Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 06/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: la fede non si negozia, per questo la Chiesa è anche oggi Chiesa di martiri
  • In udienza dal Papa i cardinali Ouellet e Cañizares Llovera
  • Il Papa nomina il ministro generale dei Frati Minori segretario della Vita Consacrata
  • Francesco e Benedetto, due Papi uniti contro lo scandalo degli abusi
  • Il 9 aprile il Papa incontra in Vaticano il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon
  • Inondazioni in Argentina. A nome del Papa, Cor Unum stanzia 50mila dollari per gli aiuti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Corea del Nord: si allunga lista Paesi che non lasciano le ambasciate di Pyongyang
  • Siria, rapiti 4 giornalisti italiani. Attesa visita di Kerry a Instanbul
  • Cina, nuova aviaria fa 6 vittime. L’Oms smentisce contagio tra umani
  • Tragedia di Civitanova Marche. Boldrini contestata. Mons. Conti: "Politica troppo lontana dalla gente"
  • Sisma Abruzzo, 4 anni dopo. L’Associazione Vittime universitari: Stato ci ha abbandonato
  • Il card. Vallini inaugura la missione cittadina delle comunità neocatecumenali
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo di Pasqua
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • India. Ieri nel Kerala i funerali del rettore del Seminario di Bangalore
  • Nigeria: la Chiesa favorevole ad amnistia per "Boko Haram"
  • La terra trema in Asia: la scossa più forte 7.1 in Indonesia
  • Iraq: 25 morti per un attentato durante comizio elettorale
  • Libano: Tammam Salam è il nuovo premier
  • Uruguay: marcia di protesta contro la legge su unioni gay
  • Pasqua in Mongolia: decine di Battesimi durante le veglie notturne
  • Alla Lateranense, convegno sulla crescita economica dell’Europa
  • I Frati Cappuccini, presenza di carità in 108 Paesi del mondo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: la fede non si negozia, per questo la Chiesa è anche oggi Chiesa di martiri

    ◊   Testimoniare con coraggio l’integralità della fede: è l’invito lanciato stamani da Papa Francesco durante la Messa presieduta nella Cappellina della Casa Santa Marta. Alla celebrazione erano presenti una famiglia argentina e alcune religiose delle Figlie di San Camillo e delle Figlie di Nostra Signora della Carità. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Nella sua breve omelia, il Papa ha commentato le letture di questo Sabato dell’Ottava di Pasqua: la prima vede Pietro e Giovanni testimoniare con coraggio la fede davanti ai capi giudei nonostante le minacce, mentre nel Vangelo Gesù risorto rimprovera l’incredulità degli apostoli che non credono a quanti affermano di averlo visto vivo.

    Il Pontefice pone questa domanda: “Come va, la nostra fede? E’ forte? O alle volte è un po’ all’acqua di rose?”. Quando arrivano delle difficoltà “siamo coraggiosi come Pietro o un po’ tiepidi?”. Pietro – ha osservato – non ha taciuto la fede, non è sceso a compromessi, perché “la fede non si negozia”. Sempre – ha affermato il Papa – “c’è stata, nella storia del popolo di Dio, questa tentazione: tagliare un pezzo alla fede”, la tentazione di essere un po’ “come fanno tutti”, quella di “non essere tanto, tanto rigidi”. “Ma quando incominciamo a tagliare la fede, a negoziare la fede, un po’ a venderla al migliore offerente – ha sottolineato - incominciamo la strada dell’apostasia, della non-fedeltà al Signore”.

    “L’esempio di Pietro e Giovanni ci aiuta, ci dà forza” – rileva ancora il Papa - ma nella storia della Chiesa sono tanti i martiri fino ad oggi, “perché per trovare i martiri non è necessario andare alle catacombe o al Colosseo: i martiri sono vivi adesso, in tanti Paesi. I cristiani – afferma Papa Francesco - sono perseguitati per la fede. In alcuni Paesi non possono portare la croce: sono puniti se lo fanno. Oggi, nel secolo XXI, la nostra Chiesa è una Chiesa dei martiri”, di quelli che dicono come Pietro e Giovanni: “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. E questo – ha proseguito – “ci dà forza, a noi, che alle volte abbiamo la fede un po’ debole”. Ci dà la forza di testimoniare con la vita la “fede che abbiamo ricevuto, questa fede che è il dono che il Signore dà a tutti i popoli”. Ma questo – ha precisato – “non possiamo farlo da noi stessi: è una grazia. La grazia della fede. Dobbiamo chiederla, tutti i giorni: ‘Signore … custodisci la mia fede, falla crescere, che la mia fede sia forte, coraggiosa, e aiutami nei momenti in cui – come Pietro e Giovanni – devo renderla pubblica. Dammi il coraggio’. Questa – ha concluso - sarebbe una bella preghiera per il giorno di oggi: che il Signore ci aiuti a custodire la fede, a portarla avanti, ad essere, noi, donne e uomini di fede. Così sia”.

    inizio pagina

    In udienza dal Papa i cardinali Ouellet e Cañizares Llovera

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto divino e la disciplina dei Sacramenti.

    inizio pagina

    Il Papa nomina il ministro generale dei Frati Minori segretario della Vita Consacrata

    ◊   Importante nomina ai vertici della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, dove Papa Francesco ha chiamato a ricoprire la carica di segretario del dicastero il ministro generale dell'Ordine Francescano dei Frati Minori, il 59.enne padre José Rodríguez Carballo, elevandolo in pari tempo alla dignità di arcivescovo. Spagnolo di Lodoselo, il nuovo presule ha iniziato la sua formazione religiosa a Santiago de Compostela, quindi per alcuni anni ha perfezionato gli studi a Gerusalemme, presso la Custodia di Terra Santa. A Nazareth, nel 1977, è stato ordinato sacerdote nella Chiesa di San Salvatore.

    Rientrato in Spagna, ha svolto numerosi incarichi, tra cui quello di guardiano e rettore del Convento di San Francesco in Santiago de Compostela e di maestro dei Frati di Professione Temporanea. In questo periodo ha anche svolto compiti di docenza, insegnando anche Teologia della Vita Consacrata. Nel 1992 è stato eletto ministro provinciale di Santiago de Compostela, mentre dal ‘93 al ‘97 è stato anche presidente dell'Unione dei Ministri Provinciali Francescani d’Europa. Il 5 giugno 2003 è stato eletto ministro generale dell'Ordine dei Frati Minori, come 119.mo successore di San Francesco di Assisi, nomina riconfermata nel 2009 per altri sei anni. A fine 2012, inoltre, è stato anche eletto presidente dell'Unione dei Superiori Generali.

