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Sommario del 10/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Mons. Di Tora: il Papa chiede ai pastori di pensare prima al Popolo di Dio, poi a tutto il resto
  • Mons. Pelvi lascia l'incarico di ordinario militare per l'Italia
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • In Egitto è allarme discriminazione per i cristiani, in migliaia in fuga dal Paese
  • Tragedia del mare a Catania: 6 morti. Soccorsi immigrati siriani a Siracusa
  • Primarie in Argentina in un clima di protesta sociale: pesa la situazione economica
  • Femminicidio: inasprite le pene per la violenza contro le donne, il commento di Maria Grazia Scacchetti
  • E' legge lo "svuota-carceri". Don Spriano: decreto giusto ma molto difficile attuarlo
  • Discarica nei pressi del Divino Amore, i cittadini annunciano ricorso al Tar
  • Movimento dei Focolari: 50 vescovi riuniti in Brasile nel segno della Gmg di Rio
  • A Torino, il Confronto dei giovani salesiani sul tema "Testimoni della gioia" sulla scia della Gmg di Rio
  • Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: raid aereo a Salma, almeno 20 morti
  • Zimbabwe e Iran stipulano accordi per il commercio di uranio
  • I vescovi brasiliani: campagna per l’accesso alle cure per tutti
  • Memoria di San Lorenzo. Il card. Bagnasco: sul suo esempio, l’autorità sia per servire
  • Irlanda del Nord: terza notte di scontri a Belfast
  • Nuovo scontro tra Cina e Giappone sulle Isole Senkaku
  • Sierra Leone: crollo di un ponte a Freetown, 6 morti
  • La Comunità di Sant’Egidio vicina ai fedeli musulmani per la fine del Ramadan
  • Portogallo: al via la Settimana nazionale per migranti e rifugiati
  • Bangladesh. Gli auguri del vescovo di Sylhet ai musulmani per la fine del Ramadan
  • Colombia: si moltiplicano i casi di femminicidio, 514 negli ultimi 6 mesi
  • Prosegue il pellegrinaggio della reliquia di San Cirillo tra Usa e Canada
  • Il Perù ricorda tre missionari uccisi 22 anni fa
  • Pakistan. Cristiani e musulmani uniti in una rete in difesa dei diritti umani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Mons. Di Tora: il Papa chiede ai pastori di pensare prima al Popolo di Dio, poi a tutto il resto

    ◊   Uno dei discorsi più significativi che Papa Francesco ha pronunciato durante la Gmg di Rio de Janeiro è stato sicuramente quello rivolto ai vescovi del Celam. Ai pastori latinoamericani il Papa ha rivolto degli interrogativi che sono in realtà attuali per ogni pastore della Chiesa. Alessandro Gisotti ha chiesto al vescovo ausiliare di Roma, mons. Guerino Di Tora, di ritornare a quel discorso, soffermandosi su alcune delle domande poste dal Papa sulla missione del vescovo nel mondo di oggi:

    R. - Anzitutto, mi pare molto bello il fatto che il Papa non parli soltanto agli altri vescovi, ma parli anzitutto a se stesso. Quindi dire "Io sono pastore come voi e con voi" significa che vuole sentirsi in una profonda vicinanza e sintonia con gli altri pastori. E il primo problema che affronta è proprio quello di una situazione che secondo me è ordinaria, cioè come conciliare il discorso dell’aspetto amministrativo con quello pastorale. Io sono stato parroco tanti anni in una grande parrocchia di Roma e quindi ricordo questa mia preoccupazione ... di far quadrare i conti, di vedere che non ci fossero cose che andassero male ... Dobbiamo avere sempre chiaro che tutto questo discorso di struttura della parrocchia, della diocesi, è in funzione della pastorale. Il primo punto deve rimanere sempre questo anelito, questa ansia di pastoralità! Quindi, dobbiamo saper vedere anche queste preoccupazioni amministrative, con un aspetto maggiore di fede, di certezza che quello che stiamo portando avanti è opera di Dio e che quindi il Signore non ci abbandona, che la Provvidenza che predichiamo agli altri è - da questo punto di vista - anche per noi.

    D. - Il Papa chiede: “Chi è il principale beneficiario del lavoro ecclesiale, la Chiesa come organizzazione o il popolo di Dio nella sua totalità?”

    R. - Giustamente, dobbiamo sempre ricordarcelo, perché il rischio di comandare e di possedere è sempre dietro l’angolo. Dobbiamo sempre vedere che a prevalere non è il discorso della struttura, ma il Popolo di Dio, la comunità, e quindi l’impegno a favorire queste situazioni. Tante volte si pensa all’abbellimento delle Chiese. Tante volte anche noi - purtroppo - vediamo che i nuovi parroci quando arrivano la prima cosa che dicono è: “Rifaccio l’altare!”, senza immaginare, invece, come prima preoccupazione quella di un piano pastorale, di come arrivare alla gente, di conoscere quali situazioni di disagio o economico-sociali o strutturali esistono in quel quartiere, in quella porzione di Chiesa che è quella determinata parrocchia.

    D. - Il Papa rivolge poi una doppia domanda: superiamo la tentazione di prestare attenzione in maniera reattiva ai complessi problemi che sorgono, e dunque, creiamo una consuetudine proattiva?

    R. - Purtroppo, io immagino che ognuno di noi con il passare del tempo si affossa un po’. Ci siamo creati una determinata realtà e immaginiamo che è sempre quella che va avanti. Tante volte non siamo in grado di renderci conto che oggi il mondo cambia con una velocità impressionante, non solo da un punto di vista economico, di globalizzazione, ma anche culturale, che quindi ha un suo riverbero forte anche nel contesto religioso. Su questo dobbiamo essere sempre attenti, proprio come sentinelle che stanno a guardare, e proprio come dice il Papa di essere in mezzo alla gente, in mezzo al gregge, per poter capire dove sta andando, cosa sta facendo e quindi come meglio guidarlo. Probabilmente, l’idea di grandi parrocchie, ci dà anche il senso della massa... invece il Papa insiste proprio in questa attenzione verso ogni singola persona. Oggi dobbiamo dire: “Noi dobbiamo andare verso la gente!”; dobbiamo avere questo movimento centrifugo, non più centripeto.

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    Mons. Pelvi lascia l'incarico di ordinario militare per l'Italia

    ◊   In conformità alla Legge italiana che regola il servizio di assistenza spirituale alle Forze Armate, mons. Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, lascia questo incarico al compimento del 65.mo anno di età. Mons. Pelvi, nato a Napoli l’11 agosto 1948, ordinato sacerdote a 22 anni, era stato nominato da Giovanni Paolo II vescovo ausiliare della diocesi partenopea nel 1999. Benedetto XVI, poi, nel 2006 lo aveva chiamato alla guida dell’ordinariato militare.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale di José Gabriele Funes dal titolo "L'ultima periferia", nella missione della Specola vaticana.

