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Sommario del 31/10/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'udienza generale: la fede nasce e vive nella Chiesa, non è un fatto privato
  • Rinuncia e nomine
  • Il Papa celebra i Vespri nella Cappella Sistina per i 500 anni degli affreschi di Michelangelo. Intervista con Paolucci
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Uragano Sandy, il Papa prega per le vittime negli Stati Uniti
  • Non c'è ancora l’accordo tra Atene e la Troika. Il parlamento greco approva la legge sulle privatizzazioni
  • Polemiche in Ucraina dopo il voto vinto da Ianukovich: la Timoshenko denuncia brogli
  • Giornata del Risparmio. Il ministro Grilli: se continuiamo col risanamento i risultati arriveranno
  • Elezioni in Sicilia. Il cardinale Romeo contro l'astensionismo
  • Dieci anni fa la tragedia di San Giuliano di Puglia. Mons. De Luca: ferite non guarite
  • "Con sale in zucca", iniziativa della Diocesi di Torino alla vigilia di Tutti i Santi
  • Sugli schermi in Italia "Skyfall" a 50 anni dal primo James Bond
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. Ucciso l’ultimo cristiano rimasto nel centro di Homs; colpito il convento dei Gesuiti
  • Iraq: due anni fa la strage nella chiesa siro-cattolica di Baghdad
  • Mongolia. Inaugurata la sesta parrocchia cattolica del Paese
  • Terra Santa. Aperto l'Anno della Fede nel giorno dedicato alla Regina della Palestina
  • Il cardinale André Vingt-Trois ai politici francesi: agite con libertà e coraggio
  • Mons. Moraglia: Albino Luciani, pastore “senza timori né calcoli umani”
  • Record storico di disoccupati in Italia: a settembre sono 2 milioni e 774 mila
  • Italia, Ddl anticorruzione diventa legge
  • Incidenti in calo sulle strade italiane: si muore più in bici che in moto
  • Padre Nicolás interviene alla Conferenza dei provinciali gesuiti in Perù
  • Assemblea della Conferenza dei religiosi indiani a Hyderabad
  • Domani il cardinale Vallini inaugurerà la nuova cappella al cimitero Laurentino
  • Aperto a Roma l'anno pastorale del volontariato sanitario
  • Domani la Corsa dei Santi organizzata dalla Fondazione Don Bosco
  • Perugia, mons. Bassetti ai giostrai: portate una nota di colore nella nostra città
  • Inaugurato l'anno accademico dello Studium del dicastero per i religiosi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'udienza generale: la fede nasce e vive nella Chiesa, non è un fatto privato

    ◊   Non esiste vera fede se non vissuta all’interno della Chiesa. Benedetto XVI lo ha ribadito questa mattina durante la catechesi dell’udienza generale, presieduta in Piazza San Pietro davanti a circa 20 mila fedeli. Il Papa ha definito una contraddizione la “tendenza” oggi diffusa di “relegare la fede nella sfera del privato”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La fede è “popolo”, è “luce”. La fede non è da nascondere dietro un angolo, della società o dell’anima. Al terzo mercoledì di udienza generale dedicato all’Anno della Fede - in una Piazza San Pietro affollata nonostante nuvole e pioggia - Benedetto XVI dà nuova plasticità a un’altra di quelle che la settimana scorsa aveva chiamato “verità elementari”. Anche stavolta a innescare la sua riflessione è una domanda: la fede, in quanto mia è “individuale”, la vivo “da solo”?:

    “Certo, l’atto di fede è un atto eminentemente personale, che avviene nell’intimo più profondo e che segna un cambiamento di direzione, una conversione personale: è la mia esistenza personale che riceve una svolta (...) Ma questo mio credere non è il risultato di una mia riflessione solitaria, non è il prodotto di un mio pensiero, ma è frutto di una relazione, di un dialogo, in cui c’è un ascoltare, un ricevere e un rispondere; è il comunicare con Gesù che mi fa uscire dal mio ‘io’ racchiuso in me stesso per aprirmi all’amore di Dio Padre".

    La fede, ha proseguito il Papa, non è allora “un dialogo privato con Gesù”: è un dono che viene da Dio e, ha sottolineato, arriva attraverso la Chiesa. “Fin dagli inizi”, ha ribadito, è la Chiesa “il luogo della fede”, “il luogo di trasmissione della fede”. Per questo, la Chiesa non è una entità “sociologica”, ma una comunità radicata in Dio, in Gesù, nello Spirito:

    “La nostra fede è veramente personale, solo se è anche comunitaria: può essere la mia fede, solo se vive e si muove nel ‘noi’ della Chiesa, solo se è la nostra fede, la comune fede della Chiesa unica (…) La Chiesa è la Madre di tutti i credenti. ‘Nessuno può dire di avere Dio per Padre, se non ha la Chiesa come Madre’. Quindi la fede nasce nella Chiesa, conduce ad essa e vive in essa. Questo è importante ricordarlo”.

    Chiariti i principi, Benedetto XVI è passato al modo in cui, da duemila anni, la Chiesa li annuncia e li testimonia. In particolare, ha messo in luce l’importanza della “Tradizione”, che “dà la garanzia – ha asserito – che ciò in cui crediamo è il messaggio originario di Cristo, predicato dagli Apostoli”:

    “Se la Sacra Scrittura contiene la Parola di Dio, la Tradizione della Chiesa la conserva e la trasmette fedelmente, perché gli uomini di ogni epoca possano accedere alle sue immense risorse e arricchirsi dei suoi tesori di grazia”.

    Infine, l’ultima, fondamentale, indicazione di Benedetto XVI: “È nella comunità ecclesiale che la fede personale cresce e matura”. Per cui, la nuova evangelizzazione – al centro del Sinodo appena terminato – altro non è che l’espressione pubblica, accompagnata dalla grazia di Dio, di questa fede. Per questo, ha concluso:

    “La tendenza, oggi diffusa, a relegare la fede nella sfera del privato contraddice la sua stessa natura. Abbiamo bisogno della Chiesa per avere conferma della nostra fede e per fare insieme esperienza dei doni di Dio: la sua Parola, i Sacramenti, il sostegno della grazia e la testimonianza dell’amore (…) In un mondo in cui l’individualismo sembra regolare i rapporti fra le persone, rendendole sempre più fragili, la fede ci chiama ad essere popolo di Dio, ad essere Chiesa, portatori dell’amore e della comunione di Dio per tutto il genere umano”.

    Al termine delle catechesi in sintesi e in otto lingue, tra cui l’arabo, il Papa ha salutato, fra gli altri, i rettori delle Università cattoliche, riuniti a Roma, e ha ricordato la Solennità di domani di Tutti i Santi.

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    Rinuncia e nomine

    ◊   In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jhansi, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Frederick D’Souza e ha nominato al suo posto il sacerdote Peter Parapullil, vicario generale della medesima diocesi. Mons. Peter Parapullil è nato il 2 dicembre 1949 a Perumanoor, arcidiocesi di Verapoly, Kerala. Ha compiuto gli studi di Filosofia nel Seminario di Alwaye, Kerala, ed è poi passato al St. Joseph’s Seminary di Allahabad. Ha conseguito un B.A. ed un M.A. in Letteratura Inglese presso la Buldelkhand University, e un Diploma in Social and Religious Communication presso l’Università Gregoriana, a Roma, frequentando anche un breve seminario nella stessa materia al Crec Avex Lyon, Francia. Ha poi ottenuto un B.A. in Educazione presso l’Annamalai University. È stato ordinato sacerdote il 29 febbraio 1976, nella parrocchia di Gwalior, ed incardinato nella diocesi di Jhansi. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1976-1978: Assistente Parrocchiale, Pakdilpur Mission; 1978-1979: Assistente Parrocchiale a St. John, Lashkar; 1979-1981: Assistente Parrocchiale al Christ the King Church; 1981-1982: Rettore della Scuola Apostolica; 1982-1992: Procuratore e Rettore del Santuario di San Giuda, Jhansi; 1992-1993: Studi presso l’Università Gregoriana, Roma, risiedendo presso il Pontificio Collegio Nord Americano; 1993-1999: Direttore del Social Work; 1994-1998: Membro di Caritas India; 1998-1999: Direttore del Settore Comunicazioni; 1999-2005: Segretario del Vescovo, Responsabile della Pastorale ed Archivista della Curia; 2003:Vice Presidente di Uttar Pradesh Utaranchal di SIGNIS India. Dal 2005 è Vicario Generale della diocesi di Jhansi. Dal 2006 al 2012 è stato anche Parroco della Cattedrale di Jhansi e dal 2012 è anche Preside del Christ the King College di Jhansi.

    In Messico, il Papa ha nominato vescovo di Puerto mons. Pedro Vázquez Villalobos, vicario generale della diocesi di San Juan de los Lagos. Mons. Pedro Vázquez Villalobos è nato il 16 settembre 1950 a Huisquilco, Jalisco, oggi diocesi di San Juan de los Lagos. È stato ordinato sacerdote per la medesima diocesi il 15 aprile 1975. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale, Parroco delle Parrocchie San Agustín a Tototlán (1990-1996) e Santa Maria Guadalupe ad Arandas (1996-2010), Coordinatore della Fraterna Asistencia y Seguro Social para los sacerdotes diocesanos. Dal 2010 è Vicario Generale della diocesi di San Juan de los Lagos. Inoltre, è membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori.

