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Sommario del 09/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco riceve Ban Ki-moon: lavorare per la pace in Siria, Corea e Africa
  • Ban Ki-moon: il Papa vero costruttore di pace, spero visiti presto l’Onu
  • Papa Francesco: non giudicare né sparlare mai, il cristiano è mite e caritatevole
  • Thatcher, il cordoglio del Papa. L'ambasciatore Baker: presenza imponente sulla scena del mondo
  • Vaticano, presentata Conferenza su medicina rigenerativa basata sulle staminali adulte
  • 20.mo Catechismo: il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Monito di Pyongyang agli stranieri: lasciate la Corea del Sud
  • La visita di John Kerry in Medio Oriente: "Strategia dei piccoli passi"
  • Il sistema di accoglienza in Italia non funziona: la denuncia del Centro Astalli
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Hong Kong: Messa solenne di ringraziamento per l’elezione di Papa Francesco
  • Iran: sisma di 6.3 vicino alla Centrale nucleare di Bushehr. Distrutti due villaggi
  • Indonesia: a Giakarta centinaia di cristiani, ahmadi e sciiti in piazza per la libertà religiosa
  • Darfur: conclusa a Doha la Conferenza dei donatori. Minacce ai ribelli
  • India: episodi di intolleranza religiosa contro la minoranza cristiana in Tamil Nadu
  • Turchia: afflusso massiccio di cristiani assiri in fuga dal conflitto siriano
  • Cina: la setta "Fulmine d'Oriente" semina il terrore tra i cristiani
  • Laos: rilasciati due pastori cristiani arrestati per “diffusione della fede”
  • Afghanistan: l’esercito silenzioso di studentesse che non rinuncia ad andare a scuola
  • Centrafrica: le truppe sudafricane ritirate da Bangui nel nord del Congo
  • Rwanda: campi profughi al collasso per un altro flusso di congolesi
  • “L’Abc di Joseph Ratzinger”: il pensiero di Benedetto XVI nel nuovo volume di mons. Zollitsch
  • Messico: conferenza delle donne cattoliche sul fenomeno della tratta
  • Francia: grande raduno di giovani per difendere la libertà religiosa nel mondo
  • Canada: compendio degli insegnamenti più recenti della Chiesa sull’ecologia
  • E' morto il rev. Emilio Castro, ex segretario del Consiglio Mondiale delle Chiese
  • Milano: convegno per il 40.mo dell’Editrice missionaria italiana
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco riceve Ban Ki-moon: lavorare per la pace in Siria, Corea e Africa

    ◊   Un incontro che ha visto affrontate le maggiori crisi che agitano oggi il pianeta, dalla Siria alla Corea, e il ruolo di pace che in questi scenari e non solo investe l’Onu. Sono i temi dell’udienza svoltasi questa mattina tra Papa Francesco e il segretario generale delle Naizoni Unite, Ban Ki-moon. Nella nota ufficiale, che definisce “cordiali” i colloqui, si sottolinea che l’analisi è stata incentrata “sulle situazioni di conflitto e di grave emergenza umanitaria, soprattutto quella in Siria, e altre, come quella nella penisola coreana e nel Continente africano, dove la pace e la stabilità sono minacciate”. Inoltre, “si è fatto cenno al problema della tratta delle persone, in particolare delle donne, e a quello dei rifugiati e dei migranti".

    “Papa Francesco – riferisce il comunicato – ha anche ricordato il contributo della Chiesa Cattolica, a partire dalla sua identità e con i mezzi che le sono propri, in favore della dignità umana integrale e per la promozione di una Cultura dell’Incontro che concorra ai più alti fini istituzionali dell’Organizzazione”. Da parte sua, il segretario generale dell’Onu – che è all’inizio del suo secondo mandato – “ha esposto il suo programma per il quinquennio, incentrato, tra l’altro, sulla prevenzione dei conflitti, la solidarietà internazionale e lo sviluppo economico equo e sostenibile”.

    “L’incontro che – specifica ancora la nota – si colloca nella tradizione delle udienze concesse dai Pontefici ai vari segretari generali delle Nazioni Unite succedutisi nel tempo, vuole esprimere l’apprezzamento che la Santa Sede nutre per il ruolo centrale dell’Organizzazione nella preservazione della pace nel mondo, nella promozione del bene comune dell’umanità e nella difesa dei diritti fondamentali dell’uomo”.

    Al termine dell’udienza, con il Papa Ban Ki-Moon si è successivamente incontrato con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, accompagnato da Mons. Antoine Camilleri, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Ban Ki-moon: il Papa vero costruttore di pace, spero visiti presto l’Onu

    ◊   Dopo il colloquio con il Papa in Vaticano, il segretario generale dell’Onu ha incontrato a Roma un gruppo ristretto di giornalisti. Tra loro anche il nostro Alessandro Gisotti, che ha chiesto a Ban Ki-moon di soffermarsi sull'incontro con Papa Francesco e sull'impegno comune per la pace e i diritti umani:

    R. – I told His Holiness that his choice of name after Saint Francis of Assisi…
    Ho detto a Sua Santità che la scelta del suo nome legato a San Francesco d’Assisi è un messaggio potente per i molti obiettivi condivisi dalle Nazioni Unite. Il Papa ribadisce ad alta voce il suo impegno per i poveri. Apprezzo il suo profondo senso di umiltà, la sua passione e la sua compassione volte a migliorare la condizione umana. Ho avuto il privilegio particolare di incontrare Papa Francesco quando mancano esattamente mille giorni allo scadere del termine per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio. Abbiamo parlato della necessità di far progredire la giustizia sociale e di accelerare le azioni per raggiungere tali Obiettivi. Questo è vitale per i più poveri del mondo. Mi ha anche molto rincuorato l’impegno di Papa Francesco a costruire ponti tra comunità di diverse fedi: credo fermamente che il dialogo interreligioso possa aprire la strada a un profondo apprezzamento per valori condivisi che, a sua volta, porta alla tolleranza, all’inclusione e quindi alla pace. Questa è la forza motivante delle Nazioni Unite in tutte le sue iniziative di civilizzazione e ho ampiamente apprezzato l’occasione di poter confrontarmi con Papa Francesco su come promuovere ulteriormente questa opera essenziale. E’ stato un incontro edificante e pieno di speranza: Papa Francesco è un uomo di pace e di azione, è voce per chi non ha voce. Spero di poter proseguire in questa nostra conversazione. Con questo spirito, e seguendo la tradizione dei suoi predecessori, ho avuto l’onore di invitare Papa Francesco a visitare le Nazioni Unite appena possibile.

    Quale ruolo, secondo lei, Papa Francesco potrà svolgere nel promuovere la pace, specie nelle aree di crisi come Siria e Nord Corea?

    R. – He already expressed his sincere hope and…
    Egli ha espresso la sua profonda speranza e vicinanza a molte aree di crisi, compresa la riconciliazione e la pace tra israeliani e palestinesi, la pace nella penisola coreana, nella Repubblica Democratica del Congo, nella Repubblica Centrafricana e pace, stabilità e assistenza umanitaria per il popolo siriano. Ho manifestato il mio profondo apprezzamento per la sua guida spirituale e per la sua ispirazione e compassione: è esattamente quello che io cerco di fare per conto delle Nazioni Unite, e gli chiedo di cuore il suo sostegno costante. Ho apprezzato anche i suoi primi passi nei riguardi delle comunità religiose, ebraiche, musulmane. Gli ho detto che lo considero un costruttore di pace e che attraverso questo processo possiamo promuovere una comprensione migliore e più profonda e maggiore rispetto tra i diversi gruppi religiosi come anche tra civiltà etniche e culture diverse.

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    Papa Francesco: non giudicare né sparlare mai, il cristiano è mite e caritatevole

    ◊   Lo Spirito porti la pace nelle comunità cristiane e insegni ai suoi membri ad essere miti, rinunciando a sparlare degli altri. Con questo auspicio, Papa Francesco ha concluso l’omelia della Messa celebrata questa mattina nella “Casa S. Marta”, alla presenza di personale del Fondo di Assistenza sanitaria del Vaticano e dei Servizi generali del Governatorato. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Erano un cuor solo e un’anima sola, grazie allo Spirito che li aveva fatti rinascere a una “vita nuova”. Ciò che all’anno zero della Chiesa ha saputo essere la prima comunità cristiana è modello intramontato e intramontabile per la comunità cristiana di oggi. Papa Francesco l’ha ribadito in modo incisivo partendo dal dialogo evangelico tra Gesù e Nicodemo, il quale non afferra subito in che modo un uomo possa “nascere di nuovo”. Di nuovo, ha ripetuto il Papa, vuol dire dallo Spirito Santo, “è la vita nuova che noi abbiamo ricevuto nel Battesimo”. Vita – ha però soggiunto – che “si deve sviluppare”, “non viene automaticamente”. Dobbiamo “fare di tutto – ha affermato Papa Francesco – perché quella vita si sviluppi nella vita nuova”, “è un laborioso cammino”, che “principalmente dipende dallo Spirito” e insieme dalla capacità di ciascuno di aprirsi al suo soffio.

