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Sommario del 04/04/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: lo stupore dell'incontro con Cristo genera la vera pace
  • La vicinanza del Papa all'Argentina colpita dalle alluvioni: oltre 50 le vittime
  • Tweet del Papa: "Non dobbiamo avere paura di amare Dio". Oltre 5 milioni i follower di @pontifex
  • Udienze di Papa Francesco
  • Mons. Tomasi: Trattato Onu sulle armi, passo positivo ma con forti limiti
  • “Civiltà Cattolica” si rinnova. P. Spadaro: incoraggiati da Papa Francesco a costruire ponti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Escalation di tensione nel Pacifico: la Corea del Nord minaccia attacco nucleare contro gli Usa
  • Olanda: sentenza choc sulla pedofilia. Don Di Noto: decisione disumana contro i diritti dell’infanzia
  • Alla Gmg di Rio iniziative per la salvaguardia del creato e sviluppo sostenibile
  • “Credere”: nuova rivista dei Paolini in edicola da oggi. In omaggio il libro del Papa "Dio nella città"
  • Musei Vaticani: la tomba etrusca Regolini-Galassi visitabile in 3D
  • "Dio ha fatto gol": il libro di padre Picucci sull'elezione di Papa Francesco
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • L’Africa tra i continenti più colpiti dalla piaga delle mine
  • Centrafrica. Il vescovo di Bangassou: "La mia popolazione è terrorizzata da banditi armati"
  • Siria: 300mila profughi cristiani in fuga anche dai campi Onu
  • Siria. Mons. Nassar: "A Damasco le bombe cadono ovunque come una roulette russa"
  • Siria. La Custodia: ad Aleppo una Settimana santa di vera passione
  • Cisgiordania: sale la tensione dopo l'uccisione di due adolescenti
  • Pakistan: attacco a un quartiere cristiano, pietre contro una chiesa in Punjab
  • Vietnam: i vescovi a difesa della famiglia che ha lottato contro gli espropri forzati
  • India: l'8 aprile i funerali in Kerala per il sacerdote ucciso a Bangalore
  • Argentina: appello alla pace sociale dei vescovi della Patagonia
  • Italia: tre arresti nell'ambito del dissesto finanziario dell'Idi
  • Spagna: l'episcopato presenta un video per promuovere l'educazione religiosa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: lo stupore dell'incontro con Cristo genera la vera pace

    ◊   Lo stupore dell’incontro con Cristo è stato al centro della breve omelia di Papa Francesco durante la Messa presieduta stamani presso la Casa Santa Marta. Hanno partecipato alla celebrazione i dipendenti della Tipografia vaticana. Al termine della Messa, il Papa, com'è sua abitudine, si è raccolto in preghiera tra gli ultimi banchi della cappellina della Domus. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Le letture del Giovedì nell’Ottava di Pasqua ci parlano dello stupore: lo stupore della folla per la guarigione dello storpio operata da San Pietro in nome di Cristo e lo stupore dei discepoli di fronte all’apparizione di Gesù risorto.

    “Lo stupore – afferma il Papa - è una grazia grande, è la grazia che Dio ci dà nell’incontro con Gesù Cristo. E’ qualcosa che fa sì che noi siamo un po’ fuori di noi per la gioia … non è un mero entusiasmo”, come quello dei tifosi “quando vince la loro squadra”, ma “è una cosa più profonda”. E’ fare l’esperienza interiore di incontrare Gesù vivo e pensare che non sia possibile: “Ma il Signore ci fa capire che è la realtà. E’ bellissimo!”.

    “Forse – ha proseguito il Pontefice - è più comune l’esperienza contraria, quella che la debolezza umana e anche le malattie mentali, o il diavolo, fanno credere che i fantasmi, le fantasie, siano la realtà: quello non è di Dio. Di Dio è questa gioia tanto grande che non la si può credere. E noi pensiamo: ‘No, questo non è reale!’. Questo è del Signore. Questo stupore è l’inizio dello stato abituale del cristiano”.

    Certo – ha osservato il Papa – “non possiamo vivere sempre nello stupore. No, davvero, non si può. Ma è l’inizio. Poi, questo stupore lascia l’impronta nell’anima e la consolazione spirituale”. E’ la consolazione di chi ha incontrato Gesù Cristo.

    Dopo lo stupore, dunque, c’è la consolazione spirituale e alla fine, “ultimo scalino”, c’è la pace. “Sempre, un cristiano – ha sottolineato Papa Francesco - anche nelle prove più dolorose, non perde la pace e la presenza di Gesù” e “con un po’ di coraggio” può pregare: “Signore, dammi questa grazia che è l’impronta dell’incontro con te: la consolazione spirituale” e la pace. Una pace che non si può perdere perché “non è nostra”, è del Signore: la vera pace “non si vende né si compra. E’ un dono di Dio”, perciò – conclude il Papa - “chiediamo la grazia della consolazione spirituale e della pace spirituale, che incomincia con questo stupore di gioia nell’incontro con Gesù Cristo. Così sia”.

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    La vicinanza del Papa all'Argentina colpita dalle alluvioni: oltre 50 le vittime

    ◊   Papa Francesco ha espresso la sua “paterna vicinanza” a quanti in Argentina sono stati colpiti dalle piogge torrenziali degli ultimi giorni, specialmente la provincia di Buenos Aires, dove sono morte almeno 54 persone. Nel messaggio indirizzato all’arcivescovo di Buenos Aires, mons. Mario Aurelio Poli, a firma del segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, il Pontefice incoraggia le istituzioni civili ed ecclesiali a prestare il necessario aiuto. Il servizio di Debora Donnini:

    Papa Francesco abbraccia la sua Argentina. In un messaggio si dice addolorato per la notizia di quanto accaduto nella sua terra natale ed esprime la sua “paterna vicinanza spirituale” a quanti sono stati colpiti. Offre poi suffragi al Signore per i defunti, che finora sono almeno 54, e incoraggia le istituzioni civili ed ecclesiali e le persone di buona volontà “a prestare con carità e spirito di solidarietà cristiana il necessario aiuto a quanti hanno perso le loro case o i beni personali”. Si parla, infatti, di ben 1.500 sfollati a La Plata, capitale della provincia di Buenos Aires. Il Santo Padre imparte, dunque, la sua Benedizione apostolica come segno di vicinanza all’amato popolo argentino. Piogge torrenziali hanno flagellato in questi giorni Buenos Aires e in particolare la vicina città de La Plata. Molte persone hanno perso la vita intrappolate nelle loro auto nella strade inondate dall’acqua e altre sono rimaste folgorate perché la pioggia ha colpito apparecchi elettrici. Oggi l’alluvione si è attenuata e le squadre di soccorso hanno iniziato a rinvenire i primi corpi senza vita. La Casa Rosada ha annunciato 3 giorni di lutto nazionale. Abbiamo raggiunto al telefono in Argentina, Enrique Moltoni, direttore del Culto, cioè rappresentante della Chiesa cattolica, della Provincia di Buenos Aires:

    R. – La situacion es muy dificil...
    La situazione è molto difficile e lo è stata anche di più. Ora si sta normalizzando. Ma si è trattato di un temporale inusitato. Mai si era visto qualcosa del genere in Argentina: sono caduti quasi 315 millimetri di acqua in due ore e mezza o tre, acqua che si è cercato di impedire inondasse tutte le strade della città di La Plata. Sono morte molte persone. Lo stesso è successo anche in un quartiere di Buenos Aires, dove è caduta una quantità inusitata di acqua. E’ stata davvero una disgrazia grandissima per tutte quelle famiglie. Abbiamo ricevuto il telegramma di Sua Santità Papa Francesco, che prega per tutte famiglie delle persone morte e specialmente per il popolo della provincia di Buenos Aires ed anche della capitale. Sono sicuro che se il Papa fosse stato qui, da cardinale, sarebbe andato sul posto, per il suo modo di essere, per quella sua abitudine di stare sempre in quei luoghi, dove realmente la gente ha bisogno.

