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Sommario del 27/10/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: l'assemblea sinodale, specchio della Chiesa universale con le sue gioie e le sue sofferenze
  • Il cardinale Wuerl: la nuova evangelizzazione non è una strategia, ma il modo di essere della Chiesa
  • Il cardinale Bagnasco: il Sinodo, una grande grazia. Cattolici in politica: siano più coerenti e più numerosi
  • Tommaso Spinelli, il più giovane dei partecipanti al Sinodo: ritrovare l'entusiasmo della fede
  • Sinodo. Padre Lombardi: guardare al mondo con fiducia e coraggio, perché Dio lo ama
  • Commissione “Ecclesia Dei”: con la Fraternità San Pio X serve pazienza e fiducia
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: oltre 140 morti dall'inizio della "tregua", bomba contro chiesa siro-ortodossa
  • Nuove minacce di Al Qaeda contro gli occidentali
  • Elezioni in Ucraina: favorito il partito di Janukovich, denunce di possibili brogli
  • Mons. Paglia a Bratislava: il Vangelo della vita diventi proposta comprensibile e forte
  • Monti e Riccardi concludono il Festival della famiglia a Riva del Garda
  • Prima biografia completa di Don Di Liegro a 15 anni dalla morte
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Cina: altri due tibetani si danno fuoco nella provincia di Guansu
  • Berlusconi: dopo la condanna, "obbligato" a restare in campo per riformare la giustizia
  • Al via, con una tappa speciale a Gerusalemme, la marcia per la pace Perugia-Assisi
  • Il cardinale Vallini consegna il mandato ai catechisti di Roma
  • Inaugurato a Milano il museo dedicato al Beato don Gnocchi
  • Ancora scosse nel Pollino: la gente non rientra nelle case
  • Seminario della Fondazione Bellisario sul contributo delle donne nella società
  • Domani termina l’ora legale e si torna all’ora solare
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: l'assemblea sinodale, specchio della Chiesa universale con le sue gioie e le sue sofferenze

    ◊   Intervento conclusivo del Papa, stamani, al Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Benedetto XVI ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato allo svolgimento dell’Assemblea ed ha annunciato cambiamenti nella competenza, per i dicasteri vaticani, sui seminari e sulla catechesi. Il Sinodo ha proceduto poi alla votazione delle 58 proposizioni finali, documento conclusivo dei lavori di norma riservato al Pontefice. Tuttavia, Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione di una bozza in lingua inglese. Domattina, alle ore 9.30, nella Basilica Vaticana, il Papa presiederà la Santa Messa a chiusura dell’Assemblea. Concelebreranno i Padri Sinodali. Il servizio di Isabella Piro:

    Sono le parole del Papa a chiudere i lavori in Aula del Sinodo dei vescovi, così come li avevano inaugurati tre settimane fa. Benedetto XVI interviene per annunciare, innanzitutto, un cambiamento: la competenza sui seminari passerà dalla Congregazione per l’Educazione cattolica a quella per il Clero. Allo stesso tempo, la Congregazione per il Clero perderà la competenza sulla catechesi che passerà al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. I documenti relativi a tale cambiamento seguiranno prossimamente, in forma di Motu proprio.

    Si tratta di una decisione, ha detto il Papa, scaturita proprio dal contesto delle riflessioni sinodali. Quindi, il Pontefice ha ringraziato tutti coloro che hanno lavorato allo svolgimento dell’Assemblea, la quale - ha detto – è stata edificante ed incoraggiante, specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, ma anche con le sue gioie:

    "Il Signore è presente e potente e il Signore è operante anche tramite il nostro lavoro e le nostre riflessioni. Anche se la Chiesa sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta".

    Di qui, il sentito grazie che il Papa ha rivolto alle testimonianze commoventi ascoltate in Aula, ai presidenti delegati e al segretario generale che hanno guidato l’Assemblea, agli uditori, a chi ha lavorato giorno e notte in modo indefesso. Infine, Benedetto XVI ha espresso i suoi auguri ai sei cardinali designati, che verranno creati nel Concistoro del prossimo 24 novembre e che mostrano, ha concluso, l’universalità della Chiesa.

    Poi, il Sinodo procede alla votazione delle 58 proposizioni finali: ad una ad una vengono lette in latino dal relatore generale, il cardinale Donald Wuerl, e dal segretario speciale, mons. Pierre-Marie Carré. Ma se la lingua è antica, il contenuto è attuale: in sostanza, le proposizioni affermano che la Chiesa guarda alla nuova evangelizzazione senza paura, con coraggio, considerandola una vera opportunità di annuncio del Vangelo nel complesso contesto del mondo contemporaneo.

    Suddivise in quattro gruppi - la natura della nuova evangelizzazione, il contesto del ministero della Chiesa oggi, le risposte pastorali alle circostanze dei giorni nostri, gli agenti ed i partecipanti della nuova evangelizzazione - più un’introduzione ed una conclusione, le proposizioni definiscono la nuova evangelizzazione come missione permanente della Chiesa, tempo di risveglio e ribadiscono l’importanza dell’inculturazione della fede nella contemporaneità, ma con il giusto discernimento degli elementi positivi da quelli negativi. Di qui, l’accento posto su un mondo secolarizzato sì, ma pur sempre creazione di Dio, al quale i cristiani non possono restare indifferenti perché si vive nel mondo anche se non si è del mondo.

    Centrale, poi, la riflessione sul primo annuncio, per il quale i vescovi suggeriscono la definizione di linee guida precise, anche perché proclamare ed ascoltare il Vangelo è un diritto per ogni persona, credente o no, ed un obbligo per ogni cristiano. La proclamazione della Parola di Dio, dunque, lontana dal proselitismo, rispetti tutti. In questo contesto, il Sinodo incoraggia le diocesi e le parrocchie allo studio della Sacra Scrittura.

    Guardando nello specifico alle sfide attuali, come la globalizzazione, i vescovi ribadiscono che il Vangelo offre una visione di vita che non si impone, ma si propone come messaggio di pace, bellezza, verità e speranza che aiuta l’uomo ad uscire dalla solitudine post-moderna. Oggi, notano i presuli, in un mondo in cui c’è guerra, violenza, individualismo, la Chiesa deve esercitare la riconciliazione in modo calmo e risoluto, portando un messaggio di amore e giustizia. Di qui, l’invito racchiuso in una specifica proposizione affinché ogni opportunità venga colta per tutelare i diritti umani.

    Ampia, poi, la riflessione sulla libertà religiosa, definita dal Sinodo diritto umano fondamentale che include la libertà di coscienza. Considerata la necessità crescente di tutelare tale diritto, il Sinodo suggerisce di pensare ad una Commissione di leader religiosi nel mondo che monitori, anche attraverso il Pontificio Consiglio Giustizia e pace, gli attacchi alla libertà religiosa e di coscienza. Ed in questo senso, le proposizioni riflettono anche sullo sviluppo umano, perché non si può pensare alla nuova evangelizzazione senza un impegno serio in favore della giustizia e contro le cause della povertà.

    Ulteriori suggerimenti guardano agli strumenti che la nuova evangelizzazione ha a disposizione: i mass media, per i quali si richiede la giusta formazione; la bellezza, dimensione speciale di un nuovo annuncio del Vangelo; i migranti, che vanno tutelati nella loro dignità e difesi dalle nuove forme di schiavitù, dalla tratta e dal traffico di organi. I vescovi, inoltre, richiamano la necessità di una conversione personale e collettiva, ribadiscono la chiamata alla santità per ciascuno, chiedono alle istituzioni di difendere il diritto all’educazione e alla libertà di insegnamento e suggeriscono che ogni università cattolica abbia un dipartimento di studi dedicato alla nuova evangelizzazione. Sottolineata poi l’importanza della catechesi degli adulti ed affermato che le Conferenze episcopali possono chiedere alla Santa Sede l’istituzione di un ministero per i catechisti.

