Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 25/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: tacciano le armi in Siria, non è lo scontro che risolve i problemi
  • Mons. Zenari: non possiamo rimanere muti di fronte al grido delle vittime innocenti
  • Il Papa all'Angelus: essere cristiani non è un'etichetta, ma testimoniare la fede nella carità e nella giustizia
  • Tweet del Papa: “Non avere paura di chiedere perdono a Dio. Lui non si stanca mai di perdonarci”
  • "Padre Pepe" dall'amico Francesco: "L'ho visto ringiovanito, con molta voglia di fare e servire la Chiesa"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: Usa pronti "a qualsiasi opzione". Damasco: via libera alle ispezioni Onu
  • Karzai in Pakistan per rilanciare il processo di pace con i talebani
  • Il card. Gracias: martiri della fede i cristiani uccisi 5 anni fa in Orissa
  • Cristiani perseguitati nel mondo, sono 200 milioni. Massimo Ilardo: ma i mass media non ne parlano
  • Madonna delle Lacrime: la Chiesa di Siracusa celebra il 60.mo anniversario
  • Mare solidale: l’esperienza dello stabilimento “L’Arca” di Ostia
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tunisia: opposizione ancora in piazza, proclamata una settimana di proteste
  • Egitto: rinviato il processo contro i leader dei Fratelli musulmani
  • Colombia: 13 militari uccisi dalle Farc, mentre all'Avana riprendono i colloqui di pace
  • Sciopero del settore agricolo in Colombia. La Chiesa esorta il governo al dialogo
  • Canada. I vescovi del Québec: la Carta dei valori rischia di portare ad un ateismo ufficiale
  • Myanmar: attacchi contro i musulmani nel nord-est
  • La Riunione: conferenza su “Francesco, un Papa dell’entusiasmo”
  • Mons. Gänswein presiede la Messa per la Festa della Madonna del Lago a Castel Gandolfo
  • L’Aquila: al via il Triduo di preparazione della Perdonanza Celestiniana
  • A Strasburgo in dicembre il 36.mo Incontro europeo della Comunità di Taizé
  • Stati Uniti: il 15 settembre la Chiesa celebra la Domenica del catechista
  • Al via a Budapest il Festival della cultura ebraica
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: tacciano le armi in Siria, non è lo scontro che risolve i problemi

    ◊   Papa Francesco, oggi all’Angelus, di fronte a numerosi pellegrini radunati in Piazza San Pietro, ha lanciato un nuovo accorato appello di pace per la Siria, dove stanno spirando nuovi venti di guerra di fronte alle terribili notizie che giungono dal Paese. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    “Con grande sofferenza e preoccupazione – afferma il Papa - continuo a seguire la situazione in Siria”. Nel Paese dopo quasi due anni e mezzo di guerra civile sono morte oltre 100 mila persone, di cui 7 mila sono bambini. Oltre 4 milioni tra profughi e sfollati, un quinto dell’intera popolazione siriana:

    “L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni, mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo”.

    “Dal profondo del mio cuore - prosegue il Papa - vorrei manifestare la mia vicinanza con la preghiera e la solidarietà a tutte le vittime di questo conflitto, a tutti coloro che soffrono, specialmente i bambini, e invitare a tenere sempre accesa la speranza di pace”:

    “Faccio appello alla Comunità Internazionale perché si mostri più sensibile verso questa tragica situazione e metta tutto il suo impegno per aiutare la amata Nazione siriana a trovare una soluzione ad una guerra che semina distruzione e morte”.

    Infine ha invitato i presenti a pregare la Regina della Pace.

    inizio pagina

    Mons. Zenari: non possiamo rimanere muti di fronte al grido delle vittime innocenti

    ◊   Sulle drammatiche vicende che stanno sconvolgendo la Siria, Sergio Centofanti ha intervistato il nunzio a Damasco, mons. Mario Zenari:

    R. – Io, in questo ultimi giorni, vedendo quelle terribili immagini che ci hanno tutti sconvolti, sentivo il grido di questi bambini, di queste vittime innocenti, questo grido verso il Cielo e un grido verso la comunità internazionale: non possiamo rimanere muti così, di fronte a questo grido, a questo appello che ci viene da questi innocenti! Naturalmente, prego affinché chi ha responsabilità in questo campo – la comunità internazionale, i suoi responsabili – siano dotati di tanta saggezza e di tanta prudenza. Dobbiamo fare in modo che non si ripetano mai più – mai più! – questi crimini, questi massacri … La comunità internazionale deve fare di tutto perché non si vedano più queste immagini che ci hanno sconvolto! Bisogna trovare i mezzi più adatti e più opportuni, che non complichino la situazione. Preghiamo affinché chi ha queste responsabilità sia dotato di molta saggezza, di molta prudenza.

    D. – Sembra sempre più probabile che siano state utilizzate armi chimiche …

    R. – Qui sta alla comunità internazionale verificare e accertare e voglio sperare che ci sia la collaborazione anche da parte delle autorità locali e da parte di tutte le parti che sono in conflitto, affinché si arrivi ad un accertamento.

    D. – In questa guerra, intanto, chi sta pagando di più sono sempre i civili, gli innocenti, i bambini …

    R. – … e questo accade dall’inizio di questo conflitto, da due anni e mezzo. Circa un anno fa, quando qui a Damasco proprio i rumori di guerra si facevano sentire, io avevo l’impressione che la Siria stesse incominciando la triste discesa agli Inferi. Oggi, dopo questi fatti, credo che ci si stia interrogando se siamo arrivati ormai al fondo di questo baratro …

    inizio pagina

    Il Papa all'Angelus: essere cristiani non è un'etichetta, ma testimoniare la fede nella carità e nella giustizia

    ◊   All’Angelus, prima dell’appello per la Siria, il Papa aveva svolto la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica in cui Gesù, parlando della salvezza eterna, invita ad entrare per la porta stretta. Riascoltiamo le parole di Papa Francesco in questo servizio di Sergio Centofanti:

    “Sforzatevi di entrare per la porta stretta”: è la risposta di Gesù a un uomo che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano. Il Signore – afferma il Papa – indica così il cammino della salvezza. Ma qual è la porta per la quale dobbiamo entrare?

    “Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta, il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: ‘Ma, padre, sicuramente io sono escluso perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita …’. No: non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre. Per perdonarlo, per amarlo … Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti … Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta”.

