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Sommario del 20/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: non smettere di pregare per l'Egitto. Il card. Sandri: necessario dialogo, inaccettabili gli attacchi ai cristiani
  • Il Papa agli ungheresi per S. Stefano: nel vostro patrimonio spirituale le risorse per un futuro di pace
  • Il card. Amato: il 30 settembre il Papa annuncerà la data di Canonizzazione di Roncalli e Wojtyla
  • La vicinanza del Papa al cardinale Sodano per la scomparsa della sorella Assunta
  • Weiler: Benedetto XVI ha dato un contributo coraggioso e profondo per la libertà religiosa
  • 20.mo del Catechismo: la risurrezione della carne
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: arrestati i leader dei Fratelli musulmani, Mubarak forse libero domani
  • Pakistan: l’ex presidente Musharraf incriminato per l'omicidio di Benazir Bhutto
  • Il mercato globale dell'utero in affitto. La denuncia di Avvenire: sfruttamento della povertà
  • Inefficaci e umanamente inaccettabili: i Cie visti dai "Medici per i Diritti Umani"
  • Annunciare il Vangelo sulle spiagge di Riccione. Don Pavanello: una bellissima missione
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Nel cielo compare una stella: è una "Nova" nella costellazione del Delfino
  • Iran. Cristiano condannato a dieci anni di prigione per aver diffuso copie del Vangelo
  • India, missionari cattolici aggrediti. Gesuiti: folla fomentata da radicali indù
  • Piogge torrenziali in India, Camilliani in prima linea nei soccorsi
  • Alluvioni in Pakistan, oltre 100 morti: gli aiuti della Caritas
  • Allarme per la centrale di Fukushima: fuoriuscite 300 tonnellate di acqua radioattiva
  • Religiose Usa: incontro positivo con il delegato pontificio
  • Colombia. Mons. Epalza contro il pizzo: “Non possiamo rimanere in silenzio”
  • Nicaragua. Si celebrano i 50 anni della Caritas nazionale
  • Brasile. Messaggio per la Giornata nazionale del catechista
  • Spagna. Il numero di famiglie spagnole assistite dalla Caritas supera quello degli immigrati
  • Filippine. A ottobre Conferenza sulla nuova evangelizzazione
  • L’Azione cattolica indiana: più spazio ai laici nella Chiesa
  • Svizzera. Pellegrinaggio africano alla Vergine Nera di Einsiedeln
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: non smettere di pregare per l'Egitto. Il card. Sandri: necessario dialogo, inaccettabili gli attacchi ai cristiani

    ◊   Papa Francesco invita a non smettere di pregare per la pace in Egitto. Un appello raccolto da numerosi fedeli in tutto il mondo, che vogliono far sentire in questo modo la loro vicinanza soprattutto alla minoranza cristiana nel Paese, continuamente minacciata dagli attacchi degli islamisti. Sulle drammatiche vicende che stanno colpendo la popolazione egiziana, è intervenuto anche il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Ascoltiamolo al microfono di Manuella Affejee:

    R. – Vogliamo che ci sia veramente una possibile soluzione di questa situazione terribile in Egitto attraverso il dialogo e la riconciliazione. A questo aggiungiamo la nostra preghiera, per uno sguardo di benevolenza divina verso tutti i nostri fratelli cristiani. Io vorrei salutare Sua Santità Tawadros II, che ha fatto visita al Papa di recente, il Papa dei copti, fare gli auguri a lui e alla Chiesa copta; vorrei salutare anche il Patriarca Naguib, il Patriarca cattolico emerito, ed anche Sua Beatitudine Sidrak, Patriarca cattolico. Siamo accanto a loro con la preghiera, con la nostra vicinanza, con le nostre lacrime spirituali per la sofferenza del popolo egiziano.

    D. – I cristiani stanno subendo attacchi dagli islamisti e numerose chiese sono state bruciate. Il conflitto è politico. Non c’è però il rischio che sia interpretato in chiave religiosa?

    R. – Purtroppo tutte le distruzioni delle chiese che hanno subito i cristiani sono inaccettabili, soprattutto perché, in particolare i cattolici, sono una minoranza. La rinascita del Paese deve attuarsi nel rispetto della persona umana, nel rispetto reciproco di tutte le religioni, nel rispetto della libertà religiosa. Noi pensiamo che mai la fede o una religione possa dare adito ad una guerra o all’uso della violenza. Mai può si può fare uso della forza, della violenza, del terrorismo o del potere militare per risolvere le questioni in base alla fede. Dobbiamo pensare che il comandamento di Dio di amarci l’un l’altro, sia valido per tutti, sia musulmani che cristiani.

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    Il Papa agli ungheresi per S. Stefano: nel vostro patrimonio spirituale le risorse per un futuro di pace

    ◊   Il popolo ungherese trovi nel suo “patrimonio umano e spirituale” le “risorse morali necessarie per costruire un avvenire di pace e fraternità”: è quanto scrive Papa Francesco in un messaggio indirizzato al presidente ungherese, János Áder, in occasione della festa di Santo Stefano patrono d’Ungheria, che nel Paese si celebra oggi. Canonizzato da Gregorio VII nel 1083, Stefano è stato il primo re d’Ungheria ed evangelizzatore del Paese. Anche quest’anno, come di consueto, nella piazza antistante alla Basilica di Santo Stefano a Budapest, il cardinale Péter Erdő, primate d’Ungheria, presiede nel pomeriggio la Messa solenne per la Festa liturgica di Santo Stefano. (A.G.)

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    Il card. Amato: il 30 settembre il Papa annuncerà la data di Canonizzazione di Roncalli e Wojtyla

    ◊   Il prossimo 30 settembre, Papa Francesco terrà il Concistoro nel quale annuncerà la data di Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. E’ quanto ha affermato il cardinale Angelo Amato, oggi a Rimini per la presentazione di una mostra su San Giovanni Battista Piamarta. Il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi si sofferma su questo atteso evento, nell’intervista del nostro inviato a Rimini, Luca Collodi:

    R. - Il Santo Padre sull’aereo, proprio tornando dal Brasile, aveva già annunciato che la loro Canonizzazione dovrebbe essere non imminente – adesso in questi ultimi mesi del 2013 – ma nel 2014. Una data precisa la dirà il Santo Padre il 30 settembre, quando ci sarà il Concistoro da lui presieduto, Concistoro sui Santi, proprio su queste due canonizzazioni. In quel momento il Santo Padre dirà la data ufficiale, che solo lui conosce. Volevo dire una cosa su queste due figure: Giovanni XXIII è stato il grande profeta e creatore del Concilio; Giovanni Paolo II è colui che lo ha messo in pratica e lo ha sviluppato, in tutte le sue componenti ed in tutte le sue virtualità. Sono veramente due colonne non solo di cultura cristiana ma anche di santità cristiana.

    D. – Lei è al Meeting per inaugurare una mostra dedicata a San Giovanni Battista Piamarta, che è stato canonizzato nell’ottobre del 2012 da Benedetto XVI. Un Santo che richiama in molti aspetti la realtà di oggi, sia da un punto di vista di crisi, sia da un punto di vista di giovani…

    R. – E’ un Santo che ha una sporgenza sociale importante, come del resto molti Santi tra cui anche Don Bosco. Questo suo interesse sociale riguarda i giovani soprattutto poveri, illetterati ai quali lui dava un mestiere. Allora, dare un mestiere artigiano significava avere la vita assicurata. Quindi, è stato un Santo che ha contribuito molto all’elevazione sociale dei giovani; giovani poveri, molte volte emarginati che non avevano sbocchi sociali perché non avevano una cultura adeguata. Oggi la situazione è un po’ diversa, nel senso che si è spostata in avanti: adesso, i nostri giovani sono molto educati da un punto di vista dell'istruzione; però ci manca lo sbocco lavorativo. È questo che i responsabili della società dovrebbero, in un certo senso, facilitare.

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    La vicinanza del Papa al cardinale Sodano per la scomparsa della sorella Assunta

    ◊   Papa Francesco ha espresso, in un telegramma, la propria vicinanza spirituale al cardinale Angelo Sodano, ex segretario di Stato, per la morte della sorella Assunta. "Nell’apprendere la notizia della scomparsa della sua amata sorella, scrive il Ponteficee al decano del Collegio Cardinalizio, le porgo sentite condoglianze per il grave lutto che ha colpito lei e la sua famiglia. Mentre elevo al Signore datore di ogni ricompensa, fervide preghiere di suffragio perché accolga la cara defunta nell’eterna gioia - prosegue Papa Francesco - invoco per tutti i congiunti il sostegno della speranza cristiana ed invio, quale segno della mia intensa partecipazione al grande dolore di vostra eminenza e dei familiari una speciale confortatrice Benedizione Apostolica".