    Il consiglio per gli acquisti di Papa Francesco: intervista di Dario Menor al gesuita argentino Diego Javier Fares, allievo e amico di Bergoglio.

    Un articolo di Johan Ickx - responsabile archivio storico, sezione per i Rapporti con gli Stati, Segreteria di Stato - dal titolo "E Washington risarcì per le bombe sui rifugiati di Pio XII": dopo le molte resistenze da parte statunitense la questione degli indennizzi fu finalmente risolta nel 1956.

    Un articolo di Giovanni Preziosi dal titolo "Memorie di guerra di una suora": dopo l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema del 12 agosto 1944 a San Niccolò di Prato trovarono rifugio molti perseguitati dai nazisti.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo "Se il cinema western diventa d'autore": dieci film di genere per dipingere un'epopea che parlando della conquista racconta la natura umana".

    Una riforma necessaria: l'arcivescovo di Philadelphia sulla legge in tema di immigrazione attesa dalla Camera dei rappresentanti.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, dell'appello del segretario generale delll'Onu per la riconciliazione nazionale in Egitto.

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    Oggi in Primo Piano



    In Egitto è allarme discriminazione per i cristiani, in migliaia in fuga dal Paese

    ◊   Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, si è detto “profondamente preoccupato” per la situazione di instabilità in Egitto e ha lanciato un appello ai leader “per evitare azioni e parole che possono essere interpretate come provocazioni”. Intanto, è allarme anche per la comunità cristiana, il 10 per cento della popolazione, verso la quale si moltiplicano gli episodi di discriminazione. Michele Raviart ne ha parlato con Marta Petrosillo, portavoce di “Aiuto alla Chiesa che soffre”:

    R. - La comunità cristiana in Egitto oggi è davvero molto preoccupata perché temeva - e purtroppo gli episodi lo confermano - di divenire il “capro espiatorio” del nervosismo e del desiderio di vendetta dei "Fratelli Musulmani". Nei giorni delle proteste in Egitto tantissimi cristiani hanno detto: “Abbiamo paura perché adesso non sappiamo cosa potrà succederci”.

    D. - Quali sono le discriminazioni che hanno subito?

    R. - E’ stata issata una bandiera di Al Qaeda sopra una Chiesa, mentre i fedeli si rifugiavano all’interno; è stato ucciso un sacerdote nel Sinai e pochi mesi fa il caso emblematico di due bambini accusati di blasfemia e prima dell’avvento dei Fratelli Musulmani non si era mai parlato di accuse di blasfemia. Anche la nuova Costituzione è stata una ferita alla comunità cristiana: le Chiese cristiane hanno ritirato i propri rappresentanti dall’Assemblea Costituente perché il testo apriva a possibili discriminazioni.

    D. - I sostenitori dei Fratelli Musulmani accusano i cristiani di aver contribuito alla caduta di Morsi. Qual è la loro posizione in questa crisi?

    R. - La Chiesa non ha messo il veto alla partecipazione dei cristiani alle manifestazioni anti Morsi; ognuno è stato libero di scendere in piazza oppure meno. Sicuramente la comunità cristiana è sempre stata molto titubante sin dall’inizio: l’anno scorso a giugno, quando c’è stato il ballottaggio tra Morsi e il generale Shafiq, la maggior parte dei cristiani ha votato per Shafiq... Anche se un controllo da parte dell’esercito può limitare la libertà, un partito estremista può portare ad una limitazione ulteriore della libertà religiosa alla comunità cristiana. Di fatto viene considerata una "comunità di serie B".

    D. - Sedici organizzazioni per i diritti umani egiziane hanno accusato le autorità di non proteggere abbastanza questa comunità, sia per quanto riguarda la loro incolumità, sia per quanto riguarda la loro libertà di professare la loro fede…

    R. - Purtroppo è vero. Sicuramente con una condizione caotica, come quella dell’Egitto oggi, è anche difficile garantire sicurezza ai cristiani che - essendo minoranza - sono molto più vulnerabili. Questa è una situazione che purtroppo non si verifica solamente ora, ma già da più di un anno tantissimi copti hanno lasciato l’Egitto. È difficile in questi casi avere delle stime esatte, ma si parla addirittura di 100 mila cristiani che hanno abbandonato l’Egitto proprio per paura.

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    Tragedia del mare a Catania: 6 morti. Soccorsi immigrati siriani a Siracusa

    ◊   Nuova tragedia dell’immigrazione, in Sicilia, dove sei persone sono morte a Catania nel tentativo di raggiungere la riva. Le vittime facevano parte di un gruppo di 98 persone, tra cui donne e bambini, provenienti probabilmente dalla Siria. In un Mediterraneo che ha già contato migliaia di morti - ha detto il presidente della Camera Laura Boldrini - “è la prima volta che un episodio così grave coinvolge la città etnea”. Intanto, sono stati soccorsi al largo di Siracusa oltre 80 immigrati siriani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    La tragedia è avvenuta all’alba quando un piccolo peschereccio si è arenato a 15 metri dalla riva, di fronte ad uno dei più rinomati stabilimenti balneari di Catania. Secondo le prime ricostruzioni alcuni immigrati, appena avvistata la costa siciliana a poca distanza, si sono gettati in mare, per raggiungere la battigia. Tra questi almeno sei, non sapendo nuotare, sono annegati. I corpi delle vittime, tra cui un minorenne, sono stati trovati sulla spiaggia. Tra i sopravvissuti donne e anche bambini molto piccoli. Sono stati tratti in salvo dalle forze dell'ordine e poi trasferiti nel porto di Catania, dove hanno ricevuto i primi soccorsi. Giuseppe Licitra, vicedirettore della Caritas diocesana di Catania:

    “Due grosse navi stavano sbarcando parecchi turisti, quindi c’era una confusione immane di movimento turistico, ma nello stesso tempo avevamo questi nostri fratelli e sorelle proprio accanto, neanche a 100 metri, alla Capitaneria di porto. Noi siamo intervenuti subito per rifocillarli: i bambini hanno bevuto tanto latte. Da giorni, probabilmente, non prendevano qualcosa di caldo o addirittura qualcosa da mangiare. Ci sono addirittura nuclei familiari – marito e moglie con i figli – cioè, intere famiglie!”.

    Un intervento, dunque, nel nome della solidarietà e anche lungo il solco tracciato dalle toccanti parole pronunciate da Papa Francesco un mese fa durante la visita a Lampedusa:

    “Usando anche le stesse parole di Papa Francesco: ‘E’ carne della nostra carne’. Ci teniamo sempre, quando ci sono queste emergenze, ad essere presenti come Chiesa; ma debbo dire che anche le istituzioni catanesi hanno risposto in maniera encomiabile. Interveniamo con quell’amore che Cristo ci chiede sempre: l’amore che bisogna avere per questi nostri fratelli che cercano una vita migliore ma, purtroppo, succede anche il dramma che qualcuno non ce la faccia …”.

