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Sommario del 01/08/2013

Il Papa e la Santa Sede

  • Papa Francesco: è il tempo della misericordia e della tenerezza, la Chiesa sia vicina alla gente
  • Gmg di Rio. Mons. Forte: i giovani hanno davvero vissuto l’entusiasmo del Vangelo
  • P. Casalone: Papa Francesco chiede ai gesuiti di trovare nuovi modi di evangelizzazione
  • Mons. Celli: digitale può essere un ostacolo, media promuovano cultura dell'incontro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Nuovo monito del governo egiziano ai Fratelli musulmani: via dalle piazze
  • Il presidente dello Yemen incontra Obama: si decide la sorte di oltre 50 prigionieri di Guantanamo
  • Lampedusa. "Frontex" lancia l'allarme sbarchi. Don Nastasi: evitare l'ingolfamento del centro
  • Dal Senato sì al decreto lavoro. La disoccupazione giovanile è al 39,1%
  • Gmg. Dino Boffo: Papa Francesco conquista con la sua novità
  • Festa del Perdono ad Assisi: domani, l'arrivo della marcia francescana
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Egitto. Il vescovo di Minya: preoccupato da accuse anticristiane degli islamisti
  • Siria, 100 morti in 24 ore. Assad: sono fiducioso nella vittoria
  • Zimbabwe, elezioni: Mugabe rivendica la vittoria, per l'opposizione "brogli massicci"
  • Brasile. Riprese le proteste a Rio de Janeiro
  • Sud Sudan. Il rimpasto al governo del presidente Kiir
  • Repubblica Centrafricana: al via la missione dell’Unione Africana nel Paese
  • India. Nello Stato dell’Assam 13 mila donne violentate in otto anni
  • Messico. Il vescovo di Saltillo denuncia le gravi condizioni del carcere di Cereso
  • Caritas Mali soddisfatta delle elezioni svoltesi “in modo pacifico”
  • Iraq. Il Seminario caldeo apre ad altre confessioni
  • Cile. Riaperta la Cattedrale di Santiago dopo l’irruzione dei manifestanti pro-aborto
  • Settimana Mondiale dell’allattamento al seno
  • Vescovi svizzeri per la festa nazionale: visione cristiana arricchisce la società
  • Le diocesi umbre si preparano alla visita del Papa per la festa di San Francesco
  • "Quindicina dell'Assunta" nella Basilica di Santa Maria in VIa Lata a Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Papa Francesco: è il tempo della misericordia e della tenerezza, la Chiesa sia vicina alla gente

    ◊   La Chiesa ricorda oggi Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il vescovo napoletano che seppe penetrare così bene il cuore dei poveri del 1700. Per lui, compositore del celebre canto natalizio ‘Tu scendi dalle stelle’, l’Incarnazione del Verbo era il modello da seguire per una Chiesa che voglia essere la Sposa di un Dio vicino al suo popolo. E uno dei grandi temi affrontati da Papa Francesco nel suo viaggio apostolico a Rio de Janeiro è stato proprio quello di una Chiesa che vive in mezzo alla gente, una Chiesa materna e misericordiosa. Riascoltiamo, in questo servizio di Sergio Centofanti, alcune parole pronunciate dal Papa in occasione della sua visita in Brasile:

    Questo è “il tempo della misericordia” – ha detto con forza Papa Francesco - la Chiesa “deve andare a curare i feriti”, deve “trovare una misericordia per tutti … ma non solo aspettarli: andare a cercarli! Questa è la misericordia” (Conversazione in aereo, 28 luglio).

    Per questo è fondamentale la vicinanza della Chiesa, "perché la Chiesa è madre, e non conosciamo una madre per corrispondenza. La madre … ci coccola, ci tocca, ci bacia, ci ama. Quando la Chiesa, impegnata con mille cose, trascura questa vicinanza, trascura ciò e comunica solo con i documenti, è come una madre che comunica con suo figlio con le lettere”. Spesso manca questa “prossimità” (Intervista alla tv Brasiliana ‘O Globo’, 28 luglio).

    Per il Papa, ci vuole una Chiesa “più facilitatrice della fede che controllore della fede”. Invece, a volte, ci sono “pastorali ‘lontane’, pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi... ovviamente senza vicinanza, senza tenerezza, senza carezza. Si ignora la ‘rivoluzione della tenerezza’ che provocò l’incarnazione del Verbo. Vi sono pastorali impostate con una tale dose di distanza che sono incapaci di raggiungere l’incontro: incontro con Gesù Cristo, incontro con i fratelli”. “Come sono le nostre omelie? – domanda il Papa - Ci avvicinano all’esempio di nostro Signore, che ‘parlava come chi ha autorità’ o sono meramente precettive, lontane, astratte?”. (Discorso al Comitato di coordinamento del Celam, 28 luglio).

    “Forse – ha sottolineato Papa Francesco - abbiamo ridotto il nostro parlare del mistero ad una spiegazione razionale; nella gente, invece, il mistero entra dal cuore”. “A volte, perdiamo coloro che non ci capiscono perché abbiamo disimparato la semplicità, importando dal di fuori anche una razionalità aliena alla nostra gente. Senza la grammatica della semplicità” – osserva - la nostra missione “è destinata al fallimento”. Forse la Chiesa è apparsa “troppo lontana” dai bisogni della gente, “forse troppo fredda … forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

    Serve, invece – ha detto il Papa - una Chiesa che sappia dialogare con quanti “vagano senza meta, da soli, con il proprio disincanto, con la delusione di un Cristianesimo ritenuto ormai terreno sterile, infecondo, incapace di generare senso”. “Serve una Chiesa in grado di far compagnia, di andare al di là del semplice ascolto; una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente; una Chiesa capace di decifrare la notte contenuta nella fuga di tanti fratelli e sorelle … una Chiesa che si renda conto di come le ragioni per le quali c’è gente che si allontana contengono già in se stesse anche le ragioni per un possibile ritorno, ma è necessario saper leggere il tutto con coraggio. Gesù diede calore al cuore dei discepoli di Emmaus. Vorrei – ha proseguito il Papa - che ci domandassimo tutti, oggi: siamo ancora una Chiesa capace di riscaldare il cuore?”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

    In un mondo in cui tutto è sempre più veloce “si avverte una disperata necessità di calma, vorrei dire di lentezza. La Chiesa, – domanda ancora Papa Francesco - sa ancora essere lenta: nel tempo, per ascoltare, nella pazienza, per ricucire e ricomporre? O anche la Chiesa è ormai travolta della frenesia dell’efficienza? Recuperiamo – esorta il Pontefice - la calma di saper accordare il passo con le possibilità dei pellegrini, con i loro ritmi di cammino, la capacità di essere sempre vicini per consentire loro di aprire un varco nel disincanto che c’è nei cuori, così da potervi entrare”. “Serve, allora, una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia – conclude Papa Francesco - c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di ‘feriti’, che hanno bisogno di comprensione, di perdono, di amore”. (Discorso all’Episcopato brasiliano, 27 luglio)

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    Gmg di Rio. Mons. Forte: i giovani hanno davvero vissuto l’entusiasmo del Vangelo

    ◊   Una settimana fa, a Copacabana, i giovani di tutto il mondo abbracciavano Papa Francesco nella Festa dell’Accoglienza della Gmg di Rio. Un evento indimenticabile come tutta la Giornata Mondiale della Gioventù. Intanto, l’arcidiocesi di Cracovia ha già inaugurato a tempo di record un sito web per la Gmg del 2016 (www.krakow2016.com). Ma torniamo alla Gmg appena conclusa con un bilancio dell’arcivescovo di Chieti, mons. Bruno Forte. La testimonianza è stata raccolta da Federico Piana:

    R. – Io metterei in luce i due frutti principali che ho colto nei cuori dei giovani, a incominciare da quelli della mia diocesi che ho potuto accompagnare, ai tanti che ho incontrato nelle catechesi. Il primo frutto è quello più invisibile, quello legato alla Settimana missionaria che i giovani hanno vissuto prima della venuta a Rio e dell’incontro con Papa Francesco. Moltissimi di loro sono stati nelle favelas del Brasile, e sono stati colpiti dalla gioia dei poveri. Poi, venuti a Rio, l’incontro straordinario con il Papa e con la Chiesa: questa Chiesa bella, questa Chiesa viva, giovane; questo Papa capace di parlare al cuore dei giovani, di vivere l’entusiasmo del Vangelo e di contagiare …

    D. – Secondo lei, quali sono le ragioni per le quali Papa Francesco riesce a toccare il cuore dei giovani?

    R. – Io ne individuo almeno tre, che mi sembrano particolarmente convincenti. La prima, che questo Papa è autentico, è se stesso: lo si sente profondamente. Quello che dice, lo vive. I gesti e le parole non sono separati l’uno dall’altra e i giovani hanno bisogno di questa autenticità, di qualcuno che appaia loro subito come affidabile. Un secondo riferimento importante è che Papa Francesco tratta i giovani con grande fiducia: dà loro fiducia e li fa sentire responsabilizzati; fa capire che Cristo conta su ciascuno di loro. E finalmente, questo Papa che è credibile, che responsabilizza i giovani li fa sentire anche in una compagnia straordinaria: non siamo soli! Non solo c’è l’amore di Gesù che ci raggiunge nella preghiera, nei Sacramenti, nella carità vissuta per i poveri; ma c’è questa grande compagnia della Chiesa, questo popolo in cammino che appartiene a tutte le lingue, a tutte le culture. Era straordinariamente bello vedere la festa di colori, di voci, di suono che riempivano le vie di Rio de Janeiro: una città certamente abituata a queste folle oceaniche anche se mai, neanche nel grande Carnevale di Rio, si è raggiunto il numero di questi giorni – tre milioni di giovani! – e mai si è raggiunta questa gioia, questa felicità serena.

    D. – Il Papa che si avvicina ai giovani, cerca di capirli; però non transige né sulla morale né sul magistero della Chiesa …

    R. – Ma questo è evidente! E’ questa la sua forza! Egli ha saputo trasmettere i contenuti belli del Vangelo, alti ed esigenti, in una maniera che è parsa ai giovani assolutamente vera e convincente. In altre parole, non è il Papa che li accarezza, quasi a cercare di piacere loro ad ogni costo. E’ il Papa che li ama, e fa sentire loro quanto li ama. E quando tu ami veramente qualcuno, e questo qualcuno si sente amato, gli puoi chiedere tutto.

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    P. Casalone: Papa Francesco chiede ai gesuiti di trovare nuovi modi di evangelizzazione

    ◊   “Essere uomini radicati e fondati nella Chiesa: così ci vuole Gesù”: è uno dei passaggi forti dell’omelia che Papa Francesco ha pronunciato ieri nella Festa di Sant’Ignazio di Loyola nella Chiesa del Gesù a Roma. Una celebrazione di grande significato, essendo Papa Bergoglio il primo Pontefice della Compagnia di Gesù. Antonella Palermo ne ha parlato con padre Carlo Casalone, provinciale dei gesuiti d’Italia:

    R. - C'è un’impressione di grande familiarità e di grande vicinanza di Papa Francesco, che conosce il suo cammino, la sua formazione all’interno della Compagnia e - come ha sottolineato il padre generale, Adolfo Nicolas - si sente gesuita, pensa come un gesuita.

    D. - Papa Francesco ha messo in guardia sul costruirsi cammini paralleli in seno alla Chiesa e ha detto, invece, la creatività va bene…

    R. - Su questo devo dire che Papa Francesco si richiama alle parole che anche Papa Benedetto XVI ha detto alla Congregazione generale dei Gesuiti nel 2008: “Andare alle frontiere”. Andare alle frontiere vuole dire andare in quei luoghi, che lui chiama periferie, dove si è meno presenti: sono periferie non solo geografiche, ma anche culturali ed esistenziali di povertà, di marginalità, di fragilità, alle quali il Vangelo in particolare si rivolge. Quindi si tratta di trovare nuove modalità nella logica della nuova evangelizzazione, che non cambia il Vangelo, ma cambia il modo di portarlo, di testimoniarlo, rinnova colui che evangelizza o la comunità che evangelizza, in modo che possa farlo con rinnovata intensità e con modalità che siano effettivamente recepibili da coloro ai quali si rivolge.

    D. - Una parola risuona con urgenza nella omelia del Santo Padre, che è quella della “vergogna”. Vorrei che ci aiutasse a capire bene in che senso dobbiamo parlare di vergogna…

    R. - Papa Francesco si riconosce profondamente radicato nella spiritualità della Compagnia e questa parola che lui ha utilizzato viene dagli esercizi spirituali, dove - nella fase iniziale del percorso degli esercizi - Ignazio di Loyola parla della meditazione sul peccato. Papa Francesco dice che noi facciamo fatica a sentire vergogna per il male nelquale siamo implicati, il male con il quale siamo collusi. E' bene invece che noi riconosciamo il nostro limite e che cerchiamo onestamente di riconoscere quelle zone oscure, quel lato oscuro della nostra esperienza umana, che ha a che fare con la vergogna e con la colpa.

    D. - Da qui si può cogliere il motivo di ripartenza e di rinnovamento della Chiesa?

    R. - Penso che questo sia una buona strada di partenza, che inizia dalla conversione personale di ciascun credente, a partire dal Papa. Nel viaggio di ritorno dalla Gmg di Rio, il Papa ha detto: io veramente non so come saranno organizzati lo Ior piuttosto che la Curia, però so che dobbiamo lavoraci, che dobbiamo lavorarci insieme, che dobbiamo confrontarci, che dobbiamo riconoscere le cose che non vanno e da lì partire, onestamente e semplicemente, per costruire delle modalità migliori.

    D. - Il Papa verso la fine dell’omelia ha inserito due richiami iconografici, che hanno a che fare con l’immagine del tramonto e ha fatto riferimento a due pilastri della Compagnia di Gesù: San Francesco Saverio e il padre Pedro Arrupe…

    R. - Sì, le ha definite due icone di gesuiti che hanno speso la loro vita fino in fondo, cioè fino al tramonto, ma anche fino in fondo esistenzialmente, che si sono cioè dati completamente alla missione. Francesco Saverio, dopo la sua missione in Oriente, cercando di andare in Cina senza riuscirci, e quindi volgendo lo sguardo a un nuovo orizzonte missionario; e padre Arrupe che, alla fine del suo impegno come preposito generale della Compagnia di Gesù, si è giocato fino in fondo nella linea della offerta della propria vita al servizio del Vangelo nella Chiesa.