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    Weiler: Benedetto XVI ha dato un contributo coraggioso e profondo per la libertà religiosa

    ◊   “Persona, politica e giustizia nei grandi discorsi di Benedetto XVI”: è il titolo di una tavola rotonda svoltasi, ieri, al Meeting di Rimini. Un evento che ha sottolineato la ricchezza del magistero di Papa Ratzinger su questi temi. Uno dei relatori è stato il giurista ebreo Joseph Weiler che – al microfono del nostro inviato, Luca Collodi – si sofferma sul contributo offerto da Benedetto XVI e Giovanni Paolo II per promuovere la libertà religiosa:

    R. – C’è chi pensa cosa ci si aspetta da un Papa? Che un Papa parli della libertà religiosa, come un sindacalista parlerà della libertà di sciopero. Ma non è così. Giovanni Paolo II e Papa Benedetto non solo sono persone profonde, ma anche coraggiose. Tutti e due, infatti, nel definire la libertà religiosa hanno incluso la libertà dalla religione, cioè la libertà di dire “no” a Dio. Perché è così fondamentale? Una proposizione religiosa semplice: Dio non vuole che la gente lo segua per coercizione. Bisogna essere uomini con responsabilità morale e libera scelta. Sì all’imitatio Dei, ma voluta, volontaria. Per questo la libertà religiosa è così fondamentale: perché comporta essere una persona umana.

    D. – Come si presenta oggi questa fondamentale libertà religiosa nel panorama delle religioni nel mondo?

    R. – Anche qui: sono due Papa coraggiosi, e parlo soprattutto di Benedetto XVI. Si torna a Ratisbona e non solo al famoso discorso, ma anche alla sua omelia. In realtà, infatti, anche se il mondo laico parla delle religioni, ci sono grandi differenze. E qui c’è una differenza tra la normativa cristiana e quella ebrea e musulmana. Nel discorso di Ratisbona, Benedetto insiste: "Noi cristiani, dopo il Concilio Vaticano II, entrando nella piazza pubblica, la sola normativa che cerchiamo di imporre al popolo è quella che è radicata nella ragione e non sulla rivelazione". E’ vero che Dio dice: “Non uccidere” nel Decalogo, ma il cristiano dice che anche una persona non credente può capire la logica e la ragione di non uccidere.

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    20.mo del Catechismo: la risurrezione della carne

    ◊   Il Catechismo della Chiesa Cattolica dedica pagine importanti al tema della risurrezione della carne. Il nostro corpo, sottolinea il Catechismo, è come un seme che attraverso la morte sarà trasformato in un corpo perfetto. Proprio sul tema della risurrezione della carne si sofferma padre Dariusz Kowalczyk, nella 40.ma puntata del suo ciclo di riflessioni dedicate ai 20 anni dalla pubblicazione del Catechismo:

    I cristiani professano non soltanto l’immortalità dell’anima umana, ma anche la risurrezione della carne. Sin dall’inizio questa verità, totalmente opposta alla filosofia greca, suscitava delle domande come per esempio tra i Corinzi: “Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?” (1 Cor 15,35). L'Apostolo Paolo risponde facendo un paragone: “Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore. […] Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale” (1 Cor 15,36. 42-44).

    Il nostro corpo sarebbe dunque un seme che sarà – attraverso la morte – trasformato in un corpo perfetto. Un corpo completamente nuovo, ma sempre il nostro, anzi, ancora più integrato con il nostro spirito, che il corpo terrestre.

    La dottrina della risurrezione della carne non è però la fisica delle cose ultime. Dobbiamo ricordare che “quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano” (1 Cor 2,9). La nostra speranza non sta nell’immaginare delle cose future, ma scaturisce dalla fiducia in Dio che vuole salvare l’uomo nella sua interezza. Tale volontà di Dio ci è stata rivelata nella risurrezione di Cristo. Perciò Gesù stesso disse: “Io sono la Risurrezione e la Vita” (Gv 1,25).

    Il Catechismo ci insegna che “con la morte l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima” (n. 1016). Quando succederà tutto questo? La Tradizione associa la risurrezione dei morti all’ultimo giorno, cioè alla Parusia di Cristo. Ci sono dei teologi però che propongono un'altra interpretazione dei dati scritturistici e parlano della risurrezione individuale subito dopo la morte. Come sarà? Vivremo, moriremo, vedremo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’unico parroco che divenne Papa. Torna in libreria la biografia di Pio X “Avemaria per un vecchio prete” scritta da Nello Vian: un estratto dal volume e gli articoli di Gianpaolo Romanato e Isabella Farinelli.

    Quel Dio che ci “primerea” sempre: Jorge Milias su come parla Papa Francesco.

    Don Puglisi, la Chiesa e la mafia: anticipazione dell’intervento dell’arcivescovo Michele Pennisi in occasione della presentazione del libro dell’arcivescovo Vincenzo Bertolone “Padre Pino Puglisi beato. Profeta e martire”.

    Segno e seme di pace: nell’informazione vaticana, Nicola Gori sul museo dedicato a suor Maria Chiara Damato nel monastero delle clarisse di Albano.

    Nell’informazione religiosa, un articolo di Inos Biffi dal titolo “La fede come luce”: nell’enciclica “Lumen fidei” un tema caro a Tommaso d’Aquino.

    Nell’informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo “Epidemie di guerra in Somalia”: torna la poliomielite ritenuta sconfitta da sei anni.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: arrestati i leader dei Fratelli musulmani, Mubarak forse libero domani

    ◊   Sul fronte della cronaca, dall’Egitto si registra ancora alta tensione. Le autorità del Cairo hanno arrestato sia il capo dei Fratelli musulmani, Badie, sia il portavoce dell'alleanza pro-Morsi, Talaat. Ma la Fratellanza islamica ha subito indicato il nuovo leader provvisorio e si prepara a nuove manifestazioni di piazza. La diplomazia internazionale intanto è al lavoro per trovare una soluzione politica condivisa e l’Onu torna a chiedere l’autorizzazione per l’invio di esperti di diritti umani. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    E’ pugno di ferro delle autorità egiziane contro i vertici degli oppositori al regime. La notizia dell’arresto notturno di Mohammed Badie viene dalla tv di Stato: 70 anni, il leader dei Fratelli Musulmani in carcerazione preventiva di 15 giorni, è accusato di incitazione alla violenza e omicidio. Durante il blitz, nella zona di Nasr City, in manette con lui è finito anche Youssef Talaat il portavoce dell'Alleanza delle formazioni pro-Morsi che anche stanotte hanno continuato a manifestare violando il coprifuoco in almeno 4 città del Paese. “Badie è solo uno dei membri della Fratellanza musulmana", minimizza uno dei portavoce del partito islamista, che ha già nominato Mahmud Ezzat, detto "la volpe”, successore provvisorio di Badie. Quest’ultimo ora è nel carcere di Torah, lo stesso da dove forse domani uscirà l'ex rais Mubarak dopo che la Corte d'Assise del Cairo avrà esaminato il ricorso contro la sua carcerazione. Intanto, il lavoro della diplomazia sembra procedere a rilento. Dagli Usa rimbalza la voce che Obama avrebbe deciso, in modo segreto, di sospendere temporaneamente l'invio di armi all'esercito egiziano e alcune forme di aiuti economici. Analoga decisione potrebbe arrivare domani da Bruxelles, anche se tuttora non c’è accordo, tra i ministri degli Esteri: comunque sia l’Arabia saudita e altri Paesi arabi sarebbero pronti a compensare qualunque taglio occidentale.

    E sul significato politico della possibile scarcerazione dell’ex rais Hosni Mubarak e, contemporaneamente, dell’arresto, da parte del governo militare ad interim, dei vertici della Fratellanza musulmana, Giancarlo La Vella ha intervistato Ugo Tramballi, del “Sole 24 Ore”, raggiunto telefonicamente al Cairo:

    R. – Intanto, la notizia viene da una fonte interessata: non è stata confermata da ambienti giudiziari né politici. Cioè, viene dall’avvocato difensore di Mubarak che potrebbe essere messo agli arresti domiciliari ma soprattutto in qualche modo riabilitato politicamente: non nel senso che tornerebbe a fare politica, ma nel senso che gli sarebbero restituiti gli onori dalla “casta militare” alla quale lui ha sempre appartenuto. I militari cacciarono Mubarak poco più di due anni fa semplicemente per salvare la possibilità di tornare al potere e ripristinare, appunto, il vecchio ordine. Naturalmente, la semplice possibilità che Mubarak possa essere liberato stride con il fatto che, poche ore dopo, sia stata arrestata la guida spirituale dei Fratelli musulmani, cioè l’unico leader importante ancora a piede libero nel Paese. Naturalmente, questo crea le premesse di una ripresa di questo giro senza fine dell’instabilità e della rivolta che chiamiamo, che definiamo ormai la rivolta di Piazza Tahrir.

