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Sommario del 30/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: il card. Martini, uomo di discernimento e di pace
  • Mons. Forte: dal cardinale Martini un amore illimitato alla Chiesa e al Papa
  • Il cordoglio del Papa per la morte del card. Mazombwe, impegnato nell'evangelizzazione e al fianco dei poveri
  • Il Papa nomina padre Vérgez Alzaga nuovo segretario generale del Governatorato
  • In udienza dal Papa il cardinale Jean-Louis Tauran
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: gli Usa alla ricerca di alleati dopo il passo indietro di Londra. Francia pronta a intervenire
  • Egitto: Fratelli musulmani in piazza dopo gli arresti di ieri. L’esercito blinda Il Cairo
  • Rd Congo. Mons. Kaboy: la gente è stremata dal conflitto, vogliamo pace
  • Istat: cresce ancora la disoccupazione, 3 milioni nel secondo trimestre 2013
  • Dalle slot i soldi per togliere l'Imu. L'opinione del vescovo Coletti e delle associazioni
  • Tappa a Roma della Mostra itinerante sull’impegno dell’Ue nello spazio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • L’arcivescovo Matta Roham: facile un attacco aereo in Siria, difficile fermare le conseguenze
  • Caritas italiana in Medio Oriente: drammatica la situazione dei profughi siriani
  • Settimana di preghiera per la pace in Siria promossa da “Aiuto alla Chiesa che Soffre”
  • Afghanistan. Attentati e violenze contro politici e forze di sicurezza
  • India. Petizione per il rilascio di sette cristiani innocenti, in carcere in Orissa
  • La Caritas inglese critica i tagli alla spesa sociale del governo Cameron: causeranno altra povertà
  • Bolivia: migliaia i bambini in prigione in condizioni disumane
  • Guatemala: dall’inizio del 2013 una sessantina di bambini morti per denutrizione
  • Proposta di Aibi: Nobel per la pace 2015 alle famiglie adottive
  • Cgia: l’aumento dell’Iva, previsto in Italia ad ottobre, penalizzerà i più poveri
  • Ad Assisi e Gubbio gli eventi dell’ottava Giornata per la custodia del creato
  • Workshop formativo del Centro nazionale per il volontariato
  • Inaugurate le Giornate del patrimonio europeo
  • Milano, Messa nel 59.mo anniversario della scomparsa del Beato Schuster
  • In orbita il primo satellite militare dell’India
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: il card. Martini, uomo di discernimento e di pace

    ◊   "Fare memoria del cardinale Martini è un atto di giustizia": è quanto ha detto il Papa ricevendo stamani, presso Casa Santa Marta, padre Carlo Casalone, provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù con gli animatori e i membri della "Fondazione Carlo Maria Martini", nata in occasione del primo anniversario della scomparsa del porporato, che ricorre domani 31 agosto. La Fondazione è un’iniziativa della Provincia d’Italia della Compagnia di Gesù, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano, e si propone di ricordare il cardinale Martini – come si legge nel sito www.fondazionecarlomariamartini.it - “promovendo la conoscenza e lo studio della sua vita e delle sue opere, e di tenere vivo lo spirito che ha animato il suo impegno, favorendo l’esperienza della Parola di Dio nel contesto della cultura contemporanea” e con un’attenzione particolare al “dialogo ecumenico, interreligioso, con la società civile e con i non credenti, unitamente all’approfondimento del rapporto indissolubile tra fede, giustizia e cultura”. La Fondazione vuole inoltre promuovere “lo studio della Sacra Scrittura con un taglio che metta in gioco anche altre discipline, tra cui la spiritualità e le scienze sociali”, “collaborare a progetti formativi e pastorali che valorizzino la pedagogia ignaziana, soprattutto rivolti ai giovani”, nonché “sostenere l’approfondimento del significato e la diffusione della pratica degli Esercizi Spirituali”. All’incontro col Papa era presente anche il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. Sergio Centofanti lo ha intervistato:

    R. - L’incontro con il Papa è stato un incontro breve, informale ma significativo, naturalmente, perché bisognava che il Papa fosse la prima persona informata direttamente sulla nascita di questa Fondazione e sulle sue finalità. Il provinciale, padre Casalone, ha rivolto un bell’indirizzo spiegando la natura e la finalità della Fondazione e il Papa ha risposto, come è suo solito, in modo molto spontaneo e diretto, con alcuni ricordi del cardinale Martini. In particolare, ha ricordato il suo ruolo fondamentale in occasione di una famosa Congregazione generale dei Gesuiti – la 32.ma nel 1974 – che discusse in modo allora abbastanza impegnativo e teso la questione del rapporto tra la fede e la giustizia. E il cardinale Martini – allora padre Martini, gesuita autorevole, credo che a quel tempo fosse Rettore del Biblico – ebbe un ruolo molto importante nella Congregazione dei Gesuiti come ruolo di unione e di saggio discernimento per vedere il rapporto positivo e profondo tra la fede e la giustizia. Ecco, Papa Francesco ha ricordato questo grande contributo di Martini, sia come servizio alla Compagnia di Gesù e alla sua unità nell’approfondire un tema fondamentale, e sia anche per il buon rapporto e la comprensione tra la Compagnia di Gesù e la Santa Sede – a quel tempo era Papa Paolo VI, che con i suoi collaboratori seguiva con molta attenzione e partecipazione anche la vita della Compagnia di Gesù ed i suoi problemi. Il cardinale Martini ebbe un ruolo determinante.

    D. – Quali parole ha avuto il Papa per il cardinale Martini a un anno dalla sua scomparsa?

    R. - Papa Francesco ha qualificato padre Martini come uomo di discernimento e di pace, come profeta e uomo di pace; colui che ha aiutato molto a capire bene il rapporto fede-giustizia. E ha incoraggiato naturalmente la Fondazione al suo lavoro, ricordando il dovere dei figli di ricordare i padri, naturalmente: qui siamo nell’ordine spirituale ed ecclesiale, ma ha qualificato Martini come un padre nella Chiesa, padre per la sua diocesi, padre per innumerevoli persone. Ha ricordato che anche “noi, alla fine del mondo – diceva Papa Francesco – abbiamo ricevuto da lui un grande contributo per la conoscenza biblica ma anche proprio per la spiritualità e la vita di fede, nutrita dalla Parola di Dio”. Quindi, la Fondazione mette in cantiere le sue prime iniziative, fa i suoi primi passi con la benedizione e l’incoraggiamento di Papa Francesco: questo per noi era molto significativo.

    D. – Un incontro importante, dunque …

    R. – Era importante perché nell’anniversario della morte del cardinale Martini viene, appunto, istituita questa Fondazione. Alla Fondazione, lo ricordo, partecipano i Gesuiti italiani che sono i detentori, per volontà del cardinale Martini, del suo archivio personale, dei suoi scritti, mentre i libri della sua biblioteca sono andati alla diocesi di Milano. Per riassumere, questo lascito così importante viene amministrato e valorizzato da questa Fondazione a cui partecipano i Gesuiti italiani, rappresentanti della famiglia e rappresentanti dell’arcidiocesi di Milano. Quindi, è un’iniziativa che porta in sé la responsabilità dei componenti principali legati alla vita e all’eredità di Martini.

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    Mons. Forte: dal cardinale Martini un amore illimitato alla Chiesa e al Papa

    ◊   Un anno fa, nella casa dei Gesuiti a Gallarate, in provincia di Varese, moriva il cardinale Carlo Maria Martini. Aveva 85 anni. Entrato nella Compagnia di Gesù a soli 17 anni, è stato rettore del Pontificio Istituto Biblico e poi della Pontificia Università Gregoriana. Quindi, Giovanni Paolo II lo aveva nominato arcivescovo di Milano nel 1979, ruolo che aveva ricoperto fino al 2002. Insigne biblista, fra le sue iniziative più importanti ricordiamo l’introduzione in Diocesi della “Scuola della Parola” per accostare i laici alla Sacra Scrittura con il metodo della Lectio divina. Suo amico per oltre 30 anni, l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte. Debora Donnini lo ha intervistato:

    R. – E’ un’amicizia che si è svolta nel tempo, attraverso questa medesima libertà, nel desiderio che ci univa profondamente di servire Cristo e la Chiesa con grande impegno. Dunque, un’amicizia vera, nella quale mai c’è stato, da parte mia, un dire qualcosa al cardinale solo per compiacerlo, perché so bene quanto egli volesse in tutto e sempre la verità. Questo ha comportato anche, a volte, diversità di vedute ma nella comune tensione a questo servizio d’amore a Cristo e alla Chiesa a cui accennavo. Da parte mia, posso dire di avere ricevuto tantissimo: dalla testimonianza di fede, di conoscenza della Scrittura, di servizio di amore alla Chiesa del cardinale Martini. E posso attestare quanto egli amasse, venerasse il Successore di Pietro e quanto anche il suo desiderio per una riforma non fosse ispirato da altro che da questo stesso amore alla Chiesa e dal desiderio di collaborare al ministero di Pietro, perché esso potesse esprimersi in tutta la sua ricchezza. Dunque, posso dire di averlo conosciuto così bene da non aver alcun dubbio che sia stato questo straordinario uomo di Chiesa: che la Chiesa ha voluto servire, che ha amato la Chiesa, che ha amato il Papa.

