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Sommario del 26/10/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Votato il Messaggio finale del Sinodo: la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo
  • Sinodo. Il card. Betori presenta il Messaggio ai media: la Chiesa è pronta alle sfide di oggi
  • Sinodo. Il cardinale Angelo Scola: una "primavera cristiana" è in piena fioritura
  • Mons. Martin Su di Taiwan: privilegio essere al Sinodo, dalla Cina giunti solo in due
  • Il Papa al docufilm sulla “Via Pulchritudinis”: binomio arte e fede da 2000 anni cuore della Chiesa
  • Il card. Filoni: la lettera del Papa alla Chiesa cinese è sempre valida e attende risposta
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: violata la tregua promossa dal mediatore Brahimi. Il Pam mobilita aiuti
  • Birmania: scontri tra buddisti e mulsulmani Rohingya. Oltre 100 i morti
  • Sudafrica: accordo per porre fine agli scioperi dei minatori
  • Sisma in Calabria. Gabrielli: la macchina ha funzionato bene. La Caritas in prima linea
  • Vaccini influenzali tolti dal mercato. L'esperto: no allarmismi, alto il livello dei controlli
  • Trentino, Festival della Famiglia: creare una "rete" per resistere ai morsi della crisi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Afghanistan: almeno 41 vittime in un attacco kamikaze contro una moschea
  • Siria: l'impegno per la pace delle suore trappiste del monastero di Azeir
  • Vietnam: agricoltori manifestano ad Hanoi contro il sequestro dei terreni
  • America Latina: aumentano gli investimenti economici stranieri
  • Africa: allarme per i medicinali contraffatti
  • Cipro: conferenza Euromed per la tutela del patrimonio cultuarale
  • Caritas: raccolta alimentare in oltre 50 supermercati di Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Votato il Messaggio finale del Sinodo: la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo

    ◊   Un lungo e caloroso applauso: così stamani il Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione ha accolto il “Messaggio al popolo di Dio”, sintesi dei lavori. Il documento è stato letto in cinque lingue: italiano, francese, spagnolo, inglese e tedesco. Il testo ribadisce che la nuova evangelizzazione è urgenza del mondo ed invita i cristiani ad annunciare il Vangelo con sereno coraggio, vincendo la paura con la fede. Il servizio di Isabella Piro:

    È un applauso prolungato quello che risuona nell’Aula del Sinodo al termine della lettura, a più voci e in varie lingue, del “Messaggio al popolo di Dio”. E il popolo di Dio - definito spesso distratto e confuso, a rischio di delusioni rovinose - viene ritratto come la samaritana al pozzo narrata dal Vangelo di Giovanni: con un’anfora vuota. In lui c’è sete e nostalgia di Dio e a lui la Chiesa deve andare incontro per rendergli presente il Signore. E come la Samaritana – dice il messaggio del Sinodo - chi incontra Gesù non può fare a meno di diventare testimone dell’annuncio di salvezza e speranza del Vangelo: condurre l’umanità contemporanea a Gesù è un’urgenza di tutto il mondo.

    Tuttavia, la Chiesa ribadisce che per evangelizzare bisogna essere innanzitutto evangelizzati e lancia un appello - a cominciare da se stessa - alla conversione perché le debolezze e i peccati personali dei discepoli di Gesù pesano sulla credibilità della missione. I cristiani, però, vincano la paura con la fede e guardino il mondo con sereno coraggio perché, sebbene pieno di contraddizioni e di sfide, esso resta pur sempre il mondo che Dio ama.

    Niente pessimismo, dunque: globalizzazione, secolarizzazione, migrazioni, ateismo, crisi dell’egemonia della politica e dello Stato, pur con le difficoltà e le sofferenze che comportano, devono essere opportunità di evangelizzazione. Perché non si tratta di trovare nuove strategie per diffondere il Vangelo come un prodotto di mercato, ma di riscoprire i modi con cui le persone si accostano a Gesù.

    Il messaggio del Sinodo guarda, dunque, alla famiglia come luogo naturale dell’evangelizzazione e ribadisce che essa va sostenuta dalla Chiesa, dalla politica e dalla società. E all’interno della famiglia, si sottolinea il ruolo speciale delle donne, si ribadisce la responsabilità della figura paterna e si ricorda la situazione dolorosa dei conviventi, dei divorziati e risposati: pur nella riconfermata disciplina circa l’accesso ai sacramenti, si sottolinea che essi non sono abbandonati dal Signore e che la Chiesa è casa accogliente per tutti.

    Il documento sinodale cita poi le parrocchie come centri irrinunciabili di evangelizzazione e ricorda l’importanza della vita consacrata e della formazione permanente per i sacerdoti ed i religiosi, invitando anche i laici all’annuncio del Vangelo, in comunione con la Chiesa. Particolare attenzione viene rivolta ai giovani – presente e futuro dell’umanità e della Chiesa – in una prospettiva di ascolto e dialogo per riscattare, e non mortificare, il loro entusiasmo.

    La nuova evangelizzazione ha orizzonti larghi quanto il mondo, afferma il Sinodo, ed è quindi fondamentale il dialogo, declinato in vari modi: con la cultura, che ha bisogno di una nuova alleanza tra fede e ragione; con l’educazione, per una formazione integrale della persona; con le comunicazioni sociali, luogo in cui spesso si formano le coscienze e che offrono un’opportunità nuova per raggiungere il cuore dell’uomo; con la scienza che, quando non chiude la persona nel materialismo diventa un’alleata nell’umanizzazione della vita.

    E ancora: centrale il dialogo con l’arte, che esprime la spiritualità attraverso la bellezza; con il mondo dell’economia e del lavoro, affinché quest’ultimo non sia un peso insopportabile o una prospettiva incerta, ma promuova lo sviluppo umano; con la politica, alla quale si chiede una cura disinteressata e trasparente del bene comune, nel rispetto della dignità della persona, della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, della libertà educativa e religiosa, nella rimozione delle cause di ingiustizie e disuguaglianze. Fondamentale poi il dialogo interreligioso che contribuisce alla pace, rifiuta il fondamentalismo e denuncia la violenza contro i credenti, grave violazione dei diritti umani.

    Due espressioni della vita di fede sono inoltre particolarmente significative per la nuova evangelizzazione: la contemplazione, dove il silenzio permette di accogliere al meglio la Parola di Dio, e il servizio ai poveri, nell’ottica di riconoscere Cristo nei loro volti.

