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Sommario del 14/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • "Siate cristiani inquieti": così Papa Francesco alla diocesi argentina di Concepción
  • Il Papa a Castel Gandolfo per l'Assunta: Maria, la più umile tra le creature, è già nella gloria della Trinità
  • L'attesa di Castel Gandolfo. Mons. Semeraro: il Papa ci aiuterà a guardare "oltre"
  • Visita del Papa alle Clarisse di Castel Gandolfo
  • Le parole del Papa ai calciatori di Italia e Argentina: il commento di Damiano Tommasi
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: scontri in tutto il Paese, decine di vittime, attaccate le chiese copte
  • Dopo tre anni di stallo riprendono i negoziati di pace israelo-palestinesi
  • Coree: raggiunto l'accordo sulla riapertura del sito industriale congiunto di Kaesong
  • Zona euro verso la fine della recessione, Germania e Francia guidano la ripresa
  • Nota del Quirinale sul caso Berlusconi. Marco Tarquinio: "Ineccepibile"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Congo. Grazie alla Caritas, 22mila sfollati ritrovano la sicurezza alimentare
  • Medici Senza Frontiere si ritira dalla Somalia dopo 22 anni
  • India: 18 morti nell’esplosione di un sommergibile nel porto di Mumbai
  • Senza lavoro non c’è dignità: il messaggio dei vescovi per il Labour Day
  • Sudafrica, Chiese cristiane in preghiera per la salute di Nelson Mandela
  • Angola: tutto pronto per il pellegrinaggio al Santuario mariano di Muxima
  • Burkina Faso: il Santuario di Notre-Dame di Yagma diventa Basilica minore
  • Conclusa la prima Giornata nazionale dei bambini cattolici malgasci
  • La Chiesa filippina affronta la carenza di sacerdoti
  • Assunta: restano aperti in Italia musei e siti archeologici statali
  • Il Papa e la Santa Sede



    "Siate cristiani inquieti": così Papa Francesco alla diocesi argentina di Concepción

    ◊   Temo i cristiani quieti, i saccenti e concentrati solo su di sé: sono le espressioni forti usate da Papa Francesco in una lettera indirizzata a mons. Armando José Maria Rossi, vescovo di Concepción, a 50 anni dall’erezione della diocesi argentina. Una diocesi cara al Santo Padre perché lì, l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio predicò gli esercizi spirituali per il clero diocesano. Ce ne parla Benedetta Capelli:

    E’ una lettera che si apre nel segno dell’affetto. Papa Francesco ricorda i giorni passati in diocesi e “le facce dei sacerdoti” che, anni fa, lo ascoltarono predicare gli esercizi spirituali. E quasi a riprendere un dialogo interrotto, il Pontefice indica tre parole chiave: “camminare, farsi discepoli e annunciare”. E spiega poi i risvolti in negativo dei tre termini. “Voi sapete – scrive il Papa – che ho paura dei cristiani quieti. Finiscono come l’acqua stagna”. Poi aggiunge di temere anche coloro che “credono di sapere tutto”, i saccenti. “Senza accorgersene – ammonisce Papa Francesco – a poco a poco chiudono il loro cuore al Signore e finiscono per essere concentrati soltanto su se stessi”. Cristiani che il Santo Padre definisce “cristiani con se stessi e per se stessi”.

    Incontrare Gesù e vivere lo stupore meraviglioso dell’incontro porta inevitabilmente a cercarlo nella preghiera e nella lettura dei Vangeli. Il passo successivo non può che essere l’annuncio perché “si sente la necessità di adorarlo e di conoscerlo”. Dunque annunciare vuole dire “essere missionari”, “portare il nome, gli insegnamenti ed i gesti di Gesù ai fratelli”. “Il cristiano – scrive il Papa – cammina, si lascia trasformare in discepolo e annuncia”. Pertanto non resta fermo ma esce da se stesso per diffondere nel mondo la parola del Signore.

    Al termine della lettera, Papa Francesco affida i fedeli della diocesi di Concepción alla Vergine perché, come lei, i cristiani escano da se stessi per adorare ed annunciare. “Siate inquieti – conclude il Pontefice – perché l’amore di Gesù vale la pena viverlo”.

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    Il Papa a Castel Gandolfo per l'Assunta: Maria, la più umile tra le creature, è già nella gloria della Trinità

    ◊   Domani, 15 agosto, nella Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, Papa Francesco si reca a Castel Gandolfo. Alle 9.00 la partenza in auto da Casa Santa Marta. Prima tappa, la visita al Monastero di clausura delle Clarisse. Alle 10.30 la Messa in Piazza della Libertà, davanti al Palazzo pontificio, seguita dall’Angelus. Dopo il pranzo, il Papa visita in forma strettamente privata la Parrocchia San Tommaso da Villanova per poi rientrare in Vaticano. Una giornata, dunque, dedicata a Maria. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Il suo Pontificato lo ha affidato subito alla Madre di Dio recandosi a Santa Maria Maggiore il giorno dopo l’elezione, lo scorso 14 marzo, 5 mesi fa, nella sua prima uscita dal Vaticano da Successore di Pietro. “Il Signore – spiega Papa Francesco - ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano”. La vera fede parte dall’umiltà:

    “Lei, la più umile tra le creature, grazie a Cristo è già arrivata alla meta del pellegrinaggio terreno: è già nella gloria della Trinità. Per questo Maria nostra Madre, la Madonna, risplende per noi come segno di sicura speranza. E’ la Madre della speranza; nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. E’ la Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre che ci accompagna nel cammino”. (Angelus, 26 maggio 2013)

    Tre parole - sottolinea Papa Francesco – sintetizzano la vita di Maria: ascolto, decisione, azione. Innanzitutto l’ascolto. In mille modi il Signore bussa alla nostra porta e spesso non ce ne accorgiamo:

    “Maria sa ascoltare Dio. Attenzione: non è un semplice ‘udire’, un udire superficiale, ma è l’ascolto fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non ascoltiamo veramente. Maria è attenta a Dio, ascolta Dio”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)