    “Tutti – ha aggiunto - sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura”. Oggi – ha poi osservato – “passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità" che "dura un istante", che "si esaurisce in se stessa e non ha futuro”. Di qui l’invito del Pontefice:

    “Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash: no. E’ una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù”.

    Quella di Gesù – ha poi spiegato – “è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura", ma perché "ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui”:

    “Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta» … E io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta, o di verità? E ciascuno si risponde dentro, eh? … Mai cristiani d’etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita”.

    Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, Papa Francesco chiede l’aiuto “a varcare la porta della fede” e “a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo”.

    Nei saluti finali ai pellegrini, il Papa - ricordando che per molti questi giorni segnano la fine del periodo delle vacanze estive – ha augurato per tutti “un ritorno sereno e impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”.

    inizio pagina

    Tweet del Papa: “Non avere paura di chiedere perdono a Dio. Lui non si stanca mai di perdonarci”

    ◊   Dopo l’Angelus, il Papa ha lanciato questo tweet: “Non avere paura di chiedere perdono a Dio. Lui non si stanca mai di perdonarci. Dio è pura misericordia”.

    inizio pagina

    "Padre Pepe" dall'amico Francesco: "L'ho visto ringiovanito, con molta voglia di fare e servire la Chiesa"

    ◊   Papa Francesco ha ricevuto in udienza padre Josè Maria Di Paola, conosciuto da tutti come “padre Pepe”. Il sacerdote argentino che vive in una delle favelas di Buenos Aires, ha portato avanti il suo impegno per gli emarginati nonostante pesanti minacce di morte da parte dei narcotrafficanti che il sacerdote ha denunciato con coraggio. Luca Collodi ha intervistato "padre Pepe" dopo l’incontro con il Papa:

    D. - Padre Pepe, come ha trovato Papa Francesco?

    R. - La verità è che è stato un incontro molto emozionante per me. Non lo vedevo da quando è andato via da Buenos Aires. Per me è strano vederlo così, ma nello stesso tempo veramente è stato molto emozionante vederlo come Papa. Sta molto bene. L’ho visto con molta energia e con molta forza. Ringiovanito. Così tornerò in Argentina molto contento, perché sebbene sia grande la responsabilità che ha di guidare la Chiesa, lo vedo con la forza necessaria per farlo.

    D. - Papa Francesco ha nostalgia dell’Argentina e di Buenos Aires?

    R. - Credo di no. Credo che lui sa qual è il suo presente. Ho portato il thermos, ho portato il mate e l’abbiamo bevuto. Lui è contento quando si parla di Buenos Aires e dell’Argentina, però sa che il suo presente è qui, al servizio di tutta la gente. Di questo è consapevole, ma certamente non dimentica le sue radici.

    D. - Da arcivescovo di Buenos Aires a pastore della Chiesa Universale. Come è cambiato Papa Bergoglio ?

    R. - Fondamentalmente lo vedo uguale. Anche da come ci riceve, perché quando andavamo alla curia di Buenos Aires ci veniva incontro con semplicità. Aveva una scrivania e nient’altro e poi ci accompagnava personalmente per salutarci. Questa semplicità si vede anche in Vaticano. Continua ad essere lo stesso uomo, cioè non un principe della Chiesa ma un servitore della Chiesa. E questa caratteristica è sempre stata molto presente nella sua persona. Questo è ciò che ci ha sempre incoraggiato. Vedo anche che c’è una continuità, perché pensa in modo permanente alle persone, specialmente quelle più bisognose, e vuole avere un rapporto molto vicino con loro. Ecco, in sostanza, lo vedo uguale e con molta energia, con molta voglia di fare. Lo vedo veramente rivitalizzato.

    D. - Ha portato al Papa molte lettere, anelli e rosari da benedire. La gente lo ricorda con affetto a Buenos Aires?

    R. - Sì, ho portato tante cose senza aver fatto alcuna pubblicità. La gente che veniva a sapere della mia visita al Papa mi diceva: “Questo è per Papa Francesco”. Ho portato al Papa lettere di gente malata, libri, tra cui il libro che ha fatto il "Gruppo di recupero" di tossicodipendenti delle "villas" che ha compiuto 5 anni: infatti, non si dimenticano che lui ne è stato il fondatore, perché ha lavato i piedi, il Giovedì Santo di 5 anni fa, a 12 giovani. E ho portato le lettere di due di questi giovani a cui, l’allora arcivescovo Bergoglio, ha lavato i piedi e che oggi hanno una vita nuova, un lavoro, la loro famiglia, e sono eternamente grati al Papa. Per questo volevamo che Francesco ricevesse questo libro, il primo numero uscito dalla stampa, ancora fresco di inchiostro. Certo, ho portato tante altre cose e credo che in quella valigia ci fossero tanti sentimenti di tanta gente.

    D. - Il Papa continua a seguire il lavoro che fate nella periferia di Buenos Aires con i giovani?

    R. - Lui vuole che noi continuiamo a lavorare. Credo veramente che il modo migliore di servire il Papa da parte nostra sia quello di essere fedeli al suo lavoro, come prima. E anche di contribuire, con la nostra gente e l’esperienza maturata con il Papa, ad incoraggiare altri sacerdoti a vivere nelle periferie. Sappiamo che sono in tanti a farlo in diverse parti del mondo, però bisogna incoraggiarli, perché è una testimonianza evangelica per tutti. Non solo per chi vive nella periferia, ma anche per chi ci va. Può essere un’unione di due mondi che ogni tanto sono separati a causa della società materialista e individualista. Bergoglio, quando era a Buenos Aires, guardava la città dalla periferia. Questo sguardo di Bergoglio è il grande contributo alla Chiesa di Buenos Aires.

    D. - Padre Pepe, ha portato una maglietta, “una camiseta”, dell’Atletico Huracàn al Papa. Ma il Papa come ha reagito, essendo della squadra concorrente del San Lorenzo? L’ha ricevuta con sportività?

    R. - Sì, la sua generosità è arrivata anche lì. Ha accettato la maglietta dell’Huracàn, che è la squadra concorrente del San Lorenzo, un rivale eterno. E sempre, in Argentina, i tifosi dell’Huracàn e del San Lorenzo discutono: sono rivali! E da quando è diventato Papa, ci sono ovunque bandiere del San Lorenzo, magliette del San Lorenzo e, ciò mi dà un po’ di fastidio. Allora, la dirigenza dell’Huracàn mi ha detto: “Pepe tu che sei dell’Huracàn, perchè non porti al Papa qualcosa di nostro, la maglietta, una lettera?”. Così ho portato al Papa la maglietta della squadra "migliore"...