    In Bolivia, il Pontefice ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Cochabamba il sacerdote Robert Herman Flock Bever, del clero della diocesi di La Crosse (Stati Uniti d’America), finora parroco della Parrocchia La Santa Cruz e Formatore del giovane clero dell’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra. Mons. Robert Herman Flock Bever è nato in Sparta, Wisconsin, Stati Uniti d’America, il 4 novembre 1956. Ha compiuto la scuola secondaria in due centri: dal 1970 al 1971 presso il Seminario diocesano Holy Cross della diocesi di La Crosse; dal 1970 al 1974 nel Seminario Holy Name, a Madison. Ha frequentato l’Edgewood College, a Madison, negli anni 1974-1976 e il St. Francis Seminary, a Milwaukee, nel biennio 1976-1978, fino ad ottenere il baccalaureato in Belle Arti - Psicologia e il baccalaureato in Teologia. Negli anni 1978-1983 ha frequentato la Pontificia Università Gregoriana, dove ha ottenuto la Licenza in Teologia Biblica, risiedendo presso il Pontificio Collegio Americano del Nord, in Roma. È stato ordinato sacerdote il 9 luglio 1982 per la diocesi di La Crosse, dove ha svolto i seguenti ministeri: 1982: Vicario cooperatore della Parrocchia di St. Patrick, in Onalaska; 1983: Vicario cooperatore della Parrocchia Our Lady of Peace, in Marshfìeld e Cappellano Assessore presso il Columbus High School della medesima città; 1985: Parroco della Parrocchia St. Stephen, in Chili. Nel 1988, giunto nell’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia come sacerdote fidei donum, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1988: Vicario cooperatore della Parrocchia La Santa Cruz; 1989-2000: Responsabile della Pastorale Vocazionale; dal 2000 ad oggi: Parroco della Parrocchia La Santa Cruz; 1997-2001: Segretario esecutivo della Commissione del Sinodo Arcidiocesano; 1997-2003: Vicario Episcopale della Vicaria San Lorenzo; 2003-2012: Vicario Generale dell'arcidiocesi. Attualmente è Parroco della Parrocchia La Santa Cruz e Responsabile dell’accompagnamento spirituale e della formazione dei giovani sacerdoti dell'arcidiocesi.

    Sempre in Bolivia, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra il sacerdote René Leigue Cesari, del clero della medesima arcidiocesi, finora parroco della Parrocchia Nuestra Señora de Fátima e Direttore degli studi del Seminario Maggiore San Lorenzo. Mons. René Leigue Cesari è nato il 24 marzo 1967, nella Comunidad Nuevo Horizonte, Provincia Warnes, arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra in Bolivia. Ha frequentato la scuola primaria e secondaria del suo paese. Nel 1989 ha iniziato la formazione al sacerdozio nel Seminario Espíritu Santo, della diocesi di Coroico. Ha frequentato il Propedéutico e compiuto gli studi di Filosofia presso il Seminario Maggiore Arcidiocesano San Lorenzo di Santa Cruz de la Sierra ed ha ottenuto il Baccalaureato in Filosofia. Ha frequentato gli studi di Teologia nel Seminario Maggiore Nazionale San José di Cochabamba e conseguito il Baccalaureato in Teologia presso l'Istituto Superiore di Studi Teologici (ISET). Ha completato la sua formazione teologica, negli anni 2003-2004, presso la Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma, dove ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale. È stato ordinato sacerdote il 27 agosto 1999, per l'arcidiocesi di Santa Cruz de la Sierra. Dopo l'ordinazione sacerdotale ha ricoperto i seguenti incarichi: 1999-2001: Vicario parrocchiale della Parrocchia Santísima Trinidad; 2001-2002: Parroco della Parrocchia Cristo Misionero; 2005-2012: Parroco della Parrocchia San José Obrero; 2006-2012: Direttore degli studi nel Seminario Maggiore Arcidiocesano San Lorenzo. Attualmente è Parroco della Parrocchia Nuestra Señora de Fátima.

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    Il Papa celebra i Vespri nella Cappella Sistina per i 500 anni degli affreschi di Michelangelo. Intervista con Paolucci

    ◊   Un grande evento per tutti i fedeli e per tutti i cultori dell'arte. Benedetto XVI presiederà stasera, alle 18.00, nella Cappella Sistina il rito dei Vespri per suggellare i 500 anni della Volta dipinta da Michelangelo, i cui affreschi venivano inaugurati il 31 ottobre del 1512 dal Papa Giulio II, nella vigilia - come oggi - della Festa di Ognissanti. Ma che cosa rende questo luogo dopo 5 secoli un'esperienza indimenticabile per oltre 5 milioni di persone che lo visitano ogni anno, ponendo anche rischi per la sua conservazione? Roberta Gisotti lo ha chiesto al prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, che anticipa ai nostri microfoni la notizia di un nuovo impianto di climatizzazione per la Cappella Sistina:

    R. – Bisogna pensare alla Cappella Sistina non soltanto come al luogo eminente dell’arte universale, è infatti uno dei luoghi museali più celebri del mondo. Bisogna pensare anche a ciò che la Cappella Sistina significa nell’immaginario universale. E’ il luogo dove si celebrano le grandi liturgie papali, dove i cardinali eleggono il nuovo Pontefice, e tutto questo ha una suggestione straordinaria sui credenti e sulle donne e sugli uomini di tutto il mondo, di ogni credo o di nessuna religione. Poi, naturalmente, c’è il fatto che Michelangelo è di per sé un’attrazione straordinaria. Credo che fra tutti gli artisti del tempo presente, nella sensibilità dei nostri contemporanei, Michelangelo stia al primo posto insieme a Leonardo Da Vinci. Poi resta importante per il miliardo e passa di cattolici che abitano il mondo, che la Cappella Sistina sia il luogo identitario della Chiesa cattolica. Le sue pitture e i suoi affreschi rappresentano il catechismo basico della nostra fede. La teologia, la dottrina cattolica, sono rappresentate negli affreschi non solo di Michelangelo, ma anche di Botticelli, di Perugino, del Ghirlandaio e di Rosselli: dalla consegna delle chiavi alle storie di Mosé, a quelle di Cristo, l’inizio del mondo e la sua fine, l’Alfa e l’Omega, l’Apocalisse, l’Inferno e il Paradiso... Tutto il catechismo sta, potremmo dire, nelle figure della Cappella Sistina.

    D. – Lei ha lanciato un allarme circa le condizioni di conservazione della cappella Sistina e alcuni mass media hanno parlato anche della possibilità di dover adottare un numero chiuso di visitatori…

    R. – La mia preoccupazione adesso è quella di controllare e quindi di eliminare le variabili di rischio che una pressione antropica così forte, un numero così grande di visitatori, può portare. Non che ci siano pericoli nel breve periodo per gli affreschi di Michelangelo e degli altri. Ma tutta questa gente, cinque milioni di persone all’anno, in certi giorni anche oltre ventimila persone, portano con la loro stessa presenza rischi: le polveri che ognuno di noi porta con sé venendo da fuori, per esempio l’umidità, la temperatura, l’anidride carbonica, effetto della nostra respirazione. Se si tiene conto che poi l’umidità interna alla Cappella Sistina e la temperatura, non sono a oggi controllate nel modo rigoroso che sarebbe giusto avere, tutti questi elementi inquinanti esterni, sposandosi con una situazione climatica non omogenea, alla lunga possono innescare processi di degrado. Allora, piuttosto che mettere il numero chiuso, io sto esplorando - e lo sto facendo con l’azienda più importante al mondo in questo settore - un nuovo sistema di climatizzazione di ultima generazione dell’ambiente, che permetta di abbattere gli inquinanti, le polveri, che porti a livelli assolutamente controllati l’umidità e la temperatura, quindi a garantire buona salute alla Cappella Sistina e ai suoi affreschi per i prossimi cinque secoli. Siamo vicini a presentare il progetto. E’ questione di qualche settimana e poi potremo presentarlo al pubblico. Poi dopo, siccome i finanziamenti ci sono, entro l’anno prossimo, questo nuovo sistema dovrebbe essere messo in opera.

    D. - Quindi c’è già accordo sulla possibilità di portare avanti questo progetto...

    R. – Sì, certo, c’è accordo con le autorità vaticane, nessuno poteva dubitare che ci sarebbe stato. La Cappella Sistina sta a cuore a tutti.

    D. - Le notizie dunque sono buone, ci sono pericoli ma si provvederà...

    R. – Ci sono pericoli che sono sotto controllo e stiamo approntando le necessarie provvidenze per scongiurare effetti possibili nei tempi lunghi su questi fenomeni di ‘cattivo’ clima che ho indicato.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   All'udienza generale Benedetto XVI si sofferma sul senso della comunione nella Chiesa.

    In prima pagina, l'economia: le organizzazioni mondiali della finanza e del commercio chiedono nuove riforme strutturali in Europa.

    Di fronte allo scandalo della vita: Giuliano Zanchi sulla liturgia nella solennità di Tutti i santi.

    Tra gli asfodeli e narcisi: Sabino Caronia sulla fede in Giovanni Pascoli.

    Intrecciati con la storia degli uomini e delle donne: Giulia Galeotti a colloquio con don Alessandro Barban, priore generale dei camaldolesi che quest’anno festeggiano il millenario di fondazione.

    Nella città del cielo: nell'informazione religiosa, Inos Biffi sulla solennità di Tutti i santi nei sermoni scritti da san Bernardo.

    Anno della fede nello spirito dei martiri: un messaggio della Conferenza episcopale del Giappone.