    D. – Come stanno procedendo gli aiuti delle istituzioni civili ed ecclesiali verso la gente che a La Plata si trova in una situazione molto difficile?

    R. – Hay una cadena muy grande...
    C’è una catena molto grande composta dalla Caritas nazionale e provinciale, specialmente nelle zone vicino alle 30 parrocchie nell’area di La Plata, che si sta occupando di tutto il necessario: acqua, materassi, coperte e una quantità di cose necessarie per tutta questa gente. Si lavora entrando nelle case dove si trovano le persone. Nel nostro caso abbiamo inviato una quantità di cose importanti alla Caritas provinciale. E’ arrivata acqua potabile, che era davvero necessaria, e tutto il necessario perché dove si trovano le persone che hanno lasciato le loro case si abbia tutto per poter sopravvivere.

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    Tweet del Papa: "Non dobbiamo avere paura di amare Dio". Oltre 5 milioni i follower di @pontifex

    ◊   Papa Francesco ha lanciato un nuovo tweet: “Dio ci ama. Non dobbiamo aver paura di amarlo – scrive il Pontefice - La fede si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore”. Il Papa sul suo account Twitter @pontifex in nove lingue ha superato i 5 milioni di follower.

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    Udienze di Papa Francesco

    ◊   Il Santo Padre Francesco ha ricevuto, questa mattina, in udienza il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; il cardinale James Michael Harvey, Arciprete della Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura e mons. Piero Marini, Arcivescovo tit. di Martirano, Presidente del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali.

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    Mons. Tomasi: Trattato Onu sulle armi, passo positivo ma con forti limiti

    ◊   Un passo importante, ma attenzione ai limiti che contiene il Trattato sul commercio delle armi convenzionali, approvato ieri dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E’ l'avvertimento di mons. Silvano Maria Tomasi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra. L’intervista è di Benedetta Capelli:

    R. – E’ un passo molto positivo, perché l’obiettivo è cercare di proteggere la vita umana e di facilitare il rispetto dei diritti umani. Questo Trattato, se lo vediamo nel senso del primo passo, va bene; però, la parola “storico” a volte viene usata un po’ generosamente, perché ci sono dei limiti anche abbastanza forti in questo Trattato. Innanzitutto, non c’è un meccanismo di controllo e inoltre ci sono possibilità per vie traverse di portare avanti lo stesso traffico di armi. Il nuovo Trattato sul commercio delle armi è stato anche l’occasione per un’azione di convergenza ecumenica perché, oltre alla Santa Sede che si è impegnata specialmente a New York a dare un tono etico e una dimensione umana come centro di questo sforzo internazionale, anche varie denominazioni cristiane si sono messe sulla stessa lunghezza d’onda. Così questo Trattato è diventata una prova: lavorando, infatti, insieme su alcuni temi di interesse comune per l’umanità, si può diventare più efficaci e arrivare a qualche risultato concreto.

    D. – C’è stato grande consenso intorno a questo Trattato: il “sì” importante, ad esempio, degli Stati Uniti mentre i tre “no” sono venuti dall’Iran, dalla Siria e dalla Corea del Nord, Paesi in cui si vivono situazioni che preoccupano profondamente la comunità internazionale. Parliamo in particolare della Corea del Nord dove in queste ultime settimane si sta vivendo una situazione di gravissima tensione …

    R. – Le situazioni dei Paesi nominati sono molto diverse tra di loro. Il quadro generale però all’interno del quale dobbiamo guardare il cammino del disarmo e della ricerca della pace dev’essere quello di appoggiare tutti i tentativi, anche piccoli, che si muovano nella direzione di facilitare il dialogo tra tutti i Paesi che formano la comunità internazionale. La preoccupazione la destano i Paesi in difficoltà come la Siria, dove le vittime sono migliaia e dove non si vede una via d’uscita politica, perché sembra che manchi appunto la volontà di fermare la violenza; oppure la retorica militaresca della Corea del Nord, sono situazioni che continuano a tenere l’incertezza e, al di là della retorica, c’è il rischio serio che non ci sia pace nel mondo. Le energie quindi vengono consumate nel cercare di ricomporre, di limitare e di controllare queste situazioni, invece di investirle nel progresso che è necessario per lo sviluppo dei Paesi più poveri, per la ricerca di una convivenza serena che faciliti la qualità di vita di tutte le persone.

    D. – Mons. Tomasi, oggi si ricorda la Giornata delle mine anti-uomo, promossa dalle Nazioni Unite. Quali sono ancora oggi le sfide che vanno ribadite, le urgenze che la comunità internazionale deve prendere in considerazione?

    R. – Dobbiamo porci sempre dal punto di vista delle vittime: questa situazione è stata fortunatamente messa al bando attraverso il Trattato sulle mine antipersona. Dobbiamo continuare a contribuire affinché si realizzi quello che il Trattato prevede soprattutto per l’aiuto ai Paesi che devono eliminare i campi minati e alle vittime di questi ordigni, e speriamo che possa veramente continuare ad essere efficace.

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    “Civiltà Cattolica” si rinnova. P. Spadaro: incoraggiati da Papa Francesco a costruire ponti

    ◊   E’ la più longeva rivisita italiana ancora attiva ed ora, in uno slancio di rinnovamento, approda anche su tutte le piattaforme digitali. Stiamo parlando di Civiltà Cattolica, il quindicinale dei gesuiti fondato il 6 aprile del 1850. Domani, in Sala Stampa vaticana, la presentazione del primo numero della nuova versione cartacea e digitale della rivista. Alessandro Gisotti ne ha parlato con il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro:

    R. – Il primo cambiamento è quello più evidente e riguarda l’impaginazione grafica e la copertina, che s’ispira a quelle in uso fino al 1970. Questi cambiamenti, però, in realtà, toccano anche la struttura della rivista stessa. Cambieranno alcune rubriche, alcune non ci saranno più e ce ne saranno di nuove, perché stiamo cercando di comprendere il significato di una rivista, oggi, nel momento in cui l’informazione è diffusa anche immediatamente su altri canali. C’è certamente bisogno di maggiore riflessione, di costruire ponti tra il pensiero della Chiesa, la vita della società e la vita culturale del mondo di oggi. Poi, l’altra grande novità sarà ovviamente l’arrivo sui tablet e quindi l’approdo al mondo digitale, l’apertura dei contenuti alla condivisione sociale e, un altro elemento, direi fondamentale, l’apertura grazie a Google di tutto il nostro archivio, dal 1850 al 2008, alla consultazione libera, quindi anche gratuita, su web.

    D. – In questo rinnovamento si può dire che viene anche ripreso, richiamato proprio quello spirito creativo, di “fedeltà innovativa” dei padri fondatori di Civiltà Cattolica, ormai oltre 150 anni fa...

    R. – Essere fedeli ad una tradizione significa comprenderne i significati, cioè comprendere quali sono le spinte fondamentali che hanno mosso i fondatori, in questo caso appunto della Civiltà Cattolica, a pensare una rivista così. E studiando, analizzando le origini, è possibile comprendere come si tratti di qualcosa di completamente nuovo rispetto al panorama dell’epoca. Quindi, certamente una fedeltà nell’innovazione.

    D. – Ovviamente queste novità sono state pensate, organizzate e preparate prima dell’elezione alla cattedra di Pietro di Papa Francesco, però vi sentite incoraggiati anche da quello che lo stesso Papa Francesco, proprio nei primissimi giorni, ha detto ai giornalisti: aprirsi al mondo e non rimanere chiusi nel proprio recinto...