    D. – Lei ha incontrato il cardinale Martini il giorno prima della sua morte e ha pregato con lui l’ultimo Padre Nostro. Quale ricordo ha di questi ultimi momenti di vita del cardinale Martini?

    R. – Devo premettere che avevamo frequente occasione di sentirci telefonicamente, anche quando lui ormai faceva fatica a parlare. Ci aiutava la mediazione di don Damiano Modena, che era il sacerdote che ha accompagnato il cardinale Martini negli ultimi anni con dedizione totale. Fu proprio don Damiano che mi chiamò, qualche giorno prima, dicendomi: “Se desideri ancora incontrare il cardinale, vieni subito, perché mi sembra che sia ormai alla fine”. Fu così che io mi recai a Milano e arrivai che il cardinale aveva da poco terminato di celebrare l’ultima Messa della sua vita. L’aveva conclusa riuscendo ancora a dire, con un filo di voce: “La Messa è finita, andate in pace”. Un’espressione che, letta in quel momento, veramente dà come la chiave di tutta la vita del cardinale Martini: una vita eucaristica, una vita offerta in rendimento di grazie e in sacrificio d’amore a Dio. Il cardinale Martini era stato sedato in parte perché aveva una tosse che lo squassava, ciononostante era ancora vigile. Gli lessi una lunga lettera che gli avevo scritto facendo memoria dei tanti doni che avevo ricevuto da Dio attraverso di lui e che mi sembrava lui avesse dato alla Chiesa: basti solo pensare all’amore alla Parola di Dio e alla Lectio divina. Ma poi, iniziai a pregare e quanto intonai il Padre Nostro la mia commozione grande fu vedere che muoveva le labbra pregando con me. Padre Damiano mi disse poi che era stato l’ultimo Padre Nostro della sua vita. Per me, è stato un privilegio unico poterlo pregare con questo grande testimone di Gesù, che è stato anche – fino in fondo – un discepolo fedele di Sant’Ignazio di Loyola: la spiritualità di Ignazio di Loyola è fondamentalmente quella di piacere a Dio sempre e in tutto. Una volta, il cardinale Martini me la riassunse con un’idea che si dava negli esercizi spirituali di Ignazio e che è molto bella: l’idea della riverenza. Riverire Dio significa stare sempre alla Sua presenza, avere coscienza che Egli sempre ci guarda, ci custodisce.

    D. – Ci sono due tratti distintivi del cardinale Carlo Maria Martini: il suo amore per la Parola di Dio e per i lontani. Come si coniugano questi tratti tra loro?

    R. – Mi sembra sia molto semplice coglierne la connessione, se partiamo proprio da questo atteggiamento fondamentale della riverenza. In altre parole, il cardinale Martini ha avuto rispetto profondo verso Dio, verso ogni creatura – ogni creatura umana in particolare – e questo rispetto profondo si è espresso proprio nell’attenzione al contributo che ognuno può dare, all’ascolto dell’altro. E nello stesso tempo, alla sincera, umile, convinta testimonianza della propria identità nei confronti dell’altro.

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    Il cordoglio del Papa per la morte del card. Mazombwe, impegnato nell'evangelizzazione e al fianco dei poveri

    ◊   Papa Francesco si è detto “profondamente rattristato” per la notizia della morte del cardinale zambiano Medardo Joseph Mazombwe, avvenuta ieri pomeriggio a Lusaka all’età di 81 anni. In un telegramma inviato all’arcivescovo di Lusaka, mons. Telesphore George Mpundu, il Pontefice ricorda con gratitudine “l’impegno instancabile” del porporato “per la diffusione del Vangelo in Africa”, nonché “la sua incessante opera a favore dei poveri” ed eleva la sua preghiera “affinché Dio, Padre di misericordia, possa ricompensarlo per le sue fatiche e accogliere la sua nobile anima nella pace e nella gioia del cielo”.

    Il cardinale Mazombwe, arcivescovo emerito di Lusaka, capitale dello Zambia, e unico porporato zambiano del Collegio cardinalizio. era nato il 24 settembre 1931, a Chundamira, nella regione di Chief M'bang'ombe, nella diocesi di Chipata. Fin da ragazzo ha respirato lo spirito missionario in famiglia. Suo padre, Adrian Joseph, è stato uno dei primi catechisti della diocesi di Chipata. Sua madre, Eugenia Phiri, era molto conosciuta per la sua religiosità.

    Tutta la missione del cardinale Mazombwe è legata alla crescita e al radicamento della Chiesa nella sua terra di origine e alla battaglia per la cancellazione del debito internazionale dei Paesi poveri. Da vero e proprio pioniere, nella regione orientale del suo Paese ha svolto un importante ruolo di evangelizzazione, con un forte accento sulla catechesi. In Zambia, infatti, la gerarchia cattolica è stata istituita solo da Pio XII nel 1959, poco prima dell'indipendenza del Paese avvenuta il 24 ottobre 1964 (prima si chiamava Rodhesia del Nord).

    Ordinato sacerdote il 4 settembre 1960, appena trentanovenne viene nominato terzo vescovo di Chipata, nella cui diocesi rimane per ventisei anni. È eletto per tre mandati non consecutivi presidente della Conferenza episcopale. Dal 1979 al 1986 è stato presidente dell'Association of member episcopal Conferences in Eastern Africa (Amecea), fondata nel 1961. L'opera più significativa del suo servizio nell'ambito dell'Amecea è stata l'apertura della Catholic university of Eastern Africa a Nairobi, in Kenya. Il 18 agosto 1985 ha accompagnato Giovanni Paolo II in visita al campus per l'inaugurazione ufficiale. Nel 2009, in occasione del giubileo d'argento dell'università, gli viene conferita la laurea honoris causa in teologia. Dal 2 al 4 maggio 1989, come presidente della Conferenza episcopale, accoglie nuovamente Papa Wojtyła nel suo viaggio di due giorni in Zambia, segnato da un forte appello alla solidarietà internazionale e puntato sui temi del razzismo, del debito internazionale, dei rifugiati, della povertà e della pace. Il 30 novembre 1996 viene nominato arcivescovo di Lusaka. Dieci anni dopo, il 28 ottobre 2006, rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi.

    Interminabile l'elenco delle sue iniziative. Si va dall'autofinanziamento delle diocesi alla fondazione di parrocchie, di una congregazione religiosa femminile, di radio, di centri per l'animazione pastorale e spirituale, fino alla riapertura del seminario minore a Msupadzi e alla costruzione della nuova cattedrale di Lusaka. Per promuovere il ruolo della donna ha dato vita al Council of catholic women associations and movements. Nella Curia Romana, è stato membro della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e del Pontificio Consiglio Cor Unum.

    Ha partecipato a cinque Sinodi dei vescovi tra il 1974 e il 2001. Considerato uno dei massimi conoscitori delle problematiche legate alla cancellazione del debito internazionale, è intervenuto a diverse conferenze internazionali a Vienna, negli Stati Uniti, in Italia e in Gran Bretagna. Si è impegnato in prima persona per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Ha portato avanti il progetto Time for action now, rivolgendosi direttamente ai governi del G8 e a parlamentari di diversi Paesi. Benedetto XVI lo aveva creato cardinale il 20 novembre 2010, del Titolo di Santa Emerenziana a Tor Fiorenza.