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    Oggi in Primo Piano



    Uragano Sandy, il Papa prega per le vittime negli Stati Uniti

    ◊   L'uragano Sandy, che prima di travolgere la costa nord-orientale statunitense aveva già provocato nei giorni scorsi la morte di 69 persone nei Caraibi, si sta spostando verso il Canada. Gli effetti devastanti del suo passaggio negli Stati Uniti, dove il bilancio ancora provvisorio è di almeno 55 vittime, sono stati ricordati al termine dell’udienza generale da Benedetto XVI. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il Papa, che domenica scorsa all’Angelus aveva espresso vicinanza alle popolazioni colpite dall’uragano Sandy nei Caraibi ha assicurato stamani la propria preghiera per le vittime negli Stati Uniti:

    “Conscious of the devastation caused by the hurricane…
    Consapevole della devastazione causata dall’uragano che ha recentemente colpito la costa orientale degli Stati Uniti, offro le mie preghiere per le vittime ed esprimo la mia solidarietà a tutti coloro che sono impegnati nella ricostruzione”.

    L’opera di ricostruzione richiederà risorse, secondo alcune stime, che supereranno i 50 miliardi di dollari. Negli Stati Uniti, sono oltre 7 milioni le persone rimaste senza elettricità. L’uragano si sta spostando verso il Canada ma il presidente americano Barack Obama ha avvertito che “ci sono ancora rischi di inondazioni”, “rischi di black out e di forti venti”. A New York gran parte di Manhattan è ancora al buio e si teme che il blackout vada avanti per giorni. La metropolitana di New York resta bloccata. Riaprono invece gli aeroporti John Fitzgerald Kennedy di New York e Newark Liberty del New Jersey. Gli scali offriranno comunque servizi limitati. Resta chiuso l'aeroporto LaGuardia di New York, così come le scuole della città. Al momento l’uragano, declassato a ciclone post-tropicale, si trova sopra la Pennsylvania, a circa 500 chilometri a nordovest di Philadelphia. I venti massimi soffiano a 64 chilometri orari. L'ampiezza del ciclone, che si è abbattuto su circa 1.500 chilometri, è la maggiore mai registrata nell'Oceano Atlantico. La zona degli Stati Uniti colpita è densamente abitata e rappresenta, con i suoi dodici Stati, il 23% del prodotto interno lordo.

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    Non c'è ancora l’accordo tra Atene e la Troika. Il parlamento greco approva la legge sulle privatizzazioni

    ◊   Non c'è ancora un accordo tra la Grecia e la Troika, ma “siamo fiduciosi che un'intesa a livello tecnico sarà raggiunta presto”. Lo ha sottolineato il portavoce del commissario Ue agli Affari economici Olli Rehn, mentre è in corso la teleconferenza dell'Eurogruppo. Una dichiarazione che smentisce quella rilasciata ieri dal premier greco Samaras. L’annuncio del capo dell’esecutivo aveva causato una serie di reazioni interne alla coalizione di governo, con i socialisti del Pasok e Sinistra Democratica in rotta di collisione sulla riforma del lavoro. Intanto è stato superato lo scoglio sul disegno di legge sulle privatizzazioni: oggi è stato approvato dal parlamento. Salvatore Sabatino ne ha parlato Carlo Altomonte, docente di Politica economica europea presso l’Università Bocconi di Milano:

    R. – Il problema in Grecia è chiaramente un problema politico. Come sappiamo la coalizione è stata formata mettendo insieme forze storicamente all’opposizione. Evidentemente è come in Italia, con i governi di unità nazionale, dove il problema diventa politico in termini di risposta da dare al proprio elettorato. Su questo, però, mi pare che i partner europei non siano molto disposti a fare degli sconti, anche perché bisogna garantire da qui al 2020, in qualche modo, al sistema greco la capacità di pagare i propri debiti.

    D. – L’Europa spinge sulle privatizzazioni (oggi approvate dal parlamento) e sulla riforma del lavoro. All’interno, invece, della coalizione di governo ci sono degli atteggiamenti che sono un po’ un freno a questa richiesta. Perché?

    R. – E’ il solito problema del tema delle riforme strutturali. Le riforme strutturali danno dei benefici politici ed elettorali solo nel lungo periodo, perché devono evidentemente mettere in moto tutta una serie di meccanismi, che poi consentano agli “animal spirit” dell’imprenditoria, di recuperare efficienza e quindi di migliorare la produttività, poi la crescita e infine reddito e occupazione. Evidentemente, però, nel breve periodo hanno solo i costi politici del taglio dei privilegi. L’Europa su questo è sempre stata storicamente indietro. Il fallimento, se vogliamo, del disegno della moneta unica, del mercato unico, come originariamente concepiti a Maastricht, passa anche dal fatto che i Paesi non sono riusciti a mettere in piedi una seria agenda di riforme strutturali, con forse l’unica eccezione della Germania. E vediamo oggi le conseguenze di queste riforme. Quindi, evidentemente forzare questo tipo di riforme incontra delle resistenze. Mi sembra che, peraltro, sarà un dibattito antesignano di quello che potrà capitare in Italia con il nuovo esecutivo.

    D. – Il governo greco è chiamato ora ad un grande senso di responsabilità ed unione, ma cosa accadrebbe in caso contrario, proprio dal punto di vista pratico?

    R. – Dal punto di vista pratico, qualcuno si dovrà prendere la responsabilità di non erogare la nuova tranche di aiuti alla Grecia, e non erogando la nuova tranche di aiuti alla Grecia, Atene non avrebbe i soldi necessari per pagare gli stipendi pubblici, i medicinali e quant’altro serva al buon funzionamento dello Stato ... tutto questo determinerebbe il default del Paese. Evidentemente avrebbe anche importanti conseguenze politiche, economiche, finanziarie e farebbe ripiombare di nuovo l’Europa nell’occhio del ciclone della crisi. Il governo greco lo sa, i partiti che si oppongono alle riforme dentro il governo greco lo sanno e quindi tentano di estrarre il massimo di rendita politica da questa partita a poker che si sta giocando.

    D. – L’Eurogruppo in una teleconferenza ha discusso del caso, senza però prendere alcuna decisione al riguardo. Si può parlare di una presa di distanza strategica?

    R. – Come ripeto è una partita a poker. Non ha senso in questo momento che l’Eurogruppo prenda una posizione drastica, che possa essere smentita domani, nel momento in cui evidentemente non c’è la volontà politica di far saltare il banco in Grecia. Bisognerà trovare tuttavia il modo di esercitare delle pressioni credibili sul governo greco, affinché nei vincoli politici, che caratterizzano la sua coalizione, si possa trovare spazio per questo ed altri tipi di riforme, che in qualche modo stimolino ancora maggiormente la competitività dell’economia greca. Secondo me, la soluzione si trova sostanzialmente sul “timing” delle stesse: si può annunciare la riforma del mercato del lavoro, che non parte da oggi, ma parte tra sei mesi, un anno, nell’orizzonte del 2020 o qualcosa in più. Quindi, nel momento in cui noi, come Eurogruppo, capiamo che bene o male la Grecia ce la dobbiamo portare dentro, che ha senso tenerla agganciata all’Europa, anche da un punto di vista geopolitico, evidentemente dovremo in qualche modo trovare un minimo di budget, perché si possa continuare con la politica di aiuti, non fino al 2020, che è un orizzonte temporale attuale, ma anche per qualche anno in più, e questo darebbe dello spazio politico al negoziato di oggi sulla Grecia.

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    Polemiche in Ucraina dopo il voto vinto da Ianukovich: la Timoshenko denuncia brogli

    ◊   Crescono le polemiche e le denunce dei brogli in Ucraina dopo le elezioni di domenica scorsa che, a spoglio quasi ultimato, vedono in testa il Partito delle Regioni del presidente Viktor Ianukovich col 31,52% dei voti. Al secondo posto con il 24,49% delle preferenze c'è l'alleanza della leader d'opposizione in carcere Iulia Timoshenko che parla di pesanti irregolarità e annuncia lo sciopero della fame. Le autorità ucraine hanno annullato la visita di una delegazione dell'Osce. Da parte sua, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto che le elezioni confermano che “in Ucraina la democrazia ha fatto un passo indietro'' rispetto al voto del 2009. Per una riflessione sulla situazione del Paese, Fausta Speranza ha intervistato Luigi Geninazzi, inviato di Avvenire:

    R. – Un ulteriore passo indietro, potremmo dire, che comunque era già stato fatto in questi ultimi anni. Dopo le elezioni presidenziali del 2010, con la vittoria di Yanukovic, si erano spenti tutti gli entusiasmi, che già erano andati riducendosi sull’onda della Rivoluzione Arancione del 2004.