    Membro delle Congregazioni per l'Evangelizzazione dei Popoli e per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha partecipato ai Sinodi dei Vescovi del 2005, del 2008 e del 2012, e a quello per il Medio Oriente nel 2010. Ha preso parte anche alla V Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano di Aparecida nel 2007. È autore di numerosi articoli sulla Vita Consacrata e Religiosa, sulla Teologia Pastorale, sulla Sacra Scrittura e sulla spiritualità francescana. Al suo attivo la pubblicazione di alcuni libri. Poliglotta, parla lo spagnolo, l’inglese, il francese, l’italiano, il portoghese e conosce il latino, il greco biblico e l'ebraico biblico.

    inizio pagina

    Francesco e Benedetto, due Papi uniti contro lo scandalo degli abusi

    ◊   Continuare “nella linea voluta da Benedetto XVI” nella lotta agli abusi su minori nella Chiesa. E’ quanto chiesto da Papa Francesco alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in occasione dell’udienza ieri al prefetto, mons. Gerhard Ludwig Müller. Il Santo Padre sottolinea, dunque, il grande sforzo del suo predecessore nell’affrontare questa piaga. Certo si tratta di un'infima minoranza, rispetto alla stragrande maggioranza di sacerdoti che ogni giorno servono Dio e il prossimo. Ma non per questo, testimonia il Papa, bisogna esitare nella lotta a questa piaga. Nel servizio di Alessandro Gisotti ricordiamo l’impegno di Benedetto XVI contro gli abusi su minori, una grande eredità lasciata al suo successore:

    “Il Papa ci ha compresi, ha capito il nostro dolore”: in queste parole di una vittima della pedofilia sta forse l’essenza, semplice e drammatica, dell’impegno senza sosta di Benedetto XVI per sradicare la spaventosa piaga degli abusi su minori da parte di membri del clero. Papa Ratzinger è il primo Pontefice ad incontrare le vittime di quello che definisce un “orrendo crimine”. Negli Stati Uniti e poi in Australia, in Inghilterra e a Malta, il Papa si commuove nell’ascoltare in prima persona le testimonianze di chi è stato abusato. Da questa esperienza, dalla consapevolezza della profondità delle ferite su questi innocenti, scaturisce lo sforzo - senza precedenti nella storia della Chiesa - per contrastare la pedofilia. Uno scandalo, osserva con amarezza Papa Benedetto, che fa più male alla Chiesa persino delle persecuzioni anticristiane:

    Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”. (Colloquio con i giornalisti, volo verso il Portogallo, 11 maggio 2010)

    Il Papa affronta in prima persona le situazioni più gravi. Nel 2010, scrive una toccante lettera ai fedeli irlandesi in cui afferma di “condividere lo sgomento e il senso di tradimento” che molti “hanno sperimentato al venire a conoscenza di questi atti peccaminosi e criminali e del modo in cui le autorità della Chiesa in Irlanda li hanno affrontati”. Assieme alla Lettera, il Papa ordina una visita apostolica per rinnovare le diocesi e renderle davvero capaci di affrontare il terribile fenomeno. Analogo il provvedimento che il Papa compie nei confronti dei Legionari di Cristo. Il Pontefice impone al fondatore della Congregazione, Marcial Maciel, una vita di penitenza. E di lui dice, nel libro Luce del mondo, è stato “un falso profeta che ha condotto una vita immorale e contorta”, “purtroppo il suo caso è stato affrontato molto lentamente e in ritardo”. Significativamente, lo scandalo degli abusi - già emerso nel Pontificato di Giovanni Paolo II - esplode in modo eclatante mentre la Chiesa sta celebrando l’Anno sacerdotale, voluto da Benedetto XVI nel 150.mo della morte di San Giovanni Maria Vianney:

    “E così è successo che, proprio in questo anno di gioia per il sacramento del sacerdozio, siano venuti alla luce i peccati di sacerdoti, soprattutto l’abuso nei confronti dei piccoli, nel quale il sacerdozio come compito della premura di Dio a vantaggio dell’uomo viene volto nel suo contrario”. (Omelia, 11 giugno 2010)

    Chiediamo “insistentemente perdono a Dio e alle persone coinvolte - aggiunge il Papa - mentre intendiamo promettere di voler fare tutto il possibile affinché un tale abuso non possa succedere mai più”. Un impegno che il Papa chiede a tutti i livelli e ribadisce con forza anche nella Lettera ai seminaristi nella quale parla di “sacerdoti che hanno sfigurato il loro ministero” e che hanno provocato “con i loro abusi, distruzioni di cui proviamo profondo dolore e rincrescimento”. Al termine del 2010, Annus horribilis per lo scandalo della pedofilia, il Papa confida dunque alla Curia Romana tutto il suo dolore:

    “Nella visione di sant’Ildegarda, il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti. Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva”. (Discorso alla Curia Romana, 20 dicembre 2010)

    L’impegno a tutto campo del Papa contro gli abusi raggiunge il suo culmine con l’emanazione, nel 2010, di nuove norme che trattano i “delitti più gravi” dei sacerdoti tra cui la pedofilia. Si tratta di un “contributo alla chiarezza e alla certezza del diritto in un campo in cui la Chiesa” è impegnata “a procedere con rigore e con trasparenza”. Non solo, il Papa chiede a tutte le conferenze episcopali del mondo di preparare delle linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale da parte di sacerdoti e religiosi. La lotta allo scandalo della pedofilia è dunque per il Papa uno sforzo che deve continuare, senza sosta. E’ questo uno dei messaggi più forti e duraturi che Benedetto XVI consegna alla Chiesa:

    “Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza. Dobbiamo sforzarci di tentare tutto il possibile, nella preparazione al sacerdozio, perché una tale cosa non possa più succedere". (Discorso alla Curia Romana, 20 dicembre 2010)

    inizio pagina

    Il 9 aprile il Papa incontra in Vaticano il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon

    ◊   Papa Francesco incontrerà la prossima settimana in udienza in Vaticano il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. L’incontro, conferma la Sala Stampa della Santa Sede, avrà luogo martedì 9 aprile.


    inizio pagina

    Inondazioni in Argentina. A nome del Papa, Cor Unum stanzia 50mila dollari per gli aiuti

    ◊   Il Pontificio Consiglio Cor Unum a nome del Santo Padre ha messo a disposizione, attraverso la Nunziatura Apostolica in Argentina, 50mila dollari per aiuti d'emergenza a favore dell'arcidiocesi di La Plata per soccorrere le popolazioni colpite dalle inondazioni che hanno causato finora almeno 57 vittime. La donazione si aggiunge ai tanti interventi della Chiesa locale e degli organismi di carità cattolici, che sono attivi fin dal primo momento in questa opera di soccorso.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Roma e Papa Francesco: Mario Ponzi intervista il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini.

    Si teme un nuovo lancio di missili: nel servizio internazionale, in primo piano la crisi nella penisola coreana.