    E questo, ha indicato il Papa, è esattamente ciò che accadde ai primi cristiani. Loro avevano la “vita nuova”, che si esprimeva nel vivere con un cuore solo e un’anima sola. Avevano, ha osservato, “quell’unità, quell’unanimità, quell’armonia dei sentimenti nell’amore, l’amore mutuo…”. Una dimensione oggi da riscoprire: per esempio – ha detto Papa Francesco – l’aspetto della “mitezza nella comunità”, virtù “un po’ dimenticata”. La mitezza, ha stigmatizzato, ha “tanti nemici”. Il primo sono le “chiacchiere”. Papa Francesco vi si è soffermato con molto realismo: “Quando si preferisce chiacchierare, chiacchierare dell’altro, bastonare un po’ l’altro – sono cose quotidiane, che capitano a tutti, anche a me – sono tentazioni del maligno che non vuole che lo Spirito venga da noi e faccia questa pace, questa mitezza nelle comunità cristiane”. “Sempre – ha constatato – ci sono queste lotte”: in parrocchia, in famiglia, nel quartiere, tra amici. “E questa – ha ripetuto – non è la vita nuova”, perché quando lo Spirito viene “e ci fa nascere in una vita nuova, ci fa miti, caritatevoli”.

    Quindi, come un maestro di fede e di vita, il Papa ha ricordato quale sia il comportamento giusto per un cristiano. Primo, “non giudicare nessuno” perché “l’unico Giudice è il Signore”. Poi “stare zitti” e se si deve dire qualcosa dirla agli interessati, a “chi può rimediare alla situazione”, ma “non a tutto il quartiere”. “Se, con la grazia dello Spirito – ha concluso Papa Francesco – riusciamo a non chiacchierare mai, sarà un gran bel passo avanti” e “ci farà bene a tutti”.

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    Thatcher, il cordoglio del Papa. L'ambasciatore Baker: presenza imponente sulla scena del mondo

    ◊   Si terranno mercoledì 17 aprile nella cattedrale di St Paul's, a Londra, i funerali dell’ex premier britannico, Margaret Thatcher, scomparsa ieri all’età di 87 anni per un ictus. Si tratterà di una cerimonia solenne con onori militari e vi parteciperà anche la Regina Elisabetta. Il Papa, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso il suo cordoglio ed ha ricordato con apprezzamento i valori cristiani che ispirarono il suo impegno pubblico e la promozione della libertà nella famiglia delle Nazioni. Al microfono di Susy Hodges, l’ambasciatore britannico presso la Santa Sede, Nigel Baker:

    R. – Well, I’m struck by the International response…
    Sono rimasto veramente colpito dalle reazioni nel mondo e non credo che sia soltanto perché sono un diplomatico. Per me, il suo impegno per garantire lavoro e libertà a quei Paesi che non avevano questo tipo di libertà a quel tempo… Quando la metà dell’Europa si trovava sotto il regime autoritario, Margaret Thatcher ha svolto un ruolo straordinario a fianco di Giovanni Paolo II e in collaborazione con il presidente statunitense, Ronald Reagan, nel mantenere la pressione del mondo libero sui partiti comunisti di quei Paesi, dell’Unione Sovietica, impegnandosi con uomini pragmatici, come il presidente Gorbaciov, e sostanzialmente lavorando per minare il Muro di Berlino, la Cortina di ferro, al fine di consentire proprio a quei Paesi di svilupparsi in un modo diverso rispetto al modello che era stato precostituito per loro fin dalla Seconda Guerra Mondiale. Credo che, senza dubbio, questa sia la sua più grande eredità in ambito internazionale. La mia prima missione diplomatica, nei primi anni Novanta, fu proprio in quella parte del mondo: nella ex Cecoslovacchia. Mi colpirono, viaggiando nella regione, Paesi come l’Ungheria, la Polonia, il ricordo incredibilmente potente che la sua persona, le sue visite in questi Paesi aveva lasciato. La sua posizione al fianco di coloro che stavano combattendo per la libertà, persone come Vaclav Havel, Lech Walesa, la sua disposizione a non cedere, la sua perseveranza: tutto questo è ancora ricordato in quei Paesi. Credo che lei entrerà nei libri di storia assieme a giganti come Giovanni Paolo II che hanno contribuito a far crollare i regimi totalitari affinché essi potessero evolvere come vediamo oggi.

    D. – Molti la definirono “un politico convinto”: mai si è spostata dalle idee dichiarate e le ha perseguite fino alla fine. Per questo, è stata chiamata la "Lady di ferro" e fu proprio l’Unione Sovietica a coniare questa espressione. Era però anche una figura controversa…

    R. – She was: she was a controversial figure; she remained so…
    E’ vero: è stata una figura controversa e lo è rimasta. Ognuno aveva una sua idea di Margaret Thatcher: nessuno poteva rimanere indifferente. Questo, in un certo senso, è la dimostrazione del suo ruolo di politico: ha cambiato la Gran Bretagna, ha cambiato l’Europa con il suo metodo di politiche radicali… Ma sì, la determinazione è importante. Nel suo messaggio di condoglianze, Papa Francesco ha sottolineato i valori cristiani attorno ai quali aveva costruito le sue convinzioni politiche, la sua determinazione a fare la cosa giusta, a non rimanere ferma e stare a guardare, ma a cercare invece strade, soluzioni… Ovviamente, tutti ricordiamo che, arrivando a Downing Street, Margaret Thatcher parafrasò San Francesco, recitando una sua preghiera. [“Dove c'è discordia, che si possa portare armonia. Dove c'è errore, che si porti la verità. Dove c'è dubbio, si porti la fede. E dove c'è disperazione, che si possa portare la speranza”.] Anche questo divenne parte del mito e della leggenda che la circondarono. Ma arrivando a Downing Street, disse: “Dobbiamo portare armonia, pace, dobbiamo affrontare i problemi” e iniziò a farlo. Alcuni non le perdoneranno mai alcune cose che lei ha fatto, ed è interessante ascoltare alcuni dei tributi negativi che ha ricevuto. Ma credo che molte, molte persone riconosceranno l’imponente presenza sulla scena del mondo, anche sulla scena britannica.


    Domani il Parlamento britannico è stato convocato per una sessione nella quale verrà ricordata la figura della Thatcher, prima e unica donna a guidare il governo inglese dal 1979 ai primi anni ’90. Per un commento sulla figura della statista britannica, Alessandro Guarasci ha intervistato il professore Cosimo Magazzino, autore di "La politica economica di Margaret Thatcher" per Franco Angeli editore:

    R. – Prima della Thatcher, quindi prima del 1979, i laburisti propinavano ricette abbastanza stataliste e quando arrivavano al governo i conservatori le ricette erano simili. La Thatcher, dal punto di vista della politica di bilancio, adottò ricette che, se vogliamo, oggi sono quelle della Merkel, e cioè ricette di austerità, quindi una crescita economica che doveva essere legata alla produttività, all’efficienza del mercato, più che a consistenti spese pubbliche, magari a debito.

    D. - Però c’è chi dice che tutto sommato ha destrutturato il mitico welfare britannico e questo ha comportato un forte impoverimento di ampi strati sociali…

    R. – Questo è destituito di ogni fondamento. La concentrazione della ricchezza è diminuita, quindi la ricchezza è diventata più diffusa nei 10 anni della signora Thatcher.

    D. – Quale è stato il ruolo dei sindacati durante quel decennio della Thatcher?

    R. –I sindacalisti erano abituati a fare le politiche economiche con i governi precedenti, soprattutto il labour; il tasso di sindacalizzazione negli anni della Thatcher, dal ’79 al ’90, si ridusse.

    D. – Una donna che ha preferito un rapporto confidenziale più con gli Stati Uniti che con l’Unione europea… Insomma, l’euroscetticismo della Gran Bretagna inizia con la Thatcher?

