrontare. Da lì ha preso il via un lavoro molto intenso, fino a ieri – possiamo dire. Una équipe dello stesso ospedale del Bambin Gesù, quindi già collaudata in quella materia, si è adoperata innanzitutto per evitare il rischio più grosso, che era quello del fallimento degli ospedali Idi e di San Carlo di Roma, e quindi si è potuto arrivare poi – trattando sempre sia con le Istituzioni, sia con le parti sociali che hanno collaborato in queste settimane – ad avere la possibilità di evitare il fallimento attraverso la nomina, da parte del governo e del Ministero per lo sviluppo, di tre commissari straordinari che sono stati nominati per risolvere il problema dell’insolvenza e per poter poi uscire dalla situazione critica. Nel frattempo, la Regione Lazio – anche lì, con molto spirito di solidarietà e di collaborazione per il bene comune – ha accettato di dare l’ammortizzatore sociale, quindi di fare entrare in cassa integrazione gli esuberi che rischiavano, nella situazione precedente, il licenziamento. E proprio ieri è stato siglato questo accordo, per cui 200 dipendenti sono in cassa integrazione per quattro mesi.

    D. – Ricordiamo che questo accordo segue anche il saluto del Papa ai lavoratori dell’Idi all’udienza generale di mercoledì scorso …

    R. – Certo, sì. Ovviamente, la sofferenza di queste persone, ma soprattutto di queste famiglie, perché il lavoratore poi normalmente ha una famiglia, li aveva portati già con Papa Benedetto e poi anche con Papa Francesco, a far presente anche in manifestazioni pubbliche – sia all’Angelus sia alle udienze generali – la loro richiesta, che la Santa Sede desse un aiuto. E, appunto, mercoledì scorso io ho portato un gruppo – oltre un centinaio di persone – all’udienza: avevano un posto ben visibile davanti, il Papa anche pubblicamente li ha salutati auspicando una rapida soluzione del difficile problema, e poi ho portato circa una decina di questi dipendenti con i loro bambini, proprio per manifestare l’aspetto familiare dei problemi, al saluto del Papa che ha assicurato, attraverso l’opera del suo delegato e dei suoi collaboratori, una vicinanza efficace per poter giungere a questa soluzione. Questo ha dato molto conforto ai dipendenti, perché a parte la generale simpatia di cui gode il Papa, l’interessamento specifico li ha ancora più rassicurati. Del resto, martedì prossimo andrò non a mani vuote ma con questi risultati, sia all’Idi sia al San Carlo, proprio per riavviare tutta la macchina.

    D. – Ora si pensa al risanamento della struttura ospedaliera. Quali sono i suoi auspici e le sue speranze?

    R. – Noi abbiamo voluto, con la richiesta di commissariamento che il governo ha accettato, mettere nelle mani di terzi, che sono appunto questi tre commissari, i beni della Congregazione per poter risolvere la situazione, ovviamente, innanzitutto pagare i creditori e poi avere la possibilità di tali finanziamenti, con il riavvio della struttura, per potere di nuovo ripartire a beneficio non solo dei dipendenti, ma soprattutto dei pazienti, secondo il carisma dei Figli dell’Immacolata Concezione. Nel frattempo, attraverso mons. Iannone, è in atto anche all’interno della vita religiosa stessa un rinnovamento e una purificazione perché purtroppo, come è noto, ci sono state anche situazioni critiche su cui indaga anche la magistratura con la quale noi vogliamo collaborare; affinché anche la vita religiosa possa far diventare questa crisi occasione di purificazione e di rinnovamento secondo il carisma originario del Beato Monti.

    D. – C’è chi ha ipotizzato un’intenzione del Vaticano di acquisire la struttura per creare addirittura un polo sanitario vaticano …

    R. – Sì: questa è non solo un’alterazione, ma un capovolgimento della realtà e un processo malizioso alle intenzioni. In questo caso – perché ne sono testimone diretto – già fin dalla mia nomina e proprio per non dar adito a questi sospetti che già circolavano maliziosamente, è stato detto nel comunicato stampa che il Vaticano non voleva intervenire per sostituirsi alla Congregazione o per potenziare la propria presenza nel campo della sanità, ma solo per dare questo aiuto, questo segnale di vicinanza richiesto sia dai dipendenti sia dalle parti sociali sia dalle Istituzioni. E quindi, quando qualcuno fa queste affermazioni dovrebbe prima verificarne l’attendibilità e, soprattutto, essere così onesto da non fare processi maliziosi alle intenzioni che sono state invece in altro senso. Io ho visto che la maggioranza dei mezzi di comunicazione sta seguendo realisticamente e fedelmente i fatti e qualcuno invece, forse – non so, non voglio cadere anch’io nel vizio del processo alle intenzioni, quindi mi astengo dal dire quali possano essere le motivazioni … Penso sia solo disinformazione, alla quale però invito a rimediare attraverso una più aderente attenzione ai fatti.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Comunicato della Segreteria di Stato: un gruppo di cardinali consiglierà il Papa. Il suggerimento era emerso durante le congregazioni generali che hanno preceduto il conclave.

    Niente chiacchiere, niente paura: la Messa del Papa a Santa Marta.

    L'ingombrante eredità di Chavez: nell'informazione internazionale, Giuseppe Fiorentino sulle presidenziali, domani, in Venezuela.

    Caro padre ti scrivo: in cultura, Marco Roncalli sull'epistolario quarantennale inedito tra Angelo Giuseppe Roncalli e Giovanni Battista Montini, testimonianza di un'amicizia forte e discreta che ha segnato la storia della Chiesa.

    Henriette, la donna del ponte: Giulia Galeotti a colloquio con la direttrice della Biblioteca Hertziana, Sybille Ebert-Schifferer.

    Jacopone a Siracusa: Silvia Guidi sulla sacra rappresentazione quattrocentesca "La Resurressioni", una lingua antica per riscoprire la liturgia della Pasqua.