    Con la sua morte il Collegio cardinalizio conta ora un totale di 201 cardinali, di cui 112 elettori e 89 non elettori.

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    Il Papa nomina padre Vérgez Alzaga nuovo segretario generale del Governatorato

    ◊   Papa Francesco ha chiamato il 68.enne spagnolo, padre Fernando Vérgez Alzaga, alla carica di nuovo segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Membro della Congregazione dei Legionari di Cristo, padre Alzaga era in precedenza direttore della Direzione delle Telecomunicazioni dello Stato della Città del Vaticano. Ordinato sacerdote nel 1969, ha conseguito la licenza in Filosofia e Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e il diploma della Scuola d’Archivista presso l’Archivio Segreto Vaticano. Ha iniziato nel 1972 il servizio alla Santa Sede nella Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Nel 1984, è stato trasferito al Pontificio Consiglio per i Laici per poi assumere, dieci anni più tardi, la carica di capo ufficio presso l’Ufficio Internet della Santa Sede. Dal 2008, ricopriva la responsabilità della Direzione delle Telecomunicazioni dello Stato Vaticano.

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    In udienza dal Papa il cardinale Jean-Louis Tauran

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto oggi in udienza presso la Domus Sanctae Marthae, S.Em.R. il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

    In Venezuela, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Barinas, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Ramón Antonio Linares Sandoval. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. José Luis Azuaje Ayala, finora Vescovo di El Vigía – San Carlos del Zulia. Mons. Azuaje Ayala è nato a Valera, diocesi di Trujillo, il 6 dicembre 1957. Compì gli studi ecclesiastici nei Seminari di Trujillo e di Caracas. Ottenne la Licenza in Teologia Fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. Ordinato sacerdote per la diocesi di Trujillo il 5 maggio 1984, ha svolto diversi incarichi: Parroco di Mendoza Fría, Parroco di San José, Direttore del Segretariato per la Pastorale Sociale della diocesi, Vicario Episcopale per la pastorale diocesana. I1 18 marzo 1999 fu nominato Vescovo titolare di Italica ed Ausiliare di Barquisimeto. Ricevette la consacrazione episcopale il 29 maggio 1999. Il 15 luglio 2006 è stato nominato Vescovo di El Vigía – San Carlos del Zulia.

    Papa Francesco ha nominato consultore della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede il dott. Paolo Ceruzzi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per il bene della comunità umana: il messaggio del Papa in occasione del XIII Simposio internazionale, a Milano, dedicato al tema "La vita dei cristiani e il potere civile".

    Fiato sospeso sulla Siria.

    Dal rosso al bianco: in cultura, Agostino Paravicini Bagliani sulle origini e la simbologia delle vesti del Papa.

    Un articolo di Giovanni Cerro dal titolo "Invia e odio razziale": tradotto in italiano il saggio di Gotz Aly con l'analisi della diffusione dell'antisemitismo in Germania dal XIX secolo fino a Hitler.

    Cronache francescane dal fronte: Giovanni Preziosi sulle rappresaglie tedesche in Toscana dopo la liberazione di Roma nei diari delle Ancelle di Maria di Coverciano.

    A proposito di un circuito di mostre tra Italia, Svizzera e Francia, una articolo di Simona Verrazzo dal titolo "Uomini e santi a cavallo delle Alpi".

    Romanzieri da cellulare: Cristian Martini Grimaldi sulla moda, nata in Giappone, dei racconti via sms.

    La morte di Séamus Heaney, premio Nobel per la letteratura.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: gli Usa alla ricerca di alleati dopo il passo indietro di Londra. Francia pronta a intervenire

    ◊   Dopo il no del Parlamento britannico all’intervento militare in Siria, gli Stati Uniti sono rimasti soli e alla ricerca di una coalizione internazionale per rispondere al presunto attacco con armi chimiche del regime di Damasco contro i civili. Intanto ancora orrore nel Paese: una scuola sarebbe stata colpita con una bomba al Napalm. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    Londra dice no ad un intervento militare in Siria, ma ad affiancare Washington ci potrebbe essere la Francia; il presidente Hollande questa mattina ha ribadito che Parigi è pronta a partecipare ad un'eventuale azione armata, precisando tuttavia che non si muoverà senza un'adeguata base giuridica che giustifichi l'intervento. Resta, invece, il no netto della Russia, con l’annuncio che la questione siriana sarà discussa anche a margine del G20, in programma a San Pietroburgo la prossima settimana. La Germania, infine, non prenderà parte a un attacco militare contro la Siria. Lo ha ribadito questa mattina il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle. Intanto sulla Siria aleggia lo spettro di altre armi non convenzionali. Negli ultimi giorni sarebbero stati condotti bombardamenti con il Napalm. La BBC ha mostrato le immagini di alcuni bambini con ferite simili a quelle provocate da questa sostanza altamente infiammabile in Vietnam.

    La Camera dei Comuni di Londra ''ha parlato per il popolo britannico''. A sostenerlo è il leader laburista Ed Miliband che ha di fatto guidato l'opposizione alla mozione di governo su un intervento in Siria, bocciata in aula.”La gente è profondamente preoccupata per l'uso di armi chimiche in Siria – ha aggiunto – ma vuole che si impari la lezione dell'Iraq; non vuole entrare precipitosamente in una guerra”. Salvatore Sabatino ha chiesto a Stefano Torelli, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, quali sono i reali motivi che hanno portato Londra ad un cambio di rotta così repentino:

    R. – Innanzitutto, direi motivazioni interne: nel senso che il primo ministro Cameron, evidentemente ancora non aveva fatto bene i conti con il proprio Parlamento. In Gran Bretagna qualsiasi azione militare, come in altri Paesi, deve passare per l’approvazione del Parlamento e la votazione contro la proposta di Cameron ha sicuramente costituito un freno per Londra.

    D. – La Francia, invece, ha assunto una posizione piuttosto ambigua: prima interventista, poi attendista, ora di nuovo in accelerata con l’annuncio di Hollande di un intervento entro mercoledì. Quali sono gli interessi di Parigi, nell’area?

    R. – Per la Francia vale, in realtà, in parte lo stesso discorso della Gran Bretagna: forse, più che interessi di breve termine – interessi materiali – nell’area, c’è una volontà di ristabilire una sorta di status, comunque di influenza sull’area mediorientale, nel momento in cui gli Stati Uniti sembrano avere una strategia più di disimpegno, nel lungo termine.

    D. – Washington, invece, a questo punto dovrà fronteggiare il ‘no’ di Russia e Cina pronti a dare battaglia in Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Una situazione, dunque, tesissima anche per le relazioni economiche tra queste tre superpotenze …

    R. – Sì … diciamo che sul caso Siria, più che quella della Cina, pesa soprattutto la posizione della Russia e questo va ad aggiungere tensioni, o comunque attriti, al rapporto bilaterale Stati Uniti – Russia, dopo che già nelle settimane scorse il caso Snowden aveva acceso nuove divergenze tra le due potenze. Questo ennesimo scontro tra Washington e Mosca sulla questione della Siria rischia di allontanare ancora di più le posizioni dei due Paesi.

    D. – Sempre sul fronte russo, in molti ritengono che Mosca abbia in qualche modo “scaricato” Assad: è davvero così?

    R. – No. In realtà, non sembrerebbe. Non vi sono, in realtà, segnali che lascino intendere un abbandono di Assad da parte di Mosca. Alcune fonti di intelligence hanno riportato che durante un incontro con ufficiali dell’Arabia Saudita, questi avrebbero tentato di negoziare con la Russia in cambio di interessi petroliferi, un eventuale abbandono di Assad. Ma per il momento, Putin sembra aver rifiutato questa opzione.

    D. – In linea generale, però, si ha l’impressione che nessuno voglia far cadere il regime siriano ma che questa pressione internazionale sia finalizzata ad un suo indebolimento. Insomma, i ribelli fanno più paura di Bashar al-Assad?

    R. – Sì: sicuramente, più che i ribelli, tutto ciò che non è noto; quindi, la paura di ciò che potrebbe venire dopo sicuramente è un fattore che frena l’intervento militare in Siria. Se guardiamo anche alla reazione dello stesso Israele, che è sulla carta uno dei nemici storici della Siria, ecco, tutto sommato lo stesso governo israeliano ha di fatto ammesso – anche ufficialmente – che è meglio convivere con un presidente come Assad che, per quanto nemico, comunque è un nemico conosciuto, piuttosto che aprire quel vaso di Pandora che non si sa cosa potrebbe portare.

