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Sommario del 15/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa dell’Assunta. Il Papa: Maria è sempre con noi, ci sostiene dal cielo nelle prove più difficili
  • All'Angelus, la preghiera del Papa per la pace e il dialogo in Egitto
  • Il Papa alle Clarisse: se Pietro chiude le porte del Paradiso, Maria le apre
  • Tweet del Papa: "Maria, prega per noi peccatori e guidaci sulla via che conduce al Cielo"
  • Nomine
  • Mons. Tonucci: l'Assunzione di Maria completa il mistero dell'Incarnazione e mostra il nostro futuro
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: oltre 500 morti. Il vescovo di Assiut: bruciate numerose chiese cristiane
  • Accordo tra le due Coree su Kaesong. Padre Notker: rispettare la sensibilità dei nordcoreani
  • Dopo 22 anni Medici Senza Frontiere lascia la Somalia, mancano le condizioni di sicurezza
  • "Emergenza uomo", tema del 34.mo Meeting di Rimini: la riflessione di Giorgio Vittadini
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Ondata di attentati a Baghdad: oltre 40 morti
  • Colloqui israelo-palestinesi, Ban Ki-moon chiede pazienza
  • Siria: imminente la partenza della missione Onu per indagare sulle armi chimiche
  • India: incidente del sottomarino, ancora in corso le operazioni di recupero
  • Mali, diffusi i risultati delle presidenziali, per Keïta oltre il 70% dei voti
  • Regno Unito. La Caritas al governo: fare di più per combattere lo scandalo della povertà
  • Pellegrinaggio sulle orme dei migranti promosso dai vescovi irlandesi
  • Corsica: bilancio positivo per i primi due mesi di attività dell’Associazione famiglie cattoliche
  • Nuovo sito web per la Conferenza episcopale maltese
  • I Salesiani celebrano il 198.mo anniversario della nascita di Don Bosco
  • Il 28 e 29 agosto, torna la Perdonanza Celestiniana all’Aquila
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa dell’Assunta. Il Papa: Maria è sempre con noi, ci sostiene dal cielo nelle prove più difficili

    ◊   Maria è entrata nella gloria del cielo, ma è sempre con noi in ogni prova. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa a Castel Gandolfo per la Solennità dell’Assunta. Il Pontefice ha celebrato l’Eucaristia nella piazza antistante il Palazzo Apostolico, gremita di fedeli. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal parroco di Castel Gandolfo, don Pietro Diletti, che ha riassunto i sentimenti di gioia di tutta la comunità locale per un avvenimento tanto atteso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La piccola Piazza della Libertà di Castel Gandolfo diventa per un giorno come Piazza San Pietro. Migliaia di fedeli - tra cui spiccano un gruppo di cinesi e uno di messicani, tante anche le bandiere argentine - si sono riuniti fin dal primo mattino davanti al Palazzo Apostolico. Una folla multicolore e gioiosa - tante le famiglie presenti - per una duplice occasione di festa: la Solennità dell’Assunta e il nuovo incontro con Papa Francesco, dopo l’Angelus a Castel Gandolfo del 14 luglio scorso. All’inizio dell’omelia, il Papa ha voluto ricordare l’immagine che della Vergine ci ha dato la Lumen Gentium: Maria, ha detto, brilla sulla terra “come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino”. Quindi, si è soffermato su tre parole chiave: “lotta, risurrezione, speranza”.

    Il Papa ha osservato innanzitutto che nell’Apocalisse si parla della “lotta tra la donna e il drago”. La figura della donna “che rappresenta la Chiesa è, da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio”. Così, è stata la sua riflessione, è la Chiesa che nella storia “vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno”. Una lotta che non dobbiamo affrontare da soli:

    “La Madre di Cristo e della Chiesa è sempre con noi. Sempre: cammina con noi. E’ con noi. Anche Maria, in un certo senso, condivide questa duplice condizione. Lei, naturalmente, è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del Cielo. Ma questo non significa che sia lontana, che sia staccata da noi; anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male”.

    Ecco allora che la preghiera con Maria, specie il Rosario, “ha anche questa dimensione agonistica”, di lotta contro “il maligno e i suoi complici”. E su questo dialoga con i fedeli in piazza:

    “…Ma sentite bene: il Rosario! Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Ma, non so… Sicuro? Eh? Ecco!”

    Si è così soffermato sulla risurrezione, sottolineando che “essere cristiani significa credere che Cristo è veramente risorto dai morti”. Tutta la nostra fede, ha soggiunto, “si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento”. E anche il mistero dell’Assunzione di Maria è inscritto nella Risurrezione di Gesù:

    “L’umanità della Madre è stata ‘attratta’ dal Figlio nel suo passaggio attraverso la morte. Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre”.

    Anche Maria, ha detto il Papa, “ha conosciuto il martirio della croce, il martirio del suo cuore”: “Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla Croce”:

    “E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di quelli che sono di Cristo. E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo".

    Il Papa ha quindi offerto la sua riflessione sul legame tra Maria e la speranza. Una virtù, ha detto, che è propria di chi, “sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore”. E ha aggiunto che il canto di Maria, Magnificat, è proprio “il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia”:

    “E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonne, nonni: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili”.

    Questo cantico, ha affermato ancora, “è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione”. E Maria è lì, “vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con loro il Magnificat della speranza”:

    “Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza: sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo”.

    “Cari fratelli e sorelle - ha concluso il Papa – uniamoci anche noi, con tutto il cuore, a questo cantico di pazienza e di vittoria, di lotta e di gioia, che unisce la Chiesa trionfante con quella pellegrinante, che unisce la terra con il Cielo, che unisce la nostra storia con l’eternità, verso la quale camminiamo”.