    Un articolo di Simona Verrazzo dal titolo "Il viaggio verso sud del vescovo mecenate": una mostra e un volume ricostruiscono la figura e l'opera di Federico Vanga, vescovo di Trento dal 1207 al 1218.

    Salutare scorrettezza: Marcello Filotei su Elio e le storie tese e il "Complesso del primo maggio".

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    Oggi in Primo Piano



    Kerry in Cina: accordo Usa-Cina di denuclearizzazione

    ◊   Stati Uniti e Cina condividono l'obiettivo della denuclearizzazione della penisola coreana, secondo i capi della diplomazia di Washington e Pechino, John Kerry e Yang Jiechi. E' quanto emerge dall'incontro del segretario di Stato americano John Kerry, oggi a Pechino, con il presidente cinese Xi Jinping. Una missione, quella del capo della diplomazia statunitense in estremo Oriente, voluta proprio per stringere nuove alleanze con la Cina per fronteggiare proprio la minaccia nucleare di Pyongyang. Salvatore Sabatino ha chiesto a Tiziano Bonazzi, docente di Storia americana presso l’Università di Bologna, come si può definire questo pressing americano:

    R. – Io lo definirei come un tentativo di proseguire quello che finora è stato sempre un gioco a “somma zero”, e cioè credere che le minacce della Corea del Nord non siano veramente reali e al tempo stesso cercare di distaccare gli alleati più vicini, come la Cina, dagli ambienti più oltranzisti di Pyongyang.

    D. – Secondo lei, la Corea del Nord è davvero una priorità per Obama o è una tattica per tentare un avvicinamento strategico e anche economico a Pechino?

    R. – L’avvicinamento con la Cina può avvenire indipendentemente dal problema della Corea del Nord e se non ci fosse anche questo problema molto probabilmente entrambe le grandi potenze ne sarebbero assai più liete.

    D. – Già durante il primo mandato, Obama ha spostato l’asse d’interesse americano verso Oriente. Ora la vicenda coreana rafforza ulteriormente questa intenzione...

    R. – Sì, sicuramente. Soprattutto Obama, alla fine del suo primo mandato, ha spostato proprio il peso militare americano nel Pacifico. Questo ha spaventato la Cina, che sta cercando a sua volta di avere un raggio di azione militare più ampio in tutto il Sud-Est asiatico. Almeno al momento, però, fra le due super-potenze si è arrivati ad una specie di accordo. Entrambe, quindi, rafforzano i propri dispositivi nel Pacifico, senza però minacciarsi direttamente. Ed è per questo che i tentativi della Corea del Nord sono pericolosi o in ogni caso sono considerati come non benvenuti da entrambe le potenze.

    D. – La prima tappa di Kerry in questo tour diplomatico in Estremo Oriente è stata in Corea del Sud, alleato di ferro degli Stati Uniti. I due Paesi, mai come in questo momento, sono legatissimi. Anche questo è un rapporto strategico...

    R. – Sicuramente sì, perché la Corea del Sud ormai è una potenza economica e quindi gli scambi, sia economici che scientifici che anche strettamente politici, sono importanti. La Corea del Sud è sempre stata parte di quell’arco di alleanze che attraverso il Giappone e le Filippine costituivano una barriera contro la Cina durante la Guerra Fredda. Adesso rimane un alleato strategico, soprattutto da un punto di vista economico.

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    "Primavere arabe" e migranti, Christopher Hein: garantire accoglienza e protezione

    ◊   A quasi due anni e mezzo dalle prime rivolte, gli Stati della "primavera araba" sono ancora in piena transizione: questa situazione ha avuto riflessi anche sui migranti che dal Nordafrica tentano di raggiungere l’Europa via mare. Davide Maggiore ha chiesto a Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati come è cambiata in questi anni la loro situazione:

    R. - In questo momento, per i migranti che si spostano per motivi economici, di lavoro c’è meno attrazione verso l’Italia, ma anche verso tutta l’Unione Europea, perché il mercato del lavoro è sotto stress. Sappiamo anche che, dalla Germania per esempio, tanti turchi ritornano nel loro Paese, mentre in Germania ci sono relativamente pochi nuovi immigrati turchi. Lo stesso vale per la Spagna e certamente per l’Italia, però questo è diverso dalla situazione di chi deve fuggire dal proprio Paese – dal Medio Oriente, o dall’Africa subsahariana, attraversando il Nord Africa per esempio la Libia – e arriva qui per chiedere asilo come rifugiato. Quindi, non c’è la scelta del Paese con condizioni economiche migliori, ma c’è la costrizione di scegliere una via di fuga.

    D. – Quale può essere un modo per garantire a questi richiedenti asilo, e richiedenti protezione umanitaria, la protezione di cui hanno bisogno?

    R. – Innanzitutto, dobbiamo considerare l’immensa difficoltà per arrivare a destinazione. Quindi, la prima sfida è quella di trovare i giusti modi per far arrivare i migranti in modo regolare e protetto, senza affidarsi ai trafficanti di esseri umani e rischiare la vita. La seconda cosa è certamente fare un vero sforzo per migliorare le condizioni anche nei Paesi di transito o di primo rifugio, come per esempio la Libia.

    D. – A proposito della Libia, com’è cambiata in questi Paesi di transito la situazione dei migranti dall’inizio delle rivolte arabe?

    R. – Finora, non abbiamo visto un grande cambiamento. Questa non è certamente tra le priorità di un governo appena eletto – come in Libia, o in Tunisia ed in Egitto – che devono affrontare tante altre questioni. Non c’è ancora né una normativa sui migranti, sui rifugiati, sul diritto di asilo, tanto meno le strutture di accoglienza. Quindi, dobbiamo constatare che sostanzialmente per i rifugiati e i migranti in questo Paese la situazione fino ad ora non ha avuto un grande cambiamento positivo.

    D. – Sempre per quanto riguarda le "primavere arabe", l’economia è stato un fattore importante nel loro inizio. Si può fare qualcosa da un punto di vista internazionale per sostenere l’economia in questi Paesi?