    D. - Il Papa, come sportivo, è anche un intenditore di calcio, di tecnica e di tattica di calcio?

    R. - Sì, e l’applica alla Chiesa. Il Papa è un bravo direttore tecnico...

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Siria: Usa pronti "a qualsiasi opzione". Damasco: via libera alle ispezioni Onu

    ◊   Siria: sulla questione di un possibile intervento militare è scontro diplomatico tra Iran e Stati Uniti. Secondo il segretario americano alla Difesa, Chuck Hagel, Washington è pronta anche ad un’azione militare, qualora dal presidente Obama arrivasse l’ordine di procedere. Immediata la razione di Teheran, che ha minacciato “dure conseguenze” nel caso gli Stati Uniti oltrepassino “la linea rossa” in Siria. Intanto, le autorità siriane hanno dato il via libera alle ispezioni Onu sui luoghi dove si sarebbe verificato l'attacco chimico. Il servizio di Davide Maggiore:

    Gli Stati Uniti “sono preparati ad attuare qualsiasi opzione” ha detto Hagel, aggiungendo che l’amministrazione sta ancora valutando diversi elementi. Tra i punti all’esame della Casa Bianca ci sono i dettagli dell’attacco che, nei giorni scorsi, ha ucciso circa 1200 civili nei pressi di Damasco, questione su cui anche la Lega araba ha annunciato un vertice urgente. Dati raccolti da agenzie di intelligence e anche da Medici senza Frontiere sembrano confermare l’uso di armi chimiche: se la responsabilità dell’azione fosse definitivamente attribuita al regime, un’operazione militare diventerebbe più probabile. In una nota congiunta, Obama e il premier britannico Cameron hanno chiesto “una risposta seria” della comunità internazionale e sulla stessa linea sono Francia e Turchia. Resta contraria a un intervento armato la Germania, mentre il presidente israeliano Peres ha dichiarato che armi chimiche “non possono restare” in Siria “che siano nelle mani di Assad o di altri”. Nettissima, poi, la reazione iraniana: Teheran ha ritorto contro la Casa Bianca proprio la metafora della “linea rossa” usata da Obama, intimando di non superarla. Secondo il ministro dell’Informazione di Damasco la guerra “infiammerebbe tutto il Medio Oriente”. E dal terreno arrivano anche le parole degli islamisti anti-regime di al-Nusra, che minacciano di vendicare la strage di civili colpendo villaggi alawiti.

    inizio pagina

    Karzai in Pakistan per rilanciare il processo di pace con i talebani

    ◊   Colloquio oggi a Kabul tra il presidente afghano, Hamid Karzai, e il premier italiano Letta, giunto per salutare le truppe italiane in Afghanistan. Domani Karzai si recherà nella capitale del Pakistan, Islamabad. Obiettivo della missione è il rilancio del processo di pace con i talebani, grazie anche al contributo del governo pakistano. Ma qual è il clima in cui avviene questo incontro, a meno di un anno dalla smobilitazione delle truppe Nato dall’Afghanistan? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica all’Università Cattolica di Milano:

    R. – I rapporti tra Karzai e Pakistan sono pessimi, un po’ per l’atteggiamento di Islamabad, che è assolutamente non collaborativo e continua a sostenere parte della galassia dei talebani, e un po’ perché a Karzai fa anche comodo caricare sul Pakistan molte colpe e molti dei fallimenti del suo governo. Vi è una pressione, da tempo, da parte della Nato e soprattutto da parte di Washington, perché questa ostilità si riduca e quindi si tengono periodicamente questi incontri. Il nodo fondamentale è come includere il Pakistan in un negoziato tra talebani e governo di Kabul, senza che, da un lato Karzai lo veda come un’interferenza eccessiva, senza dare troppo potere al Pakistan, ma anche senza emarginarlo: infatti, se c’è una cosa che è chiara, è che, senza l’accordo del Pakistan, non vi potrà mai essere alcuna intesa credibile tra talebani e il governo di Kabul.

    D. – In che modo è possibile un inserimento dei talebani nelle istituzioni afghane, vista l’ideologia fondamentalista che in passato ha caratterizzato questo movimento?

    R. – I talebani sono una realtà molto composita. Sotto questa etichetta c’è di tutto: dalla vecchia guardia ideologizzata, legata al mullah Omar, a gruppi tribali che agiscono sul territorio, a capi pashtun delle province insoddisfatte … insomma, c’è un po’ di tutto. Esiste un nucleo irriducibile, che io credo non sia possibile coinvolgere, perché sarebbe smentire tutto quello che è stato fatto in 12 faticosissimi e anche sanguinosi anni di sostegno al nuovo Afghanistan, ma esiste tutta una serie di capi tribali, di comandanti, di milizie che possono essere, in qualche modo, integrate. Certo, non è la soluzione ottimale, ma – come è ormai chiaro – la vittoria militare sui talebani non la si può avere. C’è una "instabile stabilità", ma questo non può andare avanti all’infinito; è evidente che bisognerà ottenere un accordo, non credo con tutti i talebani; più probabile invece il tentativo di coinvolgere gruppi locali talebani. Per certo, la condizione delle donne, la condizione dei diritti degli afghani non migliorerà sicuramente, da un accordo del genere.

    inizio pagina

    Il card. Gracias: martiri della fede i cristiani uccisi 5 anni fa in Orissa

    ◊   Il 25 agosto di cinque anni fa nel distretto di Kandahamal, nello Stato dell’Orissa, in India, gruppi di estremisti indù perpetrarono brutali violenze verso i cristiani che portarono a più di 100 morti e alla distruzione di migliaia di case e alcune centinaia tra chiese e cappelle. Per un approfondimento della situazione attuale nella zona, Debora Donnini ha sentito l’arcivescovo di Bombay, il cardinale Oswald Gracias:

    R. - Sono andato in Orissa un anno fa, nella zona di Kandhamal, per incontrare alcune famiglie e mi ha fatto una grande impressione, perché la gente ha una grande fede in Cristo. Mi hanno spiegato quello che è successo cinque anni fa a quegli uomini, che sono davvero martiri della fede. Volevano, infatti, che rinnegassero Cristo, che dicessero di non credere in Cristo, ma loro hanno detto che questo non era possibile, perché per loro Cristo era tutto. Per questa ragione sono stati uccisi e hanno subito tanta violenza.

    D. - Dalle notizie che lei ha, come vivono i cristiani? Hanno ancora paura? Sono ancora in una situazione di preoccupazione?