    Nell’ultima parte, il messaggio guarda alla Chiese delle diverse regioni del mondo e ad ognuna di esse rivolge parole di incoraggiamento per l’annuncio del Vangelo: alle Chiese d’Oriente auspica di poter praticare la fede in condizioni di pace e di libertà religiosa; alla Chiesa d’Africa chiede di sviluppare l’evangelizzazione nell’incontro con le antiche e nuove culture, appellandosi poi ai governi perché cessioni i conflitti e le violenze.

    I cristiani dell’America del Nord, che vivono in una cultura con molte espressioni lontane dal Vangelo, devono guardare alla conversione, ed essere aperti all’accoglienza di immigrati e rifugiati. L’America Latina è invitata a vivere la missione permanente per affrontare le sfide del presente come la povertà, la violenza, anche nelle nuove condizioni di pluralismo religioso. La Chiesa in Asia, anche se è una piccola minoranza, spesso posta ai margini della società e perseguitata, viene incoraggiata ed esortata alla saldezza della fede e si esprime vicinanza ai cristiani del continente sul quale, nella Terra Santa, Gesù è nato, morto e risorto.

    L’Europa, segnata da una secolarizzazione anche aggressiva e ferita dai decenni di regimi e ideologie nemiche di Dio e dell’uomo, ha però creato – dice il Sinodo - una cultura umanistica capace di dare un volto alla dignità della persona e alla costruzione del bene comune; le difficoltà del presente non devono quindi abbattere i cristiani europei, ma devono essere percepite come una sfida. All’Oceania, infine, si chiede di avvertire ancora l’impegno di predicare il Vangelo. Il messaggio si chiude quindi con l’affidamento a Maria, Stella della nuova evangelizzazione.

    A concludere i lavori di stamani, è stato poi l’intervento del vescovo del Patriarcato ortodosso serbo, Irinej, presente al Sinodo in veste di delegato fraterno. Nelle sue parole, il richiamo all’importanza dell’ecumenismo, perché - ha detto – la nuova evangelizzazione arriva ovunque se c’è uno sforzo comune e un supporto reciproco tra i cristiani. L’unità della testimonianza su questioni che toccano tutti i credenti, come la bioetica o la promozione della pace, ha aggiunto il vescovo del Patriarcato ortodosso serbo, Irinej, non mette in pericolo le verità di fede.

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    Sinodo. Il card. Betori presenta il Messaggio ai media: la Chiesa è pronta alle sfide di oggi

    ◊   Il Messaggio del Sinodo sulla nuova evangelizzazione, approvato oggi, è stato presentato in tarda mattinata in Sala stampa vaticana dal cardinale arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori, presidente della Commissione per il Messaggio, dal cardinale designato e arcivescovo di Manila, Luis Antonio G. Tagle, e dall’arcivescovo di Montpellier e segretario generale del Sinodo, mons. Pierre Marie Carré. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La “Chiesa è viva”, “non dobbiamo cedere alle visioni catastrofiste”: è quanto affermato dal cardinale Giueseppe Betori che ha, innanzitutto, sottolineato come il messaggio del Sinodo sia il frutto di metodologie comunionali che richiedono il contributo di tutti e non della dialettica tra una maggioranza e minoranza. L’arcivescovo di Firenze ha, dunque, affermato che dai lavori sinodali è emersa una Chiesa fiduciosa, pronta a raccogliere le sfide dei nostri tempi:

    “Ci sono delle sfide, dei problemi di fronte a noi; ma questi problemi sono delle opportunità per la Chiesa, per evangelizzare. Questo è stato un leit-motiv costante negli interventi dei vescovi, anzi, direi che più erano difficili le situazioni da cui i vescovi venivano, più incoraggiante era lo sguardo con cui loro si ponevano di fronte al futuro della Chiesa”.

    Dal canto suo, l’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, ha affermato che per dare slancio alla nuova evangelizzazione, bisogna ripartire dall’incontro con il Signore. E’ qui, ha detto, il cuore della dimensione missionaria della Chiesa. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Betori è quindi voluto ritornare sull’immagine emersa dal Sinodo e proiettata nel testo del Messaggio:

    “Questa consapevolezza di una Chiesa viva, che ha grandi esperienze che vanno maggiormente comunicate, maggiormente condivise mi sembra che senz’altro risponda allo spirito e alla lettera di quanto i vescovi hanno detto”.

    I relatori in Sala Stampa si sono poi trovati concordi nel sottolineare il grande ruolo della famiglia nell’impegno della nuova evangelizzazione. A proposito dei divorziati, il cardinale Betori ha detto che la linea è quella dell’accoglienza, indicata dal Papa nell’Incontro mondiale delle Famiglie a Milano. Il porporato non ha così mancato di mettere l’accento sulla sfida rappresentata dai giovani, spesso oggetto delle tentazioni forti di questo mondo. Rispondendo dunque ad una domanda sull’umiltà della Chiesa, il futuro cardinale Tagle ha affermato:
    "Humility for the Church is not a strategy: it is the way of Jesus…"“Per la Chiesa – ha detto – l’umiltà non è una strategia: è il modo di essere di Gesù. E’ il modo in cui Dio ha manifestato se stesso a noi in Gesù”. Quindi, ha avvertito, “non penso che abbiamo scelta diversa che essere umili”. Dall’arcivescovo di Manila, infine, una sottolineatura sul ruolo dei migranti come promotori di evangelizzazione. Un aspetto che lui stesso ha potuto apprezzare attraverso la grande migrazione di filippini nel mondo.

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    Sinodo. Il cardinale Angelo Scola: una "primavera cristiana" è in piena fioritura

    ◊   I lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione si avviano dunque a conclusione e per i partecipanti è tempo di bilanci. Al microfono di Paolo Ondarza, la valutazione del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano:

    R. - E’ stato un lavoro molto intenso e, quindi, c’è bisogno di ancora un pò di tempo per entrare in profondità su ciò che è emerso. Però, credo che alcune considerazioni si possano fare. Il Santo Padre auspicava, che dal Sinodo scaturisse un “fuoco”, come fu per lui l’esperienza del Concilio. A me sembra che il lavoro sia stato veramente intenso: si sono messe a punto questioni molto interessanti - pensiamo per esempio al rapporto doni gerarchici-doni carismatici - e siamo ritornati, equilibratamente, sul tema della famiglia, sul rapporto con l’islam. Io credo che questo Sinodo - se avremo la pazienza di riportarlo nelle chiese e di "digerirlo" insieme - possa segnare un passo serio nella direzione della nuova evangelizzazione. Ma, quello che è già evidente, è che ha ulteriormente rinsaldato la comunione tra noi vescovi e l’affetto e la stima nei confronti del Santo Padre e del suo straordinario magistero.