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    All'Angelus, la preghiera del Papa per la pace e il dialogo in Egitto

    ◊   Al termine della celebrazione eucaristica a Castel Gandolfo, il Papa ha presieduto la preghiera dell’Angelus, lanciando un appello di pace per l’Egitto. Poi ricorda il ruolo della donna nella Chiesa. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    Papa Francesco segue con preoccupazione quanto sta accadendo in Egitto, da dove – afferma – “giungono purtroppo notizie dolorose”:

    “Desidero assicurare la mia preghiera per tutte le vittime e i loro familiari, per i feriti e per quanti soffrono. Preghiamo insieme per la pace, il dialogo, la riconciliazione in quella cara Terra e nel mondo intero. Maria, Regina della Pace, prega per noi. Tutti diciamo: Maria, Regina della Pace, prega per noi”.

    Quindi il Papa ha ricordato il 25.mo anniversario della Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, del beato Papa Giovanni Paolo II, sulla dignità e la vocazione della donna. Si tratta – ha detto – di un documento “ricco di spunti che meritano di essere ripresi e sviluppati”. Alla base di tutto “c’è la figura di Maria”:

    “Facciamo nostra la preghiera posta alla fine di questa Lettera Apostolica (cfr n. 31): affinché, meditando il mistero biblico della donna, condensato in Maria, tutte le donne vi trovino se stesse e la pienezza della loro vocazione e in tutta la Chiesa si approfondisca e si capisca di più il tanto grande e importante ruolo della donna!”.

    Un ruolo che inizia con il “sì” di Maria pronunciato a Nazaret:

    “E in realtà è proprio così: ogni ‘sì’ a Dio è un passo verso il Cielo, verso la vita eterna. Perché questo vuole il Signore: che tutti i suoi figli abbiano la vita in abbondanza! Dio ci vuole tutti con sé, nella sua casa!”.

    Infine, il Papa ha ringraziato tutti i presenti, in particolare i pellegrini giunti dalla Guinea con il loro vescovo.

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    Il Papa alle Clarisse: se Pietro chiude le porte del Paradiso, Maria le apre

    ◊   Prima della Messa a Castel Gandolfo, Papa Francesco, ha incontrato le Clarisse del Monastero di clausura di Albano, ad un mese dalla sua prima visita in questo istituto. L’incontro è durato circa tre quarti d’ora. Sergio Centofanti ha intervistato la Madre abbadessa, Maria Assunta Fuoco, e la Madre vicaria, suor Maria Concetta Sfregola:

    D. - Madre Maria Assunta, come è andato l’incontro con il Papa?

    R. - Esprimere i sentimenti che abbiamo vissuto in questo breve ma intenso incontro è difficile, però quello che il Santo Padre ci ha lasciato è questo: ci ha esortato a vivere fino in fondo la nostra vocazione, rimanendo fedeli al nostro carisma, quindi in quella semplicità, in quella ricerca di essenzialità, in quella povertà che ci fa sentire tutte sorelle. Quindi, questa ricerca forte di vivere una relazione fondata nell’amore del Signore. È un po’ se vuole quello che esprime la persona del Santo Padre: un’umanità molto ricca, un’umanità che non si ferma all’accessorio, ma va in profondità, creando relazione. Sono parole che lui ci ha detto, il suo stare in mezzo a noi, molto semplice, ma quella semplicità che rivela una profondità molto forte. Quindi è stato un momento che è difficile esprimere veramente! Però è stata una gioia e una forza che richiama ancora di più ad una responsabilità autentica, vera, della nostra risposta al Signore per la Chiesa e per il Santo Padre.

    D. - Suor Maria Concetta, cosa l’ha colpita dell’incontro con il Papa?

    R. - Lui era tranquillo, disteso come se non avesse alcun pensiero o nulla da fare. Ci ha parlato - in un modo che ci ha colpito tanto - di Maria, in questa Solennità dell’Assunta. La donna consacrata è un po’ come Maria. Ha raccontato una cosa simpatica, bella che ha fatto sorridere tutti, lui compreso: Maria sta all’interno della porta del Paradiso; San Pietro non sempre apre la porta quando arrivano i peccatori e allora Maria soffre un po’, però rimane lì. E la notte, quando si chiudono le porte del Paradiso, quando nessuno vede e nessuno sente, Maria apre la porta del Paradiso e fa entrare tutti. Ecco, abbiamo rivisto in questo, la nostra missione, la nostra vocazione. Questa vocazione alla vita contemplativa, in clausura, oggi non è compresa per niente, ma non importa! Qual è l’essenzialità? Qual è lo scopo di questa vita, di questa vocazione? Credo sia proprio questo. E oggi il Papa in poche parole ce lo ha ridetto. Nel silenzio, nel buio, nella notte, quando nessuno vede, nessuno sa, nessuno sente, quanta gente passa davanti ai monasteri di vita contemplativa e non sa neanche chi c’è lì dentro e perché stanno lì! Ecco, in questo silenzio, in questa notte, si svolge la nostra missione, cioè poter aprire le porte del Paradiso per far entrare tutta l’umanità, tutti gli uomini, fratelli e sorelle che forse neanche conoscono, neanche sanno e forse non hanno il dono della fede. Come Maria, aprire quella porta; ridare fiducia, speranza. Nessuno sa… ma non ci importa. Però lo sa Dio, lo sa Maria!