    R. - La situazione è migliorata in questo momento, ma c’è ancora un po’ di paura. Fra un anno, infatti, ci saranno le elezioni e bisognerà vedere che governo ci sarà. La gente ha paura di un governo che non si adoperi per nulla per i cristiani e per le minoranze. Potrebbe, quindi, scoppiare di nuovo la violenza. La situazione ora è calma, ma c’è comunque preoccupazione per il futuro.

    D. - Nel resto dell’India, per esempio a Bombay, la diocesi di cui lei è arcivescovo, com’è la situazione dei cristiani, che pure sono un gruppo di minoranza?

    R. - Qui c’è calma. Abbiamo lavorato molto per il dialogo a Bombay, a Masai, a Nuova Delhi. Abbiamo avuto tanti incontri, specialmente a Bombay. Anche il cardinale Tauran è venuto due volte per incontrare due diversi gruppi e una volta sono venuti tutti i capi religiosi indù. E’ stato un bell’incontro per cominciare un dialogo proprio nel contesto dell’Orissa, a due anni da quello che era successo. Dopo un anno è tornato poi il cardinale Tauran e a Bombay, di nuovo, abbiamo incontrato i capi religiosi musulmani. Questi sforzi per il dialogo hanno avuto successo e direi che adesso, specialmente nelle grandi città, c’è pace fra le religioni. C’è sempre il pericolo che le cose peggiorino nel futuro e quindi dobbiamo pregare. Abbiamo fiducia. Dobbiamo continuare a sforzarci per il dialogo. Ci sono anche miracoli di conversione: mi hanno detto, infatti, che un uomo, che si trova in prigione in questo momento perché aveva commesso violenze, si è convertito e si è fatto battezzare. Questi uomini si sono resi conto che i cristiani sono uomini di pace, che le donne pregano. Hanno visto il lavoro dei cristiani. Noi sappiamo che la croce fa parte della nostra religione - Gesù Cristo ci ha chiamato a portare la croce - ma abbiamo anche la grande speranza di avere la pace fra i diversi gruppi religiosi in India.

    inizio pagina

    Cristiani perseguitati nel mondo, sono 200 milioni. Massimo Ilardo: ma i mass media non ne parlano

    ◊   Tra i temi che hanno caratterizzato il Meeting di Rimini appena concluso, c'è stato quello della libertà religiosa. Se ne è parlato anche ieri nel corso dell’ultimo dibattito. La sensibilità su questa questione sta migliorando, secondo Massimo Ilardo, direttore in Italia dell'associazione "Aiuto alla Chiesa che Soffre". Il nostro inviato Alessandro Guarasci lo ha intervistato chiedendogli, innanzitutto, una riflessione sul fatto che circa 200 milioni di cristiani nel mondo subiscono qualche forma di persecuzione:

    R. - Dal rapporto che abbiamo presentato, è emerso che su una popolazione mondiale di 6,8 miliardi di persone, 5 non godono di libertà religiosa. Questo è il grosso problema: in pratica, il 70 percento della popolazione mondiale ne soffre. Ma sembra un problema facile da risolvere, anzi, forse non se ne parla abbastanza. Quindi immaginiamo, in proporzione, quanto poi i cristiani abbiano delle difficoltà a professare la propria fede. Quando presentammo il rapporto, dicemmo che il 75 percento dei crimini a sfondo religioso sono contro i cristiani. E questo dice molto sul fatto di quanto la religione cristiana sia perseguitata. Poi lei accennava al discorso dei 200 milioni; è chiaro che non è più un discorso che si può trascurare, ma, in effetti molti mass media lo trascurano.

    D. - Ma questo vuol dire che a livello internazionale c’è una scarsa sensibilità su temi di questo tipo: mi riferisco alle grandi istituzioni internazionali …

    R. - Non possiamo dire questo, perché negli ultimi anni, soprattutto grazie a Benedetto XVI, c’è stata una grande sensibilizzazione su questo argomento. Negli anni passati, il discorso si chiudeva e si limitava ad un’élite intellettuale, oggi - e ne sono anche molto orgoglioso - specialmente in Italia, questo discorso sta entrando nelle case in maniera anche molto più semplice, cioè l’uomo della strada si domanda: quanto costa essere cristiani in Pakistan e quanto costa essere cristiani in Italia?

    D. - Ma costa qualcosa essere cristiani in Italia?

    R. - Costa anche in Italia. Se in alcuni Paesi si arriva ad una persecuzione fino al martirio, in Italia probabilmente ci sono altri tipi di martirio molto più “subdoli”, come ha detto qui a Rimini il cardinale Tauran. Sono nascosti, per cui in cui alcuni momenti ci possiamo trovare a negare la nostra fede. Nel nostro Paese il cristiano si domanda: ma io, che posto occupo nella Chiesa? Sono il cristiano della domenica oppure sono - con coerenza - uno che testimonia sul posto di lavoro a costo di rinunciare magari a una parte della carriera? Perché essere cristiani è un po’ scomodo.

    inizio pagina

    Madonna delle Lacrime: la Chiesa di Siracusa celebra il 60.mo anniversario

    ◊   Ricorre quest’anno il 60.mo anniversario della lacrimazione della Madonna a Siracusa. Le celebrazioni solenni sono cominciate ieri nella cittadina siciliana con una fiaccolata. Fino al 29 agosto, nella Basilica Santuario della Madonna delle Lacrime, si svolgeranno diverse liturgie e ai fedeli saranno proposte anche sacre rappresentazioni, per ricordare e rappresentare l’universalità del linguaggio delle lacrime di Maria. Al microfono di Tiziana Campisi, il rettore del Santuario, don Luca Saraceno, ricorda la prodigiosa lacrimazione di 60 anni fa e l’importanza di questo anniversario:

    R. - Dal 29 agosto al primo settembre 1953, da un quadretto di gesso del “Cuore immacolato di Maria” sono sgorgate lacrime umane. Questa è la definizione che fu data da una commissione scientifica che analizzò quel liquido e affermò che si trattava, in maniera straordinaria, proprio di lacrime umane. Quindi, 60 anni certamente di memorie, di un evento che ancora oggi intende provocare, risvegliare le coscienze di noi uomini, di noi credenti. Un anniversario che intende celebrare non soltanto un passato - guardando alle nostre radici - ma avere un’attenzione particolare per l’oggi.