    D. – Un Paese dimenticato in questo bilico tra Unione Europea e Russia?

    R. – L’Ucraina oggi è un grande Paese, che si trova in una zona grigia. Non è nella lista nera come, per restare sempre nell’Est, potrebbe essere la Bielorussia, che ha preso un cammino decisamente autoritario e totalitario, ma non è neppure un Paese che marcia verso l’Unione Europea, tanto che il famoso accordo di associazione e di libero scambio con la Ue è ancora bloccato. Certamente è dimenticato, perché in Europa abbiamo tanti altri problemi - prima di tutto abbiamo il problema della crisi e del debito pubblico dell’euro ... e l’Ucraina ne soffre, perché l’economia ovviamente ne soffre, essendo un Paese che si fonda soprattutto sull’export di materie prime e sul passaggio del gas che arriva da Mosca in Europa. Yanukovic che, schematicamente, era stato definito fin dall’inizio e da quando è diventato presidente, due anni fa, come l’uomo di Mosca, in realtà non è proprio l’uomo di Mosca, perché resiste ad essere inglobato nell’orbita di Putin. L’Ucraina, per esempio, non si è decisa a vendere una parte della compagnia energetica Naftogaz, da cui potrebbe trarne vantaggi economici. Quindi, non si è avvicinata a Bruxelles, ma non si è neppure avvicinata a Mosca: è in una zona grigia, come dicevo, nell’indifferenza generale. Anche il grido di dolore, il digiuno e lo sciopero della fame, che adesso, per l’ennesima volta, è stato iniziato da Julia Timoshenko, non ha avuto grande eco o ha suscitato grande clamore.

    D. – Quale potrebbe essere il ruolo della Russia, diverso da quello attuale nella vicina, grande, ma certo periferica, Ucraina?

    R. – Credo che a Putin oggi vada bene così: un’Ucraina che non fa più scandalo, che non è più un problema per quanto riguarda il passaggio del gas, che è sorvegliata, amica, ma non strettamente alleata, e soprattutto un’Ucraina che non ha preso decisamente la strada antirussa, filoeuropea, come invece sembrava dopo la Rivoluzione Arancione del 2004. Quindi, alla fine credo che a Putin vada bene così. Non ha nessun interesse di stringere di più un cerchio, che sì farebbe clamore e susciterebbe polemiche. E’ invece una delusione per i sogni di democrazia e in genere per l’Unione Europea, che sperava che lì nascesse veramente una spinta nata dal basso verso una maggiore democrazia e verso anche una certa ripresa economica. L’idea, insomma, era che l’Ucraina, con grande ritardo, riprendesse la strada dei movimenti di base di Solidarność e così via, degli anni ’80.

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    Giornata del Risparmio. Il ministro Grilli: se continuiamo col risanamento i risultati arriveranno

    ◊   Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ribadisce che in primavera non ci saranno interventi di correzione dei conti pubblici. La ripresa potrebbe arrivare nel secondo trimestre del 2013. Grilli ha parlato durante la Giornata del Risparmio, celebrata oggi a Roma. Durante la cerimonia, il governatore di Bankitalia Vincenzo Visco ha affermato che il risanamento ha evitato scenari ben peggiori di quello attuale. Alessandro Guarasci:

    La legge di stabilità è “un segnale di inversione” soprattutto per quanto riguarda il taglio all'Irpef “ma è chiaro che bisogna fare molto di più”. Il ministro Grilli difende gli interventi messi in campo e riafferma che sviluppo e rigore possono andare di pari passo:

    “Se continuiamo la nostra azione di riforma profonda nella nostra economia, se continuiamo a riformare la pubblica amministrazione, riducendone i confini, dimagrendola, attraverso queste continue fasi di spending review, se continuiamo ad affrontare con serietà il problema dell’evasione fiscale, i risultati di questi sforzi si potranno vedere”.

    Dunque Grilli si dice fiducioso sul fatto che parlamento e governo condividano gli obiettivi della legge di stabilità. I risultati che ne arriveranno sono importanti per l’Italia e per l’Europa. D’altronde, se non si fosse avviata la fase di risanamento, dice il governatore di Bankitalia Vincenzo Visco, lo scenario sarebbe stato peggiore:

    “Le riforme strutturali sosterranno nel medio periodo il potenziale di crescita del nostro Paese. E’ cruciale conseguire gli obiettivi di bilancio annunciati, dare piena attenzione al programma di riforme, ampliandone il campo di azione”.

    Riforme, comunque, aggiunge Visco, che rischiano di essere compromesse dagli alti spread. Ora bisogna far ripartire il risparmio, nel 2012 ai minimi, perché solo così può ripartire l’economia.

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    Elezioni in Sicilia. Il cardinale Romeo contro l'astensionismo

    ◊   Sempre acceso il dibattito politico in Italia dopo le elezioni di domenica scorsa in Sicilia che hanno visto il successo di Rosario Crocetta appoggiato da Pd e Udc e l’affermazione del Movimento 5 Stelle. Ma per il cardinale arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo, l’alto astensionismo, oltre il 50%, mette a rischio la democrazia. Federico Piana lo ha intervistato:

    R. – L’astensionismo che si è registrato qui in Sicilia è un fenomeno altamente preoccupante, perché noi non dobbiamo dimenticare che i nostri padri per darci una democrazia, per dare una libertà, per dare voce al popolo, hanno sacrificato la loro vita. Noi non possiamo, quindi, chiuderci nelle nostre case e guardare dalla finestra quello che succede nel nostro territorio, se il territorio ci appartiene: perché noi siamo parte del territorio. Trovo quindi che sia un tradimento dei sacrifici dei nostri padri il voler pensare “Sì, ho un giocattolo che è la democrazia: se ci voglio giocare, ci gioco, ma se non ci voglio giocare, non ci gioco”. Noi saremo governati con il 10 per cento del potenziale elettorato! In un momento di crisi così grave, credo che sia impensabile poter governare con il 10 per cento.

    D. – La politica siciliana, in questo caso, ha delle colpe?

    R. – Ho voluto portare l’esempio di quello che è avvenuto 60-70 anni fa nella nostra patria: per ridare libertà e per dare il futuro nelle mani del popolo, evitando populismi ed evitando imposizioni, sono morti a migliaia. Ora noi non siamo neppure capaci di sacrificarci civilmente, non c’è certo il rischio di essere ammazzati… C’è invece il dovere di pagare di persona; di essere testimoni della lealtà, dell’impegno. Altrimenti questa catena non si spezzerà mai! Come la si spezza? Con una dittatura, interrompendo un iter costituzionale? E’ impensabile: faremmo errori peggiori! Significherebbe non aver imparato niente dalla storia: astenendosi significa non soltanto non averlo imparato, ma anche tradire i sacrifici.

    D. – Se potesse fare un appello alla politica siciliana, che appello farebbe?

    R. – Ognuno deve fare il proprio dovere e il proprio dovere non è quello di forzare la legge per avere cinque consulenti in un assessorato, ma è quello di mettere a frutto le energie che ci sono già all’interno. Ancora ieri sera sentivo che ci sono 1.200 dirigenti: ma com’è possibile? Dirigente di che cosa? Di un ufficio dove si è dirigenti e dove non si hanno collaboratori… Tutti aspirano ad essere dirigenti e questo è il problema!

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    Dieci anni fa la tragedia di San Giuliano di Puglia. Mons. De Luca: ferite non guarite

    ◊   “Ricostruire la speranza” è il nome dell’iniziativa promossa dalla diocesi di Termoli-Larino per ricordare il terremoto che il 31 ottobre di 10 anni fa colpì il Molise e parte della Puglia. Il tributo più pesante però lo pagò il piccolo paese di San Giuliano di Puglia, in provincia di Campobasso, dove la scuola “Francesco Iovine” crollò causando la morte di 27 bambini e della loro maestra. I rintocchi della “Campana degli Angeli” oggi hanno voluto ricordare quel momento tragico. Il servizio di Benedetta Capelli:

    Le grida di chi scappa, di chi vuole mettersi in salvo, le grida di chi ha paura e di chi improvvisamente capisce che i propri figli sono in pericolo. Il terremoto non è solo intorno ma è dentro ognuno, è nei pensieri angosciosi che si spengono dinanzi alla verità terribile. Sono le 11.32 la terra trema a Colletorto, Bonefro, Castellino del Biferno, Provvidenti ma soprattutto a San Giuliano di Puglia, qui trema la scuola ampliata solo 55 giorni prima. Ventisette i bimbi morti insieme alla loro maestra. La notizia immediatamente fa il giro del mondo.

    La scuola è l’unico edificio a crollare in tutto il Paese, l’ex procuratore capo di Larino parlò allora di una struttura che “terremoto o no sarebbe crollata comunque anche sotto il peso di una coltre di neve”. Antonio Morelli, presidente del Comitato Vittime San Giuliano di Puglia:

    "Non è il terremoto che ha devastato la nostra esistenza, la nostra vita. E’ stato l’uomo, l’ingordigia dell’uomo, la distrazione dell’uomo. Quindi quei 27 bambini e la loro maestra ce l’hanno sulla coscienza gli uomini, che sono i costruttori, i tecnici e gli ex amministratori".

    Tutti sono stati condannati in Cassazione con pene che arrivano fino a 5 anni. Un gesto di giustizia per Antonio Morelli che oltre ad essere il presidente del comitato è stato padre di Morena, morta anche lei nel crollo della scuola a soli 6 anni:

    "Io difficilmente parlo di mia figlia, perché ho un ricordo mio personale, che porto sempre con me: mia figlia, come del resto tutti i 27 bambini, la sento vicino; sono e vivono con noi e accanto a noi. In questi drammatici e tristi anni ci hanno dato la forza per continuare ad andare avanti; ci hanno dato la forza per cercare di costruire - senza dimenticare il passato - un futuro migliore: un futuro migliore per i ragazzi che sono rimasti a San Giuliano, che sono sopravvissuti. Specialmente credo che sia anche un messaggio di speranza per i tanti ragazzi che frequentano le scuole e che devono avere il diritto di andare in una scuola sicura. Quel giorno per me è vivo come fosse il primo giorno! Nonostante i dieci anni che sono trascorsi".

    “Angelo, leva un poco la copertina a zio….