    Dopo l’ascolto, Maria decide, dice di sì, compie scelte che cambiano la sua vita:

    “Nella vita è difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto, spesso preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la moda del momento; a volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio o ci pare troppo difficile perché vuol dire andare controcorrente. Maria nell’Annunciazione, nella Visitazione, alle nozze di Cana va controcorrente, Maria va controcorrente; si pone in ascolto di Dio, riflette e cerca di comprendere la realtà, e decide di affidarsi totalmente a Dio”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)

    Maria non vive di fretta, medita nel suo cuore ciò che non comprende, ma dopo aver ascoltato e deciso, agisce subito, “non si ferma davanti a niente”. Mentre noi, invece, a volte, ci fermiamo all’ascolto senza passare all’azione:

    “Nella preghiera, davanti a Dio che parla, nel riflettere e meditare sui fatti della sua vita, Maria non ha fretta, non si lascia prendere dal momento, non si lascia trascinare dagli eventi. Ma quando ha chiaro che cosa Dio le chiede, ciò che deve fare, non indugia, non ritarda, ma va ‘in fretta’. Sant’Ambrogio commenta: la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)

    Maria – osserva il Papa – ci mostra il ruolo della donna nella Chiesa. Una Chiesa che è femminile, è sposa, è madre e genera figli di Dio. Un ruolo, un carisma, quello della donna, ancora da approfondire:

    “La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo”. (Conferenza stampa in aereo, 28 luglio 2013)

    “Tutta l’esistenza di Maria – conclude Papa Francesco – è un inno alla vita, un inno di amore alla vita”. Ed è lei “che con mano sicura ci guida al suo Figlio Gesù”, Via, Verità e Vita.

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    L'attesa di Castel Gandolfo. Mons. Semeraro: il Papa ci aiuterà a guardare "oltre"

    ◊   Al microfono di Laura De Luca, il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro racconta il clima che si respira in queste ore a Castel Gandolfo:

    R. – L’attesa è grande anche perché l’esperienza fatta nella preghiera dell’Angelus, il mese scorso, è stata entusiasmante: ancora una volta abbiamo visto tanta folla con oltre 12 mila pellegrini e se ne aspettano altrettanti per la Festa dell’Assunta. Il Papa ci aiuterà a guardare “oltre”, che non è soltanto un “oltre” verso il quale noi andiamo con la nostra spinta. L’Assunzione è anche il mistero della Vergine portata in cielo che indica un “oltre” verso il quale l’amore di Dio ci conduce e nel quale ci introduce. “Assunta” significa che non siamo noi con il nostro slancio ad andare verso il cielo, ma è l’amore del Padre che ci raccoglie e ci porta verso di sé.

    D. – Ci sono delle novità in questa?

    R. – Quest’anno ci sarà una novità rispetto al passato: il Papa non celebrerà la Santa Messa nella Chiesa parrocchiale, ma in piazza. Già Paolo VI – durante la sua prima presenza, nel 1963, a Castel Gandolfo – a causa di lavori di restauro celebrò la Santa Messa nella Chiesa sottostante; un’altra volta Paolo VI celebrò Messa in un piccolo Santuario mariano che egli volle e che è ancora centro di devozione per i castellani: la Madonna del Lago. Quest’anno Papa Francesco celebrerà la Messa in piazza, questo anche a motivo del grande afflusso di pellegrini previsto. Questo darà anche un tono di maggiore universalità: il Papa certamente celebra a Castel Gandolfo, ma celebra per la Chiesa e per tutti noi.

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    Visita del Papa alle Clarisse di Castel Gandolfo

    ◊   Papa Francesco, durante la sua visita a Castel Gandolfo nel giorno dell'Assunta, incontrerà anche le Clarisse del Monastero di clausura. Ce ne parla Isabella Piro:

    Ad un mese esatto dalla precedente visita a Castel Gandolfo, il 14 luglio scorso, Papa Francesco torna nella cittadina alle porte di Roma. E come trenta giorni fa, anche questa volta incontra, in forma privata, le Clarisse del Monastero locale. Il mese scorso, la visita viene annunciata a sorpresa, con una telefonata che giunge al Monastero nella tarda mattinata. “Sono venuto qui perché so che voi pregate per me”, dice il Papa alle religiose. Poi si riunisce con loro nella Sala Capitolare, le ringrazia per la loro vita contemplativa, fatta di preghiera e di penitenza, affida a loro la vita della Chiesa e la carità fraterna. E conclude l’incontro chiedendo, ancora una volta: “Pregate per me”.

    Anche i predecessori di Papa Francesco hanno incontrato le Clarisse di Castel Gandolfo: il 15 settembre 2007, Benedetto XVI le ha ricevute in udienza presso il Palazzo Apostolico e le ha invitate ad essere “fiaccole ardenti di amore, mani giunte che vegliano in preghiera incessante” e che donano uno “straordinario apporto all’opera apostolica e missionaria della Chiesa nel mondo”. Il 14 agosto 1979 Giovanni Paolo II celebrò la Messa nella Cappella del Monastero ed affidò l'umanità intera alla preghiera delle Clarisse, dicendo loro: “Voi non avete abbandonato il mondo per non avere i crucci del mondo. Voi li portate tutti nel cuore e accompagnate l’umanità con la vostra preghiera, con la vostra presenza, nascosta ma autentica, nella società e nella Chiesa”. Parole che richiamavano quelle di Paolo VI che incontrò le Clarisse il 3 settembre 1971 e disse loro: “Voi, fedeli alla regola, alla vita comune, alla povertà, siete un seme e un segno".