    La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. I reati ipotizzati, al momento, sono favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo. Per la città – ha detto il sindaco Enzo Bianco – “è un momento di lutto”.

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    Primarie in Argentina in un clima di protesta sociale: pesa la situazione economica

    ◊   Argentina al voto questa domenica per le elezioni primarie nazionali, premessa indispensabile delle legislative di medio termine previste per ottobre. A causa del particolare sistema di voto, dalle urne emergeranno anche indicazioni sulla forza dei diversi partiti in campo, mentre in questi giorni si sono svolte proteste di piazza contro il governo della presidente Kirchner. Il servizio è di Davide Maggiore:

    Dalle primarie gli osservatori si attendono per lo più una conferma dei candidati sostenuti dai vertici dei partiti; inoltre gli occhi sono puntati su Buenos Aires, dove è in corsa Sergio Massa, considerato uno dei possibili candidati d’opposizione alle presidenziali del 2015. La coalizione di governo, da parte sua, vede il voto come un test sulla possibilità, ad ottobre, di ottenere la maggioranza dei due terzi dei seggi, indispensabile per un’eventuale modifica della Costituzione. Tra gli argomenti in grado di mobilitare l’elettorato ci sono quelli legati alla sicurezza, ma soprattutto le questioni economiche. Dopo un anno in cui i dati ufficiali hanno fissato la crescita del prodotto interno lordo all’1,9%, le autorità contano che questa cifra salga al 3,5 % a fine 2013. Dall’altro lato, anche l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe crescere, di oltre il 20%, per il quarto anno consecutivo. Il tema del potere dì’acquisto dei salari è tra i più sentiti tra chi protesta in piazza, insieme a quello delle tasse e dei servizi pubblici.

    Sulla situazione del Paese, Davide Maggiore ha intervistato padre Guillermo Ortiz, responsabile dei programmi in lingua spagnola della Radio Vaticana:

    R. - È un momento di crisi che va avanti da molto tempo, soprattutto perché l’Argentina è molto frammentata, con una grande crescita dei poveri e la mancanza di lavoro. E lo vediamo, ad esempio, con la Festa di San Cayetano, celebrata il 7 agosto scorso, dove la gente andava a chiedere al santo pane e lavoro.

    D. - In questa situazione sono arrivati messaggi da parte della Chiesa. Uno di questi messaggi è quello del presidente della Conferenza episcopale, mons. Arancedo...

    R. - Il presidente della Conferenza episcopale invita ad una partecipazione alla votazione, perché la fede deve arricchire la società. È molto importante la partecipazione dei cattolici, dei cristiani a questa votazione. Soprattutto perché il cristiano può portare questa dimensione della cultura dell’incontro. Qual è il problema? Se ognuno lavora per gli interessi propri o per interessi corporativi si va verso la divisione, la frammentazione del Paese. E in questo senso, la Festa di San Cayetano è stata molto importante perché diventa una denuncia sociale perché fa vedere quanta gente ha bisogno di lavoro e quanto sia cresciuta la povertà. Il Papa parla della cultura dell’incontro; incontrarsi, guardarsi, vedere che ci sono altri che hanno più problemi di noi.

    D. - Anche l’attuale arcivescovo di Buenos Aires ha insistito su questo elemento del creare una cultura dell’incontro …

    R. - Mons. Poli ha invitato ad ascoltare il Papa quando dice di mettere fine a questa divisione fra gli argentini. Ha detto inoltre una cosa molto importante: non perdere il coraggio e la forza per risolvere tutti questi problemi, cercando la speranza in questa cultura dell’incontro.

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    Femminicidio: inasprite le pene per la violenza contro le donne, il commento di Maria Grazia Scacchetti

    ◊   A due giorni dall’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto legge contro il femminicidio, c’è chi parla di un provvedimento demagogico, chi invece di un testo concreto ed efficace. Per gli addetti ai lavori, psicologhe dei centri anti-violenza, o avvocati che si occupano di stalking e violenza familiare, si tratta invece di un primo importante passo, seppur con luci e ombre. 12 gli articoli di questo decreto legge, che vanno da un inasprimento delle pene, all’allontanamento di casa dei violenti, all’arresto obbligatorio in caso di flagranza di reato, al permesso di soggiorno alla vittima se di nazionalità straniera, al patrocinio gratuito per le vittime. Francesca Sabatinelli ha intervistato Maria Grazia Scacchetti, avvocato, professore associato di Diritto Romano e tra le curatrici del volume ‘Stalking e violenza alle donne’:

    R. – Sicuramente la possibilità per le forze dell’ordine – che intervengono nel momento della flagranza del reato – di arrestare l’autore della violenza, direi che è il segnale più forte per l’autore stesso, che il giorno dopo non potrà più far finta di niente, perché si troverà in carcere e non potrà dire che nulla è successo in casa. Così, allo stesso tempo, la donna che subisce una violenza si vedrà liberata dalla presenza dell’autore di questa violenza. L’altro punto importante è quello dell’aumento della pena, proprio quando, nella fattispecie, si tratta di violenza perpetrata ai danni di una moglie, di una moglie separata o di una compagna, convivente o ex convivente. Qui si va a toccare proprio il cuore del fenomeno, perché sappiamo che si tratta di un tipo di reato che avviene proprio all’interno del legame e, ancora più spesso, del legame sciolto tra un uomo e una donna.

    D. – Si fa i conti anche con la paura delle donne di denunciare: per la vergogna, perché spesso si tratta di persone a loro vicine; per la paura di non essere credute, e quindi per la paura dello stigma, spesso la donna vittima di violenza alla fine attira su di sé, a vario titolo, delle critiche. Questo decreto legge in che modo può finalmente aiutare a uscire da tutto questo?

    R. – A mio giudizio, questa è proprio la parte lacunosa del provvedimento normativo ed è anche la stessa obiezione che venne fatta alla prima legge, che ha introdotto in Italia il reato di maltrattamento in famiglia – con modifiche sia al codice civile che al codice penale –, così pure alla legge sullo stalking. Forse è assolutamente indispensabile prevedere anche iniziative di tipo culturale - nelle scuole, nelle famiglie, nei vari centri di aggregazione - per aiutare ad invertire la cultura, purtroppo ancora dominante, che vede la donna come un soggetto che in qualche modo deve subire il potere, anche eventualmente violento, del marito. Quindi, occorre aiutare a diffondere una cultura che stigmatizzi non la donna che subisce la violenza, ma l’autore della violenza. Sono già stati fatti passi avanti, perché prima, nell’ipotesi di violenza, era sempre la donna che era costretta a decidere di uscire di casa se voleva interrompere questo circolo vizioso. Invece, già con il primo provvedimento che ha introdotto il reato di maltrattamento in famiglia, e ancor più con questo decreto contro il femminicidio, è prevista la possibilità dell’arresto in flagranza di reato così come la possibilità di allontanare immediatamente l’autore della violenza in famiglia dall’ambiente familiare. E’ un segnale anche per tutta la rete amicale e sociale che circonda la coppia, nella quale si verifica questa relazione malata, perché in fondo si tratta di relazioni malate. Le donne si vergognano ma, ancor più grave, spesso non hanno una percezione corretta della violenza che subiscono: non comprendono che si tratta di un reato.