    R. – Si sarebbe potuto e dovuto far di più già due anni fa, ma meglio tardi che mai. Sarebbe stato meglio creare anche un “ponte di lavoro”, uno scambio anche in deroga alle normali regole e quindi, allo stesso tempo, appoggiare la rinascita di economie – come per il turismo – che per Paesi come l’Egitto e la Tunisia sono molto importanti. L’Occidente, per fare solo un esempio naturalmente, potrebbe fare molto di più per promuovere investimenti in questo settore.

    D. – Per quanto riguarda la situazione siriana, quali riflessi sta avendo sull’Europa e cosa ci si può aspettare per il futuro?

    R. – Vediamo che nell’Unione Europea ci sono circa 20 mila richiedenti asilo, provenienti dalla Siria – spesso attraversano la Turchia, la Grecia – mentre in Italia ne sono arrivati fin qui poche centinaia. La maggior parte si recano in Germania ed in Svezia, ma sono comunque numeri molto molto piccoli rispetto ad un milione e 300 mila profughi siriani nei Paesi confinanti, ovvero la Turchia, la Giordania, il Libano ed anche l’Iraq. Quindi, il dramma siriano certamente ci impegnerà ancora molto: è solo una questione di tempo, perché sempre più persone cercano di spostarsi verso l’Occidente.

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    Somalia. Mons. Bertin torna a Mogadiscio: segni di speranza, sta rinascendo il Paese

    ◊   Il Fondo Monetario Internazionale, dopo 22 anni di completa assenza di relazioni, ha riconosciuto il governo della Somalia, una scelta storica che apre la strada al sostegno finanziario del Paese considerato dal 1991 uno Stato fallito. “A Mogadiscio si cominciano a vedere segni di speranza”: commenta mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio. Resta comunque difficile la situazione umanitaria e anche le istituzioni soffrono di una certa instabilità. Ascoltiamo il presule al microfono della nostra collega francese, Helene Destombes:

    R. - È un cambiamento che si nota immediatamente per il fatto che nella capitale si può circolare liberamente, anche se per noi stranieri è sempre necessaria una scorta armata. Però, non ci sono più i posti di blocco - come ero abituato sei anni fa e anche negli anni precedenti - e soprattutto ci sono segni di speranza perché l’istituzione statale sta rinascendo anche se rimane ancora fragile. Sebbene questa sia riconosciuta a livello internazionale, a livello locale deve ancora potersi esprimere ed essere accettata dalla popolazione.

    D. - Qual è oggi la situazione umanitaria a Mogadiscio? C’è un inizio di ricostruzione?

    R. - Sì. C’è un inizio di ricostruzione. Il problema principale - secondo me - è che le attività pubbliche - legate per esempio alla sanità, all’istruzione – ancora non esistono perché, in effetti, tutto è stato distrutto da 22 anni di guerra civile. Ma ci sono dei segni favorevoli come la presenza di diverse organizzazioni umanitarie, delle agenzie Onu e degli stessi turchi. Durante il mio viaggio, mi sono associato ad un’organizzazione italiana con la quale abbiamo studiato diverse attività che possono essere sviluppate soprattutto per quanto riguarda la ricollocazione delle persone che, in passato, avevano abbandonato le loro zone, per aiutarle a ritornare favorendo delle attività agricole.

    D. - Dei passi avanti, ma una situazione ancora complessa. Lei, dopo questa visita a Mogadiscio è piuttosto ottimista o resta ancora molto prudente?

    R. - Resto prudente ma con ottimismo, perché in effetti in questi venti anni mi sembra che siano stati fatti dei passi importanti per la rinascita dello Stato, per il ritorno ad una certa normalizzazione. Ci sono diversi segni di ripresa anche a livello economico. Naturalmente, il compito è immenso! La strada è tutta in salita, però si è cominciato a salire lungo questa strada!

    D. - Oggi, quale potrebbe essere il rischio per questo nuovo governo: le divisioni interne o le forze esterne? Il Paese ha ancora bisogno di un sostegno internazionale?

    R. - Senz’altro. Il Paese ha bisogno di un sostegno internazionale da un punto di vista economico, politico e militare. Il nuovo Stato somalo si chiama Repubblica federale somala. Il problema è come coniugare, come mettere insieme una vera autorità centrale con le autonomie regionali. Il rischio potrebbe celarsi dietro al fatto che queste ultime possano essere pilotate dall’esterno.

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    Novara: ritrovato tra i rifiuti il cadavere di un neonato

    ◊   Dolore per il neonato morto e per la madre, seconda vittima di questo dramma. Così Alberto Cerutti, presidente del Centro di aiuto alla vita di Borgomanero in provincia di Novara, commenta il ritrovamento del corpicino di un bimbo per strada, tra i rifiuti, sotto un ponte alla periferia del capoluogo piemontese. Intanto, si indaga per omicidio: secondo le poche notizie trapelate, dopo l'autopsia il bambino aveva uno o due giorni ed era vivo al momento dell'abbandono. “E’ una tragedia – spiega Cerutti – che purtroppo non sconvolge chi come noi da sempre lotta contro l’aborto e per la vita”. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Un bambino morto è sempre un grande dolore per tutti, quindi qualunque siano le cause, le situazioni che hanno provocato la morte di un bambino così piccolo, sono sempre un problema. La seconda reazione è che l’ubicazione di dove è stato ritrovato può lasciar pensare che possa provenire da qualunque regione, o provincia, quindi non è detto che sia una situazione prettamente novarese. Il terzo pensiero è che è troppo poco conosciuta la legge che regola la segretezza del parto – quando viene richiesto dalla mamma – con la possibilità di dare immediatamente in affidamento, o in adozione il bambino. Le donne purtroppo sono le seconde vittime. C’è una falsità intrinseca nella cultura abortista e nelle leggi che permettono l’aborto: quando la donna si dichiara incinta, tutti si tirano indietro. “Devi decidere tu” – dicono – “se te la senti, o se non te la senti”. I bambini sono il nostro futuro e gli accogliamo tutti. La funzione del Cav (Centro di aiuto alla vita) è dire alla mamma – con i gesti, con gli aiuti e con i fatti – di non avere paura. Se tieni il bambino ci siamo.