    D. – C’è qualcosa che la comunità internazionale può fare?

    R. – Mah… gli Stati Uniti, l’Europa, la comunità internazionale … non possono fare nulla! Io credo che l’elemento più importante delle cosiddette primavere arabe sia proprio quello che i protagonisti di questa vicenda – sia in Egitto, sia in Siria, sia in Libano sia, nel suo complesso, in Medio Oriente – non siamo più noi, le vecchie potenze coloniali: sono i protagonisti locali: sono la Turchia, l’Iran, l’Arabia Saudita, il Qatar, le stesse forze interne dell’Egitto e di qualsiasi altro Paese. La nostra capacità di incidere è estremamente limitata, e questo – dobbiamo ricordarcelo – è una buona notizia, perché per anni abbiamo criticato il colonialismo, il post-colonialismo … Finalmente, si sta realizzando qualcosa di concreto, cioè: non siamo più in grado di determinare i destini di questi popoli, lo determinano loro!

    D. – Un confronto, questo in Egitto, che si sta svolgendo nelle piazze, tra militari e il fronte musulmano. Il fronte laico, invece, che non ha partecipato al confronto politico, ha qualche responsabilità indiretta in questa situazione?

    R. – L’opposizione è un’opposizione molto, molto divisa, difficilmente unita perché rappresenta moltissime anime che di fatto – a parte l’inizio di Piazza Tahrir – non hanno mai fatto nulla, non hanno mai inciso veramente sulle vicende di questi ultimi anni, ma neanche prima e – ne sono convinto – neanche dopo …

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    Pakistan: l’ex presidente Musharraf incriminato per l'omicidio di Benazir Bhutto

    ◊   L'ex presidente e capo delle forze armate pachistano Pervez Musharraf è stato formalmente incolpato per l'assassinio di Benazir Bhutto, già premier e leader dell’opposizione, uccisa nel dicembre del 2007 in un attentato durante un comizio elettorale. Il processo, iniziato oggi con la lettura dei capi d’imputazione, rappresenta un evento cruciale in un Paese governato per oltre trent’anni dai militari. Marco Guerra ne ha parlato con il direttore di AsiaNews, padre Bernardo Cervellera:

    R. – La cosa curiosa è che Musharraf era venuto in Pakistan, mesi fa, per partecipare alle elezioni, sperando di prendere il potere come presidente. Invece, non è stato trovato degno di partecipare, perché ha a suo carico, appunto, delle accuse molto forti per diverse cose che sono accadute durante la sua presidenza, e si è trovato agli arresti domiciliari. In più, è stato accusato di tutti questi fatti di corruzione, di partecipazione all’assassinio di Benazir Bhutto …

    D. – In che contesto si inserisce l’avvio di questo processo a Musharraf?

    R. – Diciamo che è in una situazione in cui il Pakistan sta cercando di trasformarsi, in cui ci sono tre elementi di forza: da una parte, il partito di Nawaz Sharif, che cerca un islamismo magari un po’ più "delicato" del solito, però sempre islamismo è... L’altro è il partito laico, che era di Benazir Bhutto, e che però è senza grandi leader, e il terzo elemento è l’esercito che ha una parte dell’economia nelle sua mani, e poi è quello che riceve aiuti dagli Stati Uniti perché sostiene che lotta contro il terrorismo, sebbene ormai sia verificato in tanti casi che, in realtà, con i talebani fanno sempre accordi in modo tale da non "pestarsi i piedi", lasciando liberi i talebani di prendersi parte del Pakistan.

    D. – A proposito dell’esercito: molti leggono questo processo come il tentativo di cancellare l’eredità di 30 anni di potere dei militari …

    R. – Non penso sia possibile, perché io trovo che l’esercito in questi Paesi islamici abbia una storia molto forte e una presenza nella società non solo a livello di armati, ma anche all’interno della politica e all’interno dell’economia. Quindi, è molto difficile scalzarlo. Però, si può cercare di ridurlo ad una maggiore ragionevolezza.

    D. – Nel ’99 Muharraf rovesciò il governo Sharif; il ritorno al potere di quest’ultimo può spiegare queste accuse?

    R. – In parte sì, perché Nawaz Sharif naturalmente era stato costretto all’esilio e adesso gliela "fa pagare". Sebbene, appunto, più che una condanna è probabile che anche Musharraf ritornerà in esilio. C’è anche un’altra cosa: che tutto il mondo dei giuristi è contro Musharraf, perché lui si è schierato contro la Corte Suprema in un braccio di ferro a suo tempo molto, molto forte.

    D. – Nel Paese resta il dramma legato ai diritti delle minoranze, in particolare mi riferisco anche alla legge sulla blasfemia. Su questo fronte ci sono novità?

    R. – Non ci sono molte novità, perché – appunto – il governo di Nawaz Sharif è sostenuto da gruppi islamisti molto decisi e quindi, anche se Nawaz Sharif vorrebbe essere il presidente di tutti i pakistani, poi – di fatto – non potrà, secondo me, cambiare alcune cose qualificanti proprio l’impegno islamista, tra cui la legge sulla blasfemia, le leggi sull’adulterio, le pene contro le donne, eccetera. E’ molto difficile perché, ormai, fanno parte della mentalità islamica in Pakistan.

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    Il mercato globale dell'utero in affitto. La denuncia di Avvenire: sfruttamento della povertà

    ◊   Un mercato globale del corpo femminile, prodotto di un desiderio di paternità e maternità difficili o naturalmente impossibili e di un commercio tra occidentali abbienti e donne che in Paesi poveri affittano l’ utero. Avvenire denuncia così il fenomeno della maternità surrogata in un’inchiesta condotta da diversi giorni che non ha mancato di ricevere critiche e l’accusa di “omofobia” da parte di un'organizzazione gay. Paolo Ondarza ha intervistato l’editorialista Assuntina Morresi, membro del Comitato Nazionale di Bioetica:

    R. – E’ molto difficile trovare una donna benestante, ricca, disposta a portare avanti una gravidanza conto terzi, a pagamento. E’ chiaro che nella maggior parte dei casi questo è un mercato vero e proprio, perché solo per soldi si può fare una cosa del genere, e verso donne povere. Vengono, infatti, commissionate gravidanze soprattutto a donne che non sono neanche consapevoli dei propri diritti. E’ difficile, infatti, che una donna consapevole dei propri diritti sia disposta a dare via a estranei, per soldi, un bambino appena partorito, dopo averlo portato in pancia nove mesi, spesso senza neanche sapere se sia maschio o femmina: scende il latte e il bambino non c’è! Tutto quello che significa una gravidanza, insomma, viene ridotto ad una produzione conto terzi.

    D. – Eppure le parole “mercato”, “utero in affitto”, che Avvenire ha utilizzato, hanno incontrato aspre critiche da parte di chi sostiene che la questione sia una scelta libera, addirittura altruistica...

    R. – Se non fosse tragico, sarebbe comico. Sfido chiunque a dire che la scelta di donne indiane, del Guatemala, dell’Ucraina, che magari vengono tenute per nove mesi in una clinica come fossero galline da cova, sfido chiunque a dire che sia una scelta libera. Inoltre bisogna essere onesti intellettualmente. Questa pratica riguarda coppie eterosessuali ed omosessuali e chiaramente la diffusione è molto spinta soprattutto da quando in tanti Paesi viene riconosciuta la legittimità delle unioni omosessuali. E’ chiaro che una coppia omosessuale maschile non ha altri modi per avere figli biologicamente legati a sé. Quando noi parliamo del figlio di Elton John e del suo compagno non parliamo in realtà del figlio di Elton John e del suo compagno, perché due maschi non riescono a fare un bambino. Può piacere o no, ma finora è così. Sicuramente sono persone benestanti, che volevano avere un figlio loro, che avesse qualche legame biologicamente con loro, e hanno pagato una donna che ha dato per nove mesi a disposizione il suo utero e ne hanno pagata un’altra che mettesse a disposizione i propri ovociti.