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    Tweet del Papa: "Maria, prega per noi peccatori e guidaci sulla via che conduce al Cielo"

    ◊   Nella Solennità dell’Assunzione, il Papa ha lanciato questo nuovo tweet: “Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, e guidaci sulla via che conduce al Cielo”. L’account @Pontifex in nove lingue ha superato gli 8 milioni e mezzo di follower.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato Esarca Apostolico per i fedeli Greco-Melkiti residenti in Argentina il Rev. P. Ibrahim Salameh, M.S.P., al presente Parroco di San Jorge a Rosario, elevandolo alla dignità episcopale ed assegnandogli la sede titolare di Palmira dei Greco-Melkiti. Il Rev.do P. Ibrahim Salameh, M.S.P., è nato a Marmarita (Siria) il 10 dicembre 1945. Dal 1968 è membro della Congregazione dei Missionari di San Paolo (M.S.P.), ed è stato ordinato sacerdote il 13 luglio 1975. Ha conseguito la licenza in Filosofia e in Teologia all’Istituto San Paolo di Harissa (Libano) e ha insegnato per diversi anni Teologia nella Facoltà di Diritto Canonico di Rosario (in Argentina). Dopo aver svolto il servizio pastorale a Marmarita, è stato assegnato al Seminario Patriarcale della Provvidenza di Damasco e, infine, in Argentina, dove è Parroco di San Jorge a Rosario dal 1978. Parla l’arabo, lo spagnolo, il francese e l’inglese.

    Il Papa ha nominato il Rev. Benoît Gbemavo Goudote, sacerdote diocesano, Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della diocesi di Dassa-Zoumé, in Benin.

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    Mons. Tonucci: l'Assunzione di Maria completa il mistero dell'Incarnazione e mostra il nostro futuro

    ◊   Per una riflessione sul significato dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Rosario Tronnolone ha intervistato mons. Giovanni Tonucci, arcivescovo prelato di Loreto e delegato Pontificio del Santuario della “Santa Casa”:

    R. – E’ una festa che, più di ogni altra, diventa una vera e propria festa, perché è quella che completa in qualche modo il mistero dell’Incarnazione e ci fa capire come l’Incarnazione di Cristo sia qualcosa che ci tocca tutti e che ci tocca fino alla fine della vita. In qualche modo, l’Assunzione di Maria ci dice: “Guarda! Questo è quello che aspetta anche te, quindi, senti la gioia di poter un giorno unirti con Dio Padre, con tuo Fratello Gesù e con tua Madre Maria”.

    D. – La Casa di Maria è stata anche detta la “Casa del sì”. Quel “sì” pronunciato da Maria una volta nella storia è un “sì” che in qualche modo racchiude il “sì” e tutti i “sì” cui siamo chiamati noi...

    R. – Sì, questo nome della “Casa del sì” è stato ripetuto tante volte da Papa Giovanni Paolo II e da Papa Benedetto. E’ commovente pensare che quel Santuario, che un tempo poteva sembrare solo un punto di riferimento di anime devote, sia stato invece dedicato con attenzione particolare ai giovani da Giovanni Paolo II, e poi confermato da Papa Benedetto, proprio con questo richiamo: è il luogo in cui una giovane ragazza ha detto “sì” al Signore, un sì che ha confermato con tutta la sua vita. Ed è quindi il luogo in cui ogni giovane, ma direi ogni persona, ogni cristiano, può rinnovare il suo “sì” ad una chiamata che dobbiamo scoprire. E’ la bellezza di questo messaggio, che è qualcosa di eterno, non legato a momenti particolari della nostra vita, ma alla nostra immediata adesione a Dio.

    D. – L’Assunzione di Maria ci porta anche a riflettere sul corpo, perché Maria è stata assunta in Cielo nel suo corpo purissimo. Di corpo si parla molto oggi e spesso se ne parla però in termini di mercificazione...

    R. – E’ una tristezza che il corpo sia soltanto visto come una grossa mercanzia e considerato come qualcosa che può essere allettante, ma fondamentalmente qualcosa di negativo. Si perde completamente la sensazione di quello che è invece alla base della nostra fede cristiana, cioè che il corpo diventa l’elemento della nostra salvezza. Cristo ha avuto bisogno di un corpo per diventare vulnerabile come noi, quindi soffrire, vivere le nostre emozioni e soffrire la passione per la nostra salvezza. La festa dell’Assunta è proprio il momento per ripensare a questa realtà e quindi cercare di vivere la dignità del nostro corpo nel modo migliore.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: oltre 500 morti. Il vescovo di Assiut: bruciate numerose chiese cristiane

    ◊   In Egitto, cresce di ora in ora il numero dei morti all’indomani dell’intervento di polizia e militari contro i manifestanti favorevoli al deposto presidente Morsi. L’ultimo bilancio delle autorità è di 525 vittime, ma i Fratelli musulmani che sostengono l’ex leader parlano di oltre 4mila, e sono di nuovo in scesi in piazza, al Cairo e ad Alessandria. Intanto, dalle diplomazie di tutto il mondo continuano ad arrivare reazioni agli avvenimenti. Il servizio di Davide Maggiore:

    Il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza in tutto il Paese e imposto il coprifuoco sulle città principali, ma i Fratelli musulmani non sembrano voler lasciare le strade del Cairo. Il governo, che ha prolungato inoltre il fermo di Morsi e chiuso il valico di Rafah per la Striscia di Gaza, deve fare fronte anche alle dimissioni di Mohamed el-Baradei. “C’erano opzioni pacifiche per risolvere la crisi”, ha detto l’ex-diplomatico, che ricopriva la carica di vicepresidente. Preoccupazione e parole contro la violenza sono arrivate da tutto il mondo, a cominciare dall’Alto rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera, Catherine Ashton. Il segretario di Stato americano Kerry ha chiesto la revoca dello stato di emergenza e anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon ha condannato “l’uso della forza” e lo “spargimento di sangue”. Regno Unito, Italia, Francia e Germania hanno convocato l’ambasciatore egiziano; il presidente francese Hollande ha chiesto di fare tutto il possibile per “evitare la guerra civile”. Una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata chiesta dal premier turco Erdogan, che ha spronato la Lega Araba e l’intera comunità internazionale a “passare all’azione”. Ma proprio dal mondo arabo arrivano le poche voci discordi: Bahrein ed Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato il loro sostegno all’operazione delle forze armate egiziane.