    D. – Chi come voi lavora nei Centri di aiuto alla vita non rimane però sconvolto dal fatto che un neonato possa essere “cestinato”…

    R. – No, non rimaniamo sconvolti. Abbiamo la percezione assoluta del valore della vita di qualunque bambino, a qualunque stadio – a due mesi di gestazione, due settimane, sei mesi, o quando è nato – per noi, per tutti dovrebbe essere così, è solo un’impostazione culturale che nega continuamente questo. Quando negli ospedali italiani vengono eseguiti 100/150 mila aborti, tra chirurgici e chimici, stiamo parlando di un eccidio di bambini. Questo bambino fa parte di quell’eccidio, forse in maniera un po’ anomala, in maniera illegale.

    D. – Nel senso che questo caso, più eclatante, fa notizia perché lo si vede…

    R. – E’ visibile. Invece, di tutti quelli invisibili – che hanno lo stesso dolore, provocano lo stesso danno umano, civile, spirituale – non se ne parla. Anzi, lo si fa con i soldi delle nostre tasse.

    D. – Però, c’è da dire che, nel caso specifico, c’è anche una profanazione del corpo, ovvero, un corpo gettato tra i rifiuti…

    R. – Questo è evidente. Non che negli ospedali invece venga trattato meglio, perché comunque nella maggior parte degli ospedali i corpi del bambini - abortiti naturalmente, o per aborto procurato - vengono trattati, sotto le 22 settimane, tutti alla stessa maniera: come “rifiuti ospedalieri”. Cosa cambia con il sacchetto che, invece di essere quello nero dell’immondizia, è un sacchetto giallo con la scritta “rifiuto speciale”?

    D. – Nello specifico voi, come Cav di Borgomanero, avete ottenuto che i cadaveri dei bambini abortiti non vengano più gettati come rifiuti. Non è così?

    R. – Sì. Questa veramente è la missione di un’Associazione che si chiama “Difendere la vita con Maria”, che fa convenzioni con gli ospedali di tutta Italia per occuparsi proprio del rispetto delle spoglie mortali dei bambini sotto le 22 settimane. Questo per noi è un atto dovuto di pietà e di onore ad un bambino morto.

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    Da lunedì 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane

    ◊   Dal 15 al 18 aprile prossimi, direttori e operatori delle 220 Caritas diocesane e di Caritas Italiana si riuniranno a Montesilvano, in provincia di Pescara, per il 36.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane. Gli obiettivi di questo appuntamento nelle parole di mons. Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, al microfono di Amedeo Lomonaco:

    R. – Gli obiettivi del Convegno sono inseriti nelle finalità della Chiesa, pertanto già nel titolo di questo 36.mo Convegno delle Caritas diocesane si ha già ciò che noi intendiamo perseguire: educare alla fede, per essere testimoni di umanità. La fede che si rende operosa per mezzo della carità.

    D. – Il Convegno, dunque, avrà come riferimenti l’Anno della Fede, gli orientamenti dati da Benedetto XVI, le prime indicazioni di Papa Francesco. Seguendo queste indicazioni, come affrontare le sfide di oggi, accentuate dalla crisi?

    R. – Soprattutto, cercando di essere "raccoglitori" di tutto ciò che la Parola di Dio ci dà attraverso la testimonianza effettiva e per le sfide di questi tempi, naturalmente, attraverso la sapienza umana. Si devono leggere i segni dei tempi, non correndo il rischio di doversi sostituire a nessuno, ma testimoniando con la nostra stessa presenza, con l’incontro soprattutto con i poveri che richiedono da noi una parola, un contatto. Si deve cercare di renderli sempre al centro dell’attenzione della comunità. Nella misura in cui la comunità mette al centro la persona, riscopre se stessa e costruisce se stessa.

    D. – Quali sono oggi le criticità che gli operatori delle Caritas riscontrano quando incontrano migranti, famiglie, persone che vivono solitudini, giovani e persone che vivono nelle dipendenze?

    R. – Un certo disorientamento, causato dalla crisi in atto. Non si riesce ancora a capire come potranno rientrare quelle soluzioni temporanee che erano state assunte come sostitutive di quelle che potevano essere le metodologie in atto da parte dello Stato, degli enti locali. Si cerca di rendere quanto più possibile partecipe tutta la comunità, per poter continuare a testimoniare la carità, qualunque siano le circostanze che determinano le crisi. Davanti all’incalzare delle nuove tecnologie, dei nuovi stili di vita, che possono essere contrari a quelli proposti dal Vangelo, ci si trova a dover, non dico inventare, ma a dover riproporre nell’oggi gli stili di vita evangelici. Naturalmente, le Caritas sono chiamate a essere propositive, a essere parte viva e vitale in prima persona. Ecco perché noi vogliamo costruire da quest’anno un Convegno che nasca appunto dalla vita delle Caritas diocesane: perché lì si incontrano i poveri, lì s’incontrano i problemi e da lì deve ripartire non tanto la soluzione dei problemi, quanto una metodologia nuova nell’incontrare le persone e nel dare risposte all’interno della comunità.

    D. – Una riproposta in piena sintonia proprio con il magistero di Papa Francesco...

    R. – E’ fuor di dubbio. Papa Francesco in questo periodo ci sta dando tanto materiale, ci sta alimentando l’entusiasmo nella ricerca di nuovi percorsi ma, soprattutto, ci sta dando quella forza che nasce dalla sua stessa persona.