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    Mons. Celli: digitale può essere un ostacolo, media promuovano cultura dell'incontro

    ◊   “I mezzi di comunicazione sono una realtà imprescindibile” che provoca “grandi cambiamenti non solo a livello tecnologico e culturale, ma anche nella storia della Chiesa”: è quanto afferma mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali, nel saluto indirizzato all’Associazione dei comunicatori cattolici di America Latina e Caribe (Occlac), riunita da oggi a sabato prossimo a Quito, in Ecuador. L’assemblea dell’Occlac ha in programma l’esame delle nuove direttive 2013-2017 e in quest’ottica mons. Celli delinea tre obiettivi: innanzitutto, dice il presule, i comunicatori devono essere “promotori della cultura dell’incontro” perché oggi “la barriera digitale non è l’unica causa dell’incomunicabilità”. Anzi: in una società “sempre connessa”, l’essere umano “vive, in tante circostanze, più isolato che mai e incontra grandi difficoltà nell’avviare una vera comunicazione interpersonale”. Di qui, il richiamo che mons. Celli fa alle parole di Papa Francesco il quale esorta spesso a “promuovere una cultura dell’incontro con gli altri, a partire dalla fede nata dall’incontro personale con Gesù”.

    Non solo: il presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali sottolinea che attualmente “in molti contesti geografici, la comunicazione si scontra con grandi difficoltà”, soprattutto là dove “si approvano nome che attentano alla libertà di espressione, di opinione e di stampa”. Per questo, mons. Celli ribadisce che “la posizione dei cristiani sarà sempre quella di cercare tutti i modi leciti per denunciare le situazioni di ingiustizia e promuovere la diffusione della verità”, perché “dire la verità sull’uomo alla luce della Parola di Dio è una delle missioni dei comunicatori cattolici in America Latina”. Al secondo punto, poi, il presule pone l’invito a “comunicare Cristo nelle periferie esistenziali!”, poiché è necessario “promuovere la nuova evangelizzazione come un processo integrale dell’essere umano”, recuperando così “la dignità di figli di Dio e cercando nuove forme di comunicazioni favorevoli allo sviluppo”. Quindi, come terzo punto del suo discorso, mons. Celli punta il dito contro due tentazioni dell’uomo di oggi, indicate da Papa Francesco nella Messa a Santa Marta del 12 giugno scorso: “il retrocedere, per paura di quella libertà che deriva dallo Spirito Santo” e, all’opposto, un certo “progressismo adolescente pronto a seguire valori alla moda proposti dalla cultura dominante”. Al contrario, sottolinea il presule, oggi è necessario seguire la legge dello Spirito Santo che “ci porta su una strada di discernimento continuo per fare la volontà di Dio”. Infine, il presule esprime l’auspicio che “i comunicatori cattolici dell’America Latina siano veri testimoni di Cristo Risorto”. (A cura di Isabella Piro)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un articolo del cardinale arcivescovo di Barcellona, Luis Martinez Sistach, dal titolo “Perfetta sintonia”: Papa Francesco tra le nuove generazioni.

    La Chiesa sulla strada per evangelizzare: il rettore maggiore dei salesiani, Pascual Chavez Villanueva, sul progetto condiviso, a Rio de Janeiro, dal Santo Padre con i ragazzi e le ragazze di tutte le nazioni del mondo.

    Essere cristiani o ha un effetto o non significa nulla: messaggio della Conferenza dei vescovi svizzeri per la festa nazionale del primo agosto.

    Tra le due solitudini del cielo e del mare: la morte di Francesco Saverio nel dramma teatrale “Il divino impaziente” di Maria José Peman.

    Quella migrazione finita in catene: Gianpaolo Romanato su martiri sconosciuti della Romania comunista.

    La visione del bello che consola il pellegrino: Timothy Verdon su pittura, scultura e architettura che non parlano ma fanno vedere, toccare, entrare fisicamente nel sacro.

    Un articolo di Emilio Ranzato dal titolo “Quando Kubrick rinnegò se stesso”: restaurato il film d'esordio “Fear and Desire”.

    La chitarra più veloce a sud del Rio Bravo: Giuseppe Fiorentino sul concerto di Carlos Santana a Roma.

    Quando il Pil preoccupa più della fame: costi veri e presunti della malnutrizione nello Swaziland.

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    Oggi in Primo Piano



    Nuovo monito del governo egiziano ai Fratelli musulmani: via dalle piazze

    ◊   In Egitto sale la tensione dopo la decisione del governo di far sgomberare le piazze occupate di Fratelli musulmani. In una dichiarazione in tv, il portavoce del Ministero dell'Interno ha chiesto ai manifestanti di essere “saggi” e di lasciare i presidi in cambio di un'uscita sicura e una protezione totale. Questa decisione è dunque l’ennesimo muro contro muro tra le parti? Al microfono di Benedetta Capelli risponde Antony Santilli docente di lingua e cultura araba alla Luiss di Roma:

    R. – Possiamo dire senza ombra di dubbio di sì, nel senso che è un muro contro muro maturato ormai da mesi, in realtà da quando è scoppiata la prima fase della rivoluzione egiziana. L’esercito ha governato e guidato il processo di transizione egiziano nei primi mesi, ha tentato di resistere alle pressioni che dall’esterno e dall’interno sono state esercitate nei suoi confronti per attuare un processo di transizione democratico trasparente. Oggi possiamo sostanzialmente dire che ha preso la sua rivincita, legittimato da una piazza scontenta dell’operato della Fratellanza islamica al governo.

    D. – Ma, secondo lei, da questa impasse poi come si può venire fuori?

    R. – La situazione è oggettivamente critica e le previsioni sono veramente difficili; sostanzialmente, l’esercito – il Consiglio supremo delle Forze armate – ha delegittimato un processo elettorale giudicato da tutti gli organismi internazionali come trasparente, se pure con i normali difetti che possono prodursi nel momento elettorale in Paesi che per anni non hanno adoperato questo tipo di processi decisionali. Allo stesso tempo, questo atteggiamento dell’esercito, sostenuto dalle piazze che per mesi hanno continuato con mobilitazioni e proteste, rappresenta un precedente che è stato avvallato anche dal silenzio delle potenze occidentali. Quest’ultime hanno sostanzialmente comunicato la loro preoccupazione senza però essere determinate nel fermare l’operato dell’esercito contro i Fratelli musulmani e contro il processo di transizione in corso.

    D. – Ieri, la visita al deposto presidente Morsi da parte di una delegazione dell’Unione Africana e prima ancora c’era stata la visita della diplomatica europea, Ashton. Si sta effettivamente facendo un pressing per la pacificazione dell’Egitto?

    R. – Si: un pressing alquanto sterile, a mio avviso, soprattutto perché il pressing si sarebbe dovuto fare prima dell’intervento dei militari che, secondo fonti acclarate, era già noto all’establishment degli Stati Uniti. Da questo punto di vista, le dichiarazioni ultime del governo statunitense non sono dichiarazioni che possano farci sperare in una pacificazione immediata. Infatti, parlare – come per esempio ha fatto recentemente il governo degli Stati Uniti – di una garanzia che l’esercito deve dare alla popolazione egiziana perchè possa manifestare liberamente e pacificamente nel Paese, significa chiedere una garanzia alquanto sterile. Non dimentichiamo che l’esercito stesso è stato sostenuto da anni proprio dagli Stati Uniti attraverso un finanziamento costante, sia di armamenti sia nella sua leadership politica. Gli Stati Uniti sono coloro che, assieme all’Unione Europea, hanno detto sì al processo di transizione egiziano, culminato nell’elezione dell’Assemblea per la promulgazione del testo costituzionale, ma oggi queste stesse potenze sono silenti di fronte ad un intervento delle forze armate che non si sono limitate solo a deporre i Fratelli musulmani, ma hanno sospeso il testo costituzionale e sono intenzionate anche ad utilizzare le maniere forti nei confronti dei sit-in in sostegno al deposto presidente Morsi.