    Il Sinodo non dimentica, quindi, la nuova evangelizzazione nei confronti dei poveri e dei malati, in cui si vede il volto di Cristo; ribadisce l’importanza del sacramento della penitenza, chiedendo che sia sempre presente nella vita parrocchiale; riconosce la pietà popolare e il pellegrinaggio come opportunità di crescita della fede. Guardando ai carismi, definiti doni della Chiesa, i vescovi li invitano alla cooperazione con le diocesi, mentre le parrocchie vengono incoraggiate ad essere sempre più ambienti spirituali aperti a tutti i fedeli.

    Proposizioni specifiche sono riservate quindi ai laici, invitati ad operare a fianco della Chiesa nella nuova evangelizzazione; alle donne, delle quali si ribadisce la dignità e se ne riconoscono le capacità, e alla famiglia cristiana, Chiesa domestica, primo agente di vita, di amore e di trasmissione della fede. Senza dimenticare i divorziati e i conviventi, il Sinodo sottolinea che la Chiesa dovrà cercare per loro risposte appropriate. Il pensiero va anche ai giovani: presente, futuro e dono della Chiesa, ricettori e attori della nuova evangelizzazione, dice il Sinodo, vanno accompagnati nella scoperta della loro vocazione di vita.

    Spazio, poi, alla formazione continua dei sacerdoti che devono essere testimoni autentici e credibili, veri modelli di fede. E di fronte agli scandali che colpiscono la vita sacerdotale, i vescovi ringraziano i tanti presbiteri fedeli al loro ministero e chiedono per loro un piano pastorale di accompagnamento. Un incoraggiamento viene rivolto anche ai consacrati, affinché vivano la loro identità radicalmente e con gioia, in comunione con la Chiesa.

    Infine, le proposizioni affrontano il tema del dialogo: quello ecumenico, che dà credibilità all’annuncio del Vangelo e per il quale si auspicano ulteriori progressi; quello interreligioso, che deve essere intensificato soprattutto con i musulmani e che implica il rispetto della libertà di coscienza e di religione, nell’ottica di una collaborazione reciproca per la difesa e la promozione della dignità umana. E ancora: il dialogo tra scienza e fede ed il dialogo con i non credenti, messo in atto dal Cortile dei gentili e diretto, per lo più, a chi non conosce Dio ma non vuole rimanere semplicemente senza di Lui, ma avvicinarlo almeno come sconosciuto.

    Gli ultimi suggerimenti del Sinodo riflettono sulla salvaguardia del Creato, sulla trasmissione della fede a partire dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II, e su Maria, Stella della nuova evangelizzazione.

    Spetterà ora ad un’eventuale esortazione apostolica post-sinodale di Benedetto XVI raccogliere tali suggerimenti. Ma per ora, i credenti ricordino che portare la gioia del Vangelo nel mondo è compito di tutti, nessuno escluso.

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    Il cardinale Wuerl: la nuova evangelizzazione non è una strategia, ma il modo di essere della Chiesa

    ◊   L’Elenco finale delle Proposizioni è stato presentato stamani nella Sala Stampa vaticana. Sono intervenuti all’evento il cardinale Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington e relatore generale al Sinodo, mons. Pierre Marie Carré, arcivescovo di Montpellier e segretario speciale all’assemblea sinodale e mons. Józef Michalik, arcivescovo di Przemyśl e presidente della Conferenza episcopale polacca. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Dalle Proposizioni del Sinodo emerge uno sguardo positivo per l’impegno della nuova evangelizzazione: è quanto affermato dal cardinale Wuerl che ha tenuto a sottolineare lo spirito di unità che ha contraddistinto i lavori dell’assemblea sinodale. L’arcivescovo di Washington ha quindi aggiunto che la grande sfida per la Chiesa è ora proprio nel portare avanti l’impegno della nuova evangelizzazione in un tempo segnato dalla secolarizzazione. Ma chi sono dunque oggi i nuovi evangelizzatori?

    “That’s everybody. So it talks about families, it talks about young people …”
    “Sono tutti – ha detto il cardinale Wuerl – Quindi, la nuova evangelizzazione riguarda le famiglie, i giovani. Riguarda chiunque, nell’ambito della Chiesa, sia impegnato in questa opera”. Le Proposizioni, ha aggiunto, devono far capire che la nuova evangelizzazione non è solo un impegno temporaneo, ma una condizione permanente della Chiesa:

    “The new evangelization is just not a programme …”
    “La nuova evangelizzazione – ha ribadito - non è semplicemente un programma, ma un modo di vedere il mondo che ci circonda ed un modo di invitare le persone ad aderire al Vangelo. Tutto questo può prendere diverse forme”. Volutamente, ha detto perciò il cardinale Wuerl, “siamo stati cauti nel suggerire come questo avrebbe potuto ‘funzionare’, perché ciascuna Conferenza episcopale vorrà mettere in pratica la nuova evangelizzazione secondo le proprie tradizioni e secondo la propria valutazione della situazione specifica”. Quindi, parlando dei giovani, ha detto che non bisogna ritenerli solo come quelli che devono essere evangelizzati ma anche come degli evangelizzatori. Pensiero, questo, su cui si è soffermato anche mons. Michalik, presidente dei vescovi polacchi:

    “Con i giovani bisogna avere il coraggio di essere molto chiari, radicali. Però, il radicalismo cristiano non esiste senza l’amore, senza la comprensione, senza la pazienza. Con un contatto umano, più umano il campo per l’evangelizzazione è più aperto”.

    Dal canto suo, mons. Carré ha sottolineato che, al cuore della nuova evangelizzazione, c’è l’incontro con il Signore, un incontro da incoraggiare nelle difficoltà dei nostri tempi. I relatori si sono, infine, trovati d’accordo nel mettere l’accento sul ruolo della bellezza artistica, musicale, culturale quale via per annunciare il Vangelo. Né, infine, hanno mancato di indicare come fondamentale, in un mondo complesso come quello di oggi, il dialogo tra la Chiesa e il mondo scientifico.

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    Il cardinale Bagnasco: il Sinodo, una grande grazia. Cattolici in politica: siano più coerenti e più numerosi

    ◊   Per un bilancio sui lavori del Sinodo Paolo Ondarza ha intervistato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana:

    R. – Anzitutto devo dire che l’esperienza del Sinodo è stata una grande grazia perché è stata un’immersione nella cattolicità della Chiesa. E’ una esperienza di Pentecoste, perché i vescovi di tutto il mondo hanno portato nell’Aula sinodale, intorno al Santo Padre, la voce di tutto il mondo, con uno sguardo e con un cuore propri dei pastori: liberi da ogni interesse o prospettiva politica o economica o ideologica, ma soltanto con lo sguardo del Signore. E’ molto importante, anche, che sia risuonata da parte di tutti i Padri la necessità che per evangelizzare bisogna essere evangelizzati. Quindi, il tema della conversione personale di noi pastori e di noi comunità cristiana per poter annunciare il Vangelo della gioia che è Cristo: questo è un primo imperativo fondamentale.

    D. – Ci sono degli spunti che sono emersi dai lavori sinodali, che vanno ad interessare nello specifico la situazione della Chiesa in Italia?

    R. – Direi che ancora una volta è stata messa in evidenza la centralità della parrocchia. Questa è una grande esperienza che viene dalla storia dell’Italia, ma che in tutto il mondo è stata apprezzata e confermata: la pastorale parrocchiale dev’essere sempre più, diventare sempre più la pastorale integrata con tutti i nuovi movimenti, le nuove comunità, le associazioni, perché è chiaro che la parrocchia, pur nella sua necessità assoluta, non è più autosufficiente.

    D. – Di fronte al prevalere della questione economica, di fronte alla secolarizzazione, alla crisi della politica, alla Chiesa viene chiesto di ripensare la propria presenza nella società …

    R. – Direi che non è soltanto un ripensamento, ma innanzitutto è una conferma della presenza. Quanto più la società viene ferita dal secolarismo o da altre istanze di tipo economico o finanziario che attentano alla centralità e alla dignità della persona umana, tanto più la Chiesa ha il dovere di essere presente secondo l’immagine del sale della terra e della luce del mondo. Senza pretese, senza arroganze ma con la grande convinzione - e in questo probabilmente dobbiamo crescere – che laddove Cristo entra, l’uomo cresce; laddove Cristo entra, è la società intera che cresce, diventa più umana.