    Tra memoria e immaginazione: Anna Foa sulle riflessioni di Otto Dov Kulka, uno storico sopravvissuto alla Shoah.

    Perché vi racconto la mia storia: Sergio Casali sulla testimonianza della zingara Rita Prigmore, vittima delle atroci sperimentazioni naziste.

    Quanto sono vulnerabili questi nonni: Oddone Camerana racconta la grande lezione del piccolo Serafino.

    Senza scorciatoie e senza consolazione: Gaetano Vallini recensisce il film "Un giorno devi andare".

    Finalmente saprò se ho una vita interiore: Claudio Toscani sull'esperienza esistenziale di Sylvain Tesson.

    È bello essere perdonati: Inos Biffi sulla grazia delle lacrime nelle parole di Papa Francesco.

    Il sì a Dio: Salvatore M. Perrella sull’Annunciazione del Signore.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Corea del Nord: si allunga lista Paesi che non lasciano le ambasciate di Pyongyang

    ◊   Resta difficile la situazione nella Corea del Nord all’indomani dell’invito ad evacuare le ambasciate straniere perché dopo il 10 aprile non sarà più garantita la sicurezza. Molti Paesi – tra cui anche Gran Bretagna, Francia e Germania – hanno reso noto che non abbandoneranno Pyongyang. Intanto, mentre continuano le minacce nucleari norcoreane, gli Stati Uniti hanno deciso di inviare in Giappone un aereo-spia. Crescono le preoccupazioni internazionali per l’isolamento della Corea del Nord: in proposito Benedetta Capelli ha intervistato Giuseppina De Nicola, già docente di Culture e società dell’Asia orientale, che per molti anni ha vissuto a Seul:

    R. - In Corea del Nord ed in Corea del Sud gli scenari sono cambiati: Kim Jong-un si trova ad affrontare innanzitutto un problema di legittimazione all’interno del suo Paese. Quindi, dato che la Corea del Nord è comunque un Paese particolare, porta dietro di sé degli strascichi che fanno riferimento ad una cultura tradizionale dove è presente ancora l’idea - e questa è rimasta molto preponderante in Corea del Nord - del sovrano che deve ricevere il “mandato dal cielo”. Ogni nuovo sovrano, ogni nuovo presidente deve dimostrare di aver ricevuto questo “mandato dal cielo” e dunque di essere in grado di governare nel proprio Paese. Bisogna dimostrarlo cercando di far vedere ai propri cittadini che Kim Jong-un tiene testa ovviamente ai nemici storici: Stati Uniti e Corea del Sud.

    D. - Esiste un solo ed unico pensiero in Corea del Nord, oppure ci sono gruppi che stanno premendo per un cambiamento del Paese?

    R. - Diciamo che non esistono gruppi di dissidenti. E’ vero però che Kim Jong-un ha avuto dei problemi con i suoi collaboratori, alcuni infatti sono stati allontanati. Sicuramente nella popolazione la situazione è cambiata, grazie anche ad internet. In Corea del Nord c’è un grande mercato nero, tutto passa sotto banco, e quindi passano anche molte informazioni che prima in Corea del Nord non passavano. C’è gente che ha un computer e riesce a collegarsi alla rete sfuggendo al controllo del regime. Per non parlare di tutto il materiale che arriva dalla Corea del Sud: trasmissioni televisive, fiction, film, per cui la popolazione - lì dove ovviamente è possibile - è più conscia della differenza che esiste tra il mondo esterno e quello interno. Questo probabilmente provoca anche delle insoddisfazioni e quindi un certo non più assoluto o cieco affidamento in quello che dice il leader. Tutto questo forse provoca all’interno una maggiore difficoltà per lo stesso leader Kim Jong-un.

    D. – Il Paese vive in condizioni di estrema povertà. Qual è la situazione?

    R. - Pyongyang sicuramente ha una condizione di vita molto diversa dalle campagne: la popolazione contadina non ha accesso a tutti i beni di cui fruiscono le persone che vivono in città. Però c’è anche da dire che fino a questo momento queste persone, essendo isolate, si affidavano al leader, visto sempre come una sorta di figura paterna e secondo l’impronta di tipo confuciana che c’è nella cultura nordcoreana. Dunque il leader rappresenta il padre quindi i figli, i cittadini, si affidano a questo padre.

    D. - Per quanto riguarda la Corea del Sud: esistono dei gruppi che cercano di premere per una riunificazione delle due Coree?

    R. - Sì, sicuramente. Ci sono gruppi che si dedicano proprio alla Corea del Nord e quindi a cercare non solo una via di riunificazione, ma anche di fornire un aiuto vero e proprio a livello pratico - di beni materiali - e questo non accade solo in Corea del Sud, ma anche con i rifugiati di altri Paesi, come Stati Uniti e Canada. Bisogna soprattutto tenere alta l’attenzione in Corea del Nord in materia di diritti civili.

    inizio pagina

    Siria, rapiti 4 giornalisti italiani. Attesa visita di Kerry a Instanbul

    ◊   Una vera e propria pioggia di colpi di mortaio ha raggiunto stamani il centro moderno di Damasco, prendendo di mira diversi obiettivi identificati dai ribelli come vicini al regime. E ha fatto il giro del mondo la notizia del rapimento di quattro giornalisti italiani non lontano dal confine con la Turchia, nella regione di Iblid. Si tratta di Amedeo Ricucci, Elio Colavolpe e Andrea Vignali e della giornalista italo-siriana, Susan Dabbous. Quest’ultima dalla Siria ha spesso raccontato attraverso la nostra emittente le difficoltà della popolazione civile. Intanto, c'è attesa per la visita che dovrebbe essere imminente del segretario di Stato usa, John Kerry, in Turchia, oltre che in Israele e Giordania. Dei possibili risvolti della visita sulla crisi siriana, Fausta Speranza, ha parlato con Fabrizio Dal Passo, docente di Storia contemporanea all'Università La Sapienza, che si occupa in particolare di aree di crisi:

    R. – La presenza di Washington in Siria, nel conflitto siriano, è abbastanza netta. La presa di posizione a favore degli insorti da parte degli americani, seppur frenata da posizioni diplomatiche avverse degli altri grandi potenti in Sede Onu, è comunque fortemente sostenuta da Washington. Per cui, la presenza di Kerry nell’area significa un appoggio diretto abbastanza sostenuto.

    D. – Quale novità ci può essere rispetto al coinvolgimento di Washington nella crisi siriana?

    R. – La presa di posizione che potrebbero assumere gli Stati Uniti, sia nei riguardi del conflitto siriano che nei riguardi anche di altri conflitti, è quella di una presenza militare forte e massiccia in quelle aree: metterebbero sul piatto della bilancia una prevalenza militare, e inevitabilmente anche economica, in grado di modificare l’assetto politico del Paese.