    R. – Ci sentiamo molto incoraggiati da quelle parole che descrivono, in fin dei conti, il significato del giornalismo, cioè la capacità di leggere la realtà con delle categorie ispirate alla verità, alla bontà, alla bellezza. In fondo è questa la nostra missione: dare delle chiavi di lettura per comprendere un mondo così complesso come il nostro. Da questo punto di vista, quindi, anche le firme saranno più ampie, rispetto a quelle che il lettore ha conosciuto fino adesso, e sempre tutte di gesuiti, perché la nostra rivista si ispira decisamente a questo carisma della Compagnia di Gesù, che è stato il carisma fondativo della rivista.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La pace non ha prezzo: Messa del Papa a Santa Marta.

    L’uomo che anticipò il futuro: in cultura, Gianpaolo Romanato su Alessandro Valignano, il gesuita che nell’ultimo quarto del Cinquecento portò il cristianesimo in Giappone e Cina, e un articolo dell’ambasciatore Umberto Vattani.

    Una lunga rincorsa per proseguire verso il futuro: la nuova veste grafica e le rubriche innovative de “La Civiltà Cattolica”, la rivista dei gesuiti nata il 6 aprile 1850.

    Con fede testimoniando la pace: nell’informazione religiosa, la prefazione dell’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, al libro “Sui sentieri della pace”, che raccoglie gli interventi dell’ordinario militare per l’Italia, arcivescovo Vincenzo Pelvi.

    In rilievo, nell’informazione internazionale, i venti di guerra che spirano dalla Corea del Nord.

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    Oggi in Primo Piano



    Escalation di tensione nel Pacifico: la Corea del Nord minaccia attacco nucleare contro gli Usa

    ◊   Dopo le minacce di attacco nucleare agli Usa, la Corea del Nord ha trasportato sulla costa orientale un missile a medio raggio. Lo riferisce l'agenzia sudcoreana Yonhap. Potrebbe trattarsi di un vettore capace di raggiungere l’isola di Guam. Da parte sua, Washington ha deciso un approccio più cauto temendo in caso contrario di poter innescare inavvertitamente una crisi ancora più profonda. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si è detto molto preoccupato per la situazione. Ma quali sono, in questo momento, le possibilità che dalle minacce si passi ai fatti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per "Il Sole 24 Ore":

    R. – Quello che è chiaro è che rispetto al passato c’è stata un’accelerazione che, da cronista, direi è stata la maggiore degli ultimi venti anni e dove questa accelerazione potrà portare, è molto, incerto.

    D. – Questo è dovuto anche all’inesperienza del giovane leader nordcoreano Kim Jong Un?

    R. – Potrebbe essere uno degli elementi di questa destabilizzazione, nel senso che un leader così giovane è in qualche modo stretto da una cerchia di generali e leader anziani rispetto a cui non ha abbastanza forza. Questo potrebbe essere un elemento. Un altro elemento, secondo me più importante, è il ruolo della Cina che in qualche modo ha deciso di aumentare la distanza con Pyongyang, non abbandonarla certamente, però condizionarne o cercare di condizionare più pesantemente la sua politica, e non, come è stato finora, subire i condizionamenti di Pyongyang.

    D. – Questa posizione di Pechino può aiutare anche un riavvicinamento con Washington?

    R. – Credo di sì. Anche perché quello che noi abbiamo visto in atto negli ultimi anni è un forte riavvicinamento tra Pechino e Seul, che operano molto in sintonia sia sulla questione nordcoreana ma, e questo è l’altro elemento forse più interessante, anche sulla questione giapponese. Infatti, questo è stato il teatro del riavvicinamento più importante perché sia Pechino che Seul avevano un’agenda simile, l’una con la questione delle isole Senkaku, l’altra con le isole Takeshima entrambe contese con Tokyo.

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    Olanda: sentenza choc sulla pedofilia. Don Di Noto: decisione disumana contro i diritti dell’infanzia

    ◊   Sentenza choc in Olanda. La Corte d’appello di Leeuwarden, ribaltando la decisione di primo grado, ha stabilito che non può essere vietata l’attività di un’associazione che promuove la pedofilia. Il comportamento pedofilo - si sostiene nella sentenza - è aberrante ma non può essere negato il "diritto", così viene definito, di lanciare campagne per promuoverla. Su questa decisione, Amedeo Lomonaco ha raccolto il commento di don Fortunato Di Noto, fondatore dell'Associzione "Meter", impegnata nella lotta contro la pedofilia:

    R. - Questa sentenza va contro i diritti fondamentali dei bambini: contraddice totalmente i diritti dell’infanzia, soprattutto contraddice la Convenzione di Lanzarote. È un problema molto serio ed è certamente un fenomeno in evoluzione. In Olanda, il partito pedofilo olandese fu sciolto qualche anno fa, anche se aveva raccolto seimila firme da parte della popolazione olandese. Se è vero, come è vero, che la pedofilia è un fenomeno definito un crimine contro l’umanità, non credo che si possa giustificare il fatto che alcuni adulti possano favorire i comportamenti pedofili nei confronti dei bambini.

    D. - I giudici hanno anche sentenziato che la società olandese è sufficientemente resistente per affrontare dichiarazioni indesiderabili, cioè si può sottoporre ad una società qualsiasi dichiarazione, tanto in quella società ci sono gli anticorpi. Una concezione proprio al di fuori di qualsiasi logica…

    R. - Io mi chiedo una cosa: se io iniziassi a creare un sito razzista in cui io promuovo il razzismo, si pensa che le mie dichiarazioni non troverebbero immediatamente una risposta e forse, se ci fossero i presupposti, non mi metterebbero in galera? L’anticorpo non è il fatto di avere in una società la possibilità di reagire contro questo tipo di mentalità. Il problema è perché esiste questa mentalità. Stiamo parlando di cose veramente fuori da ogni logica e normalità. Stiamo parlando di una "promozione culturale" che va a colpire bambini da 0 a 12 anni, perché il pedofilo vuole i bambini da 0 a 12 anni. Dovreste leggere i dialoghi nei forum pedofili… I pedofili devono capire che loro sono dei soggetti disturbati e si stanno disturbando sempre di più, pensando che la pedofilia è un benessere per i bambini.

    D. - Quali sono proprio le armi culturali per arginare questa piaga?

    R. - Le armi culturali io le vedo innanzitutto in una società che metta al primo posto la realtà del bambino, il riconoscimento del bambino come soggetto di diritto che ha bisogno di una società che lo accompagni nella crescita psicologica, culturale e fisica. Sappiamo benissimo che le risorse, anche quelle economiche, vengono ridotte sempre di più nei campi dell’istruzione e della sanità. E’ normale che tutto questo contribuisce poi ad un vuoto sociale che ci porta evidentemente a far sì che questa pseudo cultura pedofila riempi i vuoti di una società che non dà possibilità ai bambini di crescere in maniera corretta, serena e matura, affinché possano diventare gli uomini del domani.

    D. - Tornando alla sentenza della Corte d’appello olandese, che si inserisce anche all’interno di una società libertaria, potremmo dire che c’è anche l’intento, in questa decisione, di non porre limiti al libero arbitrio, anche quando questo si muove al di fuori dell’etica e della legge?

    R. - Se noi pensiamo da una parte che una sentenza possa creare una giustificata normalizzazione, dall’altra parte l’umanità non si fonda su una sentenza ma sul buon senso e sull’esperienza stessa che l’umanità ha acquisito durante i secoli. Io credo che questa sentenza non debba essere commentata, ma debba essere veramente cancellata! Il problema è che non è possibile giustificare, normalizzare, un fenomeno devastante nei confronti dei bambini. Il comportamento pedofilo e anche la promozione della pedofilia sono comportamenti disumani, non umani.