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    Italia, "saggi". Giovannini: più attenzione alle famiglie, ispirato dalla Dottrina Sociale

    ◊   L’Associazione Nazionale Magistrati ritiene le proposte dei saggi in materia di riforma della giustizia ''fortemente insoddisfacenti''. Lo ha detto il presidente Rodolfo Sabelli. Sul fronte economico, i saggi hanno indicato la necessità di dare maggiore attenzione alle famiglie. Alessandro Guarasci ha sentito uno dei componenti la Commissione, il presidente dell’Istat Enrico Giovannini:

    R. – Le risorse devono essere trovate attraverso una redistribuzione del carico fiscale. Noi abbiamo detto chiaramente che i livelli attuali di spesa pubblica e di imposizione fiscale non possono essere aumentati. Questo vuol dire spostare la tassazione dal lavoro dei lavoratori dipendenti, dei lavoratori autonomi, delle famiglie a cespiti patrimoniali, ad esempio, o rendite finanziarie. E’ chiaro che questa struttura di aliquote scoraggia i nuclei familiari, scoraggia il lavoro e quindi la produzione di ricchezza per il futuro.

    D. – Voi avete individuato anche il reddito minimo d’inserimento, assente in Italia e in Grecia. Questo vuol dire che il sistema degli ammortizzatori sociali in Italia ormai fa acqua da tutte le parti...

    R. – Noi abbiamo indicato il reddito minimo d’inserimento come una possibilità. Naturalmente il costo è molto elevato e quindi bisogna studiare con grande attenzione l’eventuale inserimento di questo strumento. E’ chiaro, però, che il modo concreto, attuale, oggi, con il quale si fa assistenza non è adeguato. Noi abbiamo anche indicato la necessità di ricalcolare, il prima possibile, l’Isee, che è l’indicatore attraverso il quale si identificano le famiglie o gli individui a rischio di povertà, che quindi sono beneficiari di prestazioni assistenziali. Poi abbiamo anche detto che è importante creare il casellario degli assistiti, perché talvolta la stessa persona riceve assistenze sia dallo Stato centrale che dalle Regione che dai Comuni. Bisogna ridisegnare il sistema assistenziale, perché quello che c’è oggi non necessariamente aiuta veramente le persone che sono in difficoltà.

    D. – Questo vostro lavoro risente, o quantomeno per lei ha risentito, degli insegnamenti della Chiesa in merito alla Dottrina Sociale? La Chiesa in questi ultimi anni ha affrontato il tema della crisi in modo puntuale...

    R. – Come cattolico, evidentemente, mi sento influenzato da questo pensiero della Dottrina Sociale. Dobbiamo anche dire, però, che con la Caritas in veritate e ancora prima con la Centesimus Annus, la Chiesa ha passato dei messaggi molto in linea con i temi di giustizia sociale, temi di prospettiva futura, di sostenibilità sociale, che ormai sono patrimonio comune di tutte le culture. La povertà in Italia è molto elevata, il rischio di esclusione sociale è molto elevato, soprattutto nel Mezzogiorno e soprattutto in alcune aree del Paese, e abbiamo indicato che abbiamo quasi il 45 per cento di abbandono scolastico dei giovani immigrati. Insomma ci sono una serie di situazioni che la Chiesa fronteggia ogni giorno ma che sono a rischio per l’intera società. Dopo di che vedremo naturalmente se la politica prenderà questi suggerimenti. Questo è il compito, appunto, delle prossime settimane, dei prossimi mesi.

    D. – Insomma questo è solo un punto di partenza?

    R. – Dobbiamo anche riconoscere che, guardando i programmi elettorali delle diverse formazioni politiche, ci sono molti punti di convergenza che potrebbero essere utilizzati da qualsiasi governo verrà formato in futuro, per trovare in Parlamento degli accordi, per modificare nel breve termine e così rispondere alle forti domande della società nella situazione attuale.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella terza Domenica di Pasqua, la liturgia presenta il passo del Vangelo in cui Gesù risorto appare agli Apostoli sul Lago di Galilea, dopo una lunga notte passata a pesca senza prendere nulla. Il Signore li esorta:

    «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il tempo di Pasqua è tempo di manifestazione del Signore, di intimità, di “quotidianità” con Lui. Appare vivo a noi, suoi discepoli di oggi, per costruire la nostra fede. Il Vangelo di oggi rivela questa presenza del Signore nella vita di ogni giorno. Cristo è risorto dai morti, è apparso già due volte ai suoi discepoli, ma essi sono ancora come storditi: non lo hanno riconosciuto. Il Signore ha fatto annunciare loro dalle donne che sono andate al sepolcro, di recarsi in Galilea, al monte che aveva loro indicato (Mt 28,16), il Monte delle Beatitudini secondo alcuni esegeti, perché là essi lo vedranno (cf Mt 28,10). E così sono tornati a casa, alle loro abitudini, alla pesca. Ma durante tutta la notte, pur essendo gente di mare, non pescano nulla. Il Signore era stato molto chiaro con loro: “Senza di me non potete far nulla”. Ma è difficile accettarlo. Pieni di stanchezza e di delusione vanno verso riva. E là “sta” il Signore, che li attende: “Gettate la rete in mare…”. Il primo apostolo che reagisce davanti alla pesca miracolosa è Giovanni: “È il Signore”, grida a Pietro. Il primo a correre a riva è Pietro. Gesù dice ai suoi apostoli: “Venite a mangiare”. E, con gesto eucaristico, domenicale, prende il pane e lo dà loro, e così pure fa con il pesce. Il brano del Vangelo di oggi si conclude con il dialogo tra Gesù e Pietro: “Mi ami tu più di costoro?”, fino a strappargli, la terza volta, quell’accorato: “Signore, tu conosci tutto; tu sai che io ti voglio bene”. Facciamo nostra oggi questa confessione di Pietro ed ascoltiamo la bellezza di quel: “Seguimi”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria, liberati i 4 giornalisti italiani rapiti all’inizio di aprile

    ◊   Sono stati liberati oggi e si troverebbero in Turchia, i quattro giornalisti italiani sequestrati in Siria il 4 aprile scorso. Amedeo Ricucci, inviato della Rai, i freelance Elio Colavolpe e Andrea Vignali, e la giornalista italo-siriano, Susan Dabbous, si trovavano nel Paese martoriato dalla guerra per girare un reportage sperimentale intitolato “Silenzio, si muore”. Ad annunciarlo è il presidente del Consiglio, Mario Monti, che nel dare la notizia ha anche voluto ringraziare l’Unità di crisi della Farnesina e le altre strutture dello Stato che con il loro prezioso lavoro hanno contribuito al raggiungimento del felice risultato. Il presidente Monti, che ha seguito il caso sin dall'inizio, ha manifestato anche la sua gratitudine agli organi d’informazione che hanno responsabilmente aderito alla richiesta di attenersi a una condotta di riserbo, favorendo così la soluzione della vicenda. (R.B.)