    E in Egitto oltre 20 chiese cristiane sono state attaccate dagli islamisti, in varie diocesi. Tra queste, quella di Assiut, Davide Maggiore ha raccolto la testimonianza del vescovo cattolico, Kiryllos William:

    R. - Gli islamisti sono scesi a manifestare; gridavano slogan contro il governo, contro la polizia e contro i cristiani perché sono persuasi dal fatto che questi siano la causa della caduta del regime di Morsi. Hanno bruciato varie chiese, tra queste una delle nostre, quella del convento francescano nella città di Assiut. Hanno scavalcato il muro, sono entrati all’interno dell’edificio, hanno bruciato tutte le macchine che si trovavano nel cortile, anche auto di gente amica. Inoltre, hanno dato alle fiamme l’edicola dove si vendono i souvenir, a tutta la chiesa dopo averla profanata buttando il tabernacolo per terra. Hanno bruciato la chiesa, la sagrestia e tutti gli uffici dei padri che si trovano al primo piano. Hanno completamente distrutto il monastero. Poi hanno bruciato la chiesa ortodossa di san Giorgio, la chiesa dei protestanti degli avventisti e tanti negozi di cristiani. Questo nella città di Assiut. Ho saputo che, fuori dalla città, nella nostra provincia, la cattedrale ortodossa di Abnoub è stata completamente bruciata. A Qusyiah hanno cercato di provocare qualche danno; hanno bruciato qualche casa, però gli abitanti hanno resistito, li hanno mandati via. Sono andati anche dalle nostre suore, ma poi gente saggia – anche di religione musulmana - ha detto: “ Cosa hanno fatto di male? Sono 70 anni che fanno del bene qui!”. E li hanno cacciati via.

    D. - Con quale stato d’animo la popolazione sta vivendo queste ore?

    R. - La tristezza riempie i cuori, però hanno tanta fiducia nel Signore, nella sua protezione e nella sua provvidenza e continuiamo a pregare. Diciamo che se noi cristiani dobbiamo pagare il caro prezzo della volontà del popolo egiziano per la libertà, per la democrazia, per uno Stato moderno, lo paghiamo. E lo facciamo per la nostra patria, per l’Egitto. Le costruzioni possono essere riparate, ma la libertà è molto più importante degli edifici.

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    Accordo tra le due Coree su Kaesong. Padre Notker: rispettare la sensibilità dei nordcoreani

    ◊   Segnali di distensione tra le due Coree. Seul e Pyongyang hanno raggiunto un accordo per la riapertura dell'impianto industriale congiunto di Kaesong, ultimo simbolo della cooperazione tra i due Paesi, chiuso ad aprile per decisione unilaterale del governo nordcoreano. Si sofferma sull’importanza di questa intesa, l’abate primate dei benedettini, Notker Wolf, appena tornato dalla Corea del Nord, dove il suo Ordine sta costruendo un ospedale. Stefanie Stahlhofen l’ha intervistato:

    R. – Nell’impianto industriale di Kaesong sono impiegate 53 mila persone e fornisce 90 milioni di dollari al mese al Paese. Quindi la Corea del Nord è molto interessata, ma vuole anche essere rispettata. Questo è il problema di tutte le negoziazioni: in Occidente si pensa talvolta che la Corea del Nord sia un piccolo e insignificante Stato comunista, ma non va bene così. Anche loro vogliono essere rispettati e trattati allo stesso livello degli altri, non vogliono essere sottomessi all’arroganza di altre persone o altre nazioni. Bisogna rispettare la loro sensibilità. Solo considerandoli uguali a noi nelle trattative, si riesce a raggiungere accordi - come d’altra parte ci siamo riusciti noi Benedettini con il nostro ospedale in Corea del Nord – perché loro vedono che noi li rispettiamo, senza imporre embarghi o minacciare con la forza o il potere... Noi cristiani lo sappiamo: il potere è il contrario del messaggio di Gesù e noi siamo lì per servire.

    D. – Cosa ci dice riguardo il vostro ospedale?

    R. – Noi benedettini stiamo costruendo un ospedale nella Corea del Nord. Ne abbiamo già costruito una parte: una clinica di 100 letti, che è diventata clinica del distretto, un ospedale generale, con un dipartimento ginecologico. E’ molto importante e vengono prodotti anche medicinali locali. L’ospedale è quasi finito ormai, anche se mancano ancora parecchi soldi. Dovevo, quindi, vedere a che punto siamo arrivati, perché è difficile ricevere notizie dirette dalla Corea del Nord. Per entrare in questo Paese la maggior parte delle persone passano per il Nord-Est della Cina e anche noi entriamo sempre da questa parte e non da Pyongyang, perché è troppo difficile passare da lì. Molti sono gli investimenti che si fanno in Corea del Nord, ma sempre con cautela e problemi. Sono andato, quindi, lì a discutere la situazione attuale.

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    Dopo 22 anni Medici Senza Frontiere lascia la Somalia, mancano le condizioni di sicurezza

    ◊   Dopo 22 anni Medici Senza Frontiere è costretta a lasciare la Somalia. Lo rende noto la stessa organizzazione umanitaria, denunciando i gravi attacchi al proprio personale, in un Paese dove - spiega Msf – gruppi armati e autorità civili tollerano o assolvono l’uccisione, l’aggressione e il sequestro degli operatori umanitari. In un anno e mezzo, due operatori di Msf sono stati uccisi a Mogadiscio e altri due sono stati rapiti e liberati dopo 21 mesi di prigionia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Ettore Mazzanti, operatore di Medici Senza Frontiere:

    R. – Sofferente, come decisione, perché molto non è cambiato dal primo momento in cui entrammo in quel Paese, e per quello che riguarda la maggior parte della popolazione rimangono ancora scoperti e poco soddisfatti i bisogni primari, ossia un accesso alla salute banale … un’assistenza al parto, le vaccinazioni … si muore ancora di malnutrizione, le cause primarie di morte non sono malattie tropicali ma sono ancora polmonite, diarrea, quindi proprio un indice di sofferenza assoluta nella popolazione … Non è facile! Non è facile, appunto, perché molto abbiamo speso, molto abbiamo cercato di tarare la situazione accettando, anche, compromessi grossi; ma purtroppo, ahinoi!, quello che è stato concordato con i vari detentori del potere durante questi 20 anni e oltre, molto spesso è stato disatteso: quindi la storia purtroppo ci ha portato a dire “ricordiamoci che non siamo supereroi, forse oggi il prezzo è davvero troppo alto”. E’ molto triste. E’ un ammettere una sconfitta umanitaria.