    D. - Fa anche effetto - oltre al fatto che la sentenza sia sconcertante - anche la mancanza di reazioni dure da parte della società. Un distacco, un’indifferenza, che diventa assordante…

    R. - Come una società non reagisca nei confronti di queste sentenze o di questi fenomeni ci preoccupa tantissimo. La pedofilia culturale è un fenomeno esteso, trasversale, complesso: basti pensare alle migliaia e migliaia di siti di promozione di pedofilia culturale. La cosa che veramente fa paura, e fa paura seriamente, è che non c’è una reazione da parte della cosiddetta “intellighenzia" culturale, da parte della gente, da parte del mondo della politica. Non c’è assolutamente una reazione contro questo fenomeno! Certo, se si trattasse - perdonatemi se dico questo - di un caso giustamente da condannare di un prete pedofilo, di un vescovo coinvolto, la stampa mondiale avrebbe fatto i “titoloni” in prima pagina; di fronte a questo non c’è reazione e questo fa molta paura. Questo veramente fa emergere la grande ipocrisia del mondo culturale che non vuole - secondo il mio modesto parere - contrastare seriamente il fenomeno della pedofilia. La pedofilia è un crimine contro l’umanità, contro i bambini e non può essere in alcun modo giustificato, normalizzato e accettato, perché anche se ci sono pedofili che ritengono opportuno dire quello che dicono, loro sono “criminali”: non possono pensare di poter utilizzare i bambini secondo i loro scopi, secondo le loro finalità.

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    Alla Gmg di Rio iniziative per la salvaguardia del creato e sviluppo sostenibile

    ◊   Rio de Janeiro, la città brasiliana che ospita la prima Giornata Mondiale della Gioventù di Papa Francesco, lancerà le iniziative volute - nell’ambito del protocollo di intesa siglato dai ministeri dell’Ambiente italiano e brasiliano - dalla Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù, dal Pontificio Consiglio per i laici, dall’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Oranì João Tempesta. Il protocollo, che sostiene “la salvaguardia del creato e lo sviluppo sostenibile”, è stato presentato stamattina presso la nostra emittente. Il servizio di Fausta Speranza:

    Rio de Janeiro ha ospitato un anno fa il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile. Rio ha la più grande riserva al mondo di biodiversità. Papa Francesco, fin dai suoi primi interventi, ha parlato di rispetto del creato. Da tutto ciò nasce l’idea di aggiungere un significato al ricchissimo appuntamento con la Gmg a Rio dal 21 al 28 luglio. Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, traccia l’ideale percorso:

    “La Giornata mondiale della gioventù è un’occasione incredibile, perché viene esattamente un anno dopo il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Rio – Rio + 20 – che ha rappresentato una svolta nelle relazioni internazionali e soprattutto una svolta nei rapporti tra i diversi gruppi di Paesi sul tema della crescita equa e sostenibile, perché il vertice del giugno 2012 a Rio ha stabilito che c’è un impegno comune dei Paesi più sviluppati, dei Paesi meno sviluppati, delle economie emergenti, il Gruppo dei Brics, Brasile, India, Cina, Sudafrica. C’è un impegno comune per costruire un’economia mondiale che noi chiamiamo green economy, ma che di fatto è l’economia basata sull’uso sostenibile delle risorse naturali e delle risorse energetiche. E questo è un cambio sostanziale rispetto a prima, perché la visione precedente era una visione basata sul fatto che i Paesi poveri ed i Paesi emergenti avessero diritto a crescere a prescindere dai temi dello sviluppo. Qui stiamo parlando di un impegno solidale di tutta l’umanità e in questo senso la Giornata mondiale della gioventù è il contesto migliore per dare seguito a questa visione solidale”.

    Tra i tanti momenti, i giovani saranno invitati a partecipare all’incontro con scienziati, teologi, esperti, rappresentanti di Chiese locali e di movimenti ambientalisti. Ne uscirà un “Manifesto per la salvaguardia del Creato”. E per dare concretezza alle intenzioni, durante la Gmg saranno allestite infrastrutture a basso consumo energetico e a bassa intensità di carbonio.

    Tra i primi coinvolti, il “Forum Das Americas”, impegnato in Brasile da anni su questi temi. Cita altri protagonisti Marcello Bedeschi, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù:

    “Il rettore dell’Università Cattolica di Rio, padre Josafá Carlos de Siqueira, gesuita, e che è molto addentro alle tematiche dell’America Latina per quanto riguarda i temi della salvaguardia della natura; poi, noi abbiamo padre Enzo Fortunato, che è il portavoce del Sacro Convento di Assisi, nonché direttore della rivista “San Francesco”: e credo che questo sia un dato fondamentale, perché personalmente i primi impatti su questa tematica, quando ero giovane, li ho avuti con i francescani di Assisi. Loro veramente hanno sempre portato avanti queste tematiche. Poi abbiamo ancora il professor Vittorio Canuto, che è un esperto del ministero, che era consulente di Giovanni Paolo II sulle tematiche ambientali”.

    Resta da dire che il documento finale che si vuole far emergere da Rio ha già un titolo, ed è molto significativo: “The Future We Want”, il futuro che vogliamo.

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    “Credere”: nuova rivista dei Paolini in edicola da oggi. In omaggio il libro del Papa "Dio nella città"

    ◊   “Credere”: in edicola da oggi il nuovo settimanale, edizioni San Paolo, 100 pagine al costo di lancio di 1 euro. In omaggio nel primo numero il libro di Papa Francesco “Dio nella città”. La rivista, distribuita anche in tutte le parrocchie, vuole rispondere alla crescente domanda di positività, come sottolinea il direttore don Antonio Rizzolo al microfono di Roberta Gisotti:

    R. - Abbiamo l’obiettivo di parlare al cuore della gente. Vogliamo raccontare la fede, il tanto bene che c’è ancora nel mondo, nella vita di ogni giorno, nella vita delle persone, nelle famiglie, nei gruppi, nelle associazioni, e la fede ancora viva, in modo che possa essere trascinante anche per i nostri lettori.

    D. - Si dice che sia una sfida uscire con una nuova rivista, sapendo quanto gli italiani siano carenti nella lettura e si dice pure che le chiese si stanno spopolando…

    R. - E’ sicuramente una sfida in un contesto come questo, dove anche l’editoria in generale è abbastanza in difficoltà. Però, è una sfida che vogliamo raccogliere perché non ha senso lasciarsi andare al pessimismo e come cristiani dobbiamo essere capaci di rilanciare continuamente, di avere una prospettiva positiva, e dobbiamo credere anche nella Provvidenza.

    D. - La rivista è divisa in tre parti?

    R. – Sì, il riferimento è alla definizione che Gesù ha dato di se stesso: io sono la via, la verità e la vita. Noi abbiamo poi modulato queste tre parole. Nella parte che abbiamo chiamato “via”, parliamo dei testimoni della fede, di tutte le esperienze di fede che possono essere di esempio, di modello e di aiuto anche per gli altri. La parte “verità” propone un approfondimento, sempre semplice, sulle verità di fede. La parte “vita” si riferisce soprattutto alla vita di grazia, il dono che ci fa il Signore di se stesso, soprattutto attraverso i sacramenti, l’Eucaristia in modo particolare, e quindi ci sono i commenti al Vangelo e il testo del Vangelo stesso e un aiuto a vivere meglio la liturgia e in generale la dimensione della preghiera e del nostro rivolgerci a Dio, sia come singoli che come comunità.