    D. – Accennava a messe a punto significative nell’ambito, ad esempio, del rapporto con l’islam. In che senso?

    R. - Mi sembra che abbiamo finalmente capito, che il problema non è soltanto quello di contenere l’immigrazione islamica in Europa, o il mescolamento di culture che ne deriva. Non esiste soltanto il problema tragico e drammatico, di sostenere i nostri cristiani nei Paesi del Medio Oriente, che sono in grande sommovimento: oramai, i problemi dei Paesi islamici – il problema della libertà religiosa, della libertà di coscienza, della libertà di conversione, il problema del rispetto della dignità, dei diritti umani – sono gli stessi problemi che abbiamo anche noi qui in Occidente. Su questi stessi temi, almeno a livello europeo, siamo molto confusi e si stanno talora compiendo delle scelte, che sono regressive e non progressive.

    D. – Dunque, un suo augurio, a questo punto, per l’Anno della Fede, appena iniziato…

    R. – I cristiani vivano così profondamente la bellezza e la pienezza, la bontà e la verità del rapporto con il Signore, da lasciarlo trasparire in tutti i contesti in cui vivono. La nuova stagione, a cui l’Anno della Fede ci ha richiamato, sia realmente, per la potenza dello spirito, più visibile soprattutto nella nostra stanca Europa.

    D. – Non si può tutto ridurre ad uno slogan, ma possiamo dire che la "primavera cristiana", di cui il Papa ha parlato, è iniziata o sta iniziando?

    R. – Io penso che la "primavera cristiana" sia già in fioritura. Forse l’Anno della Fede ed il Sinodo devono aiutarci a sottolineare di più il "noi" della fede. Dobbiamo avere più coraggio nella comunione, arrivando – come dice Paolo – “a sopportarci a vicenda con amore”, se è necessario: perché, l’unità è la grande condizione per far fiorire la nuova evangelizzazione.

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    Mons. Martin Su di Taiwan: privilegio essere al Sinodo, dalla Cina giunti solo in due

    ◊   Nei giorni scorsi, al Sinodo è giunto il messaggio di mons. Lucas Ly, vescovo di Fengxiang in Cina, il quale ha espresso dispiacere per la sua assenza ai lavori in Vaticano. Dal canto loro, i padri sinodali hanno spiegato che anche se impossibilitati ad intervenire, i vescovi della Cina continentale sono stati considerati “spiritualmente presenti” in Aula. Al Sinodo, lo ricordiamo, hanno partecipato presuli provenienti da Hong Kong e Taiwan. Tra questi ultimi, il vescovo della diocesi taiwanese di Taichung, mons. Yao-Wen Martin Su. Il nostro inviato al Sinodo, Paolo Ondarza, lo ha intervistato:

    R. – It’s my privilege to be here...
    E’ un privilegio essere qui in occasione del Sinodo dei vescovi. In questi pochi giorni a Roma, in Vaticano, mi sono sentito a casa, perché ho potuto incontrare il Santo Padre, i vescovi e gli altri fratelli e sorelle da ogni paese. Mi sono sentito come in una famiglia proveniente da tutto il mondo.

    D. – Il suo augurio per questo Sinodo?

    R. – My wish for this Synod...
    Il mio desiderio per questo Sinodo è quello di rinnovare la mia fede personale in Dio e, rinnovando me stesso, ricevere la grazia per tornare nel mio Paese e mettere a frutto ciò che qui ho appreso e condividerlo con tutta la comunità di Taiwan. Quindi, desidero che questo Sinodo costituisca un traguardo importante, una nuova tappa per la nostra Chiesa.

    D. – Lei è qui in rappresentanza anche della Chiesa in Cina, con quale stato d’animo vive queste giornate di lavori?

    R. – I come from Taiwan…
    Come lei sa, sono qui sia in rappresentanza della nostra Chiesa di Taiwan che di quella cinese. Sono davvero dispiaciuto che i miei confratelli non siano potuti essere al Sinodo. Il cardinale vescovo di Hong Kong ed io siamo stati gli unici due vescovi cinesi che sono venuti a Roma. Desidero pregare per la Chiesa cinese, perché possa ricevere la grazia di Dio da questo Sinodo e, attraverso la grazia affrontare le sfide che l’attendono. E chiedo la benedizione al Signore per tutti i cinesi, specialmente per i fedeli. Il mio miglior augurio è per loro.

    D. – Che cosa significa parlare di nuova evangelizzazione per la Chiesa di Taiwan?

    R. – I suppose the new evangelization...
    La nuova evangelizzazione dovrebbe riportarci ad una fede profonda in Dio, a un rapporto profondo con Lui, in modo che, forti di questa fede, possiamo diffondere il Vangelo a tutti a Taiwan.

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    Il Papa al docufilm sulla “Via Pulchritudinis”: binomio arte e fede da 2000 anni cuore della Chiesa

    ◊   “Arte e fede. Via Pulchritudinis”. E’ il titolo del film proiettato ieri pomeriggio, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, alla presenza di Benedetto XVI, in occasione del delle celebrazioni dell’Anno della fede e nel 500.mo anniversario della Cappella Sistina. Il film, una produzione multilingue delle Edizioni Musei Vaticani, è stata realizzata dalla televisione polacca TBA per il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, Direzione dei Musei Vaticani, e a partire da novembre sarà distribuito a livello mondiale. Alla proiezione hanno partecipato i Padri sinodali. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    “Un contributo specifico e qualificato dei Musei Vaticani all’Anno della fede”. Così il Papa, parlando subito dopo la proiezione, ha definito il film. Settanta minuti di racconto per immagini di 2000 anni di storia della Chiesa e dell’arte. La visita ai Musei Vaticani per le molte persone che arrivano a Roma rappresenta “il contatto maggiore, a volte unico, con la Santa Sede”, per questo, ha detto il Papa, si tratta di “un’occasione privilegiata per conoscere il messaggio cristiano”.

    “Si potrebbe dire che il patrimonio artistico della Città del Vaticano costituisce una sorta di grande 'parabola' mediante la quale il Papa parla a uomini e donne di ogni parte del mondo, e quindi di molteplici appartenenze culturali e religiose, persone che magari non leggeranno mai un suo discorso o una sua omelia”.

    Nel suo intervento, Benedetto XVI - parlando anche in polacco in omaggio alla delegazione della Polonia presente alla proiezione - ha definito il linguaggio dell’arte “un linguaggio parabolico, dotato di una speciale apertura universale”:

    “…la 'via Pulchritudinis' è una via capace di guidare la mente e il cuore verso l’Eterno, di elevarli fino alle altezze di Dio.”