    R. – Il Regno Unito della Thatcher è anche il paese della “special relationship”, cioè di quella relazione frutto di una corsia preferenziale che si era venuta a creare con gli Stati Uniti d’America e in virtù di un’amicizia personale tra il premier britannico Margareth Tatcher e il presidente degli Stati uniti d’America Ronald Reagan. Thatcher andò a casa principalmente per due motivi. Il primo fu la “poll tax” che cercò di imporre al Paese che era un’imposta regressiva, e questo rientrava nel piano autenticamente liberista. Secondo, la Thatcher era assolutamente antieuropeista in un Paese invece che tra la fine degli anni ’70, gli anni ’80 e i primi ’90 aveva cambiato idea: nel ’90 ormai c’era questa forte distonia perché i britannici erano diventati più europeisti mentre la Thatcher era rimasta antieuropeista.

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    Vaticano, presentata Conferenza su medicina rigenerativa basata sulle staminali adulte

    ◊   Seconda Conferenza internazionale in Vaticano sulla “Medicina rigenerativa: cambiamento fondamentale nella scienza e nella cultura”. I lavori - previsti da giovedì 11 a sabato 13 aprile, nell’Aula Nuova del Sinodo - sono stati presentati stamani ai giornalisti nella Sala Stampa Vaticana, presenti il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, insieme a Robin Smith, amministratrice delegata della Società farmaceutica statunitense Neo Stem e presidente della Stem for Life Foundation, partner nell’iniziativa. Con loro anche mons. Tomasz Trafny, capo del Dipartimento scientifico del dicastero vaticano. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Cinque anni di intensa collaborazione tra il Pontificio Consiglio della Cultura e la società Neo Stem, tra la Fondazione vaticana Stoq (Scienza, teologia e questione ontologica) e la "Stem for Life Foundation". La seconda Conferenza sulla medicina rigenerativa – la prima, sempre in Vaticano, si è tenuta nel novembre 2011 – farà il punto sulla ricerca nel campo della cellule staminali adulte e sui risultati raggiunti nella cura di un grande numero di patologie, anche tumorali e circolatorie e di malattie croniche come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer, o di prevenzione ad esempio di ictus. La Chiesa è impegnata concretamente in un ambito “molto complesso”, ha sottolineato il cardinale Ravasi, per rispondere alla domanda di aiuto che arriva da tanti malati nel mondo e dalle loro famiglie:

    “Bisogna venire incontro al dramma della sofferenza in alcuni ambiti delicatissimi, pensiamo solo al settore dell’Alzheimer. Quindi, un grido che viene lanciato da molte famiglie, di fronte a questi orizzonti, che sono così terrificanti. Il nostro interessarci, dunque, è anche per mostrare che la fede, la religione non è soltanto quella che interviene quando ci sono questioni di bioetica: non interviene solo negativamente, ma afferma anche la propria partecipazione a uno sviluppo positivo, tenendo ben presente che buona parte della vita pubblica di Cristo – nel Vangelo di Marco è l’esatta metà – è dedicata a guarigioni di malati”.

    Dunque, “mani in azione e non solo parole” da parte della Chiesa, ha aggiunto il porporato:

    “Per cui, questo lavoro è anche per creare in futuro un aiuto, un sostegno, un benessere migliore dal punto di vista umano ed anche economico”.

    Ha fatto eco al presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura la dott.ssa Smith, della società Stem:

    “Our Second International Vatican Adult..."

    Scopo della Conferenza, ha detto, è quello “di informare il mondo sul potere e sulla promessa rappresentata da queste terapie, per essere sicuri che questa scienza sia descritta in maniera accessibile a tutti”, superando la grande confusione originata dalle polemiche insorte negli ultimi 20 anni. Oggi vi sono – ha ricordato Smith – “politici e straordinari scienziati di tutto il mondo”, al lavoro per sostenere le cure basate sulle cellule staminali adulte.

    Presenti alla Conferenza, oltre a studiosi di ogni parte del mondo, tra questi il premio Nobel John Gurdon, diversi pazienti di ogni età che racconteranno le loro esperienze positive di cura.

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    20.mo Catechismo: il matrimonio è l'unione tra un uomo e una donna

    ◊   La verità cristiana sul matrimonio e sulla coppia è oggi al centro di contestazioni e “riletture” spesso aspre da parte di chi ha interesse a proporre modelli alternativi di unioni tra persone. Ma il Catechismo della Chiesa Cattolica, a 20 anni dalla sua pubblicazione, ricorda con chiarezza che l’uomo e la donna sono creature a immagine di Dio e la loro identità sessuale non può essere mutata arbitrariamente in qualcosa di diverso. Lo ricorda il gesuita, padre Dariusz Kowalczyk, nella 21.ma puntata del suo ciclo di riflessioni dedicate al testo del Catechismo:

    Ai nostri tempi abbiamo a che fare con l’ideologia cristofoba che vuole creare un nuovo uomo e una società nuova. Così viene ripetuta la tentazione del Satana di essere come Dio. Si vuole cambiare il senso delle parole fondamentali per la nostra civiltà: sesso, natura umana, matrimonio, padre, madre, famiglia. Per quello la Chiesa, oggi più che mai, deve ricordare la verità antropologica fondamentale espressa nel libro della Genesi: “Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” (1,27).

    “«Essere uomo» , «essere donna» – leggiamo nel Catechismo – è una realtà buona e voluta da Dio” (n. 369). Il sesso non è dunque una questione d’immaginazione o di un sentimento soggettivo. Ci sono due sessi – maschile e femminile – e il fatto che alcune persone soffrono di disturbi dell’identità sessuale non può cambiare la realtà oggettiva.

    Il Catechismo sottolinea la verità che maschio e femmina sono uguali e diversi. L’uomo e la donna hanno la stessa dignità in quanto entrambi creati “a immagine di Dio”. Allo stesso tempo sono diversi, ma questa diversità non li divide, bensì – al contrario – li fa complementari e li unisce. Anzi, “l’uomo e la donna sono fatti «l’uno per l’altro»” (CCC 372). E Dio li unisce in matrimonio affinché, formando “una sola carne”, creino un ambiente adatto alla nascita e alla crescita dei figli. Due maschi o due femmine non possono attuare un matrimonio perché non sono complementari nel senso matrimoniale.

    L’uomo e la donna sono chiamati – ricorda il Catechismo – “a «dominare» la terra come «amministratori» di Dio” (n. 373). Non siamo dunque sovrani che possono esercitare un dominio arbitrario su tutto il creato. Il mondo ci viene affidato da Dio, affinché partecipiamo alla sua opera creatrice.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Santa Sede e Nazioni Unite insieme per la pace e il bene comune: Papa Francesco riceve il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon.

    In prima pagina, un editoriale di Ferdinando Cancelli dal titolo “L’insegnamento di Teresa: alle soglie della morte”.

    Batterie antimissile a Tokyo: nell’informazione internazionale, in rilievo la crisi nella penisola coreana.

    L’addio a Margaret Thatcher: Giuseppe Fiorentino sulla morte dell’ex premier del Regno Unito.

    Dal Vaticano I al Vaticano II: in cultura, un inedito di Joseph Ratzinger.

    Diverse strade per raggiungere l’uomo: Nikolaus Schneider sui cinquecento anni della Riforma protestante.

    Quelle biciclette regalate da Bartali ai lettori del Vittorioso: Ernesto Prezioso sulla storia del periodico della Gioventù Italiana di Azione Cattolica.

    Il figlio che sconfisse il male: Giulia Galeotti sul nuovo romanzo di Lois Lowry.

    Per parlare al mondo con una sola voce: Riccardo Burigana sul convegno ecumenico a Parigi.

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    Oggi in Primo Piano



    Monito di Pyongyang agli stranieri: lasciate la Corea del Sud

    ◊   La Corea del Nord ammonisce gli stranieri nella Corea del Sud a prepararsi a evacuare il Paese. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Kcna. "Non vogliamo fare del male agli stranieri in Corea del Sud nel caso ci fosse una guerra", si legge nella nota della Kcna, che cita il portavoce del Comitato nordcoreano per la pace in Asia-Pacifico. Il Comitato "esorta tutte le organizzazioni straniere, le imprese e i turisti, a mettere a punto misure per l'evacuazione". Fausta Speranza ha parlato del peso di questa dichiarazione con il prof. Natalino Ronzitti, docente di Diritto internazionale all’Università Luiss:

    R. – Queste provocazioni sono molto pericolose perché, almeno dal punto di vista del diritto internazionale, c’è una certa interpretazione della legittima difesa, per cui lo Stato minacciato può intervenire anche se l’attacco sia imminente, non solo se l’attacco sia stato sferrato. In parole povere, si può intervenire non solo se i missili sono caduti nel proprio territorio ma si può intervenire anche prima che i missili cadano nel mio territorio quando presuppongo che l’attacco sia imminente. Con tutte queste dichiarazioni, la Corea del Nord sta scherzando con il fuoco perché – secondo questa interpretazione, che viene data da alcuni studiosi del diritto internazionale – gli Stati minacciati, in particolare gli Stati Uniti e la Corea del Sud, potrebbero reagire. Soprattutto gli Stati Uniti, che sono legati con la Corea del Sud da un patto di sicurezza collettiva.