    D. – Grande attenzione viene data alla famiglia, cuore della nuova evangelizzazione. La Chiesa pensa in tal senso a percorsi di accompagnamento post-matrimoniali che per non lasciare le coppie sole di fronte alle sfide del secolarismo. Ma difesa della famiglia significa anche continuare a difendere il matrimonio tra uomo e donna …

    R. – Certamente. La famiglia è stata riconosciuta da parte dei Padri di tutto il mondo come la cellula fondamentale non soltanto della Chiesa, ma innanzitutto della società umana. Come diceva lei, un uomo e una donna nel vincolo pubblico del matrimonio e aperti alla vita, sono veramente il futuro assolutamente indispensabile della società, e quindi incomparabili, degni di tutta l’attenzione culturale delle società moderne e anche di conseguenti adeguate politiche economiche a sostegno della famiglia e dei figli. Abbiamo riconosciuto naturalmente anche come la famiglia sia il primissimo luogo di educazione. Quindi, è vero: la Chiesa deve rinnovare sempre di più, anche in Italia, l’accompagnamento pastorale delle famiglie, non soltanto prima, in preparazione del matrimonio, ma anche dopo il matrimonio.

    D. – Attenzione è stata data anche al tema dei divorziati, dei risposati. C’era chi si attendeva novità al riguardo …

    R. – La novità: la novità è ciò che è vero, perché ciò che è vero non invecchia, non ha tempo. Naturalmente la misericordia, accompagnata sempre dalla verità, deve essere fatta sentire a queste persone che vivono situazioni difficili, perché, anche se non possono accedere al sacramento della confessione e della Santa Eucaristia, non si sentano escluse, rifiutate, emarginate, ma sappiano che assolutamente sono parte viva della comunità cristiana e possono dedicarsi a servizi come quello della carità al pari di chiunque.

    D. – Per chiudere: è stato ribadito come ogni battezzato non possa tirarsi indietro di fronte alla chiamata, al compito di evangelizzare anche nella vita pubblica. Questo vale anche per la presenza di cattolici in politica …

    R. – I cattolici nella vita politica devono essere sempre più coerenti con la propria fede e più formati, perché non basta la buona volontà per il servizio pubblico; e poi devono essere più numerosi.

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    Tommaso Spinelli, il più giovane dei partecipanti al Sinodo: ritrovare l'entusiasmo della fede

    ◊   La competenza della catechesi passerà al Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione. L’annuncio, dato questa mattina dal Papa al Sinodo, evidenzia l’attenzione data dalla Chiesa alla trasmissione della fede. Più volte nei giorni scorsi è stata espressa l’esigenza di nuovi annunciatori del Vangelo che sappiano comunicare al mondo la bellezza di essere cristiani. Una testimonianza in tal senso è stata offerta in Aula dal più giovane dei partecipanti, l’uditore Tommaso Spinelli: 23 anni, romano, è catechista di giovani catecumeni. Paolo Ondarza gli ha chiesto chi sono queste persone che in età adulta chiedono di ricevere il Battesimo:

    R. - Il 50 per cento sono italiani e la cosa bella è che sono persone anche di elevato livello culturale che inizialmente erano rimaste fuori dalla fede, magari perché i genitori erano vissuti nell’età della contestazione e avevano deciso di non battezzare i figli. Queste persone, a volte attraverso i loro studi scoprono la bellezza della fede e si chiedono: “ma perché non ho ricevuto il Battesimo?”. A quel punto si rivolgono alla Chiesa e fanno richiesta del Sacramento. L’altro 50 per cento è costituito da persone provenienti dall’estero e la cosa bella è che spesso si verifica un bellissimo scambio: abbiamo, per esempio, badanti che stando al fianco di persone anziane con una fede molto forte e attraverso loro scoprono la bellezza di questa fede. Alcune di queste donne provengono dai Paesi dell’ex-Unione Sovietica dove la fede era stata proibita, però il seme del cristianesimo c’era e, nel momento in cui vivono la libertà, germoglia in loro con tutta la sua forza. In queste persone riscontriamo un entusiasmo nella fede che magari ci fosse altrove!

    D. - Per quanto riguarda persone che appartengono di più al tuo contesto, quindi all’Italia, a Roma, e che decidono di iniziare un cammino di conversione al cristianesimo: innanzitutto cosa cercano?

    R. - Queste persone arrivano da noi affamate di verità e di eternità. Questa è la cosa più bella che trovano in Cristo. Io credo che la cosa più grave che sta facendo la nostra società sia quella di privare i ragazzi di un’aspettativa verso qualcosa di eterno.

    D. - Per te cosa vuol dire evangelizzare?

    R. - Credo che prima di tutto evangelizzare sia un servizio svolto a tutta quanta la società, cristiana e non. La società ha bisogno di noi, ha bisogno di un’evangelizzazione, anche se il nostro risultato non sarà quello di rendere cristiana tutta la società. Il problema non è semplicemente riempire le panche durante la Messa. Quando ero ragazzo ho visto sacerdoti e persone che si sono spese totalmente per noi e ho conosciuto cose talmente belle che non riuscirei a tenerle per me. Il solo pensiero che persone e ragazzi possano crescere senza conoscere il messaggio integrale e liberante del Vangelo… è una cosa che mi toglie l’aria!

    D. - Cosa ti sentiresti di dire a chi riscontra una difficoltà nella testimonianza nel luogo in cui si trova?

    R. - La nostra paura ha il sopravvento quando noi ci dimentichiamo che la nostra testimonianza è importante perché le persone siano salve. Inoltre dobbiamo ricordarci che il Signore non ci abbandona mai, dal momento che evangelizzare è un desiderio Suo, prima che nostro. Quindi è un ruolo che svolge Lui prima di noi. Possiamo avere la certezza che andrà a buon fine se avremo il coraggio di buttarci.

    D. - Sei il più giovane qui al Sinodo, come vivi questo tuo essere qui?

    R. - La prima impressione è stata un po’ di sana soggezione, però dopo pochi giorni ho avvertito una grande famigliarità. In nessuna aula come in quella del Sinodo c’è una visione globale di tutto quanto il mondo, visto non però attraverso l’occhio economico della speculazione, ma visto con l’occhio dell’attenzione alla persona, alle sue necessità. Le necessità di tutto quanto il mondo sono emerse in questa Aula, attraverso lo sguardo cristiano, lo sguardo di Cristo, lo sguardo che si preoccupa degli ultimi, di quelli che sono nella sofferenza. Ciò che mi colpisce è la grande umiltà dei partecipanti: mi è capitato di parlare con cardinali, vescovi e sono tutte persone che nonostante svolgano compiti di importanza cruciale, non perdono quel loro tratto di amicizia, simpatia e cordialità che deve essere proprio di ogni cristiano. Vedo in loro dei padri, ma anche dei fratelli!

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    Sinodo. Padre Lombardi: guardare al mondo con fiducia e coraggio, perché Dio lo ama

    ◊   Il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione ha voluto lanciare un messaggio di fiducia e di incoraggiamento, nonostante le tante difficoltà che sfidano oggi i credenti. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Vincere la paura con la fede e guardare al mondo con sereno coraggio, perché – sebbene pieno di contraddizioni e di sfide – esso resta pur sempre il mondo che Dio ama. La riflessione della Chiesa sulla necessità di una nuova evangelizzazione è nata certamente da un allontanamento dalla fede e dalle difficoltà dell’annuncio in varie parti del mondo di oggi, ma il Messaggio con cui l’Assemblea sinodale, prima di sciogliersi, si rivolge alla Chiesa non è affatto una parola sfiduciata; è piuttosto una parola d’impegno e di speranza fondata sulla fede in Dio, sulla presenza di Cristo risorto e sulla potenza del suo Spirito. Niente pessimismo: globalizzazione, secolarizzazione e nuovi scenari della società, migrazioni, devono essere opportunità di evangelizzazione

    La molteplicità vastissima degli argomenti toccati dai membri del Sinodo viene riportata a un’unità interiore coerente, che delinea una Chiesa rinnovata, in tutte le regioni del mondo, in tutte le sue parti e componenti – famiglie, parrocchie, clero e laicato…-, nella consapevolezza della sua missione. Una Chiesa sempre in dialogo con il mondo e i suoi problemi, nella cultura, scienza, educazione, arte; nella carità attiva; ma anche nei campi dell’economia, del lavoro e della politica per il servizio del bene comune. In particolare, una Chiesa in dialogo costruttivo con i credenti delle altre religioni, e una Chiesa che non sarebbe se stessa se non continuasse fedelmente a cercare nella contemplazione e nella preghiera il volto di Dio, e non sapesse riconoscere questo volto nei poveri che sono sempre con noi.