    D. – Il discorso d’origine è sempre poi uno: questo tipo di violenza si deve prevenire e se ne devono prevenire le cause...

    R. – Uno dei modi è quello di intervenire in modo massiccio sulla formazione culturale, educativa e sentimentale dei bambini fin dall’età scolastica, perché vediamo che purtroppo la violenza, seppure in forme diverse, si sta diffondendo anche nelle scuole. A questo compito sono chiamati i genitori, ma subito dopo gli insegnanti.

    D. – Ma non c’è rischio che con la lentezza della giustizia in Italia s’incastri anche questo decreto?

    R. – Oltre alla possibilità di arrestare il colpevole in flagranza di reato, questo decreto prevede la possibilità di assegnare a queste procedure delle corsie preferenziali. Certo, forse si poteva fare ancora di più, ogni legge è perfettibile. Mi sembra, però, che si sia già in una buona direzione. Un altro elemento che vorrei sottolineare è che spesso questi episodi violenti avvengono in presenza dei bambini e questo fatto, di per sé, non era stato finora considerato come un reato a se stante, anche se si tratta di una gravissima lesione al bene dell’integrità psicologica del minore, e non aveva una rilevanza sotto il profilo procedurale. Da oggi, attraverso questo decreto, si è data a questa caratteristica della presenza del minore l’efficacia di far aumentare la pena addirittura della misura di un terzo. Si va, quindi, verso la strada di considerare come vittime della violenza in famiglia direttamente anche i minori.

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    E' legge lo "svuota-carceri". Don Spriano: decreto giusto ma molto difficile attuarlo

    ◊   La Corte dei Conti in un’indagine boccia l'efficacia dei programmi di rieducazione dei detenuti. Intanto è legge il cosiddetto decreto "svuota-carceri". Le misure approvate, secondo il Ministero della Giustizia, alleggeriranno i penitenziari di circa 3-4 mila unità nell’arco di un anno e mezzo due. Forse è poco rispetto alle oltre 64mila persone che affollano le carceri - dicono al Ministero - ma è un passo su una strada obbligata che anche l’Europa sorveglia. Una riflessione in merito alle misure varate la offre il cappellano di Rebibbia, don Sandro Spriano al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Sicuramente, è qualcosa che rende un po’ più di giustizia, soprattutto a coloro che – legati a situazioni e ambienti di povertà – vengono facilmente buttati a scontare la pena in carcere. Il problema vero, che io leggo tra le righe, è che se tutto questo – i vari provvedimenti sulla carcerazione preventiva, sui benefici ai recidivi – è legato ad un giudizio di merito del magistrato di sorveglianza, diventerà molto difficile, l’applicazione …

    D. - Perché?

    R. – Perché, ad esempio, se parliamo di arresti domiciliari, abbiamo una stragrande maggioranza di persone che non ha domicilio: a Roma non c’è niente di pubblico che possa prevedere, attualmente, un domicilio per i detenuti. Il lavoro all’esterno … bellissimo! Ma già c’è un articolo della legge di riforma penitenziaria che lo prevede e non viene quasi mai usato! Essendo a discrezione dei direttori c’è la responsabilità della fuga, e chi li prende a lavorare? Ora, le cooperative ci sono, ce ne sono tante. Ma se a queste cooperative non si danno commesse di lavoro, come sta avvenendo, non si riesce a lavorare …

    D. – In questo caso, è concesso – per esempio – un credito di imposta alle imprese che assumano detenuti …

    R. - … e visto che non riescono ad assumere nemmeno quelli liberi, figuriamoci se assumono i detenuti! Quindi, siamo di fronte a situazioni sociali che riempiono le carceri, che non consentono nemmeno l’applicazione di alcune cose di questo decreto!

    D. – Lei non ritiene questo termine giusto, lo svuota-carceri?

    R. – No, no: assolutamente no! Il carcere si svuota con l’indulto, si svuota con l’amnistia, non si svuota sicuramente con questi benefici. Questi benefici aiuteranno qualche libero in più che, commettendo un reato, potrà non entrare in carcere: quindi, da questo punto di vista, forse un piccolo miglioramento nei numeri ci potrà essere. Ma, ripeto, sempre se si individuano situazioni di accoglienza e situazioni lavorative, perché tutto è basato su queste due cose. E per quanto riguarda l’accoglienza e la situazione lavorativa, sappiamo quale crisi ci sia attualmente in Italia …

    D. – Quale presupposto fondamentale metterebbe a queste novità?

    R. – Che si facesse un lavoro veloce di convocazione di tutte le associazioni di volontariato, le cooperative sociali che si interessano dei detenuti, per vedere quale tipo di aiuto dare a queste cooperative che poi sono quelle che possono ospitare, dare lavoro, prendere i detenuti in misura alternativa …

    D. – Peraltro, c’è un’indagine della Corte dei Conti che riguarda sempre il carcere, questa volta in relazione ai programmi di rieducazione: si dice che assolutamente portino dei benefici, però in Italia si attuano poco e male perché ci sono troppo difficoltà. Manca la pianificazione, manca il coordinamento territoriale, mancano le risorse, mancano le figure professionali … Ecco, le chiedo un confronto su questo: è effettivamente così?

    R. – E’ effettivamente così! Siamo al fatto che poche persone che si debbono dedicare a questa osservazione, peraltro lasciata alla buona volontà e all’inventiva di questi singoli educatori, questa osservazione diventa impossibile, in carcere: dove sto io, abbiamo 1.800 detenuti, sette-otto educatori che non riescono nemmeno a fare un colloquio all’anno con tutti ... La rieducazione in carcere, oggi, è a zero!