    D. – In questi anni di permanenza in Somalia, Medici Senza Frontiere chiaramente ha dovuto trattare con diversi attori: parliamo delle autorità locali, parliamo dei gruppi armati … qual è stato il problema nelle relazioni con loro?

    R. – Come in tutti i contesti di difficoltà, indipendentemente da chi sia il detentore ufficiale del potere e che consente comunque l’ingresso, l’attenzione primaria è quella di ritagliarci uno spazio di sicurezza compatibile per poter fare quello che siamo capaci, quindi dare le risposte nel giusto modo alla popolazione che non c’entra nulla nei discorsi politici e di conflitto e di scontri. Questo è stato fatto: è stato fatto ripetutamente ma purtroppo, nonostante ci fossero apparentemente accordi presi, questi non venivano ad essere concreti. L’evoluzione negli anni ci ha portato anche ad episodi tristi, ed oggi si è deciso di prendere questa posizione perché ancora persistono situazioni di troppa instabilità: il rischio è troppo alto e non ci consente di essere presenti. Quello che chiediamo è avere una sicurezza relativa, con la consapevolezza dei rischi, ma che ci consenta di fare quello che siamo capaci di fare.

    D. – Msf interromperà tutti i progetti in Somalia e saranno i civili, come avete denunciato voi stessi, a pagare il prezzo più alto …

    R. – Lo hanno pagato finora, lo stanno pagando ancora … La nostra speranza è che comunque chi, costatato questo stato delle cose, possa riflettere, eventualmente. Non è un’esclusione assoluta a non rientrare nel Paese, che ha questi bisogni esponenziali; è invitare in maniera forte a ragionare che non è colpa nostra se noi usciamo, ma è perché ci sono situazioni altre che non consentono che noi possiamo rimanere lì. Confidiamo che questo possa far riflettere e ragionare un po’ tutti gli attori coinvolti in funzione di poter in un futuro – e non so dire quando, quando saranno cambiate le dinamiche, quando ci sarà un margine accettabile di sicurezza per noi – rientrare e riprendere a soddisfare questi bisogni enormi.

    D. – Non si può non ricordare il grande numero di personale locale che Msf ha impiegato: moltissimi somali che ora si troveranno senza lavoro …

    R. – Sì: questo è un altro degli effetti collaterali negativi; non finirò mai di ringraziare lo staff nazionale che è molto più rappresentato che non gli espatriati. Sono un pensiero costante, per noi, ed è sempre triste per me chiudere un progetto. Normalmente, lo chiudiamo perché ci sono situazioni cambiate nel Paese, perché c’è qualcun altro che potrà portare avanti la nostra azione in maniera ottimale … E’ una fatica ulteriore pensare che così tante persone che abbiamo formato, che hanno lavorato con noi, che hanno speso energie, oggi siano nel ciclone del “non-so-domani”, dell’instabilità.

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    "Emergenza uomo", tema del 34.mo Meeting di Rimini: la riflessione di Giorgio Vittadini

    ◊   La 34.ma edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli prenderà il via a Rimini domenica prossima. Dibattiti, tavole rotonde, spettacoli animeranno la kermesse organizzata da Comunione e Liberazione. Il tema di quest’anno è “Emergenza uomo”, proprio su questo argomento si sofferma - al microfono di Luca Collodi - Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà:

    R. – L’idea di uomo come essere razionale in cui l’affezione, come ci ha insegnato don Giussani, è messa a fuoco da questa ragione, mentre si vede una disgregazione di questa capacità della ragione, un’incapacità a vivere la vita quotidiana, la famiglia, gli affetti, una difficoltà di stare di fronte al lavoro, di fronte alla crisi … E quindi tutto il resto di cui si parla – l’economia, la politica – e che si mette di solito al centro, è assolutamente inutile, perché se non c’è il soggetto che può portare le cose, non si esiste.

    D. – Questa crisi è una crisi antropologica?

    R. – Per due-tre secoli si è pensato che l’uomo religioso potesse essere sostituito dall’uomo economico, dall’uomo politico, l’uomo basato sull’egoismo, l’uomo di Hobbes o di Smith. La crisi finanziaria, la crisi dei debiti sovrani, la crisi degli Stati ha fatto sì che non ci sia un nuovo ordine che sostituisca quello precedente. E allora si vede cosa vuol dire aver fatto fuori la dimensione religiosa dell’uomo: oltre non c’è un altro sistema laico, oltre c’è il nulla, c’è il nichilismo, c’è l’incapacità di educare, c’è l’incapacità di vivere.