    D. – Denunciare tutto questo rischia però di essere accusato di omofobia?

    R. – Io sono rimasta esterrefatta dalle parole utilizzate dall’Associazione che ha attaccato gli articoli su Avvenire, perché hanno usato questa parola. Sono molto preoccupata del fatto che appena qualcuno neanche esprima parole diverse, ma racconti dei fatti oggettivi sotto gli occhi di tutti, venga subito accusato di omofobia. Se le Associazioni omosessuali vogliono tutelare veramente i diritti delle minoranze e delle persone vulnerabili, dovrebbero essere al nostro fianco a denunciare questo fenomeno e non a dirci che siamo omofobi.

    D. – Il Centro Marocchino dei Diritti Umani ha denunciato che, negli ultimi anni, almeno 600 donne marocchine, chiaramente non abbienti, hanno affittato il loro utero per circa 15 mila euro in media. Potremmo fare una lista sommaria di quelli che sono i Paesi coinvolti?

    D. – Lo Stato più importante, con maggiori richieste di madri surrogate, è l’India. La maggior parte delle coppie straniere che va in India sono coppie inglesi. L’Inghilterra ammette la maternità surrogata dall’’85, ma essendo un Paese in cui c’è un diritto personale consolidato, la maternità surrogata è molto meno accessibile. Per esempio, in Inghilterra, una donna che partorisce un bambino è la madre legale del bambino ed anche se è stata già pagata ha sempre diritto a tenere il bambino con sé. E voglio vedere se arriva la polizia e glielo toglie, senza che lei non dia il suo consenso! Sappiamo poi della Thailandia, sappiamo dell’Ucraina, conosciamo il Guatemala, sappiamo dei Paesi dell’Est. Dal 2006 al 2010 questo giro si è incrementato del mille per cento. Ci sono anche 18 Stati americani in cui la maternità surrogata è regolata in maniera blanda. In America, però, dobbiamo dire che è molto diverso, spesso per la consapevolezza delle donne. Poi, pur essendoci degli Stati in cui le leggi sono abbastanza permissive, non c’è un turismo dall’estero: è un turismo numericamente poco consistente.

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    Inefficaci e umanamente inaccettabili: i Cie visti dai "Medici per i Diritti Umani"

    ◊   E’ insostenibile il sistema dei Centri di Identificazione ed Espulsione. "Medici per i Diritti Umani" (Medu) interviene duramente sul decesso, per cause ancora da chiarire, di un giovane marocchino, Moustapha Anaki, di 31 anni, avvenuto il 10 agosto nel Cie Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone, visitato da una delegazione di Medu lo scorso gennaio. A seguito della morte del 31enne, una rivolta dei “trattenuti” ha causato la totale inagibilità e quindi la chiusura temporanea della struttura. Francesca Sabatinelli ha intervistato Maria Rita Peca, di "Medici per i Diritti Umani", tra i curatori dell’indagine Arcipelago Cie:

    R. – Questa notizia ci lascia costernati, ma non ci giunge come fulmine a ciel sereno, perché è la naturale conseguenza di quello che sono oggi i Cie: strutture di carattere detentivo in cui – a nostro parere – non viene garantito il rispetto della dignità e dei diritti umani fondamentali delle persone trattenute.

    D. – A proposito di Crotone, di questo Cie nello specifico, cosa avevate segnalato nel vostro rapporto?

    R. – Anzitutto, si descriveva una struttura assolutamente inadeguata perché si tratta, come nella maggior parte dei casi, di vere e proprie gabbie. Nel caso di Crotone, la gabbia era uno spazio ancora più angusto e ristretto, perché anche gli stessi spazi di trattenimento – e quindi di vita – dei migranti erano suddivisi in ulteriori gabbie al loro interno, senza possibilità di accesso a spazi comuni. Cioè, anche alla mensa – che era l’unico spazio comune – si accedeva in modo alternato. Dopodiché, lo stato apparente era quello di una situazione di semi-abbandono. Il Cie di Crotone, nel momento della nostra visita, non era stato visitato da alcuna organizzazione esterna, soprattutto non vi erano degli enti di tutela che operassero al suo interno come invece accade all’interno di altri Cie. Quindi, appariva come un luogo completamente chiuso e isolato e con condizioni di altissima tensione. C’è da dire che queste condizioni di vita, particolarmente gravi e restrittive, sono dovute anche al fatto che il Cie di Crotone viene gestito dalla Misericordia con un budget giornaliero per trattenuto di 21,4 euro, cioè il più basso di tutti i Cie d’Italia. In queste condizioni di privazione della libertà, restrizioni e spazi angusti, carenza di servizi a causa del ribasso dei bandi d’asta, l’insieme di queste condizioni genera fortissime tensioni e uno stato di grave carenza che può ingenerare facilmente situazioni di questo tipo, che ci fanno disperare ma che non ci sorprendono.

    D. – Medu – e non soltanto Medu – da sempre chiede che si superi l’istituzione del Cie, che si utilizzino nuovi strumenti per affrontare la questione dell’immigrazione irregolare. Voi avete qualche speranza che con il governo Letta si superi questo stato di cose?

    R. – Abbiamo la profonda speranza, ma non sappiamo quanto sia razionale, in questo momento, questa speranza. Certamente, speriamo in alcune modifiche, non riusciamo ad immaginare uno stravolgimento, anche perché il sistema della detenzione amministrativa è un sistema che vige in tutti i Paesi europei. Immaginiamo, quindi, difficile un’uscita dal panorama europeo. Quello che però immaginiamo e speriamo è, quantomeno, una riduzione dei tempi massimi di trattenimento che ora sono assolutamente ingiustificabili: 18 mesi, parliamo quindi di una misura che non è più finalizzata a realizzare l’allontanamento e l’espulsione, bensì assume un carattere ormai punitivo, potremmo dire. Quindi, speriamo in una riduzione dei tempi di trattenimento, riportandola al massimo di 30 + 30 giorni, come era all’inizio, poi, sicuramente, auspichiamo un miglioramento della qualità dei servizi e delle condizioni di vita all’interno dei Cie ed un maggiore controllo, una minore extraterritorialità di queste strutture che sono, anche dal punto di vista sanitario, del tutto distaccate dal territorio e fuori controllo, intendo dire che l’assistenza sanitaria all’interno dei Cie spetta ai medici reclutati dall’ente gestore, e quindi non c’è alcun controllo e alcuna possibilità di accesso dalla parte dei servizi sanitari territoriali, delle Asl, fatto – questo – di estrema gravità, dal nostro punto di vista. I Cie sono uno strumento totalmente irrilevante nel contrasto dell’immigrazione irregolare, massimamente afflittivo e non garante del rispetto della dignità e dei diritti fondamentali, quindi noi speriamo, auspichiamo, un superamento. In questo momento, quello che possiamo aspettarci da questo governo è almeno una modifica di alcuni punti gravissimi e sostanziali di questo sistema.


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    Annunciare il Vangelo sulle spiagge di Riccione. Don Pavanello: una bellissima missione

    ◊   Anche quest’anno la missione di evangelizzazione sulle spiagge della riviera romagnola, incentrata sul tema “Chi ha sete venga a me”, si è rivelata per centinaia di giovani una straordinaria opportunità di incontro con Gesù. L’iniziativa, conclusasi questa domenica, è stata promossa dalla Comunità Pastorale Riccione Mare, dalla Comunità Nuovi Orizzonti e dalle Sentinelle del Mattino di Pasqua. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Passare dalla ricerca del divertimento sfrenato e dello ‘sballo’ all’incontro con Gesù. E’ questa l’esperienza, alimentata dalla preghiera e di notte anche dall’adorazione eucaristica, che hanno vissuto centinaia di giovani per scoprire la dimensione autentica della gioia, quella radicata nel Vangelo. Don Giacomo Pavanello, della comunità “Nuovi Orizzonti”:

    “Per noi è stato bello incontrare questi giovani, che arrivavano a Riccione con il desiderio di divertirsi, per tornare a casa in un certo senso felici. Poi in realtà, nella vita a volte, non trovi quello che stai cercando e incontrandoli ci confessavano che non stavano passando un bel periodo, non stavano trovando soprattutto quella pace che desideravano profondamente nel cuore. Quindi, in spiaggia, sotto gli ombrelloni, e soprattutto di notte, lungo le strade, e anche al cospetto di Gesù Eucaristia, durante ‘La luce nella notte’, abbiamo raccolto confidenze, pesi non da poco. E’, però, sempre un’esperienza meravigliosa vedere come con Gesù, mettendo Gesù dentro la propria vita, si incontra la pace vera”.