    La pellicola, prodotta dall’ambasciatore del Sovrano Militare Ordine di Malta e che verrà distribuita in dieci lingue, rende inoltre omaggio all’impegno dei Pontefici “per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico”: aspetto che il Papa ha rilevato assieme all’impegno, in epoca contemporanea, “per un rinnovato dialogo della Chiesa con gli artisti”. Dialogo, ha spiegato ancora, egregiamente rappresentato proprio dalla collezione dei Musei Vaticani, la cui dimensione potrebbe essere definita “evangelizzante”. Il Papa ha poi citato l’impegno in questa direzione di Giovanni Paolo II:

    Cieszę się zwłaszcza, że mogę oddać...
    Sono lieto, in particolare, di rendere omaggio alla grande sensibilità per il dialogo tra arte e fede del mio amato Predecessore il Beato Giovanni Paolo II: il ruolo che la Polonia occupa in questa produzione attesta i suoi meriti in questo campo.”

    “Arte e fede: un binomio che accompagna la Chiesa e la Santa Sede da duemila anni, è stata la conclusione del Papa, un binomio che anche oggi dobbiamo valorizzare maggiormente nell’impegno di portare agli uomini e alle donne del nostro tempo l’annuncio del Vangelo, del Dio che è Bellezza e Amore infinito”.

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    Il card. Filoni: la lettera del Papa alla Chiesa cinese è sempre valida e attende risposta

    ◊   Cinque anni fa, era il 27 maggio 2007, Benedetto XVI rendeva pubblica la sua Lettera alla Chiesa in Cina. Cinque anni dopo, cosa è cambiato nei difficili rapporti tra la Santa Sede e Pechino? A questa domanda risponde, con brillantezza e grande competenza, il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide, il dicastero competente per le questioni della Chiesa in Cina. Pagine nitide nella disamina che ribadiscono: la Lettera del Papa “resta valida”, come pure la sua richiesta di un “dialogo rispettoso e costruttivo” con le autorità di Pechino, per il quale si chiede però un salto di qualità. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Passare dalla libertà “di un uccellino in gabbia” a un confronto sullo stesso livello e “di pari dignità”. La prima cosa che colpisce, trattandosi di un argomento molto delicato, è la schiettezza nonché l’equilibrio tra fermezza e rispetto che attraversa in filigrana tutta la sua analisi. Il cardinale Filoni esprime le proprie considerazioni sulla complessa vicenda dei rapporti tra Vaticano e Cina, e tra la Chiesa cinese e le autorità nazionali, con l’incisività di chi quella storia la porta impressa sulla pelle, avendo vissuto un decennio a Hong Kong tra il ’92 e il 2000. Sviluppando il suo pensiero in un articolo richiestogli da “Tripod”, rivista della diocesi di Hong Kong, il prefetto di Propaganda Fide dapprima ricorda che fino al 1950 il Vangelo in Cina era stato “come un fiume di acqua limpida” e che solo dopo il “terremoto” che ne “sconvolse la vita” una parte di quel fiume aveva preso “a fluire sotto terra” – cioè la cosiddetta “Chiesa clandestina” – e un’altra continuato “a scorrere in superficie”, ovvero la cosiddetta “Chiesa patriottica”. La prima, fedele al Papa, non volle sottostare – spiega – ai “compromessi” né al “controllo politico”, l’altra invece li accettò “per calcolo esistenziale”. Dunque, scrive il cardinale Filoni, “ci si domandava: sarebbero mai tornate quelle acque a scorrere insieme liberamente e apertamente?”.

    È a questo punto della vicenda, prosegue, che interviene la Lettera pontificia del 2007, un documento – ripete – a carattere religioso, “non politico”. Consapevole che per sanare “le profonde ferite interne” della Chiesa cinese – dovute a decenni di “pressioni esterne” e ai muri di incomprensione sorti tra le due “correnti” – bisognasse “spianare la strada” a relazioni migliori tra Vaticano e Pechino, Benedetto XVI decide di affermare in modo pubblico e chiaro la “disponibilità” a un “dialogo rispettoso e costruttivo” con le autorità di Pechino, nella consapevolezza – ricorda il cardinale Filoni – che “la soluzione dei problemi esistenti non può essere perseguita attraverso un permanente conflitto”. Inoltre, il Papa desidera la “riconciliazione” della Chiesa cinese e dunque sa che bisogna “eliminare pregiudizi e interferenze, divisioni e connivenze, odio e ambiguità”, avviando “un processo di verità, di fiducia, di purificazione e di perdono”, senza chiedere “privilegi” per la Chiesa, ma offrendo con essa il “contributo per il bene comune” della Cina e, al contempo, rivendicando – afferma il prefetto di Propaganda Fide – “la libertà di compiere la sua missione senza interferenze civili e nel rispetto sia delle leggi dello Stato, sia dei principi di verità, di giustizia e di collaborazione”.

    Obiettivo raggiunto? Il cardinale Filoni pone con franchezza dei rilievi critici. In questi cinque anni, rileva, “alti e bassi” sono seguiti alla pubblicazione della Lettera papale e almeno tre grossi ostacoli si sono resi evidenti. Primo, rileva, le autorità di Pechino hanno “acuito il controllo dello Stato sulla Chiesa”, con “un accanimento verso il clero cosiddetto 'clandestino'” al fine di portarlo ad aderire all'Associazione Patriottica, cioè “istituzione preposta al controllo della Chiesa in Cina al fine di renderla indipendente dalla cattolicità e dal Papa”. Mentre dal canto suo, l’Associazione “ha accresciuto il proprio controllo anche sulla comunità cosiddetta 'ufficiale'” (vescovi, clero, luoghi di culto, finanze, seminari). Secondo, le nomine dei vescovi hanno “portato alla scelta di candidati spesso discutibili, quando non moralmente e pastoralmente inaccettabili, sebbene graditi alle autorità politiche”. E terzo, le consacrazioni episcopali, sia legittime, sia illegittime, sono state forzate attraverso l'intromissione nei riti di vescovi illegittimi, creando drammatiche crisi di coscienza, sia nei Vescovi consacrati, sia nei Vescovi consacranti”. Quando la Santa Sede ha reagito negli anni a questo stato di cose, forse – osserva il porporato – le sua parole “non sono state ben recepite, poiché non si è capito, o non si è tenuto presente, che esse erano dettate dalla preoccupazione di rimanere fedeli a determinati valori, che appartengono alla dottrina e alla tradizione della Chiesa e, quindi, ne garantiscono l'identità stessa”. Fermo restando che, “alla radice di tutti questi interventi c'è sempre stato un sincero e profondo rispetto per i Cattolici cinesi”.