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    Egitto: Fratelli musulmani in piazza dopo gli arresti di ieri. L’esercito blinda Il Cairo

    ◊   In Egitto, resta alta la tensione all’indomani della nuova ondata di arresti fra i vertici dei Fratelli musulmani. Al termine delle preghiere del venerdì, la polizia ha disperso alcune manifestazioni alla periferia del Cairo e ad Alessandria, mentre stamane un poliziotto è morto in un attacco armato contro un checkpoint a Heliopolis. Il servizio di Marco Guerra:

    Dopo la consueta preghiera del venerdì, sono iniziate le manifestazioni indette dai sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. In migliaia hanno marciato in vari quartieri del Cairo. Secondo fonti locali, però, sono previsti solo numerosi assembramenti ma non le folle delle scorse settimane. Le forze corazzate bloccano infatti le arterie principali della città e sono chiuse al traffico le piazze Tahrir e Rabaa, simbolo delle rivolte di questi tre anni. Ieri, fra l’altro, i Fratelli mussulmani hanno subito l’arresto degli ultimi esponenti di spicco ancora in libertà, per incitamento alla violenza. Dai semplici attivisti ai quadri più alti, si calcola che circa duemila esponenti dei Fratelli musulani siano finiti in carcere in queste ultime due settimane. Intanto, resta ancora alto il timore di nuovi attacchi alla comunità cristiana. Per saperne di più abbiamo raggiunto telefonicamente al Cairo Cristiano Tinazzi, che ne ha parlato con il vescovo copto ortodosso di Minya, Anba Makarios:

    R. – Il vescovo ha espresso preoccupazione per la comunità cristiana ricordando che comunque questa situazione perdura. Le continue intimidazioni e attacchi ai cristiani nelle ultime settimane si sono concretizzate in una vera e propria caccia al cristiano soprattutto nella zona di Minya, dove sono decine le chiese e gli edifici religiosi che sono stati attaccati. E il vescovo ha anche lanciato un monito, ricordando che i copti sono comunque scesi in piazza contro il governo Morsi non perché fosse il governo dei Fratelli Musulmani, ma per questioni di diritti di libertà che riguardavano tutti gli egiziani. Quindi, si sono presentati come cittadini. Ma, se questa sorta di transizione guidata dai militari non riesce a garantire la protezione per i cristiani, questi poi alla fine potrebbero non supportare i militari.

    D. - Il popolo che cosa si aspetta adesso dai vertici militari?

    R. - Non hanno ben chiaro che cosa potrebbe succedere. La cosa che tutti si aspettano è una sicurezza maggiore nel Paese e la ripresa dell’economia. Però, in questa situazione difficile i militari forse non hanno mai smesso di detenere il potere. La transizione non è quasi mai avvenuta. In un Paese dove il 40% dell’economia è detenuto dall’esercito, è difficile che qualcosa possa cambiare e comunque adesso i militari hanno un forte sostegno da parte della popolazione.

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    Rd Congo. Mons. Kaboy: la gente è stremata dal conflitto, vogliamo pace

    ◊   Una sospensione dei combattimenti per fare chiarezza. È quanto hanno annunciato oggi i vertici dei ribelli M23 che da giorni combattono in modo sanguinoso contro le forze governative della Repubblica Democratica del Congo. Contro l’M23 si levano le accuse del Rwanda, che denuncia continui bombardamenti sul proprio teritorio. La nuova ed ennesima ondata di violenza nel nord Kivu ha ormai finito per stremare la popolazione dopo due decenni di conflitti ricorrenti. Maxime Bapsères ne parla con il vescovo di Goma, mons. Théophile Kaboy:

    R. - Il y a une semaine où des bombes sont larguées sur la ville de Goma…
    Da una settimana, praticamente ogni giorno cadono bombe su Goma. Anche adesso (ieri – ndr), mentre parlo, sento il rumore delle esplosioni intorno alla città. Ci sono feriti e morti. Questo crea una grande psicosi in città. La gente è come paralizzata, non ha più il coraggio di parlare normalmente, è nervosa. Credo allora sia giunto il momento di alzare la voce e chiedere: “In nome di Dio, lasciateci vivere!”.

    D. - L’Onu ha inviato una missione nel Paese: in che modo è intervenuta?

    R. - La force est là, c’est vrai…
    È vero, la missione c’è e c’è già da oltre due mesi, ma non è ancora intervenuta. La popolazione però è esasperata e così ha iniziato anche a lanciare sassi contro la stessa forza della Monusco. La popolazione soffre molto mentre i caschi blu sono, per così dire, “immobili”. E per questo c’è grande tensione tra le due parti.

    D. - Si ha l’impressione che la popolazione manifesti la sua esasperazione nei riguardi di tutti…

    R. - La mort est partout présente…
    La morte è presente ovunque. E quindi, in una situazione come questa, la popolazione chiede una sola cosa: pace. A questo sentimento di disperazione, come Chiesa cerchiamo di rispondere dando sostegno e ripetendo loro: “Dio non vi ha abbandonati”. Nelle nostre catechesi preghiamo, organizziamo Messe per la pace e l’adorazione. Siamo lì e facciamo il possibile per incoraggiarli a rimanere saldi nella fede e soprattutto per infondere la speranza che tutto questo finirà e tornerà la calma. Lo speriamo.

    D. - Vuole lanciare un appello a tutte queste persone, ai ribelli in modo particolare?

    R. - L’appel que nous faisons à tout le monde…
    L’appello che rivolgiamo a tutti ancora una volta è questo: siamo tutti figli di Dio. Dio non capisce perché ci combattiamo, quando su questa terra siamo tutti di passaggio. Dobbiamo continuare a pregare per la pace. Mi rivolgo ai ribelli e a tutti: la violenza porta violenza. Deponiamo le armi e dialoghiamo per individuare le cose che non vanno. Questa guerra fratricida non ci porta a nulla. Al contrario, è un’offesa a Dio Creatore che ci ha creato tutti.

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    Istat: cresce ancora la disoccupazione, 3 milioni nel secondo trimestre 2013

    ◊   Disoccupazione a luglio in Italia ferma al 12%, ma in aumento su base annua. Stesso scenario per tutto il secondo trimestre del 2013. Lo rileva l’Istat nei suoi dati provvisori. Per i giovani, la soglia critica risale oltre il 39%, con un picco del 51% per le donne del Mezzogiorno, ancora l’area più svantaggiata. Complessivamente in un anno si sono persi 325 mila posti di lavoro. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    E’ la quarta volta consecutiva che il tasso di disoccupazione resta sulla soglia del 12%: un’emorragia che sembra fermarsi ma che non lascia spazio all’ottimismo, visto l’aumento annuo dall’1,3 all’1,5%, aumento che riguarda sia uomini sia donne. Il parere di Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere:

    “Le imprese, soprattutto quelle che riescono a essere presenti sui mercati internazionali, stanno cercando di mantenere quote di mercato e quindi di mantenere occupazione. Sul fronte dei servizi e sul fronte delle costruzioni, i consumi sono fermi, anzi tendono ulteriormente a contrarsi e l’occupazione che fino adesso ha tenuto un po’ meglio incomincia a dare segnali negativi”.

    Per l’Istat, nel secondo trimestre tre milioni in tutto sono i disoccupati in Italia, + 13,7% in un anno. E a soffrire non è solo il lavoro dipendente, ma anche quello autonomo e tutto il prezioso settore del terziario:

    “Il terziario è un settore fondamentale per l’efficienza complessiva di tutto il sistema. Per questo, è importante che da una parte cresca complessivamente la cultura di efficienza nei servizi, ma dall’altra parte che le politiche economiche guardino con attenzione anche a questi settori perché senza di essi gli sviluppi, anche dell’industria, gli sviluppi in agricoltura, gli sviluppi del settore delle costruzioni diventano complicati. Da questo, l’esigenza di fare molta attenzione, nei prossimi mesi, alle politiche economiche che riguardano le aliquote Iva, perché rischiano di toccare esattamente il terziario prima ancora che altri settori”.