    D. – Tutto lo scenario del Medio Oriente è mutato: quale può essere il ruolo nuovo della Turchia?

    R. – Un ruolo fondamentale. Da un lato per la vicinanza geografica, perché la Siria rappresenta il vicino diretto: è evidente che i profughi si rifugiano per la maggior parte in Turchia, che comunque è un Paese Nato, non lo dimentichiamo. E poi perché, a livello diplomatico – per un discorso di vicinanza dei vari imam alla cultura religiosa della Siria e la presenza di una comunanza religiosa – è comunque un fattore determinante per coinvolgere le masse popolari, anche se non è l’unico. Dall’altro lato, perché è inevitabile che anche la Turchia tema un coinvolgimento di altre forze al proprio interno, che potrebbero sostenere o prendere una posizione diversa rispetto al conflitto siriano.

    D. – La crisi siriana adesso viene segnata dal sequestro dei quattro giornalisti italiani. L’area in cui sono spariti è controllata dai ribelli, quindi è presumibile il loro coinvolgimento ma si può pensare anche a un fatto di malavita per un riscatto per esempio di soldi… Che cosa immaginare?

    R. – Direi che il controllo del territorio anche da parte dei ribelli non è sempre facile. Non dobbiamo pensare che vi sia un esercito di militari ufficiale e un esercito alternativo compatto e organizzato, che è efficace. Sono realtà completamente disgiunte l’una dall’altra, con capi clan o capi tribù, con capi militari improvvisati o, in altri casi, con imam improvvisati che riescono a fomentare le masse o le popolazioni anche di villaggi e a contrapporsi al potere dell’esercito ufficiale.

    D. – Diciamo che la crisi in Siria è più acuta che mai in questo momento…

    R. – La crisi in Siria è più acuta che mai in questo momento per un doppio ordine di motivi: non soltanto per il fatto che è una guerra civile fortissima e violentissima ma, secondo me, la gravità in questo caso è soprattutto nella presa di posizione di alcune potenze del Consiglio di sicurezza Onu. Alla presa di posizione molto decisa degli Stati Uniti o anche dell’Europa Unita, dell’Occidente, per un abbattimento del regime di Assad si contrappone la difesa a oltranza della Russia e in altri casi della Cina. Questo ha portato a uno stallo diplomatico. Ciò chiaramente non fa che peggiorare perché allunga i tempi, rende più difficile la ricerca di una soluzione politica e diplomatica accettabile sia per Assad – che poteva aspirare quantomeno a un esilio dorato, possiamo dire così – sia per i ribelli che non riescono a controbilanciare e a controllare le città chiave del potere politico e diplomatico di Assad.

    inizio pagina

    Cina, nuova aviaria fa 6 vittime. L’Oms smentisce contagio tra umani

    ◊   Salgono a sei le vittime in Cina della nuova influenza aviaria, i cui casi di contagio confermati ammonterebbero a 16 e sono stati tutti isolati. Le autorità cinesi e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) smentiscono la possibilità che il virus H7N9 si possa trasmettere da uomo a uomo: il contagio, dunque, può avvenire solo tramite il contatto con volatili. Il punto nel servizio di Roberta Barbi:

    L’annuncio del Centro per la lotta alle malattie infettive di Shanghai, confermato anche dai dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, non basta a rassicurare la popolazione: anche se la nuova influenza aviaria, causata dal virus H7N9 - che secondo gli epidemiologi di tutto il mondo finora non aveva mai colpito l’uomo, non può essere trasmessa tra esseri umani, ma solo attraverso il contatto con pollame, quaglie e volatili in generale - la gente resta molto preoccupata. Non c’è dubbio, infatti, che il virus abbia finora mostrato un tasso di mortalità molto elevato e la capacità di diffondersi rapidamente potrebbe provocare una vera epidemia.

    Quasi tutti i decessi e i contagi sono avvenuti nell’area di Shanghai – ma la zona interessata dalla diffusione si sta spostando verso est - dove migliaia di mascherine vengono indossate per strada e sui mezzi pubblici. Le autorità, intanto, hanno soppresso 20 mila volatili nel mercato di Huhuai, dove 19 esemplari erano risultati positivi al virus, che poi è stato chiuso per essere completamente disinfestato, come vengono pulite da cima a fondo in queste ore anche le aziende agricole. I venditori del settore riceveranno un risarcimento pari al 50% del valore degli animali abbattuti. Esclusa anche la possibilità che la pandemia possa arrivare all’estero: è rientrato l’allarme per la bambina ricoverata a Hong Kong, risultata negativa al virus, ma sono stati intensificati i controlli sanitari alle frontiere.

    inizio pagina

    Tragedia di Civitanova Marche. Boldrini contestata. Mons. Conti: "Politica troppo lontana dalla gente"

    ◊   Si svolgeranno nel pomeriggio a Civitanova Marche i funerali dei due coniugi suicidatisi ieri per questioni economiche e del fratello della donna che si è tolto la vita dopo aver appreso la tragica notizia. Il marito era un esodato di 62 anni, la moglie una pensionata di 68, il fratello aveva 73 anni. Al rito funebre parteciperà anche il presidente della Camera Laura Boldrini, contestata al suo arrivo nel comune marchigiano. Commentando la tragedia il card. Bagnasco, presidente della Cei, ha parlato di “situazioni che devono farci pensare seriamente" per trovare i modi di "uscire dall'impasse". Il porporato ha anche ricordato i pesi insostenibili portati quotidianamente da tante persone con umiltà, senza togliersi la vita. A celebrare le esequie mons. Luigi Conti, arcivescovo di Fermo e presidente della Conferenza Episcopale Marchigiana. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. - Quello che un po’ colpisce è l’unione tra questo uomo e questa donna, ma anche la comunione con il fratello di lei. È una famiglia talmente compatta che da questo punto di vista va lodata; per altro questa compattezza poi si è risolta in una tragedia che li ha accomunati tutti nello stesso progetto: un progetto di morte. È da considerare innanzitutto il grande senso di dignità che queste persone hanno avuto fino all’ultimo momento, anche se purtroppo non hanno avuto il coraggio di chiedere aiuto, sono rimaste nel silenzio. Hanno lasciato un biglietto in cui chiedono perdono, ma in realtà siamo noi a dover chiedere loro perdono.

    D. - Se è vero che la coppia non è stata capace di chiedere aiuto è anche vero che non c’è stato chi si è accorto del disagio vissuto da queste persone…

    R. - Esatto, questo è il punto; mentre probabilmente era possibile accorgersene, se non altro le istituzioni potevano accorgersene. Su questo vorrei dire che l’amministrazione comunale ha tentato degli approcci, anche la Caritas, ma sembra che loro non abbiano accettato, forse per un senso di dignità.