    Lo sguardo del cardinale Filoni arriva all’oggi provando ad auspicare un futuro diverso e migliore. Se “in concreto – asserisce – la situazione permane grave” e si riscontra un ricorso più accentuato a “sessioni di indottrinamento e a pressioni”, pure “vent’anni di contatti” tra Santa Sede e Cina fanno pensare al fatto che sia venuto il “tempo di pensare ad un nuovo modo di dialogare, anche più aperto e ad un livello più equivalente”. La Santa Sede, ricorda, “ha un dialogo aperto e franco con molti Paesi”, come con il Vietnam. E da parte loro, soggiunge, “Pechino e Taipei hanno Commissioni stabili ad altissimo livello per trattare questioni di reciproco interesse”. “Non è possibile – si chiede –sperare in un adeguato e sincero dialogo con la Cina?” “La Lettera del Papa al clero e ai fedeli cinesi – dichiara il cardinale Filoni – resta valida. Gli avvenimenti di questi cinque anni nella Chiesa in Cina ne hanno ribadito il valore, l'opportunità e l'attualità. Dopo incertezze, dubbi, paure e restrizioni che ne hanno rallentato la conoscenza e la comprensione, ora si apre un tempo in cui il documento pontificio può essere meglio compreso, può rappresentare un punto di partenza per il dialogo nella Chiesa in Cina e può stimolare quello tra Santa Sede e Governo di Pechino”. E conclude: “Il documento pontificio, dunque, mi pare ancora un ammirevole punto di riferimento che mette bene in evidenza la passione del Papa per la verità, la giustizia politica e l'amore per il suo popolo. Ma è anche un testo in cui si coniugano la dottrina cattolica, la visione politica e il bene comune. Esso attende una risposta”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Approvato dall'assemblea il messaggio del Sinodo dei vescovi.

    Quel messaggio universale capace di elevare sino a Dio: Benedetto XVI alla proiezione di un film su arte e fede.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il fragile cessate il fuoco in Siria.

    Non decolla la ripresa statunitense, e gli effetti della crisi economica globale si fanno sentire anche sul "New York Times".

    Ricade in Somalia la crisi in Nord Kivu: l'Uganda minaccia il ritiro dalla missione dell'Unione africana.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: violata la tregua promossa dal mediatore Brahimi. Il Pam mobilita aiuti

    ◊   Non regge la tregua in Siria, promossa dal mediatore di Onu e Lega Araba, Lakhdar Brahimi, che, partita dalle prime ore di oggi, inizio della festa islamica del Sacrificio, proseguirà fino a domenica prossima. Purtroppo, numerose le violazioni del cessate-il-fuoco si registrano in tutto il Paese, sia da parte dell’esercito, che delle milizie degli insorti. Fonti dei ribelli, riferiscono di almeno 30 morti. Ci riferisce Marco Guerra:

    I timori per le reciproche diffidenze tra le parti in conflitto si sono subito palesati sul terreno. Il primo di tre giorni di tregua – accettati solo a parole da ribelli e governativi – si è aperto con le violenze che hanno segnato tutte le altre giornate di oltre un anno e mezzo di crisi siriana. Colpi d’arma da fuoco e d’artiglieria sono stati avvertiti a Homs, Hama, Idlib e Damasco. E stamani, nella capitale, una bomba è esplosa al funerale del religioso ortodosso, padre Fadi Jamil Haddad, il sacerdote rapito e ritrovato ieri senza vita. Sempre oggi, il presidente Assad, in una delle rare apparizioni pubbliche, ha recitato le preghiere del venerdì in una moschea della capitale. Nel sermone, l’imam ha invitato la Siria alla riconciliazione. Un appello al modo arabo ad agire “con urgenza” per fermare il bagno di sangue è invece arrivato dallo sceicco Saleh Mohammed al-Taleb, imam della Grande Moschea della Mecca, una delle più importanti autorità religiose dell’Islam. Infine, non si allenta l’emergenza profughi: 8000 persone sono bloccate nei pressi del confine, in attesa di poter entrare in Turchia.

    E proprio sul fronte umanitario, aiuti alimentari sono stati inviati lo scorso mese in Siria per un milione e mezzo di persone. Lo ha annunciato il Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite (Pam), che denuncia anche una situazione di forte criticità per la gestione dell’emergenza. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Vicky De Marchi, portavoce del Pam:

    R. - E' una situazione difficile per l’altissimo numero di persone coinvolte. Difficile, perché la popolazione si sposta frequentemente, da un posto all’altro: c’è gente che da Homs è andata ad Aleppo e da Aleppo è dovuta ritornare in altri luoghi. Difficile è trovare anche i mezzi e gli autisti, che vogliano attraversare queste zone di conflitto e difficile perché la situazione è effettivamente drammatica.

    D. – La fragile tregua entrata in vigore, può aiutare effettivamente a una migliore distribuzione di aiuti alla popolazione, così come avete auspicato voi nei giorni scorsi?

    R. – Sì, ci sono 25 mila persone che noi dovremmo riuscire a raggiungere con razioni alimentari in questi quattro giorni. Quindi, una speranza che sicuramente non solo noi, ma anche chi sta cercando di negoziare per uno sbocco diplomatico della crisi, sta monitorando con grande attenzione.

    D. – Una situazione a parte, poi, è la gestione della crisi per quanto riguarda i bambini, che sono tantissimi: sono rimasti imprigionati all’interno di un Paese che è in guerra totale…

    R. – Sì, la condizione dell’infanzia è particolarmente drammatica: ci sono moltissimi bambini, che si trovano in questi centri pubblici di accoglienza, si tratta in genere di ex scuole o altri luoghi collettivi. Moltissimi sono anche i bambini, la popolazione infantile, tra i rifugiati, ad esempio: in Libano si calcola che il 75% dei rifugiati siriani sia composto da bambini e da donne. Lavoriamo anche con l’Unicef, per assistere l’infanzia.

    D. – Il vostro obiettivo, nel dicembre 2011, era quello di soccorrere 50 mila civili. Siete arrivati ad un milione e mezzo. Avete in previsione di aumentare ulteriormente gli aiuti?

