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Sommario del 12/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Difendere la vita sempre, sin dal concepimento: così il Papa per la Settimana della famiglia in Brasile
  • Il Papa per il 200.mo della Cattedrale di Città del Messico: occasione di rinnovato slancio missionario
  • Il cardinale Bertone riceve la cittadinanza onoraria di Introd
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Iraq: Al Qaeda rivendica gli attentati che hanno causato 91 morti
  • Medio Oriente: il governo israeliano autorizza la costruzione di 1200 case per i coloni
  • Egitto: il governo prende tempo sullo sgombero dei sit-in pro Morsi
  • Debito pubblico record in Italia, spread ai minimi da due anni. Quadrio Curzio: governo vada avanti
  • Dramma dell'immigrazione a Catania. Mons. Perego: responsabile anche politica internazionale
  • Al Rossini Opera Festival, trionfo del "Guglielmo Tell"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: nessuna conferma sulla morte di p. Dall’Oglio
  • Il cardinale Ortega auspica che mons. Romero sia elevato all'onore degli altari
  • Sri Lanka: il governo chiude una moschea dopo l’aggressione di gruppi radicali buddisti
  • Darfur: alta tensione dopo i gravi scontri del fine settimana
  • Nigeria. I vescovi: coesione sociale a rischio per la violenza e le minacce alla famiglia
  • Celebrazioni per il 110.mo anniversario della nascita di Raoul Follereau
  • Meeting dei Giovani a San Martino di Schio su Maria, Stella dell'evangelizzazione
  • Messico. Persone scomparse, appello del vescovo di Veracruz: no all’indifferenza
  • Campagna di solidarietà della Chiesa peruviana contro la tratta di esseri umani
  • Sant’Anna di Stazzema ricorda le vittime del 1944. Grasso: ferita ancora aperta
  • Santuario mariano di Puy-en-Velay: incontro con il card. Poupard sulla fede in Francia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Difendere la vita sempre, sin dal concepimento: così il Papa per la Settimana della famiglia in Brasile

    ◊   La vita umana deve essere sempre difesa, sin dal concepimento: è quanto afferma Papa Francesco in un Messaggio in occasione della Settimana nazionale della famiglia, che si è aperta ieri in Brasile. L’evento è promosso della Conferenza episcopale locale, sul tema “Trasmissione ed educazione delle fede cristiana nella famiglia”. I vescovi, brasiliani, richiamando il documento di Aparecida, ricordano - in una nota - che la famiglia “è uno dei tesori più importanti dell’America Latina ed è patrimonio dell’umanità intera”. Il servizio di Sergio Centofanti:

    “Care famiglie brasiliane”: così comincia il Messaggio di Papa Francesco che sottolinea come conservi ancora “vive nel cuore le gioie ricevute" durante il suo viaggio in Brasile per la Gmg. Il Papa incoraggia i genitori nella “missione nobile ed esigente di essere i primi collaboratori di Dio nell’orientamento fondamentale dell’esistenza e nella garanzia di un buon futuro. Per questo – spiega - è importante che ‘i genitori coltivino pratiche comuni di fede nella famiglia, che accompagnino la maturazione della fede dei figli’. (Lumen Fidei, 53)”. I genitori – prosegue il Messaggio – “sono chiamati a trasmettere con le parole e soprattutto con le loro opere, le verità fondamentali sulla vita e l’amore umano, che ricevono una nuova luce dalla Rivelazione di Dio”. “In particolare, di fronte alla cultura dello scarto, che relativizza il valore della vita umana – sottolinea Papa Francesco - i genitori sono chiamati a trasmettere ai loro figli la consapevolezza che essa deve essere sempre difesa, sin dal grembo materno, riconoscendovi un dono di Dio e garanzia del futuro dell’umanità, ma anche nella cura degli anziani, specialmente dei nonni, che sono la memoria viva di un popolo e trasmettono la saggezza della vita”. Infine, invocando l’intercessione di Nostra Signora di Aparecida, il Papa auspica che le famiglie possano essere “le più convincenti testimoni della bellezza dell’amore sostenuto e alimentato dalla fede”.


    Cristiane Murray ha chiesto a mons. João Carlos Petrini, vescovo di Camaçari e presidente della Commissione episcopale brasiliana per la vita e la famiglia, come i vescovi del Paese stiano affrontando le problematiche familiari:

    R. – La realtà ci costringe ad affrontare questa situazione, cioè: la mamma che lavora fuori di casa, il papà che lavora fuori di casa; quando rientrano, alla sera, hanno mille cose da fare e noi vediamo che le nuove generazioni sono lasciate un po’ da parte per quanto riguarda l’educazione alla fede. L’educazione religiosa non è una lezioncina che si impara a scuola, che si fa alla scuola di catechismo oppure alla scuola cattolica; ma è proprio qualcosa che avviene nella convivenza familiare: un momento di preghiera prima di mangiare, un momento di preghiera all’inizio della giornata, un momento di preghiera alla fine della giornata, prepararsi insieme la domenica mattina per andare a Messa, partecipare cioè insieme a questi gesti di fede quando i bambini a tre, quattro o cinque anni hanno la capacità di comprendere – anche se in maniera molto semplificata e semplice – che c’è qualcosa di grande che è molto importante per il papà e per la mamma … Ecco, la Chiesa in Brasile si è impegnata molto, in questi ultimi anni. Perché? Perché comprendiamo che le nuove generazioni, se non sono alimentate da questa luce, che è Cristo, e da questa saggezza che viene dal Vangelo, facilmente si perdono. Quanti giovani perdono la direzione giusta della vita verso la maturità, e si perdono dietro alle droghe, all’alcol, alla violenza e alla delinquenza … E allora, incontrare il Signore Gesù e attaccarsi al Vangelo e quindi anche ad una comunità concreta, sono le forme attraverso le quali la salvezza di Dio raggiunge le persone. E’ proprio questo che dobbiamo recuperare, perché la famiglia ritrovi tutta la bellezza e la gioia di essere famiglia cristiana in questo mondo.