    I Vescovi e gli altri membri del Sinodo tornano ora ai luoghi abituali del loro servizio. Lasciano al Papa - che ha fedelmente accompagnato tutti i loro lavori - un ricco contributo da approfondire. Ma lo lasciano anche a tutta la Chiesa, che in quest’Anno della fede si sente ora più animata a trovare le vie, i luoghi, i modi di condividere con tutti il dono della fede: il più bello e il più prezioso che esista.

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    Commissione “Ecclesia Dei”: con la Fraternità San Pio X serve pazienza e fiducia

    ◊   Servono pazienza e fiducia nel processo di graduale reintegrazione della Fraternità sacerdotale di San Pio X: è quanto afferma in una nota la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”. L’organismo vaticano ricorda che, nella sua più recente comunicazione del 6 settembre scorso, la Fraternità fondata da mons. Lefebvre ha indicato di aver bisogno di “ulteriore tempo di riflessione e di studio, per preparare la propria risposta alle ultime iniziative della Santa Sede”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Dopo trent’anni di separazione, è comprensibile che vi sia bisogno di tempo per assorbire il significato” dei “recenti sviluppi”. E’ quanto sottolinea la Commissione “Ecclesia Dei” che aggiunge: mentre il Papa “cerca di promuovere e preservare l’unità nella Chiesa mediante la realizzazione della riconciliazione a lungo attesa della Fraternità sacerdotale di S. Pio X con la Sede di Pietro – una potente manifestazione del munus Petrinum all’opera – sono necessarie pazienza, serenità, perseveranza e fiducia”. “Lo stadio delle attuali discussioni fra la Santa Sede e la Fraternità sacerdotale – ricorda dunque il comunicato – è frutto di tre anni di dialoghi dottrinali e teologici, durante i quali una commissione congiunta si è riunita otto volte per studiare e discutere, fra le altre questioni, alcuni punti controversi nell’interpretazione di certi documenti del Concilio Vaticano II”.

    E aggiunge che: “quando tali dialoghi dottrinali si conclusero, fu possibile procedere ad una fase di discussione più direttamente focalizzata sul grande desiderio di riconciliazione della Fraternità sacerdotale di San Pio X con la Sede di Pietro”. Il comunicato rammenta così altri passi fondamentali in questo “processo positivo di graduale reintegrazione” come “l’estensione alla Chiesa universale della Forma Straordinaria del Rito Romano con il Motu Proprio Summorum Pontificum” e, “nel 2009, con l’abolizione delle scomuniche”. Solo alcuni mesi orsono, sottolinea la nota, “in questo cammino difficile fu raggiunto un punto fondamentale” quando, il 13 giugno scorso, la Pontificia Commissione “ha presentato alla Fraternità sacerdotale di S. Pio X una dichiarazione dottrinale unitamente ad una proposta per la normalizzazione canonica del proprio stato all’interno della Chiesa cattolica”. Attualmente, sottolinea il comunicato, “la Santa Sede è in attesa della risposta ufficiale dei Superiori della Fraternità sacerdotale a questi due documenti”.

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    Nomine

    ◊   Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Pemba (Mozambico), presentata da S.E. Mons. Ernesto Maguengue in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato Amministratore Apostolico sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis della medesima diocesi il Rev.do P. Fernando Domingos Costa, C.P.

    Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia (Italia) il Rev.do Pasquale Cascio, del clero della diocesi di Teggiano-Policastro, Parroco e Docente di Sacra Scrittura.

    Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Montería (Colombia) il Rev.do Ramón Alberto Rolón Güepsa, del clero dell’arcidiocesi di Nueva Pamplona (Colombia), finora Rettore del Seminario maggiore arcidiocesano Santo Tomás de Aquino.

    Il Papa ha nominato Vescovo di Pelplin (Polonia) S.E. Mons. Ryszard Kasyna, trasferendolo dalla sede titolare di Dices e dall’ufficio di Ausiliare di Gdańsk.

    Il Santo Padre ha nominato Membri del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso: l'Em.mo Cardinale Fernando FILONI, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; gli Ecc.mi Monsignori: Peter Takeo OKADA, Arcivescovo di Tōkyō (Giappone); Jean Benjamin SLEIMAN, O.C.D., Arcivescovo di Baghdad dei Latini (Iraq); Daniel Joseph BOHAN, Arcivescovo di Regina (Canada); Salvatore FISICHELLA, Arcivescovo tit. di Voghenza, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione; Michel DUBOST, C.I.M., Vescovo di Evry-Corbeil-Essonnes (Francia); Angelito R. LAMPON, O.M.I., Vescovo tit. di Valliposita, Vicario Apostolico di Jolo (Filippine); Francesco BIASIN, Vescovo di Barra do Piraí-Volta Redonda (Brasile); Joseph Chusak SIRISUT, Vescovo di Nakhon Ratchasima (Thailandia); Sebastian Francis SHAH, O.F.M., Vescovo tit. di Tino, Ausiliare di Lahore (Pakistan); Michael Didi Adgum MANGORIA, Vescovo Coadiutore di El Obeid (Sudan); Tomo VUKŠIĆ, Ordinario Militare della Bosnia ed Erzegovina; Matthew Hassan KUKAH, Vescovo di Sokoto (Nigeria).

    Il Papa ha nominato Membri del Pontificio Consiglio "Cor Unum": l'Em.mo Card. Oscar Andrés RODRÍGUEZ MARADIAGA, S.D.B., Arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), Presidente di Caritas Internationalis; gli Ecc.mi Monsignori: Alberto TAVEIRA CORRÊA, Arcivescovo di Belém do Pará (Brasile); Paolo PEZZI, F.S.C.B., Arcivescovo della Madre di Dio a Mosca; Tarcisius Isao KIKUCHI, S.V.D., Vescovo di Niigata (Giappone), Vice Presidente di Caritas Internationalis per l'Asia; e, in rappresentanza delle Organizzazioni, i Rev.di: Mons. Peter NEHER, Presidente di Deutscher Caritasverband - Rep. Fed. di Germania; Francesco Antonio SODDU, Direttore Nazionale di Caritas Italiana; gli Ill.mi Signori: Barone Johannes Nepomuk HEEREMAN VON ZUYDTWYCK, Presidente Esecutivo di Aiuto alla Chiesa che Soffre; Dott.ssa Carolyn Y. WOO, Presidente di Catholic Relief Services - U.S.C.C. - Stati Uniti d'America; Sig.ra Maritza SÁNCHEZ ABIYUD, Direttore di Caritas Cuba.

    Il Santo Padre ha inoltre nominato Consultore del medesimo Pontificio Consiglio "Cor unum" l’Ill.mo Dott. Michel ROY, Segretario Generale di Caritas Internationalis.

    Il Papa ha nominato Membro della Congregazione delle Cause dei Santi S.E. Mons. Jules Mikhael Al-Jamil, Arcivescovo tit. di Takrit dei Siri.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La ventiduesima congregazione generale del Sinodo dei vescovi: il Papa ringrazia i padri sinodali e annuncia il trasferimento di competenze tra alcuni dicasteri della Curia romana. Nelle pagine interne, i testi e gli interventi.

    In prima pagina, un editoriale del vice direttore dal titolo “Nel segno del concilio: il sinodo termina con messaggi di speranza”.

    Nell'informazione internazionale, in rilievo la Siria: la tregua non ferma gli scontri.