    Mamma, il braccio…

    Lo so, a zio, ti fa male, lo so… (Applausi)”

    "I ragazzi sopravvissuti cercano di rimuovere quel giorno e chi ha vissuto quel trauma, per chi è stato sotto quelle macerie di una scuola assassina non è facile raccontare quei momenti, nel buio, senza la luce…. Erano ragazzi… Con la polvere che ti toglie il respiro… E’ ovvio, è umano che questi ragazzi vogliono guardare al futuro!".

    A soli tre giorni dal terremoto, tutta San Giuliano di Puglia si raccolse in preghiera per salutare i propri piccoli. Alle esequie partecipò anche l’allora presidente della Repubblica Ciampi e giunse il messaggio di paterna vicinanza di Giovanni Paolo II; un messaggio di affidamento di quelle giovani vite e di serenità per “la diletta comunità di San Giuliano”. A celebrare i funerali mons. Tommaso Valentinetti, allora vescovo della diocesi di Termoli-Larino:

    "Dico sempre che quello fu il funerale più difficile che ho dovuto celebrare nella mia vita e spero di non doverne celebrare altri identici a quelli. Fummo veramente presi dell’emozione nel vedere queste 27 bare, tutte bianche, davanti a noi… Soffrire con loro e sentire di essere partecipi di una sofferenza intima profonda, specialmente quando quella mamma venne perché si facesse di tutto per non dimenticare gli angeli di San Giuliano:

    'A nome di tutte voi, di tutti i papà, affidiamo al Signore questi nostri angeli: gli angeli di San Giuliano. A tutti chiedo una sola cosa, che le nostre scuole siano più sicure. Non voglio assolutamente che nessuna mamma e nessun papà, nessuno pianga più i suoi figli'”.

    Tanto dolore quindi rimasto nel cuore di una comunità costretta anche a fare i conti con la giustizia. Famiglie con il pensiero ai bambini persi e alle responsabilità da assumersi. Ferite che ancora oggi – dice mons. Gianfranco De Luca, vescovo della diocesi di Termoli-Larino – non si ricompongono:

    "Le ferite nel cuore delle persone, delle famiglie, soprattutto a San Giuliano, non sono completamente guarite. Forse sono ancora delle prigioni, dove il dolore ha ancora quella capacità di imprigionare e non di mettere in relazione. Quindi c’è ancora questa fatica… Sicuramente il dramma è stato violento, inatteso; anche il discorso giudiziario non ha rasserenato. Le ferite rimangono forti e non è facile, dunque, riattivare un percorso di guarigione interiore. Ancora prevale nella stragrande maggioranza un po’ questo senso di chiusura, che poi - a volte - diventa anche aggressione, risentimento. Quello che mi fa sperare è che qualcuno è andato al di là, ha stabilito relazioni nuove con la propria vita e con le persone che gli stanno accanto. Se questo è possibile, allora è possibile per tutti. Dall’altra parte c’è anche l’impegno della Chiesa sul posto, di questa vicinanza, di questa prossimità, ma anche di una proposta chiara della fede".

    Speranza è la parola chiave di oggi. “Ricostruire la speranza” è il nome dell’iniziativa promossa dalla diocesi locale per accendere ancora una luce su quanto accadde dieci anni fa. Speranza anche per chi, a distanza di tanto tempo, vive ancora in alloggi di prima emergenza, lontano dai riflettori e facendo i conti con le difficoltà. Cosa resta allora dieci anni dopo? Mons. Tommaso Valentinetti:

    "Io spero che resti il cuore buono e il cuore fedele, soprattutto il cuore pacificato, e che si guardi a questi bambini morti con la fiducia che essi possano essere nel Regno dei Cieli".

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    "Con sale in zucca", iniziativa della Diocesi di Torino alla vigilia di Tutti i Santi

    ◊   L'Ufficio per la Pastorale giovanile e i ragazzi dell'Arcidiocesi di Torino organizzano una serata di festa, testimonianze e preghiera alla vigilia di Ognissanti. Al Centro Congressi del Santo Volto è in programma questa sera un incontro - al quale parteciperà anche l'arcivescovo Nosiglia- dedicato alla "Notte dei Santi" e intitolato "Con sale in zucca", per accettare, con ironia e intelligenza, il confronto con la festa commerciale di Halloween. Dopo un momento di spettacolo e riflessione la serata si chiude con l'adorazione eucaristica nella Cappella del Santo Volto. Emanuela Campanile ne ha parlato con don Luca Ramello, direttore dell'Ufficio giovani della Diocesi di Torino:

    R. – “Con sale in zucca” è frutto di un lavoro di studio e di confronto con l’équipe che sta preparando il Sinodo dei giovani a Torino. E’ nato da loro. L’attenzione in cui si colloca questa serata è quest’approccio alla Solennità di Tutti i Santi cui si è affiancata in questi ultimi anni anche la festa di Halloween: da un lato, il non voler essere culturalmente supini, non voler cioè cedere rispetto alla perdita del senso di questa Solennità; ma, dall’altra parte, ed è quello che dicono proprio questi giovani, la capacità di guardare - a volte con simpatia e altre volte con ironia - al fatto che si sono anche tanti giovani cristiani che partecipano all’Eucaristia, si confessano, vanno al cimitero, e poi vivono questa serata semplicemente come un motivo di festa, senza assumerne i contenuti che molte volte sono lontani dalla fede cristiana. Dunque la seconda attenzione è quella di dire: non tiriamo su dei muri, non facciamo delle battaglie frontali rispetto a tanti giovani che vivono questa serata in modo più semplice di quello che si possa pensare. Quasi a dire che se si sovraccarica l’attenzione su questa festa, a volte, si può quasi avere l’effetto contrario. Allora l’idea di “Con sale in zucca” è quella di riproporre il messaggio evangelico, cercando di far proprie le parole del Papa per l’Anno della Fede, quando – all’inizio della sua Lettera – dice: non possiamo accettare che il sale diventi insipido, non possiamo accettare che questa Solennità passi sottotono, inosservata o faccia naufragio rispetto a tante cose che non appartengono alla celebrazione del mistero cristiano.

    D. – Come inviterebbero allora questi ragazzi a rivolgere il pensiero anche alla Festa dei Santi?

    R. – Penserei a due provocazioni. La prima, che è quella che noi abbiamo espresso “Con sale in zucca”, è ricordare che la nostra vita ha bisogno di qualcosa di più e che anche la capacità di ridere e di fare dell’ironia o di mascherarci, richiede in realtà un fondo di verità e di autenticità. Allora qual è il senso di quello che stai facendo? Il significato? Perché se è solo un trasporto culturale, allora com’è nato, passerà. Se c’è invece qualcosa di più, allora interrogati su che cos’è il senso della tua vita, qual è il sale e il gusto che la tua vita ha. La seconda provocazione è una riflessione che sta maturando proprio nell’ambito della preparazione di questa festa, che è arrivata da qualche giovane: forse, per questi ragazzi dovremmo puntare più sul giorno dei morti. Perché questa sera è oramai tanto intasata, anche dibattuta da più parti, che poi forse dove cala il silenzio, il silenzio a volte imbarazzato e a volte tragico di chi di fronte alla morte non sa cosa dire, è proprio il giorno dei morti. Pensare a tutti quei giovani che hanno perso un amico, un fratello, un genitore o una persona cara, che dopo la festa di Halloween non hanno poi le parole per affrontare questo tema, che molte volte viene rimosso, anche se poi sappiamo che permane... Allora da parte dei giovani del Sinodo è venuta anche la provocazione di dire: chissà, il prossimo anno occupiamoci della Notte dei Santi, ma senza dimenticare il dolore dei giovani di fronte alla morte.

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    Sugli schermi in Italia "Skyfall" a 50 anni dal primo James Bond

    ◊   “Skyfall” è arrivato sugli schermi di tutto il mondo e oggi in Italia nell'anno in cui James Bond festeggia il suo 50.mo anniversario, con il primo film della famosissima serie, “007 - Licenza di uccidere” uscito nell’ottobre del 1962 con un insuperabile Sean Connery. La più longeva saga cinematografica, divenuta anche un fenomeno di costume, si rinnova legandosi alle realtà. E Daniel Craig interpreta l’agente segreto, diventato più vulnerabile, introverso e sofferente. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Sam Mendez ha raccontato quali sono state le sue prime preoccupazioni quando ha finalmente deciso di girare il 23.mo capitolo della saga di James Bond: raccontare una buona storia, portare Bond in aree per lui inesplorate e reinserire delle sorprese, qualche piccolo shock e un po' di umorismo. Mete raggiunte in pieno, perché Skyfall, reinterpreta il mito cinematografico aggiornandolo ai tempi nostri Infatti, la SP.E.C.T.R.E., l'organizzazione che voleva soggiogare il mondo, scardinando il sistema degli equilibri vigenti al tempo della Guerra Fredda, è definitivamente rottamata. I cattivi non sono più un sodalizio di fanatici, ma individui che cercano vendetta. Non abitano più in un vulcano o sul fondo del mare, ma sono direttamente infiltrati nel MI6, la famosa struttura del controspionaggio inglese governata dalla ferrea M. Questa volta è addirittura un ex-agente, creato in modo stupefacente da Javier Bardem, dallo sguardo psicopatico, che non ricatta governi e multinazionali, ma vuole farsi giustizia per una lontana e dolorosa ferita dovuta, in fondo, a un’infanzia senza madre. L'agente segreto perde tutti i suoi connotati da supereroe e si adegua al grigiore della realtà, di cui anche Londra, dove il film è massimamente girato, se ne fa eco, città misteriosa, oscura e piovosa. Nessun gadget di difesa avveniristico, scomparsi i luoghi da sogno e le bond girl di strepitosa bellezza, Bond - interpretato per la terza volta da Daniel Craig e in contratto per le due prossime puntate - soffre nel ricordare il suo passato di orfano, sbaglia mira, si affatica negli esercizi fisici, accoltella alle spalle e le sue prodezze amatorie ormai sono limitatissime. E' ferito, inquieto e addirittura qualche lacrima riga il suo viso rugoso. Deve soprattutto giustificare la sua esistenza e, indirettamente, aprirsi alla possibilità di un futuro possibile, demitizzato, vulnerabile, più umano. Con questo non significa che il personaggio creato da Ian Fleming sia cinematograficamente al lumicino, anzi: rinasce, ancor più fedele al testo scritto, e crea un'empatia col suo pubblico diversa e più profonda. Gli incassi altissimi e da record del primo fine settimana d'uscita lo confermano. Bond non muore mai.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. Ucciso l’ultimo cristiano rimasto nel centro di Homs; colpito il convento dei Gesuiti