    Al Sud, la situazione peggiore, ma anche tra i giovani e i 35-49.enni. Meglio va per gli occupati con almeno 50 anni, in assenza di turn-over:

    “Interventi sul fronte pensionistico naturalmente tengono al lavoro le fasce d’età più avanzate e quindi impediscono anche il ricambio generazionale. Abbiamo visto che questi sgravi contributivi del pacchetto promosso dal ministro Giovannini potrebbero essere favorevolmente accolti e utilizzati da almeno 190 mila imprese, e si tratta in questi casi di imprese che o non avrebbero fatto assunzioni oppure avrebbero accelerato i tempi di assunzioni eventualmente programmate per i giovani. E quindi, questo potrebbe essere un elemento che rimette in moto. Certo, c’è bisogno poi di intercettare una crescita importante, anche a livello internazionale”.

    Cosa fare, dunque, in attesa? Almeno cercare i settori più promettenti. Ancora Claudio Gagliardi:

    “I settori più dinamici, almeno per la fascia giovanile, sono l’informatica e le telecomunicazioni anzitutto, perché su questo fronte ci sono ancora spazi di crescita nel Paese e si tratta di servizi che possono far crescere anche gli altri settori: quindi, possono far crescere la produttività nel settore manifatturiero, o in generale nel settore dei servizi. Abbiamo segnali interessanti sul fronte anche energetico. E poi, all’interno di ogni settore, per le imprese che vogliono esportare e che vogliono rinnovare. C’è da immaginare che se la ripresa diventa cospicua, potremmo riavere diversi passaggi dal tempo parziale al tempo pieno”.

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    Dalle slot i soldi per togliere l'Imu. L'opinione del vescovo Coletti e delle associazioni

    ◊   In Italia, le risorse per abolire l’Imu arriveranno anche dal gioco d’azzardo. Nel decreto del governo è prevista una sanatoria delle multe sulle nuove slot ,che dovrebbe portare circa 600 milioni di euro. Una decisione che non ha mancato di sollevare le proteste di quelle associazioni che si occupano di contrasto alle ludopatie. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Il contenzioso risale al 2005. La Corte dei Conti ha stabilito penali da 2,5 miliardi di euro per il mancato collegamento delle macchine di alcuni gestori alla rete telematica dello Stato tra il 2004 e il 2007. Ma il governo si è accontentato di 600 milioni. E in più così si rischia di incentivare l’offerta di gioco d’azzardo, fonte di ludopatie e drammi familiari. Mons. Diego Coletti, vescovo di Como, territorio dove le malattie legate all’azzardo sono in crescita:

    R. – E' il prevalere sempre della ricerca di vantaggi economici. La cosa drammatica è che questo avvenga anche da parte dell’istituzione pubblica. La prima preoccupazione dell’istituzione pubblica dovrebbe essere quella di salvaguardare il bene comune, non quella di fare cassa. Se ci sono da cercare risorse per far fronte alla situazione si vada altrove, ma non si vada su qualcosa che può fare del male alla gente. Non sono contrario in linea di principio al gioco, anzi, proprio a difesa della sanità e della bellezza del gioco, vorrei vederlo sganciato dalle scariche di adrenalina dell’azzardo, del guadagno e dell’ingaggio. Vediamo che fine rischia di fare anche il gioco del calcio, che è quello più apprezzato dal popolo italiano. Quando si infilano dentro i soldi, si ruba alla gente la bellezza del gioco, non si ruba soltanto la salute a quelli che ci cascano in maniera patologica.

    D. – Tra l’altro, il problema è ancora più grave in un momento di crisi in cui magari tante famiglie potrebbero pensare di risolvere i loro problemi giocando...

    R. – Certo. La situazione di crisi difficile, pesantissima, in cui si dibattono molte persone, non fa che da incentivo a questo sogno del guadagno facile. Nove volte su dieci, a essere ottimisti, si traduce invece in una perdita secca di quel poco di risorse che uno può avere in mano, con la conseguenza di arrivare persino ai suicidi o alle violenze in famiglia o agli atti di disperazione più drammatici, proprio perché si parte già da una condizione minacciata dalla crisi economica in atto e non ci si accorge che, incentivando il gioco d’azzardo, la minaccia non diminuisce, ma aumenta e dilaga.

    Ogni anno, in Italia si giocano 80 miliardi di euro e almeno il 2% della popolazione rischia di essere vittima di una patologia. Don Armando Zappolini, portavoce della campagna "Mettiamoci in gioco":

    "Ancora una volta, la politica dimostra che si piega agli interessi delle grandi lobby e che cerca i soldi sempre tra la povera gente. Invece, di mettere la tassazione nell’ambito delle case dei ricchi, in realtà, recuperando soldi dal gioco d’azzardo, li recupera dalle classi meno abbienti della popolazione, perché queste sono le categorie che giocano. Il discorso è, quindi, che la politica deve sostituire ai buoni principi, ai buoni propositi gli atti, perché è inutile che si facciano intergruppi parlamentari, si presentino 40 proposte di legge sul gioco d’azzardo e poi quando c’è da fare una scelta reale di politica vera, amministrativa e così via, si vada in altra direzione".

    Le Associazioni sono convinte che le norme per lottare contro le ludopatie siano troppo tiepide e che sia inconcepibile che lo Stato continui a far cassa sull’azzardo.

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    Tappa a Roma della Mostra itinerante sull’impegno dell’Ue nello spazio

    ◊   “Scopri quanto Spazio c’è nella tua vita”: è questo il titolo dell’esposizione allestita da oggi e fino al 6 settembre a Piazza del Popolo a Roma per illustrare il sistema di navigazione satellitare dell’Unione Europea e le sue ripercussioni nella vita di ogni cittadino. L’ha visitata per noi Fausta Speranza:

    Se guardiamo a tutti gli oggetti che hanno un qualche legame con i programmi di informazione dati attraverso satelliti, ci rendiamo immediatamente conto di quanto Spazio ci sia nella nostra vita e del peso di due programmi dell’Unione Europea che si richiamano ai più illustri scienziati del Vecchio continente: "Copernicus" per le immagini satellitari, "Galileo" per il sistema globale di navigazione satellitare. Un’avventura che conta oggi quattro satelliti, ma che nel 2020 arriverà a 30. Il vicepresidente della Commissione Europea, Antonio Tajani:

    “Nello Spazio per dare servizi sulla Terra, grazie ai 30 satelliti del sistema Galileo, che è una grande infrastruttura per la quale stiamo investendo circa dieci miliardi di euro e ne risparmieremo 90 per spese che non serviranno più e quindi con un saldo attivo di 80 miliardi di euro. Daremo servizi nei settori della salute, della protezione civile, dei trasporti, della pesca, dell’agricoltura con grandi benefici per la nostra economia. Nasceranno nuove piccole e medie imprese, oltre al lavoro che già stiamo dando a tante imprese europee che stanno partecipando alla realizzazione di questa grande infrastruttura”.

    Già ora sono 250 le aziende italiane coinvolte. Ma gli orizzonti che si aprono vanno dalla telemedicina al telelavoro, dalla prevenzione di incendi alla rilevazione di abusi edilizi o all’intercettazione di materiale nocivo. Oltre a applicazioni di uso quotidiano, come l’ormai scontato navigatore su telefonino, come ricorda Mauro Facchini, della Direzione generale Spazio della Commissione Europea:

    “Nelle nostre attività quotidiane, le applicazioni spaziali danno veramente un contributo. Se noi guardiamo quante cose abbiamo a casa e ai loro contenuti di applicazioni spaziali, possiamo veramente essere sorpresi. L’esempio più immediato è la televisione, attraverso i canali satellitari, però anche tutti i nostri sistemi di navigazione satellitare… Quanti di noi li hanno nelle automobili! Pensiamo per un momento di spegnere tutti questi satelliti: quante cose non potremo più utilizzare? Quindi, basandoci su questo cerchiamo di andare sempre più lontano e di sviluppare i nuovi sistemi che noi presentiamo. Parliamo soprattutto di sistemi di navigazione satellitare, ma anche quelli di osservazione della Terra. Credo che quasi tutti conoscano Google Maps: un’applicazione molto semplice composta da foto che ci fanno vedere come è la Terra. Però, è possibile andare oltre: avere delle mappature per vedere come cambia la nostra Terra naturalmente, oppure attraverso degli eventi indesiderati come i terremoti, nell’immediato, o il cambiamento climatico, a lungo termine. Quindi Copernicus permetterà di vedere tutto questo per aiutarci nella nostra vita quotidiana”.