    D. – Qualche settimana fa, il Papa è stato in Brasile per una visita indimenticabile in occasione della Giornata mondiale della gioventù: il Papa in mezzo ai giovani, in mezzo al popolo, in mezzo alle famiglie. Che stimolo può rappresentare questa visita per la questione familiare?

    R. – Veramente, la figura di Papa Francesco ha colpito moltissimo tante persone, e poi è stato seguito attentamente anche da persone di altre religioni; allora, questo veramente crea un clima molto favorevole. Io ho molta speranza che sia il mondo giovanile si fortifichi, come frutto di questa visita di Papa Francesco al Brasile, ma anche che le famiglie possano ritrovare la semplicità del rapporto con Dio come una fonte inesauribile di vittoria sulle difficoltà di ogni giorno, perché è inevitabile che persone che condividono la vita nella stessa casa, sotto lo stesso tetto, trovino difficoltà, facciano l’esperienza di attriti, di punti di vista contrastanti … Ma se tutto questo è abbracciato da Gesù Cristo, perché sono persone che pregano al mattino e alla sera, sono persone che vanno insieme a Messa, certamente potranno superare tutto questo. Ma da dove viene questo? Dal fatto che riscopriamo come Gesù dona a noi la sua vita fino al sacrificio della croce. E la visita di Papa Francesco al Brasile ha lasciato segni profondissimi, proprio per lo stile di semplicità: ha conquistato tutti. E allora, io spero che noi possiamo essere capaci di valorizzare, di mettere a frutto questo dono che il Signore ci ha fatto con la visita del Santo Padre, perché è diventato per tutti un grande segno di Dio che ci è vicino. Allora, non possiamo perdere questo!

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    Il Papa per il 200.mo della Cattedrale di Città del Messico: occasione di rinnovato slancio missionario

    ◊   Un’opportunità di forte stimolo spirituale per un rinnovato impegno missionario: così, Papa Francesco definisce il 200.mo anniversario della fine della costruzione della Cattedrale di Città del Messico che viene festeggiato il prossimo 15 agosto. In un messaggio per l’occasione, indirizzato al cardinale Norberto Rivera Carrera, il Papa esorta i fedeli ad alimentare la speranza che viene dalla fede, rivolgendo un pensiero speciale ai giovani che sono “una finestra aperta alla gioia e all’entusiasmo”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Un’occasione per guardare al passato, rafforzare il presente e preparare il futuro. Papa Francesco definisce così il 200.mo della Cattedrale di Città del Messico, evento che verrà celebrato nella capitale messicana il prossimo 15 agosto, Festa dell’Assunta. Dalla storia di questa chiesa, scrive il Papa al cardinale Rivera Carrera, possiamo trarre delle lezioni per la nostra vita cristiana. E invita i fedeli a raccogliere il meglio di questa eredità spirituale. Tale ricorrenza, sottolinea il messaggio, deve essere colta come un’opportunità di conversione “ad un forte stimolo spirituale per assumere con gioia il compito che ha ogni battezzato di essere discepolo e missionario di Cristo”. Dall’Eucaristia, scrive ancora, riceviamo la forza per dare testimonianza dell’amore di Gesù in ogni ambiente in cui ci troviamo e specialmente tra i più svantaggiati. Al tempo stesso, ribadisce il Papa, dobbiamo accettare la sfida di “guardare al futuro con speranza”. “Che nessuno ci rubi la speranza”, ripete, e invita piuttosto ad alimentare questa speranza. Il Pontefice auspica, dunque, che la Parola di Dio che risuona nella Cattedrale si radichi nel cuore dei bambini e dei giovani che, scrive, “sono una porta aperta alla gioia e all’entusiasmo”. Ai giovani, afferma, dobbiamo dare il meglio che abbiamo: Cristo, il Salvatore e Amico che mai ci abbandona. Questo, soggiunge, riguarda soprattutto i genitori che non devono venir meno al loro dovere dell’educazione cristiana dei figli, non solo contando sulle proprie energie ma soprattutto nel sostegno della preghiera. Il Papa conclude il messaggio affidando tutti i fedeli messicani all’abbraccio materno della Vergine di Guadalupe e chiedendo di pregare per lui.

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    Il cardinale Bertone riceve la cittadinanza onoraria di Introd

    ◊   Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha ricevuto ieri la cittadinanza onoraria di Introd, in Valle d’Aosta. Il porporato ha ringraziato le autorità locali e si è congratulato con il paese per aver rafforzato il suo legame con il Papato, “mantenendosi idealmente unito a quel cuore pulsante di vita e di lavoro al servizio della Chiesa universale, che è la sede di Roma”. Il cardinale Bertone ha ricordato anche la stima della collettività valligiana per la Comunità salesiana, “che opera in questa valle e che, per vocazione, educa i giovani alla vita cristiana, onesta e generosa”. Ha quindi ricordato il soggiorno estivo nel comune di Introd e in altri luoghi della Valle D’Aosta di due Papi, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Questi luoghi, ha detto il segretario di Stato, “detengono un prezioso patrimonio di pronunciamenti pubblici: di omelie, di indirizzi di saluto, di momenti di preghiera che è bene riprendere, riascoltare e tramandare”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un cuore che desidera: all'Angelus il Papa ricorda che l'amore è il vero tesoro dell'uomo.

    Quell'attivismo che fece infuriare il fascismo: uno stralcio dal volume di Piero Pennacchini "La Santa Sede e il fascismo in conflitto per l'Azione cattolica".

    L'obbedienza carica di ragioni che rende liberi: Maurizio Gronchi su Giuseppe Toniolo e il modernismo.

    Un articolo di Silvia Guidi dal titolo "E Dan Brown inciampò sul lampredotto": Firenze, i fiorentini e un'Italia che sembra copiata da una guida turistica nel romanzo dello scrittore americano.

    L'imperatore e il vescovo: Fabrizio Bisconti recensisce la mostra "Costantino e Teodoro. Aquileia nel IV secolo" al Palazzo Meizlik e al Museo archeologico nazionale.