    Un legame antico, dunque, quello delle Clarisse con i Pontefici e con Castel Gandolfo: è il 18 marzo 1631, infatti, quando, in concomitanza con l'arrivo dei Papi nella cittadina laziale, il Monastero locale viene affidato alla guida delle religiose. Nei due secoli successivi, le guerre e gli assedi costringono le suore a tornare alla vita laicale, ma la preghiera le tiene unite e la loro comunità non si disperde. Con il Concordato del 1929, il Monastero viene riscattato dalla Santa Sede. Ma altre prove attendono le Clarisse: la seconda guerra mondiale stravolge la comunità e nel febbraio del ’44 18 suore perdono la vita a causa dei bombardamenti. Tra gli stenti e le difficoltà di quei giorni, si distingue Sr. Maria Chiara Damato che morirà il 9 marzo 1948 e per la quale è in corso la causa di beatificazione.

    Oggi, le Clarisse di Castel Gandolfo vivono la loro missione dividendosi tra la preghiera ed il lavoro: tutti i giorni, dalle 7.30 alle 13.00, la Chiesa del Monastero viene aperta ai fedeli per l’Adorazione Eucaristica, mentre nel laboratorio locale si lavora il legno per la riproduzione di immagini sacre. “Per noi, figlie di Chiara di Assisi – dicono le religiose – il lavoro è dono di Dio che eleva lo spirito, è grazia e missione, è sentire intrecciate le mani di Dio e dell’uomo in un unico gesto di creazione”.

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    Le parole del Papa ai calciatori di Italia e Argentina: il commento di Damiano Tommasi

    ◊   Questa sera allo Stadio Olimpico di Roma la partita di calcio amichevole tra Italia e Argentina. Nell’udienza di ieri alle due nazionali, Papa francesco ha esortato i giocatori ad essere "uomini nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”. Il Pontefice ha parlato anche dei valori che una partita può trasmettere fuori dal campo. Ma che significato hanno avuto le parole del Papa per i calciatori? Michele Raviart lo ha chiesto a Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori:

    R. - Sono parole di una persona che conosce il valore dello sport, di chi lo pratica e il valore di esempio che assume questo tipo di disciplina ad alti livelli in un Paese come l’Italia.

    D. - Uno dei punti che sono rimasti più impressi è stato l’invito a recuperare lo spirito del giocatore dilettante, del non professionista. Che cosa vuol dire questo in pratica?

    R. - Mi ha fatto piacere anche perché da qualche anno gioco tra i dilettanti e credo che quello sia un modo di vivere lo sport approcciandolo da un punto di vista veramente “sportivo”. Sembra un controsenso doverlo ribadire però, ultimamente lo sport è andato oltre l’essere la semplice attività e sta assumendo appunto una funzione di business o addirittura in alcuni contesti anche di battaglia o di confronto violento non solo tra i giocatori in campo.

    D. - In campo e fuori dal campo i calciatori come posso recuperare questo spirito? Il Papa ha parlato esplicitamente del ruolo di esempio che possono avere i calciatori …

    R. - Mi secca dire che tanti hanno questo spirito ma non sanno di averlo. Sicuramente quello che muove un ragazzo a fare questo sport e gli ostacoli che si devono superare per arrivare ad altissimi livelli si superano solo se si ha una grande passione dentro e se si ha quello spirito “dilettantistico” fin da bambino. Lo spirito di giocare con una palla e di cercare di migliorarsi sempre.

    D. - Papa Francesco ha parlato dei calciatori come portatori di valori come la gratuità, il cameratismo, la bellezza … Cosa vuol dire questo?

    R. - Lo sport in Italia, e il calcio soprattutto, è sotto gli occhi di tanti ragazzi che lo praticano, lo seguono, sono tifosi e appassionati. I giovani vedono nei loro beniamini qualcosa che va oltre il semplice ragazzo che sta giocando Questo è uno stimolo anche per tutti quegli aspetti positivi che possiede lo sport di squadra: il fatto di stare insieme, sempre in crescita, attraverso delle regole e il gioco di squadra … In questo modo è più facile apprendere meccanismi che poi valgono per tutta la vita.

    R. - Il Papa ha concluso l’udienza invitando i giocatori a pregare per lui. Pregherete per il Papa?

    R. - Penso che per chi ha questo valore sia inevitabile non dedicare sempre un pensiero a chi sta guidando la Chiesa cattolica e che, in questo momento, ha grandi responsabilità.

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: scontri in tutto il Paese, decine di vittime, attaccate le chiese copte

    ◊   In Egitto è scattato all’alba l’annunciato sgombero dei sit-in dei sostenitori del deposto presidente Mohamed Morsi. Dopo l’intervento delle forze dell’ordine, la situazione è ancora in piena evoluzione, ma si segnalano già decine di vittime. Gli islamisti attaccano le chiese copte. Ci aggiorna Davide Maggiore:

    È quasi impossibile avere una stima condivisa delle vittime: i Fratelli musulmani parlano di 250 morti, il Ministero della Sanità di 95. Secondo alcuni testimoni, l’esercito ha aperto il fuoco su sostenitori di Morsi che lanciavano pietre e molotov. Scontri sono in corso anche in altre località, ed è stato segnalato l’incendio di tre chiese. Intanto nella più piccola tendopoli degli islamisti, secondo le autorità, sarebbero state ritrovate molte armi automatiche e numerosi sostenitori di Morsi sono stati fermati per questo motivo. Il Ministero degli Interni ha annunciato che sono state prese misure restrittive anche nei confronti di alcuni leader della Fratellanza, tra cui Mohamed el-Beltagy, segretario generale dell’ala politica. L’’Unione Europea ha espresso preoccupazione per le violenze, chiedendo all’autorità di mantenere “il massimo autocontrollo”. L’imam di al-Azhar, che ha dichiarato di aver saputo del blitz dai media, ha lanciato un appello al dialogo, ma il movimento integralista antigovernativo di Jamaa Islamyia, in un comunicato ha minacciato “una rivoluzione in tutto il Paese”.

    Sulla situazione, ascoltiamo il missionario comboniano Giuseppe Scattolin, raggiunto telefonicamente al Cairo:

    R. – Si condanna la violenza – questo è un tema di lunga data – da qualsiasi parte si aprano negoziati, colloqui, negoziati per risolvere varie questioni; purtroppo, stiamo vivendo una giornata di scontro tra due forze, e da tutte e due le parti – purtroppo – ci sono armi che girano e non sappiamo come andrà a finire. Evidentemente, tutte le religioni devono condannare la violenza!