    A 1700 anni dalla vittoria di Costantino a Ponte Milvio: Carlo Carletti sulla storia e le testimonianze. Sullo stesso tema, un brano del romanzo “Helena” di Evelyn Waugh e un testo del nostro direttore.

    La Chiesa per la Spagna in difficoltà: aumentano gli interventi umanitari della comunità ecclesiale.

    Riforme legislative giuste e condivise: osservazioni e proposte dei presuli argentini nel dibattito sul nuovo Codice civile e commerciale.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: oltre 140 morti dall'inizio della "tregua", bomba contro chiesa siro-ortodossa

    ◊   E’ durata solo poche ore il cessate il fuoco in Siria, che nelle intenzioni delle Nazioni Unite sarebbe dovuto iniziare venerdì mattina e durare fino a lunedì prossimo. Ieri un’autobomba a Damasco ha ucciso almeno 5 persone mentre per l’Osservatorio siriano per i diritti umani sono oltre 140 le vittime dall’inizio della tregua. Il servizio di Michele Raviart:

    L’autobomba che questa mattina è esplosa davanti a una chiesa siro-ortodossa a Dayr-az-Zor, nel nord-est della Siria è solo l’ultimo degli atti di violenza che hanno affossato sul nascere il cessate il fuoco promosso dalle Nazioni Unite. Ma se per l’agenzia di Stato Sana, l’esplosione ha provocato gravi danni alla facciata dell’edificio, “senza causare vittime”, fonti locali parlano di cinque persone uccise mentre si trovavano in un ristorante vicino alla chiesa. Intanto nel resto del Paese sono ripresi gli scontri tra i ribelli e l’esercito di Assad. I comitati locali di coordinamento segnalano bombardamenti su Zamalka, sobborgo di Damasco, mentre combattimenti sarebbero in corso anche nella provincia di Daraa e Aleppo. La tregua in Siria “è nata morta ed è uno scacco per Lakhdar Brahimi ”, ha affermato alla France Press il leader dei ribelli di Aleppo Abdel Jabbar al Oqaidi. L’inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba, che non ha ancora rilasciato dichiarazioni aveva infatti proposto una tregua di tre giorni tra le parti in occasione della festività islamica del Sacrificio, idea che aveva avuto il sostegno di gran parte della comunità internazionale. Ieri mattina in migliaia erano scesi in piazza a Damasco per manifestare pacificamente contro il regime, ma dopo il riaccendersi degli scontri il bilancio è di 53 vittime tra i civili, 50 tra i ribelli e 43 tra i soldati dell’esercito fedele ad Assad.

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    Nuove minacce di Al Qaeda contro gli occidentali

    ◊   Il leader di al Qaeda, Ayman al-Zawahiri, è tornato a farsi sentire con un messaggio video diffuso sul web in cui invita tutti i musulmani a rapire occidentali, allo scopo di usarli come merce di scambio per liberare i terroristi detenuti. Il successore di Bin Laden ha inoltre esortato tutti i combattenti a unirsi alla rivolta contro il presidente Bashar al-Assad in Siria. Per conoscere qual è la reale capacità d’intervento di al Qaeda e quali rischi corrono i cittadini occidentali, Marco Guerra ha intervisto il prof. Andrea Margelletti, direttore del Centro Studi Internazionali:

    R. – In Afghanistan, che è l’area principale di intervento contro al Qaeda, sono ben pochi i cittadini che si muovono in maniera autonoma. Tutti i cittadini occidentali, e non solo, si muovono all’interno di aree di sicurezza ben definite. Cosa diversa invece per i moltissimi cooperanti che lavorano nelle aree di al Qaeda nel Maghreb islamico - dove gruppi tribali e gruppi legati ad al Qaeda in numerose occasioni hanno dimostrato una forte attività operativa - e purtroppo anche alcuni italiani sono stati rapiti, in diversi periodi.

    D. – Al Zawahiri, tra le altre cose, ha esortato gli egiziani a portare avanti la rivoluzione fino all’applicazione della sharìa ed ha accusato Onu e Lega Araba di dare al presidente siriano Assad la licenza di uccidere i suoi oppositori …

    R. – L’Egitto sta muovendo i primi passi verso un futuro realmente democratico. Mi pare che il gruppo legato ad al Zawahiri abbia poco ascolto nell’Egitto attuale: ne ha di più in alcuni gruppi radicali. Per quanto riguarda la Siria, gruppi legati ai wahabiti – i sauditi – e non solo, stanno cercando di animare la rivolta contro Assad, ma questo è un fatto ben noto ai Paesi mediorientali e occidentali.

    D. – Non deve preoccupare la comunità internazionale la presenza di milizie straniere fondamentaliste che combattono al fianco dei ribelli siriani?

    R. – Non solo preoccupa, ma terrorizza, anche se non vi sono altre soluzioni finché alcuni Paesi del Golfo persico, Paesi nominalmente amici, continueranno a giocare una politica estera per lo meno ambigua.

    D. – Come va letto questo appoggio incondizionato di al Qaeda alle "Primavere arabe"?

    R. – Come il tentativo di Al Qaeda di ottenere un appoggio, un consenso che nel corso degli ultimi dieci anni ha visto sempre più diminuire.

    D. – A più di un anno dalla morte di Bin Laden è cambiato qualcosa nell’organizzazione del movimento terroristico islamico?

    R. – Al Qaeda è una realtà moderna e quindi estremamente flessibile, che ha saputo adattarsi negli ultimi anni. Ma, non di meno, dieci anni di combattimenti hanno fatto sì che questo gruppo abbia passato fortunatamente più tempo impegnato a cercare di sopravvivere che a pianificare attentati, come quelli che dai primi anni, dal 1990 al 2001, hanno insanguinato più continenti.

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    Elezioni in Ucraina: favorito il partito di Janukovich, denunce di possibili brogli

    ◊   Domani elezioni legislative in Ucraina. Favorito è il partito filo-russo del presidente Janukovich. Molte le polemiche intorno alle denunce di compravendita di voti nella ex Repubblica sovietica. Ma il premier ucraino Mikola Azarov esclude qualunque rischio di brogli. Le autorità penitenziarie hanno fatto sapere che l'ex premier ucraina Iulia Timoshenko e l'ex ministro dell'Interno Iuri Lutsenko, che non si sono potuti candidare perchè condannati, potranno votare. Il servizio di Giuseppe d’Amato:

    I sondaggi sono chiari: gli indecisi rappresentano un quarto dell’elettorato. Al proporzionale il partito di presidente Janukovich dovrebbe vincere ampiamente le consultazioni. Le principali rilevazioni lo segnalano attorno al 23%, segue Udar del pugile Klitschko al 16, la formazione “Patria” dell’ex premier Timoshenko al 15, i comunisti al 10. Gran parte delle altre compagini lottano per superare la barriera del 5% che dà diritto alla rappresentanza alla Rada. Per la prima volta 225 seggi su 450 saranno assegnati con il maggioritario. Qui Udar e “Patria” hanno stretto un accordo per scegliere insieme i migliori candidati. L’atmosfera in Ucraina è tesa. Si temono brogli. Solo circa il 9% degli elettori ritiene che queste legislative saranno pulite. Migliaia saranno comunque gli osservatori presenti ed ai seggi sono state montate delle web cam. Sia Unione Europea che Russia guardano alla consultazione con interesse. L’Ucraina è ad un passo dalla firma di uno strategico patto di Associazione con Bruxelles ed è stata invitata allo stesso tempo da Mosca a far parte della nascente Unione doganale, una mini-Urss economica, simile alla Cee. L’economia dell’ex Repubblica sovietica, però, non va. Un prestito dell’Fmi è bloccato da anni e si rincorrono voci di una prossima svalutazione della grivnia, la moneta nazionale.