    Papa Roncalli, la misericordia e Taizé: fratel Emile su quell'impronta indelebile impressa alla comunità fondata da frère Roger.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'Europa che s'interroga sulla tragedia degli immigrati.

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    Oggi in Primo Piano



    Iraq: Al Qaeda rivendica gli attentati che hanno causato 91 morti

    ◊   Lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante, cellula di Al Qaeda attiva nel Paese del Golfo, ha rivendicato l'ondata di attentati che, sabato scorso, ha causato la morte di 91 persone durante le festività per la fine del Ramadan. Torna dunque a colpire la rete del terrore internazionale che, attraverso gruppi locali, gioca un ruolo destabilizzante nelle crisi in cui sono coinvolti diversi Paesi arabi. Per un’analisi del fenomeno, Marco Guerra ha intervistato l’analista politico e strategico, Alessandro Politi:

    R. - La forza di queste formazioni è dovuta anche alla debolezza dello Stato iracheno, che è ancora fortemente diviso tra vecchi politici sunniti e nuovi politici sciiti, che ancora non hanno trovato un equilibrio degli interessi tra di loro e rispetto ai curdi. Questo tipo di condizioni favoriscono le operazioni di gruppi locali di Al Qaeda.

    D. – La rete del terrore come si inserisce in questa instabilità che sta squassando tutto il Medio Oriente, dalla Siria all’Egitto?

    R. – Si inserisce con dinamiche autonome, cioè cerca di mantenere un’attività politico-terroristica nonostante sia stata clamorosamente battuta dal punto di vista politico pressoché ovunque. Le rivoluzioni arabe avevano chiaramente segnato il punto più basso della proiezione politica di Al Qaeda. Il problema è che anche potenze come gli Stati Uniti non hanno esitato a servirsi di notori jihadisti – per esempio – per abbattere Gheddafi in Libia, e non esitano a dare appoggi agli stessi gruppi quando si tratta di combattere in Siria. Quindi, c’è una politica estremamente contraddittoria tra potenze arabe locali e potenze euro-atlantiche, in materia di come avere una politica comune rispetto al fenomeno jihadista.

    D. – Dopo la morte di Bin Laden, esiste ancora una leadership internazionale o parliamo di cellule locali che hanno scopi meramente regionali?

    R. – Abbiamo un insieme di gruppi locali che condividono la stessa ideologia che però continuano ad avere anche rapporti con un capo iconico, riconosciuto, come Ayman al Zawahiri, dopo che Osama bin Laden è morto. L’operatività concreta è molto legata alla regione, e anche quando adesso si è data questa allerta alle 22 ambasciate statunitensi – tutte in Paesi arabi – si capisce bene che il focus di Al Qaeda è molto regionale. Quindi, gli Stati Uniti sì, ma gli Stati Uniti in posti "facilmente raggiungibili". Questo significa, però, che c’è un centro di discussione comune e di autorevolezza che è ancora nella figura di al Zawahiri. Ma tutto questo, ancora una volta, è frutto anche di indecisioni fortissime su come dare seguito alle rivoluzioni arabe: se i Paesi, soprattutto euro-atlantici, non fanno una chiara scelta di campo, da queste rivoluzioni arabe noi avremo delle Weimar arabe, che quindi finiranno malissimo... quale che sia, poi, l’esito con un dittatore rassicurante oppure con governi che noi chiameremmo estremisti.

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    Medio Oriente: il governo israeliano autorizza la costruzione di 1200 case per i coloni

    ◊   C’è attesa in Israele per il rilascio, previsto per domani, dei primi 26 prigionieri palestinesi sui 104 individuati come parte delle concessioni per la ripresa dei negoziati di pace. I colloqui avranno inizio mercoledì sotto l’egida degli Stati Uniti. Una liberazione segnata dalle accese polemiche dei parenti delle vittime. Intanto, critiche sono piovute sul governo del premier israeliano Netanyahu per il via libera alla costruzione di 1200 insediamenti di coloni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Ma come spiegare tale annuncio in questo particolare momento? Benedetta Capelli lo ha chiesto a Giorgio Bernardelli, esperto di Medio Oriente:

    R. - Si spiega attraverso dinamiche di politica interna. Netanyahu è alla guida di una colazione in realtà molto eterogenea; è stato spinto ad entrare in questo negoziato quasi per inerzia e per le pressioni dell’amministrazione americana. Però, non si può dimenticare che è alla guida di un governo in cui l’ala rappresentata dai coloni è molto forte. Quindi, in prospettiva di questo rilascio dei prigionieri - che è il primo passo di questo processo di pace - ha cercato di riequilibrare la sua posizione dal punto di vista della politica interna dando il via libera a questi 1200 nuovi alloggi. È un gioco - ovviamente - molto rischioso, nel senso che è evidente come i due obiettivi - quello del processo di pace e quello della tenuta della maggioranza che sostiene attualmente Benjamin Netanyahu - siano divergenti. Quindi, è molto difficile vedere come possano stare insieme.

    D. - All’interno della componente politica del governo israeliano ci sono stati comunque dei malumori di fronte a questo annuncio …

    R. - Sì. È una coalizione in realtà molto eterogenea; da una parte c’è Tzipi Livni, il ministro della giustizia che, nello stesso tempo, da ex ministro degli Esteri è comunque il principale fautore della continuazione del processo di pace con i palestinesi; e dall’altra c’è comunque un’ala che fa capo a Naftali Bennet, l’ala più legata al mondo dei coloni. Quindi, i malumori non sono tanto sulla costruzione di questi nuovi 1200 alloggi, ma sono molto più sostanziali: se questo processo di pace sia una prospettiva nella quale il governo Netanyahu ha intenzione di entrare seriamente oppure no. Non a caso, già alcune settimane fa, dall’opposizione la leader Yachimovich ha prospettato la possibilità di un ingresso della maggioranza che sostiene Netanyahu se questi andrà avanti davvero nel processo di pace che - ricordiamo - deve comunque ancora ricominciare; il primo incontro è fissato per mercoledì a Gerusalemme. Insomma, ci troviamo in una situazione molto fluida. L’impressione è che tutti stiano cercando di vedere un po’ le carte, di capire quanto questo tentativo è serio senza compromettere più di tanto la situazione.