    R. – Diciamo che la previsione c’è sicuramente, se la situazione rimane così drammatica: ci sarà un aumento di bisogni, le persone che hanno necessità – secondo le stime Onu – di una qualche forma di aiuto umanitario in Siria, sono due milioni e mezzo. C’è, quindi, ancora un gap da colmare: non tutte le persone hanno bisogno necessariamente di aiuto alimentare, però sono sicuramente molte. Crescono anche i bisogni delle popolazioni rifugiate: attualmente, noi assistiamo circa 120 mila persone, però, prevediamo che, da qui alla fine dell’anno, saranno quasi mezzo milione le persone rifugiate che noi dovremo assistere, con cibo o con buoni o anche con denaro, affinché possano poi comprare del cibo.

    D. – Ora, quello che temete è anche l’arrivo dell’inverno, che potrebbe essere un ulteriore grande problema, per la gestione delle emergenze…

    R. – Sì, certo. Diciamo che, la condizione climatica è sempre un elemento di deterrenza. Uno dei problemi più grandi, anche per la popolazione siriana intrappolata nel conflitto, è il fatto che sono aumentati molto i prezzi dei beni alimentari sul mercato. Ma, soprattutto, è aumentato moltissimo il costo del carburante: sia quello del gas per cucinare, che si trova quasi solo al mercato nero, con un aumento del prezzo del 400%; sia del petrolio etc. Ad esempio, noi – proprio per far fronte a queste emergenze e garantire che gli aiuti umanitari possano continuare ed i camion possano viaggiare – abbiamo creato un deposito di carburante, per le agenzie umanitarie, a Damasco. Quindi, questo sicuramente, con l’approssimarsi dell’inverno, è un ulteriore rischio per le popolazioni.

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    Birmania: scontri tra buddisti e mulsulmani Rohingya. Oltre 100 i morti

    ◊   In Birmania, proseguono gli scontri tra buddisti e musulmani di etnia Rohingya. Sono scoppiati domenica nello stato di Rakhine, ad ovest, dove la componente di origine araba-bengalese è maggioritaria rispetto alla popolazione locale. Il bilancio è di 112 morti, migliaia di sfollati e centinaia di abitazioni date alle fiamme. Le autorità, che non riconoscono la cittadinanza ai musulmani, hanno imposto il coprifuoco e inviato l’esercito. L’Onu, invece, ha espresso preoccupazione chiedendo di visitare i campi profughi dove ci sono migliaia di persone. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Stefano Vecchia esperto di Estremo Oriente:

    R. – L’Onu vive con difficoltà questa situazione, perché da un lato non può premere eccessivamente su un governo che sta percorrendo una strada verso la democrazia che è stata auspicata per decenni dalla comunità internazionale. Allo stesso modo, ha comunque la necessità per il proprio statuto di intervenire per tutelare questa popolazione, queste persone che in questo sono momento in pericolo di vita e che, per bene che vada, devono raggiungere i campi profughi dove manca sostanzialmente di tutto, o cercare una fuga nel vicino Bangladesh da cui però vengono abitualmente respinti.

    D. – Qual è il ruolo dello Stato centrale?

    R. – Dovendo intervenire per separare i birmani buddisti dai Rohingya musulmani, lo Stato sta usando indubbiamente il pugno di ferro. Molte delle vittime, soprattutto tra i Rohingya – dicono le fonti locali – sono dovute appunto all’intervento delle forze armate. Però, il governo dice: “Noi dobbiamo intervenire in questo modo per tenere separati questi due gruppi, perché altrimenti si andrebbe verso una vera e propria guerra civile”. Allo stesso modo, però, la comunità internazionale si muove affinché i Rohingya vengano tutelati: si tratta di una delle maggiori – se non la maggiore – minoranze al mondo, che non ha nessun riconoscimento legale e nessuna tutela formale. Di conseguenza, sono almeno 800 mila individui che nessun Paese vuole e non esistono sulla carta, mentre di fatto ci sono. E da decenni costituiscono una spina nel fianco non soltanto per il governo birmano e per il governo del vicino Bangladesh - due Paesi caratterizzati, tra l’altro, da grande povertà - ma costituiscono anche una delle maggiori fonti di preoccupazione per molti Paesi della regione dove arrivano numerosi e in molti casi perdono la vita nelle traversate.

    D. – Come se ne esce?

    R. – E’ difficile, in questo momento, prevederlo. Nel momento in cui gli scontri sono più accesi, la situazione sembra andare soltanto verso un peggioramento. Il problema è di creare una condizione perché ci sia una tregua effettiva. Questo però vorrebbe dire, di fatto, separare due comunità fortemente interconnesse. Ad esempio, la capitale dello Stato Rakhine – Sittwe – è una città sostanzialmente musulmana svuotata, in queste settimane, della sua popolazione. Quindi, si tratta di trovare un sistema per separare, in questo momento di conflitto, le due etnie e poi di stabilire delle basi, delle regole legali minime che tutelino in qualche modo la minoranza Rohingya, cercando di integrarla o sul territorio birmano o sul territorio bengalese. Però, finché questo non sarà fatto, la situazione sarà evidentemente sempre aperta a condizioni drammatiche, come quelle a cui stiamo assistendo in questi giorni.

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    Sudafrica: accordo per porre fine agli scioperi dei minatori

    ◊   In Sudafrica speranze per gli oltre 23 mila minatori licenziati. Il sindacato nazionale, il Num, e la Camera delle miniere l’associazione imprenditoriale di settore hanno firmato un accordo per mettere fine agli scioperi dei siti estrattivi. Sentiamo Giulio Albanese:

    Un accordo che, alla prova dei fatti, aumenta le retribuzioni: questo è quello che chiedevano, in sostanza, i sindacati per mettere fine a quasi sette settimane di scioperi selvaggi, che hanno paralizzato la maggior parte delle miniere sudafricane. In un comunicato, l’Associazione imprenditoriale di settore, ha confermato l’intesa che aumenta la busta paga dei minatori, attraverso la concessione di una gratifica, o la promozione ad una categoria meglio retribuita. Da rilevare che questi aggiustamenti si aggiungono agli aumenti dei salari, entrati in vigore nel luglio scorso, e vanno dall’8,5% all’11%. La nuova griglia salariale, che entra in vigore immediatamente, rappresenta certamente un passo in avanti nelle relazioni tra il sindacato nazionale sudafricano dei minatori (Num) e la Camera delle miniere, anche se il cammino delle riforme, soprattutto per quanto concerne la sicurezza sul posto di lavoro, è ancora lungo. Ancora incerto, poi, il destino di quei lavoratori già licenziati, anche se sembra profilarsi il loro reintegro.