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    Egitto: il giudice rinuncia, rinviato processo a Mubarak

    ◊   In Egitto, è stato rinviato a data da destinarsi il nuovo processo contro l'ex presidente Hosni Mubarak, sotto accusa per la morte di oltre 800 partecipanti alle manifestazioni di inizio 2011. L’udienza è durata solo pochi minuti, il tempo necessario al giudice Mustafa Hassan Abdullah per annunciare la sua decisione di rinviare il caso alla corte d’appello del Cairo: sarà questo tribunale ad indicare i nuovi magistrati incaricati del giudizio. Il giudice, che ha spiegato di sentirsi “in imbarazzo” nel seguire questo caso, era già stato al centro di uno dei processi più importanti del nuovo Egitto: quello agli esponenti del vecchio regime accusati di aver organizzato attacchi di uomini armati contro i manifestanti di piazza Tahrir, la cosiddetta ‘battaglia dei cammelli’. Gli imputati erano stati assolti dal giudice, la cui nomina risale agli anni di Mubarak. Dopo la decisione di rinviare il processo contro l’ex presidente, vari rappresentanti della società civile hanno protestato all’interno dell’aula. All’esterno, invece, si sono svolte manifestazioni di parenti delle vittime ma anche di sostenitori del vecchio rais e dei funzionari imputati con lui. Con la revisione del processo, Mubarak, condannato all’ergastolo nel 2012, rischia la pena di morte. (A cura di Davide Maggiore)

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    Croazia. Vescovi in plenaria sui temi della famiglia e dell'ingresso in Europa

    ◊   La tutela della famiglia basata sul matrimonio tra uomo e donna e le imminenti elezioni dei rappresentanti al Parlamento europeo sono stati i temi principali della 46.ma Plenaria della Conferenza episcopale croata (Cec), che si è svolta a Zagabria dal 9 all’11 aprile. In particolare, si legge nel comunicato finale, i vescovi hanno indetto, per il 19 e 20 aprile, a Zara, la prima Giornata nazionale di studi per i consulenti matrimoniali e familiari. L’evento, che vedrà circa 200 partecipanti, avrà due fili conduttori: la teologia del corpo e il Vangelo di vita. La Giornata, continua la nota dei vescovi, nasce da una considerazione di fatto: nelle 11 diocesi croate, sono attualmente presenti 18 Centri di consulenza per il matrimonio e la famiglia che hanno incontrato, in vent’anni di attività, 47 mila persone, 12.500 coppie e 16.500 nuclei familiari. In quest’ottica, la Cec ha ribadito la necessità di migliorare il coordinamento e lo scambio operativo di tali Centri. Quindi, guardando alle elezioni per il Parlamento europeo che si svolgeranno domenica insieme alle consultazioni locali, i vescovi hanno esortato i fedeli a votare, esercitando pienamente i loro diritti civili con senso di responsabilità per contribuire al bene comune. Di qui, l’invito ad informarsi approfonditamente sui programmi presentati dai candidati, in modo da “valutarli alla luce dei principi evangelici”. “Ci troviamo – evidenzia la Cec – in un momento di grandi sfide a livello globale e alla vigilia dell’ingresso nell’Unione Europea”, che dovrebbe avvenire nel mese di luglio e che implica “un’amministrazione competente ed etica da parte delle autorità, per il bene dell’intera comunità”. Per questo, i presuli di Zagabria sottolineano l’importanza di eleggere persone che difendano coraggiosamente i principi cristiani, tra cui la vita umana dal concepimento alla morte naturale, la dignità del matrimonio e della famiglia, il diritto per i genitori di decidere come educare i propri figli, la giustizia sociale, il diritto al lavoro e la promozione del patrimonio spirituale della nazione croata all’interno delle istituzioni europee. Tra gli altri punti all’ordine del giorno dell’Assemblea, anche il ruolo dei laici nella Chiesa e nella società: nello specifico, i presuli hanno ribadito l’importanza che i laici hanno nell’evangelizzazione, ma anche la loro responsabilità nel professare la fede “in obbedienza al magistero della Chiesa”. La Cec non ha mancato, inoltre, di riflettere sulla rinuncia al ministero petrino annunciata da Benedetto XVI l’11 febbraio scorso ed al riguardo è stato evidenziato il grande interesse dei mass media per l’avvenimento, segno che “il magistero pontificio ha ancora una notevole importanza nel mondo moderno” e invita ad una riflessione sul significato della “responsabilità e dell’umiltà”. Salutando con gioia, poi, l’elezione di Papa Francesco, i vescovi croati gli hanno inviato una lettera di congratulazioni, esprimendogli al contempo piena fedeltà. Infine, la 46.ma Plenaria ha fatto il punto sui preparativi per la beatificazione del sacerdote Miroslav Bulešić, martire del regime comunista, morto nel 1947 a soli 20 anni, mentre amministrava il Sacramento della Cresima. La sua Beatificazione sarà celebrata il 28 settembre a Pola: a rappresentare il Santo Padre sarà il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. (I.P.)