    ◊   E’ stato ucciso l’ultimo cristiano che era rimasto nel centro di Homs, dopo l’evacuazione della popolazione civile. Elias Mansour, 84 anni, cristiano greco-ortodosso, non aveva voluto lasciare la sua casa, nella strada di Wadi Sayeh, perché doveva prendersi cura di suo figlio Adnane, disabile, anche se sapeva che la sua vita era in pericolo. L’area di Wadi Sayeh – abitata da cristiani e musulmani sunniti – è tuttora al centro di combattimenti fra esercito regolare e ribelli. I ribelli sono asserragliati nei quartieri di Khalidiyeh, Bab houd, Bustan diwan, Hamidiyeh, fino alle strade di Wadi Sayeh e Ouret al shayyah. Le forze dell’esercito regolare li circondano. Come riferisce a Fides un sacerdote greco ortodosso, Elias Mansour è stato ucciso ieri. Nei giorni precedenti aveva detto che non avrebbe lasciato la sua casa per nessun motivo e che, se avesse incontro i ribelli, “avrebbe ricordato loro i dieci Comandamenti e le Sacre Scritture”. Il funerale si celebra oggi in una chiesa ortodossa. Un sacerdote ortodosso sta cercando di rintracciare suo figlio, che è disabile, di cui non si conosce la sorte. Intanto, come informano fonti di Fides, questa mattina il convento dei Gesuiti nel quartiere di Hamidiyeh è stato colpito nel corso dei combattimenti che si susseguono quotidianamente. La struttura ha subito lievi danni ma non ci sono vittime. I Gesuiti e gli sfollati che vi si trovano hanno vissuto momenti di paura, ma stanno bene.

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    Iraq: due anni fa la strage nella chiesa siro-cattolica di Baghdad

    ◊   Il 31 ottobre 2010, la chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza, a Baghdad, fu teatro di un massacro compiuto da Al Qaeda. Quel giorno morirono 46 persone. Per ricordare le vittime di quella strage il sito Baghdadhope pubblica una preghiera di padre Albert Hisham Naoum, parroco della chiesa caldea di San Paolo a Baghdad, amico dei due giovani sacerdoti, padre Thaher e padre Wasseem, vittime del massacro. Nel testo padre Hisham - riferisce l’agenzia Sir - invoca la protezione di Dio sugli “spiriti dei martiri che professavano la loro fede” e che sono stati uccisi difendendola. “O Padre - si legge - siamo stanchi delle menzogne e dei mali del mondo e non abbiamo nessuna speranza, aiutaci a riporre tale speranza solo in Te. O Padre, abbiamo odiato tutto e il buio ha spento i nostri occhi, semina in noi di nuovo il tuo amore senza fine… Abbiamo paura Signore, concedici il coraggio dei nostri martiri puri che hanno affrontato la morte. Siamo smarriti Signore, guidaci sulla strada giusta e nel percorso ci aiuti lo spirito dei nostri martiri… Compi la tua missione in noi tutti i giorni perché possiamo testimoniare il tuo amore soprattutto ai nostri nemici”. (A.L.)

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    Mongolia. Inaugurata la sesta parrocchia cattolica del Paese

    ◊   È intitolata a Santa Sofia la nuova parrocchia inaugurata domenica scorsa ad Ulan Bator, in Mongolia. Si tratta della sesta parrocchia cattolica del Paese. A presiedere la cerimonia di inaugurazione, è stato il prefetto apostolico, mons. Wenceslao Padilla. Situata in un quartiere povero della città, la parrocchia gestisce anche un importante centro di cura ed è stata affidata a un sacerdote fidei donum di origini coreane e in missione in Mongolia da circa sedici anni. La nuova struttura si aggiunge così alle altre tre parrocchie di Ulan Bator – dedicate a Santa Maria, al Buon Pastore e ai Santi Pietro e Paolo – nonché alle altre due dislocate nel territorio del Paese. L’inaugurazione della nuova parrocchia, inoltre, è avvenuta in un anno in cui ricorre il 20.mo anniversario della presenza cattolica nel Paese: nel 1991, infatti, alla caduta del regime comunista, in Mongolia non c’erano cattolici. Nel 1992, con la nuova Costituzione che riconobbe la libertà religiosa, fu istituita la prima “Missio sui iuris” e furono allacciate relazioni diplomatiche fra Santa sede e Mongolia. In quell’anno, giunsero nel Paese i primi tre missionari che hanno ricostruito luoghi di culto e aiutato la popolazione, rinnovando il cammino di evangelizzazione. Oggi, dopo 20 anni di presenza ecclesiale, i fedeli cattolici battezzati sono 835 e molti altri continuano la preparazione per il Battesimo. Fondamentale, in quest’ottica, promuovere lo slancio missionario delle parrocchie: come ha detto mons. Padilla in un incontro con i catechisti tenutosi il 9 ottobre scorso, “il 2012 è un anno cruciale per la Chiesa in Mongolia e bisogna raccogliere questa sfida in tutte le parrocchie per rilanciare lo spirito missionario”. Secondo le ultime stime, in Mongolia i cristiani rappresentano il 2% della popolazione. La Chiesa cattolica, tuttavia, è particolarmente attiva nei servizi di assistenza ad anziani, bambini e disabili, e nel settore educativo: numerosi, infatti, sono i centri di aiuto per i bisognosi e le scuole gestite da missionari. (A cura di Isabella Piro)

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    Terra Santa. Aperto l'Anno della Fede nel giorno dedicato alla Regina della Palestina

    ◊   Con una Messa solenne, in arabo, domenica scorsa si è aperto in Terra Santa, al Santuario di Deir Rafat, l’Anno della Fede. Centinaia i fedeli che si sono radunati per pregare la Regina della Palestina, la Vergine del Santuario, quest’anno celebrata il 28 ottobre. La liturgia per l’apertura dell’Anno della Fede, arricchita dai differenti riti cattolici, simboli di tante tradizioni, gesti dai diversi significati, si è svolta nel giorno dedicato alla Regina della Palestina per affidare alla Madre di Dio l’iniziativa di Benedetto XVI. Hanno animato la celebrazione, presieduta dal patriarca emerito di Gerusalemme Michel Sabbah e concelebrata da molti vescovi, melchiti, siro-cattolici e maroniti. Il Santuario della Regina di Terra Santa di Deir Rafat, riferisce il portale www.custodia.org, sorge a 35 chilometri da Gerusalemme, in una zona di antichissimi richiami biblici: ai limiti dell’antica Filistea teatro delle imprese di Sansone; a pochi chilometri da Beit Shemesh, famosa per il passaggio dell’arca dell’Alleanza e da Abu Gosh luogo che, secondo la tradizione, corrisponde all’antico villaggio di Emmaus. Costruito nel 1927, il Santuario è stato voluto dal patriarca di Gerusalemme, mons. Luigi Barlassina, in un momento storico assai difficile. Lo stesso patriarca ha istituito la festa dedicata alla Regina della Palestina, per chiedere la Sua protezione, scegliendo come data per la celebrazione la domenica successiva al 25 ottobre. Nel 1933, la Santa Sede ha riconosciuto ufficialmente la festa, individuando nel suo significato una speciale intercessione di Maria per la sua terra natale. Fino al 1948 parrocchia, il complesso di Deir Rafat è diventato un centro di opere d’assistenza ed educative. Oggi accoglie gruppi di pellegrini e ospita incontri per i cristiani locali. La cura spirituale del Santuario è affidata all’ordine dei Servi di Maria, coadiuvati dalle suore dell’Assunzione e di San Bruno di Betlemme. All’interno della chiesa sono custodite preziose decorazioni. Il saluto dell’Arcangelo Gabriele alla Vergine di Nazareth, riprodotto in 280 lingue diverse, ad esempio, è un coro all’unisono, composto dalle voci di tutti i popoli del mondo uniti per lodare Colei, che della Terra Santa è stata la figlia più illustre. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Il cardinale André Vingt-Trois ai politici francesi: agite con libertà e coraggio