    D. – Eppure, l’Europa ha dato un termine ben preciso: quello della primavera 2014. Lei che cosa pensa, come si arriverà?

    R. – Bè, si arriverà nelle stesse condizioni in cui siamo oggi. Se io penso che sto nel carcere considerato tra i più complessi se non il più complesso d’Italia, e da più di un anno non abbiamo un direttore stabile, per esempio, perché abbiamo il direttore di Regina Coeli che deve correre tra Regina Coeli – carcere peraltro complessissimo per conto suo – e uno dei più grandi e complessi carceri d’Italia, che è il nuovo complesso di Rebibbia: eppure, non si riesce nemmeno a nominare un direttore! Quindi, immagini come si riesce a fare questa rieducazione…

    D. - Un’ultima domanda gliela vorrei fare su questo periodo estivo: come sta andando?

    R. – Io devo togliermi tanto di cappello in questo momento davanti alla maggioranza dei detenuti, che si sta comportando con uno spirito non solo di rassegnazione ma di autocontrollo molto alto. C’è una situazione – per fortuna! – di calma che è davvero ammirevole… anche rispetto all’autolesionismo e ai rischi di suicidio…

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    Discarica nei pressi del Divino Amore, i cittadini annunciano ricorso al Tar

    ◊   La discarica romana del post-Malagrotta si farà a Falcognana. La decisione è giunta al termine del vertice tra il ministro dell'Ambiente Orlando e le autorità locali. Nonostante le rassicurazioni ricevute, i cittadini promettono battaglia e annunciano l’intenzione di ricorrere al Tar. Il sito 'Ecofer', indicato come idoneo e finora discarica di rottami ferrosi – spiegano – ha una capienza di non oltre 150mila tonnellate di rifiuti contro i 500mila annui previsti dal progetto approvato. Contrario anche il rettore-parroco del Santuario del Divino Amore, don Pasquale Silla. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Siamo contrari, perché la gente, che moltissime volte viene a piedi, passerebbe a ridosso di questa zona, che verrebbe certamente contaminata. Andare al Divino Amore, passando vicino alla discarica, non credo sia un bel biglietto da visita. Farei notare anche che il Santuario ha sempre avuto un’incidenza molto importante sull’ambiente circostante e non solo. Il nostro Santuario - è noto – ha un’importanza straordinaria per la bellezza dell’ambiente. Noi ci teniamo a rimanere nell’Agro Romano, dove le famiglie, gli amici, possono incontrarsi, stare insieme, ravvivare i loro rapporti vicendevoli. Questo è un luogo di cultura, dove tante sono le iniziative culturali; è un luogo vocazionale; è un luogo di carità - al Divino Amore sono tante le opere di carità –; è un luogo ovviamente di preghiera, di pietà popolare. A me dispiace per questo ambiente così sacro. Pensate che la gente che arriva a piedi da varie direzioni, vedendo il campanile si ferma e addirittura bacia per terra, dicendo che questa è la terra della Madonna, che questa è una terra benedetta. Si tratta di pietà popolare, ovviamente, ma prendercela con queste persone, e dire: “No, non è nulla! Qui c’è anche il profumo della discarica!”, non mi sembra una cosa positiva.

    D. – Queste sue considerazioni, chiaramente, nulla tolgono a quella che è un’emergenza attualmente vissuta a Roma, ovvero l’emergenza rifiuti...

    R. – Guardi, io so una cosa: l’Esercito ha tanti spazi liberi, che non servono – grazie a Dio – a nulla. Perché, questi spazi, che sono distanti parecchi chilometri dai centri abitati, non vengono utilizzati? So che l’Esercito ha messo già a disposizione questi spazi. Qualcuno si è addirittura lamentato dicendo che è una pazzia. Ma come una pazzia? Se il ministro della Difesa ha detto che ci sarebbe questa opportunità, non capisco perché non si possa esplorare questa ipotesi per collocarci i rifiuti.

    D. – Crede che ci siano ancora degli spazi di dialogo?

    R. – Io sono fiducioso.

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    Movimento dei Focolari: 50 vescovi riuniti in Brasile nel segno della Gmg di Rio

    ◊   “L’amore scambievole: alla scuola della Trinità”: è il titolo che esprime il cuore del Vangelo e della spiritualità dell’unità dei Focolari, punto focale dell’annuale convivenza fraterna vissuta in questi giorni da 50 vescovi di 4 continenti che hanno fatto propria questa spiritualità. Quest’anno si sono riuniti in Brasile, presso il Centro nazionale dei Focolari che sorge a Vargem Grande Paulista, avendo partecipato, la maggior parte, alla Giornata mondiale della Gioventù di Rio de Janeiro. Tra i presenti l’arcivescovo di Bangkok, Francis X. Kriengsak Kovithavanij, attuale moderatore dei vescovi, i cardinali João Braz De Aviz, prefetto del dicastero vaticano per la vita consacrata e Miloslav Vlk, arcivescovo emerito di Praga. Dal Brasile, il servizio di Carla Cotignoli:

    Gioia e gratitudine per quanto lo Spirito Santo oggi opera nella Chiesa: è quanto i vescovi hanno espresso, dopo la Gmg alle prime battute dell’incontro. Si era aperto con il rinnovamento di un patto: vivere, in profonda comunione con il Papa, quell’amatevi come io ho amato voi, pronti a dare la vita, come chiesto dal comandamento nuovo di Gesù. Di qui quell’esperienza viva della collegialità affettiva ed effettiva vissuta con particolare intensità in questi giorni in cui si sono alternati: scambio di esperienze del Vangelo e degli influssi nelle diocesi, riflessioni sui nuovi impulsi dati da Papa Francesco, approfondimenti teologici e spirituali alla luce dell’"Amore scambievole, alla Scuola della Trinità”, come titolava il tema presentato in video conferenza dalla presidente dei Focolari, Maria Voce, in cui richiamava le ispirazioni iniziali di Chiara Lubich.

    “C’è un nuovo che sta agendo: lo Spirito Santo che chiama la Chiesa a ri-formarsi”, aveva affermato il teologo Hubertus Bleimaiser. E’ il continuo richiamo del Papa. Quale il contributo dei vescovi? Ne ha parlato il teologo Brendan Leahy, neo vescovo di Limerick, in Irlanda: “Alla scuola di un carisma che è dono dello Spirito Santo – ci lasciamo forgiare per essere innanzitutto noi stessi a livello personale, riformati nel nostro essere e non solo a livello individuale, ma anche come vita comunionale tra di noi. E quando ritorniamo nelle nostre diocesi portiamo dentro di noi un’esperienza vitale del Vangelo vissuto che poi cerchiamo di vivere con altri. La riforma parte sempre da una nuova esperienza di Dio che uno fa. Vivendo insieme alla luce di questo carisma facciamo un’esperienza di Dio e poi viene comunicata al di là di noi in tutti i rapporti”.