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    Il presidente dello Yemen incontra Obama: si decide la sorte di oltre 50 prigionieri di Guantanamo

    ◊   E’ previsto per oggi a Washingotn l’incontro tra Barack Obama e il presidente dello Yemen Mansour Hadi. Sul tavolo il trasferimento dei 56 prigionieri yemeniti detenuti a Guantanamo. Intanto nel sud-est dello Yemen un attacco americano ha ucciso quattro sospetti militanti di Al-Qaeda. Sull’importanza strategica del Paese arabo, a lungo diviso tra Nord e Sud, Michele Raviart ha intervistato Farian Sabahi, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università di Torino:

    R. – Lo Yemen è l’unica Repubblica della penisola araba e, al tempo stesso, è il Paese più popoloso - ha 24 milioni di abitanti – ma è anche il più povero tra gli Stati arabi, con un reddito medio pro capite annuo di circa mille dollari: metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, con meno di due dollari al giorno. C’è il problema dei rifugiati che arrivano dal Corno d’Africa, c’è poco petrolio, ma lo Yemen è fondamentale nel business energetico, perché da Bab el Mandeb, la costa occidentale dello Yemen, transitano le petroliere che si dirigono verso il Mar Rosso, verso il Canale di Suez ed evitano così di circumnavigare il continente africano. Lo Yemen, quindi, condiziona in modo determinante il prezzo del carburante, il prezzo dell’oro nero.

    D. – Quali sono gli interessi specifici degli Stati Uniti?

    R. – Gli interessi specifici degli Stati Uniti hanno a che fare con Al Qaeda, a parte ovviamente la questione del petrolio. Per capire lo Yemen credo sia necessario leggere la storia del Paese. Il Paese è stato unificato soltanto nel 1990; nel Nord ha regnato una dinastia d’imam fino al 1962, poi il Paese è diventato Repubblica; il Sud è Protettorato britannico e poi diventa Repubblica socialista indipendente; nel 1967 lo Yemen rimane legato all’Urss, per cui ha giocato un ruolo fondamentale nella Guerra Fredda; c’è uno scontento al Sud, che si sente colonizzato dal Nord, per gli investimenti mancati e per l’imposizione di una certa tradizione pesante da parte del Nord; nel ’94 c’è stata poi una guerra civile prolungata, ed è in questo contesto che si inserisce poi Al Qaeda e si inserisce anche la lotta al terrorismo degli Stati Uniti. Delle 86 persone, infatti, che dovrebbero essere rilasciate da Guantanamo, 58 dovrebbero essere rimpatriate proprio in Yemen. Si teme, quindi, che si uniscano ai militanti di Al Qaeda.

    D. – Qual è la situazione del governo, che è stato coinvolto nelle primavere arabe?

    R. – Il nuovo presidente Mansour Hadi era il vice del presidente Ṣāliḥ, quindi non è un uomo nuovo, anche se è un uomo del Sud e un uomo che garantisce continuità agli Stati Uniti. Lo stesso vale per i nipoti di Ṣāliḥ che continuano a rimanere nelle posizioni chiave, nella lotta contro il terrorismo. Ricordiamo che in Yemen è in atto un dialogo, che coinvolge non solo le grandi potenze, ma coinvolge 500 deputati che appartengono alle diverse fazioni politiche. La cosa importante però è successa nel febbraio del 2010: il cessate il fuoco con i ribelli Houti nel Nord, che ha permesso alle autorità dello Yemen di concentrarsi su Al Qaeda e sui separatisti del Sud. Il problema con le primavere arabe c’è stato dal 2011, perché, di fatto, le autorità si sono dovute concentrare sugli oppositori e quindi Al Qaeda ha avuto una possibilità in più per cementarsi in varie località nella provincia di Abyan, nel Sud. E contro di loro si sono scatenati poi i droni americani.

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    Lampedusa. "Frontex" lancia l'allarme sbarchi. Don Nastasi: evitare l'ingolfamento del centro

    ◊   Un segnale preoccupante di una situazione da monitoraggio continuo. Così "Frontex", l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere, commenta il dato degli oltre 1300 migranti sbarcati tra Sicilia e Lampedusa la settimana scorsa. Oggi sull’isola, visitata meno di un mese fa da Papa Francesco, sono giunti i ministri alle Infrastrutture e alla Difesa, Maurizio Lupi e Mario Mauro. Sulla situazione, Paolo Ondarza ha intervistato il parroco di Lampedusa don Stefano Nastasi:

    R. – Sull’isola la situazione regge bene, tutto sommato. E’ chiaro che le presenze numerose tante volte creano difficoltà in centro, perché se il centro è predisposto ad una presenza massima di 400 persone, quando il numero va oltre quella cifra si crea una difficoltà. La cosa che bisogna evitare è creare l’ingolfamento all’interno, perché significa creare ulteriori disagi sia per quei ragazzi (immigrati, ndr.) che per la comunità isolana, non riuscendo poi a dare risposte concrete e precise ai loro bisogni.

    D. – Solo poche settimane fa la visita di Papa Francesco a Lampedusa ha portato la generosità degli abitanti dell’isola, così come i problemi dell’isola, sotto i riflettori di tutto il mondo. Oggi riscontra ancora attenzione?

    R. – Sicuramente l’attenzione c’è e c’è l’interesse di molti nel voler fare qualcosa. E’ pur vero, però, che tra le buone intenzioni o la buona volontà e la realtà c’è una differenza. Di segnali positivi, che diano respiro alla quotidianità dell’isola, ancora non ne abbiamo visti. Ciò che serve all’isola nella vita di ogni giorno è quello di renderla più serena nella quotidianità. Agire nei momenti delle emergenze è una risposta che può tamponare qualcosa, ma che non dà risposte concrete ad un bisogno che ti porti dietro da anni.

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    Dal Senato sì al decreto lavoro. La disoccupazione giovanile è al 39,1%

    ◊   Il Senato ha approvato ieri il decreto lavoro-Iva con 203 sì, 35 no e 32 astenuti, che contiene incentivi per le assunzioni dei giovani. Il testo passa ora alla Camera in seconda lettura. Resta intanto preoccupante il dato Istat sulla disoccupazione giovanile, che è al 39,1%. Il servizio di Debora Donnini:

    Sgravi contributivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato giovani fino a 29 anni, slittamento al primo ottobre il termine dell'aumento dell'Iva dal 21 al 22%, sbloccati altri 20-25 miliardi di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Queste alcune delle principali novità del decreto Lavoro-iva che ha avuto l’ok del Senato. Previsto anche lo stop alla pubblicità per le sigarette elettroniche, la riduzione del tempo fra un contratto a termine e l’altro e il rilancio dell’apprendistato. Estese anche ai co.co.pro le tutele contro le cosiddette 'dimissioni in bianco'. Soddisfazione dal ministro del Lavoro Giannini. A far crescere la preoccupazione arrivano però i dati Istat sulla disoccupazione giovanile: 39 giovani su 100 non lavorano, con un più 4,6% rispetto all’anno scorso. In generale la disoccupazione a giugno si ferma al 12,1%, con un piccolo passo indietro su maggio, anche se resta in aumento su base annua con un rialzo di 1,2 punti. Intanto si riprende l’economia americana: il Pil degli Stati Uniti nel secondo semestre 2013 cresce dell’1,7% , ben oltre le attese.