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    Canada, a maggio Congresso su mass media e nuova evangelizzazione

    ◊   “Le comunicazioni sociali nell’era della nuova evangelizzazione”: sarà questo il tema dell’incontro organizzato dalla Conferenza episcopale canadese, in programma dall’8 al 10 maggio prossimi a Montréal. A fare da "filo rosso" ai lavori sarà il Sinodo generale sulla nuova evangelizzazione svoltosi in Vaticano nell’ottobre scorso e che, tra le sue 58 proposizioni finali, ne dedica una specifica ai rapporti tra la comunicazione e l’evangelizzazione dell’epoca contemporanea. Pertanto, sottolineano i vescovi canadesi, “gli operatori dei mass media cattolici giocano un ruolo innegabile nella trasmissione della testimonianza della fede della Chiesa al mondo, in questi tempi”. L’incontro di maggio si pone dunque l’obiettivo di trovare risposte a questioni cruciali, tra cui il ripensare l’interazione dei media cattolici con quelli secolari ed il grande pubblico o il guardare ai social network come mezzi di evangelizzazione. I lavori del congresso si apriranno nel pomeriggio dell’8 maggio con una Conferenza presieduta da mons. Paul-André Durocher, arcivescovo di Gatineau, intitolata “La Chiesa a due voci”. In essa, saranno a confronto un rappresentante della Chiesa ed uno dei mass media. Il giorno seguente, è invece in programma una tavola rotonda sul tema “Rischi e sfide della nuova evangelizzazione”, cui prenderanno parte mons. François Lapierre e mons. Brian Joseph Dunn, che hanno rappresentato la Chiesa canadese al Sinodo sulla nuova evangelizzazione. A concludere i lavori, il 10 maggio, sarà una Messa solenne. Oltre ai partecipanti già indicati, saranno presenti ai lavori diversi docenti dell’Istituto di pastorale dei Domenicani, che affronteranno il tema della “Spiritualità per i comunicatori cattolici”, e padre Thomas Rosica, dell’emittente televisiva canadese “Sale e luce” – anch’egli presente al Sinodo dello scorso ottobre – il quale spiegherà come concretizzare le proposizioni finali dell’Assemblea episcopale nella pastorale delle comunicazioni. (I. P.)

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    Indonesia: la solidarietà dei cattolici tra Internet e territori isolati

    ◊   La solidarietà dei cattolici indonesiani passa anche per i social network. Nel Paese asiatico, riferisce Asia News, Internet e le reti sociali si rivelano mezzi sempre più efficaci per affrontare sia emergenze e disastri naturali, quanto situazioni di bisogno nella vita quotidiana delle persone. Attraverso mailing list, appelli in rete e Facebook, la solidarietà della comunità cattolica arriva in soccorso di quanti sono in difficoltà come accaduto in questi giorni nell'arcidiocesi di Semarang. Ma le nuove frontiere della missione non si fermano in Rete, trovando applicazione concreta in progetti e iniziative che portano piccoli gruppi nelle aree più remote e sperdute dell'arcipelago. Nell'arcidiocesi di Semarang, nello Java centrale, un breve articolo – diffuso da un fedele attraverso una mailing list – ha fatto conoscere la situazione di un uomo, il signor Suroso, che aveva bisogno di un importante intervento oculistico. Suroso però non aveva denaro sufficiente per sostenere l'operazione, né un'assicurazione sanitaria e rischiava la cecità. L'appello in Rete lanciato dall'operatore umanitario cattolico ha permesso di contattare uno specialista a Yogyakarta. L'operazione ha avuto un esito positivo e, per le modalità in cui è stata organizzata, ha attirato persino l'attenzione dell'arcivescovo locale, mons. Johannes Pujasumarta, che ha verificato "di persona" la situazione e ha pregato a lungo per il felice esito dell'intervento. La missione dei cattolici indonesiani però non si limita alla Rete e arriva anche nelle aree più remote del Paese. Fra le tante iniziative, vi è quella promossa in occasione della scorsa Settimana Santa da un gruppo di 19 fedeli di Jakarta, che hanno voluto trascorrere il tempo pasquale nella diocesi di Weetebula, nell'isola di Sumba, provincia di West Nusa Tenggara. I fedeli, che fanno parte del movimento cattolico Kbkk, hanno promosso iniziative di carità e assistenza alla popolazione in un'area difficile da un punto di vista climatico, caratterizzata da lunghi periodi di siccità. (D. M.)

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    Isole Salomone: limitato accesso all’acqua per la maggior parte della popolazione

    ◊   L’accesso all’acqua potabile è uno dei principali problemi per gran parte della popolazione delle Isole Salomone, arcipelago dell’Oceano Pacifico meridionale. Secondo il Rapporto di Amnesty International, aggiornato al 2011, cui fa riferimento l’agenzia Fides, solo il 32% usufruisce dei servizi igienico-sanitari di base e perfino nella capitale Honiara, appena il 2% degli abitanti dispone di una toilette, mentre il 20% della popolazione utilizza buche per i propri bisogni fisiologici; il 55% addirittura il mare, i fiumi o i terreni limitrofi. Ciò causa la diffusione di diverse epidemie, come il colera o la dissenteria, e si moltiplicano i casi di diarrea cronica: queste sono alla base di almeno il 10% dei decessi di bambini entro i cinque anni di età in tutta l’area del Pacifico meridionale. La città di Honiara è situata nell’isola principale di Guadalcanal e conta oltre 64 mila abitanti, di cui 22.500 risiedono nei villaggi dell’hinterland: la maggior parte di questi sono fuggiti dalle campagne durante il conflitto per l’accesso ai territori tra il 1999 e il 2003, spinti anche alla ricerca di un accesso ai servizi sanitari pubblici. Un altro problema legato all’accesso all’acqua è quello della violenza contro le donne: sono loro spesso, infatti, a percorrere da sole ogni giorno anche distanze molto lunghe per reperire acqua potabile per sé e la propria famiglia per bere, cucinare e lavarsi e capita che cadano vittima di malviventi. (R.B.)