    Per la Mostra itinerante, che in una struttura a forma di cosmo propone video, proiezioni, schermi interattivi, la tappa a Roma è la 14.ma: ha già raccolto oltre 200 mila visitatori da Londra a Copenaghen, da Madrid a Budapest, da Parigi a Varsavia solo per citarne alcune. Ma non sarà l’ultima: tra le prossime, anche l’Expo di Milano.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    L’arcivescovo Matta Roham: facile un attacco aereo in Siria, difficile fermare le conseguenze

    ◊   “E’ facile dare il via ad attacchi aerei sulla Siria, ma è difficile porre fine alla guerra e alle conseguenze di questi attacchi per tutto il Medio Oriente”: è il commento, affidato all’Agenzia Fides da Eustathius Matta Roham, arcivescovo metropolita siro-ortodosso di “Jazirah e Eufrate”, preoccupato a amareggiato per la situazione che sta vivendo la nazione. “Ovunque, in Siria e fuori dalla Siria, i fedeli stanno pregando per scongiurare un attacco di paesi stranieri contro la Siria e perché si possa costruire la pace a tutta la regione. Noi tutti preghiamo che il Signore nostro Gesù Cristo illumini le menti delle persone al potere, perché agiscano secondo giustizia e pace, per il bene degli esseri umani”. L’arcivescovo parla della situazione del governatorato di Hassake, nella Siria orientale, al confine con Tirchia e Iraq. “I voli nell’aeroporto civile di Kamichly, così come in tutti gli altri aeroporti siriani, sono bloccati. Sono fermi anche i trasporti terrestri da Kamichly verso tutte le altre città siriane e verso il Libano. La popolazione, già provata dal conflitto, teme un aggravarsi della situazione”, con ulteriori conseguenze di fame e miseria. Un altro vescovo cattolico siriano, che chiede l’anonimato, spiega all’Agenzia Fides: “Oggi è impossibile immaginare il futuro di questo paese, un tempo terra pacifica e casa per tutti i rifugiati del Medio Oriente. Il fatto più drammatico è l'assenza di qualsiasi forma di dialogo negli ultimi tre anni, mentre l' angoscia e la disperazione abitano questo piccolo popolo, inerme e martire”. “Questo conflitto – prosegue il presule cattolico – ha trasformato la Siria in un campo di battaglia, distruggendo il mondo del lavoro, l'innocenza dell'infanzia, la tranquillità delle famiglie, oltre che infrastrutture, scuole, luoghi di culto, case e ospedali”. “E’ una crudele tragedia – conclude – una piccola nazione porta una croce così pesante, in silenzio, a immagine della sofferenza e Gesù. Di fronte a questo dramma, gli sguardi silenziosi, le abbondanti lacrime e i cuori spezzati sono un linguaggio che va direttamente al Cuore Immacolato di Maria, ai piedi della Croce”.

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    Caritas italiana in Medio Oriente: drammatica la situazione dei profughi siriani

    ◊   Si è conclusa oggi la missione di Caritas italiana, segno di vicinanza e di incoraggiamento a tutte le Caritas del Medioriente, a partire da quelle Giordana e di Gerusalemme. La delegazione guidata dal direttore, don Francesco Soddu, ha visitato nei giorni scorsi anche alle comunità che accolgono i rifugiati siriani in Giordania. “La certezza che riportiamo dal nostro viaggio – ha detto don Soddu – è che l’uso delle armi in Siria ha e avrà come risultato niente altro che una spirale della violenza e un aggravarsi della già drammatica condizione in cui vivono centinaia di migliaia di persone”. “Ogni ulteriore militarizzazione del conflitto – ha aggiunto – non farà altro che rendere ancor più insostenibile questa situazione”. “Ma insieme a questo abbiamo potuto toccare con mano il bel lavoro che sta facendo Caritas Giordania nell'accoglienza dei fratelli siriani”. “Attraverso l'azione di aiuto che svolge la Chiesa locale – ha spiegato don Soddu – si capisce il significato profondo della carità, e di come questo tocchi l'azione pastorale prima ancora che quella sociale”. Tuttavia, la situazione rimane drammatica. “La Caritas Giordania – si legge in un comunicato pubblicato sul sito Internet di Caritas italiana – ha notizia di decine di migliaia di profughi siriani che, dopo i drammatici bombardamenti dei giorni scorsi, in queste ore sono ammassati alle frontiere con il Paese”. Tra gli obiettivi della missione di Caritas italiana in Medio Oriente, anche quello di fare il punto con i partner locali dei progetti sostenuti in questi mesi e discutere le modalità delle future collaborazioni. Si sono svolti inoltre incontri con le autorità delle Chiese cristiane locali, per approfondire la situazione della complessa crisi mediorientale. (A.L.)

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    Settimana di preghiera per la pace in Siria promossa da “Aiuto alla Chiesa che Soffre”

    ◊   Una Settimana di preghiera per la pace in Siria si apre oggi, 30 agosto, e durerà fino al 6 settembre, nei 17 paesi in cui è presente l’opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS). Come spiega una nota inviata a Fides dall’ufficio francese di ACS, la settimana era programmata in ottobre, ma gli avvenimenti di questi giorni hanno consigliato di anticiparla: “Non possiamo aspettare. Il tempo di pregare per la pace per il popolo siriano è ora. I nostri fratelli in Siria ne hanno bisogno, più che mai”, spiega la nota. La campagna, che prevede un specifica intenzione giornaliera, si unisce all’incessante orazione per la pace e per scongiurare un intervento militare di paesi occidentali, che va avanti in tutte le comunità cristiane in Siria. La preghiera diffusa da ACS, e destinata ai fedeli in tutto il mondo, invoca da Dio “un futuro di pace per la Siria, fondato sulla giustizia per tutti” e recita: “Dio di misericordia, ascolta il grido del popolo siriano, conforta coloro che soffrono a causa della violenza, consola quanti piangono i loro morti, converti i cuori di coloro che hanno preso le armi, proteggi quanti sono impegnati per la pace. Dio della speranza, ispira i leader a scegliere la pace invece della violenza e a cercare la riconciliazione con i loro nemici”.

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    Afghanistan. Attentati e violenze contro politici e forze di sicurezza

    ◊   Un’ondata di attacchi terroristici ha colpito in questi ultimi giorni l’Afghanistan: nella giornata di oggi sono morte 20 persone e decine sono rimaste ferite nel distretto di Kunduz, nel nord del Paese, quando un kamikaze si è fatto esplodere tra la folla riunita nella moschea per le celebrazioni del funerale di un capo tribù locale. Nell’esplosione ha perso la vita anche il governatore della provincia di Kunduz, che dal 2002 si impegnava nella lotta contro le violenze dei talebani, e l’attentato si affianca a diversi altri ai danni di esponenti del governo locale, in una provincia ritenuta, prima di queste ultime settimane, relativamente stabile. Ma la stabilità è un lusso nel Paese: nella zona di Herat, una delle più sicure, con un fiorente commercio privato in grado di spingere l’economia afghana, sei persone che lavoravano a programmi governativi di sviluppo sono state giustiziate. Resta alto anche il prezzo pagato dalle forze di sicurezza presenti nell’area: solamente in questa settimana,15 poliziotti hanno perso la vita a Farah e altri quattro a Ghazni in attacchi talebani mentre diversi soldati sono stati uccisi nei combattimenti nei pressi della fortezza talebana di Helmand. Gli attacchi proseguono nonostante gli sforzi del primo ministro Karzai che, nella visita in Pakistan all’inizio di questa settimana, ha cercato di ristabilire i rapporti con il governo di Islamabad per trovare, senza successo, un alleato e un mediatore nel dialogo con i talebani. Il presidente afghano è ormai a fine mandato e, senza uno stop alle violenze, dalle elezioni del 2014 potrebbe dipendere il destino democratico del paese. (A cura di Davide Pagnanelli)

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    India. Petizione per il rilascio di sette cristiani innocenti, in carcere in Orissa