    D. – Ci sono anche rubriche fisse, con nomi già noti?

    R. – I nomi più noti probabilmente sono padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, che ha una rubrica dove risponde ad alcune domande dedicate alla Madonna. Abbiamo anche don Gabriele Amorth che è nostro confratello paolino, noto come esorcista, che tratta argomenti riguardanti, per dirla in breve, quello dei “novissimi”, quindi le ultime realtà della vita. Poi, nella parte finale abbiamo anche una rubrica che vedrà alternarsi Carlo Nesti, il giornalista sportivo, e Costanza Miriano anche lei giornalista della Rai. Poi abbiamo nomi noti anche per i commenti ai Vangeli di ogni giorno. I Vangeli domenicali sono a cura del cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana. Mentre il commento ai Vangeli della settimana sono a cura di mons. Giovanni D’Ercole, vescovo ausiliare de L’Aquila. Ci sarà anche un’edizione particolare, per i Vangeli e relativi commenti di rito ambrosiano, dove ci sarà mons. Ennio Apeciti per il commento al Vangelo della domenica e Gloria Mari, che è un appartenente all’Ordo virginum, per i commenti ai Vangeli di ogni giorno.

    D. – In questo primo numero una sorpresa, in omaggio un libro…

    R. – Sì, intanto nel primo numero c’è un ampio spazio dedicato ovviamente a Papa Francesco ed infatti in copertina diciamo: “Siamo con te Francesco”. Vogliamo anche offrire ai lettori in regalo un libro del Papa, scritto quando era ancora cardinale, circa un anno fa, ma è uno dei suoi scritti più recenti, intitolato “Dio nella città”.

    D. – Dunque, tanti motivi per andare all’edicola ad acquistare questa nuova rivista…

    R. – Sì, sono tanti e penso che proprio questo rilancio della fede, del Vangelo, questo nuovo entusiasmo che il Papa ha suscitato sia pienamente in sintonia con quanto noi vogliamo fare e quindi un motivo in più per avere tra le mani qualcosa di bello che possa riscaldare il cuore e farci vivere la gioia della fede.

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    Musei Vaticani: la tomba etrusca Regolini-Galassi visitabile in 3D

    ◊   Presentata, questa mattina, ai Musei Vaticani l’installazione di realtà virtuale che riproduce la famosa Tomba Regolini-Galassi di Cerveteri. L’opera, realizzata nell’ambito del progetto europeo Etruscanning, attraverso uno schermo permette al visitatore con il solo movimento del corpo di esplorare lo spazio virtualmente ricostruito, di avvicinarsi agli oggetti, di toccarli ed ascoltare le narrazione dei defunti a cui tale inestimabile corredo fu dedicato. Il servizio di Paolo Ondarza:

    Arte, scienza e tecnologia insieme per un’applicazione pionieristica destinata ad aprire un nuovo corso nella museologia. Grazie alle più sofisticate tecniche per la documentazione digitalizzata percorrendo gli spazi espositivi dei Musei Vaticani è da oggi possibile visitare, seppur virtualmente, la tomba Regolini-Galassi della necropoli etrusca di Cerveteri così come venne allestita intorno al 650 avanti Cristo. Il progetto europeo Etruscanning costituisce un’opportunità unica dal momento che dal 1836, anno in cui il sepolcro fu scoperto ancora intatto, i reperti in esso conservati sono stati musealizzati e poi trasferiti nel Museo Gregoriano Etrusco in Vaticano. Massimo il coinvolgimento del visitatore che con il solo movimento delle braccia può compiere un vero e proprio viaggio nel tempo servendosi della tecnica del "Natural Interaction". Il commento di Eva Petroni, responsabile scientifico del progetto:

    “Significa muoversi con i soli movimenti del corpo all’interno di uno spazio 3D ricostruito, abbattendo tutte le barriere costituite dalle interfacce tradizionali come joy-stick, mouse, consolle eccetera, che inevitabilmente allontanano una parte del pubblico da questo tipo di esperienza”.

    Etruscanning vuol dire interattività a tutto campo. Gli oggetti conservati all’interno della tomba, vasi, ori, bronzi, riportati allo splendore di quando furono inumati, se toccati dal visitatore raccontano la storia dei loro proprietari:

    “Non ci limitiamo soltanto ad un’esperienza esplorativa dello spazio. Vogliamo raccontare una storia e, quindi, approfittiamo di questa ricostruzione in 3D per far parlare i due protagonisti della tomba che sono i due personaggi lì sepolti: una donna di alto rango, probabilmente una principessa, e un guerriero, che come tutti i guerrieri fu incinerato e le sue ceneri deposte in un’olla, e sono loro due che guidano il visitatore in questa esperienza raccontando il loro mondo ed i loro oggetti”.

    L’installazione fruibile da un visitatore alla volta sarà da oggi permanente all’interno dei Musei Vaticani. Il direttore Antonio Paolucci:

    “Io sono convinto che sia questa la chiave giusta per far cadere il diaframma che divide le cose antiche, che stanno nei musei e che spesso alla gente incutono soggezione e paura, e renderle invece comprensibili e allo stesso tempo affascinanti. Le due cose possono benissimo stare insieme. Sono contento che una cosa come questa sia stata presentata nei Musei Vaticani e riguardi una collezione dei Musei Vaticani”.

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    "Dio ha fatto gol": il libro di padre Picucci sull'elezione di Papa Francesco

    ◊   “Dio ha fatto gol”. Questo il titolo del libro, edito dalla Tau Editrice, che padre Egidio Picucci, direttore della rivista “Continenti” della Conferenza italiana ministri provinciali cappuccini e nostro collaboratore, ha dedicato all’elezione di Papa Francesco. Valeria Cipollone ha chiesto a padre Picucci come ha vissuto il momento dell’Habemus Papam.

    R. – Ho saputo di questa elezione mentre stavo in macchina e mi avviavo verso Assisi. Sono entrato in un bar perché faceva freddo, pioveva… Non volevo perdere questa occasione di vedere l’elezione del Papa... Quando è arrivato il momento dell’annuncio nessuno ha capito niente, ma tutti hanno capito “Franciscum” e mi hanno chiesto: cosa vuol dire Franciscum? Allora ho detto: “Io penso che avrà scelto il nome di Francesco”… E tutti: “Ma è possibile…?” E poi c’è stata la conferma. Allora tutta la gente, una ventina di persone che erano riunite nel bar, hanno cominciato a battere le mani e a dire, come il nostro San Francesco: “Viva il Papa, viva il Papa…!” Quindi perché non parlare ricominciando da questo fatto!

    D. – Per un francescano che cosa ha significato la scelta del nome Francesco da parte del nuovo Pontefice?

    R. - Lui ha fatto quello che faceva Francesco senza portarne il nome. Adesso si metterà a fare quello che faceva Francesco portandone il nome. Anche perché Francesco quando riceveva nuovi religiosi non li accettava se prima non facevano un’esperienza nel lebbrosario di Assisi. Dovevano far vedere di essere capaci di ridere non "insieme" o "con" ma come i poveri, come ha fatto il nostro Papa.

    D. – Papa Francesco ha salutato la folla con un “Buonasera”: quali sono state le reazioni nel bar a questo inizio semplice ma vigoroso?