    A Riccione e in molte località turistiche, le luci di locali e discoteche attirano migliaia di giovani. Ma si tratta di effimeri bagliori. L’unica 'Luce' in grado di illuminare veramente ogni esperienza è quella di Gesù:

    “Era bello vedere questi ragazzi, che entravano in chiesa con gli occhi spenti e, davanti a Gesù Eucaristia, scoppiavano in un pianto di liberazione, e uscivano fuori con occhi completamente diversi: con un grande senso di ringraziamento nel cuore. Sicuramente, è una missione bellissima anche per il senso di unità di Chiesa che abbiamo vissuto tra diverse realtà, che hanno dato vita a questa missione. Quando fai i conti, anche se i numeri non dicono tutto, e capisci che ogni sera, ogni notte, sono stati centinaia i ragazzi che hanno sostato in preghiera davanti a Gesù Eucaristia oppure che si sono rivolti ad un sacerdote per il Sacramento della riconciliazione, la lode esce spontanea dal nostro cuore”.

    Sono numerose le testimonianze di giovani che hanno ricevuto l’autentico messaggio di gioia e di speranza. L’incontro con Gesù cambia realmente la vita, come ha sperimentato una giovane coppia di sposi. Ancora don Giacomo Pavanello:

    “Noi abbiamo una testimonianza speciale di una giovane coppia, che si è sposata da un mese. Questi sposi hanno 25, 26 anni. Hanno raccontato la loro vita prima della conversione, prima dell’incontro con Gesù, una vita in cui si cercava il divertimento. La ricerca della felicità è un tratto costitutivo dell’animo umano. Divertimento e gioia, però, sono due cose diverse. Il divertimento non ti dà niente di più oltre al divertimento stesso. La gioia invece, che è uno dei frutti della vita nello Spirito Santo, è tutt’altra cosa. A questi ragazzi, quindi, che trovavano strano, inspiegabile come potesse accadere questa cosa in una notte, sulla riviera romagnola, noi indicavamo Gesù: è Lui che dà la felicità, è Lui il senso. E questi ragazzi hanno avuto un piccolo barlume di questa esperienza. L’augurio che lasciavamo a tutti alla fine era quello di non ridurre questa esperienza all’incontro di una notte, ma farla diventare l’inizio di un cammino, di un avvicinamento a Gesù”.

    Particolarmente significativo il legame ideale, il ponte spirituale tra le spiagge evocate nei Vangeli, quelle di Copacabana a Rio de Janeiro, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù, e la riviera romagnola:

    “La spiaggia è un luogo teologico. Quante spiagge Gesù ha passato sulle sponde del lago di Tiberiade, per incontrare e parlare alle folle? E’ stato bello questo trait d’union con la spiaggia di Copacabana e le spiagge della riviera romagnola. Nei dialoghi con i ragazzi, infatti, l’evento della Gmg e la figura di Papa Francesco sono stati un aggancio meraviglioso. L’invito di questo Papa ad uscire da noi stessi per incontrare la ricchezza della tradizione di due millenni di Chiesa è l’esigenza che sentiamo forte in noi. Non una Chiesa che crea iniziative, aspettando che i giovani entrino nelle chiese, ma una Chiesa che crea l’iniziativa dell’essere apostola, cioè inviata da Gesù per andare incontro alle persone. E’ proprio la logica dell’evangelizzazione, della vita apostolica”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Nel cielo compare una stella: è una "Nova" nella costellazione del Delfino

    ◊   Da qualche giorno è possibile osservare, nel cielo boreale, una nuova stella. Si tratta di una “Nova” nella costellazione del Delfino: un evento in cui una stella aumenta esponenzialmente la sua luminosità diventando visibile a occhio nudo. Sul suggestivo fenomeno Davide Pagnanelli ha ascoltato il presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica Giovanni Bignami:

    R. - Il fenomeno si chiama Nova, una parola di origine latina per dire “nuova”, cioè una nuova stella che di colpo compare in cielo; in realtà questa stella non è nuova ma, semplicemente, diventa visibile - in particolare - ad occhio nudo. Si riferisce ovviamente ai tempi precedenti l’invenzione del telescopio. Anzi, Galileo, prima di inventare il telescopio ne osservò una particolarmente brillante nel 1603. Da allora, le Nove accompagnano la storia dell’umanità. Ce n’è una ogni certo numero di anni. Il fenomeno fisico è stato capito recentemente: si tratta dell’accumularsi di materiale nucleare sulla superficie di una stella che ad un certo punto dà luogo ad un’enorme esplosione termonucleare, un flash di luce, che aumenta la luminosità della stella anche di diecimila volte , rendendola di colpo visibile, come quella di cui parliamo.

    D. - Come è possibile osservare la stella?

    R. - Nel cielo d’estate, si nota un grande triangolo nel cielo verso Nord, intendo dire quello che si vede dall’Italia. C’è un grande triangolo molto brillante e visibile composto da tre grandi stelle che sono Deneb, Vega e Altair. Faccio notare che molti nomi di stelle sono di origine araba perché i colleghi arabi - che erano bravissimi - hanno dato loro questi nomi. Deneb è la coda della costellazione del Cigno, e nel triangolo del Cigno è la stella brillante nella parte sinistra. Invece Altair, si trova all’interno della costellazione dell’Aquila. Sono quindi due grandi stelle molto brillanti. Più o meno verso le 11 di sera la Nova passa sullo zenit e la si vede a metà strada tra queste due grandi stelle. È di magnitudine quarta, quindi è visibile ad occhio nudo però è necessario un cielo abbastanza buio. Purtroppo adesso c’è la luna piena, quindi non facilissimo osservarla ad occhio nudo; con un binocolo si vede benissimo.

    D. - Per quanto tempo sarà osservabile questa stella?

    R. - Domanda giusta, ma alla quale è impossibile rispondere. Questo fenomeno fisico che le ho descritto è ben noto, ma quantitativamente è impossibile prevedere quanto materiale sia andato dentro questa esplosione termonucleare. Mi pare che negli ultimi tre o quattro giorni sia andata aumentando a magnitudine quattro, però non so se continuerà ad essere stabile. Meglio guardarla stasera verso le 11, se il cielo è pulito, se non ci sono nuvole, sdraiarsi per terra in un posto che sia il più buio possibile con un binocolo e cercarla. È un fenomeno affascinante, magari collegato anche con la stella dei Re Magi … chi lo sa! I fenomeni variabili nel cielo sono sempre molto affascinanti per l’uomo, soprattutto se si vedono ad occhio nudo, anche se per l’astronomo - forse - sono la normalità.

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    Iran. Cristiano condannato a dieci anni di prigione per aver diffuso copie del Vangelo

    ◊   Un uomo iraniano, convertito dall'islam al cristianesimo, è stato condannato a dieci anni di carcere per “crimine contro la sicurezza dello Stato”: la colpa imputata è quella di aver distribuito copie del Vangelo nel Paese. Mohammad-Hadi Bordbar, noto come Mostafa, originario della città di Rasht, è stato accusato di cospirazione e condannato. Come riferito all’Agenzia Fides, dagli atti giudiziari risulta che l’uomo avrebbe confessato di “aver lasciato l'islam per seguire il cristianesimo” e, “considerando l'evangelizzazione un suo dovere, ha distribuito 12.000 vangeli tascabili”. Dopo aver ricevuto il battesimo, Mostafa, aveva avviato una “house church”, una assemblea di culto domestica, con incontri di preghiera in casa, che sono considerati “illegali”. Mostafa è stato arrestato a Teheran il 27 dicembre 2012, dopo un blitz della polizia in casa sua. Gli agenti di sicurezza hanno arrestato e interrogato per ore tutti i presenti alla riunione, circa 50 iraniani cristiani. Nella sua abitazione la polizia ha rinvenuto materiale e pubblicazioni cristiane, come film, libri, CD e oltre 6.000 copie del Vangelo. Mostafa era già stato arrestato nel 2009, per la conversione al cristianesimo, giudicato colpevole di apostasia, poi liberato su cauzione. In un altro recente caso, segnalato a Fides dall’agenzia iraniana cristiana “Mohabat News”, un tribunale della città di Robat-Karim, a Sud di Teheran, ha condannato a un anno di carcere e a due anni di esilio al giovane Ebrahim Firouzi, un altro cristiano iraniano, per “attività di evangelizzazione e distribuzione di Bibbie”, considerate “in opposizione al regime della Repubblica islamica dell'Iran”. Nella sentenza, il giudice descrive Ebrahim Firouzi come “colpevole di atti criminali per aver tenuto incontri di preghiera in casa e diffuso i fra i giovani la dissolutezza e dubbi sui principi islamici”. Il giovane era stato arrestato nel marzo 2013. Come ricordano le Ong “Barnabas team” e “Christian Solidarity Worldwide”, impegnate per la difesa dei cristiani nel mondo, negli ultimi anni l’interesse dei giovani iraniani verso il cristianesimo ha reso la conversione al cristianesimo un problema preoccupante per le autorità iraniane. Molte chiese di lingua Farsi sono state chiuse a Teheran e in altre città, mentre la pressione sui cristiani convertiti dall’islam è in aumento. Il nuovo presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha parlato di una possibile “riforma dei diritti civili”, chiedendo di recente al clero religioso islamico di “fermare l’ingerenza dello stato nella vita privata delle persone”.