    Per una riflessione su come il Paese sia arrivato a queste elezioni e sulle scelte che deve compiere sul piano geopolitico, Fausta Speranza ha intervistato Aldo Ferrari studioso di Russia e Europa orientale in quanto docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore delle ricerche dell’Ispi, Istituto di Studi di politica internazionale:

    R. - Con tutti i suoi problemi, l’Ucraina post-sovietica è un Paese che procede sulla via democratica, quindi ha elezioni regolari, costanti, anche con una certa alternanza. Come la maggior parte dei Paesi post-sovietici, ha molti problemi di carattere politico di ogni genere, e, più di altri Paesi probabilmente, risente del fatto di essere ancora un Paese non consolidato nelle sue strutture politiche e persino geografiche. La spaccatura del Paese non è soltanto, come si dice spesso, tra un Occidente filo-europeo e un Oriente filo-russo, ma è qualcosa di più profondo. A livello politico questo Paese non è riuscito a darsi una stabilità, una continuità, e ogni elezione viene drammatizzata in una maniera forse superiore alla media e alle necessità. Sembra che ogni volta che in Ucraina si vada a votare ci sia o ci debba essere la fine del mondo e probabilmente non è corretto. Sono 20 anni che abbiamo questa situazione. L’Ucraina procede in maniera, se vogliamo, non soddisfacente ma procede in maniera meno preoccupante di come spesso si voglia fa credere.

    D. - Che cosa dire in vista delle elezioni presidenziali tra alcuni mesi?

    R. - L’Ucraina non ha ancora scelto quale strada prendere. E’ divisa tra un chiaro interesse per l’opzione europea, per l’ingresso nell’Unione Europea, ma l’Unione Europea ha grandi problemi, “nicchia”, la tiene a distanza, non le dà una prospettiva certa. E c’è poi l’opzione invece russa, con Mosca che continua a chiedere all’Ucraina che entri nell’Unione doganale, che entri nell’Unione euroasiatica che Putin ha proposto un anno fa. E rimane un’alternativa possibile e attraente per molti ucraini. L’Ucraina non riesce a scegliere tra queste due opzioni, è un Paese in bilico da molti punti di vista. E’ probabile che né queste elezioni parlamentari, né le successive presidenziali, riescano a far scegliere definitivamente il Paese, che si trova effettivamente in una situazione di bilico molto delicata. Più volte si è pensato che la scelta dell’uno o dell’altro schieramento, dell’uno o dell’altro candidato presidenziale, potesse risolvere decisamente la questione, ma vediamo ancora che non è così.

    D. - Abbiamo parlato di geopolitica, parliamo anche di economia. Come definire la situazione del Paese?

    R. - Purtroppo non è messo bene. E’ uno dei Paesi che hanno più risentito della dissoluzione dell’Urss. E’ chiaro che nessuno rimpiange il crollo del sistema politico sovietico però insieme alla fine del comunismo si è avuta anche la dissoluzione di secolari legami sociali, culturali ed economici e l’Ucraina ne ha fortemente risentito. E’ priva di risorse energetiche, deve pagare le casse petrolio a caro prezzo a Mosca e questo manda in crisi un’economia che peraltro avrebbe prospettive positive. L’Ucraina è un Paese molto fertile. Ancora in epoca zarista era il granaio dell’impero e dell’Europa. Ha industrie che in epoca sovietica erano molto sviluppate. Adesso, chiaramente, hanno seri problemi di modernizzazione e di competizione sui mercati internazionali ma, in generale, l’economia ucraina è in pessime condizioni e questo aggrava la situazione di un Paese che non ha tratto grandi vantaggi dalla fine dell’Urss e che ancora deve trovare una propria adeguata collocazione internazionale.

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    Mons. Paglia a Bratislava: il Vangelo della vita diventi proposta comprensibile e forte

    ◊   Bioetica, demografia, valori morali: sono alcuni dei temi al centro della conferenza internazionale “Cultura della vita: cultura per la vita”, in corso a Bratislava, a venti anni dalla seconda Conferenza mondiale sulla vita, che si svolse sempre nella capitale slovacca. Tra i relatori: il segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Jean-Marie Mate Musivi Mupendawatu, e il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Vincenzo Paglia, intervistato da Francesca Sabatinelli:

    R. - Quello che, secondo me, è di grande interesse è che si sottolinea sempre più l’urgenza di una cultura nella vita che sia legata a tutto l’arco dell’esistenza, dal concepimento sino alla sua fine naturale, e anche ad una vita buona lungo il corso degli anni. C’è, quindi, una visione davvero di Vangelo, di una vita bella e buona per tutti e sempre, in ogni Paese. Credo che questo lo si debba molto anche alle riflessioni del magistero di Giovanni Paolo II e di Papa Benedetto XVI. Ovviamente la responsabilità di noi cristiani è quella di essere consapevoli che il Vangelo della vita deve diventare cultura della vita, ossia proposta comprensibile, forte, capace di fermentare, di cambiare quella pseudocultura di morte che, purtroppo, continua a produrre danni inenarrabili in tutta la società.

    D. – Uno degli obiettivi di questa conferenza era anche documentare i progressi dal punto di vista scientifico e bioetico. Che cosa si è sottolineato?

    R. – Ad esempio un aspetto: quello di una ricerca scientifica che, seguendo le linee della morale, può portare frutti straordinari. Io stesso ho portato il piccolo e straordinario esempio del Centro di ricerca delle cellule staminali adulte a Terni, dove, tra i primi nel mondo, è iniziata la sperimentazione sui malati di Sla. Un traguardo che certamente toglie spazio ad un dibattito ideologico esasperato. In questo senso si mostra sempre più che la scienza, se si lega strettamente alla via morale, ha davvero da offrire benefici enormi.

    D. – Qual è stato il contributo a questo appuntamento del Pontificio Consiglio per la Famiglia, e quindi il suo contributo mons. Paglia?

    R. – Io ho voluto centrare il tema sull’apporto fondamentale della famiglia per l’edificazione della società. Di fronte all’individualismo esasperato, che continua a penetrare la mente di tanti, la famiglia è quel primo nucleo di noi, che è la base e della società e della stessa Chiesa. E’ sorprendente quanto è emerso nel corso, per esempio, dei lavori sinodali. Sono stati quasi 90 gli interventi dei padri sinodali sulla famiglia, a prova di quanto questo tema debba tornare al centro della politica, dell’economia, della cultura, della stessa riflessione sul futuro della società.

    D. – La necessità di recuperare la centralità della famiglia è stato il punto fondamentale del Festival della famiglia, in questi giorni a Riva del Garda. Un importante segnale in questa direzione che arriva anche a livello istituzionale...

    R. – Certo, non c’è dubbio, è un gesto davvero di buon governo. Riproporre nel cuore stesso della politica questo tema, spesso dimenticato, dimostra grande saggezza. Incontri di questa natura sono importanti per l’Italia, ma sono anche emblematici per gli altri Paesi. Io mi auguro che l’Europa, nel suo complesso, ma anche nei singoli Stati, imiti o guardi con attenzione eventi di questo genere, che sono una pietra importante per il domani del mondo.

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    Monti e Riccardi concludono il Festival della famiglia a Riva del Garda

    ◊   “In Italia ci sono 339 mila bambini indigenti, i fratelli pagano per il numero dei fratelli, questo non è giusto. Noi stiamo pensando ad un welfare basato sui bambini e ad aiutare le famiglie numerose, attraverso agevolazioni fiscali e sui costi dell’infanzia. Certo, alcune nostre previsioni non pagano oggi, ma i figli potranno raccogliere i frutti di queste scelte”. Così Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione, ha concluso questa mattina il Festival della famiglia a Riva del Garda. La manifestazione ha visto l’alternarsi di oltre 50 relatori che si sono confrontati sui problemi, i bisogni e le soluzioni della famiglia nella società attuale. L'intervento del premier Monti ha concluso il Festival. Il servizio è di Marina Tomarro.