    R. – La gente ha risposto “Buonasera”, come se fosse lì, impressionata. Questo buonasera ha fatto ritenere il Papa come un buon cristiano, come un parroco di campagna che va per le case e saluta la gente che incontra. Quindi forse, insieme al nome, è stato quel saluto che ha attirato immediatamente grande simpatia verso di lui.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    L’Africa tra i continenti più colpiti dalla piaga delle mine

    ◊   Su 110 milioni di mine disseminate nel mondo, ben 44 milioni si trovano in Africa secondo le statistiche più aggiornate. Questi ordigni costituiscono ancora una minaccia per le vite delle generazioni odierne e future, ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, nel suo discorso in occasione della Giornata Mondiale per la Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine che si celebra oggi. Uno dei Paesi africani maggiormente interessati da questa piaga è la Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Secondo il direttore del Centro congolese per lo sminamento - riferisce l'agenzia Fides - il territorio di diverse province del Paese è disseminato di ordigni inesplosi e di mine. Solo il 30% di questi strumenti di morte è stato neutralizzato. Le province più colpite sono quella Equatoriale, l’Orientale, il Katanga, una parte di Maniema, del sud e del nord Kivu e i due Kasai. Nella Rdc dal 2002 al 2012, sono morte 2.458 persone a causa delle mine. Altri Paesi africani il cui territorio è ancora disseminato di mine e di altri ordigni inesplosi sono Angola, Ciad, Eritrea, Etiopia, Somalia, Sud Sudan, Sudan, e più di recente Mali. (R.P.)

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    Centrafrica. Il vescovo di Bangassou: "La mia popolazione è terrorizzata da banditi armati"

    ◊   “Vorrei tanto essere con la mia gente in questo momento così difficile ma sono bloccato a Bangui” dice all’agenzia Fides mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, dalla capitale della Repubblica Centrafricana. Il Paese è ancora nel caos dopo la conquista d Bangui da parte dei ribelli della coalizione Seleka e la fuga del Presidente François Bozizé. “Un gruppo di banditi che si fa passare per ribelli Seleka sta tormentando la popolazione della mia diocesi” denuncia mons. Aguirre . “A Rafai dal Venerdì santo alla Domenica di Pasqua hanno seminato il terrore tra gli abitanti, saccheggiando le abitazioni. Tra l’altro hanno rubato quattro autoveicoli dalla locale missione cattolica. Ora si sono trasferiti a Bangassou dove la popolazione vive nel terrore. Vorrei tanto essere lì con la mia gente - prosegue il vescovo - ma gli aerei non possono atterrare a Bangassou perché l’aeroporto cittadino è privo del carburante necessario per farli ripartire. La strada che conduce a Bangassou è chiusa da dicembre. Di conseguenza da allora nel territorio della diocesi non arrivano né derrate né medicinali, i funzionari non ricevono lo stipendio perché devono recarsi a Bangui per ritirarlo, e non possono pagare le rette scolastiche ai bambini, e così via”. “Finché non sono ristabilite le condizioni di sicurezza questa situazione non potrà essere risolta” dice mons. Aguirre che sottolinea: “Ormai è facile per una banda locale farsi passare per Seleka che alla fine non sai chi hai di fronte se semplici delinquenti o ribelli”. “Gli uomini di Seleka che hanno preso il potere a Bangui stanno cercando di riportare l’ordine. Ma anche nella capitale durante la notte si fa fatica a dormire per le continue raffiche di armi automatiche che si scambiano le diverse bande. Qualche progresso è stato comunque fatto rispetto ai primi giorni dalla conquista di Bangui da parte di Seleka. Speriamo in un netto miglioramento delle condizioni di sicurezza” conclude il vescovo. (R.P.)

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    Siria: 300mila profughi cristiani in fuga anche dai campi Onu

    ◊   Oltre 300mila cristiani stano fuggendo non solo dai loro villaggi e dalle città colpite dalla guerra, ma anche dai campi profughi dell'Onu. Lo riferisce all'agenzia AsiaNews Issam Bishara, direttore regionale della Catholic Near East Welfare Association(Cnewa) per Libano, Egitto, Siria e Iraq. Egli precisa che nessuna delle famiglie sfollate oltre i confini è rifugiata nei campi profughi Onu in Turchia e Giordania, dove gli sfollati vengono registrati come ribelli e sfruttati da un punto di vista mediatico. "In Libano - afferma - sono circa 1200 le famiglie che hanno trovato rifugio in case di amici o parenti". La maggior parte dei cristiani - riferisce AsiaNews - non figura nelle liste dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Essi si rifiutano di essere identificati come parte dell'opposizione, formata soprattutto da musulmani sunniti. I cristiani tengono al loro profilo neutrale, che li vede estranei al conflitto fra ribelli islamici e la fazione alawita di Bashar al-Assad. Per questa ragione sopravvivono senza alcun aiuto sostanziale da parte dei donatori importanti come l'Unhcr e la Croce Rossa. "Esse - spiega Bishara - hanno bisogno di tutto. L'unico sostentamento che ricevono è quello della Cnewa". La maggior parte delle famiglie cristiane rifugiate in Libano appartiene alla Chiesa armeno-cattolica di Aleppo e alle comunità greco-cattoliche di Homs e Qasayr. Le prime sono circa 500 e hanno trovato ospitalità presso la comunità cristiana di Bourj Hammoud vicino a Beirut. Le greco-cattoliche sono 550 e provengono da Al-Quasyr e Homs. Esse sono rifugiate a Zhale e Qaa nella valle della Bekaa. Qui sono attive la Caritas libanese e altre organizzazioni cristiane. Bkerke, sede del Patriarcato maronita, ha dato invece ospitalità a 75 famiglie siro-cattoliche di Homs. Altre 75 appartenenti alla comunità siro-ortodossa si sono stabilite nel convento di Ajaltoun sul Monte Libano. Bishara sottolinea però che con il passare del tempo "le famiglie ospitanti non hanno risorse sufficienti per aiutare i profughi siriani. Le richieste aumentano di giorno in giorno. Presto non potranno permettersi nemmeno gli aiuti più elementari". Dopo due anni di disordini, il conflitto fra regime e opposizione si è trasformato in una vera e propria guerra civile. Disertori dell'esercito e militanti islamisti hanno formato gruppi armati in grado di fronteggiare l'esercito di Bashar al-Assad. Lo scontro fra alawiti e sunniti ha attirato combattenti dal Medio Oriente e del Nord Africa. Anche cittadini europei starebbero combattendo fra le fila dei movimenti jihadisti attivi sul territorio. I cristiani di Siria temono la sorte delle comunità irachene, divenute bersaglio degli estremisti islamici. Dal 2003 gli islamisti continuano a colpire la minoranza con omicidi, attentati e discriminazioni di ogni genere che hanno costretto centinaia di migliaia di famiglie ad abbandonare per sempre il loro Paese. (R.P.)

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    Siria. Mons. Nassar: "A Damasco le bombe cadono ovunque come una roulette russa"

    ◊   “Le bombe cadono in ogni momento e in ogni dove. È come una roulette russa che ogni giorno sceglie le sue vittime a caso”. Monsignor Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) la drammatica situazione a Damasco, dove il 26 marzo è rimasto ucciso Camil, un seminarista maronita di 35 anni, in procinto di essere ordinato diacono permanente. Si occupava della distribuzione dei viveri ai poveri. “Morire durante la Settimana Santa è una grazia - afferma mons. Nassar - ma la sua morte dimostra che nessuno è più al sicuro: né combattenti né civili”. Scossa la comunità cristiana che si riduce di numero ogni giorno di più. Sono molti quelli che lasciano il Paese mentre due delle quattro parrocchie maronite della capitale sono state chiuse per mancanza di fedeli. Non ci sono cifre precise dei cristiani fuggiti ma dall’inizio della crisi siriana il numero di persone che riceve l’Eucaristia è diminuito di oltre il 60%. La svalutazione della lira siriana, nel 2011 un dollaro valeva 45 lire siriane oggi ne vale 121, fiacca le famiglie che si dividono all’alba per fare la fila al negozio di alimentari, al panificio, al distributore di benzina. “La Chiesa - afferma il presule - continua a tendere la mano a chi soffre, qualunque sia la religione. La carità silenziosa e gratuita è la sola filosofia in grado di costruire la Siria di domani”. (R.P.)