    D. - Questo round di negoziati che si aprono mercoledì possiamo vederlo in maniera positiva oppure queste decisioni israeliane stanno minando anche gli stessi colloqui?

    R. - No. Credo che sia da guardare certamente in maniera positiva, soprattutto perché dopo anni di assenza dallo scenario mediorientale, l’amministrazione americana è impegnata in un’iniziativa seria, con tutte le contraddizioni di questo processo di pace che ben conosciamo. Questo annuncio non minerà l’inizio dei negoziati, anche perché i 26 detenuti palestinesi, che domani dovrebbero essere rilasciati, sono comunque un risultato importante ottenuto dall’Autorità Nazionale Palestinese e quindi anche un punto di forza per la politica interna palestinese. Adesso, bisognerà vedere come questo processo evolverà, nel senso che questo è ovviamente un primo passo, che sconta ancora tutte le difficoltà e le contraddizioni. Si tratta di capire se, davvero, c’è un’intenzione di andare avanti in questo negoziato. E allora, a quel punto secondo me, vedremo cambiamenti molto profondi all’interno del governo israeliano; vedremo se questa maggioranza potrà andare avanti oppure se è solo un espediente per ascoltare Washington. In quel caso, vedremo la fine del negoziato.

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    Egitto: il governo prende tempo sullo sgombero dei sit-in pro Morsi

    ◊   Oggi in Egitto previsto lo sgombero dei numerosi sit-in organizzati dai Fratelli Musulmani, che da giorni stanno manifestando a difesa del presidente Mohamed Morsi, recentemente deposto. La tensione cresce in quella che potrebbe essere una nuova giornata di violenze. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    In Egitto le forze dell’ordine sembrano voler prendere tempo sull’annunciato sgombero dei numerosi sit-in di protesta al Cairo e in altre città a favore del presidente Morsi attualmente detenuto. Il blitz era previsto per le prime ore dell’alba, ma sinora non si registra nessun movimento di forze di sicurezza. E in un’intervista all'Ansa, il ministro degli Esteri egiziano, Nabil Fahmi, ha detto che la comunità internazionale, l’Unione Europea in particolare, deve avere fiducia nel nuovo governo egiziano, che saprà ripristinare l'ordine e rilanciare l'economia. Il ministro ha poi confermato l’intenzione dell’esecutivo di sgomberare i sit-in, ma senza bagni di sangue. “La situazione – ha detto ancora – non è più sostenibile, ma agiremo nel rispetto della legge”. Intanto, all’orizzonte nessuna schiarita. L'Alleanza Nazionale, di matrice islamica, che sostiene il presidente Morsi, ha nuovamente convocato per oggi e domani in tutto l’Egitto due nuove manifestazioni di massa contro quello che viene definito un vero e proprio golpe. Una posizione questa che, secondo un sondaggio dell'Egyptian Centre for Media Studies, sarebbe condivisa dal 69% della popolazione egiziana.

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    Debito pubblico record in Italia, spread ai minimi da due anni. Quadrio Curzio: governo vada avanti

    ◊   Il debito pubblico in Italia fa segnare un novo record negativo: a giugno è aumentato di 0,6 miliardi, raggiungendo i 2.075 miliardi. Secondo Bankitalia, le entrate tributarie sono tuttavia in aumento del 21,5% rispetto al 2012, pari a 46,3 miliardi. L’incremento del debito nei primi sei mesi riflette il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. La buona notizia è che lo "spread", il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è sceso a 247 punti base, segnando i minimi da due anni a questa parte, con un tasso sul decennale sceso al 4,17%. Ne parla l’economista Alberto Quadrio Curzio al microfono di Elisa Sartarelli:

    R. – La notizia è certamente rassicurante, anche perché in questo momento la situazione politica italiana continua ad essere piuttosto turbolenta. Io penso che i conti pubblici italiani siano in ordine, malgrado il nostro alto debito pubblico. Mi auguro si possa avere un ulteriore miglioramento sul tasso dei nostri decennali, che presto possa andare sotto il 4 per cento, e questa sarebbe veramente una soglia, non solo psicologica, di grande rilevanza.

    D. – Si allentano, quindi, le tensioni sul debito pubblico italiano?

    R. – I mercati certamente si stanno tranquillizzando molto ed è anche conferma, tutto ciò, del fatto che il downgrading posto in essere, alcune settimane fa, da una delle agenzie di rating non ha avuto alcun effetto negativo sulla quotazione dei nostri titoli. Maggior tranquillità, dunque, e maggiore affidamento dei titoli di Stato italiani.

    D. – Quali sono le prospettive economiche del Paese?

    R. – Le prospettive del Paese rimangono preoccupanti, soprattutto perché i livelli di disoccupazione sono molto alti, come peraltro lo sono in tutta l’eurozona. Con un tasso di disoccupazione del 12,50% bisogna essere preoccupati, bisogna subito fare qualcosa per contrastare una disoccupazione giovanile del 25% nell’eurozona e di quasi il 40% in Italia. Questo “subito” vuol dire anche con una durata nel tempo. Tutto ciò sarà possibile se il Governo Letta, che ha ben impostato delle misure di contenimento della disoccupazione, potrà proseguire nella sua opera.

    D. – I dati più recenti sul debito pubblico, sul fabbisogno e sull’andamento delle entrate tributarie modificano le precedenti valutazioni?