    ◊   Di fronte ai “grandi temi” del vivere sociale, il politico è chiamato ad agire seguendo la propria “coscienza personale” ed “esercitare le sue scelte con libertà e coraggio”. Un invito alla “libertà di voto” quello lanciato ieri sera dall’arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois, ai parlamentari francesi durante una Messa celebrata nella basilica parigina di Saint-Clotilde per senatori e deputati. Il cardinale – riferisce l’agenzia Sir – ha pronunciato un’omelia densa di riferimenti all’attuale dibattito politico sulla proposta di legge annunciata dal governo di aprire il matrimonio e l’adozione anche alle coppie omosessuali. “Nella vita di un Paese – ha detto il porporato – ci sono temi che coinvolgono la vita personale dei cittadini e che non dipendono semplicemente da una maggioranza elettorale, anche se importante”. Famiglia, vita, figli: sono questioni – ha ricordato ancora – che incidono nell’avvenire di una società e non possono “essere la conseguenza automatica di una elezione”. “È per questo – ha sottolineato il cardinale Vingt-Trois – che sarebbe scioccante per la democrazia se nei dibattiti parlamentari sul matrimonio o sul fine della vita, o sulla revisione delle leggi di bioetica, i parlamentari non avessero libertà di voto”. Ed ha aggiunto: “La libertà si conquista e si difende anche di fronte alle lobby che saturano gli spazi di comunicazione. La libertà deve resistere al conformismo del pensiero ‘prêt à porter’, che evita di porsi troppe domande”. Il cardinale André Vingt-Trois, presidente della Conferenza episcopale francese, ha quindi chiesto ai parlamentari di avere il “coraggio” necessario “quando si tratta di prendere le distanze dal proprio ambiente ideologico, dal proprio partito di riferimento ed esporsi al pubblico. (A.L.)

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    Mons. Moraglia: Albino Luciani, pastore “senza timori né calcoli umani”

    ◊   Non “un ingenuo e un semplice, un intransigente e una persona non all’altezza, non in grado di dire no ad un peso per lui eccessivo”, bensì un uomo e un pastore “impegnato in un annuncio evangelico compiuto nella Chiesa e a nome della Chiesa, senza timori e calcoli umani”, secondo la “fortezza degli umili”. A delineare, sfatando alcuni stereotipi, la figura di Albino Luciani, già patriarca di Venezia e per 33 giorni Papa Giovanni Paolo I, è mons. Francesco Moraglia, attuale patriarca della diocesi lagunare, nell’omelia della Messa presieduta ieri sera nella Basilica di San Marco con i vescovi del Triveneto nel centenario della nascita del Pontefice di Canale d’Agordo. Sottolineando la “libertà dell’uomo e del pastore anche di fronte al rischio dell’impopolarità”, mons. Moraglia – riferisce l’Agenzia Sir - ha descritto Luciani come “un sincero e onesto lavoratore della vigna del Signore, uomo profondamente obbediente a Dio e al Suo progetto, chiamato a compiti e decisioni davvero ardue”. Di qui il richiamo al Messaggio Urbi et Orbi del 27 agosto 1978, appello “all’effettiva comunione ecclesiale costruita attorno a Gesù Cristo e al suo Vangelo”, alla responsabilità e alla “volontà di conversione, superando le tensioni interne alla Chiesa e, attraverso la vigilanza, l’impegno a resistere alla tentazione di uniformarsi al mondo”.

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    Record storico di disoccupati in Italia: a settembre sono 2 milioni e 774 mila

    ◊   Il tasso di disoccupazione in Italia è pari al 10,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 2,0 punti nei dodici mesi. Si tratta del massimo livello da gennaio 2004. E’ quanto rende noto l’Istat, precisando che il numero dei disoccupati a settembre scorso è stato pari a 2 milioni e 774 mila, in aumento del 2,3% rispetto ad agosto (62 mila unità). La crescita della disoccupazione - rileva l'Istituto nazionale di statistica - riguarda prevalentemente gli uomini. Il tasso di occupazione maschile, pari al 66,4%, cala rispetto ad agosto di 0,4 punti percentuali e su base annua di 1 punto. Quello femminile, pari al 47,4%, cresce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 1,1 punti rispetto a 12 mesi prima. Se si considera il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), il dato peggiora sensibilmente raggiungendo il 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali su agosto e di 4,7 punti su base annua. Complessivamente, le persone tra i 15-24.enni le persone in cerca di lavoro sono 608 mila. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni risulta sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente. Il tasso di inattività si attesta al 36,3%, stabile in termini congiunturali, ma in diminuzione di 1,3 punti percentuali su base annua. Continua inoltre il trend di crescita della disoccupazione nell'Unione Europea. Eurostat segnala che il dato minimo dei senza impiego è stato quello tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Con l’arrivo nel vecchio continente della crisi economica e finanziaria partita dagli Stati Uniti, le ricadute sul mercato del lavoro sono state pesanti e crescenti nel tempo. Le situazioni più compromesse appaiono quelle di Grecia e Spagna: la crisi delle banche e dell’intero settore finanziario, i fallimenti delle imprese, l’aumento della disoccupazione, sono accompagnati da gravi problemi nei conti pubblici. Proprio in questi giorni l’Ue studia nuove modalità di intervento a favore di Madrid e di Atene (quest’ultima attende il via libera per una nuova tranche di prestito da 30 miliardi). Fra i maggiori Paesi comunitari, la disoccupazione colpisce soprattutto Francia e Italia (10,8%), Polonia (10,1%); in misura minore il Regno Unito (7,9%). Infine, per quanto riguarda il livello dei prezzi, Eurostat rende noto che il tasso di inflazione è al 2,5% in ottobre nella zona euro, mentre a settembre risultava al 2,6%. (A.L.)

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    Italia, Ddl anticorruzione diventa legge

    ◊   Il ddl anticorruzione pubblica, che ieri ha ottenuto il voto di fiducia, passa anche la prova della Camera sul sì finale al provvedimento. Il disco verde arriva con 480 si 19 no, 25 astenuti. Il ddl, già approvato in precedenza dal Senato, ora diventa legge. "I numeri della votazione – ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino - dimostrano come ci sia stata una grande condivisione di questo progetto". "Si può sempre fare di più – ha aggiunto - ma non ci sono stati compromessi politici al ribasso". Sulla incandidabilità dei condannati ci sarà "un'applicazione della delega prima" del voto politico. Il provvedimento delega al governo a legiferare entro un anno su incandidabilità e incompatibilità per cariche elettive in caso di condanne superiori ai 2 anni per delitti contro la Pubblica Amministrazione o grave allarme sociale. (A.L.)

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    Incidenti in calo sulle strade italiane: si muore più in bici che in moto

    ◊   Diminuiscono incidenti, morti e feriti sulle strade italiane. Dal Rapporto Aci-Istat - presentato a Roma – emerge che nel 2011 si è registrato un calo, rispetto all'anno precedente, di sinistri (205.638; -2,7%), morti (3.860; -5,6%) e feriti (292.019; -3,5%). Maggio è il mese nero per numero di incidenti. Agosto è quello in cui si registra il picco di mortalità. Sabato è il giorno con più morti, le 18 l’ora più critica. Di notte si verificano meno incidenti ma sono più pericolosi. Nei week-end il rischio di sinistri aumenta fortemente. In gran parte le vittime sono giovani tra i 20 e i 24 anni. Gli incidenti più pericolosi sono lo scontro frontale, l'ostacolo accidentale, la fuoriuscita dalla strada o la caduta da veicolo. Si muore di più in bici (vittime: +7,2% rispetto al 2010) che su ciclomotore. Gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane. “I dati – ha affermato il presidente dell'Automobile Club d'Italia, Angelo Sticchi Damiani –dimostrano come le nostre strade diventino ogni anno più sicure ma c'è ancora tanto da fare: gli incidenti derivano da una scarsa cultura degli utenti della strada”. (A.L.)

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    Padre Nicolás interviene alla Conferenza dei provinciali gesuiti in Perù

    ◊   Il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás partecipa alla XXV Assemblea della Conferenza dei provinciali della Compagnia di Gesù (CPAL), in corso a Lima in Perù fino al 4 novembre. Alla riunione partecipano i 17 provinciali e superiori regionali, il segretario e i delegati per la formazione, l’educazione e l’apostolato sociale, insieme ai tre invitati in rappresentanza di Cuba, Giamaica e Guyana. Padre Nicolás ha aperto i lavori con la presentazione del documento De Statu Societatis, frutto della Congregazione dei procuratori dello scorso luglio in Kenya. Tra i temi dell’Assemblea alcune riflessioni sul Progetto apostolico comune approvato dalla Conferenza dei provinciali dei Gesuiti a Porto Rico, nel maggio del 2011, che sotto il titolo “Corresponsabili nella missione” presenta un discernimento del lavoro fatto dalla Compagnia di Gesù a livello continentale e gli orientamenti che definiranno le prospettive comuni fino al 2020. Inoltre, il provinciale dell’America centrale, padre Jesús Sariego, farà una riflessione sulla vita comunitaria e saranno presentati i rapporti dei Settori apostolici e il Magis-2013 in occasione della prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Rio di Janeiro. Il preposito generale dei Gesuiti svolgerà anche una missione nella stessa Provincia peruviana, che includerà la visita a diverse università cattoliche, un incontro con i giovani nel Colloquio giovanile ignaziano 2012 previsto per il 3 novembre; la partecipazione alla conferenza intitolata “La Collaborazione in missione” organizzata dai laici ignaziani a Lima; e infine una visita alla parrocchia gesuita di Sant’Agostino per un incontro con il settore sociale della Compagnia di Gesù. Prima della visita prevista alla provincia di Porto Rico, padre Adolfo Nicolás, prenderà parte al Congresso “Fede e gioia”, che avrà luogo in Bolivia. La Cpal è un organismo creato nel 1999 per promuovere il coordinamento e la collaborazione tra le 14 provincie, il provincialato e le 3 regioni della Compagnia di Gesù in America Latina. L’obbiettivo è intraprendere con una maggiore efficacia le sfide e le necessità apostoliche nelle realtà del continente latino-americano oggi. (A cura di Alina Tufani)