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    A Torino, il Confronto dei giovani salesiani sul tema "Testimoni della gioia" sulla scia della Gmg di Rio

    ◊   Si apre oggi, a Torino, il terzo Confronto del Movimento giovanile salesiano d'Italia con la partecipazione di oltre 1200 ragazzi, dai 17 ai 25 anni. I giovani partecipanti animeranno i luoghi della santità salesiana, da Torino a Valdocco, da Chieri a Colle Don Bosco, e si confronteranno sul tema "Testimoni della gioia". Il Confronto si concluderà il 16 agosto con la Messa celebrata dal rettor maggiore dei Salesiani, don Pascual Chávez. Per una presentazione di questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato don Claudio Belfiore, delegato nazionale per la Pastorale giovanile salesiana:

    R. - È il terzo Confronto del Movimento giovanile salesiano Italia. Il primo, che è stato quello che ha dato ufficialmente inizio al movimento, è quello del 1988, in occasione del centenario della morte di don Bosco. Adesso ci stiamo avvicinando al bicentenario della nascita - il 2015 - e allora abbiamo voluto fare questo incontro a livello nazionale proprio perché ci piaceva ritornare sui luoghi di don Bosco, nel suo nome e soprattutto all’insegna del suo progetto di vita; un progetto di impegno, di gioia, di serietà e di allegria.

    D. - Il tema del Confronto è “Testimoni della gioia”. Il pensiero non può non andare a quello che abbiamo visto qualche giorno fa a Rio, alla Gmg …

    R. - Oggi, siamo spiritualmente legati a quanto ci ha offerto Papa Francesco con la Gmg di Rio. Questo tema della testimonianza è legato al tema della missione. Poi, proprio per caratteristica nostra, per spiritualità salesiana, il tema della gioia - che non è solamente spensieratezza, divertimento, allegria - si radica proprio nella passione, morte e resurrezione di Gesù; ha un fondamento fortemente cristiano. Ci leghiamo a questo, e desideriamo che questi siano giorni di confronto con il tema, giorni di dialogo, di approfondimento, di preghiera, di esperienza insieme che arricchisce.

    D. - Questo Confronto avviene attraverso i luoghi della santità salesiana: Torino, Valdocco … Don Bosco ha davvero ancora una grandissima forza di attrazione rispetto ai giovani; è sempre attuale il suo messaggio …

    R. - Ci piacciono i luoghi di Don Bosco perché ci parlano di persone. Don Bosco, innanzitutto, ma anche altri, ci parlano di Santa Maria Domenica Mazzarello, parlano di San Domenico Savio, del Beato Cottolengo, del San Leonardo Murialdo e di tanti santi che hanno arricchito i territori di Torino e del Piemonte. Quindi, percorrere questi luoghi è metterci sui loro passi, desiderare di seguire la strada da loro indicata in tanti modi diversi e tutti arricchenti. Tutti hanno questo taglio del chiamarci ad essere testimoni della gioia, tutti ci richiamano all’impegno e all’impegno gioioso.

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    Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella 19.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù invita i suoi discepoli ad avere il cuore distaccato dalle ricchezze terrene per farsi un tesoro sicuro nei cieli. Quindi, aggiunge:

    “Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”

    Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano missionario “Redemptoris Mater” di Roma:

    Con l’evangelista Luca, accompagniamo Gesù nel suo viaggio verso Gerusalemme. Lungo il viaggio ci offre ammaestramenti fondamentali per la nostra vita. La parola di oggi è tanto radicale, quanto scomoda: “Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli…”. Gesù non dice questo per coloro che hanno fatto voto di povertà – nella Chiesa non era ancora sorto questo carisma –, ma per quelli che lo vogliono seguire. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice: “Il precetto del distacco dalle ricchezze è vincolante per entrare nel Regno dei cieli” (2544). C’è una pagina del Pastore di Erma, un testo della prima metà del II secolo, che parla delle pietre sferiche che non servono alla costruzione della Torre, immagine della Chiesa: potranno essere utili quando verrà eliminata la ricchezza che li domina”. E ripete con forza: “Sappilo da te: quando eri ricco eri inutile” (Visione 3, XIV, 5-7). Per quanto la dimentichiamo, resta certa la parola di Gesù: “Non potete servire Dio e la ricchezza” (Mt 6,24). Questa parola non è una lezione di pauperismo! È piuttosto l’invito ad eliminare tutto ciò che si oppone a Dio per essere “…pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”, ad accogliere il Signore che viene oggi nell’Eucaristia, pronti ad uscire con Lui nell’esodo della Pasqua. È il Cielo, la vita divina, il fine dell’uomo: va eliminato senza pietà tutto ciò che si frappone a Dio. Ogni Eucaristia annuncia e prepara il grido della Sposa allo Sposo: “Vieni, Signore Gesù”! (cf Ap 22,17.20).

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: raid aereo a Salma, almeno 20 morti

    ◊   Sono almeno 20 le vittime di un attacco aereo effettuato, questa mattina, dalle forze lealiste sulla città siriana di Salma, nella provincia di Latakia. Lo comunica l’Osservatorio siriano per i Diritti umani precisando che una decina di morti potrebbero essere civili: sei ribelli e quattro volontari stranieri. Di recente i ribelli avevano conquistato il distretto collinare di Jabal Akrad, dove si trova la città colpita. Almeno cinque miliziani non siriani, inoltre, sono rimasti uccisi in scontri nel Sud del Paese, al confine con la Giordania e con Israele. Questi morti vanno ad aggiungersi ai circa 4500 stimati nel solo mese sacro del Ramádan appena concluso, che non ha fermato il massacro. Di questi almeno 1300 sono civili, circa 300 i bambini. Secondo quanto riportato da AsiaNews, il numero di civili uccisi quest’anno durante il digiuno appare inferiore alla cifra dell’anno scorso, ma i numeri restano impressionanti: l’Onu ha calcolato che dall’inizio del conflitto in Siria abbiano perso la vita oltre centomila persone, mentre milioni sarebbero i rifugiati nei campi di Turchia, Giordania e Libano. (R.B.)

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    Zimbabwe e Iran stipulano accordi per il commercio di uranio

    ◊   Il governo dello Zimbabwe ha preso accordi con l’Iran per la vendita di uranio, materia prima nella produzione di ordigni nucleari. Su entrambi i Paesi pesa l’embargo sul commercio del prezioso metallo radioattivo e gli accordi sarebbero un’aperta violazione delle risoluzioni della comunità internazionale. Il viceministro dello Zimbabwe per le Risorse Minerarie, Gift Chimanikire, ha parlato di una “nota d’intesa” con il governo di Teheran per l’esportazione dell’uranio, nonostante le “gravi conseguenze” pronosticate da Washington in caso tali accordi dovessero avere un seguito. (D.P.)