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    Siria. La Custodia: ad Aleppo una Settimana santa di vera passione

    ◊   E’ stata una reale Settimana di passione quella appena trascorsa dalle comunità cristiane di Aleppo, città martire della Siria, al centro da mesi di violenti scontri tra forze fedeli al regime di Assad e quelle dell’opposizione armata e dei ribelli. La Custodia di Terra Santa - riferisce l'agenzia Sir - ha da poco diffuso la testimonianza delle due fraternità francescane di Aleppo relativa alla Pasqua appena trascorsa. “Ad Aleppo - si legge nel testo che riporta le parole di padre Giorgio - abbiamo potuto celebrare tutte le funzioni della Settimana Santa, Veglia Pasquale e Domenica di Pasqua con grande afflusso di gente. Ma è stata una settimana di Passione per la comunità cristiana della città: i dissidenti hanno occupato, il Venerdì Santo, il quartiere confinante con i nostri cimiteri cristiani, mettendo a ferro e fuoco il quartiere!”. “La gente è fuggita solo con i vestiti che avevano addosso, tra questi le 350 famiglie cristiane del quartiere; anche gli abitanti di altri due quartieri a maggioranza cristiana, hanno dovuto abbandonare le loro case perché esposte a mortai, razzi e cecchini. Sabato Santo il guardiano del nostro cimitero latino è stato colpito da un cecchino ed è morto sul colpo”. I morti, secondo la testimonianza non trovano sepoltura adeguata dal momento che non si può arrivare ai cimiteri. “Il governatore ci ha messo a disposizione momentaneamente un pezzo di terreno per seppellire i nostri morti. Da Sabato Santo siamo senza luce, poca acqua, i telefoni possono funzionare alle volte come pure internet. I nostri frati stanno bene, cerchiamo di fare il nostro meglio e essere un segno di speranza per la gente che ora per paura vuole fuggire”. (R.P.)

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    Cisgiordania: sale la tensione dopo l'uccisione di due adolescenti

    ◊   Due adolescenti palestinesi identificati come Amer Nassar, 16 anni, e Naji Balbisi, 17 anni, sono stati uccisi nella tarda serata di ieri da colpi di arma da fuoco esplosi da soldati israeliani a un posto di blocco nei pressi di Tulkarem, nord-ovest della Cisgiordania. Secondo fonti della sicurezza palestinesi citate da agenzie internazionali, i giovani si sarebbero avvicinati al check-point lanciando pietre in direzione dei militari che avrebbero reagito uccidendo i due ragazzi e ferendone un terzo; il corpo di Naji sarebbe stato rinvenuto solo stamani. Fonti dell’esercito israeliano citate dal Jerusalem Post hanno invece sostenuto che i soldati hanno riposto al lancio di bombe molotov. L’episodio si inserisce in un clima di rinnovata tensione in Cisgiordania, dopo la morte di un prigioniero palestinese, Maissara Abu Hamdiyeh, 63 anni, detenuto in Israele, deceduto martedì a causa di un cancro. La morte del prigioniero, che il presidente palestinese Mahmud abbas ha imputato a negligenze mediche di Israele, ha sollevato massicce proteste: ieri a Hebron, città natale di Hamdiye, per il secondo giorno consecutivo un centinaio di persone ha ingaggiato scontri con lanci di pietre contro postazioni dei militari israeliani che hanno replicato con granate assordanti e gas lacrimogeni. Scene simili si sono ripetute anche a Nablus; in entrambe le città le normali attività sono state sospese in attesa dei funerali di Hamdiye, previsti oggi a Hebron. Anche nelle carceri israeliane i prigionieri palestinesi hanno protestato, rifiutando il cibo. (R.P.)

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    Pakistan: attacco a un quartiere cristiano, pietre contro una chiesa in Punjab

    ◊   Una rissa fra giovani cristiani e musulmani, una folla di musulmani che attacca il quartiere cristiano, brucia negozi, automobili e moto, fermata solo grazie all’intervento della polizia, con un bilancio di sei feriti, fra i quali un agente: è quanto è avvenuto ieri, a Gujranwala, città a 80 km da Lahore, in Punjab. Come comunica all’agenzia Fides la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale, l’area ha vissuto ore di alta tensione, e i musulmani hanno tirato pietre e danneggiato la Chiesa cattolica di Fracisabad, generando timori di attacchi di massa contro i cristiani. La località di Gujranwala è nota, infatti, per un grave episodio di attacco indiscriminato contro il quartiere cristiano che accoglie oltre 2.000 famiglie di fedeli, avvenuto nel 2011, in seguito a un caso di supposta blasfemia. Secondo fonti locali di Fides, oggi la situazione a Gujranwala è calma ma nella comunità cristiana i timori non sono sopiti, anche in virtù degli incidenti del 2011. Leader religiosi musulmani e cristiani oggi hanno tenuto incontri con i capi della polizia e le autorità civili, per scongiurare il rischio di uno scontro sociale di massa. Nel meeting sono state adottate misure di sicurezza per evitare l’esplosione di disordini e mantenere la pace. Najam Sethi, capo dell’amministrazione civile del distretto, ha promesso “un'azione severa contro i responsabili degli scontri”. La miccia che ha acceso la violenza è stata una disputa tra giovani cristiani e musulmani, degenerata in rissa. Inoltre, il giorno prima dell'incidente, un uomo musulmano, entrato nella chiesa in villaggio vicino, aveva dato fuco a dei testi religiosi cristiani. In una nota inviata a Fides, Samson Salamat, direttore del “ Centre for Human Rights Education”, nota che anche in questo caso, come nel recente attacco alla “Joseph colony” di Lahore e in molti altri, “un imam della moschea ha istigato i fedeli musulmani ad attaccare i cristiani”. “La vulnerabilità delle minoranze religiose, soprattutto cristiani – spiega Salamat – aumenta di giorno in giorno per il crescente livello di intolleranza nella società. L’intolleranza non si potrà controllare se non con una chiara azione politica che intenda eliminare la mentalità che promuove l'odio”.

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    Vietnam: i vescovi a difesa della famiglia che ha lottato contro gli espropri forzati