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    Assemblea della Conferenza dei religiosi indiani a Hyderabad

    ◊   Ripensare la leadership nelle congregazioni religiose in India fissando e realizzando nuovi obiettivi. Di questo stanno discutendo 550 superiore e superiori maggiori riuniti in questi giorni a Hyderabad per l’assemblea triennale della Conferenza dei religiosi indiani (Cri). “Innovare la vita consacrata per una maggiore efficacia” è il tema della sessione che si conclude oggi. La domanda al centro della riunione – riferisce l’agenzia Ucan - è in particolare come rendere più incisiva la missione dei religiosi e delle religiose indiane in una società in rapido mutamento. All’apertura dei lavori l’arcivescovo di Hyderabad, mons. Thumma Bala, ha esortato l’assemblea a porre al centro “la radicalità della missione per portare il Regno di Dio” in India, ricordando alle superiore e ai superiori presenti il loro ruolo “profetico nella vita religiosa” che non va perso di vista “anche quando si trovano nuove forme di trasmissione della fede”. Quindi l’esortazione rivolta ai partecipanti dal padre carmelitano Gorantla Joohannes, presidente della sezione dell’Andra Pradesh della Cri, ad “affrontare con coraggio le sfide della modernità”. Sulla necessità di innovare per affrontare queste sfide si è soffermata suor Sherly Chako, provinciale della Provincia di Guwahatu delle Suore della Croce di Chavanod: “Dobbiamo imparare a lavorare insieme in modo nuovo per un’autentica realizzazione della nostra vocazione in un mondo in continua trasformazione”, ha detto la religiosa. Dello stesso tenore l’intervento di Mini Matthews, esponente politica cattolica del Governo dell’Andra Pradesh, che ha esortato i superiori e le superiore maggiori indiane a “ripensare la propria leadership” per essere una forza di cambiamento in una società dominata da una grande “confusione di valori”. La Cri riunisce un totale di 334 congregazioni e 822 superiori maggiori e rappresenta più di 125mila religiosi e religiose impegnati in diversi ambiti dell’apostolato in India: dalla sanità, all’assistenza, all’educazione. La precedente assemblea triennale si è svolta a Delhi nel 2009: intitolata “Per un’India in armonia”, la sessione era stata dedicata al contributo della vita consacrata alla causa della difesa dell’ambiente contro lo sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Domani il cardinale Vallini inaugurerà la nuova cappella al cimitero Laurentino

    ◊   Disegnare un abbraccio rivolto all’area cimiteriale. Con questa idea, al cimitero Laurentino, a Roma, è stata progettata la nuova cappella dedicata a Gesù Risorto, che il cardinale vicario Agostino Vallini inaugurerà con una benedizione nella solennità di Tutti i Santi, domani giovedì primo novembre alle 9.30. Sarà il primo dei due appuntamenti che lo vedranno impegnato nella giornata che precede quella della commemorazione dei defunti. Alle 16, infatti, il cardinale vicario presiederà la tradizionale Messa a San Lorenzo fuori le Mura in suffragio dei fedeli defunti della diocesi. Al termine della celebrazione – riferisce la rivista diocesana ‘RomaSette’ - il porporato guiderà la processione al Verano per la benedizione delle tombe. La cappella, progettata dall’architetto Giovanni Testa e finanziata dall’Ama, si trova all’ingresso del cimitero. La prima pietra, posata nel 2010, è stata benedetta dal vescovo ausiliare per il settore sud, mons. Paolo Schiavon. (A.L.)

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    Aperto a Roma l'anno pastorale del volontariato sanitario

    ◊   “Lo spirito di chi è volontario deve essere disinteressato, senza secondi fini, improntato sulla pura ricerca del bene della vicinanza ai fratelli che sono nel dolore”. Così il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale della Salute per la diocesi di Roma, ha aperto la celebrazione eucaristica nella Basilica di San Giovanni in Laterano, in occasione dell’apertura dell’anno pastorale del volontariato sanitario della capitale. “Essere volontario è una grande vocazione - ha spiegato il presule - e questo ci aiuta a comprendere che non è una scelta al di fuori di noi, un fare per gli altri; ma un essere per gli altri e con gli altri. Pensare di trovare altrove la fonte e la sorgente del nostro amore verso i fratelli sofferenti, significa entrare, anche involontariamente, nel mondo dell’utilità e dell’efficienza”. E il vescovo ha invitato i volontari ad accogliere la sofferenza con rispetto e delicatezza, di non lasciarsi solo travolgere dalle organizzazioni e dall’efficienza, se pur utili nella cura, ma senza perdere mai di vista il primo obiettivo del servizio al prossimo, cioè “l’amore passionale di Dio per ogni uomo. Essere misericordiosi vuol dire dimenticare ogni interesse per aiutare il fratello”. Il presule ha ricordato l’esempio della beata Madre Teresa di Calcutta che spesso soleva ripetere che dove c’è il fratello che soffre in realtà c’è il Signore che aspetta di essere curato: “Tutto ciò che fai, lo stai facendo a me”. E alla celebrazione, erano presenti numerose associazioni di volontariato. «Stare con i malati – ha spiegato una volontaria dell’Unitalsi -mi ha dato tanto, perché ho trovato nella loro sofferenza il volto di Gesù. E aver provato questa sensazione mi aiuta a portare meglio la mia croce nelle incombenze di tutti i giorni».

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    Domani la Corsa dei Santi organizzata dalla Fondazione Don Bosco

    ◊   Domani, primo novembre torna a Roma la gara organizzata dalla Fondazione Don Bosco nel mondo. Giunta alla V edizione - ricorda la rivista diocesana ‘RomaSette’ - la gara è organizzata in coincidenza con la Festa di Tutti i Santi. La campagna solidale associata a questo evento “Aiutiamo i bambini di Porto Alegre a riprendersi la vita” è finalizzata al sostegno del centro “Lar Don Bosco” di Porto Alegre, in Brasile. Da oggi, 31 ottobre, al 7 novembre si potrà contribuire alla solidarietà per questo progetto inviando un sms al 45565 da 2 euro da cellulare Tim o da rete fissa Telecom Italia. Obiettivo del progetto è quello di fornire a ragazzi e ragazze del centro vitto, alloggio, supporto medico e psicologico e accesso all‘istruzione e al lavoro. La Corsa dei Santi è una gara competitiva di circa 10,5 chilometri (iscritta nel calendario Fidal). La mini maratona di Ognissanti si svolgerà con partenza e arrivo a Piazza Pio XII attraversando Via della Conciliazione e si snoderà attraverso un suggestivo percorso per le vie del centro storico della capitale. La gara vedrà coinvolti quasi 5.000 podisti: circa 2.700 per la prova competitiva e oltre 2.000 per quella non competitiva, alla quale partecipano centinaia di ragazzi degli oratori di tutta Italia e centinaia di “over” dei centri anziani romani.(A.L.)

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    Perugia, mons. Bassetti ai giostrai: portate una nota di colore nella nostra città

    ◊   Un vescovo che celebra Messa sulla pista dell’autoscontro di un Luna Park con le famiglie dei giostrai in una città in festa per la consueta Fiera che si celebra ogni anno, durante le festività di Ognissanti e dei Defunti, a Perugia. La tradizione si è ripetuta anche oggi, con mons. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, che ha presieduto la celebrazione, tra macchine dell’autoscontro e giochi per bambini. Nelle 145 attrazioni fieristiche lavorano in questi giorni circa ottantina di famiglie, 320 persone. Durante il mese trascorso a Perugia le famiglie frequentano regolarmente le attività della vicina parrocchia San Giovanni Battista. Bambini e ragazzi si stanno qui preparando per la Comunione e la Cresima. L’arcivescovo ha fatto riferimento a “questo tempo di crisi morale ed economica che investe anche le fasce più deboli, ed ha ripercussioni anche sul lavoro dei giostrai e fieranti”. “Siete nel nostro cuore - ha ribadito il presule le cui parole sono state riprese dal Sir - perché portate una nota di colore e calore nella nostra città, che ne ha tanto bisogno”. (A.L.)

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    Inaugurato l'anno accademico dello Studium del dicastero per i religiosi

    ◊   Con un duplice invito ad approfondire “la co-essenzialità tra la dimensione magisteriale-petrina e quella carismatico-mariana della Chiesa” e a rilanciare “la spiritualità di comunione”, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha inaugurato lo scorso 24 ottobre l’anno accademico 2012-2013 del rinnovato Studium del dicastero. Il porporato – riferisce l’Osservatore Romano – ha colto “molti segnali” che indicano come entrambe queste dimensioni non siano ancora diffusamente condivise e attuate a tutti i livelli della vita della Chiesa. Da qui, l’appello affinché la scuola della Congregazione possa divenire uno di quei luoghi di formazione e di educazione alla comunione. Chiedendosi “come si attua in concreto la comunione”, il cardinale ha esortato gli iscritti ad approfondire entrambe le tematiche e magari a dedicare loro “uno studio particolare o farne oggetto dell'esercitazione scritta che verrà richiesta alla fine del biennio”. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 305

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