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    India, missionari cattolici aggrediti. Gesuiti: folla fomentata da radicali indù

    ◊   Aggrediti, insultati e picchiati da circa 150 persone: è accaduto a un sacerdote gesuita e a due suore che lavorano con i tribali Santal in una missione cattolica a Karon (Jharkhand). L'attacco è avvenuto due giorni fa. A scatenare la collera del gruppo sembra sia stata la morte di un bambino di 7 anni, che alloggiava nell'ostello gestito dai religiosi cattolici. Tuttavia, i gesuiti della provincia di Dumka-Raiganj - che gestiscono la missione - sospettano il coinvolgimento dei gruppi radicali indù Rashtriya Sawayamsevak Sangh (Rss) e Bajrang Dal. Il 2 agosto scorso un bambino ha iniziato ad accusare forti dolori allo stomaco. Preoccupati, i membri della missione lo hanno portato di corsa all'ospedale locale, dove purtroppo è deceduto. I medici hanno stabilità che si è trattato di arresto cardiaco. Sacerdoti e suore hanno riportato il corpo nel villaggio natale del piccolo, che si trova nel distretto di Chittaranjan (West Bengal). Arrabbiati per quanto accaduto, gli abitanti hanno dapprima trattenuto i cattolici, per poi lasciarli tornare. "Avevamo però chiesto loro un nuovo incontro - racconta ad AsiaNews il padre gesuita Michael Panimegam, il direttore della missione - e il 18 agosto si sono presentate circa 150 persone, inclusi i genitori del bambino. Poco dopo aver iniziato il padre si è avvicinato e mi ha schiaffeggiato. Da lì altri hanno iniziato a rompere i vetri delle finestre, distruggere suppellettili, e la madre ha preso a picchiarmi". Le donne del gruppo - circa 60 - hanno attaccato suor Sahaya, che è la preside della scuola della missione. "Le hanno tirato i capelli - ricorda il sacerdote - e i vestiti, poi l'hanno picchiata". Con lei, anche un'altra sorella. L'intervento della polizia ha disperso le centinaia di persone. Uno dei sacerdoti presenti al momento dell'aggressione, padre Salomon, ha riportato ferite alla testa. Prima di andarsene, il gruppo ha chiesto un risarcimento di 1 milione di rupie, ma i missionari non hanno accettato. L'incidente ha sconvolto i sacerdoti e le suore della missione. Tuttavia, restano convinti che sono stati dei fondamentalisti indù a fomentare la comunità, facendo leva sul dolore dei genitori per la perdita del bambino. "Perdono i miei aggressori - dice ad AsiaNews padre Panimegam - e con la grazia di Dio e del suo Spirito continuerò a servire questa comunità santal attraverso la missione educativa dei gesuiti". Fondato nel 2004, il centro missionario si chiama Deepshikha ("Torcia") e comprende anche un ostello e una scuola. Nel 2005 sono arrivate alcune suore della Congregazione dell'Immacolata Concezione (Cic), che hanno preso in mano la gestione dell'istituto.


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    Piogge torrenziali in India, Camilliani in prima linea nei soccorsi

    ◊   Le piogge torrenziali abbattutesi nella regione himalayana indiana dell’Uttarakhand costituiscono una tragedia nazionale che ha toccato migliaia di persone. I Camilliani, insieme con tutta la Chiesa, colpiti profondamente da questa catastrofe, si stanno muovendo insieme con preghiere ed azioni. La zona più danneggiata è nella diocesi di Bijnor. Autorità pubbliche, organizzazioni di volontariato, agenzie locali stanno lavorando insieme per soccorrere la popolazione. Insieme a loro, il nuovo governo della Provincia Indiana dei Religiosi Camilliani ha deciso di inviare aiuti ed essere protagonista di un intervento diretto nella zona. In una nota inviata all’Agenzia Fides dai responsabili della Camillian Task Force (CTF) India si parla di morte e distruzione. Fiumi e laghi hanno tracimato inondando città e villaggi in 168 distretti colpendo un’area di oltre 37 mila km quadrati. Le piogge torrenziali hanno causato frane e smottamenti in molte zone, tra queste Srinagar, Joshimath, Chamoli, Rudraprayag, Govindghat, Kedamath, Gaurikund, Uttarkashi, distruggendo case, strade ed interrompendo comunicazioni e trasporti. Crollati centinaia di palazzi, più di 100 strade ed oltre 40 ponti spazzati via dalla furia dell’acqua. I fiumi e le falde acquifere sono stati contaminati e non possono essere utilizzati per il consumo umano. Le fonti di acqua principali sono state distrutte e le persone devono percorrere lunghe distanze per avere acqua da bere. I sopravvissuti non hanno contenitori dove bollire l’acqua. Aumentano i rischi di malattie e contaminazioni, molte famiglie non hanno più servizi igienici. In qualche villaggio solo quelle della casta alta hanno latrine mentre quelle più povere usano latrine a cielo aperto rendendo ancora più facili le infezioni. La popolazione colpita vive in abitazioni improvvisate, costruite con materiali di scarto ed esposte alle intemperie. Le persone che vivevano sul fiume sono state costrette a trovare rifugio presso parenti ed amici nella parte più alta della regione in case piccole e malsane. La maggior parte ha perso ogni forma di lavoro per sopravvivere e non ha nulla per ricostruire le case. Le notizie non ufficiali hanno parlato di oltre 14 mila morti mentre le autorità parlano di 5748 persone scomparse che sono ora “presumibilmente morte”, facendo di questo disastro il peggiore mai avvenuto nella regione himalaiana. Sono rimasti travolti anche pellegrini Hindu che stavano celebrando il Chardam Yatra, il pellegrinaggio sacro alla Yamunotri, Sri Kedarnathji, Gangotri e Sri Badrinathji. La CTF India, guidata da Padre Siby Kaitharan, MI, e da due altri religiosi sono andati in Uttarakhand per distribuire i primi aiuti e per fare una prima valutazione in funzione di un programma a lungo termine che è partito già dal 3 agosto e che sta coinvolgendo 13 volontari. L’intervento sarà articolato in due fasi. La prima orientata a fornire cibo, vestiti e case provvisorie alle vittime. La seconda, che partirà entro tre mesi, sarà più concentrata sui bisogni sociali, sul supporto psicosociale e sulla ricostruzione delle case per i sopravvissuti. CTF India ha identificato il villaggio di Simlakala dove ben 107 famiglie hanno perso tutto. Centinaia di persone vivono ora sono tende di plastica aspettando un aiuto necessario. Tra gli obiettivi del programma, la CTF India prevede il rifornimento di acqua e cibo nei campi dei rifugiati, assistenza sanitaria e la costruzione di alloggi temporanei.