    ◊   Nella grave ingiustizia subita dai cristiani dell’Orissa – a cinque anni dai pogrom contro i fedeli del distretto di Kandhamal, con violenze e omicidi per la maggior parte impuniti – vi è anche il caso di sette fedeli cristiani, accusati ingiustamente di essere responsabili dell’omicidio di Laxmanananda Saraswati, religioso e leader politico indù, ucciso nel 2008. Fu questo l’episodio che scatenò, con una reazione pretestuosa, la violenza contro i cristiani, che fece 38 morti accertati e 54mila sfollati. Anche se successivamente furono i guerriglieri maoisti a rivendicare l’assassinio, i sette cristiani sono tuttora in carcere da cinque anni, senza processo, e la polizia rifiuta di rilasciarli. Come appreso dall’Agenzia Fides, la Chiesa indiana e alcune organizzazioni internazionali si sono attivate per sollevare il caso e chiedere a gran voce la liberazione. Una petizione è stata presentata dall’organizzazione “International Christian Concern”, con sede a Washington (USA), indirizzata al governo indiano e all'ambasciatore dell'India negli Stati Uniti. L’appello ricorda che anche uno dei tribunali che ha istruito processi per le violenze del 2008 ha parlato di “insufficienza di prove” a carico dei sette, arrestati come “capri espiatori”. I sette innocenti hanno mogli e figli, lasciati ingiustamente soli da cinque anni. Stigmatizzando “il pregiudizio settario e la discriminazione religiosa”, la petizione ribadisce che “una loro rapida liberazione darà al mondo un segnale che l'India applica lo stato di diritto e la promozione della libertà religiosa per tutti i suoi cittadini”. Intervenendo sul tema della giustizia per le vittime, il segretario generale dell’associazione ecumenica “All India Christian Council” (AICC), Digvijaya Singh, ha chiesto ufficialmente una indagine della NIA (Agenzia Investigativa Nazionale) sulle violenze anticristiane di massa avvenute in Kandhamal. Il segretario definisce preoccupante “il livello di infiltrazione delle forze estremiste nella polizia, nella magistratura, nelle amministrazioni civili”, che è la ragione dell’impunità. Una dettagliata ricostruzione dei massacri e una aperta denuncia delle ingiustizie perpetrate sono contenute in un libro-inchiesta del giornalista cattolico indiano Anto Akkara, edito in occasione del 5° anniversario dei massacri, e intitolato “Kandhamal craves for Justice”.

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    La Caritas inglese critica i tagli alla spesa sociale del governo Cameron: causeranno altra povertà

    ◊   I tagli alla spesa sociale decisi dal governo inglese rischiano paradossalmente di pesare nel lungo termine sui contribuenti britannici, perché avranno effetti recessivi su un’economia già in difficoltà. A lanciare l’allarme è la Caritas locale, Csan, in una lettera aperta alla Commissione Bilancio della Camera dei Comuni chiamata ad esaminare il provvedimento. La missiva è firmata da 13 organizzazioni caritative cattoliche impegnate nell’assistenza a bambini, famiglie e categorie svantaggiate. Tra queste il “Cardinal Hume Centre”, la “St Vincent de Paul Society” (Svp), la Caritas dell’arcidiocesi di Westminster, e la sua “Catholic Children’s Society”. In pratica il timore delle charities cattoliche inglesi è che le modifiche introdotte dal governo Cameron al sistema dei sussidi pubblici, segnatamente quelli alla casa, possano ripercuotersi negativamente sul sistema educativo e sanitario ed avere effetti recessivi sull’economia, generando altra povertà. Esse chiedono di valutare in particolare gli effetti negativi sull’infanzia e il problema del sovraffollamento delle abitazioni. La lettera cita in proposito l’esempio di Londra, dove stando alle stime più recenti, almeno 21mila unità familiari si trovano in situazioni in cui i minori sono costretti a condividere la stanza con i genitori, con conseguenze negative sulla loro salute fisica e mentale e sul loro rendimento scolastico. Conseguenze che si traducono in costi per il Servizio sanitario nazionale, il sistema scolastico e per l’economia nel suo insieme. Oltre ai costi umani della povertà – evidenzia quindi la lettera - ci sono anche i suoi costi finanziari: in altre parole, i “risparmi a breve termine creeranno maggiori costi per la società nel lungo termine” che ricadranno sui contribuenti. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Bolivia: migliaia i bambini in prigione in condizioni disumane

    ◊   Sono migliaia i piccoli reclusi negli istituti penali della Bolivia. I minori – ricorda ‘Avvenire’ – rappresentano almeno il 10% della popolazione carceraria. Secondo le stime preliminari dell’amministrazione penitenziaria, i “baby carcerati” sono oltre 2.100. Un registro preciso, però, non esiste. Secondo diverse fonti sarebbero molti di più. Lo scorso fine settimana, almeno 34 persone sono morte in seguito a scontri nel carcere di Palmasola, a Santa Cruz. Tra le vittime, anche un bambino di un anno e mezzo, Leonardito. Appena due mesi fa, ha suscitato scalpore il caso di una ragazzina di 12 anni, rinchiusa assieme alla madre a San Pedro, nella capitale, rimasta incinta dopo ripetute violenze da parte di altri detenuti. I minori condividono gli stessi spazi, malsani e sovraffollati, degli adulti. Molti anche sono i bambini nati in cella, come pure quelli “portati” dai familiari. Molti parenti, cioè, potendo mantenerli, accompagnano i ragazzini in visita ai genitori reclusi e li lasciano in prigione. Non esistono, inoltre, strutture apposite per i prigionieri minorenni, come prevede la legge, a parte il Centro Qalauma di El Alto-La Paz, terminato un anno fa, dove sono ospitati 160 ragazzi tra i 16 e i 21 anni, che hanno la possibilità di frequentare la scuola o un corso professionale. (A.L.)

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    Guatemala: dall’inizio del 2013 una sessantina di bambini morti per denutrizione

    ◊   Almeno 62 bambini, sotto i cinque anni di età, sono morti per denutrizione, in Guatemala, dall’inizio del 2013. Ad oltre 9.700 minori è stato diagnosticato un quadro di denutrizione cronica. Una piaga che colpisce, secondo fonti ufficiali, il 52% dei circa 15 milioni di guatemaltechi, in stragrande maggioranza indigeni. Il governo ha avviato varie iniziative per arginare i drammatici effetti di questa piaga. Luis Monterroso, responsabile della Segreteria per la sicurezza alimentare e nutrizionale, ha ricordato i programmi di lotta alla povertà portati avanti dall’esecutivo del generale dell’esercito in pensione Otto Pérez. Piani che si prefiggono di garantire alimentazione e assistenza sanitaria per le madri fin dai primi mesi di gestazione per evitare che il bambino nasca già in stato di denutrizione. Ma i problemi strutturali del Paese e il divario fra ricchi e poveri continuano a rallentarne lo sviluppo. Un recente rapporto dell’Istituto centroamericano di studi fiscali rivela che il Guatemala è il Paese più “disuguale” della regione e fra i più “iniqui” dell’intera America Latina: il 10% della popolazione più ricca possiede il 40% del Prodotto interno lordo. A pagarne le conseguenze, come ai tempi della lunga guerra civile (1960-1996), restano gli indigeni: in molte comunità native – ricorda l’agenzia Misna – manca tutto, dall’acqua potabile ai servizi igienici. (A.L.)