    D. – Arrivando adesso alla situazione che voi vivete, abbiamo visto in queste settimane le piazze contrapposte, ma quale atteggiamento sta tenendo la popolazione civile in questi giorni e in queste ore così drammatiche?

    R. – Partendo dalla dimostrazione del 30 giugno, è chiaro che la maggior parte della popolazione dell’Egitto ha rifiutato il governo dei Fratelli musulmani; e quindi era chiaro che c’era un orientamento a riprendere veramente un cammino democratico che era fallito con il governo dei Fratelli musulmani. Quindi c’era campo – io credo – per chi volesse il dialogo, per entrare in dialogo: tutti erano chiamati, anche i Fratelli quindi, a partecipare a questo processo di vera democrazia. Per varie cause, una parte ha rifiutato e è ricorsa, piuttosto, ad un certo tipo di violenza.

    D. – Ma perché la popolazione, il fronte laico, insomma, non è riuscito ad unirsi, ad esprimere una leadership unitaria, a suo parere?

    R. – Questo riguarda piuttosto la prima fase: a suo tempo l’esercito, come è stato anche in Tunisia, seguendo un vero processo democratico, avrebbe dovuto lasciare il potere e consegnare il procedimento civile a delle parti civili, come la parte giudiziaria, come ha fatto ora …

    D. – Però, in questo momento sono in corso delle violenze che fanno temere per il peggio …

    R. – Sì: non so se questo fosse l’unico modo di fare, quello di non discutere; però, ci troviamo di fronte ad una dimostrazione armata, con molti estranei all’Egitto che sono venuti, si sono accampati per combattere in favore del sistema precedente! Ci sono dentro siriani, palestinesi, estremisti islamici …

    D. – Voi come cristiani, come vivete questa situazione?

    R. – I cristiani sono sempre la parte debole della società; hanno molti problemi, ereditati dal passato… I cristiani sono certamente sotto pressione e si sperava che potessero riacquistare una posizione all’interno della società, all’interno di un sistema democratico di rispetto dei diritti umani per tutti, secondo un metodo democratico.

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    Dopo tre anni di stallo riprendono i negoziati di pace israelo-palestinesi

    ◊   C’è grande attesa per la ripresa dei colloqui di pace tra israeliani e palestinesi oggi a Gerusalemme, dopo circa tre anni di stallo. Alla vigilia dell'incontro, la liberazione di 26 detenuti palestinesi e l’annuncio dell'approvazione della costruzione di nuove colonie ebraiche nei territori occupati. Nella notte si sono segnalati raid dell’aviazione israeliana su Gaza, dopo il lancio di missili da parte palestinese. Del contesto attuale e delle opportunità in gioco per una svolta nel conflitto israelo-palestinese, Fausta Speranza ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici all’Università Luiss:

    R. – Secondo me, gli israeliani si rendono conto che si trovano in una posizione di relativa forza – sicuramente, la posizione migliore da un anno e mezzo a questa parte – e credo che stiano tentando di impostare la trattativa da basi ancora più favorevoli. Io vedo Gaza e Hamas in una situazione di straordinaria debolezza; d’altro canto, a Nord, l’Hezbollah ha da fare in Siria e ha poche risorse disponibili per trattare la questione israeliana.

    D. – Questo è il contesto. Ma diciamo di che cosa si andrà a parlare immediatamente, in questa ripresa di negoziati?

    R. – Le cose di cui si dovrebbe discutere sono molte, ma la cosa fondamentale è che l’intero processo negoziale dovrebbe sfociare nella costituzione di uno Stato palestinese accanto allo Stato ebraico, riconosciuto da quest’ultimo, cioè anche da quest’ultimo. E in questo momento, esiste un allineamento geopolitico nella regione che è molto promettente, perché per la prima volta dopo molto tempo gli israeliani si trovano allineati all’Arabia Saudita e alla Turchia. Ora, tutto questo significa che gli israeliani possono contare sulla collaborazione di alcune potenze del mondo musulmano che, in precedenza, si trovavano dall’altro lato della barricata. Ad esempio, non mi stupisce che, in questo quadro, sia i raid condotti su Gaza, che la stessa vicenda dei nuovi insediamenti a Gerusalemme Est, non siano stati stigmatizzati più di tanto dal grosso della stampa araba legata all’Arabia Saudita, e tanto meno dalla Turchia. In Turchia c’è chi contesta l’atteggiamento di basso profilo tenuto in questa vicenda dal premier Erdogan; io, invece, me lo spiego proprio con il grande allineamento che è venuto a determinarsi. Che poi, in realtà, deriva tutto dalla questione siriana e dai rapporti con l’Iran.

    D. – Avevamo l’impressione che la questione israelo-palestinese stesse là, un po’ latente, in attesa di altri sviluppi in Medio Oriente; invece, può accadere che la ripresa dei negoziati diventi proprio una messa in moto di qualcos’altro, perché davvero questo Medio Oriente si presenti diverso?

    R. – Diciamo che ci sono tante cose concatenate. A mio avviso, l’evento che ha messo in moto tutto è la guerra di Siria e la straordinaria difficoltà che è stata incontrata da coloro che sostengono la lotta contro Assad a riportare la vittoria; tutto il resto segue: il coinvolgimento israeliano di fatto, nella lotta ad Assad, potrebbe cambiare gli equilibri sul terreno ed è diventato quindi molto prezioso. Io mi spiego anche attraverso quest’ottica la circostanza che, per esempio, l’Arabia Saudita e diversi Paesi della Lega Araba non insistano più sul ritorno alle frontiere ante-Guerra dei Sei Giorni del 1967, che in precedenza erano un tabù. E’ molto interessante quello che sta succedendo e spazio per sperare – a mio avviso – c’è. Naturalmente, su una cosa bisogna essere chiari: non è che un accordo tra israeliani e palestinesi segnerebbe per forza l’avvento di un’era di pace in Medio Oriente; sarebbe un altro tassello, un tassello molto importante, ma che sicuramente non sarebbe sufficiente a stabilizzare l’intera regione che è in ebollizione per una quantità di ragioni differenti.