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    I vescovi brasiliani: campagna per l’accesso alle cure per tutti

    ◊   “La salute è un diritto di tutti i figli di Dio”. L’episcopato brasiliano spiega così il proprio sostegno alla campagna pubblica portata avanti dalle organizzazioni che fanno parte del “Comitato Salute+10” che si pone l’obiettivo di promuovere un progetto di legge d’iniziativa popolare affinché il governo destini il 10% delle entrate dello Stato al settore sanitario, in particolare in tutela della salute pubblica. Il provvedimento, nei giorni scorsi, è stato oggetto di diverse manifestazioni di piazza. Per presentare il testo al Congresso, erano necessarie un milione e 400mila firme, ma la campagna ne ha raccolte oltre un milione e 800mila, di cui oltre 865mila solo la Chiesa cattolica, come chiarisce il segretario generale dei vescovi brasiliani e vescovo ausiliare di Brasilia, mons. Leonardo Ulrich Steiner. Ai presuli, in particolare – ricorda L’Osservatore Romano – sta a cuore che l’assistenza sanitaria nel Paese sia garantita anche alle popolazioni indigene e già in passato avevano promosso iniziative in merito, come la Campagna di fraternità per il 2012, il cui tema era “Fratellanza e sanità pubblica”, accompagnato dal motto “La salute si diffonda sulla Terra”. Tutte queste iniziative mirano a ribadire l’impegno della Chiesa all’interno di una precisa prospettiva educativa ed etica, tesa alla prevenzione in materia sanitaria e alla promozione della salute integrale della persona. (R.B.)

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    Memoria di San Lorenzo. Il card. Bagnasco: sul suo esempio, l’autorità sia per servire

    ◊   Di fronte alla crisi “bisogna fare in fretta”. Così, il presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, si è rivolto ai fedeli riuniti in cattedrale nel capoluogo ligure in occasione della celebrazione di San Lorenzo, patrono della città. Il porporato nell’omelia ha esortato ad accelerare i tempi e a semplificare le procedure, perché “mentre la ripresa avanza lentamente, l’affanno di famiglie, giovani e anziani morde e non aspetta tempo”. “I segnali positivi sono l’inizio dell’alba, ma la gente attende giorno per ripartire – ha aggiunto – una vera ripresa dell’occupazione ancora non si vede”. In un altro passaggio, l’arcivescovo Bagnasco ha voluto ricordare l’esempio del martire San Lorenzo che “donando tutto ai poveri non ha fatto solo un grande atto di carità e amore, ma anche un servizio alla società di allora, proclamando nei fatti che una società è vera quando è giusta e fraterna e che l’autorità non è per se stessa, ma per servire”. Non bisogna, dunque, affidarsi solo all’uguaglianza, rifiutando l’istanza superiore che è Dio, perché altrimenti la società è come “un edificio costruito sulla sabbia: la convivenza si corrompe, il bene comune diventa una bandiera sventolata ma tradita”. Nell’invocazione che “il martire Lorenzo continui a guardare da questa cattedrale la città e la nostra gente”, il cardinale Bagnasco ha ribadito che la Chiesa non è un’elite, ma accoglie tutti “come siamo, con i nostri doni e le nostre miserie, con la nostra bontà e i nostri peccati”. “La Chiesa è vicina alla gente là dove vive – ha concluso – nella storia a volte si è cercato di estirpare la Chiesa dalla vita degli uomini: forse si è riusciti a sopprimere le strutture, ma mai si è riusciti a spegnere il senso di Dio”. (R.B.)

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    Irlanda del Nord: terza notte di scontri a Belfast

    ◊   Terza notte di violenza a Belfast, capitale dell’Irlanda del Nord, dove ci sono stati 26 feriti negli scontri tra repubblicani e lealisti. I repubblicani - riuniti per una marcia commemorativa dell’approvazione del decreto d’internamento preventivo senza processo, firmato nel 9 agosto 1971 - sono stati attaccati da centinaia di lealisti che hanno lanciato petardi, mattoni, pezzi di metallo e boccali di birra sul corteo. La polizia è stata costretta a intervenire con i cannoni ad acqua ed ha sparato in aria per disperdere la folla. L’evento segue la notte di giovedì, quando altre 8 persone erano rimaste ferite e 8 arrestate per incidenti simili. (D.P.)

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    Nuovo scontro tra Cina e Giappone sulle Isole Senkaku

    ◊   Nuovo incidente alle Isole Senkaku, arcipelago attualmente sotto l’amministrazione giapponese, ma reclamate dalla Cina. Oggi quattro navi cinesi sono entrate nelle loro acque territoriali per essere, poi, intercettate e respinte dalla guardia costiera giapponese. Le isole sono al centro di uno scontro diplomatico che dura da anni. Nelle ultime settimane la Cina ha intensificato le attività navali intorno alle isole e l’ambasciatore cinese a Tokyo è stato convocato già giovedì scorso per chiarimenti. (D.P.)

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    Sierra Leone: crollo di un ponte a Freetown, 6 morti

    ◊   Sono morte almeno sei persone sotto le macerie del “Jimmy Bridge” a Freetown, capitale della Sierra Leone, quando, nel cuore della notte, il ponte è crollato a causa di uno smottamento dovuto alla pioggia torrenziale. Le vittime sono tutti senzatetto che abitavano al riparo del ponte e il bilancio dei morti potrebbe continuare a salire. La stagione delle piogge provoca frequenti smottamenti nella capitale della Sierra Leone, costruita sulle pendici di una collina e in cui la manutenzione delle infrastrutture è molto povera. (D.P.)

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    La Comunità di Sant’Egidio vicina ai fedeli musulmani per la fine del Ramadan

    ◊   La Comunità di Sant’Egidio, insieme a "Genti di Pace", aiuta i fedeli musulmani che abitano a Roma a festeggiare la festa di Id al-Fitr, la festa della fine del mese di digiuno del Ramadan. Domani - informa un comunicato di Sant'Egidio - nei locali della mensa di via Dandolo, i giovani rifugiati afghani si riuniranno insieme con cittadini di tutte le nazionalità per le celebrazioni, mentre lunedì i fedeli musulmani detenuti avranno la possibilità di festeggiare anche presso il carcere romano di Regina Coeli. Il rinfresco nel carcere è stato donato da un pasticcere di fede ebraica, come segno di comunione con i musulmani. Ai partecipanti verrà distribuito il messaggio di auguri di Papa Francesco per la conclusione del mese di digiuno. La Comunità di Sant’Egidio si muove in linea con quanto afferma il Santo Padre nel messaggio: “Non si possono vivere legami veri con Dio ignorando gli altri, per questo è importante intensificare il dialogo tra le varie religioni, penso, anzitutto, a quello con l’Islam”. “Con queste parole ho voluto ribadire ancora una volta la grande importanza del dialogo e della cooperazione tra credenti, in particolare tra cristiani e musulmani, e la necessità di rafforzarla”, ha scritto ancora Papa Francesco. (D.P.)