    D. – Tra i temi del Meeting di Rimini di quest’anno c’è “L’Europa” …

    R. – L’Europa è l’alternativa a quei nazionalismi che hanno costruito quest’uomo individualista ed egoista; l’Europa è quello che ci ha concesso 60 anni di pace; quindi, l’Europa delle radici cristiane di Giovanni Paolo II e quindi la dimensione in cui questo uomo religioso può riprendere. Certo, non qualunque Europa: non l’Europa degli Stati che si fanno la guerra in termini di guerra economica, ma l’Europa della solidarietà, l’Europa in cui questo uomo che supera gli egoismi nazionalistici, viene ripreso secondo quella grande cultura e tradizione che la Chiesa, innanzitutto, ha promosso.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Ondata di attentati a Baghdad: oltre 40 morti

    ◊   Sono oltre 40 i morti e 80 i feriti a Baghdad, dove quattro autobombe e un altro ordigno sono esplosi in diverse zone della città: sono stati colpiti due quartieri a maggioranza sciita e uno misto sunnita-sciita. Gli attentati arrivano all'indomani dell'impegno preso dal premier Nouri al-Maliki a continuare le operazioni contro i gruppi armati attivi nel Paese. Negli ultimi mesi oltre 800 presunti attivisti sono stati arrestati, ma il governo ha dovuto subire anche delle sconfitte, come l'evasione di centinaia di detenuti dopo un'azione rivendicata da un gruppo di combattenti fondamentalisti. "La caccia ai terroristi proseguirà fino a che il nostro popolo non sarà protetto", aveva detto al-Maliki. (D.M.)

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    Colloqui israelo-palestinesi, Ban Ki-moon chiede pazienza

    ◊   Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha esortato palestinesi e israeliani a mostrare "pazienza" nei negoziati di pace, ripresi ieri a Gerusalemme dopo quasi tre anni di stallo. Ban ha chiesto alle due parti di fare il possibile per il successo dei negoziati e di compiere i progressi necessari, con l'aiuto della comunità internazionale. Il segretario generale ha garantito l’appoggio dell’Onu al dialogo israelo-palestinese in vista di una pace giusta e duratura fondata sulla soluzione di due Stati. Ban ha iniziato un tour in Medio Oriente per incontrare i capi negoziatori di entrambe le parti. Secondo i media israeliani, i negoziati ripresi a Gerusalemme sotto il massimo riserbo si sarebbero svolti in un clima di pessimismo. Israeliani e palestinesi hanno convenuto di incontrarsi nei prossimi giorni per proseguire le discussioni.

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    Siria: imminente la partenza della missione Onu per indagare sulle armi chimiche

    ◊   È “imminente” la partenza per la Siria della missione Onu incaricata di indagare sull’uso delle armi chimiche. Lo hanno annunciato le Nazioni Unite in un comunicato in cui si legge che il governo siriano “ha formalmente accettato le modalità essenziali” di svolgimento della missione. Queste erano state oggetto di trattative durante gli ultimi quindici giorni. La missione resterà in Siria per un periodo di due settimane che, rende noto l’Onu, potrà essere prolungato se le parti si troveranno d’accordo. Gli ispettori – accogliendo una richiesta delle autorità siriane - indagheranno sul sito di Khan al-Assal, dove a marzo è avvenuto un attacco di cui ribelli e truppe governative si accusano reciprocamente. La missione prenderà in considerazione anche altri due episodi, su cui non sono stati forniti dettagli. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, l’inchiesta “totalmente indipendente e imparziale” potrà anche avere una funzione di “dissuasione” contro l’uso di armi proibite. (D.M.)

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    India: incidente del sottomarino, ancora in corso le operazioni di recupero

    ◊   In India sono ancora in corso le operazioni per riportare in superficie il sottomarino affondato nel porto di Mumbai dopo un’esplosione. Diciotto i marinai dell'equipaggio. Sempre più scarse le speranze che vi siano superstiti tra i componenti del’equipaggio. “Per il momento non abbiamo trovato sopravvissuti, ma non abbiamo ancora controllato tutto il sottomarino. Non abbiamo visto neanche corpi nelle acque intorno”, ha detto un alto funzionario della marina, sotto condizione di anonimato. Anche il premier indiano Manmohan Singh, nel giorno della festa nazionale indiana, ha voluto ricordare l’accaduto, rendendo omaggio alle vittime. “Siamo profondamente rammaricati per la perdita del sottomarino Shindurakshak in un incidente. Diciotto marinai coraggiosi vi hanno perso la vita”, ha detto il primo ministro. (D.M.)

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    Mali, diffusi i risultati delle presidenziali, per Keïta oltre il 70% dei voti

    ◊   In Mali, sono stati resi noti i risultati del secondo turno delle elezioni presidenziali. Il nuovo capo dello Stato, Ibrahim Boubacar Keïta – la cui vittoria era già stata riconosciuta dallo sfidante Soumaila Cissé – ha ottenuto il 77,6% dei voti, contro il 22,3% del candidato rivale. L’affluenza alle urne è stata del 45,78% per cento degli aventi diritto. Questa cifra è in ribasso di circa tre punti rispetto al primo turno, ma rappresenta comunque un risultato importante per il Mali: negli scorsi anni, mai era stata superata la soglia di quattro elettori su dieci. Il nuovio presidente ha di fronte a sé il compito di governare un Paese in cui le divisioni provocate dalla crisi politica e dalla rivolta dei tuareg del 2012 non sono ancora del tutto risolte. (D.M.)

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    Regno Unito. La Caritas al governo: fare di più per combattere lo scandalo della povertà

    ◊   Il governo britannico deve fare di più per affrontare e cercare di combattere lo “scandalo” della povertà: è quanto chiede, in una nota, la Caritas locale (Csan), invitando le istituzioni a guardare soprattutto al mondo del lavoro. Gli ultimi dati sulla disoccupazione nel Regno Unito sono positivi, perché dicono che tra l’aprile ed il giugno di quest’anno i senza-lavoro sono scesi di 4mila unità, ma la Caritas sottolinea che questo non basta. “Che il tasso di disoccupazione sia sceso è incoraggiante – spiega in una nota Liam Allmark, rappresentante della Csan – Ma il lavoro, da solo, non è sufficiente per affrontare il livello di povertà crescente nel Paese: sempre più famiglie in cerca di occupazione hanno bisogno di assistenza per i servizi sociali di base”. Non solo, continua Allmark: “Circa due terzi dei bambini britannici vive in povertà e quasi cinque milioni di abitanti guadagnano meno di quanto occorre per soddisfare le necessità primarie”. E tutto questo mentre nel Paese si registrano tuttora “più di due milioni di disoccupati”. Di qui, l’appello a rivedere i salari e a garantire condizioni lavorative eque, perché, come sottolineato recentemente da mons. Vincent Nichols, presidente dei vescovi inglesi, “un lavoro dignitoso ed equamente retribuito fa parte di una concezione olistica della giustizia”. (A cura di Isabella Piro)