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    Coree: raggiunto l'accordo sulla riapertura del sito industriale congiunto di Kaesong

    ◊   Seul e Pyongyang hanno raggiunto un accordo per la riapertura dell'impianto industriale congiunto di Kaesong, ultimo simbolo della cooperazione tra i due Paesi, chiuso ad aprile per decisione unilaterale del governo della Corea Nord. Oggi, nel corso del settimo round di colloqui, le due delegazioni hanno trovato un'intesa su cinque punti, di cui ancora non sono stati resi noti dettagli. Marco Guerra ha raccolto il commento del giornalista esperto di estremo oriente, Stefano Vecchia:

    R. - È indubbiamente un momento importante, in quanto sblocca una trattativa avviata da tempo e soprattutto consente ai due Paesi di riprendere sul piano concreto un dialogo che si era arenato ormai da parecchio e, ancor di più, di avviare poi un’iniziativa come quella industriale congiunta di Keasong, fondamentale per la Corea del Nord, in quanto rappresenta l’unica fonte importante di valuta straniera. Inoltre, è importante anche per il Sud che su Kaesong ha investito notevolmente; sono oltre 120 le aziende sudcoreane che danno lavoro a 53 mila operai ed impiegati del Nord.

    D. - Questo accordo può essere un primo step verso un percorso di riavvicinamento e pacificazione interrotto dalle ultime tensioni?

    R. - Indubbiamente rappresenta un elemento incoraggiante. Molto dipenderà poi da altri fattori e dal fatto che poi, in realtà, possa concretizzarsi questa riapertura di Kaesong, abbastanza problematica dal punto di vista tecnico. Però, certamente esprime la buona volontà delle parti di muoversi verso una ripresa dei rapporti e, ancora di più, poi la speranza della diplomazia internazionale che questo preluda ad un riavvio dei colloqui - del dialogo a sei tra le forze e le potenze regionali della Corea del Nord - sul nucleare nordcoreano, che poi è un elemento centrale per allentare - finalmente - la tensione nella penisola e, in generale, in Estremo Oriente.

    D. – Quindi quanto pesa il programma nucleare nordcoreano su tutto il processo di pacificazione?

    R. - Il programma nucleare nordcoreano ha più una valenza simbolica in realtà, perché al momento è poco pericoloso in sé; manca la tecnologia missilistica per renderlo veramente una minaccia per i vicini. Però, il fatto che la Nord Corea non voglia rinunciare a questo suo potenziale deterrente sul nucleare, in sé è significativo.

    D. - La penisola coreana continua ad essere al centro di interessi strategici della Cina ma anche degli Stati Uniti. Insomma, la partita vede molti attori esterni che possono condizionarne l’esito?

    R. - Indubbiamente la diplomazia internazionale preme affinché si riavvii il dialogo a sei a Pechino sul destino del nucleare nordcoreano, che è in sé una questione molto importante. Questo, vorrebbe dire di fatto avviare un dialogo tra il regime del Nord e il mondo a partire dai Paesi che hanno interessi nella regione come la Cina, gli Stati Uniti, la Corea del Sud e il Giappone.

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    Zona euro verso la fine della recessione, Germania e Francia guidano la ripresa

    ◊   Segni di debole ripresa nella zona Euro, che sembra avviarsi verso la fine della recessione: i nuovi dati Eurostat parlano di un primo dato positivo dopo un anno e mezzo. A trainare Germania e Francia, migliorano Spagna e Italia. Il servizio di Davide Pagnanelli:

    Un +0,3%, nel periodo da aprile a giugno, è stato registrato da Eurostat per quanto riguarda il Pil dei 17 Paesi dell’unione monetaria. Il dato è il primo ad essere positivo dalla fine del 2011 e spezza la serie di 6 quarti d’anno di recessione consecutivi. “La ripresa è a portata di mano” ma “le riforme devono continuare” ha commentato Olli Rehn, commissario Ue agli Affari Economici che ha aggiunto: “L'anno prossimo le nostre stime ci mostrano che la ripresa dovrebbe poggiare su una base più solida, se riusciremo ad evitare crisi politiche e pericolose turbolenze dei mercati”. La ripresa è resa fragile, ancora secondo Rehn, dal tasso di disoccupazione “inaccettabilmente alto” di Paesi come Grecia e Spagna e dal tentennare di troppi altri Paesi. A trainare l’eurogruppo è la Germania, con un +0,7%, insieme al sorprendente dato della Francia, +0,5%. Spagna (-0,1%) e Italia (0,2%) in negativo, ma la recessione in questi Paesi sta rallentando. Buone notizie anche dalle economie più marginali con il Portogallo che chiude il secondo quarto d’anno con un ottimo +1,1%.

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    Nota del Quirinale sul caso Berlusconi. Marco Tarquinio: "Ineccepibile"

    ◊   Ad un giorno dalla nota del Quirinale sul caso Berlusconi letture diversificate vengono date dai diversi schieramenti politici, ma complessivamente il pronunciamento viene accolto con grande rispetto. Il presidente Napolitano invita a prendere atto della sentenza Mediaset e chiarisce di non aver ricevuto alcuna richiesta di grazia che, se presentata, sarà valutata. Prioritario per il capo dello Stato è il sostegno al governo, perché – spiega – una crisi porterebbe solo incertezza e instabilità, impedendo la ripresa. “Ineccepibile”, commenta in un’editoriale il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Mi pare che ci siano le risposte attese su tutti i principali punti che erano stati sollevati nel dibattito politico, dopo la condanna definitiva di Silvio Berlusconi: c’è la risposta sulla questione politica principale, la necessità di quella che io chiamo la tenuta dinamica dell’attuale quadro straordinario di governo, che è il quadro necessario e utile perché l’Italia riesca a prendere la via d’uscita dalla lunga crisi nella quale siamo immersi e, al tempo stesso, portare a compimento finalmente, dopo la inconcludente e desolante – per tanti aspetti – navigazione della seconda Repubblica, la transizione che si aprì nel 1993-94 ... siamo ancora lì, 20 anni dopo … E questo è un punto che oggi, in una situazione straordinaria di governo di larghe intese, va assolutamente affrontato e risolto.