    Gli incentivi per far assumere i giovani approvati oggi dal Senato e le altre misure per il lavoro riusciranno ad “intaccare” la disoccupazione giovanile, che in Italia è arrivata al 39,1%? Debora Donnini lo ha chiesto a Tommaso Cozzi, professore di economia all’Università di Bari:

    R. - Credo che siamo all’inizio delle misure che il governo e il parlamento devono assumere per risolvere il problema dell’occupazione in generale, e di quella giovanile in particolare. Sicuramente sono misure significative, ma se andiamo a guardare la copertura finanziaria, purtroppo, di fatto, non potranno essere risolutive. Quindi, il governo sta contemporaneamente lavorando su misure di sistema, che quindi risolvano al fondo i problemi, ma purtroppo con una limitatezza di risorse che riguarda l’economia dell’Unione Europea in generale. Direi che si può provare ad essere ottimisti; il percorso è appena iniziato, mi sembra che si sia sulla buona strada.

    D. - Questo stop dell’aumento dell’Iva, che in realtà slitta al 1° ottobre 2013, è utile?

    R. - Direi che è utile, perché l’Iva ricade sul consumatore finale; ed un aumento dell’uno percento, in un momento di crisi, è significativo. Il mio auspicio è che questo rinvio possa essere una premessa per evitare totalmente l’aumento dell’Iva. C’è il problema di lasciare liquidità nelle tasche dei consumatori; aumentando l’Iva dell’uno percento, si agisce in maniera esattamente opposta.

    D. - Oggi i dati dicono che l’economia americana è in ripresa: come mai in Italia, invece, la situazione è così difficile da sbloccare?

    R. - Se andiamo a guardare i cicli storici, questa è una storia che si ripete. In genere, gli Stati Uniti anticipano sia le crisi che le riprese. Negli Stati Uniti si opera con una logica differente rispetto a quella europea ed italiana, in particolare. Tra l’altro poi ci sono i cosiddetti “fondamentali”, quali le risorse energetiche, il sistema industriale, che sono molto più potenti, avanzate e sviluppate rispetto all’Italia. Quindi è normale che un trend positivo inizi dagli Stati Uniti e in genere poi c’è un rimbalzo anche sull’Unione Europea.

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    Gmg. Dino Boffo: Papa Francesco conquista con la sua novità

    ◊   La Gmg di Rio de Janeiro ha calamitato l’attenzione mondiale grazie anche alle dirette televisive e ai social network. Tra le tv italiane che hanno avuto gli ascolti maggiori per la copertura del viaggio del Papa in Brasile spiccano Rainews24 e Tv2000. Luca Collodi ha raccolto il commento del direttore della tv dei cattolici italiani, Dino Boffo:

    R. – Io direi che questo Papa non sia difficile da conoscere. Non è, dunque, difficile decifrare il suo successo. So che bisogna, però, applicarsi per raccontarlo, non continuando ad usare la nostra stagionata tavolozza di colori, di argomenti, perché fare così significa fallire. Bisogna tentare di farlo come se per la Gmg si sia trattato di una formidabile avventura spirituale e culturale.

    D. – La stampa laica ha maggiore facilità oggi a parlare di Papa Francesco?

    R. – A me sembra francamente di cogliere più che altro un certo imbarazzo. Probabilmente, la stampa laica non era pronta, e non è tuttora pronta, a cogliere il “novum” di questo Pontificato, che non è solo recente, è proprio nuovo. E’ un Papa che guarda ai prossimi 50 anni della Chiesa. La mia impressione è che la stampa laica sia tutta presa dalla contingenza vaticana, dal colore, dal contorno, ma non riesca a decifrare Bergoglio con i colori e l’alfabeto di Bergoglio.

    D. – La stampa cattolica, invece, può avere elementi di novità nel raccontare il Papa?

    R. – Io direi che la stampa cattolica riesce nella misura in cui fa parlare il Papa stesso e cerca di evidenziare che lui è interessato a salvare il più possibile della sua personalità, del suo stile, del suo modo di essere pastore. Se il Signore, infatti, l’ha scelto per il suo modo di essere pastore, è evidente che lui intenda cambiare il meno possibile.

    D. – Tv 2000 ha riscosso un grande successo di pubblico. Addirittura, in alcune fasce orarie negli ultimi giorni del viaggio del Papa in Brasile, ha avuto più ascoltatori della Rai. Come spiega il successo di una tv cattolica nazionale?

    R. – Io penso si spieghi con il successo del Papa, non tanto con nostre ragioni, intrinseche al mezzo o alle nostre singole abilità. Piuttosto la nostra abilità, se di abilità si tratta, è fare spazio al protagonista, al Papa, e semmai ai giovani e al popolo brasiliano e, comunque, fare spazio non al nostro racconto imbastito a prescindere: è stare inchiodati al linguaggio del Papa, tentare di decodificarlo con i suoi stessi codici, con i suoi precedenti, e poi lasciarsi stupire da Dio, da quello che Lui fa nella vita delle persone, dalle coincidenze di cui Egli si serve per costruire le singole stagioni della sua Chiesa. Io trovo che quello che cortesemente lei chiamava il successo della mia emittente sia l’identificarsi, indovinando il sentimento popolare, interpretandolo, ma anche traguardare l’obiettivo in avanti, come fa il Papa, verso i prossimi 50 anni di questa Chiesa nel mondo.

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    Festa del Perdono ad Assisi: domani, l'arrivo della marcia francescana

    ◊   In occasione della Festa del Perdono, tutto pronto ad Assisi per l’arrivo dei giovani della Marcia Francescana, previsto per le 15 di domani nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Circa 1.600 le presenze quest’anno di giovani provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa. La Marcia è un cammino di dieci giorni per i giovani, dai 18 ai 32 anni, che desiderano impegnarsi in un breve itinerario spirituale e raggiungere a piedi la meta di Assisi. Federica Baioni ha raccolto la voce di un giovane volontario in marcia e ha intervistato sull’argomento fra Francesco Piloni dei Frati Minori, tra gli organizzatori dell’evento:

    R. - La tematica di quest’anno è “Chi crede, cammina”. Proprio perché siamo nell’Anno della Fede, il desiderio di ogni uomo che si porta in profondità - e i desideri dell’uomo sono quelli che danno poi la qualità all’oggi, al presente - è quello di essere un uomo in movimento, di avere chiaro il punto di partenza, di avere una meta, ma di sapere anche da quale strada passare.

    D. - Si è appena conclusa la Giornata mondiale della gioventù a Rio de Janeiro: un evento importantissimo che ha avuto una grande eco. Come la state vivendo sulla scia di questo grande evento?

    R. - Ci siamo sentiti profondamente uniti. Una parola che piace alla Chiesa è profonda comunione, che è il desiderio di Dio. Non è la distanza che fa sentire diversa l’esperienza, ma in realtà è ciò che ci univa: lo stesso desiderio di incontrare il Signore, il volto bello di Gesù.

    D. - Noi sappiamo che vicino a voi ci sono tantissimi giovani e proprio un giovane volontario, un camminatore è proprio lì vicino. Si chiama Francesco…

    R. - Sì, volentieri. E’ Francesco di Prato. E’ un medico…

    D. - Francesco, lei è un medico ed è presente a questa marcia francescana verso Assisi: come la sta vivendo?

    R. - La sto vivendo con molta intensità. Io sono arrivato qui senza conoscere nessuno e all’inizio avevo un po’ di titubanza. Invece poi, aprendomi un po’, ho conosciuto delle persone meravigliose che hanno dato vita ad una manifestazione davvero bella, significativa: questo camminare che ci aiuta a credere e che ci serve per unirci, come diceva frate Francesco poco fa, con questo obiettivo di Assisi. E’ un cammino fisico, ma è soprattutto un cammino spirituale. Ci sentiamo veramente tutti uniti adesso!