    D. – Professore, che valore può avere questo invito da parte di Pyongyang a tutti gli stranieri a lasciare la Corea del sud?

    R. – Uno Stato che si dichiara in guerra dice a questi stranieri: lasciate la Corea del Sud, l’attacco può essere imminente. Quindi, lasciate la Corea del Sud perché altrimenti non potete reclamare niente, qualora la Corea del Sud venga attaccata.

    D. – Dal punto di vista giuridico, ha il valore di una minaccia?

    R. – E’ una minaccia autentica, ma ormai minacce ce ne sono state abbastanza. Diciamo che questa dichiarazione non fa altro che accrescere le minacce precedenti. Non so se a questo punto, e credo che nessuno lo stia dicendo o l’abbia studiato, ci sia qualcosa di “caratteriale” – mi fermo qua, con questo aggettivo – nella leadership nordcoreana, perché è un comportamento che normalmente non si registra nella comunità internazionale.

    D. – Si parla tanto di una Cina che prende le distanze dalla Corea del Nord, alleato storico, ma in questo momento non sembra proprio voler seguire Pyongyang. Dal punto di vista del diritto, quale vincolo ha la Cina? Non ha più rinnovato il famoso patto…

    R. – Non ha vincoli essenziali come ad esempio hanno gli Stati Uniti con la Corea del Sud. E’ ovvio che la Cina abbia preso distanze perché la Cina è parte del trattato di non proliferazione nucleare. La Cina è membro del trattato come Stato che ha le armi nucleari ma ovviamente non vuole che ci sia questa proliferazione nucleare nel mondo così come non lo vogliono altri Paesi, nucleare o non nucleare. Il problema essenziale per la Cina era di avere uno Stato cuscinetto alle proprie frontiere, altrimenti si ritrova la Corea del Sud e il loro alleato, cioè gli Stati Uniti, vicino ai suoi confini. Ma, ovviamente, questa considerazione che aveva un valore essenziale, specialmente durante il periodo della Guerra Fredda, ora è cambiato.

    D. – Dal punto di vista del diritto che dire dei rapporti con Mosca?

    R. – Con Mosca, mutatis mutandis, vale quello che ho detto per la Cina, anche se Mosca non ha queste preoccupazioni per quanto riguarda l’avere uno Stato cuscinetto ai propri confini. Quindi, il grosso problema essenziale è quello della proliferazione nucleare: proliferazione che, come sta insegnando proprio l’esempio della Corea del Nord, che se è messa in mano a leadership che sono imprevedibili e può creare pericoli per la comunità internazionale.

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    La visita di John Kerry in Medio Oriente: "Strategia dei piccoli passi"

    ◊   Prosegue il tour mediorientale del segretario di Stato americano, John Kerry, il quale ha sintetizzato alla stampa l'esito parziale della sua nuova spola fra israeliani e palestinesi, parlando di “progressi” e di compiacimento per le conversazioni avute. E’ la terza volta in due mesi che il capo della diplomazia di Washington è nell’area. Nei giorni scorsi, ha incontrato il presidente palestinese, Abu Mazen, e l'israeliano, Shimon Peres, nonché il premier dell'Anp, Salam Fayyad. Ieri e oggi, ha avuto colloqui anche con il premier israeliano, Benyamin Netanyahu. Kerry sta in pratica districando l’intricata matassa mediorientale, proponendo quella che egli stesso ha definito una “strategia discreta”. Di cosa si tratta nello specifico? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Massimiliano Trentin, docente di Storia mediorientale presso l’Università di Bologna:

    R. - Riuscire a comprendere bene di cosa si tratti, non è molto facile, anche perché finora non sono stati delineati elementi sostanziali o particolarmente innovativi. Da quello che si sa o si può presumere, sarà un nuovo inizio dei negoziati sempre e comunque basati sulla soluzione di due Stati e per due popoli. Probabilmente, si inizierà a parlare di alcuni temi specifici - comunque di grande importanza - come i temi della sicurezza e dei confini.

    D. - Queste due condizioni sulle quali difficilmente si potrà trovare un accordo a cosa porteranno?

    R. - Anche qui, purtroppo, è difficile fare delle previsioni minimamente fondate, anche perché il contesto generale e le stesse valutazioni della maggior parte dei giornalisti, indicano che questo tentativo - il dossier israelo-palestinese - è considerato centrale, ma al momento non è considerato prioritario anche da parte dell’amministrazione statunitense. Ci provano, perché sanno che non provarci potrebbe aver conseguenze molto importanti in Medio Oriente e soprattutto in un mondo arabo che sta profondamente cambiando. Però, queste strategie di “piccoli passi”, non presentano una visione strategica che è quella che onestamente tutti chiedono o quanto meno auspicano da un negoziatore.

    D. - Anche perché questa ripresa dei negoziati, di fatto, è rimasta congelata per lungo tempo anche per la poca attenzione da parte degli Stati Uniti nei confronti del Medio Oriente…

    R. - Nella prima amministrazione Obama, era chiara la volontà di uscire il prima possibile dal Medio Oriente come area strategica, e spostarsi invece verso l’Asia orientale come principale area di intervento. Oggi invece rientrano con un maggiore peso, un maggiore intervento e una maggiore visibilità - quanto meno - nell’area mediorientale a fronte appunto delle trasformazioni che sono in corso, senza una capacità di intervento che nel frattempo sia migliorata o aumentata. Infatti, gli Stati Uniti si trovano in una situazione abbastanza difficile dove non hanno più quegli interlocutori strategici, come poteva essere l’Egitto di Mubarak su cui potevano contare in passato. In generale, sia tra alleati sia tra i rivali o antagonisti, vi è una maggiore ricerca di autonomia o assertività nella gestione delle dinamiche mediorientali che riguarda anche il loro fedelissimo alleato, cioè Israele, che ha dimostrato più volte in passato di non piegarsi ai desiderata elettorali o meno statunitensi su determinati temi. E questo mi sembra ancora uno dei casi.

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    Il sistema di accoglienza in Italia non funziona: la denuncia del Centro Astalli

    ◊   Il numero di rifugiati resta invariato, nonostante il drastico calo delle domande d'asilo in Italia. E non è solo colpa della crisi economica. E' la denuncia del Centro Astalli, il servizio dei Gesuiti per i rifugiati, che oggi a Roma ha presentato il suo Rapporto annuale 2013. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Scendono le domande di asilo, ma non i rifugiati che siedono alla tavola del centro Astalli. I bisogni di queste persone restano gli stessi e l’accoglienza italiana resta insufficiente. Il Rapporto annuale 2013 sottolinea che sono stati circa 21 mila i richiedenti asilo e rifugiati che nel 2012 si sono rivolti al Centro Astalli di Roma, 34 mila il numero in totale di chi è stato assistito in tutte le sedi territoriali. Di questi, la maggior parte proveniva da Costa d'Avorio, Afghanistan, Pakistan e, per la prima volta nel 2012, dal Mali. Sempre nell’anno passato, sono state appena 15.700 le domande di asilo presentate. È un dato preoccupante, spiega il gesuita padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, che precisa l’Italia pone in atto misure che impediscono di chiedere asilo a chi fugge da guerre e persecuzioni.