    La famiglia ha voglia di farsi sentire e di essere una risorsa, ma deve essere supportata dalle istituzioni, perché se non viene aiutata a crescere, anche la società muore. E’ con questo messaggio che si è concluso oggi il Festival della famiglia. E tra le idee più innovative raccontate durante la tre-giorni, c’è quella dei “Distretti di famiglia”, ideati tre anni fa dalla Provincia autonoma di Trento, dove tutte le organizzazioni pubbliche e private devono adeguarsi alle esigenze della famiglia. “Il distretto – ha spiegato Luciano Malfer, dell’Agenzia provinciale trentina per la famiglia – opera sul territorio secondo un modello reticolare, stimolando istituzioni, imprese e organizzazioni non-profit a riorientare i propri servizi sul benessere delle famiglie residenti e ospiti”. E un ruolo importante per dare una mano alle famiglie è quello svolto dai nonni, che sostengono in modo notevole i loro figli e nipoti. “Ci sono – ha osservato Daniela Pompei, docente di Scienze Sociali all’Università Roma Tre – 12 milioni di anziani che aiutano l’economia familiare, facendo risparmiare 24 miliardi di euro”. Ma non basta. La famiglia deve essere aiutata maggiormente. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, intervenuto alle conclusioni, ha detto che per il 2013 il governo ha previsto 50 milioni aggiuntivi per le politiche familiari e 25 milioni per le politiche giovanili. Monti ha sottolineato che in particolare occorrono sostegni per le famiglie numerose.

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    Prima biografia completa di Don Di Liegro a 15 anni dalla morte

    ◊   Il 12 ottobre 1997 moriva mons. Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana di Roma. A quindici anni dalla scomparsa, la Fondazione che porta il suo nome ha presentato la prima biografia completa del religioso. Edita da "Il Mulino", si intitola "Carità e Giustizia" e ne è autore don Maurilio Guasco, professore emerito dell'Università del Piemonte Orientale e docente al seminario di Alessandria. Davide Maggiore lo ha intervistato:

    R. - Io credo ci sia un filo conduttore proprio nell’esperienza di quest’uomo che non ha mai fatto le cose singole, ha vissuto tutta una vita attraverso un filo che lo seguiva: l’attenzione all’emarginato e al povero. Tutte le attività di don Luigi, gli ostelli, i malati di Aids, gli immigrati hanno a monte l’idea che bisogna creare una società più solidale. Questo tema è costante nella sua vita e ciò che ha mosso don Luigi è la convinzione che c’è un mondo da recuperare. Per lui parlare di immigrati, di ammalati, era un po’ analogo, le persone erano diverse ma la sua preoccupazione era la stessa.

    D. - In questa chiave è impossibile non pensare all’attività di don Luigi Di Liegro come fondatore e come direttore della Caritas diocesana di Roma. A questo proposito lui parlava di pensare in grande alla carità, cosa significa?

    R. - Il passaggio dal concetto della carità come elemosina, che è un dato assolutamente positivo, alla carità come riorganizzazione dei servizi in funzione ancora una volta del povero. Pensare in grande per lui significava non pensare che la carità è prima di tutto l’elemosina, è anche l’elemosina, ma è creare una società dove ci sia una maggiore giustizia. Don Luigi dice: finché agiamo sulle conseguenze e non pensiamo alle premesse raccogliamo i cocci di una società che provoca cocci. Noi vogliamo creare una società che non provochi più cocci e forse questo è proprio pensare in grande alla carità.

    D. - E’ una visione questa che non si sostanzia solo nell’azione ma trae origine da una ben precisa spiritualità…

    R. - Questo è un aspetto cui tengo molto perché don Luigi è l’uomo dell’azione. Sembra che passi la vita ad agire, don Luigi spesso dice: se io al mattino non dedico almeno un’ora alla preghiera non combino più niente! Don Luigi è un uomo di una profondissima spiritualità e credo che molte delle cose che fa le fa perché ha una coscienza acuta della presenza del Signore in lui: cioè, l’idea che se non siamo mossi dallo Spirito Santo e da una coscienza forte, da una spiritualità forte, rischiamo, come dice San Paolo, di essere campane che fanno tanto rumore ma vuote dentro. Don Luigi non era vuoto dentro, faceva rumore, è vero, ma lo faceva perché era ricchissimo di spiritualità.

    D. - Sono passati 15 anni dalla scomparsa di don Di Liegro: cosa ci lascia idealmente oggi questa figura?

    R. - Indubbiamente ci lascia l’eredità delle cose che ha fatto. L’ostello, i luoghi di incontri, le case per malati di Aids, sono pure un’eredità, cose che ha fatto. Ci ha insegnato un modello per affrontare i problemi della società con le sue realizzazioni. Quindi da un lato c’è un’eredità attiva, le cose che ha fatto rimangono ancora oggi; dall’altra ci ha lasciato un esempio da seguire, cioè in un tempo determinato lui ha fatto certe cose, ha imparato a rispondere ai bisogni del momento. La verità maggiore è sempre questa: sapere rispondere ai bisogni che la società ci propone di volta in volta.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 30.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci propone il Vangelo in cui un cieco, di nome Bartimèo, sentendo che stava passando Gesù nel luogo in cui mendicava, grida verso il Maestro perché possa ridonargli la vista. C’è chi lo rimprovera, perché faccia silenzio. Ma lui grida ancora più forte. Gesù gli si fa vicino e gli dice:

    «Va', la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    È cieco Bartimèo, ma non rassegnato; vive al margine della città, ma non per questo è intimorito: e non desiste, nella sua speranza di richiamare l’attenzione di Gesù. La folla lo vorrebbe spingere ancora più giù nel suo naufragio umano, sgridandolo, perché disturba il corteo del maestro. Ma proprio per quelli che implorano pietà è venuto Gesù, e qui c’è uno che grida forte per farsi sentire. “Chiamatelo!”, impone Gesù, e rompe la protezione ipocrita per riconoscere il diritto del cieco a una speranza nuova, a una vita in piena dignità. La risposta incoraggiante della folla si completa simmetricamente con i tre gesti di Bartimèo: vola il mantello, balza in piedi, incontra Gesù. Compassione e implorazione si incontrano, faccia a faccia; umiliazione e grazia si intrecciano e la vita rinasce, la luce splende, la ferita guarisce. Una luce negli occhi, ma soprattutto un coraggio nel cuore: camminare assieme a Gesù che sta per entrare a Gerusalemme per l’ultima sfida. Un discepolato deciso, in mezzo a discepoli titubanti. Siamo tutti come Bartimeo, mendicanti di luce, in attesa della voce che chiama, della parola giusta che dica: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Cina: altri due tibetani si danno fuoco nella provincia di Guansu

    ◊   Altri due tibetani si sono immolati ieri in Cina nella provincia del Guansu, nella parte occidentale del Paese. In serata un giovane di 23 si è dato fuoco nei pressi dell’ospedale di Lanzhou, nella contea di Sangchu, morendo poco dopo a causa delle fiamme. Poche ore dopo un ventunenne si è immolato nella stessa contea ed è morto poco dopo. Fonti di organizzazioni che si battono per i diritti dei tibetani affermano che entrambi, prima di morire, hanno urlato slogan contro il governo cinese, chiedendo autonomia per la regione e il ritorno del Dalai Lama. Con gli episodi di ieri salgono a 60 le immolazioni di tibetani dal febbraio 2009, la quinta immolazione da sabato scorso nella contea di Sangchu (M.R.)

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    Berlusconi: dopo la condanna, "obbligato" a restare in campo per riformare la giustizia

    ◊   All’indomani della sentenza di primo grado, al termine del processo Mediaset sui diritti televisivi, l’ex premier Silvio Berlusconi – condannato a 4 anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni – ha dichiarato che si tratta di “una condanna politica”. “Quando non si può contare sull’imparzialità dei giudici in un Paese - ha aggiunto Berlusconi - questo Paese diventa incivile, barbaro e invivibile”. “Mi sento obbligato a restare in campo – ha poi detto l’ex presidente del Consiglio - per riformare il pianeta giustizia perché ad altri non capiti quello che sta capitando a me”. Riferendosi alla sentenza, in cui si parla di “naturale capacità a delinquere”, l’ex premier ha anche precisato che l’evasione contestagli è frutto di una “costruzione fantascientifica”. Immediata la replica del presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, Rodolfo Sabelli, secondo cui “non si può assolutamente parlare di sentenza politica e barbarie”. Anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha commentato le affermazioni di Berlusconi: “Credo sia buona regola aspettare la giornata di domani – ha detto Fini - perché quello che ha detto oggi è certamente molto diverso da quello che ha detto ieri”. Nei giorni scorsi l'ex primo ministro aveva annunicato che non avebbe presentato la sua candidatura a premier. Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l'acquisizione dei diritti tv di Mediaset. I giudici milanesi della prima sezione del tribunale hanno ritenuto prescritto il reato per il 2001, ma non per gli esercizi 2002-2003 nel corso dei quali - scrivono - è stata portata a termine “una evasione notevolissima”.(A.L.)