    D. – Chi si attendeva un ‘sì’ o un ‘no’ alla grazia di Berlusconi è rimasto deluso: Napolitano chiarisce di non aver ricevuto domande nel merito che, se arriveranno, saranno valutate …

    R. – Mi sarei stupito se fosse arrivata una risposta che contenesse un ‘sì’ o un ‘no’ preventivo a qualcosa che non è stata ancora modulata e verificata secondo ciò che la legge prevede. La grazia va richiesta da persone ben individuate – secondo la legge italiana – e non possono essere degli estemporanei esternatori a proporla. Altro punto sono le risposte assolutamente puntuali su ciò che tocca a tutti, compreso il leader politico Silvio Berlusconi che è stato condannato, nei confronti del rispetto della legge e delle dinamiche di una democrazia matura, come è la nostra.

    D. – Soprattutto, il capo dello Stato stigmatizza l’eventualità di una crisi politica, lo scioglimento delle Camere che, dice, porterebbe solo incertezza e instabilità, impedendo la ripresa: altro richiamo alla responsabilità …

    R. – Sì: il grande problema del momento. Otto italiani su dieci mettono al primo punto delle proprie attese, delle proprie preoccupazioni la questione del lavoro e della stabilità per la propria famiglia. Credo che questo dica moltissimo, perché un Paese che non è governato, che non è in grado di governarsi in modo stabile ed efficace nel rispetto di tutti i poteri – dell’esecutivo, del legislativo, della magistratura – e al tempo stesso non guarda ai problemi veri del popolo vero che lo abita, è un Paese destinato a continuare sulla strada del declino. O usciamo da questa spirale, o è un disastro.

    D. – La politica saprà rispondere a questa nota nel giusto modo?

    R. – Mi pare che all’interno del dibattito, pur con delle punte aspre che ci sono nei diversi partiti principali al governo – lo ricordiamo: sono il Pd, il Pdl e Scelta Civica – che il tono sia molto responsabile, nel complesso. Io non mi faccio grandi illusioni: so che è una questione complicata, quella che c’è da affrontare; ma non farsi illusioni non vuol dire non avere speranze concrete e non sapere quale sia la rotta che bisogna riuscire a mantenere in questo momento. Spero che questa classe politica sia all’altezza dei doveri che incombono su di essa.

    D. – Il governo Letta può durare per far proseguire la ripresa?

    R. – Credo che debba durare e debba saper fare con grande intensità. Pochi giorni fa, questa formula è stata utilizzata in occasione di San Lorenzo dal cardinale arcivescovo di Genova e presidente della Cei, Angelo Bagnasco: “Fare, fare bene e fare adesso”, per ridare fiducia alle imprese che stanno andando a gambe all’aria in queste settimane: proprio a Genova, sono andate chiudendo 10 attività al giorno, e questo è un segnale d’allarme che va contrastato con un’azione di governo degna.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Congo. Grazie alla Caritas, 22mila sfollati ritrovano la sicurezza alimentare

    ◊   Sono 22.800, pari a 3.800 famiglie, gli sfollati che la Caritas ha contribuito in questi giorni ad aiutare, dando loro la sicurezza alimentare, nelle diocesi di Budjala e Molegbe, nella Repubblica democratica del Congo. Tale sostegno, spiega una nota della Caritas, consiste in sementi, strumenti agricoli e accompagnamento tecnico-formativo sull’agricoltura, in modo che i nuclei familiari possano vivere autonomamente grazie ai prodotti della terra. Il progetto, sostenuto dalla Caritas del Belgio, comprende nello specifico le località di Dongo, Songo e Saba-Saba per la diocesi di Budjala e Bobito per quella di Molegbe. Da ricordare che la questione degli sfollati, nella Repubblica democratica del Congo, ha proporzioni notevoli: ad esempio, nel febbraio scorso, a Punjia, nell’est del Paese, un terzo della popolazione è stato costretto a fuggire nella foresta perché minacciato da militari dell’esercito regolare sulla base della propria origine etnica. Tra il 12 e il 14 febbraio il Programma Alimentare Mondiale (Pam) ha inviato per via aerea 20 tonnellate di cibo, sufficienti però solo per sfamare 8.000 persone per 5 giorni. (I.P.)

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    Medici Senza Frontiere si ritira dalla Somalia dopo 22 anni

    ◊   L’associazione medico-umanitaria, Medici Senza Frontiere, in un comunicato ha annunciato il suo ritiro dalla Somalia per mancanza di condizioni di sicurezza e di aver chiuso tutti i progetti nel Paese. L'associazione era presente in loco dal 1991. MSF denuncia “la tolleranza verso i gruppi armati da parte delle autorità civili anche di fronte ai violenti attacchi contro l’associazione”. Denuncia poi le gravi mancanze del governo nel difendere l’associazione e punire i responsabili delle azioni criminose e anche dei sequestri ai danni degli operatori umanitari. MSF è stata costretta in tutti questi anni di attività a negoziare con le parti più disparate, ma gli attacchi e le violenze venivano spesso proprio da coloro con i quali si avevano intese. “Scegliendo di uccidere, attaccare e rapire gli operatori umanitari - si legge - questi gruppi armati e le autorità civili che tollerano le loro azioni, hanno segnato il destino di innumerevoli vite in Somalia”. “Stiamo chiudendo i nostri progetti - dichiara Unni Karunakara, presidente internazionale di MSF in Somalia - perché la situazione nel Paese ha creato uno squilibrio insostenibile tra i rischi e i compromessi che il nostro personale deve prendere”. MSF era arrivata anche a reclutare guardie armate per la propria sicurezza, unico Paese al mondo in cui questa misura è stata ritenuta necessaria. (D.P.)