    R. – Nonostante la diminuzione di arrivi, la fila alla mensa non diminuisce, ed è un segnale preoccupante, perché le persone stanno ritornando. Vuol dire che il sistema di accoglienza non ha funzionato, non funziona. E’ vero che incide anche il peso della crisi che ha colpito i più deboli: i primi a perdere il lavoro sono stati i rifugiati che avevano avuto la fortuna di avere anche contratti a tempo indeterminato, e ora si trovano senza lavoro e con il peso concreto di una famiglia con figli. Il numero non cala perché il nostro sistema di accoglienza non funziona: manca di progettualità e di opportunità oneste che accompagnino all’autonomia. Basta vedere cosa è successo con l’emergenza Nord Africa, dove le persone sono state parcheggiate anche in alberghi, o in agriturismo, che sono stati improvvisati come luoghi di accoglienza senza alcuna preparazione per dare "questo" tipo di accoglienza, che richiede personale specializzato: mediatori, psicologi… La maggior parte delle persone che arrivano sono vittime di tortura, quindi non basta un semplice operatore ma ci vogliono professionalità da mettere in campo. Questo è mancato nell’emergenza Nord Africa. Basti vedere cosa sta succedendo con la chiusura dei Centri in Piemonte: a Torino già sono stati occupati degli stabili. La nostra preoccupazione annunciata, confermata da quanto sta accadendo a Torino, è che prevediamo che si vadano a ingrossare le fila delle persone che, anche a Roma, vivono in stabili occupati. Bisognerebbe avere il coraggio e la coscienza di andare a vedere e di risolvere queste situazioni.

    D. – Dunque, per voi sono le mancanze ìdel sistema di accoglienza all’origine di questa massa di disperati che aumenta alle vostre mense?

    R. – No, le cause sono diverse. Innanzitutto, credo che la causa principale sia la mancanza di una volontà onesta di governare questo fenomeno, di rendersi conto dell’esperienza fatta fino a oggi e di aggiustare il tiro. Questo direi che sia il peccato originale. Mancando la volontà di governare questo fenomeno, si risponde alle emergenze che di volta in volta si presentino: dal Nord Africa, dalla Libia, a seguito della guerra, arrivano persone e bisogna dare un minimo di risposta. Invece si improvvisa, e l’improvvisazione crea danni concreti alla vita delle persone. Non è pensabile che se si arriva a Roma si hanno determinate opportunità, se si arriva nel sud si è penalizzati perché le opportunità sono minori. E poi, dobbiamo vedere come sono stati spesi i soldi: questo è fondamentale per rendersi conto di un mancato governo del fenomeno dei richiedenti asilo e rifugiati.

    D. – Quindi, non è solo colpa della crisi?

    R. – No, non è solo colpa della crisi: è colpa di un sistema incancrenito in cui la priorità, purtroppo, è data ai soldi e non alle persone. E la crisi, la vera povertà culturale e umana, consente che ci siano ancora persone e realtà che con l’accoglienza dei rifugiati pensano di poter fare i soldi.


    Si guarda ora con speranza al prossimo governo affinché, spiega Lauren Jolles, delegato Unhcr in Italia, si affronti con forza la questione irrisolta dell’asilo, quella delle politiche migratorie e del sostegno all’integrazione. Antonella Palermo lo ha intervistato:

    R. – Non è che ci sia tantissimo sostegno per coloro che arrivano e questo scoraggia. E credo che molti che arrivano qui e tentano di ripartire, vedono l’Italia come un posto di transizione, e quindi anche i numeri che registriamo sono forse minori. Negli anni scorsi, abbiamo avuto grandi discussioni anche di confronto con i governi passati, proprio perché c’erano grandi problemi, soprattutto per l’accesso all’Italia, l’accesso al territorio, l’accesso alla procedura per l’asilo. E quindi gente che doveva partire, che aveva una ragione per partire, la necessità di una protezione internazionale, che veniva bloccata e non poteva venire in Italia. Da questo punto di vista, le cose sono in effetti molto migliorate. Il problema che c’è adesso è un problema su cui, secondo me, bisogna veramente concentrarci, non solo noi, ma anche il governo, il Parlamento, qualsiasi governo che verrà. E l’accoglienza e soprattutto anche il sostegno all’integrazione, al percorso di integrazione una volta ricevuto uno status. Quindi, questo è importantissimo perché una persona arriva qui, inizia la procedura per l’asilo che può prendere anche un po’ di tempo, diventa rifugiato, le si riconosce quindi il bisogno di una protezione e poi è insufficiente, l’aiuto dato: spesso non è tale da potere veramente permettere al rifugiato di inserirsi e quindi di stare sulle proprie gambe e di contribuire positivamente, in un secondo tempo, alla società italiana.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Hong Kong: Messa solenne di ringraziamento per l’elezione di Papa Francesco

    ◊   La Chiesa cinese "è nel mio cuore. Non dimentico mai di pregare per i cattolici di Cina, che hanno offerto così tante testimonianze alla Chiesa universale". Lo ha detto Papa Francesco al card. John Tong, vescovo di Hong Kong, subito dopo l'elezione. Lo ha rivelato lo stesso presule ieri, nel corso della Messa solenne con cui la diocesi del Territorio ha festeggiato l'elezione del card. Bergoglio al soglio pontificio. La Messa - riferisce l'agenzia AsiaNews - è stata concelebrata dal card. Joseph Zen, vescovo emerito, e da decine di sacerdoti. Erano presenti più di mille fedeli e ospiti, fra cui 25 pastori protestanti, 4 vescovi anglicani e 2 metropoliti ortodossi. Inoltre c'erano i rappresentanti diplomatici di 15 diverse nazioni, inclusa l'Argentina. Nel corso della sua omelia, il card. Tong ha raccontato i momenti salienti dell'elezione e la vicinanza del Papa alla Chiesa cinese. Subito dopo la conta dei voti, ha raccontato il card. Tong, "il nuovo Papa si è alzato per abbracciare il cardinal Dias, che ha problemi motori. Quando è arrivato il mio turno di salutarlo, gli ho regalato una statua bronzea della Madonna di Sheshan, che Benedetto XVI ha indicato come protettrice della Cina. Gli ho detto: 'Noi cattolici cinesi l'amiamo e preghiamo per Lei. Le chiediamo di amarci e pregare per noi'. Il Papa ha sorriso e mi ha risposto: 'I cattolici cinesi hanno dato così tante testimonianze alla Chiesa universale'. E con mia grande sorpresa mi ha baciato la mano per dimostrare il suo amore e la sua devozione alla Chiesa cinese. Questo gesto mi ha commosso nel profondo". La mattina del 15 marzo, due giorni dopo l'elezione, il card. Tong ha incontrato di nuovo il Pontefice: "Mi ha detto che la statua, che ora si trova nella sua stanza, gli ricorda san Francesco Saverio e il suo arrivo in Cina 460 anni fa. Ha aggiunto che non dimenticherà mai i cattolici cinesi, per i quali prega ogni giorno". La questione della Chiesa cinese è stata toccata anche durante gli incontri preparatori al Conclave: "Ho parlato ai miei confratelli della situazione, e gli ho detto che i cattolici cinesi ringraziano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per la loro cura pastorale. La Lettera inviata da Benedetto alla Chiesa cinese nel 2007 è considerato il documento cardine da cui partire per arrivare alla piena riconciliazione". Il card. Tong ha poi concluso: "Spero che possa nascere un dialogo fra la Santa Sede e il governo cinese e che la Chiesa in Cina possa raggiungere la piena comunione con quella universale. Con la benedizione del Signore e la guida dello Spirito Santo, la Chiesa di Hong Kong è felice di poter continuare nella sua missione di Chiesa ponte fra la comunità cinese e la comunità universale dei fedeli". (R.P.)

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    Iran: sisma di 6.3 vicino alla Centrale nucleare di Bushehr. Distrutti due villaggi

    ◊   Un sisma si magnitudo 6.3 è stato registrato in Iran, nei pressi della Centrale nucleare di Bushehr. Lo riferisce l’Istituto geofisico Usa. Il sisma, nella prima rilevazione dell’Usgs, è stato localizzato a circa 89 km da Bandar Bushehr e 92 km da Borazjan. L'agenzia Irna rende noto che "gran parte'' di due villaggi rurali dove abitano tremila persone sono stati ''distrutti''.
    Secondo le autorità locali, la centrale nucleare di Bushehr "non e' stata danneggiata". L’ipocentro è stato stimato a 10 km di profondità. La Tv di Stato iraniana ha annunciato che per ora le vittime accertate sono tre. Sono subito state inviate squadre per le prime operazioni di soccorso.