    D. - Sconcerta il fatto che una coppia anziana che ha lavorato per una vita, questa vita se la tolga perché non riesce a far fronte al costo della crisi…

    R. - Qui la responsabilità delle istituzioni statali ed anche locali è davvero gravissima. È necessario che arrivino risposte da coloro che hanno il potere, perché ogni potere viene da Dio e chi ha potere deve mettersi a servizio.

    D. - L’impressione è che il dibattito politico sia concentrato più su litigi interni alle coalizioni, litigi tra forze politiche, piuttosto che sull’emergenza vera e propria, che poi si palesa in tragedie come quella di questi giorni…

    R. - Sottoscrivo pienamente questa espressione, perché la sensazione è che chi ha il potere sia troppo lontano dalla gente. Potremmo trovare anche in alcune parole di Papa Francesco una via e mi ha molto colpito come - riferendosi a San Giuseppe - abbia utilizzato ripetutamente la categoria biblica della “custodia del fratello”. C’è una vocazione per tutti noi che è quella di rompere questo muro di silenzio e cercare di introdursi con grande rispetto nella vita delle persone e delle famiglie.

    inizio pagina

    Sisma Abruzzo, 4 anni dopo. L’Associazione Vittime universitari: Stato ci ha abbandonato

    ◊   Quattro anni dopo il sisma che in Abruzzo ha provocato 309 vittime, l’Aquila è ancora una città fantasma, circondata da macerie e in attesa di una ricostruzione che restituisca alla popolazione la speranza nel futuro. Il Paese - ha detto stamani il presidente del Senato, Piero Grasso, nel corso della sua visita nel centro storico della città - non può restare insensibile a quello che rappresenta l’Aquila per la nazione. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La ricostruzione della città “è una questione nazionale”. Dopo quattro anni – ha spiegato il presidente del Senato – “siamo ancora al punto di partenza” ma adesso, dopo un prolungato periodo di emergenza, ci sono le condizioni per poter ripartire e ricostruire, entro 10 anni, L’Aquila e i Comuni dell’Abruzzo colpiti dal sisma. Servono almeno 7 miliardi e mezzo – ha detto il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente – altrimenti la città muore. Oltre 12 mila persone hanno partecipato, la scorsa notte, alla fiaccolata per ricordare le 309 vittime del sisma che il 6 aprile del 2009, alle 3:32, ha devastato l’Aquila e zone circostanti. In una città ancora profondamente ferita dal terremoto, è stato prima il rumore dei passi a fare breccia nel silenzio della notte. Poi il ricordo di quella tragedia, accompagnato dalla preghiera, si è unito ai 309 rintocchi delle campane della chiesa delle Anime Sante e alla lettura dei nomi di tutte le vittime. Esortando a credere nella luce di Gesù e a non lasciarsi sconfiggere dallo sconforto, l’arcivescovo dell'Aquila, mons. Giuseppe Molinari, ha ricordato che quattro anni fa il sisma scosse la città nella notte del Lunedì Santo. “Allora – ha aggiunto il presule – iniziò la nostra passione, quest'anno siamo nel periodo della Pasqua e della Resurrezione”.

    Tra le 309 vittime del sisma del 6 aprile del 2009, 55 erano studenti universitari fuori sede. Tenere vivo il loro ricordo è il compito di Avus, l'Associazione vittime universitarie Sisma. Amedeo Lomonaco ha intervistato Sergio Bianchi, presidente di Avus:

    R. – Sono il papà di Nicola Bianchi, aveva 22 anni e risiedeva in Via D’Annunzio, a L’Aquila. Noi, con la nostra Associazione, portiamo avanti il ricordo, perché adesso solo questo possiamo fare. Non possiamo fare altro per i nostri figli. Stiamo anche pubblicizzando in questi giorni un premio di laurea che consegneremo nel 2014 ad uno studente che si laurei in geologia. L’Aquila ha subito, purtroppo, questi gravi danni. Io spero che la ricostruzione si avvii subito e che l’Aquila torni a vivere. Certo, noi siamo stati abbandonati dalle istituzioni, totalmente ignorati. Noi ci siamo riportati i figli a casa, e da lì si sono spenti i riflettori su di noi. Lo Stato non ci ha assistito in nessun modo.

    D. – Una ferita che purtroppo è sempre aperta, non si potrà mai chiudere. Sono passati quattro anni: eppure il ricordo dell’Aquila sembra concentrarsi solo intorno alla ricostruzione esteriore… Tante macerie interiori continuano a lacerare gli animi. Di fronte a questa devastazione interiore, si è fatto poco, si può fare poco, purtroppo…

    R. – Il problema è proprio questo: evidentemente, la ricostruzione è un argomento che fa pubblicità al mondo politico. Io ritengo che il mondo politico stia sottovalutando l’aspetto umano di questa vicenda. L’aspetto interiore, poi, è stato evitato proprio, perché è quello più doloroso, è quello che fa smuovere le coscienze.

    D. – Quindi, vi siete sentiti soli? Non c’è stata nessuna forma di vicinanza?

    R. – Abbandonati totalmente. Di fatto, noi non abbiamo avuto appoggio morale da nessuna istituzione. Noi soprattutto, noi che non siamo aquilani. Io non sono un terremotato e mio figlio non è stato un terremotato. E non è un terremotato a tutt’oggi. Ma non che la definizione "terremotato" dia qualche vantaggio: noi non vogliamo vantaggi. Noi forse alla fine volevamo soltanto che qualcuno ci chiedesse scusa per quello che è accaduto. Ma neanche questo. Noi cerchiamo di rimettere in piedi la nostra famiglia, cerchiamo di coalizzarci tra sventurati per farci forza per guardare un po’ più avanti…

    D. – E di promuovere anche queste iniziative in ambito culturale, come questo Premio di laurea, proprio per dare slancio allo studio, alla ricerca, per dare alla scienza ancora più sicurezza, ancora più fondamento …

    R. – Sì: il nostro obiettivo è proprio questo. Il nostro obiettivo è quello di evidenziare gli errori fatti e di spingere i nuovi studenti a non dimenticare gli errori fatti, perché dagli errori fatti si può partire per un futuro forse migliore, per non commettere di nuovo gli stessi errori. La geologia è una materia importante, che può essere fondamentale per salvare tante persone. Noi siamo un’Associazione di genitori che hanno perso i figli: non abbiamo tante possibilità economiche, ma quelle poche che abbiamo stiamo cercando di utilizzarle al meglio, cercando di aiutare qualche studente che domani si renda utile per la causa. Noi siamo convinti che questo sia un atto d’amore e noi lo dobbiamo ai nostri figli. Quindi, continueremo a farlo con lo stesso impegno con cui lo stiamo facendo oggi.