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    Pellegrinaggio sulle orme dei migranti promosso dai vescovi irlandesi

    ◊   “Sulle orme dei migranti irlandesi”: si intitola così la terza edizione del pellegrinaggio annuale organizzato dalla Pastorale dei migranti della Conferenza episcopale irlandese. L’evento si inserisce nell’attuale Anno della Fede ed è in programma per sabato prossimo, 17 agosto, alle ore 11.00. Il percorso dei pellegrini andrà da Mulranny fino a Newport, nella contea Mayo. Oltre a numerosi fedeli, vi prenderanno parte, tra gli altri, il nunzio apostolico in Irlanda, l’arcivescovo Charles Brown; il presidente della Commissione episcopale per i migranti, mons. John Kirby, e Eugene Dugan, direttore della Cappellania irlandese, che dagli anni ‘50 si occupa della pastorale degli immigrati. “Sebbene l’esperienza della migrazione sia, in qualche modo, migliorata – spiega Joanna Joyce, membro della Commissione episcopale per i migranti – è importante continuare a sostenere ed a ricordare quei migranti irlandesi che, per diversi motivi, si ritrovano isolati, come la comunità dei lavoratori nel Regno Unito o i prigionieri oltreoceano”. “La Cappellania – conclude la Joyce – si prende cura di questi gruppi di persone particolarmente vulnerabili e la raccolta-fondi che avverrà durante il pellegrinaggio ci permetterà di continuare ad offrire il nostro essenziale supporto a chi ne ha più bisogno”. (I.P.)

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    Corsica: bilancio positivo per i primi due mesi di attività dell’Associazione famiglie cattoliche

    ◊   È nata da soli due mesi, a giugno, ma ha già al suo attivo un bilancio positivo: si tratta dell’Associazione delle famiglie cattoliche di Ajaccio, in Corsica. Un organismo che, come spiega il segretario generale, Quentin Savignac, ha tre missioni prioritarie: “Valorizzare la famiglia; rispondere, a livello locale, alle necessità dei singoli nuclei familiari, ed essere uno strumento di proposta per gli interlocutori politici, economici e sociali, affinché pongano al primo posto la famiglia”. Altro punto focale dell’associazione è la formazione dei fedeli: “Le famiglie conoscono bene la dottrina della Chiesa? – si chiede infatti Savignac – E sono in grado, in quest’ottica, di affrontare i problemi educativi?”. Soprattutto, ciò a cui mira l’Afc è a strutturare famiglie che “vadano incontro a politici ed economisti per chiedere loro azioni concrete” a sostegno di tale base della società. Infine, Savignac sottolinea che “in Corsica le famiglie sono ancorate alle tradizioni, ma è necessario che prendano coscienza dell’importanza di difendere i valori cristiani”, anche perché, a livello legislativo nazionale, “numerosi temi toccano la famiglia e la vita, tra cui la legge sui matrimoni tra persone dello stesso sesso, i progetti sulla bioetica e l’eutanasia”. (I.P.)

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    Nuovo sito web per la Conferenza episcopale maltese

    ◊   Una fotografia della grotta in cui San Paolo diede inizio all’evangelizzazione di Malta e uno sfondo nei colori nazionali del bianco e del rosso: il restyling del sito web della Conferenza episcopale di Malta e Gozo si presenta così. Raggiungibile al nuovo indirizzo (www.thechurchinmalta.org), la pagina Internet si presenta bilingue, in maltese e inglese, arricchita da numerose foto e alcune sezioni specifiche: calendario degli eventi, Lettere pastorali, riflessioni sulla spiritualità e la liturgia, iniziative per i giovani, con un ampio approfondimento sulla Giornata mondiale della gioventù, svoltasi a Rio de Janeiro dal 23 al 28 luglio. Un ulteriore spazio è dedicato alle scuole cattoliche maltesi. “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura – spiega nel saluto introduttivo al sito web padre Charles Tabone, delegato per le Comunicazioni sociali, riprendendo così un versetto del Vangelo di Marco (Mc, 16,15) – Gesù desidera che la sua Parola sia diffusa nel miglior modo possibile, in modo che possa raggiungere tutti”. Una missione, ricorda padre Tabone, indicata anche dal Decreto conciliare Inter mirifica che, sin dal 1963, affermava: “La Chiesa cattolica ritiene suo dovere servirsi anche degli strumenti di comunicazione sociale per predicare l'annuncio di questa salvezza ed insegnare agli uomini il retto uso di questi strumenti”. (n. 3) Per queste ragioni, continua il delegato per le Comunicazioni sociali, “il sito Internet della Chiesa maltese è stato rinnovato”. In futuro, conclude, si pensa alla creazione di un forum grazie al quale, “tramite il dialogo, si possa annunciare la bellezza dei valori evangelici”. “Crediamo – conclude padre Tabone – che se abbracciamo tali valori, possiamo creare un mondo migliore”. (I.P.)