    D. – In che modo state celebrando questo anniversario?

    R. – Vogliamo raccontare questo evento attraverso lo stile e l’arte della preghiera - così come la Chiesa ci insegna - attraverso le celebrazioni dell’Eucaristia, quindi, un linguaggio liturgico, un linguaggio della fede; ma anche raccontandolo con un linguaggio che gli uomini possono intendere, come può essere il linguaggio dell’arte. Dal 29 agosto al primo settembre saranno presenti nel Santuario alcuni cardinali ed un vescovo che ci aiuteranno ad interpretare il “segno” delle lacrime, un segno che ancora oggi parla. Abbiamo scelto quest’anno di invitare quattro tra cardinali e vescovi, provenienti da quattro continenti – manca il quinto che è l’Oceania ma ci hanno detto che era troppo distante e facevano fatica ad essere qui – che per quattro giorni ci racconteranno certamente la cattolicità della fede.

    D. – A 60 anni dalla “lacrimazione” di Maria a Siracusa, qual è il messaggio che giunge ai cristiani oggi?

    R. – Credo che sia un messaggio di grande consolazione. Il 60.mo anniversario è caratterizzato da questo tema pastorale, che è quello della “consolazione”. Abbiamo scelto un motto del Profeta Isaia: “Consolate e consolate il mio popolo”, quasi come se Maria avesse ascoltato questo grido da parte di Dio di voler consolare il popolo e Lei lo ha fatto, piangendo appunto le nostre stesse lacrime. Dunque, è un messaggio di grande consolazione, dove consolazione – come ci ricordava il Papa emerito, Papa Benedetto XVI – non è semplicemente una “pacca sulle spalle”, o un conforto. La consolazione è il desiderio di liberare il suo popolo, di dare misericordia, di salvare il suo popolo. La Madonna ha smesso di piangere il primo settembre 1953, ma ancora oggi a piangere sono tanti dei nostri fratelli. È un messaggio che, proprio perché siamo stati consolati, chiede a noi di consolare. Come ci ricorda San Paolo nella seconda Lettera ai Corinzi: “Proprio perché siamo stati consolati, adesso consolate voi stessi con la consolazione di Dio”.

    inizio pagina

    Mare solidale: l’esperienza dello stabilimento “L’Arca” di Ostia

    ◊   “Un’alternativa per tutti”: è lo slogan dello stabilimento balneare “L’Arca” di Ostia, legato alla Caritas di Roma. La struttura, gestita dalla cooperativa “Roma Solidarietà”, accoglie anziani soli e famiglie indigenti che altrimenti non potrebbero permettersi una vacanza al mare. Ad animare lo stabilimento sono giovani volontari che arrivano da tutta Italia. Per una testimonianza su questa struttura, al traguardo dei 10 anni di attività, Alessandro Gisotti ha intervistato Gennaro Di Cicco, responsabile per la Caritas dell’Arca:

    R. – La Caritas ha tenuto conto di due aspetti: quello di fronteggiare la solitudine soprattutto estiva degli anziani ma anche dei bambini, che in qualche modo fanno riferimento agli oratori romani; e nei mesi invernali - per non lasciare la struttura chiusa - l’ospitalità di donne che ad Ostia dimorano in strada. Quindi, pur essendo un’attività stagionale, si contraddistingue per questa apertura annuale. L’obiettivo è ovviamente solidaristico: quello di far trascorrere a centinaia di anziani delle ore in serenità che - in accordo con il comune e con la provincia di Roma - vengono accolti da numerosi volontari all’Arca; e poi nel periodo invernale questa attività di accoglienza notturna.

    D. – Che cos’è che lo rende diverso dagli altri stabilimenti?

    R. – L’unicità dello stabilimento è caratterizzata dal fatto che ogni giorno sono presenti dai 30 ai 40 volontari provenienti da tutta Italia e che ci aiutano nella gestione. È un volontariato “di spiaggia”. Quello che chiediamo ai volontari è di aiutarci nelle relazioni, anche lo spazio in riva al mare non deve assolutamente diventare uno spazio anonimo. È anche una possibilità per tante persone che sono in difficoltà economica di accedere gratuitamente allo stabilimento. È veramente un’alternativa per tutti, una spiaggia offerta soprattutto a chi non può garantirsi la vacanza.

    D. – Ovviamente, sia per i volontari che per gli anziani o le famiglie che vengono all’Arca, c’è qualcosa che resta…

    R. – Anche se sono gruppi di volontari provenienti da altre città di Italia, il contatto con l’anziano che hanno conosciuto sotto l’ombrellone resta. Questo è molto bello perché ci sono rapporti che durano ormai da diversi anni tra volontari ed anziani ospiti.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Tunisia: opposizione ancora in piazza, proclamata una settimana di proteste

    ◊   In Tunisia, è iniziata ieri sera una settimana di proteste, indetta dall’opposizione che continua a chiedere le dimissioni del governo guidato dal Partito d’ispirazione islamica Ennahda. Le iniziative di mobilitazione – secondo gli organizzatori - non saranno limitate alla capitale ma riguarderanno tutto il Paese. Segna il passo, invece, il tentativo di mediazione di Houcine Habassi, segretario generale del più importante sindacato tunisino, l’Ugtt, che punta alla costituzione di un esecutivo di unità nazionale. Secondo la stampa, Habassi avrebbe convinto il leader di Ennahda, Ghannouci, ad appoggiare il progetto, ma questa disponibilità si sarebbe scontrata con resistenze all’interno del partito. E mentre le nuove manifestazioni fanno temere un aumento della tensione, la Chiesa locale celebra questa domenica una giornata di preghiera e digiuno per la pace nei Paesi arabi, guardando con preoccupazione alle violenze e agli estremismi che l’instabilità politica ha causato in questa regione. (D.M.)

    inizio pagina

    Egitto: rinviato il processo contro i leader dei Fratelli musulmani

    ◊   In Egitto, è stato rinviato al 29 ottobre il processo contro i leader dei Fratelli musulmani, che doveva cominciare oggi. Tra circa due mesi, dunque, alcuni esponenti di spicco del movimento, che è stato colpito da oltre 1800 arresti nell’ultima settimana, dovranno rispondere delle accuse di incitamento alla violenza e sovversione durante gli scontri del 30 giugno scorso. Tra gli imputati, anche la Guida suprema del movimento, Mohammed Badie, i cui figli sono stati arrestati dalle autorità. Aggiornato al 14 settembre anche un altro processo, quello all’ex-rais Hosni Mubarak, accusato – insieme ai figli Gamal e Alaa e all’allora ministro dell’interno Habib el-Adli - di complicità nell’uccisione degli attivisti che, a gennaio 2011, manifestavano in piazza Tahrir. Ma anche tra i cosiddetti “giovani della rivoluzione” c’è preoccupazione: sono state aperte inchieste contro alcuni dei loro leader più rappresentativi, per “spionaggio” e per aver ricevuto fondi da Paesi stranieri. Sul fronte della sicurezza, infine, da segnalare la decisione di allentare il coprifuoco, che inizierà due ore più tardi, tutti i giorni ad eccezione del venerdì (D.M.)