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    Proposta di Aibi: Nobel per la pace 2015 alle famiglie adottive

    ◊   Un Nobel per tutti quei genitori che accolgono un bimbo abbandonato compiendo il più grande atto di giustizia che una persona possa compiere nella sua vita. E’ la proposta lanciata dall’Associazione Amici dei bambini (Aibi), che candida la famiglia adottiva al Nobel per la Pace 2015. Un Nobel per le famiglie – sottolinea Aibi – che “si fanno quotidiano carico del dialogo, della comprensione, della cura, dell’integrazione interculturale e interrazziale, giorno per giorno, dentro la loro casa”. “Senza proclami o roboanti dichiarazioni di principio, costruiscono una società dell’accoglienza a partire dalla pratica, dalla ‘normale’ e straordinaria vita domestica”. “Il Nobel per la Pace – conclude Aibi – può essere un esempio, un incentivo e un incoraggiamento per convincere sempre più famiglie ad aprirsi all’accoglienza”. Il Nobel per la Pace, prosegue l’Associazione Amici dei bambini, “rappresenta il primo passo per cambiare la mentalità corrente sull’adozione: non più un atto privato della coppia, ma un atto di giustizia, che ristabilisce un diritto negato e, per troppo tempo, disatteso, il riconoscimento che ogni minore deve vivere con un padre e una madre”. “In questo nostro mondo, segnato da una crisi che non è solo economica, ma anche umana le famiglie adottive, con il loro umile lavoro quotidiano, possono indicare un percorso nuovo per ricostruire su basi più giuste e più umane la convivenza. Possono divenire un investimento per il presente e il futuro”. L’obiettivo di Aibi – riferisce il Sir – è di raccogliere 300 mila firme in tutto il mondo, entro dicembre 2014. La petizione verrà lanciata in tutto il mondo. La raccolta di firme inizierà domani. (A.L.)

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    Cgia: l’aumento dell’Iva, previsto in Italia ad ottobre, penalizzerà i più poveri

    ◊   “In termini assoluti saranno i percettori di redditi elevati a subire l'aggravio di imposta più pesante”, ma l'eventuale aumento dell'Iva “peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori”. La Cgia di Mestre ricorda, dopo lo stop all’Imu deciso dal governo italiano, che l’aumento dell’Iva dal 21% al 22%, in programma ad ottobre, rischia di mettere in difficoltà le famiglie, soprattutto quelle appartenenti alle fasce meno abbienti. “Bisogna assolutamente trovare la copertura – sottolinea Giuseppe Bortolussi, segretario della Gia – per evitare questo aumento”. “Non si possono penalizzare le famiglie e in particolar modo quelle più in difficoltà”. “Nel 2012 – ricorda Bortolussi – la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l'aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo una ulteriore contrazione dei consumi, che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale”. (A.L.)

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    Ad Assisi e Gubbio gli eventi dell’ottava Giornata per la custodia del creato

    ◊   Saranno diversi gli eventi principali dell'ottava Giornata nazionale per la custodia del creato, promossa dalla Conferenza episcopale italiana che si terrà in Umbria da domani e fino al 3 settembre tra Assisi e Gubbio. Tra le iniziative, un convegno ("Custodire il Creato per un futuro sostenibile") e un pellegrinaggio a piedi ("Il Sentiero di Francesco"), da Assisi a Gubbio. Il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, ha annunciato che Papa Francesco, nella visita del prossimo 4 ottobre, sosterà anche alla sala della Spoliazione del palazzo Vescovile di Assisi, un luogo significativo dell'esperienza di conversione del Poverello che rinuncia ai beni paterni e intraprende un nuovo cammino di vita. "Ritornare a quell'immagine con un Papa che per la prima volta ce la farà riscoprire – ha detto il presule – ci permette di capire Francesco ed è inevitabile per costruire con una nuova civiltà." La forza e l'attualità del santo umbro, ha aggiunto il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, sono "rappresentativi sia per la nostra realtà territoriale che per la nuova evangelizzazione". Per maggiori informazioni si può consultare il sito internet www.chiesaumbria.it (A.L.)

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    Workshop formativo del Centro nazionale per il volontariato

    ◊   Approfondire il ruolo del volontariato nello scenario economico e sociale dell’Italia e fornire strumenti per comunicare meglio i valori e gli obiettivi dell’azione volontaria. E’ questa la finalità del workshop formativo che il Centro nazionale per il volontariato (Cnv), in programma oggi e domani a Lucca, nel convento di San Cerbone. L’iniziativa – ricorda l’agenzia Sir – è rivolta a tutti, in particolare ai giovani responsabili e ai comunicatori delle associazioni. I lavori si sono aperti questa mattina con una sessione incentrata sul tema “Il volontariato nel Paese disuguale - come il volontariato italiano può ridurre le diseguaglianze economiche e sociali”. Tra i relatori, il presidente del Cnv, Edoardo Patriarca, e Carla Colicelli del Censis. Nel pomeriggio, incontro con il direttore editoriale di ‘Vita’, Riccardo Bonacina, sul tema “Una questione di qualità, impariamo a comunicare meglio”. Domani mattina interverrà, tra gli altri, il vicedirettore del Corriere della Sera, Giangiacomo Schiavi. Al centro del dibattito, soprattutto temi sociali e le opportunità per la costruzione canali di collaborazione con il mondo delle “buone notizie”. (A.L.)

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    Inaugurate le Giornate del patrimonio europeo

    ◊   Promuovere la conoscenza del patrimonio culturale, artistico, storico e religioso del vecchio Continente. Questo l’obiettivo delle Giornate europee del patrimonio, avviate nel 1985 ed organizzate congiuntamente, dal 1999, da Commissione Ue e Consiglio d’Europa. Sono molteplici gli eventi culturali organizzati nel corso di questa iniziativa che, nell’arco di un mese ricco di proposte, intende dare rilievo alle tradizioni e all’artigianato locali, all’architettura e all’arte. Il primo appuntamento oggi a Jerevan, in Armenia. Nei prossimi giorni, in Irlanda del Nord, i visitatori saranno invitati a immaginare di trovarsi su un campo di battaglia nel Medioevo. In Svezia, si potrà fare un viaggio con la fantasia in luoghi segnati, nei secoli, da incontri e partenze. In Svizzera, verranno illuminati straordinari paesaggi attraverso le tematiche del fuoco, della luce e dell’energia. Queste Giornate – ha detto Androulla Vassiliou, commissario europeo responsabile per Istruzione e cultura – “rappresentano un’iniziativa fantastica di cui possono fruire persone di ogni età e provenienti da ogni contesto”. “Quest’anno – ha aggiunto – prevediamo che più di 20 milioni di adulti e bambini si avvarranno di questa opportunità unica di visitare siti normalmente chiusi al pubblico”. Quest’anno i Paesi coinvolti sono una cinquantina e i siti che saranno aperti al pubblico secondo programmi ed eventi nazionali saranno migliaia. “Si tratta di un’occasione eccellente – ha detto Androulla Vassiliou - per assicurare che il nostro patrimonio europeo comune sia adeguatamente custodito e protetto per le generazioni future, con una ricaduta anche per le collettività locali grazie all’intensificarsi del turismo”. Grazie alle Giornate europee del patrimonio – ricorda il Sir – chiese, castelli, musei, antiche fabbriche saranno disponibili per i cittadini europei. Uno specifico sito internet "europeanheritagedays.com" riportate informazioni utili sulle Giornate. (A.L.)

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    Milano, Messa nel 59.mo anniversario della scomparsa del Beato Schuster

    ◊   Ricorre oggi il 59.mo anniversario della scomparsa del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Il Beato sarà ricordato nella celebrazione che il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, presiederà questa sera, alle 17.30, in Duomo a Milano. Monaco e pastore, studioso della storia, arcivescovo di Milano dal 1929. Nato a Roma nel 1880 – ricorda il quotidiano Avvenire – il Beato Schuster divenne monaco benedettino nel 1900 e sacerdote nel 1904. Dopo diversi incarichi nel suo Ordine, nel 1918 divenne abate di San Paolo fuori le Mura. Appassionato dell'archeologia, dell'arte sacra, della storia monastica e liturgica, nell'estate del 1929 venne nominato arcivescovo di Milano e cardinale. Guidò la comunità lombarda con fermezza e saggezza fino alla morte, avvenuta il 30 agosto del 1954 nel Seminario di Venegono, fatto costruire da lui. (A.L.)

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    In orbita il primo satellite militare dell’India

    ◊   L'India ha lanciato con successo il suo primo satellite dedicato al solo uso militare. L'Indian Space Research Organisation (Isro) ha mandato in orbita Gsat-7 con il razzo vettore Ariane 5. Il lancio – rende noto AsiaNews - è frutto di una collaborazione con la compagnia francese Arianespace. Costato 1,85 miliardi di rupie (20,9 milioni di euro), il satellite coprirà il Continente e l'Oceano Indiano, con l'obiettivo di rafforzare il controllo e la sicurezza marittima del Paese. Entro il 4 settembre, il Gsat-7 raggiungerà la propria stazione orbitale, situata a circa 36 mila km sopra l'equatore. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 242

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