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    I Salesiani celebrano il 198.mo anniversario della nascita di Don Bosco

    ◊   Fervono i preparativi, tra i Salesiani di tutto il mondo, in vista del 16 agosto, giorno in cui ricorre il 198.mo anniversario della nascita di Don Bosco, fondatore della Congregazione (16 agosto 1815-31 gennaio 1888). Per l’occasione, alle ore 11.00, il Rettor Maggiore, don Pascual Chávez Villanueva, celebrerà una Santa Messa sul Piazzale della basilica Don Bosco al Colle Don Bosco, vicino Asti. Non solo: domani sarà celebrato anche il passaggio dal secondo al terzo anno del cammino di preparazione al bicentenario della nascita del Santo torinese ed avrà inizio quindi un anno dedicato alla riscoperta e approfondimento della sua spiritualità. Iniziato il 16 agosto 2011, il triennio di preparazione si pone l’obiettivo di divulgare la vita e l’opera del Santo e di testimoniare l’attualità del suo apostolato per la comunità credente di oggi. In particolare, il primo anno ci si è soffermati sulla conoscenza della storia di Don Bosco e della sua esperienza, nel contesto sociale del momento; la seconda tappa ha invece messo a fuoco la pedagogia del Santo, educatore illuminato, all’avanguardia per i suoi tempi, mentre l’ultimo anno sarà appunto incentrato sulla spiritualità di Don Bosco, fonte della sua azione pastorale. Da ricordare che, sempre in vista del bicentenario della nascita, nell’aprile del 2009 è stato avviato un pellegrinaggio internazionale delle reliquie del Santo. In corso fino al 31 gennaio 2014, tale iniziativa prevede il passaggio dell’urna contenente i sacri resti di Don Bosco in tutti e cinque i continenti e nelle nazioni in cui operano i salesiani. L’urna, progettata dall’architetto Gianpiero Zoncu e realizzata in alluminio, bronzo e cristallo, è posta su un basamento che rappresenta un ponte sostenuto da quattro piloni sui quali sono riportate le date che definiscono il bicentenario: 1815-2015. I piloni sono decorati da formelle quadrangolari con volti di giovani dei cinque continenti realizzati dallo scultore Gabriele Garbolino. Lo stemma della Congregazione salesiana e il motto carismatico che adottò lo stesso Don Bosco – “Da mihi animas, cetera tolle” – completano la decorazione della teca. All’interno dell'urna è posta una statua dello stesso don Bosco. Tra gli altri eventi in programma per celebrare il bicentenario: un congresso storico internazionale che avrà luogo a Roma dal 19 al 23 novembre 2014; un convegno pedagogico internazionale, in programma sempre a Roma dal 19 al 21 marzo 2015; un incontro dei vescovi salesiani che sarà ospitato dalla diocesi di Torino tra il 21 ed il 25 maggio 2015, seguito, dal 6 al 9 agosto, da un congresso internazionale di Maria Ausiliatrice. Spazio anche ai giovani, ‘cuore’ della pedagogia di Don Bosco: a loro è riservato l’evento del Movimento giovanile salesiano in programma a Torino dall’11 al 15 agosto 2015. Il giorno seguente, poi, a Colle Don Bosco, si chiuderanno ufficialmente le celebrazioni del bicentenario. Infine, da ricordare la nuova ‘app’, che permettere di accedere, tramite cellulare, a mille frasi e pensieri di Don Giovanni Bosco. Lanciata in Spagna, l’iniziativa dispone di un motore di ricerca che permette di trovare frasi significative a seconda della parola-chiave desiderata. La selezione dei pensieri da visualizzare sui cellulari è stata fatta dal Collegio salesiano “San Francesco di Sales”, situato a Cordoba. (I.P.)

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    Il 28 e 29 agosto, torna la Perdonanza Celestiniana all’Aquila

    ◊   Si rinnova, all’Aquila, il 28 e il 29 agosto prossimi, la centenaria tradizione della “Perdonanza Celestiniana”, rito collegato all’elezione al soglio pontificio del Papa Celestino V (al secolo Pietro Angeleri, 1215-1296) e giunto quest’anno alla sua 719.ma edizione. La Festa - come è noto – fu istituita nel 1294 dalla “Bolla del Perdono” con la quale, per ricordare l’inizio del suo Pontificato il 29 agosto 1294 nella Festa della decollazione di San Giovanni Battista, concesse l'indulgenza plenaria a chiunque, confessato e comunicato, entrasse nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio dai vespri del 28 agosto al tramonto del 29. A presiedere alle 18 del 29 agosto il tradizionale rito di apertura della “Porta Santa” e la messa, concelebrata dai presuli della Conferenza episcopale dell’Abruzzo e del Molise (CEAM), sarà quest’anno il cardinale delegato mons. Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Santa Sede (APSA). Seguiranno, dalle 21.00 alle 23.30, tre messe per la Perdonanza degli scout; della vita consacrata e dei giovani e quindi a partire da mezzanotte la veglia animata dall’ufficio diocesano per la Pastorale Giovanile. Le celebrazioni proseguiranno il 29 agosto con la messa dell’Aurora, alle 6.00 del mattino, la messa Rito Extraordinario secondo il Vetus Ordo del Missale Romanum, in programma alle 9.00 e le Messe per la Perdonanza della scuola e universitaria, delle aggregazioni laicali, confraternite, operatori pastorali, dei lavoratori e dei malati. Alle 18.30 l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Petrocchi presiederà quindi la messa stazionale di conclusione della Perdonanza e il rito di chiusura della “Porta Santa” nella Basilica di Collemaggio. La Festa sarà preceduta dal 25 al 27 agosto da un Triduo di preparazione. In occasione degli 800 anni dalla sua nascita, le undici diocesi di Abruzzo e Molise – lo ricordiamo - hanno voluto rendere uno speciale tributo a san Pietro Celestino, dedicandogli un “Anno Celestiniano” (2009-28 agosto-2010), tempo di grazia, di riscoperta della vocazione universale alla santità e di più intensa vita sacramentale mediante la partecipazione frequente ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia. L’Anno giubilare ha vissuto un momento forte con la visita del Papa emerito Benedetto XVI a Sulmona, il 4 luglio 2010. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 227

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.