    inizio pagina

    Colombia: 13 militari uccisi dalle Farc, mentre all'Avana riprendono i colloqui di pace

    ◊   Segnali contrastanti sul fronte dei rapporti tra le autorità colombiane e i guerriglieri delle Farc, che si oppongono all’esercito di Bogotà nel conflitto più duraturo tra quelli dell’America Latina. Tredici militari colombiani sono stati uccisi in un attacco attribuito ai miliziani e avvenuto al confine con il Venezuela. Il comandante dell’esercito – riferisce un comunicato – è già sul posto “per valutare la situazione e dirigere le operazioni”. Intanto all’Avana, dove le parti sono impegnate in colloqui che durano da novembre, il capo negoziatore governativo, Humberto de la Calle, ha confermato che entrambe le delegazioni saranno presenti questo lunedì al tavolo delle trattative. Queste erano state interrotte venerdì, quando era stato affrontato il tema del referendum a cui – come chiede il governo – dovrà essere sottoposto qualsiasi eventuale accordo di pace. I punti che dovrebbero essere discussi dopo la ripresa saranno altrettanto delicati: si parlerà della rappresentanza politica dei ribelli nel Paese pacificato e della loro richiesta che nessun guerrigliero sia incarcerato. (D.M.)

    inizio pagina

    Sciopero del settore agricolo in Colombia. La Chiesa esorta il governo al dialogo

    ◊   L’arcivescovo di Tunja, mons. Luis Augusto Castro, ha esortato il governo a dialogare con efficacia con il settore agricolo che da lunedì scorso ha iniziato uno sciopero generale. Finora sono tre le vittime causate dagli scontri verificatisi in diverse provincie durante i blocchi stradali dei manifestanti convocati dal movimento Dignità Caffettiera, e gruppi di altri settori, che chiedono aiuti statali per fare fronte ai costi di produzione, all’invasione di prodotti agricoli importati e al contrabbando. Mons. Castro ha invitato il governo del presidente Juan Manuel Santos a guardare allo sciopero “con altri occhi” in modo che si possano capire i problemi dei coltivatori, come quelli dei produttori di latte o dei minatori. “Non è una soluzione aumentare le importazioni di prodotti come patate, cipolle o latte, dato che sarebbero una specie di “tradimento alla patria, poiché la patria è la gente” ha affermato l’arcivescovo di Tunja, preoccupato dalle conseguenze di un prolungamento dello sciopero, cioè la scarsità di prodotti in alcune regioni e un aumento della aggressività tra i manifestanti. “La Costituzione sempre ha avuto lo spirito di rispondere per primo alla gente” –ha detto mons. Castro- nel chiamare la società, i dirigenti e le autorità ad un’ampia riflessione sulla realtà dei contadini con una volontà dell’ascolto e con una visione di giustizia”. Le manifestazioni e i blocchi stradali coinvolgono 37 vie interregionali, in 9 dipartimenti. Per il settore della rinomata produzione caffettiera colombiana, ma anche del settore agroalimentare il Trattato di Libero Commercio con gli Stati Uniti ha svantaggiato contadini e allevatori che devono competere con il contrabbando e l’importazione. Il governo del presidente Santo non ha accettato la proposta di formare un tavolo di dialogo nazionale e ha ribadito che negozierà con ogni settore separatamente sempre che si sblocchino le strade e non ci siano più alterazioni dell’ordine pubblico. (A cura di Alina Tufani)

    inizio pagina

    Canada. I vescovi del Québec: la Carta dei valori rischia di portare ad un ateismo ufficiale

    ◊   Un “ateismo ufficiale” è il rischio che, secondo i vescovi del Québec, potrebbe provocare l’approvazione della così detta “Carta dei valori”. Proposta del Partito del Québec circa un anno fa, tale documento mira ad interdire l’esposizione di tutti i simboli religiosi, compresa la croce cristiana, in tutti gli uffici pubblici: ministeri, caserme, tribunali, scuole ed ospedali. Restano escluse le scuole private, mentre il divieto riguarderebbe anche i cittadini: in pratica, chi volesse usufruire di un servizio statale, non dovrebbe, ad esempio, indossare il burqa, ma presentarsi a viso scoperto. Tutto questo - nelle intenzioni del Partito promotore – in nome della salvaguardia della laicità dello Stato. Contraria, invece, la Chiesa locale: in un’intervista rilasciata al giornale locale “Le Soleil”, mons. Pierre-André Fournier, presidente dei vescovi del Paese, sottolinea che negare l’esposizione dei simboli religiosi equivale a negare una parte importante del patrimonio nazionale, in nome di un “ateismo ufficiale”. “Non può esserci un ateismo ufficiale più di quanto non può esserci una religione ufficiale – spiega il presule – Anzi: un ateismo ufficiale diventa come una religione sotto un’altra forma che non rispetta né la nostra storia, né il nostro patrimonio”. Quindi, mons. Fournier ribadisce che “lo Stato deve proteggere la libertà di religione, non limitarla, altrimenti, come possiamo difendere i cristiani in Egitto se poi, nel nostro Paese, abbiamo queste restrizioni?”. La posizione ufficiale della Chiesa cattolica al riguardo sarà comunque resa nota a metà settembre, nell’ambito della prossima Assemblea generale dell’episcopato. Da segnalare che la “Carta dei valori” desta preoccupazione anche tra i cittadini ebrei: lunedì scorso, in un incontro presso il Ministero per le Istituzioni democratiche, un’apposita delegazione ebraica ha ribadito che non occorre cancellare i simboli religiosi per lavorare, in modo imparziale, per conto dello Stato. “La neutralità religiosa non risiede in ciò che si indossa, ma nello spirito – hanno concluso i delegati ebrei – Portare una kippa o una stella di David è una scelta personale e non compromette l’imparzialità della persona”. (A cura di Isabella Piro)

    inizio pagina

    Myanmar: attacchi contro i musulmani nel nord-est

    ◊   Nuovi disordini nel nord-est del Myanmar, dove una folla di circa 1000 persone, aizzata da estremisti buddisti, ha attaccato e bruciato case e negozi appartenenti alla minoranza di religione islamica. A scatenare gli incidenti, la voce secondo cui un musulmano avrebbe commesso violenza contro una ragazza. I dimostranti hanno prima preteso che la polizia consegnasse nelle loro mani il sospetto e, dopo che la richiesta è stata rifiutata, ha distrutto una dozzina di case e oltre trenta negozi. Nonostante in passato i rapporti tra buddisti e musulmani siano stati generalmente buoni, scontri simili hanno interessato la regione di Rakhine fin dal 2011 e hanno finora provocato 250 morti e oltre 140 mila sfollati. (D.M.)