    Il Premio di laurea promosso dall’Associazione Avus e dal Consiglio nazionale dei geologi si rivolge dunque ai laureati che abbiano discusso una tesi sperimentale su prevenzione e rischio sismico. Il servizio è di Valeria Cipollone:

    Nicola, Martina Benedetta, Gabriele, Carmelina, Ivana, Maurizio, Sara, Michele Enza, Maria e Roberta. Sono 13 dei 54 ragazzi universitari fuori sede che la notte del 6 aprile 2009 hanno perso la vita a L’Aquila. I loro genitori, riuniti nell’associazione Avus, Associazione vittime universitarie e sisma, hanno deciso di istituire insieme al Consiglio nazionale dei geologi e alla Fondazione centro studi del Cng un premio di laurea in loro memoria rivolto agli studenti di scienze della terra che abbiano discusso una tesi sperimentale su terremoti, pericolosità sismica del territorio e riduzione del rischio sismico. Una iniziativa doppiamente importante, come sottolinea Vittorio D’Oriano, vicedirettore del Cng:

    “Secondo me, c’è un doppio valore. Il primo valore è avvicinare gli studenti al problema del rischio, in questo caso del rischio sismico. Il secondo aspetto è che passa anche attraverso la sensibilità delle persone”.

    Anche per le famiglie delle vittime è importante che siano i giovani a lanciare un messaggio positivo. Lo afferma Umberto Braccili, inviato Rai in Abruzzo e autore di “Macerie dentro e fuori”, un libro che racconta le storie di questi ragazzi:

    “Questo Premio si affida proprio ai giovani, perché i genitori che fanno parte di questa Associazione vogliono che dai giovani passi questo messaggio nuovo, questo modo nuovo di concepire non solo la sicurezza in un terremoto, ma anche la serietà nel gestire un’emergenza”.

    Il Premio evidenzia anche il ruolo fondamentale della prevenzione:

    “I terremoti non si evitano. Quindi, la prevenzione è conoscere molto bene il territorio e dare a livello locale quelle regole, perché si costruisca in zone a minore esaltazione dell’onda sismica e ovviamente con criteri che sono quelli più accreditati come costruzioni antisismiche”.

    inizio pagina

    Il card. Vallini inaugura la missione cittadina delle comunità neocatecumenali

    ◊   Inizierà domani, 7 aprile, e proseguirà per cinque domeniche la “missione cittadina” destinata a portare l’annuncio della Parola di Dio nelle piazze di tutto il mondo durante l’Anno della Fede. Per la città di Roma, il cardinale vicario, Agostino Vallini, ha conferito durante una celebrazione nella Basilica di San Paolo il mandato alle 500 comunità cittadine del Cammino neocatecumenale, che annunceranno il Vangelo nell’Urbe. Le comunità sono state presentate dall’iniziatore del Cammino, Kiko Arguello. Il servizio di Davide Maggiore:

    “Cristo è vivo!”: è questo l’annuncio che i cristiani danno al mondo e così il cardinale Vallini si è rivolto a quanti stavano per ricevere il mandato per la missione cittadina. Nella Basilica dedicata all’Apostolo delle genti, che di sé diceva: “Guai a me se non evangelizzassi!”, i fedeli hanno accolto con disponibilità, e soprattutto gioia il compito che è stato loro affidato. Ascoltiamo Gabriele:

    "Una Pasqua è sempre una carica per svolgere questa missione: sicuramente con gioia, con entusiasmo. E’ sempre difficile dare la propria esperienza e mettersi a nudo davanti alle persone, però per Gesù Cristo questo lo facciamo".

    Così descrive invece il suo stato d’animo la signora Alma:

    "Con uno spirito di immensa gratitudine per Dio Padre, perché si è presentato nella mia vita in un momento molto difficile e proprio ha rigenerato. Ho visto meraviglie davanti ai miei occhi, nella mia vita".

    Le comunità si riuniranno in cento piazze romane, con un ambone e una croce, per portare la loro testimonianza nel cuore della realtà contemporanea, come spiega Sante:

    "Noi abbiamo ricevuto questo tesoro che non possiamo tenere solo per noi, ma adesso che tanta gente perde la speranza, Cristo è Colui che dove passa, sana, consola, dà vita".

    Una profonda continuità con il messaggio di Papa Francesco è quanto invece vede Chiara nella missione cittadina:

    "Mercoledì, sono stata all’udienza del Papa e il Papa si è rivolto sia alle donne sia ai giovani e ha detto proprio questo: l’importanza dell’evangelizzazione. Nel mio piccolo, spero che anche solo la presenza fisica possa essere un segno già semplicemente per i miei amici, che non hanno avuto l’occasione di ricevere questa notizia, che invece cambia la vita".

    Anche Stefano si richiama alle parole del Pontefice, che ha sottolineato la necessità di rivolgersi alle periferie sia geografiche che esistenziali:

    "È una spinta e una motivazione in più. La nostra esperienza del Cammino neocatecumenale nasce proprio tra gli emarginati, nelle baracche. Ritornare a questo è importante".

    inizio pagina

    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo di Pasqua

    ◊   Nella seconda Domenica di Pasqua, o “Domenica della Divina Misericordia”, la liturgia ci presenta il Vangelo in cui Gesù risorto appare di nuovo ai discepoli dopo otto giorni, presente anche Tommaso, a cui dice:

    «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo la riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Il Vangelo di Giovanni, proclamato nella liturgia di questa domenica, racconta due eventi: innanzitutto, ci riconduce alla sera dello stesso giorno di Pasqua, quando Gesù si mostra agli apostoli, chiusi in casa per timore dei giudei, riversando su di loro la sua pace; e li investe del dono dello Spirito Santo, costituendoli “apostoli”, cioè inviati. La missione di Cristo, inviato dal Padre per la salvezza del mondo, viene comunicata agli apostoli, che diventano così i suoi successori, con lo stesso potere di salvezza e di perdono per tutti.

    Inoltre, otto giorni dopo, torna a mostrarsi ai suoi apostoli, che si trovano ancora in casa, ma questa volta c’è anche Tommaso che, assente al primo incontro, aveva dichiarato di non credere a quanto gli altri raccontavano. Davanti alle mani ed al costato perforato del Signore, esclama con fede: “Mio Signore e mio Dio!”. Vorrei cogliere qui la bellezza e l’importanza di questi “otto giorni dopo”, che costituiranno il ritmo del cammino della Chiesa nella storia, con le parole del Concilio Vaticano II: “Secondo la tradizione apostolica, che trae origine dal giorno stesso della Risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che giustamente è detto giorno del Signore, o domenica. In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea perché, ascoltando la parola di Dio e partecipando all’Eucaristia, facciano memoria della Passione, della Risurrezione e della gloria del Signore Gesù e rendano grazie a Dio... Per questo la domenica è la festa primordiale che va proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che divenga anche giorno di gioia e di riposo” (SC 106). Oh, se tornasse a risuonare anche tra di noi oggi il “Sine dominicum non possumus” (“Senza la domenica non possiamo vivere”) dei Martiri di Abitene (nell’attuale Tunisia)!