    R. – Non ritengo che le modifichino sia perché l’andamento delle entrate è molto buono, soprattutto in una fase di recessione, sia perché una parte di aumento del fabbisogno è dovuta agli obblighi che l’Italia ha contratto per i vari fondi salva Stati europei, ai quali noi contribuiamo; ed infine, comunque, una parte dell’incremento di fabbisogno è liquidità che viene trattenuta dal Tesoro. Quindi, complessivamente gli elementi addizionali non modificano i giudizi precedenti, che a mio avviso confermano che sui mercati vi è una notevole tranquillità, con riferimento ai nostri titoli di Stato. Il che è quanto importa maggiormente oggi.

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    Dramma dell'immigrazione a Catania. Mons. Perego: responsabile anche politica internazionale

    ◊   Papa Francesco ha seguito con “grande preoccupazione” la vicende di Catania, dove sabato scorso sei migranti provenienti dall’Egitto sono morti mentre cercavano di sbarcare in Italia. Lo ha riferito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, che ha ricordato come per il Papa, “la situazione dei migranti è sempre tra quelle in cima ai suoi pensieri”. A poco più di un mese dal viaggio apostolico a Lampedusa, molti sono i temi ancora aperti sulla questione, come ci spiega mons. Giancarlo Perego, direttore generale della fondazione “Migrantes” della Cei, al microfono di Michele Raviart.

    R. – I morti di Catania sono un segnale di una migrazione forzata che continua, e che ha non solo il Nord Africa come riferimento ma sempre di più anche il Medio Oriente. Si parla di siriani, di egiziani, si parla di due Paesi da cui possono provenire, nei prossimi mesi, molti rifugiati e richiedenti asilo. Alcune di queste persone avevano tentato più volte di fare questo viaggio. Questo fa pensare, effettivamente, che se questo esodo non viene accompagnato dai canali umanitari diventa fonte di guadagno per le mafie internazionali e per i trafficanti di persone.

    D. – Citando proprio le parole di Papa Francesco a Lampedusa: “Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli?”.

    R. – Certamente una politica internazionale che non è stata attenta in questi anni a favorire processi democratici in alcuni Paesi e anzi ha alimentato - con la vendita delle armi e con una serie di altre azioni economiche - una situazione drammatica che ha determinato questo cammino, questa partenza.

    D. – Infatti, sotto accusa c’è l’impianto legislativo generale di accoglienza per gli immigrati. Di cosa c’è bisogno?

    R. – Dal 2015 entrerà in vigore il programma ”Asilo europeo”: sarà certamente uno strumento importante ma avrà bisogno chiaramente di un rafforzamento di tutti quei programmi - anche di accoglienza e di cooperazione internazionale - che in questi ultimi anni hanno visto una drastica diminuzione di contributi da parte dei Paesi del Continente europeo. Il programma ”Asilo europeo” chiederà ad ogni Stato una precisa programmazione anche di accoglienza, cosa che manca completamente in Italia che sappiamo ha un buon programma, lo Sprar - Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati - che purtroppo non è organico ma legato ai finanziamenti dell’8 x mille allo Stato.

    D. – Papa Francesco è stato a Lampedusa di recente e ha pregato perché queste “barche di speranza” non diventino “barche di morte”. Quali conseguenze ha lasciato questo viaggio?

    R. – Questo viaggio ha sollecitato anche le nostre comunità cristiane ad una maggiore responsabilità; anche ad una maggiore pressione sul piano politico e sociale affinché i diritti delle persone in fuga siano tutelati. Ha anche rafforzato sempre di più l’idea di fare del nostro Paese veramente un Paese importante nel contesto europeo, una frontiera che non sia una barriera ma una porta di ingresso dove le persone vengono incontrate, conosciute ed accompagnate.

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    Al Rossini Opera Festival, trionfo del "Guglielmo Tell"

    ◊   Dopo una hollywoodiana “Italiana in Algeri” che ha inaugurato il Rossini Opera Festival, ieri sera ha trionfato il “Guillaume Tell”, ultima opera scritta a Parigi dal compositore pesarese, il suo testamento spirituale. Regia lontana da ogni riferimento alla tradizione di Graham Vick, di impressionante slancio e forza morale, mentre sul palcoscenico si amplifica lo scontro senza tempo tra libertà e oppressione, tra pace e violenza. Repliche fino al 23 agosto. Da Pesaro, Luca Pellegrini:

    Un cavallo decapitato, il suo sangue imbratta un’algida parete sulla quale, a caratteri enormi, si legge: “ex omnia terra”. Da tutta la terra, infatti, si leva il grido dell’umanità: libertà e pace. E spesso si combatte, quando i due valori sono minacciati e calpestati dalla violenza, dal potere e dal furore degli oppressori. Così accade nel Guillaume Tell di Rossini, cinque ore di musica, che Graham Vick ha realizzato per il Festival. Eliminati tutti i riferimenti storici e iconografici alla Svizzera e ai suoi cantoni, agli Asburgo e al loro giogo, un contenitore neutro e moderno accoglie le gesta di un popolo schiacciato e avvilito, in quest’opera corale e immensa. Affronta il suo destino con poche armi, mentre i signori bevono, mangiano, vanno a cavallo e lo usano per umiliare e divertirsi - sono le danze del terzo atto, impressionanti, realizzate nell’ambito di un’immorale festa aristocratica. Il contesto e le soluzioni sceniche adottate con straordinaria intelligenza e voluta atemporalità, se non per alcuni disseminati cenni politici, sono filtrati da una seconda allusione: forse di tutto questo si sta soltanto girando un nuovo film, la cinepresa inquadra e insegue, curiosa e cinica. Certo con uno spettacolo simile non è concessa l’imparzialità: tra bandiere rosse e fucili, un cumulo di terra e una parete di plexiglas che affaccia su montagne innevate - unica concessione alla natura, ben presente nell’opera -, la regia inquadra gli umori dei protagonisti e i loro impeti romantici con gesti assai calibrati, luci taglienti, inaspettate soluzioni sceniche. Michele Mariotti dirige con pertinenza, immedesimazione e grande slancio la lunghissima partitura, restituisce in totale sintonia col palcoscenico emozioni sopite e vitali, guidando orchestra e compagnia di canto con affetto, partecipazione e coraggio. Cantano benissimo i beniamini rossiniani, tra cui spiccano Nicola Alaimo, Juan Diego Flórez e la bella Marina Rebeka nel ruolo di Mathilde, cui sono affidate pagine soavi. Un’ovazione per tutti, dopo che un’immensa scala rossa ha squarciato la scena e sulle note immortali del celeberrimo coro finale si celebra la trasfigurazione dell’umanità: dal cielo scende il regno della libertà, al cielo i personaggi e gli eroi si avviano ieratici.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: nessuna conferma sulla morte di p. Dall’Oglio