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    Indonesia: a Giakarta centinaia di cristiani, ahmadi e sciiti in piazza per la libertà religiosa

    ◊   Sigilli alle chiese protestanti, minacce ai cattolici durante la Settimana Santa, chiusura di moschee e istituti appartenenti alla setta ahmadi, piccoli e grandi casi di emarginazione quotidiana. Per sensibilizzare l'opinione pubblica e i media stranieri sulle frequenti violazioni ai diritti delle minoranze religiose – riferisce l’agenzia AsiaNews - ieri centinaia di cristiani, ahmadi e musulmani sciiti hanno marciato per le vie di Jakarta, chiedendo al governo - da tempo nel mirino delle critiche - misure rapide ed efficaci per garantire una piena libertà religiosa e pari diritti fra cittadini. Come garantito peraltro dalla stessa Costituzione e dai principi fondatori - i Pancasila - dell'Indonesia, la nazione musulmana (a larga maggioranza sunnita) più popolosa al mondo. I 300 manifestanti che si sono dati appuntamento ieri per le vie della capitale hanno lanciato slogan e condiviso una preghiera, ciascuno secondo la propria fede. A seguire, essi hanno intonato l'inno nazionale e marciato in direzione della Camera dei deputati. Si tratta di una scelta simbolica, come avvenuto in passato per i fedeli della Yasmin Church (Yc) e della Christian Protestant Batak Church (Hkbp), che avevano scelto di manifestare davanti alla residenza ufficiale del presidente della Repubblica. Il pastore Simanjutak, leader della comunità protestante Hkbp, plaude alla marcia interreligiosa, che lancia un chiaro messaggio alle "dormienti" autorità; fra queste, egli non risparmia critiche al capo di Stato Susilo Bambang Yudhoyono, che non avrebbe fatto nulla "per impedire gli attacchi di gruppi estremisti". Una conferma alla gravità dell'allarme arriva dall'organizzazione attivista Setara Institute, secondo cui solo lo scorso anno si sono verificati almeno 264 attacchi ed episodi di violenze diretti o indiretti contro minoranze religiose. Pur garantendo fra i principi costituzionali la libertà religiosa, l'Indonesia è sempre più spesso teatro di attacchi e violenze contro le minoranze. Nella provincia di Aceh - unica nell'arcipelago - vige la legge islamica, la Sharia, e in molte altre aree si fa sempre più radicale ed estrema la visione e l'influenza della religione musulmana nella vita dei cittadini. Inoltre, alcune norme come il permesso di costruzione - il famigerato Imb, Izin Mendirikan Bangunan - vengono sfruttate per impedire l'edificazione o mettere i sigilli a luoghi di culto non islamici. In risposta, il governo accusa alcuni leader delle minoranze di strumentalizzare la norma spostando su un piano "politico-religioso" quella che è, invece, una mera questione amministrativa. In particolare, più volte in passato il ministro degli Affari religiosi Suryadharma Ali ha attaccato la Yc e la Hkbp per aver messo in cattiva luce il governo e il Paese sui media internazionali. (R.P.)

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    Darfur: conclusa a Doha la Conferenza dei donatori. Minacce ai ribelli

    ◊   Si è conclusa a Doha con promesse di finanziamento che ammontano in circa 3,6 miliardi di dollari la conferenza dei donatori internazionali per la ricostruzione e lo sviluppo della regione sudanese del Darfur, dal 2003 ciclicamente ostaggio di conflitti armati ed emergenze umanitarie. Alcuni osservatori e fonti di stampa - riferisce l'agenzia Misna - hanno sottolineato che il risultato è stato “deludente” in quanto l’obiettivo era di raccogliere donazioni per oltre 7 miliardi di dollari, la somma giudicata necessaria per avviare nei prossimi sei anni progetti di sviluppo in ogni settore di attività. Come previsto dall’accordo di pace firmato nel luglio 2011, sempre a Doha, con alcuni gruppi ribelli del Darfur, il governo di Khartoum si è impegnato a sbloccare 2,5 miliardi di dollari. Lo stesso Qatar ha garantito uno stanziamento di 500 milioni di dollari mentre dalla Germania arriveranno 60 milioni di euro, dalla Gran Bretagna 49,5 milioni e dall’Unione Europea 27,5 milioni, in base ai dati resi noti dal quotidiano ‘Sudan Tribune’. Poche ore dopo la chiusura della conferenza durata due giorni, giungono nuove minacce alla pace nell’instabile regione occidentale sudanese dove si registrano ancora 1,4 milioni di sfollati interni. I ribelli dell’Esercito di liberazione de Sudan guidati da Minni Minnawi sostengono di avvicinarsi a Nyala, capitale dello Stato del Darfur meridionale. Il villaggio di Asham, che dista solo otto chilometri da Nyala, sarebbe passato da ieri sotto il controllo dei miliziani che nei giorni scorsi hanno attaccato e conquistato le città di Muhagiriya e Labado (100 km a est), costringendo alla fuga migliaia di civili. La missione di peacekeeping dell’Onu e dell’Unione Africana (Unamid) ha confermato gli ultimi sviluppi sul terreno, riferendo anche di “possibili raid aerei in corso” che hanno spinto migliaia di persone a cercare riparo presso due sue basi nella zona. L’esercito di Khartoum avrebbe già replicato agli attacchi con un’offensiva nella quale un numero imprecisato di ribelli sarebbe rimasto ucciso. Altre fonti locali hanno riscontrato un’impennata di violenze intercomunitarie a Umm Dukhun, nel sud-ovest del Darfur, che hanno coinvolto esponenti delle tribù Misseriya e Salamat. Nei campi sfollati della regione si sono tenute diverse proteste: “La gente non si sente affatto rappresentata da chi si è riunito a Doha” hanno spiegato esponenti di organizzazioni locali della società civile. All’accordo di pace di Doha non ha aderito la fazione dell’Esercito di liberazione del Sudan di Minnawi, quella guidata da Abdel Wahid Nur né il gruppo ribelle più influente, il Movimento per la giustizia e l’uguaglianza (Jem). (R.P.)

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    India: episodi di intolleranza religiosa contro la minoranza cristiana in Tamil Nadu

    ◊   Questa notte un gruppo di sconosciuti ha dato fuoco alla Bethel Bible Church, chiesa pentecostale del villaggio Puthasanthai nel distretto di Namakal. Grazie all'intervento provvidenziale di due membri della comunità, rimasti a dormire nell'edificio, il rogo è stato spento prima che demolisse il luogo di culto. Secondo Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), responsabile della crescente intolleranza religiosa in Tamil Nadu è l'Hindu Munnani, organizzazione religiosa nazionalista indù favorevole alla legge anticonversione abrogata nel 2005 dal primo ministro, che "fomenta l'odio contro i cristiani e i luoghi di culto".Nel distretto di Kanyakumari è obbligatorio chiedere un permesso scritto per costruire una chiesa o una sala di preghiera. Tuttavia, molto spesso le autorità negano questi documenti, o li lasciano in attesa di approvazione per lungo tempo". Il tentato rogo è il terzo incidente anticristiano avvenuto nel 2013 nello Stato indiano. (G.F.)

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    Turchia: afflusso massiccio di cristiani assiri in fuga dal conflitto siriano

    ◊   Negli ultimi 3 giorni più di 500 cristiani siriani della Chiesa assira hanno attraversato il confine turco per cercare salvezza dalla tragica guerra civile in corso nel proprio Paese. Secondo fonti della Chiesa Assira d'Oriente, rilanciate dalla Assyrian International News Agency, i profughi assiri si trovano ora a Gaziantep, nella regione dell'Anatolia sud orientale, a 50 chilometri dal confine con la Siria. Le chiese e i monasteri assiri concentrati nella regione montagnosa di Tur Abdin ospitano già un numero di rifugiati superiore alle proprie capacità. Per accogliere i nuovi arrivati - riferisce l'agenzia Fides - si sta pensando di costruire un accampamento di tende. Nel caos della guerra civile siriana, le comunità assire concentrate nel nord della Siria sono state colpite con particolare accanimento da violenze, rapimenti e da spoliazioni di ogni tipo. Interi clan familiari hanno dovuto abbandonare le proprie case sotto minaccia di morte. Già da dicembre gruppi e sigle legati alla diaspora assira in Occidente si erano mobilitati per ottenere dalle autorità turche competenti l'autorizzazione a istituire campi profughi e strutture di accoglienza ad hoc per i profughi assiri siriani che fuggivano dalle zone di guerra. (R.P.)

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    Cina: la setta "Fulmine d'Oriente" semina il terrore tra i cristiani

    ◊   Da diverse fonti sono giunte all'agenzia Fides notizie su una setta nata in Cina, denominata “Fulmine d’Oriente” o del “Dio Onnipotente”, che con il suo metodo fatto di inganni, di ricatti ai leader cattolici, per scandali costruiti ad arte, sta seminando confusione tra i cristiani evangelici ed anche tra i cattolici. Da più parti e da molte testimonianze, la Fides rende noto e denuncia che tale setta fa ricorso abitualmente a violenze morali e fisiche, quali torture, scomparsa e sequestri di persone, avvelenamenti, e anche omicidi di coloro che hanno intenzione di abbandonarla. (R.P.)