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    India. Ieri nel Kerala i funerali del rettore del Seminario di Bangalore

    ◊   Una folla di migliaia di fedeli, sacerdoti e laici, ha partecipato ieri ai funerali del rettore del seminario di Bangalore in India, padre Thomas, barbaramente ucciso all’interno della struttura nella notte tra la domenica e il lunedì di Pasqua. Le esequie si sono svolte nel villaggio natale del sacerdote, Ettumanoor, nello Stato del Kerala, nella chiesa dedicata a San Giuseppe, e sono state presiedute dall’arcivescovo dei siro-malabresi di Kottayam, Mar Mathew Moolakkatt. L’omelia funebre è stata tenuta dal vescovo ausiliario Mar Joseph Pandarasseril, che ha ricordato come il rettore fosse apprezzato in seminario, ma anche in tutta la diocesi: un vero “testimone della fede cristiana”, sono state le sue parole per descriverlo, fedelmente riferite da AsiaNews. Il presule ha inoltre invitato l’assemblea a pregare per la conversione dei colpevoli, prima che il corpo del sacerdote venisse tumulato nel cimitero adiacente alla chiesa. Intanto a Bangalore proseguono le indagini della polizia: l’ipotesi investigativa più accreditata propende per una conoscenza tra padre Thomas e i suoi assassini, tanto che si sarebbe svolta una conversazione, prima dell’uccisione del sacerdote. Inoltre, il fatto che siano stati rubati solo documenti dallo studio del rettore, mentre tutti gli oggetti di valore sono al loro posto, confermerebbe che non si è trattato di killer prezzolati. Infine, non sono ancora stati resi noti i risultati dell’autopsia, ma pare che il sacerdote sia stato colpito al volto e alla nuca da un corpo contundente e che poi il sangue sia stato accuratamente pulito con le vesti che la vittima indossava per la notte. (R.B.)

    inizio pagina

    Nigeria: la Chiesa favorevole ad amnistia per "Boko Haram"

    ◊   Entra nel vivo in Nigeria il dibattito sulla concessione del perdono ai membri del gruppo di estremisti islamici "Boko Haram", responsabile dell’uccisione di centinaia di persone nel Nord del Paese. La proposta è stata avanzata dal sultano di Sokoto, uno dei più importanti esponenti islamici locali, e nei giorni scorsi il presidente Goodluck Jonathan ha costituito una commissione di esperti per studiare i termini dell’amnistia. Nel dibattito interviene anche la Chiesa cattolica, attraverso l’arcivescovo di Abuja, cardinale John Olrunfemi Onaiyekan, che nel suo messaggio di Pasqua intitolato appositamente “La pietà di Dio e il perdono degli uomini”, ha invitato a un’attenta analisi della situazione: “Lo Stato deve saper usare con molta cura il proprio potere di perdonare i criminali – scrive nel messaggio riportato dall'agenzia Fides – ci possono essere considerazioni di carattere politico, ma queste non possono travolgere gli imperativi morali”. Il porporato ricorda poi come all’azione di perdono siano necessarie due condizioni: il pentimento e un sincero sforzo di riparare al danno. “In questa atmosfera di sforzo comune – conclude – la richiesta di amnistia sembra opportuna e persino necessaria. In ogni conflitto arriva il tempo per il dialogo in vista della soluzione finale. Sembrerebbe che per Boko Haram tale momento sia giunto”. (R.B.)

    inizio pagina

    La terra trema in Asia: la scossa più forte 7.1 in Indonesia

    ◊   Un sisma di magnitudo 7.1 ha colpito alle 13.42 di oggi – ora locale – la parte indonesiana della Nuova Guinea. Lo comunica il Servizio geologico degli Stati Uniti, precisando che l’epicentro è stato registrato a 237 km a est di Enarotali, una provincia poco abitata e dove le case sono costruite in legno: non è stato diramato alcun allarme tsunami né si sono registrati danni a persone o cose. A essere particolarmente colpite, le regioni di Papua e Irian Jaya; l’intero arcipelago, comunque, si trova sul cosiddetto “anello di fuoco” del Pacifico: l’ultimo sisma di notevole intensità avvenne nel 2004, ma da esso fu generato uno tsunami che uccise oltre 230 mila persone. La terra trema oggi anche in Russia: una scossa di magnitudo 5.9 è stata avvertita alle 11.29 locali nell’estremo sudest, al confine con la Cina e la Corea del Nord. L’epicentro è stato individuato 13 km a nordovest di Zarubino, sul litorale, ma anche qui non si ha notizia di vittime né danni. Un’altra scossa, più forte, di magnitudo 6.2, era stata registrata ieri nella stessa zona. Infine, un terzo terremoto si è verificato stanotte nel nordest dell’Afghanistan, con epicentro nei pressi del villaggio di Ashkasham, vicino alla frontiera col Tagikistan. Anche qui nessun danno particolare. (R.B.)

    inizio pagina

    Iraq: 25 morti per un attentato durante comizio elettorale

    ◊   Sono 25 le vittime e almeno 60 i feriti, secondo fonti sanitarie, di un attentato avvenuto oggi in Iraq durante un raduno elettorale a due settimane dalle elezioni che nel Paese si svolgeranno il 20 aprile prossimo. L’attacco è avvenuto a Baquba, una sessantina di chilometri a nordest dalla capitale Baghad, durante il comizio di Mouthanna Ahmed Abdelwahid, il candidato di un piccolo partito locale d’ispirazione sunnita. Secondo le prime ricostruzioni della polizia, prima c’è stato il lancio di una granata, poi un kamikaze si è fatto esplodere; probabilmente l’obiettivo era l’uomo politico, che è rimasto illeso. Dall’inizio della campagna elettorale ad oggi, sono già 12 i politici candidati che sono stati uccisi. (R.B.)

    inizio pagina

    Libano: Tammam Salam è il nuovo premier

    ◊   Il sunnita Tammam Salam è il nuovo premier del Libano: lo ha nominato oggi il presidente del Paese, Michel Suleiman, che gli ha conferito l’incarico di formare il nuovo esecutivo che sarà probabilmente un governo di consenso nazionale. Il nuovo premier, in una conferenza stampa in diretta tv dal palazzo di Baadba, ha già chiarito le sue priorità: legge elettorale e sicurezza del Paese. Salam, vicino all’opposizione sostenuta dall’Arabia Saudita, è sostenuto anche da Francia e Stati Uniti. (R.B.)