    ◊   “Nessuna conferma. Stiamo ancora valutando le informazioni”: così, padre Ciro Benedettini, vicedirettore della Sala Stampa vaticana, ha commentato la notizia apparsa, nella mattinata, sul sito web arabo “Zaman Alwasl” dell'uccisione di padre Paolo Dall'Oglio, scomparso nel Nord della Siria due settimane fa. Anche dalla Farnesina avevano affermato, poco prima, di non avere conferme sulla sorte del gesuita. Anche oggi, come nei giorni scorsi, i cittadini di Raqqa, dove padre Dall’Oglio è stato visto l’ultima volta, sono scesi piazza per chiedere il rilascio del religioso e di tutte le altre persone sequestrate nel conflitto civile che sta sconvolgendo la Siria. (A.G.)

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    Il cardinale Ortega auspica che mons. Romero sia elevato all'onore degli altari

    ◊   Il cardinale cubano Jaime Ortega, inviato speciale di Papa Francesco al V Congresso Eucaristico Nazionale in El Salvador, ha pregato perché mons. Oscar Arnulfo Romero sia elevato all'onore degli altari. Queste parole sono state pronunciate dall'arcivescovo dell'Avana durante l'omelia della celebrazione tenutasi questa domenica presso un complesso sportivo a Santa Tecla, vicino la capitale San Salvador, alla presenza di migliaia di fedeli. Mons. Romero, arcivescovo di San Salvador, fu ucciso il 24 marzo 1980 mentre stava celebrando la Messa. L’Eucaristia di questa domenica ha concluso il V Congresso Eucaristico Nazionale, il centenario dell'arcidiocesi di San Salvador nonché delle diocesi di Santa Ana e San Miguel. Alla celebrazione – riferisce Fides - erano presenti anche l’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, i vescovi locali e di altri Paesi dell'America Centrale e decine di sacerdoti e seminaristi. Migliaia di fedeli hanno espresso gioia e partecipazione con un grande applauso quando hanno sentito le parole del cardinale Ortega su mons. Romero.

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    Sri Lanka: il governo chiude una moschea dopo l’aggressione di gruppi radicali buddisti

    ◊   Resterà chiusa la moschea di Grandpass a Colombo (Sri Lanka), dopo il violento attacco compiuto da alcuni monaci buddisti durante l'Id al-Fitr, la festa che celebra la fine del Ramadan. Lo hanno stabilito questa mattina le autorità, acconsentendo - di fatto - alle richieste degli aggressori, che chiedevano lo smantellamento del luogo di culto. Immediate le proteste della comunità islamica locale, che accusa il governo e le forze dell'ordine di non aver arrestato i colpevoli dell'attacco. Nelle violenze - riferisce AsiaNews - cinque persone sono rimaste ferite. Da diverso tempo l'antica moschea del quartiere di Grandpass, nella capitale, è chiusa per lavori di ristrutturazione. Per questo motivo la comunità islamica locale svolge i suoi normali servizi di preghiera in una moschea provvisoria, allestita nella stessa area. Il 9 agosto scorso però, mentre i musulmani erano impegnati nella preghiera del venerdì, un gruppo di monaci buddisti ha iniziato a lanciare pietre contro i fedeli, chiedendo loro di andarsene. Avvisata dell'attacco, la polizia è giunta sul luogo e ha imposto un coprifuoco fino alla mattina seguente. Anziché migliorare, il giorno dopo la situazione è degenerata in nuovi scontri. Come mostrano le riprese di telecamere a circuito chiuso, una folla di persone - guidata da monaci buddisti - ha attaccato di nuovo la moschea e le vicine abitazioni dei musulmani. Il governo ha inviato una special task force per disperdere gli aggressori e mettere in sicurezza la moschea. Questa mattina l'incontro tra leader religiosi buddisti, musulmani e rappresentanti del governo - organizzato per trovare una soluzione equa della vicenda - si è risolto con la decisione di trovare una nuova moschea provvisoria entro la fine del mese. L'attacco di questi giorni – secondo AsiaNews - alimenta un clima di crescente intolleranza religiosa, perpetrato da alcuni gruppi radicali singalesi-buddisti, che da tempo prendono di mira la comunità islamica e - in misura minore - quella cristiana.

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    Darfur: alta tensione dopo i gravi scontri del fine settimana

    ◊   Resta alta la tensione nella regione sudanese del Darfur dopo gli scontri che, negli ultimi due giorni, hanno provocato oltre 100 morti per questioni legate al possesso della terra e del bestiame. Esplosioni e raffiche di arma da fuoco sono state sentite da sabato mattina fino almeno alla sera di domenica, secondo quanto riportano diverse fonti locali. La situazione resta instabile: le due comunità di pastori coinvolte non sembrano aver risolto le loro dispute sul possesso di alcuni pascoli, che si sono intrecciate con una serie di furti di bestiame e uccisioni. Le autorità locali hanno inoltre accusato alcuni tra i gruppi ribelli che combattono le truppe governative nell’area di aver partecipato agli scontri, accusa respinta dai guerriglieri. Intanto, operatori umanitari nella zona rilanciano il timore che nuovi scontri possano mettere a rischio i civili, soprattutto donne e bambini. La situazione umanitaria resta fragile in tutto il Sudan: negli scorsi giorni, inondazioni hanno colpito parte del Darfur e altre, che nelle regioni settentrionali del Paese hanno fatto almeno 36 morti, aggravano ulteriormente l’emergenza. (A cura di Davide Maggiore)