    inizio pagina

    La Riunione: conferenza su “Francesco, un Papa dell’entusiasmo”

    ◊   “Francesco, un Papa dell’entusiasmo”: questo il tema dell’incontro-dibattito che si terrà il 3 settembre, alle 18.30, a La Riunione, isola dell’Oceano Indiano. Ad organizzare l’incontro è il “Centro Sant’Ignazio” diocesano, gestito dalla Compagnia di Gesù. Relatori dell’evento saranno tre ragazzi che hanno partecipato alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro, svoltasi dal 23 al 28 luglio. “La Gmg – si legge sul sito web della diocesi – ha dimostrato che molti giovani credenti trovano un nuovo modello da seguire nel modo di essere e di rivolgersi agli altri di Papa Francesco”. “In poco meno di sei mesi di pontificato – si legge ancora – questo Pontefice gesuita ha creato un suo stile: senza cercare di distaccarsi dai suo predecessori per quanto riguarda i principi fondamentali affermati dalla Chiesa, tuttavia questo Papa resta impresso per la semplicità e la radicalità dei suoi discorsi che egli pronuncia, per così dire, guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori”. Per questo, spiega il Centro Sant’Ignazio, “le folle si lasciano toccare dalle sue parole e ciascuno di noi si sente interpellato personalmente; il suo entusiasmo è contagioso!”. Guidato da padre Christophe Kerhardy, che è anche Superiore dei gesuiti de La Riunione, il Centro Sant’Ignazio ospita otto gesuiti. Molto attivo nel campo della formazione, ogni primo martedì del mese l’Istituto organizza un incontro sui temi della fede. Il Centro gestisce anche una biblioteca, un laboratorio artistico di scultura ed un cine-forum dedicato alla spiritualità. Secondo i dati del 2010, la diocesi de La Riunione conta il 79,9% di cattolici, pari a 644mila battezzati su una popolazione di 806mila persone. Le parrocchie presenti sul territorio sono undici. (I.P.)

    inizio pagina

    Mons. Gänswein presiede la Messa per la Festa della Madonna del Lago a Castel Gandolfo

    ◊   La chiesa della Madonna del Lago, a Castel Gandolfo, ha ospitato ieri la tradizionale festa in onore della Vergine. Nel pomeriggio la Messa è stata presieduta dall’arcivescovo prefetto della Casa Pontificia, mons. Georg Gänswein. Nell’omelia, il presule ha affermato che “la festa della Madonna del Lago è un’ottima occasione per ricordare il ruolo di Maria come accompagnatrice del Signore e il suo esempio per noi cristiani. I teologi – ha detto - insegnano che una sana cristologia è sempre accompagnata da una sana mariologia. Per conoscere il Signore dobbiamo conoscere anche sua Madre”. “Maria – ha sottolineato ancora mons. Gänswein - è il prototipo di ogni vocazione cristiana, di ogni chiamata a partecipare all’opera che Dio si aspetta dagli uomini”. Al termine del rito la statua della Madonna ha raggiunto il porticciolo e da lì, posta su un battello, è stata portata in processione sul lago, seguita da barche e canoe. La giornata celebrativa è stata promossa dalla parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova, affidata alla comunità salesiana, che proprio trentacinque anni fa ricevette da Paolo VI la missione del servizio pastorale anche nella chiesa della Madonna del Lago. L’origine della festa risale agli anni Cinquanta, quando il parroco don Dino Sella, ancor prima della costruzione della chiesa — che fu edificata a partire dal 1966 e inaugurata il 15 agosto 1977 da Papa Montini — volle dedicare una giornata di preghiera e di ringraziamento alla Madonna. Nacque così la tradizione della processione sulle rive del lago.

    inizio pagina

    L’Aquila: al via il Triduo di preparazione della Perdonanza Celestiniana

    ◊   Inizia questa domenica all’Aquila il Triduo di preparazione della Perdonanza Celestiniana, rito collegato all’elezione al soglio di Pietro del Papa Celestino V (Pietro Angeleri, 1215-1296), giunto alla 719.ma edizione. Il rito dell’imposizione della tiara al nuovo Papa Celestino V si tenne nella chiesa aquilana di S. Maria di Collemaggio il 29 agosto 1294, festa della decollazione di San Giovanni Battista. Per accrescere la devozione al Santo e ricordare l’inizio del Pontificato, il Papa emise la cosiddetta “Bolla del Perdono”, che elargiva l’indulgenza plenaria a quanti, confessati e pentiti dei propri peccati, si fossero recati nella Basilica di Collemaggio dai Vespri del 28 agosto al tramonto del 29: veniva così istituita la Festa della Perdonanza. In occasione degli ottocento anni dalla sua nascita, le undici diocesi di Abruzzo e Molise hanno voluto rendere uno speciale tributo a San Pietro Celestino, dedicandogli un “Anno Celestiniano” (2009-2010), tempo di grazia, di riscoperta della vocazione universale alla santità e di più intensa vita sacramentale mediante la partecipazione frequente ai Sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. L’Anno giubilare ha vissuto un momento forte con la visita del Papa Emerito Benedetto XVI a Sulmona, il 4 luglio 2010 (L.Z.)