    D. - C’è fatica fisica, perché non dimentichiamo che state camminando da giorni?

    R. - Sì, si. C’è chi fatica; c’è chi soffre; c’è anche chi viene curato dalle suore… Effettivamente è proprio questo lo scopo: il sacrificarsi, il camminare e il soffrire un po’, e il vivere questa passione che San Francesco ha vissuto alla Porziuncola, per cercare di arrivare ad un obiettivo, un obiettivo che sia appunto il perdono, il perdono alla Porziuncola. Quindi, in questo senso, ho visto persone che i primi giorni faticavano, soffrivano molto, ma che adesso sono contente di aver fatto questi sforzi: adesso che stiamo arrivando sono felici. E’ un po’ come nella vita: affrontare gli sforzi e le difficoltà.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Egitto. Il vescovo di Minya: preoccupato da accuse anticristiane degli islamisti

    ◊   È preoccupato per il clima che si respira in Egitto contro i cristiani copti, il vescovo di Minya, Botros Fahim Awad Hanna, che a Fides segnala due dinamiche che ha rilevato in questi giorni nel Paese. Innanzitutto alcuni blog legati ai Fratelli musulmani che stanno definendo il nuovo precario assetto del Paese come la “Repubblica militare di Tawadros”, in riferimento al Patriarca copto ortodosso Tawadros II, e stanno accusando la Chiesa copta ortodossa come la principale ispiratrice della sollevazione popolare che ha portato alla fine del governo islamista di Morsi. “La Fratellanza vuole spiegare il proprio fallimento politico ricorrendo alla teoria del complotto cristiano – afferma – ciò servirà a giustificare il futuro terrorismo contro di loro, mentre c’è un piano di attacchi contro chiese e sacerdoti che potrebbe scattare quando finiranno i presidi nelle piazze”. Secondo il vescovo è fuori luogo “parlare di rivoluzione cristiana”: in strada, infatti, sono scesi circa 30 milioni di egiziani e in tutto i cristiani in Egitto sono 10 milioni. “Credo piuttosto – ha concluso – che quello che è successo abbia a che fare con la preghiera dei cristiani, che può muovere con la sua forza anche situazioni politiche e sociali”. (R.B.)

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    Siria, 100 morti in 24 ore. Assad: sono fiducioso nella vittoria

    ◊   Sale il bilancio delle vittime in Siria: oltre cento persone sono state uccise nelle ultime 24 ore in cruenti attacchi compiuti dalle forze del regime siriano nei dintorni di Damasco. A rivelarlo sono state fonti dell'opposizione. Stando alle denunce degli attivisti, l'esercito siriano continua a bombardare in modo intensivo la zona limitrofa alla capitale con aerei da combattimento, missili e artiglieria. Circa 200 civili curdi sarebbero, inoltre, nelle mani di un gruppo di jihadisti siriani. Secondo quanto riferito dall’Osservatorio siriano dei diritti umani, si tratta di combattenti del Fronte al-Nusra che hanno preso il controllo di Tall Aren, un villaggio nella provincia di Aleppo e ne hanno messo sotto assedio un altro a Tall Hassel. Intanto, il presidente siriano, Bashar al-Assad, si è detto "fiducioso della vittoria" delle sue truppe nella guerra contro i ribelli, in un messaggio inviato in occasione della festa delle Forze Armate: "Se non fossimo sicuri della vittoria, non avremmo la capacità di resistere e non saremmo stati in grado di continuare la battaglia, dopo più di due anni di aggressione", ha detto. (F.B.)

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    Zimbabwe, elezioni: Mugabe rivendica la vittoria, per l'opposizione "brogli massicci"

    ◊   Ufficialmente saranno resi noti lunedì i risultati delle presidenziali svoltesi ieri nello Zimbabwe, ma il presidente uscente Robert Mugabe, 89 anni e dal 1985 ininterrottamente al potere, ha già rivendicato la vittoria. Una vittoria ottenuta con “brogli massicci” secondo il suo antagonista e primo ministro, Morgan Tsvangirai. Ma la conferma di Mugabe al governo è messa in dubbio anche dalla ong locale Zimbabwe Election Support Network, che ha schierato osservatori elettorali per monitorare il voto e che denuncia che circa un milione di aventi diritto ne sarebbero stati privati con vari mezzi. Sulla stessa lunghezza d’onda il Movimento per il cambiamento democratico del candidato Tsvangirai, che accusa la polizia di aver sparato colpi d’arma da fuoco dissuasivi e i soldati di aver creato scompiglio tra la gente in fila alle urne nella capitale, mentre in altre aree del Paese molti autobus con elettori a bordo sarebbero stati fermati. Eppure il voto, protrattosi ieri sera fino a mezzanotte per l’incredibile affluenza, è stato “approvato” dalla Commissione elettorale dello Zimbabwe che ha parlato solo di “problemi logistici” ma anche di uno scrutinio “libero ed equo”. Positiva anche la valutazione di Olusegun Obasanjo, capo della missione di osservatori elettorali dell’Unione Africana, e del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Marie Harf, che da Washington ha definito le condizione di voto “pacifiche”, annunciando anche “un possibile alleggerimento delle sanzioni”. (R.B.)

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    Brasile. Riprese le proteste a Rio de Janeiro

    ◊   Sono riprese le proteste che a giugno avevano infiammato il Brasile, nella Rio de Janeiro dove si è da poco conclusa la prima Giornata Mondiale della Gioventù di Papa Francesco. La polizia ha respinto con lacrimogeni e gas irritante l’assalto di circa 50 manifestanti che tentavano di entrare nella sede del Comune, al centro della città. Un altro corteo di 700 dimostranti, inoltre, ha sfilato contro il governatore dello Stato, Sergio Cabral, accusato di corruzione e per il quale la piazza chiede l’impeachment. La protesta si era inizialmente concentrata davanti alla sede della Procura generale per consegnare al procuratore della città, Marfan Vieira, un documento con la richiesta d’indagini in merito agli abusi che le forze dell’ordine avrebbero commesso nel reprimere le rivolte degli ultimi due mesi e con la segnalazione di casi di corruzione e appropriazione indebita di denaro pubblico da parte dei politici. (R.B.)

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    Sud Sudan. Il rimpasto al governo del presidente Kiir

    ◊   Il presidente sudsudanese, Salva Kiir, che la settimana scorsa era arrivato a sciogliere il suo governo, ora ha effettuato un rimpasto portando al potere 18 nuovi ministri e 10 viceministri, molti dei quali sono volti nuovi. Mancano ancora, però, le nomine del vicepresidente e del ministro alla Presidenza. Tra i nomi, spicca quello di Kuol Manyang alla Difesa: ex governatore dello Stato orientale di Jonglei, è stato tra i fondatori dell’Esercito di liberazione del popolo sudanese che per oltre 20 anni ha combattuto Khartoum e che due anni fa ha ottenuto l’indipendenza, ma che ora deve affrontare la sfida di trasformarsi da forza di guerriglia a partito di governo in grado di favorire il pluralismo politico. La decisione del rimpasto è stata vista come il punto d’arrivo delle tensioni interne del movimento, ma hanno pesato anche l’apertura a Juba di un’inchiesta contro il segretario generale, Pagam Amum, accusato di essersi appropriato indebitamente di beni di partito. (R.B.)