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    Nigeria. I vescovi: coesione sociale a rischio per la violenza e le minacce alla famiglia

    ◊   Un appello a tutti i cittadini e leader nigeriani a rinnovarsi perché il Paese possa godere la pace, l’armonia e la convivenza pacifica tra le persone, quali che siano le loro differenze. A rivolgerlo sono stati i vescovi della Provincia ecclesiastica dell’Ibadan in un comunicato diffuso nei giorni scorsi al termine della loro seconda riunione annuale a Oyun. Dopo avere espresso i loro auguri ai credenti musulmani per la fine del Ramadan, i presuli si rivolgono in particolare ai leader politici del Paese per esortarli alla “moderazione e ad avviare un nuovo corso libero dal rancore e dalla violenza”, anche in vista delle prossime elezioni politiche. La nota esprime apprezzamento per gli sforzi compiuti dalle autorità per proteggere i civili dalle violenze dei gruppi armati, come i Boko Aram, ma anche preoccupazione per l’”inutile bagno di sangue” che si sta consumando in alcune parti del Paese e per le minacce alla cultura della vita. A questo proposito, i presuli ribadiscono le critiche della Conferenza episcopale alla recente interruzione della moratoria sulle condanne a morte che era in vigore in Nigeria dal 2006. Altro tema affrontato dalla riunione è stato il traffico dei minori vittime della tratta umana, della prostituzione e di altri abusi. I vescovi dell’Ibadan chiedono che per questi crimini si introducano leggi che contengano pene aggravanti, perché, affermano, “i nigeriani dovrebbero sforzarsi di proteggere la dignità e i diritti dei bambini, come prevede la Costituzione e i trattati internazionali sottoscritti dallo Stato nigeriano”. Un altro motivo di preoccupazione è la controversia in corso in Nigeria sul matrimonio dei minori e su quello omosessuale. A questo proposito i vescovi rivolgono un “appello a tutti i nigeriani a proteggere i valori tradizionali del matrimonio e della famiglia per promuovere una società coesa”. Tra i temi principali della sessione vi è stato quello della nuova evangelizzazione. La nota rileva con soddisfazione che l’Anno della Fede ha dato nuova “energia e zelo” missionario al laicato in Nigeria, come testimonia tra l’altro, “il gran numero di persone si sono avvicinate spiritualmente a Dio, attraverso i Sacramenti, l’apostolato biblico e le attività del Rinnovamento Carismatico, della Legione di Maria e delle organizzazioni caritative”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Celebrazioni per il 110.mo anniversario della nascita di Raoul Follereau

    ◊   Sabato 17 agosto sarà il 110.mo anniversario della nascita di Raoul Follereau, ambasciatore dei poveri, profeta degli ultimi, amico dei giovani. L’Ufficio filatelico dello Stato della Città del Vaticano sta ultimando il francobollo celebrativo che sarà emesso ai primi di novembre a Parigi. Uno spirito religioso carico di afflato missionario, che aveva spinto tanti uomini e donne a spendersi in tutto il mondo per l’annuncio di Cristo e il servizio ai fratelli. Il comunicato, reso noto da Fides, ricorda anche che l’utopia cristiana di Follereau ha portato, tra l’altro, alla nascita della Giornata mondiale dei malati di lebbra, giunta questo anno alla sua 60.ma edizione; e agli appelli alle Nazioni Unite, che anticiperanno tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta la stagione dell’impegno a favore della pace e contro la povertà. In Francia, in Italia e in altri Paesi, sono previste celebrazioni per ricordare questo anniversario.

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    Meeting dei Giovani a San Martino di Schio su Maria, Stella dell'evangelizzazione

    ◊   Dal 14 al 18 agosto avrà luogo a San Martino di Schio, nei pressi di Vicenza, il XXII Meeting Internazionale dei Giovani, tema dell’evento: “Tutti tuoi o Maria… Stella dell’evangelizzazione”. L’incontro è stato organizzato dal Movimento Mariano Regina dell’Amore e si inserisce tra le attività organizzate in occasione dell’Anno della Fede, indetto da Benedetto XVI l’ottobre scorso. La manifestazione ha come scopo il confronto, la crescita spirituale e l’amicizia tra i partecipanti, oltre ad essere un’occasione di riflessione su tematiche attuali lette alla luce della fede. Al centro della manifestazione la festa di Maria Assunta: il 14 sera, l’incontro verrà aperto dalla veglia di preghiera per introdurre alla festività, seguita dalle catechesi di don Federico Bortoli dal titolo "Nato da Maria Vergine" e dalla processione eucaristica per le vie della città. Il giorno 15 mons. Giuseppe Bonato, assistente diocesano del Movimento Mariano Regina dell'Amore, Gino Marta, presidente dell'associazione "Opera dell'Amore", e Mirco Agerde, coordinatore della spiritualità del movimento, parleranno del cammino del Movimento Mariano, seguiti dalla catechesi “In compagnia di Maria verso la casa paterna”, di don Tiziano Soldavini. La giornata terminerà con la Via Crucis al Monte di Cristo. (D.P.)

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    Messico. Persone scomparse, appello del vescovo di Veracruz: no all’indifferenza

    ◊   "Non interessa quante siano le persone scomparse a Potrero Nuevo, Paso del Macho e Cordoba, se siano vittime o coinvolte in qualche modo con la criminalità; ciò che importa è chiarire dove sono, perché le famiglie non possono vivere nell'incertezza": è quanto ha detto il vescovo della diocesi di Córdoba, Veracruz in Messico, mons. Eduardo Patiño Leal. Il presule, nella nota inviata a Fides dalla stampa locale, ha parlato questa domenica insistendo sul fatto che ognuno dovrebbe fare il proprio lavoro: le autorità, i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti, e tutti insieme promuovere il valore della vita e non cadere in una sorta di indifferenza facendo finta che tutto sia normale. "Quello che accade – ha aggiunto - deve continuare a interessare tutti, perché tutti siamo coinvolti". Mons. Patiño Leal ha colto l'occasione per inviare un messaggio a tutti i giovani, esortandoli ad essere "estremamente vigilanti" per evitare di cadere preda dei gruppi criminali e a non lasciarsi influenzare dal fascino del denaro. E’ già trascorsa una settimana dalla scomparsa di numerose persone, oltre 20, a Potrero Nuevo, a Paso del Macho e a Cordoba, ma finora non si sa nulla della loro sorte e molte famiglie sono disperate.