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    Laos: rilasciati due pastori cristiani arrestati per “diffusione della fede”

    ◊   Due Pastori cristiani laotiani arrestati il 5 febbraio 2013 con l’accusa di “diffondere la religione cristiana” sono stati rilasciati e, dalla metà di marzo, sono tornati alle loro famiglie. Lo conferma all’agenzia Fides l’Ong “Christian Solidarity Worldwide”, grazie a contatti diretti con le comunità cristiane locali. I tre Pastori cristiani protestanti Bounma, Somkaew e Bounmee erano stati arrestati il 5 febbraio scorso nel Distretto di Phin, provincia di Savannakhet, dopo che un ufficiale di polizia li aveva sorpresi mentre stavano vedendo e duplicando un Dvd di contenuti cristiani, titolato “La fine dei Tempi” in una copisteria nel mercato del distretto. Le autorità li hanno accusati di “diffusione della religione cristiana” attraverso il film. Il negoziante e uno dei Pastori erano stati rilasciati poco dopo l’arresto, gli altri due sono stati trattenuti e condotti nel carcere distrettuale di Phin. Per un certo periodo, i due sono stati detenuti in una sezione di alta sicurezza del carcere, riservata ai prigionieri che hanno commesso i crimini più gravi. Le condizioni in questa parte della prigione sono particolarmente restrittive: i prigionieri sono incatenati tra loro e non possono lasciare la cella nemmeno per espletare i bisogni fisiologici. Il Pastore Bounma è stato duramente picchiato dalla polizia e in carcere nel tentativo di indurlo a confessare. L’Ong Csw, accogliendo con favore il rilascio dei Pastori, denuncia le accuse false contro i tre uomini e l'uso della tortura per estorcere la confessione. “Esortiamo le autorità del Laos a tutelare il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione, e a garantire che i detenuti non siano soggetti a tortura o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti, in linea con gli obblighi del governo del Laos, nel quadro della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici”, afferma una nota inviata a Fides da Csw. (R.P.)

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    Afghanistan: l’esercito silenzioso di studentesse che non rinuncia ad andare a scuola

    ◊   C’è sete di istruzione in Afghanistan e c’è una larga fetta di studenti, circa il 39% del totale composto da 8 milioni di persone, rappresentato da giovani donne che non intendono rinunciare al loro futuro e al desiderio di andare a scuola. Così sempre più ragazze afgane stanno tornando a scuola nei loro villaggi sfidando i pericoli effettivi e i pregiudizi legati alle tradizioni tribali e antifemministe del Paese. A riferirlo sono fonti locali dell’agenzia Fides. Una di queste strutture “coraggiose” che apertamente ha deciso di sfidare la tradizione, si trova a Qalai Gadar, comunità rurale nel distretto di Qara Bagh a circa 40 km a nord di Kabul. Si tratta di una delle poche scuole elementari a disposizione della popolazione locale. Aperta nel 2012, è stata costruita dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). L’edificio a due piani ospita circa 400 studenti, prevalentemente ragazze provenienti da 10 villaggi limitrofi che frequentano in due turni. La maggior parte degli studenti della scuola sono figli di ex rifugiati fuggiti dal conflitto con i talebani che vivono in Stati confinanti di Pakistan e Iran. Secondo fonti ufficiali uno dei problemi principali per i quali i genitori sono riluttanti a mandare le proprie figlie a scuola è la carenza di insegnanti donne. Attualmente gli insegnanti sono 12, ma solo uno di loro è di sesso femminile. La scuola inoltre è ancora priva di acqua corrente ed elettricità. Mancano anche libri di testo e materiale scolastico, tutte cose che gli alunni poveri non hanno. (G.F.)

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    Centrafrica: le truppe sudafricane ritirate da Bangui nel nord del Congo

    ◊   Non solo profughi e rifugiati (in gran parte donne e bambini) provenienti dalla Repubblica Centrafricana hanno trovato accoglienza nella provincia di Equatore (nel nord della Repubblica Democratica del Congo) ma anche militari centrafricani e sudafricani. Ed è proprio la presenza dei soldati del contingente inviato dal Presidente Jacob Zuma in aiuto al deposto Capo dello Stato centrafricano, François Bozizé, a preoccupare i congolesi. I sudafricani si sono ritirati dove aver perso ufficialmente 13 uomini (ma altre fonti affermano che sono molti di più, addirittura una settantina) nel vano tentativo di impedire la conquista di Bangui da parte dei ribelli della coalizione Seleka. Secondo il quotidiano congolese “Le Potentiel” il contingente di Pretoria non è tornato in Sudafrica ma si è attestato nelle località di Zongo e di Gemena, nel distretto del Nord-Oubangui. A differenza dei soldati centrafricani, inoltre quelli sudafricani non sono stati disarmati, ma anzi hanno ricevuto nuovi rifornimenti di armi e munizioni dalla madrepatria. Questi soldati potrebbero essere integrati nella Brigata Speciale d’Intervento prevista dagli accordi di Addis Abeba, salvo che questa unità deve essere dispiegata nel Nord Kivu non nell’Equatore. Secondo fonti locali i militari di Pretoria si starebbero preparando a ritornare in Centrafrica per combattere i ribelli di Seleka e difendere gli interessi minerari e petroliferi in quel Paese di alcuni settori politici e imprenditoriali sudafricani. In Sudafrica, infatti, il Presidente Zuma deve far fronte ad un’ondata di critiche per la gestione della crisi centrafricana. In particolare, Zuma è accusato di aver inviato i militari sudafricani a Bangui senza aver informato in modo chiaro e preciso il Parlamento, violando la Costituzione. Critiche simili sono state avanzate in relazione all’invio di uomini e mezzi (tra cui aerei ed elicotteri da combattimento) nella Rdc in relazione alla partecipazione sudafricana alla costituenda Brigata d’intervento. (R.P.)

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    Rwanda: campi profughi al collasso per un altro flusso di congolesi

    ◊   In Rwanda i campi che ospitano i profughi della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) sono quasi pieni in seguito ad un altro flusso di persone scappate dall’insicurezza delle regioni della Rdc orientale. Le migliaia di rifugiati congolesi - riferisce l'agenzia Fides - vivono nei cinque accampamenti di Gihembe, Kigeme, Kiziba, Nkamira e Nyabiheke. Nel 2012, secondo il governo ruandese, sono arrivati almeno 25 mila congolesi che si sono aggiunti agli altri 43 mila già nel Paese. La maggior parte hanno optato per rimanere in un campo di passaggio a Nkamira, che si trova al confine con la Rdc, sperando di poter rientrare nelle proprie case appena ritornerà la normalità nei loro villaggi. Nel campo di Nkamira ci sono attualmente 8.300 profughi congolesi, tra i quali combattenti sfuggiti ai recenti scontri tra due fazioni delle forze armate M23 nella parte orientale della Rdc. (R.P.)

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    “L’Abc di Joseph Ratzinger”: il pensiero di Benedetto XVI nel nuovo volume di mons. Zollitsch

    ◊   Conoscere il pensiero di Joseph Ratzinger dalla A alla Z. Non è il semplice proponimento di chi attraverso i testi di Benedetto XVI - una produzione amplissima - voglia ripercorrere a 360 gradi l’illuminato spirito di uno dei maggiori teologi del nostro tempo. Ma è piuttosto quanto accade in tutta la sua letterale concretezza, leggendo “L’Abc di Joseph Ratzinger”, il nuovo libro di consultazione (290 pagine, 15 euro) curato da mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca e pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Con la precisione di un vocabolario, il volume ripercorre e illustra attraverso ciascuna lettera dell’alfabeto, l’essenza del pensiero del Pontefice emerito Benedetto XVI ricavato dalle sue numerosissime opere: dalla parola “Abbà” fino a “Vocazione”, passando per “Agnosticismo”, “Amore”, “Gioco”, “Neopaganesimo”, “Speranza”. Concetti che affrontano questioni concrete “e che suscitano anche il piacere di affrontare la lettura di altro, di qualcosa di interessante e stimolante”, spiega mons. Zollitsch. Ciascuna voce presenta infatti la fonte bibliografica dalla quale sono tratti i passaggi riportati e rimanda ad altre voci che ampliano il discorso o ne illuminano aspetti diversi. “Per il teologo Joseph Ratzinger era e resta decisivo servire attraverso le sue opere la verità”, spiega nella prefazione mons. Zollitsch. “Cooperatores veritatis, “collaboratore nella verità”, di quella verità che non è un principio astratto, ma lo stesso Dio vivente”, continua mons. Zollitsch. “Accanto alla verità, vi è l’amore che attraversa anch’esso la sua opera. Verità e amore si incontrano in Gesù Cristo. E chi vede Lui vede Dio stesso”. (G.F.)