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    India: 18 morti nell’esplosione di un sommergibile nel porto di Mumbai

    ◊   Nel porto di Mumbai, questa notte, un sommergibile della marina militare indiana con 18 marinai a bordo, è affondato dopo aver preso fuoco. Le autorità hanno aperto un’inchiesta per verificare le cause dell’incidente che, al momento, sembra dovuto a motivi tecnici. Il ministero della difesa indiano ha parlato di 18 vittime mentre proseguono i soccorsi alla ricerca di eventuali superstiti. La manutenzione del sottomarino, di fabbricazione russa, era curata da un team di 8 esperti provenienti dai cantieri Zvezdochka, dove il sommergibile veniva revisionato. Specialisti russi si sono detti pronti ad indagare sull’accaduto qualora il governo indiano lo richiedesse. (D.P.)

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    Senza lavoro non c’è dignità: il messaggio dei vescovi per il Labour Day

    ◊   “Il lavoro è un elemento fondamentale per la dignità di una persona attraverso il quale è possibile mantenere se stessi, la propria famiglia e contribuire alla crescita della propria Nazione”. E’ quanto scrive mons. Stephen Blaire, presidente della Commissione per la Giustizia e lo sviluppo umano della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, citando le parole di Papa Francesco all’udienza generale del primo maggio, festa di san Giuseppe Lavoratore. In vista del Labour Day, la Festa nazionale del Lavoro, che quest’anno si celebra il 2 settembre, il presule ha diffuso un messaggio in cui evidenzia come purtroppo questa dignità sia negata a milioni di lavoratori “a causa della disoccupazione, della sottooccupazione, di salari ingiusti, di abusi e dello sfruttamento”. “L’economia - denuncia - non sta creando un numero adeguato di posti di lavoro perché i lavoratori possano mantenere le loro famiglie”. Oggi negli Stati Uniti più di quattro milioni di persone sono senza lavoro da più di sei mesi, senza contare i milioni che hanno perso ogni speranza. Per ogni posto disponibile, ci sono almeno cinque disoccupati o sottoccupati. Questo scarto tra domanda e offerta - osserva mons. Blaire - abbassa i salari, contribuendo ad aumentare le disuguaglianze e la povertà. Citando le parole profetiche della Costituzione conciliare “Gaudium et Spes”, mons. Blaire, si chiede come sia possibile il rispetto reciproco tra le persone quando convivono insieme il lusso sfrenato e la miseria assoluta. La lettera ricorda in proposito anche le parole dell'enciclica “Caritas in Veritate” in cui il Papa emerito Benedetto XVI ricordava che “la dignità della persona e le esigenze della giustizia richiedono scelte economiche che non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si continui a perseguire quale priorità l'obiettivo dell'accesso al lavoro o del suo mantenimento per tutti”. Il presule sottolinea poi l’importanza dei sindacati per la tutela dei diritti dei lavoratori, un ruolo del resto riconosciuto dalla Dottrina sociale cattolica e sostenuto dalla Chiesa. In conclusione mons. Blaire richiama il dovere morale delle imprese di rispettare la dignità del lavoro e di mettere le persone prima del profitto nell’interesse del bene comune della società. (L.Z.)

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    Sudafrica, Chiese cristiane in preghiera per la salute di Nelson Mandela

    ◊   Un appello a pregare per Nelson Mandela e a non dimenticare i valori da lui sempre portati avanti: a lanciarlo, sono stati i rappresentanti di varie Chiese cristiane del Sudafrica che in questi giorni si sono radunati davanti alla clinica di Pretoria in cui, dall’8 giugno scorso, è ricoverato l’ex presidente del Paese. Le sue condizioni di salute sembrano registrare qualche miglioramento, dopo le complicanze dovute ad un'infezione polmonare. Circa una quindicina i leader religiosi presenti, tra cui vescovi, sacerdoti e pastori rappresentanti delle principali confessioni cristiane del Sudafrica. In un messaggio comune, letto davanti alla stampa, il vescovo anglicano Johannes Seoka ha detto: “Quando abbiamo cominciato ad esistere come nazione nel 1994, grazie a Madiba (il nome affettuoso con cui viene chiamato Mandela), il mondo intero ci ha applauditi e sembravamo sul punto di creare un paradiso sulla terra, di dare il migliore esempio possibile di ciò che il mondo avrebbe potuto essere”. “Ci si aspettava la fine della corruzione – ha sottolineato l’esponente anglicano – del razzismo e della povertà”. Invece, ha continuato, “siamo ancora immersi nell’avidità e negli interessi personali”. “Non piangete sulla sorte di Nelson Mandela, ma sulla vostra”, ha concluso il vescovo anglicano Seoka, invitando quindi la popolazione ad unirsi ai valori della democrazia e dell’uguaglianza tra i popoli, rappresentati dal 95.enne leader sudafricano. (I.P.)

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    Angola: tutto pronto per il pellegrinaggio al Santuario mariano di Muxima

    ◊   Il Santuario di “Nossa Senhora da Muxima”, il centro della devozione cattolica angolana, si prepara per accogliere circa 900mila pellegrini tra il 31 agosto e il primo settembre, durante il pellegrinaggio annuale al Santuario mariano. Il rettore del Santuario, P. Albino Reis Gonzalo – riferisce l’agenzia Angop – ha affermato che le strutture logistiche e la parte amministrativa sono già pronte e che il programma prevede una veglia di preghiera, la recita del Rosario, catechesi, confessioni e Via Crucis. Una messa solenne sarà celebrata alla fine del pellegrinaggio. Padre Gonzalo ha anche affermato che governo e Chiesa lavorano insieme all’organizzazione del pellegrinaggio. Il tema della celebrazione quest’anno ha il motto “Famiglia: alzati e cammina”. La piccola chiesa dedicata alla Madonna da Muxima fu costruita dai portoghesi alla fine del ‘500. Attualmente, esiste un progetto – addirittura presentato a Benedetto XVI durante la sua visita al Paese africano nel 2009 – per la costruzione di una Basilica destinata ad accogliere al suo interno circa 4 mila persone e altre 120mila nel piazzale antistante. (R.B.)