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    Campagna di solidarietà della Chiesa peruviana contro la tratta di esseri umani

    ◊   La Conferenza Episcopale peruviana ha messo sotto i riflettori della Campagna di Solidarietà “Condividere 2013” il drammatico problema della tratta e del traffico di esseri umani, un fenomeno in crescita nel Paese sudamericano, che coinvolge migliaia di persone, specialmente, donne, adolescenti, e bambini. “No alla tratta di persone e al traffico di migranti’, è il tema scelto dall’episcopato per la Campagna di quest’anno per fare luce sulla complessità e la gravità di questa forma di schiavitù contemporanea legata al commercio di persone che sono letteralmente oggetto di compravendita dentro e fuori il Paese per lo sfruttamento e altri fini illeciti. Una violazione dei diritti umani ben diffusa nel Perù, che è considerato un Paese di partenza, passaggio e arrivo della tratta internazionale di carattere sessuale e lavorativo. Secondo la Polizia nazionale peruviana, la tratta di persone ha registrato negli ultimi cinque anni circa 1700 vittime tra i 12 e i 25 anni: circa 900 le persone indagate. Tuttavia, l’Osservatorio della criminalità, nel 2011, ha ricevuto 403 denunce di tratta e 767 di presunte vittime, il 58 per cento di esse, minorenni. Questi dati pubblicati nel sito della Campagna di solidarietà sono solo “illustrativi” della portata della tratta e del traffico di persone, dominata da un’ampia e potente rete criminale che a livello nazionale e internazionale, recluta le persone attraverso promesse e false illusioni di una vita migliore, attraverso menzogne, violenza o il sequestro mentre rimangono schiavizzate con il ricatto e la minaccia e di morte delle vittime dei loro familiari. La prevenzione e la formazione sono i due punti centrali della campagna “Condividere 2013” che invita a riflettere sulle cause della tratta, da trovare fondamentalmente nella mancanza di accesso all’educazione e all’informazione, la povertà, l’erosione delle norme e dei valori morali nonché nel consumismo dilagante delle società sviluppate, principali ricettori del traffico e della tratta di persone. La Campagna di solidarietà che dal 1990 organizza la Chiesa peruviana ha come obiettivo la sensibilizzazione e il coinvolgimento della popolazione nelle problematiche sociali più urgenti con la proposta di un tema differente ogni anno e la presentazione di progetti specifici che sono finanziati dalla colletta nazionale che avrà luogo il 23 agosto e dalla coletta nelle parrocchie che si svolgerà il 25 agosto. (A cura di Alina Tufani)

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    Sant’Anna di Stazzema ricorda le vittime del 1944. Grasso: ferita ancora aperta

    ◊   Ricorre oggi, 12 agosto, l’anniversario del massacro di Sant’Anna di Stazzema (Lucca), un atto terroristico di rappresaglia che, nel 1944, durante l’occupazione nazista, costò la vita a 560 civili, soprattutto anziani, donne e bambini. ''Rinnovare la memoria significa reiterare un'alleanza tra le passate e le future generazioni fondata sulla consapevolezza che insieme possiamo evitare che si ripropongano i tanti orrori del Novecento”: così afferma il presidente del Senato Pietro Grasso in un messaggio inviato al sindaco di Stazzema, in cui parla del massacro “come di una ferita ancora aperta per il nostro Paese e per l’Europa intera”. "Nessun popolo - ha poi aggiunto - può dimenticare le sofferenze del passato. Esse hanno segnato indelebilmente la nostra coscienza civile. Le inchieste giudiziarie possono essere archiviate, come ha fatto la Procura di Stoccarda nell'ottobre scorso. Ma nulla - ha concluso Grasso - potrà mai fermare il nostro ricordo". Il massacro di Sant’Anna di Stazzema risale al 1944 quando, per impedire i contatti tra la resistenza partigiana e il villaggio, i soldati del III Reich, aiutati dai fascisti collaborazionisti, rastrellarono la popolazione del villaggio di Sant’Anna per rinchiuderla nei fienili e massacrarla brutalmente a colpi di mitragliatrice e bombe a mano; il fuoco ha poi cancellato le tracce del massacro. A morire furono soprattutto donne, bambini e anziani, perché gli uomini avevano trovato rifugio nel bosco nella speranza che i soldati non si sarebbero accaniti sugli inermi del villaggio. Sulla vicenda si è chiuso nel 2005 il processo del tribunale militare di La Spezia che ha indicato il fatto come un atto terroristico premeditato, condannando all’ergastolo 10 ex Ss legate al massacro. (A cura di Davide Pagnanelli)

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    Santuario mariano di Puy-en-Velay: incontro con il card. Poupard sulla fede in Francia

    ◊   In Francia, presso il Santuario di Puy-en-Velay, nell’Alta Loira, si svolgerà domani un incontro sul tema “Perché pregare per la Francia?”. L’evento, organizzato in questo importante luogo di pellegrinaggi mariani, anche in vista della Solennità dell’Assunta del 15 agosto, si svolge nell’Anno della fede e vuole essere l’occasione per porsi alcuni interrogativi: “Le nazioni hanno una vocazione? Bisogna pregare per il proprio Paese? Cosa bisogna chiedere?”. Interverranno, tra gli altri, il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, mons. Henri Brincard, vescovo di Puy, e padre Bernard Ardura, presidente del Pontificio Comitato di Scienze storiche. L’incontro si concluderà con la Santa Messa nella Cattedrale della città.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 224

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.