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    Gmg Rio, a Guaratiba adorazione continua di 48 Congregazioni religiose

    ◊   Saranno ventiquattro le Tende dell’Adorazione che verranno allestite nel “Campo della fede” di Guaratiba, il luogo scelto per ospitare la veglia del 27 e la Messa finale del 28 luglio, atti finali della prossima Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Ad animare la preghiera – scrive il Sir – saranno religiosi e religiose di 48 Istituti e Congregazioni. Secondo quanto riferito dal Comitato organizzatore locale della Gmg, “le tende saranno aperte per 24 ore, dalle 12 di sabato 27 alla stessa ora della domenica 28 luglio. Ad alternarsi in turni di animazione liturgica di sei ore saranno i membri di due istituti religiosi per ciascuna tenda. Le tende, ampie 25 metri quadrati, saranno divise in due ambienti, uno dove sarà esposto il Santissimo, e un altro per la preparazione della Messa che sarà celebrata all’interno, almeno una volta, e nel corso della quale verranno consacrate le ostie che saranno distribuite ai giovani nella Messa finale che vedrà la presenza di 16 mila sacerdoti, 1.500 vescovi e 60 cardinali. L’area di Guaratiba sarà divisa in 37 zone che potranno ospitare dai 30 mila ai 50 mila pellegrini, in ciascuna è prevista la presenza di più postazioni mediche, maxischermi, fontane, bagni, distribuzione di cibo e vendita di gadget della Gmg. (D.M.)

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    I Monfortani preparano il quinto Incontro internazionale su Gesù "unica via"

    ◊   “Apri la tua vita a Cristo!” è il motto del quinto Incontro internazionale della Famiglia monfortana, in programma dal 6 al 10 agosto prossimi a Saint-Laurent-Sur-Sèvre, in Francia. La scelta del luogo non è casuale: in questa cittadina d’Oltralpe, infatti, riposano le spoglie di Luigi Maria Grignion de Montfort, il sacerdote francese fondatore della Compagnia di Maria, vissuto tra la fine del 1600 e i primi anni del 1700. Anche il motto scelto per l’evento richiama una frase di padre di Montfort: “Gesù è la nostra unica via che ci deve vivificare”. D’altronde, informa una nota, “tutto l'insegnamento che il fondatore dei monfortani ha lasciato, è centrato sull'invito a rispondere alla personale vocazione battesimale, ovvero acquisire la santità dei figli di Dio nella perfezione della carità”. Indetto in occasione dell’Anno della Fede, l’Incontro internazionale vedrà la partecipazione di sacerdoti, religiosi, religiose e laici francesi, olandesi, belgi, spagnoli, italiani, polacchi e anche provenienti da altri continenti. Le sessioni di lavoro prenderanno spunto dal “Trattato della vera devozione alla Santa Vergine” - scritto da padre de Montfort intorno al 1712 - e vedranno nella mattinata conferenze e celebrazioni eucaristiche, mentre nel pomeriggio i partecipanti formeranno tavole rotonde suddivise per lingua. Dopo l’arrivo dei partecipanti, il 6 agosto, il giorno seguente l’incontro affronterà il tema “Gesù è la nostra unica via”. L’8, invece, si rifletterà su “Gesù, insegnaci a pregare”, mentre gli ultimi due giorni saranno dedicati a Maria esempio di diaconia, e alla Pentecoste. (I.P.)

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    L’arcidiocesi di Seul apre una pagina su Facebook

    ◊   “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione” è il tema della prossima Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, che quest’anno ricorre il 12 maggio. Un tema che l’Arcidiocesi di Seul, in Corea del Sud, ha colto pienamente: da gennaio 2013, infatti, la Chiesa locale è sbarcata su Facebook con una pagina apposita in lingua inglese. Aperta da un’immagine di copertina dedicata alla Cattedrale locale dell’Immacolata concezione di Maria (Myeong-dong, in coreano), la pagina è ricca di fotografie e di informazioni e documenta in modo puntuale le attività diocesane: numerose, ad esempio, le immagini degli incontri ufficiali dell’arcivescovo, mons. Andrew Yeom Soo-jung, insieme ai suoi messaggi pastorali più importanti, come quello per il Natale e la Pasqua. Nell’ottica della condivisione tipica dei sociali network, inoltre, questa pagina Facebook riprende notizie e fotografie dai principali mass media vaticani, ovvero la Radio Vaticana, L’Osservatore Romano e l’agenzia Fides. Una sezione speciale è, naturalmente, dedicata a Papa Francesco, di cui si pubblica sia lo stemma, sia le immagini più suggestive del suo Pontificato, come la Messa in Coena domini nel carcere minorile di Casal del Marmo, il momento di preghiera davanti alla tomba del Beato Giovanni Paolo II o lo storico incontro con Benedetto XVI a Castelgandolfo. Nella sezione “Informazioni”, inoltre, vengono riportati alcuni dati statistici sull’arcidiocesi: a Seul, su una popolazione di circa 10,5 milioni di persone, i cattolici sono quasi un milione e mezzo, ovvero poco più del il 10%. I sacerdoti sono 741, i seminaristi 280, mentre le parrocchie arrivano a 226. “Con circa il 20% dell’intera popolazione della Corea del Sud – si legge sulla pagina Facebook – Seoul non è solo il centro della nazione, ma anche una regione molto importante per la Chiesa cattolica del Paese”. Da ricordare, infine, che l’arcidiocesi di Seoul, fondata il 9 settembre 1831, era già presente nel mondo del web con il sito Internet http://www.catholic.or.kr/.(I.P.)

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    Polonia. Inaugurata la più grande statua del mondo raffigurante Papa Wojtyla

    ◊   È stata inaugurata oggi, giornata in cui ricorre il mese dall’elezione al Soglio pontificio di Papa Francesco, la più grande statua mai realizzata su una figura religiosa, raffigurante il Beato Giovanni Paolo II. L’enorme statua, alta 14 metri, veglierà sulla Polonia: è collocata, infatti, nel Miniature Park di Czestochowa e mostra il Santo Padre con lo sguardo sorridente e le braccia aperte, quasi a voler includere tutto il mondo in un abbraccio. La Polonia, dunque, non dimentica uno dei suoi figli più grandi, motivo d'orgoglio ed esempio per le successive generazioni del Paese. Migliaia di fedeli e turisti hanno invaso l'area dedicata alla statua per una preghiera o anche solo per scattare una foto dell’opera, realizzata grazie al finanziamento di un investitore polacco. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 103



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