    ◊   I vescovi vietnamiti si schierano accanto a Peter Doan Van Vuon e ai suoi parenti - ribattezzati la "famiglia coraggio", per l'opposizione ai sequestri dei beni disposto dalle autorità - nel processo per omicidio e resistenza a pubblico ufficiale intentato dalle autorità locali. Il 2 aprile scorso - riferisce l'agenzia AsiaNews - nell'aula del tribunale popolare di Hai Phong, città portuale nel nord-est del Paese, si è aperto il dibattimento che vede alla sbarra l'uomo con l'accusa di omicidio. Secondo le previsioni la corte dovrebbe decidere entro domani, in un processo lampo che, con molta probabilità, terminerà con la sentenza di condanna. Qualche giorno più tardi - fra l'8 e il 10 - andranno a giudizio le sorelle, incriminate per "opposizione agli agenti governativi, impegnati nell'esercizio delle loro funzioni". La vicenda che vede protagonista la famiglia di Doan Vuon è solo l'ultimo episodio di una lunga serie di scontri fra autorità e cittadini, fra governo e Chiesa cattolica, per il possesso di terreni e la proprietà di edifici o attività commerciali. In questo caso la diatriba ruota attorno ai 40 ettari di terra che Peter ha ottenuto nel 1993 dietro concessione governativa; nel corso degli anni, grazie al suo lavoro, ha trasformato paludi e acquitrini in un'azienda ittica. Nel 2009, quando cominciavano ad arrivare i primi guadagni, le autorità in modo del tutto arbitrario hanno deciso di rivendicare i diritti sulla zona; dopo una lunga battaglia, il 24 novembre 2011 l'amministrazione ha emanato un ultimatum, in cui imponeva alla famiglia di abbandonare terre e attività. Invece di piegare il capo all'abuso dell'autorità, Peter e i familiari hanno deciso di reagire: il 5 gennaio 2012 un gruppo di militari si è avvicinato all'area per applicare il decreto di esproprio. I soldati sono stati "accolti" da una selva di colpi: proiettili e bombe a mano che non intendevano uccidere, ma impedire l'accesso all'interno della residenza. Lo scontro non ha fatto registrare morti o feriti; a distanza di qualche giorno, le forze dell'ordine hanno compiuto una nuova irruzione, arrestando i membri della famiglia ora a processo per "omicidio". La loro strenua difesa ha raccolto la solidarietà di cattolici e non, stupiti dalla determinazione dei Doan Vuon nel difendere il proprio lavoro. A difesa della famiglia scendono in campo il presidente della Commissione episcopale di "Giustizia e Pace" della Chiesa vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop e il vescovo di Hai Phong mons. Joseph Vu Van Thien. I due prelati sono i primi firmatari di una fra le molte petizioni in cui si chiede la liberazione degli imputati e il proscioglimento completo da ogni accusa. Nella lettera i vescovi smontano passo dopo passo ogni accusa formulata dalle autorità e ribadiscono la loro assoluta estraneità ai fatti ascritti come reato. Mons. Nguyen Thai Hop e mons. Vu Van Thien sottolineano che la famiglia ha solo esercitato un "diritto legittimo di difesa" di un'attività commerciale "frutto del suo [Peter Doan Van Vuon] sudore e di quello dei suoi parenti". Per questo si appellano al tribunale, affinché giudichi "in modo indipendente" e prosciolga gli imputati da ogni accusa. (R.P.)

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    India: l'8 aprile i funerali in Kerala per il sacerdote ucciso a Bangalore

    ◊   Si svolgeranno l’8 aprile i funerali di padre Kochupuryil J. Thomas, rettore del Seminario maggiore di Bangalore, assassinato da ignoti nella notte fra il 31 marzo e il 1° aprile scorso. Le esequie e la sepoltura si terranno a Ettumanoor, nei pressi di Kottayam, diocesi di Ootacamund, in Kerala, dove padre Thomas è nato e dove risiede la sua famiglia. Dopo l’autopsia, la salma è partita da Bangalore (Stato di Karnataka) per il Kerala. Prima di lasciare la città, l’arcivescovo di Bangalore, Bernard Moras ha celebrato una solenne Messa da requiem, in cui centinaia di sacerdoti e religiosi e migliaia di fedeli laici presenti hanno dato l’addio a padre Thomas, che ha servito la comunità di Bangalore per circa 30 anni. L’arcivescovo Moras ha letto numerosi messaggi di condoglianze, fra i quali quello del nunzio apostolico in India, l'arcivescovo Salavatore Pennacchio e quello del presidente della Conferenza episcopale dell’India, il card. Oswald Gracias. Nel commovente elogio funebre, ha ricordato il rettore come “sacerdote molto pio, pacato e umano, uno studioso di alto livello, animato da arguzia e saggezza e sincerità”. “Aveva uno spirito indomito di lavoro, studio, preghiera e servizio”, ha detto, notando la grave perdita per la sua diocesi. L'arcivescovo ha chiesto a tutti di pregare per la sua anima, e perché il Signore dia consolazione e forza ai membri della famiglia. Come riferisce all’agenzia Fides padre Faustine Lobo, direttore delle Pontificie Opere Missionarie in India, la situazione nel Seminario è attualmente tranquilla, anche se nella comunità c’è profondo shock. Padre Kochupuryil J. Thomas, 65 anni, rettore del Seminario maggiore “San Pietro” a Bangalore, è stato ucciso all'interno dei locali del Seminario nelle prime ore della mattina del 1° aprile. L’uomo è stato malmenato fino alla morte. Le ragioni dell’omicidio restano ignote. La polizia ha formato cinque squadre investigative che hanno avviato indagini in diverse direzioni. (R.P.)

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    Argentina: appello alla pace sociale dei vescovi della Patagonia

    ◊   L'istruzione pubblica deve promuovere il valore e la cura per la vita, lo sviluppo integrale delle persone e la convivenza sociale. Lo hanno affermato i vescovi della Patagonia (Argentina), nel loro messaggio di Pasqua, inviato all'agenzia Fides. I presuli hanno poi aggiunto che la pace sociale si raggiunge in particolare "con il lavoro dignitosamente pagato per tutti, e la partecipazione di tutti nelle decisioni che indirizzano la vita quotidiana per il bene comune." I vescovi hanno infine ringraziato Dio per il nuovo Papa argentino, Francesco, e hanno chiesto di pregare per la sua missione di evangelizzare gli uomini e le donne di tutto il mondo e per "l'arduo compito di guidare la fragile barca della Chiesa in mezzo le tempeste della storia in cui viviamo". (R.P.)

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    Italia: tre arresti nell'ambito del dissesto finanziario dell'Idi

    ◊   Nell'ambito delle indagini sul dissesto finanziario dell'Idi, l'Istituto Dermopatico dell'Immacolata, gli uomini del nucleo di polizia di Tributaria della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito, questa mattina, tre misure cautelari personali, nei confronti degli imprenditori Domenico Temperini, Antonio Nicolella e di padre Franco Decaminada, consigliere delegato dell'Idi fino al dicembre 2011. I tre sono accusati di aver effettuato fatture false e di appropriazione indebita per circa 14 milioni di euro. Per quanto riguarda la situazione complessiva, altamente problematica, della Congregazione dei Figli dell'Immacolata Concezione e delle sue opere, ricordiamo che il 15 febbraio scorso, Benedetto XVI aveva deciso di intervenire affidando il governo della Congregazione al cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, con il compito di guidare
    l'Istituto religioso e di indirizzare le strutture sanitarie da esso gestite verso un possibile risanamento economico, escludendo tuttavia una partecipazione della Santa Sede in tali opere. (S.S.)

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    Spagna: l'episcopato presenta un video per promuovere l'educazione religiosa

    ◊   In quattro minuti, il video presenta a un professore di religione e morale cattolica durante il primo giorno di scuola. Gli alunni, all’inizio un po’ indifferenti, finiscono per ascoltare le parole dell’insegnante. In questo consiste il video lanciato dalla Conferenza episcopale spagnola, dal titolo “Una materia appassionante”, che sarà diffuso via internet e nei principali social network. La storia, raccontata in prima persona da Lucas, un giovane professore, svela le inquietudini dei personaggi, le aspettative degli alunni, e soprattutto, il senso di una materia come la religione, imprescindibile per una vera formazione integrale. Il professore inizia il dialogo con i ragazzi affermando che non cambierebbe mai il suo mestiere per tutto quello che la materia di religione e morale può offrire nelle diverse fasi della propria vita, delle comunità e del Paese, convinto che quello che determina il futuro non sono le persone, ma dove queste mettono tutto il loro cuore. Il video forma parte di una campagna indirizzata ai giovani e fatta dai giovani. Anche il video non è stato interpretato da attori professionisti ma dai ragazzi che studiano religione in diverse scuole di Madrid. Attualmente, sono 2 su 3 gli alunni che scelgono di seguire il corso di religione, ma la Commissione episcopale di Educazione e Catechesi sottolinea la necessità di seguire attentamente l’interesse sulla materia da parte dei genitori e in particolare delle scuole che devono garantire l’effettivo diritto dei genitori a decidere sulla formazione dei propri figli. (A cura di Alina Tufani)
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 94

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.