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    Alluvioni in Pakistan, oltre 100 morti: gli aiuti della Caritas

    ◊   La Caritas Pakistan ha avviato massicci aiuti umanitari per le vittime, in maggioranza musulmane, delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno colpito il Pakistan. Forti piogge monsoniche si sono abbattute sul paese nelle ultime due settimane, soprattutto nella provincia del Punjab, causando oltre 100 morti. Le piogge hanno inondato 770 villaggi e quasi 2.500 case sono andate distrutte, lasciando oltre 300.000 persone senza tetto. Come riferisce una nota inviata a Fides dalla Caritas Pakistan, l’organizzazione ha distribuito ai superstiti nel distretto di Rajanpur, nella provincia del Punjab, generi alimentari e kit igienici a oltre 100 famiglie. Amjad Gulzar, direttore esecutivo di Caritas Pakistan, racconta: “L'attuale emergenza ha messo in moto l'assistenza e le squadre di volontari Caritas continuano il monitoraggio delle alluvioni in tutto il paese”. “Abbiamo voluto iniziare con i più vulnerabili – ha sottolineato - e aiutare i nostri fratelli e sorelle musulmani nel momento del bisogno”. Il direttore ricorda atti di aiuto e condivisione vissuti insieme, fra volontari cristiani e profughi musulmani, nel giorno dell’Id-al-Fitr, a conclusione del mese sacro musulmano del “Ramadan”. Caritas Pakistan si è mobilitata soprattutto nel distretto di Multan (sempre in Punjab), dove si registrano i danni maggiori e dove - spiega Gulzar - “i sopravvissuti hanno un disperato bisogno di prodotti alimentari e zanzariere. Abbiamo in programma di avviare ambulatori mobili nei prossimi giorni”. Il personale di Caritas Pakistan opera in stretto coordinamento con le autorità civili. Negli interventi umanitari previsti, i primi tre mesi mirano a un sollievo immediato, mentre i successivi sette mesi si concentreranno su progetti di recupero e riabilitazione. Durante i monsoni stagionali del 2012, Caritas Pakistan ha assistito oltre 7.000 famiglie e fornito cure mediche a più di 4.700 malati.

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    Allarme per la centrale di Fukushima: fuoriuscite 300 tonnellate di acqua radioattiva

    ◊   Circa 300 tonnellate di acqua radioattiva suono fuoriuscite dalla centrale nucleare giapponese di Fukushima, colpita dallo tsunami del marzo 2011. Nel corso di una conferenza stampa, la Tepco, che gestisce la centrale, ha spiegato che la quantità di acqua sfuggita al controllo, che viene utilizzata per raffreddare i reattori danneggiati, è molto più grande dei 120 litri stimati inizialmente. Inoltre, le radiazioni beta emesse raggiungono il livello molto alto degli 80 milioni di becquerel per litro. Il becquerel misura l'energia radioattiva sprigionata da una fonte. La fuga di acqua radioattiva è stata classificata "incidente di livello 1" dalle autorità giapponesi che hanno competenza sul nucleare. Preoccupato, il governo sudcoreano ha confermato le notizie che arrivano dal Giappone e chiesto che Tokyo spieghi lo sversamento di acqua contaminata nell'Oceano Pacifico.

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    Religiose Usa: incontro positivo con il delegato pontificio

    ◊   “Un incontro che ha permesso uno scambio profondo e franco di punti di vista” e quindi una migliore comprensione delle rispettive posizioni. Così la Conferenza delle Superiori Religiose degli Stati Uniti d’America (Leadership Conference of Women Religious - Lcwr), commenta in un comunicato il colloquio di giovedì scorso con mons. J. Peter Sartain, delegato per la riforma dell'organismo che rappresenta circa l’80% delle oltre 57mila religiose negli Stati Uniti. Al centro dell'incontro, svoltosi a porte chiuse nella penultima giornata di lavori dell’assemblea annuale dell’associazione a Orlando, è stata la “Valutazione dottrinale” pubblicata nell’aprile 2012 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Scopo della valutazione – lo ricordiamo – è di rimediare “ai seri problemi” posti da alcune posizioni “di femminismo radicale” e di dissenso inconciliabili con il Magistero della Chiesa manifestate in questi anni dalla Conferenza, in materia di contraccezione, aborto, ordinazione delle donne e di approccio pastorale all’omosessualità. Le conclusioni della Valutazione, confermate da Papa Francesco, prevedono un programma di riorganizzazione della stessa Conferenza coordinato da mons. Sartain proprio per garantire un solido radicamento dottrinale della sua attività nella fede della Chiesa in una prospettiva di comunione ecclesiale. Dopo gli incontri dei mesi passati, il colloquio con il delegato pontificio sembra confermare il nuovo clima positivo tra Santa Sede e Lcwr, evidenziato dallo stesso mons. Sartain nel suo intervento all’apertura dell’assemblea una settimana fa. Un clima che – è l’auspicio dell’Associazione - potrebbe portare a una “soluzione dei problemi che conservi l’integrità della stessa Lcwr e sia benefico per tutta la Chiesa”. Oltre alla Valutazione dottrinale, altri punti affrontati dalle 825 partecipanti sono stati l’evoluzione del ruolo delle religiose americane in una società in mutamento; l’approvazione di una risoluzione sulla non violenza; le questioni relative ai flussi migratori, mentre al Congresso prosegue il dibattito sulla riforma dell’immigrazione. Nel suo intervento conclusivo la presidente uscente suor Florence Deacon ha descritto la missione delle religiose negli Stati Uniti e il loro rapporto con la Chiesa universale come un “delicato lavoro di tessitura” della chiamata battesimale “ad essere donne del Vangelo” e “a professare pubblicamente i consigli evangelici”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Colombia. Mons. Epalza contro il pizzo: “Non possiamo rimanere in silenzio”

    ◊   In Colombia, il vescovo di Buenaventura, mons. Hector Epalza Quintero, ha lanciato l'allarme sulla situazione del porto dove molti operatori economici vivono nell'angoscia a cause delle estorsioni. Una nota inviata a Fides da una fonte locale, riferisce che il presule ha sottolineato che le intimidazioni non risparmiano neppure le attività più umili, come i venditori ambulanti e i fruttaioli, oltre ai negozianti e commercianti di ogni genere, che devono pagare un pizzo da 2 euro al giorno fino a 50 euro a settimana. "A Buenaventura ci sono "cartelli" per ogni cosa, ci sono quelli che raccolgono le tasse, il "vaccino" (come è chiamato il pizzo) da tutti, perfino dai piccoli venditori di polli e patate; ognuno – ha detto - deve pagare questi mascalzoni che vivono a spese degli altri e questo mi rattrista molto, mi duole nell'anima". Non è la prima volta che mons. Epalza denuncia la terribile situazione nella quale vive la popolazione di Buenaventura. Lo scorso giugno aveva infatti denunciato l'esistenza di case dove si portano le persone per ucciderle. "Non possiamo rimanere in silenzio e compiacenti davanti a queste situazioni – ha affermato - dobbiamo reagire e chiedere una vera giustizia, dobbiamo essere realisti e non possiamo fare come gli struzzi che sotterrano la testa". Il presule aveva inoltre denunciato la criminalità in occasione dei funerali dell'insegnante Estela Cortez barbaramente assassinata il 13 agosto scorso. In quell'occasione aveva detto: "Sappiamo che le autorità e la polizia fanno il proprio lavoro, ma questo tipo di violenza non smette, la gente ha paura e i più poveri soffrono nel silenzio". Secondo le informazioni pervenute a Fides, la popolazione non denuncia i crimini . "Vogliamo intervenire ma non abbiamo informazioni, chiediamo alle vittime di presentare denuncia" ha fatto appello il capo della polizia del Porto.

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    Nicaragua. Si celebrano i 50 anni della Caritas nazionale

    ◊   Quali sono le cause della povertà nel Nicaragua? Quali i settori più vulnerabili, quali i responsabili? Si fa riferimento alla Dottrina Sociale della Chiesa per rispondere ai più bisognosi? Queste sono le domande poste dal vescovo di Juigalpa e presidente della Caritas Nicaragua, mons. Sócrates René Sándigo, nel suo messaggio in occasione del giubileo per i cinquanta anni della Caritas nazionale e della Settimana della Carità in corso fino al 25 agosto. Centinaia di fedeli che lavorano nella pastorale sociale dell’episcopato nicaraguense hanno partecipato, sabato scorso, alla Messa inaugurale del Giubileo della Caritas, celebrata nella Cattedrale Metropolitana di Managua. L’Eucaristia è stata presieduta da mons. Sándigo e concelebrata dall’arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes, e dal presidente della Caritas di America Latina e dei Caraibi, il venezuelano mons. José Luis Azuje, insieme ad altri prelati della nazione centroamericana. Ispirato alle parole di Papa Francesco: “La Caritas è la carezza della Chiesa al suo popolo”, tema della Settimana della Carità, mons. Sándigo ha ricordato nel suo messaggio che la Chiesa è come “una barca che naviga con i suoi membri accarezzando con le opere concrete i più piccoli”. Durante la Settimana si svolgono giornate di preghiera per i poveri in tutte le parrocchie del Paese e due giornate speciali, tra cui il “Hablatòn”, il 23 agosto, che vedrà personaggi ecclesiastici e laici dei diversi settori della società (politica, economia, cultura, arte, ecc.) partecipare a conferenze e riflessioni sulla carità, sulla povertà e sul futuro del Paese. Infine, il 25 agosto la grande coletta nazionale a chiusura della Settimana della Carità, il cui ricavato sarà distribuito tra i diversi attori della pastorale sociale: un 40 per centro ai progetti di assistenza e solidarietà parrocchiali, un 40 per cento ai progetti diocesani e un 20 per cento alle iniziative di carattere nazionale. (A cura di Alina Tufani)