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    Messico: conferenza delle donne cattoliche sul fenomeno della tratta

    ◊   Sensibilizzare le comunità ecclesiali e le diverse realtà nelle quali le donne sono inserite su una “piaga terribile del nostro tempo che la coscienza civile, oltre che la visione cristiana della persona, dovrebbe portare a combattere con ogni mezzo”: così Maria Giovanna Ruggieri, presidente dell’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche spiega l’obiettivo della V Conferenza dell’Umofc/Wucwo di America Latina e Caraibi che si è aperta ieri a Città del Messico dedicata al tema della tratta della persona. Attraverso il riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, si legge in una nota ripresa dall'agenzia Misna, l’Umofc/Wucwo “vuole anche contribuire alla prevenzione del problema e all’educazione all’attenzione per la dignità di ciascuna persona…Ci è di grande incoraggiamento – ha aggiunto Ruggieri – l’attenzione che Papa Francesco ha dato a questa forma di violazione della dignità della persona già dai primi interventi del suo pontificato”. Nel corso della conferenza, spiegano le organizzatrici, il tema sarà affrontato da diverse prospettive: da una definizione generale del fenomeno “tratta” con l’individuazione delle radici sociali e culturali che concorrono a determinarlo, all’analisi dei soggetti che ne sono protagonisti e alle modalità con le quali operano le reti dei trafficanti, alle responsabilità dei governi nell’azione di contrasto. Sarà inoltre analizzato il rapporto tra tratta e migrazione e le diverse forme di sfruttamento: per motivi sessuali e commerciali e per lavoro. Saranno quindi prese in considerazione le risposte elaborate da comunità ecclesiali o da organizzazioni religiose e l’aiuto alle vittime, puntualizzando la necessità del lavoro di rete a vari livelli, anche attraverso la cooperazione interreligiosa. Si parlerà anche del ruolo dei media e delle reti sociali per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. I lavori termineranno venerdì 12 aprile con la celebrazione eucaristica conclusiva nella basilica di Nostra Signora di Guadalupe presieduta dal nunzio apostolico in Messico, mons. Christophe Pierre. (R.P.)

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    Francia: grande raduno di giovani per difendere la libertà religiosa nel mondo

    ◊   Un “flash mob” per la libertà religiosa nel centro di Parigi. Un modo per dire al mondo che oggi una persona su due vive in un Paese in cui la libertà religiosa non è rispettata ed oltre 200 milioni di cristiani vivono restrizioni o limiti alla loro libertà di fede. Il 12 aprile prossimo, oltre 300 giovani si incontreranno sul sagrato della cattedrale di Notre Dame per questa iniziativa di respiro internazionale promossa dalla sezione francese della Fondazione di Diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Sarà una coreografia semplice ma efficace – riferisce una nota inviata a Fides – in cui i giovani esprimeranno, con le loro modalità, il desiderio di difendere la libertà religiosa nel mondo. Il “flash mob” precede la “Notte dei Testimoni”, iniziativa di preghiera giunta alla sua quinta edizione, in cui personaggi e vescovi da tutto il mondo convergono a Parigi, in una serata di intensa preghiera, per portare la loro esperienza nell’Eucarestia, nella veglia che seguirà sempre il 12 aprile alle 20.00. I testimoni provengono da Nigeria, Siria, Cuba, e Laos. Saranno presenti il cardinale John Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, mons. Ignace Joseph III Younan, patriarca della chiesa siro cattolica, il vescovo Gregorio Elias Tabe, arcivescovo di Damasco, mons. Arturo González Amador, vescovo di Santa Clara a Cuba e suor Bounmy, religiosa della Carità in Laos. (G.F.)

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    Canada: compendio degli insegnamenti più recenti della Chiesa sull’ecologia

    ◊   La Chiesa condivide le crescenti preoccupazioni del mondo per l’ambiente, come ha confermato Papa Francesco sin dalle prime battute del suo pontificato, quando ha sottolineato la responsabilità di tutti e ciascuno per la salvaguardia del Creato. E per aiutare i cattolici a riflettere e a contribuire a costruire una nuova cultura ambientale, la Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale canadese ha messo a disposizione delle diocesi e delle parrocchie un piccolo compendio di otto grandi temi affrontati nell’insegnamento più recente della Chiesa sull’ambiente. L’opuscolo, di sei pagine, propone una descrizione sommaria di ciascun tema corredata di diverse citazioni significative tratte da messaggi, discorsi, omelie ed encicliche del Beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI. “Questi estratti – spiega l’introduzione - dimostrano come dal punto di vista cattolico, i problemi economici, sociali e ambientali sono per forza di cose legati gli uni agli altri”. Gli otto temi centrali identificati dalla Commissione Giustizia e Pace sono: la creazione ad immagine di Dio; l’ordine intrinseco del Creato; il rapporto tra ”ecologia umana” ed ecologia ambientale; la responsabilità dell’uomo verso il Creato; la posta in gioco morale dell’ambiente; la solidarietà; il Creato e la spiritualità e le risposte necessarie ai problemi ambientali di oggi. Nella conclusione il documento ricorda che “ognuno è chiamato a collaborare” alla costruzione di questa nuova cultura ambientale, che “deve essere una cultura della vita in tutti i sensi” e che essa “potrà svilupparsi solo quando capiremo il modo migliore di metterci in rapporto con Dio, con noi stessi e con il Creato”. (L.Z.)

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    E' morto il rev. Emilio Castro, ex segretario del Consiglio Mondiale delle Chiese

    ◊   Il Consiglio Mondiale delle Chiese, attraverso il Segretario generale il rev. Tveit, esprime cordoglio per la morte del pastore metodista uruguaiano Emilio Castro, che dal 1985 al 1992 è stato suo Segretario generale, il primo latinoamericano a ricoprire un incarico di rilievo in seno all’organizzazione ecumenica. Castro, 86 anni, è morto sabato scorso a Montevideo. Il Consiglio lo ricorda in un comunicato, ripreso da L'Osservatore Romano, nel quale si sottolinea l’«impegno incrollabile nel vivere insieme la fede e la spiritualità cristiana», così come «il suo impegno radicale nella lotta per la giustizia». In particolare, viene citata una frase dello stesso Castro: «La lotta per superare le oppressioni ha manifestazioni economiche, sociali e politiche che devono essere considerate nella loro importanza. Ma alla base c’è una realtà spirituale: principati e potenze del male devono essere combattuti con poteri spirituali e con realtà spirituali: la potenza dell’amore, la forza della speranza, la forza del Vangelo». (L.Z.)

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    Milano: convegno per il 40.mo dell’Editrice missionaria italiana

    ◊   “Missione di carta? Quarant’anni di Editrice Missionaria Italiana”. È questo il titolo della tavola rotonda prevista, domani alle 16.30 all'Università Cattolica di Milano. L'appuntamento è promosso in occasione dei 40 anni dell'Editrice Missionaria Italiana (Emi), la casa editrice di 15 istituti missionari italiani, fondata nel 1973 a Bologna e in piena attività come testimoniano i 3 libri pubblicati su e di Papa Francesco, i primi usciti in Italia sul nuovo Pontefice. Sono previsti, in apertura, i saluti di padre Luigi Cavagna, del Centro pastorale dell’ateneo, e di Lorenzo Fazzini, direttore della Emi. Intervengono padre Piero Gheddo, missionario del Pime e giornalista, tra i fondatori della casa editrice; Giuliano Vigini, uno dei massimi esperti di editoria in Italia; padre Giulio Albanese, missionario comboniano e direttore di Popoli e missione; Toni Capuozzo, giornalista inviato del Tg5. Coordina Roberto Cicala, docente di Editoria alla Cattolica. L'evento è realizzato in collaborazione tra Emi, Laboratorio per l'Editoria dell'Università Cattolica, Centro di ricerca europeo Libro Editoria Biblioteca, Università Cattolica. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 99

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

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