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    Burkina Faso: il Santuario di Notre-Dame di Yagma diventa Basilica minore

    ◊   Sarà elevato al rango di Basilica minore il Santuario di Notre-Dame di Yagma, in Burkina Faso. L’annuncio in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, che nel Paese viene celebrata guardando al tema “Con Maria, modello della nostra fede, lodiamo Dio che ha innalzato gli umili”. “Tale annuncio – spiega il rettore, l’abate Narcisse Guigma – lascerà un’impronta indelebile nella storia ecclesiale e sociale del Santuario”. “La coincidenza con la Festa dell’Assunta – continua – segna un passo avanti prestigioso”. Il Santuario di Yagma è situato sopra una collina poco elevata, sulla quale è stata edificata una riproduzione in laterizio della Grotta di Lourdes. La posa della prima pietra della Chiesa risale al 1978. L’inizio effettivo dei lavori di costruzione della Chiesa, auspicata da Giovanni Paolo II durante la sua seconda visita pastorale nel Paese nel 1990, risale al 1991, mentre nel 1998 la Conferenza episcopale del Burkina-Niger ha proclamato Yagma “Centro di pellegrinaggio nazionale”. Costruita nell’arco di 22 anni e costata un milione di franchi svizzeri, finanziati per l’85% dai fedeli locali, la Chiesa conta oggi 2.200 posti a sedere. Ogni anno, a febbraio, vi si tiene un solenne pellegrinaggio, che richiama fedeli anche dei Paesi limitrofi. (I.P.)

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    Conclusa la prima Giornata nazionale dei bambini cattolici malgasci

    ◊   “I bambini che credono in Cristo e comunicano tra loro sono il vivaio della Chiesa”: su questo tema si è svolto nei giorni scorsi ad Antananarivo,in Madagascar, la prima Giornata nazionale dei bambini malgasci. Circa 2mila bambini tra i 6 e i 14 anni provenienti dalle 20 diocesi del Paese hanno partecipato all’evento organizzato dalla Commissione episcopale per l’apostolato dei laici e ospitato dal Seminario minore di Ambohipo. Per quattro giorni - riporta l’emittente dei Salesiani “Radio Don Bosco” - i giovani partecipanti hanno ascoltato le catechesi svolte da diversi vescovi sul tema dell’incontro articolato in tre parti: il bambino e la fede; il bambino e la mondializzazione e il bambino e i suoi diritti secondo la dottrina della Chiesa. Oltre alle attività spirituali i bambini hanno anche partecipato ad attività e scambi culturali. A presiedere la Messa conclusiva è stato mons. Jean Claude Randrianarisoa, presidente della Commissione episcopale per l’apostolato dei laici. Con lui hanno concelebrato mons. Odon Marie Arsène Razanakolona, arcivescovo di Anatanarivo, mons. Fidelis Rakotonarivo, vescovo di Ambositra, e mons. Roger Victor, vescovo di Mahajanga. Nell’omelia mons. Victor ha ricordato ai presenti che la prima scuola della fede in Cristo per i bambini è la famiglia, invitando quindi i genitori a educarli all’amore, al perdono e alla riconciliazione. L’evento si è concluso con un invito ai piccoli a farsi apostoli presso i loro coetanei. (L.Z)

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    La Chiesa filippina affronta la carenza di sacerdoti

    ◊   La carenza di sacerdoti, ma anche di chiese, continua ad essere un problema per la Chiesa filippina. Nonostante una discreta crescita delle ordinazioni sacerdotali nell’ultimo anno, la loro distribuzione sul territorio non segue l’evoluzione demografica. Ad affermarlo, all’agenzia dei vescovi Cbcpnews, è l’arcivescovo emerito di Lingayen-Dagupan, mons. Oscar Cruz. Secondo l’Annuario della Chiesa filippina, i cattolici nel Paese sono 76 milioni nel 2012-2013, in aumento rispetto al passato. Si registra anche una crescita del numero dei sacerdoti, passati da 8. 605 nel 2011-2012 a 9.040 al 2012-2013. Eppure, afferma mons. Cruz, i sacerdoti continuano a non bastare in molte aree del Paese. La loro distribuzione sul territorio è così eterogenea che uno di loro si trova ad assistere migliaia di fedeli: “C’è stato un anno in cui abbiamo avuto un sacerdote per ogni 27mila fedeli. Se tutti i parrocchiani andassero a Messa la domenica - aggiunge - non ci sarebbero abbastanza chiese per accoglierli”. Nell’arcidiocesi di Lingayen-Dagupan, ad esempio, per una popolazione cattolica di 1,2 milioni di fedeli nel 2009 si contavano appena 50 chiese. (L.Z.)

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    Assunta: restano aperti in Italia musei e siti archeologici statali

    ◊   Nella Festa dell'Assunta restano aperti ai visitatori i numerosi siti archeologici, musei e luoghi d’arte italiani sotto la giurisdizione del ministero per i Beni e le Attività Culturali. Il Ministero si impegna a mantenere aperto anche nel mese di Agosto, uno dei più caldi per il turismo e per le visite alle città d’arte, l’accesso ai siti di sua competenza. “Lo sforzo per garantire le aperture del 15 agosto è significativo e importante, soprattutto in relazione all’attuale situazione di oggettiva difficoltà di alcuni musei per carenza di personale e risorse” afferma Anna Maria Buzzi, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale. In occasione dell’apertura straordinaria saranno organizzati numerosi eventi e, in alcuni musei, saranno previste delle riduzioni al prezzo d’ingresso. Il Ministero ha attivato il numero verde 800 99 11 99 per informazioni riguardo l’iniziativa, mentre sul suo sito è possibile consultare la lista, divisa per regioni, dei numerosissimi siti aperti. (D.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 226

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.