    inizio pagina

    A Strasburgo in dicembre il 36.mo Incontro europeo della Comunità di Taizé

    ◊   Si terrà a Strasburgo, in Francia, il 36.mo Incontro europeo della Comunità di Taizé, destinato ai giovani. L’appuntamento è in programma dal 28 dicembre al 1.mo gennaio prossimi e riunirà decine di migliaia di giovani dai 17 ai 35 anni. Si tratterà di una nuova tappa del “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra”, iniziato da Frère Roger, fondatore della Comunità di Taizé, alla fine degli anni ’70. A carattere ecumenico, l’incontro vedrà insieme ragazzi cattolici e protestanti che saranno ospitati, come è tradizione, dalle comunità locali. La città di Strasburgo, spiega i sito web di Taizé, è stata scelta per la sua collocazione geografica: “Terre di dialogo, dove le persone hanno appartenenze multiple l’Alsazia e il Baden sono diventati segni di riconciliazione nel cuore dell’Europa, e Strasburgo, una città arricchita dall’essere alla crocevia di culture, è diventata un importante segno di speranza, necessaria per costruire l’Europa nella solidarietà”. Partecipare all’evento, significa, quindi, “pregare nella città simbolo della riconciliazione; andare alle sorgenti della fede; condividere la testimonianza del Vangelo cercando di far fronte alle sfide dell’oggi; e soprattutto, dare un volto all’Europa attraverso la scoperta delle sue istituzioni e dei suoi valori”. Il programma, ancora in fase di definizione, prevede: sabato 28 dicembre, l’arrivo dei partecipanti, l’accoglienza nelle famiglie e, alla sera, un momento di preghiera comune in un luogo ancora da stabilire. Il giorno seguente si aprirà con le Messe nelle varie parrocchie d’accoglienza, mentre nel pomeriggio, in diversi punti della città, si terranno incontri sulla spiritualità, su temi sociali, sulla storia e l’arte dell’Europa. Alla sera, momento di preghiera comune nel Parco delle esposizioni di Wacken. Lunedì 30 e martedì 31 dicembre il programma seguirà, a grandi linee, lo stesso andamento, con l’aggiunta di un momento di preghiera per la pace ed una “festa dei popoli” da tenersi nelle parrocchie d’accoglienza. Infine, il 1.mo gennaio, dopo il pranzo finale nelle famiglie, i giovani partecipanti ripartiranno alla volta dei rispettivi Paesi. Da ricordare, infine, che lo scorso anno l’incontro si tenne in Piazza San Pietro, alla presenza di Benedetto XVI. Oltre 40mila i ragazzi presenti, ai quali il Papa disse: "Tornando a casa, nei vostri diversi Paesi, vi invito a scoprire che Dio vi fa corresponsabili della sua Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni”. (I.P.)

    inizio pagina

    Stati Uniti: il 15 settembre la Chiesa celebra la Domenica del catechista

    ◊   “Apri la porta della fede”: è questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti per la Domenica del catechista che quest’anno ricorre il 15 settembre, terza domenica del mese. Dedicato, naturalmente, all’Anno della fede, tale tema richiama ‘Porta Fidei’, il Motu proprio con cui Benedetto XVI ha indetto, nel 2011, lo speciale periodo di celebrazioni per il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. “La Domenica del catechista – spiega mons. David Ricken, presidente del Comitato per l’evangelizzazione e la catechesi, preposto all’organizzazione dell’iniziativa – è una meravigliosa opportunità per riflettere sul ruolo che ogni persona ha, in virtù del battesimo, nel trasmettere la fede e nel testimoniare il Vangelo. Inoltre, questa giornata rappresenta l’occasione, per tutti i fedeli, per dedicarsi nuovamente a questa missione come comunità di fede”. “La giornata del 15 settembre – è l’auspicio del presule – possa essere il momento per rinnovare l’amicizia con Gesù e la partecipazione fedele alla vita sacramentale della Chiesa”. Oltre ai catechisti veri e propri, l’iniziativa si concentrerà anche sul ruolo dei genitori, “i primi catechisti dei loro figli”, coloro che – spiega mons. Ricken – “preparano il terreno e piantano i primi semi della fede”. Per questo, la Chiesa “apprezza la loro opera e li incoraggia a prendere sul serio il loro compito di trasformare le famiglie cattoliche in luoghi in cui la fede viene trasmessa di generazione in generazione”. Per questo, durante le Messe che verranno celebrate il 15 settembre, il rito della benedizione includerà non solo i catechisti nel senso stretto, ma anche i genitori. Nelle edizioni precedenti, la Domenica del catechista si è soffermata su diversi temi: la Parola di Dio, il matrimonio, l’Eucaristia o la nuova evangelizzazione; per il 2014, invece, si sta pensando ad una riflessione incentrata sul tema del perdono, inteso come dono di Dio. (I.P.)

    inizio pagina

    Al via a Budapest il Festival della cultura ebraica

    ◊   Inizia questa domenica il Festival ebraico di Budapest, che si svolgerà fino al 2 settembre. L’appuntamento, organizzato dal Centro culturale e per il turismo della comunità ebraica della capitale ungherese, sta riscuotendo ogni anno un interesse sempre maggiore: sono previste proiezioni cinematografiche, mostre d’arte e fiere librarie, concerti di musica classica e musica Klezmer con l’esibizione dell’International Cantor Concert. Il Festival si svolge nel cuore del quartiere ebraico di Budapest. Uno degli eventi principali è la mostra d’arte contemporanea. Il direttore del Festival, Vera Vadas, ha sottolineato come questo evento sia “molto importante dal punto di vista del dialogo interreligioso”. L’organizzatore della mostra è József Schweitzer, rabbino capo emerito d’Ungheria; gli altri organizzatori sono il vescovo luterano Tamas Fabiny e l’abate primate Asztrik Varszegi. “Gli artisti – afferma Vera Vadas - vogliono dire che il pensiero ebraico-cristiano può rappresentare una base morale per un futuro migliore che riscriva le discriminazioni del passato, e sono convinti che valori fondamentali universali, come il rispetto per la vita, siano al di sopra di interessi individuali, sociali e politici”. Uno dei concerti più belli sarà eseguito nella splendida Sinagoga Dohány: si tratta del Mosè di Rossini, nella prima versione del 1818. Il Festival si chiuderà con un gala di beneficienza in favore dei bambini con gravi patologie. I fondi raccolti saranno devoluti all’Heim Pál Children’s Hospital, all’ospedale pediatrico di Tüzoltó Street attraverso la fondazione Together with Children with Leukaemia e al King Matthias Movement. Una parte dei ricavi del gala di beneficienza andranno anche all’Israel Sela Home, un’associazione gestita dalla comunità ebraica di Budapest che ha lo scopo di migliorare la vita di giovani e adulti con disabilità mentali e necessità particolari. Sono previsti anche eventi gastronomici per degustare specialità della tradizione culinaria ebraica. Per l’occasione, arriverà a Budapest per la prima volta anche il “mercato israeliano”.

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.