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    Al via, con una tappa speciale a Gerusalemme, la marcia per la pace Perugia-Assisi

    ◊   “Aprire gli occhi sul mondo invertendo una tendenza, resa ancor più marcata dalla crisi che ci ha investito, a chiuderci in noi stessi e a guardare esclusivamente ai problemi di casa nostra”. E’ questo l’obiettivo indicato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace, presentando la Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi. L’edizione di quest’anno, che si apre oggi, si è spostata a Gerusalemme. All’iniziativa – ricorda l’agenzia Misna - partecipano 212 studenti, giovani, insegnanti, amministratori locali, sportivi, giornalisti, esponenti di gruppi e associazioni e semplici cittadini provenienti da 90 città italiane. “Di fronte a quello che accade in Siria, la diffusione delle armi, delle tensioni, del terrorismo, alla preparazione della guerra contro l’Iran, alla fine del processo di pace e i profondi sconvolgimenti provocati dalla primavera araba – sottolinea Flavio Lotti - abbiamo il dovere di agire”. “Costruire la pace è difficile ma è necessario – aggiunge il coordinatore della Tavola della pace – anche perché l’alternativa è troppo inquietante per essere considerata. Per questo, per una settimana andremo di città in città, incontro ai due popoli, ascolteremo le loro voci, cercheremo di capire non solo cosa sta accadendo ma anche cosa possono e debbono fare l’Italia e l’Europa, cosa possiamo fare noi cittadini e cosa possono fare le nostre istituzioni”. (A.L.)

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    Il cardinale Vallini consegna il mandato ai catechisti di Roma

    ◊   Arriveranno da tutte le parrocchie della diocesi di Roma i partecipanti alla celebrazione della consegna del mandato ai catechisti che si svolgerà, oggi pomeriggio alle ore 18, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. La liturgia della Parola sarà presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini mentre padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, terrà una meditazione su “Il Catechismo della Chiesa Cattolica nell’Anno della fede”. I catechisti attesi al rito saranno più di ottocento. A rappresentarli tutti, quattro coppie di catechisti che, durante il rito, riceveranno dal cardinale vicario il mandato a svolgere il loro servizio pastorale nelle parrocchie di Roma attraverso il conferimento di quattro strumenti indispensabili alla loro azione pastorale: la Sacra Scrittura ai catechisti dei gruppi di ascolto del Vangelo; il Catechismo della Chiesa Cattolica a quelli dell’iniziazione cristiana; il Compendio a quelli di pastorale universitaria e, come novità, il Sussidio di pastorale battesimale. Infatti, come spiega il direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, mons. Andrea Lonardo, "questo anno pastorale è dedicato alla riscoperta del battesimo: ci siamo resi conto che non si possono attendere i 7 o 8 anni del fanciullo - l’età dell’inizio del catechismo - per aiutarlo a scoprire la fede, perché il bambino, già da piccolissimo, ha l’esigenza di credere e ogni anno perso è una ferita, una mancanza culturale e spirituale nella sua vita".(L.F.)

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    Inaugurato a Milano il museo dedicato al Beato don Gnocchi

    ◊   E' stato inaugurato, questa mattina, a Milano il museo dedicato a don Carlo Gnocchi, a tre anni dalla sua Beatificazione. Nel museo, che sarà ospitato dietro al Santuario dedicato al Beato, saranno esposti gli oggetti appartenuti a Don Gnocchi, i suoi libri di preghiera, la raccolta dei suoi scritti e l’equipaggiamento risalente alla Seconda guerra mondiale, quando Don Gnocchi era cappellano degli alpini. Alla cerimonia di apertura erano presenti mons. Piero Marini, presidente del Pontificio comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali e Lorenzo Ornaghi, ministro italiano per Beni e la Attività Culturali, oltre ai vertici della Fondazione Don Gnocchi, presieduta da mons. Angelo Bazzari. (M.R.)

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    Ancora scosse nel Pollino: la gente non rientra nelle case

    ◊   La terra continua a tremare nell’area del Pollino. Nella notte si sono registrate diverse scosse, non di particolare intensità, con epicentro nell’area compresa tra le province di Potenza e Cosenza. Molti abitanti della vasta area interessata, fra Calabria e Basilicata, hanno trascorso la notte in auto. Negli ultimi due anni i fenomeni tellurici, nella zona, sono stati oltre 2.300. Nella notte, tra giovedì e venerdì scorsi, il sima di 5 gradi della scala Richter ha provocato la morte per infarto di un anziano di Scalea e ingenti danni. Diverse le chiese lesionate. Nella diocesi di Cassano all’Jonio, in particolare, quattro chiese sono state dichiarate inagibili. Le lesioni maggiori sono state rilevate nella chiesa di Santa Maria del Colle a Mormanno, dove risulta danneggiato anche il seminario diocesano estivo. A Laino Borgo sono comparse vistose crepe nella Chiesa di Santo Spirito. A Morano Calabro ha subito danni rilevanti la chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena. Ancora più a sud, ad Altomonte, desta preoccupazione il campanile della Chiesa di Santa Maria della Consolazione. Mons. Nunzio Galatino, vescovo di Cassano all’Jonio, è rientrato con urgenza dall’estero per stare vicino alla popolazione e adottare tutte le iniziative necessarie per portare sollievo materiale e spirituale. Il presule, che si recherà oggi in visita nelle zone del sisma, ha affermato che la sua più grande preoccupazione non è per le chiese gravemente danneggiate ma per le persone: “per quelle che sono state svegliate in maniera violenta nel cuore della notte e per quelle – amministratori pubblici e uomini politici – che sono chiamate ora a stabilire priorità negli interventi e tenere a bada appetiti che purtroppo possono accentuarsi in queste circostanze”. La Caritas Italiana, intanto, si è mobilitata. Il direttore, don Francesco Soddu, ha subito contattato i delegati regionali delle Caritas di Calabria e Basilicata esprimendo vicinanza e disponibilità per sostenere interventi in aiuto della popolazione. (A.L.)

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    Seminario della Fondazione Bellisario sul contributo delle donne nella società

    ◊   Forza interiore, tenacia e reattività: questi sono i capisaldi del contributo femminile nelle società, anche e soprattutto, per uscire dalla crisi. “Senza donne non si esce, senza donne non si cresce”, è il titolo del seminario della Fondazione Bellisario che ha riunito oggi, nelle sale dell’Istituto degli Innocenti a Firenze, le donne del mondo produttivo. Le premiate negli anni con la "Mela d’oro", hanno ricordato le loro vite ed esperienze. Imprenditrici, dirigenti politiche, ma anche suore missionarie. Una due giorni intensa dove è stata presentata l’ultima ricerca McKinsey, che qualifica l’Italia come Paese non brillante per il lavoro femminile; solo la metà delle donne partecipa alla vita produttiva. Eppure l’allineamento ai livelli comunitari introdurrebbe nel mercato due milioni e settecentomila posti in più. Come raccontano i dati europei, oggi i Paesi in crescita sono quelli che impiegano più donne. “È questa la sfida dei talenti italiani. Non dobbiamo perdere l’unità, i valori fondanti della società”, ricordano a Firenze le molte imprenditrici coraggiose che hanno dato battaglia alla crisi”. Le donne - sottolineano - con la loro determinazione possono trovare nuove strade per superare l’empasse. (A cura di Claudia Stamerra)

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    Domani termina l’ora legale e si torna all’ora solare

    ◊   Nella notte tra oggi e domani, esattamente alle 3.00 di domani mattina, si torna all’ora solare dopo sette mesi di ora legale, ossia dal 25 marzo. Le lancette degli orologi dovranno essere spostate indietro di 60 minuti.


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 301

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.