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    Repubblica Centrafricana: al via la missione dell’Unione Africana nel Paese

    ◊   Prende il via oggi, nella Repubblica Centrafricana, la missione dell’Unione Africana (Ua) che, una volta a regime, conterà sul terreno circa 3500 uomini. L’obiettivo è quello di contribuire a restaurare la sicurezza, dopo che il Paese è ripiombato nella violenza dal 24 marzo scorso, giorno in cui i ribelli Seleka hanno cacciato il presidente Bozizé e da quando si sono registrati almeno 400 omicidi tra i civili. L’Ua ha concesso al nuovo governo del presidente, Michel Djotodia, di Seleka un periodo di 18 mesi per organizzare nuove elezioni entro il 2014. A farne le spese anche il direttore della Caritas locale, don Elysée Guedjande, che il 19 luglio scorso è stato gambizzato a Bangui e ora si trova ricoverato in ospedale in convalescenza. A trovarlo – riferisce Fides – è andato il direttore di Caritas Internationalis, Michel Roy, che è tornato sull’accaduto condannando il clima di violenza che aleggia nel Paese: “Sembra che la Repubblica Centrafricana – ha affermato – sia stata abbandonata dal mondo. Solo la Chiesa è rimasta accanto alla popolazione, offrendole la luce della speranza per dimostrarle che non è sola. Rivolgiamo al Signore le nostre preghiere affinché gli operatori possano continuare la loro missione”. (R.B.)

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    India. Nello Stato dell’Assam 13 mila donne violentate in otto anni

    ◊   Solo ieri era stata diffusa la notizia della giovane donna indiana che esasperata dalle violenze del marito si era data fuoco assieme alle due figliolette, ma oggi – a conferma che il problema è di forte attualità nella società indiana – lo Stato di Assam diffonde preoccupanti statistiche in merito, secondo cui negli ultimi 8 anni ben 13 mila donne sarebbero state stuprate e, di queste, 59 uccise. Secondo i dati del Dipartimento degli Affari interni, oltre ottomila sarebbero le denunce di violenze domestiche ricevute, il 76% delle quali hanno ottenuto indagini da parte della polizia, ma solo 12 mila sono sfociate in arresti. La violenza non si limita tuttavia ai casi sessuali: 1.069 donne sono state uccise per problemi di dote, 66 perché considerate streghe, oltre 19 mila rapite per ragioni legate a matrimoni combinati. Le ragioni di questo aumento delle brutalità, secondo quanto riferito, vanno imputate a un incremento della popolazione cui si accompagnano crescenti tensioni familiari, discriminazione sessuale, ignoranza, povertà, mancanza di opportunità e personale insufficiente tra le forze dell’ordine. (R.B.)

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    Messico. Il vescovo di Saltillo denuncia le gravi condizioni del carcere di Cereso

    ◊   Assenza di acqua potabile, il rancio contaminato da insetti e il racket dei secondini che sequestrano il cibo portato dalle famiglie e lo rivendono ai detenuti: torna a denunciare le gravi condizioni del carcere di Cereso a Saltillo, in Messico, il vescovo della città, mons. Raul Vera Lopez, che con la Fides ha ricordato anche i recenti avvenimenti del 29 luglio scorso, quando una lite tra reclusi e guardie ha causato molti feriti. Il presule critica anche aspramente la commissione per i Diritti umani che non ha fatto nulla per garantire l’incolumità dei prigionieri. (R.B.)

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    Caritas Mali soddisfatta delle elezioni svoltesi “in modo pacifico”

    ◊   È stata scritta “una nuova pagina di storia della Chiesa cattolica del Mali e del suo impegno in favore della pace, della giustizia e del buon governo”. Lo dichiara alla Fides la Caritas locale, che ha offerto 153 giovani come osservatori elettorali per il primo turno delle presidenziali, svoltesi nel Paese il 28 luglio scorso. Il bilancio è piuttosto positivo nonostante alcune difficoltà per gli elettori a trovare il proprio seggio, tentativi isolati d’intimidazione della popolazione registrati a Bamako e Kidal, l’inesperienza e l’inadeguata formazione degli scrutatori e il periodo di preparazione molto breve delle elezioni tenute in un contesto politico molto difficile. “La popolazione ha manifestato attaccamento alle istituzioni repubblicane e alla buona coesistenza tra tutti – afferma la Caritas presentando i risultati della Missione d’osservazione appena conclusa – siamo soddisfatti del clima pacifico e auspichiamo che questo slancio di grande coscienza patriottica sia preservato in occasione delle prossime scadenze della vita nazionale”. Ancora non si hanno dati definitivi sui risultati del primo turno, ma stando ai parziali diffusi ieri, in testa ci sarebbe l’ex primo ministro, Ibrahim Boubacar Keïta, seguito dall’antagonista, Soumaïla Cissé, il cui partito ha denunciato brogli. Certo è che la tornata elettorale ha ottenuto una partecipazione superiore rispetto alle precedenti e appare quasi sicuro il ballottaggio per il prossimo 11 agosto. Nell’ultimo anno, il Paese ha vissuto una situazione molto complicata, a partire dagli scontri del gennaio 2012 tra la minoranza tuareg del nord e il governo, poi il colpo di Stato militare e una seconda insurrezione dei gruppi islamici. Solo grazie all’intervento di altri Paesi africani e della Francia, si è potuto riportare l’ordine. (R.B.)

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    Iraq. Il Seminario caldeo apre ad altre confessioni

    ◊   Un contributo alla cooperazione tra le Chiese cattoliche locali: questo l’obiettivo dell’apertura del Seminario patriarcale caldeo dell’Iraq ad aspiranti sacerdoti delle altre Chiese cattoliche, a partire da quella siro-cattolica. La notizia, data dal Patriarcato di Babilonia alla Fides, riveste particolare importanza in un Paese in cui il perpetuarsi delle violenze ha decimato la presenza cristiana. La decisione, presa nei giorni scorsi in una riunione cui hanno partecipato a Baghdad la Curia patriarcale e lo stesso patriarca, il cardinale Louis Raphael I Sako, prevede che per ora l’accesso dei seminaristi caldei sarà a numero limitato, per non creare squilibri e mantenere l’identità della struttura. I seminaristi, quindi, seguiranno il calendario liturgico caldeo e i tempi delle preghiere per i non caldei saranno stabiliti in seguito: l’esperimento, infatti, partirà nell’anno accademico 2013-2014. E intanto, purtroppo, le suddette violenze in Iraq non si arrestano, anzi, nell’ultimo mese hanno registrato un incremento, secondo i dati diffusi oggi dal governo iracheno: quasi mille i morti a luglio e oltre 1.500 i feriti, il bilancio peggiore dall’aprile 2008. (R.B.)


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    Cile. Riaperta la Cattedrale di Santiago dopo l’irruzione dei manifestanti pro-aborto

    ◊   È stata riaperta al pubblico e celebrata una Messa di riparazione per la Cattedrale di Santiago del Cile, vandalizzata nei giorni scorsi da un gruppo di manifestanti pro-aborto. La celebrazione è stata officiata dall’arcivescovo, Ricardo Ezzati, alla presenza del nunzio apostolico nel Paese, mons. Ivo Scapolo, di numerosi rappresentanti delle autorità e delle forze dell’ordine e di circa cinquemila fedeli. “Non abbiamo paura – ha detto il presule all’omelia ricordando le parole di Papa Francesco e dopo aver ringraziato tutti per la solidarietà dimostrata – noi cristiani usciamo dalle periferie geografiche e umane di Santiago, così diventeremo per tutti un segno della vicinanza di Dio”. Dopo l’episodio, precisa la Fides, la chiesa è stata chiusa per alcuni giorni e l’arcivescovo ha presentato querela contro i responsabili presso il settimo Tribunale di giustizia. (R.B.)