    inizio pagina

    Uruguay: marcia di protesta contro la legge su unioni gay

    ◊   Con l’approvazione in Senato del progetto di legge in favore del cosiddetto “matrimonio egalitario”, l’Uruguay è a un passo dal diventare il secondo Paese sudamericano a legalizzare l'unione tra persone dello stesso sesso, dopo l’Argentina. I movimenti contrari alla riforma, riuniti nel “Tavolo nazionale in Difesa e Promozione della Famiglia” hanno convocato per lunedì 8 aprile una grande manifestazione, nella centrale Piazza Matriz di Montevideo, per protestare contro un “lampante colpo che lo Stato pretende di fare ai danni dell’istituzione matrimoniale, e dei più deboli, cioè i bambini”. Il coordinamento afferma che consentire alle coppie dello stesso sesso di adottare minori, a volte a condizioni agevolate rispetto a quanto previsto per le coppie tradizionali, è parte del progressivo degrado di una cultura che non rispetta il diritto alla vita, che ha legalizzato l’aborto, che non riconosce il valore dell’educazione ai figli impartita dai genitori e che si mostra indifferente davanti alle difficoltà delle famiglie povere e numerose. Fin dalla presentazione del progetto legge in Parlamento, la Chiesa si è detta contraria: “Un duro colpo per il matrimonio e la famiglia”, aveva detto mons. Pablo Galimberti, vescovo di Salto, che, a nome dell’episcopato locale, proponeva una riflessione sul significato e sulle conseguenze della legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso. “Nel voler chiamare matrimonio le unioni tra persone dello stesso sesso, invece di usare altre parole, si avverte la subdola volontà di abbattere una struttura radicata nelle nostre società”, scriveva il presule. La legge è stata approvata con 23 voti a favore e 8 contrari e ora passerà all’esame dei deputati. Secondo il nuovo testo, con l’espressione “matrimonio egalitario” si definisce il matrimonio “un’unione permanente tra due persone di uguale o diverso sesso” e si eliminano dagli articoli le parole “uomo” e “donna”, per sostituirle con “coniugi”. Un’altra novità è costituita dalla norma che autorizza i genitori a scegliere liberamente l’ordine dei cognomi dei figli: in America Latina, infatti, come in Spagna, si usa il doppio cognome, quello paterno seguito da quello materno. (A.T.)

    inizio pagina

    Pasqua in Mongolia: decine di Battesimi durante le veglie notturne

    ◊   L'agenzia AsiaNews racconta come si è svolta la Pasqua in Mongolia, dove i cristiani costituiscono appena il 2% della popolazione, per la maggioranza di fede buddista mischiata a credenze sciamaniche locali. Qui, la Pasqua non è considerata tra le feste nazionali e non sono previsti giorni di festa. Dozzine, però, sono stati i catecumeni che hanno ricevuto il Battesimo durante le veglie organizzate nelle sei parrocchie della capitale Ulaanbaatar, dove il rito della benedizione del fuoco ha attratto diversi curiosi. In Mongolia, altissimo è anche il numero di coloro che si professano atei, circa il 40% della popolazione, mentre i cristiani battezzati ora sono 900. Le celebrazioni sono state discrete, ma molto sentite e le chiese - raccontano testimoni - gremite di fedeli. Tra l’altro, la Pasqua ha coinciso in città anche con la domenica ecologica voluta dall’amministrazione per combattere l’inquinamento. I primi missionari stranieri sono potuti entrare in Mongolia solo 20 anni fa: tra loro anche l’attuale prefetto apostolico della capitale, mons. Wenceslao Padilla, della Congregazione del Cuore immacolato di Maria. Grazie al loro lavoro, la comunità è cresciuta e si è rafforzata e sono nati centri di accoglienza per orfani e anziani in un Paese in cui le strutture sanitarie scarseggiano, nonché scuole e chiese, anche se i permessi per costruire un nuovo luogo di culto restano difficili da ottenere. Infine, i primi due seminaristi mongoli, che studiano nel seminario di Daejeon, in Corea del Sud, si stanno preparando al sacerdozio. (R.B.)

    inizio pagina

    Alla Lateranense, convegno sulla crescita economica dell’Europa

    ◊   “Competitività e competenza. Quale crescita per l’Europa del futuro?”: è il tema di un incontro alla Pontificia Università Lateranense, il prossimo 17 aprile. L’evento si inserisce nel ciclo di seminari dell’ateneo intitolato “La dimensione europea dell’Economia sociale di mercato”. Organizzati dall'Area di Ricerca Internazionale "Caritas in Veritate" della Lateranense, presieduta dal prof. Flavio Felice, e dalla rappresentanza in Italia della Fondazione Konrad Adenauer in collaborazione con il Centro studi Tocqueville-Acton, questi appuntamenti intendono riflettere sull'economia sociale di mercato, come sistema aperto, all'interno della visione di governance dell’Unione europea. Il dibattito, moderato dal direttore della rivista Formiche, Michele Arnese, sarà introdotto dai saluti del prof. Giovanni Manzone della Pontificia Università Lateranense e di Katja Christina Plate, direttrice della rappresentanza Italiana della Konrad-Adenauer-Stiftung. Di seguito interverranno Nicola Rossi, docente di Economia politica presso l'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Enzo Di Nuoscio, docente di Filosofia della Scienza presso l'Università del Molise e Dario Antiseri, membro del Comitato Scientifico della Scuola Internazionale Alti Studi del Collegio San Carlo Modena. (A.G.)

    inizio pagina

    I Frati Cappuccini, presenza di carità in 108 Paesi del mondo

    ◊   Sono 10.286 i religiosi cappuccini nel mondo, secondo l’ultima statistica – aggiornata al 31 dicembre 2012 – in merito alla presenza della Fraternità dei Frati Cappuccini, edita dagli uffici della Curia Generalizia. Nel dettaglio, i postulanti sono 625, i novizi 367, i professi temporanei 1.490, i professi perpetui 8.796. Ci sono, inoltre, un fratello cardinale e 90 tra vescovi e arcivescovi. Nell’anno, infine, i frati defunti sono stati 208. I Cappuccini sono presenti in 108 Paesi, e così distribuiti: 1.357 in Africa, 1.657 in America Latina, 664 nell’America del Nord, 2.339 tra Asia e Oceania. Nel Vecchio continente, si distingue tra Europa occidentale, dove sono 3.500, ed Europa orientale, 769. La Fraternità universale è strutturata in 81 Province: 9 viceprovince generali, 17 viceprovince provinciali, 17 Custodie, 8 Delegazioni, 24 Domus Praesentiae e 13 Conferenze dei ministri provinciali. (A cura di padre Egidio Picucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 96

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.