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    Portogallo: al via la Settimana nazionale per migranti e rifugiati

    ◊   Prende il via domani in Portogallo la 41.ma Settimana nazionale dedicata ai migranti e ai rifugiati. L’Opera Cattolica portoghese per le Migrazioni (Ocpm) sottolinea che si tratterà di “un momento di particolare attenzione ai portoghesi sparsi nel mondo”. A causa della crisi economica e dell'aumento della disoccupazione, infatti, i portoghesi sono tornati ad emigrare a livelli che non si conoscevano da vent’anni. Tra le mete scelte dai nuovi emigrati, Paesi europei come la Francia, il Lussemburgo e la Svizzera. Ma sono soprattutto le antiche colonie, come il Brasile e l’Angola, ad accogliere i portoghesi alla ricerca di un lavoro. L’emigrazione è tornata così ad essere una realtà per un numero crescente di famiglie portoghesi: interi paesi e città si stanno svuotando e molte famiglie sono divise. La Settimana esaminerà comunque anche le problematiche degli stranieri che continuano a scegliere il Portogallo come meta per emigrare. A questo scopo, tra l’altro, lo scorso gennaio la Pastorale della Mobilità coordinata da padre José Granja ha deciso istituire un osservatorio permanente delle comunità straniere nel Paese in particolare quelle dall’Angola, Capo Verde e Ucraina. Tra i momenti centrali della Settimana ci sarà il pellegrinaggio dei migranti al Santuario di Fatima, che avrà luogo domani e lunedì. Sarà presente mons. Jean-Claude Hollerich, arcivescovo del Lussemburgo, dove si trova un’importante comunità di immigrati portoghesi. Il pellegrinaggio, spiega ancora l’Ocpm “sarà dedicato a tutti coloro che sono stati costretti a lasciare il loro Paese” a causa della difficile situazione economica. Inoltre, “sarà un modo per stabilire con queste persone una vera e propria comunione di fede e di speranza”. Secondo l’arcivescovo di Braga, mons. Jorge Ferreira da Costa Ortiga, presidente della Commissione episcopale della pastorale sociale e mobilità umana, “solo la fede può dare senso e significato a tante assenze e sofferenze”. (A cura del Programma Portoghese)

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    Bangladesh. Gli auguri del vescovo di Sylhet ai musulmani per la fine del Ramadan

    ◊   In occasione della festa di Id al-Fitr che segna la fine del Ramadan, ma anche per il clima di tensione politica che si respira ultimamente in Bangladesh, mons. Bejoy D’Cruze, vescovo di Sylhet e presidente della Commissione episcopale per l’unità cristiana e il dialogo interreligioso, manda al Paese un messaggio di pace, evidenziando i punti in comune tra le due religioni. “Cristianesimo e islamismo hanno molto in comune - sono le sue parole riferite da AsiaNews – e se lavorano insieme possono instaurare pace e prosperità nel mondo”. “Stiamo vivendo un momento di grande incertezza – ha aggiunto – crudeltà e conflitti crescono giorno dopo giorno, ma l’Islam è una religione di pace: in questo mese di digiuno avete fatto sacrifici; la pratica di queste virtù rende la vita delle persone più santa”. “È importante rispettare ogni credo, con i suoi insegnamenti e i suoi valori – ha concluso il presule – Gesù c’insegna che senza unione e armonia tra le diverse religioni è impossibile avere pace: io rispetto la fede e la cultura islamiche”. (R.B.)

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    Colombia: si moltiplicano i casi di femminicidio, 514 negli ultimi 6 mesi

    ◊   Si moltiplicano i casi di violenza sulle donne e di femminicidio in Colombia: lo afferma un rapporto dell’Istituto di medicina legale di Bogotà, inviato all'agenzia Fides da "Radio Caracol". Secondo i dati, nei primi sei mesi del 2013, ben 514 donne – per la maggior parte di età compresa fra i 30 e i 34 anni – sono state uccise nel Paese, con un’impennata nella regione della Valle del Cauca, al primo posto con ben 144 casi, seguita da Antioquia con 68, e dalla stessa capitale con 56. I dati sono stati verificati dal Gruppo Centro nazionale di riferimento per la violenza, molto attivo in questo campo. (R.B.)

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    Prosegue il pellegrinaggio della reliquia di San Cirillo tra Usa e Canada

    ◊   È in corso il pellegrinaggio di cinque settimane tra Canada e Stati Uniti, della reliquia di San Cirillo, proveniente dal Pontificio Collegio slovacco dei Santi Cirillo e Metodio a Roma e dedicato alle comunità di fedeli slovacchi locali. Il pellegrinaggio, guidato dal vescovo ausiliare di Bratislava, mons. Jozef Hal’ko, responsabile per la Pastorale della diaspora slovacca, si concluderà l’11 settembre, e s’inserisce nell’ambito delle celebrazioni organizzate in occasione del 1150.mo anniversario dell’arrivo dei due Patroni d’Europa nella regione della Gran Moravia, da parte della Slovacchia e della Repubblica Ceca. Da casa le tappe salienti del pellegrinaggio e le celebrazioni possono essere seguite in diretta su un sito creato appositamente dall’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale slovacca. (R.B.)

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    Il Perù ricorda tre missionari uccisi 22 anni fa

    ◊   La diocesi di Chimbote, in Perù, ricorda, come ogni hanno, il martirio di Zbigniew Strzalkowski e Miguel Tomaszek, due frati francescani che hanno dato la vita per l’evangelizzazione a Pariacoto, e di padre Sandro Dordi martirizzato, invece, nella città di Santa. I tre religiosi - ricorda l'agenzia Fides - sono stati assassinati 22 anni fa, mentre svolgevano la loro opera missionaria, da gruppi terroristici della zona. La città di Pariacoto ha ricordato i suoi due martiri l’8 agosto scorso con una Via Crucis e una preghiera per la Beatificazione dei due frati e di tutti i martiri del mondo. Una Messa è stata celebrata da mons. Angel Francisco Simon Piorno, vescovo di Chimbote, in memoria dei due martiri. Questa domenica, si svolge un pellegrinaggio da Chimbote alla volta di Pariacoto sui luoghi del martirio dei due francescani. (D.P.)

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    Pakistan. Cristiani e musulmani uniti in una rete in difesa dei diritti umani

    ◊   Sventare gli attacchi contro i singoli o le comunità e limitare gli abusi – purtroppo frequenti – della legge sulla blasfemia: questo l’obiettivo che si pone la rete di attivisti per i diritti umani promossa in un incontro organizzato nei giorni scorsi a Faisalabad, in Pakistan, da Human Rights Defenders e da Association of women for awareness and motivation. La rete sarà composta da membri cristiani e musulmani e chiamata a vigilare sulle violazioni dei diritti umani nel Paese – precisa AsiaNews – ma anche sul rispetto della libertà religiosa e delle libere espressione e associazione, per creare una società “armonica e pacifica”. All’incontro nel Punjab hanno partecipato una cinquantina di esperti del settore tra leader religiosi, operatori umanitari, politici, avvocati e guide di movimenti giovanili che insieme hanno convenuto sulle problematiche derivanti dalla legge sulla blasfemia, che colpisce spesso sia cristiani sia musulmani e che diventa sovente strumento contro oppositori politici o di vendette personali. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 222

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.