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    Brasile. Messaggio per la Giornata nazionale del catechista

    ◊   Cosa sarebbe oggi la Chiesa in Brasile senza la presenza dei catechisti così diffusa in tutte le “periferie esistenziali” del suo vasto territorio? È quanto, retoricamente, si domandano i vescovi brasiliani per sottolineare l’importanza della prossima Giornata del catechista che verrà celebrata in tutto il Paese domenica 25 agosto. Appuntamento – riporta L’Osservatore Romano - fissato nell’ambito dell’Anno della Fede, che per il Brasile assume una rilevanza ancora più marcata, avvenendo a solo poche settimane dal grande incontro di Rio de Janeiro, con la Giornata mondiale della gioventù (Gmg) e Papa Francesco. “In questa Giornata del catechista — si legge nel messaggio firmato dal presidente della Commissione per l’animazione biblico-catechistica, l’arcivescovo di Pelotas, Jacinto Bergmann — non possiamo non ricordare quello che è successo tra di noi un mese fa. Il profondo processo biblico-catechistico innescato dalla Gmg, che ha coinvolto un gran numero di vescovi, sacerdoti, religiosi e laici, soprattutto giovani, e che ha avuto Papa Francesco come catechista. È apparso, davanti ai nostri occhi stupiti, un modo molto semplice, ma profondamente toccante di evangelizzare”. Una catechesi, quella di Papa Francesco, fatta soprattutto di «atteggiamenti, gesti, simboli e parole di affetto», che hanno parlato direttamente «al cuore dei giovani e di tutte le persone, provocando allegria, coraggio, speranza e gioia intensa». In pratica una “perfetta” sintesi di “catechesi esperienziale”, biblica e comunitaria, come proposto da “Catequese renovada”», il documento fondamentale sulla catechesi pubblicato trenta anni fa dai presuli brasiliani. (T.C.)

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    Spagna. Il numero di famiglie spagnole assistite dalla Caritas supera quello degli immigrati

    ◊   “Il nostro intervento concerne la situazione dei nuovi poveri che, dopo aver perso il lavoro e sopraffatti dal carico fiscale, vengono alle porte della Caritas per soddisfare i bisogni fondamentali della loro famiglia. La nostra missione è di aiutarli, soprattutto, quando le autorità guardano, troppo spesso, da un'altra parte” ha affermato il direttore della Caritas provinciale, Andres Asensio Martinez, nel presentare il rapporto sulle attività nel 2012 delle Caritas diocesane di Almeria. Nel documento di 38 pagine, inviato a Fides, viene dettagliata l'attività svolta che si riassume in 93.593 interventi a favore di famiglie e di singoli individui. Per la precisione sono 62.108 le famiglie e 31.485 le persone che si sono rivolte alle strutture della Caritas, principalmente per chiedere prodotti alimentari, abbigliamento, farmaci e assistenza ai bambini. "Dobbiamo dire - riferisce la nota- che il numero di famiglie spagnole (4.652) è risultato superiore a quello degli immigrati (3.844), che complessivamente hanno ricevuto più di un milione di chili in prodotti alimentari (1.025.471 Kg)”. “Bisogna infine sottolineare che tutto il lavoro svolto dalla Caritas in questa zona è svolto grazie ai 764 volontari, di cui 727 svolgono il proprio volontariato nelle parrocchie” conclude la nota.

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    Filippine. A ottobre Conferenza sulla nuova evangelizzazione

    ◊   Capire perché persino in Paesi con una forte e radicata tradizione cattolica come le Filippine, sempre più fedeli si allontanano dalla Chiesa e quindi come riavvicinarli alla fede e mantenere la missione evangelizzatrice viva in mezzo alle sfide portate dalla modernizzazione. Questo l’obiettivo di fondo della Conferenza sulla nuova evangelizzazione (PCNE) organizzata dall’arcidiocesi di Manila dal 16 al 18 ottobre a conclusione dell’Anno della Fede. All’evento, che sarà ospitato dall'Università Santo Tomas, sono attesi 5mila partecipanti dalle Filippine, Taiwan, Vietnam, Brunei, Malaysia, Thailandia e Myanmar. L'incontro, ha spiegato a una conferenza stampa l'arcivescovo di Manila, card. Luis Antonio Tagle, cercherà di “guidare i delegati alla riscoperta della loro fede, mantenendo la missione della nuova evangelizzazione in sintonia con i tempi moderni". Tre in particolare gli obiettivi della conferenza: creare una 'esperienza di Dio' nel contesto delle sfide del nuovo millennio; rafforzare i legami e la comunione dei cattolici; fornire spunti di ispirazione e direzione impregnati dello spirito della nuova evangelizzazione attraverso un’esperienza rinnovata della fede in Cristo. Diversi gli eventi in programma, che si concluderanno con una Messa celebrata dal nunzio nelle Filippine mons. Giuseppe Pinto. (L.Z.)

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    L’Azione cattolica indiana: più spazio ai laici nella Chiesa

    ◊   Un maggiore coinvolgimento dei fedeli laici nella vita e nella missione della Chiesa. A chiederlo è l’Unione cattolica indiana (All India Catholic Union - Aicu), l’associazione laicale che rappresenta i circa 16 milioni di cattolici del Paese. La richiesta è emersa dalla riunione del comitato direttivo dell’associazione, conclusasi domenica a Kolkata dopo due giorni di lavori. Il comunicato conclusivo, ripreso dall’agenzia Ucan, rileva come l’entusiasmo suscitato anche in India dal nuovo stile del pontificato di Papa Francesco e i suoi continui riferimenti all’importanza del ruolo dei laici, delle donne e dei giovani abbiano creato forti aspettative tra i fedeli indiani. “La gente adesso si aspetta che i vescovi compiano passi analoghi per incoraggiare la partecipazione dei laici nei numerosi organismi e strutture della Chiesa, soprattutto nella gestione delle finanze e dei beni temporali della Chiesa e nella vita pubblica”, si legge nel comunicato. L’Aicu chiede quindi ai vescovi di attuare le disposizioni del Codice di Diritto Canonico sulla presenza dei laici negli organismi finanziari e nelle varie commissioni episcopali. Secondo l’associazione, inoltre, in aggiunta ai consigli pastorali, i vescovi dovrebbero promuovere la costituzione di associazioni laicali in tutte le diocesi e parrocchie. Il ruolo dei laici per la vita e la missione della Chiesa è da tempo all’attenzione dell’Episcopato indiano che a questo tema aveva dedicato l’assemblea plenaria biennale del 2007, riconoscendo da un lato l’emergere una nuova consapevolezza tra i laici e i giovani della loro responsabilità di battezzati per la diffusione del Vangelo nella società e nel mondo e, dall’altro, la mancanza di un’adeguata formazione del laicato perché possa svolgere questo compito. (L.Z.)

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    Svizzera. Pellegrinaggio africano alla Vergine Nera di Einsiedeln

    ◊   Otto cori africani e 300 pellegrini sono attesi il 31 agosto ad Einsiedeln, in Svizzera, per il III pellegrinaggio africano alla Vergine Nera. A renderlo noto è l’Ufficio della Conferenza dei vescovi svizzeri della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che in un comunicato stampa ha diffuso il programma della giornata. Il raduno dei pellegrini è previsto alle 10.30 davanti la chiesa dell’Abbazia di Einsiedeln, dove si trova la Cappella della Madonna Nera. Dopo il Cammino della Croce animato dai canti di differenti paesi africani, alle 12.30 si svolgerà la celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Lugano, mons. Pier Giacomo Grampa. Il pellegrinaggio alla Vergine Nera di Einsiedeln è per i cattolici africani che vivono in Svizzera un’iniziativa per esprimere la fede a modo loro per pregare insieme. Si tratta anche di un’opportunità per attirare l’attenzione sulla presenza dei cattolici africani nella Chiesa svizzera e per incoraggiare l’incontro con i fedeli non africani invitati a partecipare per condividere il pellegrinaggio. E proprio per permettere una larga partecipazione il pellegrinaggio si svolgerà in 3 lingue: tedesco, francese e inglese. Un opuscolo trilingue consentirà ad ogni partecipante di seguire le celebrazioni nella propria lingua. (T.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 232

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