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    Settimana Mondiale dell’allattamento al seno

    ◊   Aperta la Settimana mondiale dell’allattamento al seno proposta dall’Unicef, un evento che pone l’attenzione su questa pratica, economica ed efficace, per salvaguardare la vita dei bambini: “È la prima vaccinazione – afferma il vicedirettore dell’agenzia Onu per l’infanzia, Geeta Rao Gupta – non esistono altre singole azioni che abbiano un impatto altrettanto alto per la salute dei bambini e delle madri e con costi così bassi per i governi”. Eppure, meno della metà dei piccoli d’età inferiore ai sei mesi ne beneficia: nel 2012, solo il 39% a livello mondiale è stato allattato esclusivamente al seno, spesso a causa di una mancanza generale di ambiente di supporto a questa pratica. Negli ultimi 20 anni, però, il dato è migliorato, almeno in alcuni Paesi come la Cambogia (dall’11.7% del 2000 al 74 di oggi), il Togo e lo Zambia. Di contro, abbiamo la Cina ferma al 28% e alcuni Paesi in cui il dato è addirittura in calo, quali la Tunisia (dal 46.4% del 2000 al solo 6.2 di oggi), l’Indonesia, la Nigeria. Fanalini di coda di questa classifica restano Somalia, Ciad e Sudafrica. Le ricerche hanno dimostrato che un bambino allattato esclusivamente al seno ha 14 possibilità in più di sopravvivere nei primi sei mesi di vita rispetto agli altri, dato fondamentale per i Paesi poveri. In generale, il rischio di morte neonatale è così ridotto del 45%. Tale pratica, infine, è utile anche per l’apprendimento dei bambini, contro l’obesità e le malattie croniche. Per le madri, riduce la possibilità di rimanere incinta per i successivi sei mesi, favorisce il recupero fisico dopo il parto e diminuisce i rischi di depressione e dell’insorgenza di patologie gravi all’apparato riproduttivo. (R.B.)

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    Vescovi svizzeri per la festa nazionale: visione cristiana arricchisce la società

    ◊   In occasione della festa nazionale della Svizzera, che si celebra oggi, i vescovi sono intervenuti con un documento dal titolo “La voce della Chiesa nella società” firmato da mons. Charles Morerod, vescovo di Losanna, Ginevra e Friburgo e vicepresidente della Conferenza episcopale locale. Nel documento, ci si chiede se e come la Chiesa debba intervenire pubblicamente sulle questioni della società, o piuttosto astenersene: “Essere cristiano deve avere un effetto, altrimenti non significa nulla”, notano i presuli, sottolineando che proprio nella Costituzione elvetica si trova una chiara ispirazione evangelica quando si parla di “invocare Dio onnipotente” e si afferma che “la forza di un popolo si commisura al benessere dei più deboli dei suoi membri”. Il perdono e l’integrazione di chi è più debole, quindi, sono attributi essenziali di una comunità affiatata e secondo i vescovi gran parte della popolazione del Paese ritiene positivo in questo senso l’impatto delle Chiese. “Le posizioni dei cristiani non sono meramente individuali – aggiunge il documento – anche se l’incidenza dei cristiani non sempre è all’altezza del Vangelo e ciò spesso intacca la nostra credibilità, ma la Chiesa l’ha più volte riconosciuto chiedendo perdono”. “Se l’atteggiamento del clero o dei fedeli, inoltre, offusca il Vangelo – continua – non significa che questo Vangelo non vada annunciato”. Secondo i vescovi, poi, una visione cristiana della vita può far bene alla società in vari ambiti, come capire le radici della società stessa e concorre anche a dialogare con le altre religioni, cui appartengono ad esempio gli immigrati presenti: “Ciò che molti musulmani temono – si legge ancora – non è una società cristiana, ma una società che non lasci posto alla religione”. Fatto che ha ancora più valore in un contesto in cui il 20% dei cittadini sono stranieri, spesso di comunità moto attaccate ai valori religiosi. (R.B.)


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    Le diocesi umbre si preparano alla visita del Papa per la festa di San Francesco

    ◊   È fitto il programma delle iniziative che coinvolgono Assisi e tutta l’Umbria in vista della ricorrenza di San Francesco, il prossimo 4 ottobre, che vedrà anche la presenza del Papa nella cittadina. Il primo appuntamento importante si terrà già stasera, in occasione della festa del Perdono: alle 21.30 è previsto l’incontro “Famiglia: il perdono è la tenerezza di Dio” a cura della Pastorale della famiglia e della vita e una celebrazione penitenziale nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, nel corso della quale gli sposi potranno rinnovare le loro promesse matrimoniali e ascoltare alcune testimonianze, per meglio invocare il perdono del Signore nella nostra vita. Dal 31 agosto al 3 settembre, poi, in occasione dell’VIII Giornata nazionale per la Salvaguardia del Creato 2013, ci sarà la quinta edizione del pellegrinaggio a piedi da Assisi a Gubbio “Il sentiero di Francesco” e la XXXIV edizione della Cavalcata di Satriano, con un ampio coinvolgimento delle diocesi interessate, degli uffici pastorali diocesani, dei santuari e della Regione Umbria. Gli incontri in otto piazze delle diocesi dell’Umbria, invece, si svolgeranno in contemporanea in una sola sera, quella di sabato 21 settembre, e si pongono l’obiettivo di proporre a i cittadini la luce del Vangelo, la buona notizia dell’amore di Dio per i peccatori e la riconciliazione con Lui e con il prossimo, per poter camminare in una vita nuova sull’esempio di Francesco. Infine, il 28 settembre, la presentazione del libro di Andrea Maiarelli “L’Umbria e il francescanesimo” che si svolgerà nella sede del Consiglio regionale a Perugia e in cui si mostra come l’eredità di fede, cultura e arte del Santo operi ancora nella società attuale. (R.B.)

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    "Quindicina dell'Assunta" nella Basilica di Santa Maria in VIa Lata a Roma

    ◊   Da oltre mille anni, tutte le Chiese dell'Oriente vivono intensamente la solennità dell’Assunzione in cielo della Madre di Dio premettendoLe quindici giorni di austero digiuno, chiamati “piccola Quaresima della Vergine”, durante i quali in tutti i monasteri e in tutte le chiese si celebra, con grande partecipazione di popolo, l'Ufficio mariano della “Paraclisis”, antico ufficio di supplice implorazione alla Vergine, per i bisogni materiali e spirituali di ogni fedele. In questa preghiera, tutti ripetono l’invocazione “Santa Madre di Dio, salvaci!”. Anche quest’anno, come da 40 anni a questa parte, inizia oggi nella Basilica di Santa Maria in Via Lata in via del Corso a Roma (dalle ore 21.30 alle 22.30) la "Quindicina dell'Assunta", con salmi, preghiere e letture e con il canto in italiano degli inni paracletici bizantini una gioiosa preparazione alla Pasqua di gloria della Madre di Dio, per chiedere attraverso la Sua intercessione la pace della terra, l'unità delle Chiese, la benedizione divina sulle nostre famiglie e su ogni creatura umana. La Quindicina avrà il suo momento celebrativo culminante nella veglia dell'Assunta la sera del 14 agosto, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore, dalle ore 20.30 alle ore 22.30, con l'Ufficio delle letture e la Santa Messa della vigilia. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVII no. 213

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.