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    Sisma in Calabria. Gabrielli: la macchina ha funzionato bene. La Caritas in prima linea

    ◊   "La macchina ha funzionato bene". Lo ha detto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, che si trova a Mormanno, in provincia di Cosenza, dove c'e' stato l'epicentro del forte terremoto della notte scorsa - 5 gradi Richter la scossa più violenta - che ha provocato la morte per infarto di un anziano di Scalea. Numerosi i danni nelle località vicine all'epicentro, localizzato nei pressi del massiccio del Pollino, al confine con la Basilicata. il servizio di Alessandro Guarasci:

    Tra i primi a esprimere vicinanza alle popolazioni colpite dal terremoto è stato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, ha detto che si sta “verificando la situazione. Ovviamente, è stato un evento significativo, ma al momento non si contano né feriti né morti mentre per i danni e tutto è in via di definizione”. Ma Gabrielli ha tenuto a precisare che nessuno può dire che questa è l’ultima scossa. Per il momento, rimane evacuato l’Ospedale di Mormanno, mentre danni si registrano nei centri storici dei Paesi vicini e nel circondario di Castrovillari. Chiuse le scuole. Dalle zone del sisma, l'aggiornamento di Giampaolo Iacobini, dell’Ufficio comunicazione della diocesi di Cassano sullo Jonio:

    R. - A Mormanno, la popolazione vive con paura e angoscia le ore che sono seguite al grande botto di questa notte. Al momento, non si registrano feriti né tantomeno vittime, ma soltanto danni agli edifici. La chiesa principale del paese, quella di Santa Maria del Colle, è stata dichiarata inagibile dai vigili del fuoco che in queste ore proseguono i controlli per accertare le condizioni di diverse abitazioni lesionate. Alcune famiglie sono state sgomberate e trasferite in alloggi di emergenza in attesa che si chiarisca meglio il quadro della situazione.

    D. - Voi della Caritas come vi state muovendo in queste ore?

    R. - La Caritas è impegnata in un sopralluogo e soprattutto è a stretto contatto con l’unità di crisi per cercare di capire se e in che modo si possa essere d’aiuto, tutto questo naturalmente anche a stretto contatto con Caritas italiana e con il direttore Francesco Soddu.

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    Vaccini influenzali tolti dal mercato. L'esperto: no allarmismi, alto il livello dei controlli

    ◊   Allerta del Ministero della Salute con il divieto di immissione sul mercato e del ritiro dal commercio, per quelle che sono già state vendute, di dosi vaccinali che procurerebbero reazioni e problemi alla salute. Il ministro Balduzzi ha incontrato i vertici della casa farmaceutica coinvolta e si riserva di dare un giudizio quando i tecnici del Ministero, dell’Aifa e dell’Istituto Superiore di Sanità avranno svolto le dovute verifiche. Intanto, da oggi, il Ministero ha instituito un numero verde, 1500, al quale i cittadini si possono rivolgere per avere informazioni sulla campagna vaccinazioni. Eliana Astorri ha intervistato il prof. Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

    R. - Ovviamente, c’è una grande attenzione. È stato più volte ribadito - ho visto che con piacere anche a livello istituzionale è stato fatto - che bisogna che questi "incidenti di percorso", chiamiamoli così, non facciano perdere fiducia nell’efficacia della vaccinazione e nella necessità, soprattutto per le categorie a maggiore rischio affinché possano procedere all’immunizzazione. Ciò detto, ovviamente si tratta di capire l’entità del fenomeno e che cosa è avvenuto. Da quello che si può comprendere fino ad adesso, sembrerebbe che ci siano delle criticità su una partita, una quota - parte di vaccini, che sono stati per l’appunto bloccati prima di essere introdotti e che provocherebbero degli effetti collaterali, legati però ad una “impurità” della preparazione vaccinale. Chiaramente, io stesso confesso di non saperne molto, perché si tratta di notizie che sono filtrate sulla stampa. Quindi, si finisce per speculare su quelle possono essere le informazioni. È chiaro comunque che si tratterebbe - uso il condizionale perché è d’obbligo - di effetti legati alla somministrazione che tra l’altro sembrerebbero non verificarsi su tutti i soggetti vaccinati. Il problema, a questo punto, è cercare di capire - e mi sembra che l’intervento del ministro Balduzzi vada in questo senso - cosa sia avvenuto, chiarire il problema e cercare in qualche modo di non far perdere - ripeto - la fiducia nella vaccinazione. Proprio questa mattina da parte del ministero, c’è stata l’istituzione di un numero verde - il 1500 - di cui è stato dato ampio risalto sulla stampa, al quale gli utenti possono rivolgersi per ricevere autorevolmente delle informazioni. Credo sia l’unica sede competente per dare questo tipo di risposte e per rassicurare e capire un po’ quello che è avvenuto. Al tempo stesso, siamo in un mondo globalizzato: sempre nel sito del Ministero è stata creata una pagina web che consente di ricevere informazioni. Il mio giudizio finale è un po’ legato a questa vicenda. È chiaro che oggi stiamo dando - io stesso - delle valutazioni senza avere il quadro completo del problema. Ripeto, però non vorrei che un aspetto tutto sommato importante, ma marginale, facesse perdere da parte del grande pubblico, quella fiducia nella vaccinazione, sulla sua efficacia, sui benefici che continuo - in qualche modo - a ripetere anche io.

    E allora la popolazione verrà appunto rassicurata sull’opportunità di vaccinarsi attraverso questo numero da lei citato: il 1500. Altre informazioni si possono avere sul portale del Ministero della salute: salute.gov.it.

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    Trentino, Festival della Famiglia: creare una "rete" per resistere ai morsi della crisi

    ◊   “Il 2012 è stato l’anno più difficile per la famiglia: il morso delle ristrettezze si è sentito pesantemente. Diventa urgente allora l’intervento della politica, e noi stiamo lavorando proprio su questo, dalle iniziative per la conciliazione tra famiglia e lavoro, alla riduzione del costo dei prodotti dell’infanzia, alla revisione dell’ISEE.” Con queste affermazioni, Andrea Riccardi, ministro per la Cooperazione internazionale e l’integrazione, ha aperto ieri pomeriggio a Riva del Garda la prima giornata del Festival della Famiglia, sul tema “Se cresce la famiglia, cresce la società”. Questa mattina, la tre giorni è proseguita con un confronto tra sociologi, rappresentanti delle associazioni familiari e le istituzioni. Ascoltiamo il servizio di Marina Tomarro:

    La famiglia, bene della società e risposta forte alla precarietà dei nostri tempi. Questo è lo slogan che sta caratterizzando il Festival della Famiglia. Ma questa realtà, ha bisogno di essere sostenuta da politiche sociali che vedano in essa una risorsa da cui partire per uscire dalla crisi e non solo un peso da sostenere. E una particolare attenzione è stata rivolta soprattutto alle famiglie numerose. Ascoltiamo Giampiero Dalla Zuanna, docente presso la Facoltà di Scienze statistiche dell’Università di Padova:

    R. - Secondo me, lo Stato ha il dovere di intervenire per stabilire pari opportunità fra i suoi cittadini. Tutti i dati dimostrano che i bambini che hanno più fratelli sono penalizzati. Quindi, a mio avviso lo Stato deve intervenire proprio per colmare questo handicap; ovviamente si tratta di un handicap economico non sociale. Che tipo di interventi fare? Ce ne sono due tipi: il primo, è permettere il più possibile alle madri che hanno più figli di lavorare, perché in questo modo, raddoppiando il reddito della famiglia con il lavoro della donna, si aumentano le opportunità economiche anche per i bambini che hanno più fratelli. Il secondo, è fare tutta una serie di interventi che tengano in considerazione il fatto che i genitori che hanno più figli hanno una quantità maggiore di risorse da spendere per i figli. Quindi, misure di vario tipo: si va dal quoziente familiare, che è adottato in Francia, fino agli assegni familiari, scelta operata da altri Paesi - lo era anche dell’Italia anche se adesso sono ridotti ai minimi termini… Qualcosa si può fare.

    D. - Secondo lei, è possibile anche costruire una rete di aiuto proprio tra le famiglie?

    R. - Effettivamente, ci può essere una rete fra le famiglie che attraverso i modi di sostegno già diffusi in Italia, come lo scambio di aiuti fra i componenti della stessa famiglia magari non coresidenti ma nonni, zii, nipoti, ecc… possa diventare anche una rete di aiuto fra famiglie. Sto pensando ad esempi come i gruppi d’acquisto o altre cose di questo tipo che oltre generare fortissimi risparmi, generano anche reti di solidarietà e reti di amicizia che non sono una cosa da nulla, no? Credo che queste cose vadano sostenute, magari anche fiscalmente, stimolando la sussidiarietà tra le persone che vogliono mettere in piedi queste cose.

    D. - Ma di cosa hanno bisogno questi nuclei? Ascoltiamo la vice presidente dell’associazione famiglie numerose Raffaella Butturini:

    R. - Intanto, una famiglia numerosa ha bisogno prima di tutto dell’accoglienza, di non essere guardata come un’extraterrestre o come fosse uno spettacolo da circo da mettere in mostra. Soprattutto, c’è bisogno di una presa di consapevolezza da parte delle istituzioni del fatto che siamo una risorsa per il Paese. Si guarda alle famiglie sempre pensando a queste come dei nuclei bisognosi, da dover sostenere: non si pensa - come dice lo slogan del Family del Trentino - che se la famiglia cresce, cresce anche la società. Se la famiglia sta bene, la società sta bene. E quindi sostenuta, potenziata e valorizzata come risorsa, la famiglia è automaticamente un bene che ricade nella società.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Afghanistan: almeno 41 vittime in un attacco kamikaze contro una moschea

    ◊   Festa del Sacrificio segnata dalle violenze in Afganistan. Almeno 41 persone hanno perso la vita e 31 sono rimaste ferite in un attacco suicida avvenuto stamane in una moschea gremita di fedeli a Maimana, nel nord-ovest del Paese. Intanto è atteso per domenica prossima il rientro in Italia della salma di Tiziano Chierotti, il caporale morto ieri in un conflitto a fuoco nella zona di Herat. All’indomani del sanguinoso episodio, il contingente italiano è finito di nuovo sotto attacco. Una bomba è esplosa contro un blindato dell’esercito. Tutti illesi i sei militari che viaggiavano sul mezzo.

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    Siria: l'impegno per la pace delle suore trappiste del monastero di Azeir

    ◊   Segno tangibile di pace e speranza per tutto il popolo Siriano. È quanto rappresenta il monastero delle monache trappiste di Azeir, piccolo villaggio maronita della Siria centro-occidentale situato tra la città di Tartous e quella di Homs. Qui vivono cinque religiose italiane provenienti dal monastero di Valserena in provincia di Pisa, che hanno scelto di rimanere in Siria, nel momento della prova, mentre in tutto il Paese imperversa la guerra civile e l’odio tra le opposte fazioni. Le ragioni di questa scelta sono raccontate nelle lettere delle religiose pubblicate sul sito Internet del monastero. Le suore – citate da AsiaNews – parlano anche dei drammi della guerra e le sofferenze patite dalla popolazione dei villaggi vicini. Essi vedono nel monastero un segno concreto di speranza, perché, come affermano le religiose, "un luogo dove Dio è adorato nella sua presenza reale, sia eucaristica che ecclesiale nella preghiera e nella comunione fraterna è una benedizione per tutti". "La Siria - lamenta una delle religiose - è diventata un campo di battaglia per avversari che sono più grandi di lei, e vengono a combattere qui servendosi di questa terra e della gente, per dirimere i loro grandi conflitti". In ogni scritto le monache trappiste invitano tutti i cristiani a pregare per la popolazione siriana, che le ha accolte. Nei mesi di guerra anche i musulmani si sono stretti intorno al monastero, non solo per chiedere beni di prima necessità, ma anche per cercare conforto. La testimonianza semplice delle monache aiuta la popolazione ad avere speranza, a non cedere all'odio, ricordando loro le tradizioni di questa terra, dove per secoli cristiani e musulmani hanno vissuto in pace. (M.G.)

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    Vietnam: agricoltori manifestano ad Hanoi contro il sequestro dei terreni

    ◊   Centinaia di vietnamiti sono scesi in piazza ad Hanoi per manifestare contro quella che definiscono una "confisca illegale dei terreni" in due diverse aree nella periferia della capitale. La protesta è avvenuta mercoledì e ha registrato l'adesione di almeno 600 agricoltori provenienti dai distretti di Van Giang e Ha Dong. Fonti di AsiaNews raccontano che i dimostranti hanno raggiunto la sede del parlamento vietnamita per depositare lamentele formali in merito alla disputa sui terreni, nella battaglia che li vede opposti alle autorità locali. La manifestazione è stata pacifica ed è avvenuta sotto le stretto controllo delle forze dell’ordine senza alcuna tensione. In realtà, si è trattato solo dell'ultima di una lunga serie di proteste di fronte a palazzi o edifici governativi ad Hanoi, da quando le autorità hanno dato il via libera alla confisca dei terreni. All'inizio del mese, circa 300 persone si erano riunite nei pressi dell'ufficio centrale delle Relazioni pubbliche per un'altra dimostrazione, anche in quel caso priva di violenze. Nel giugno scorso, altre dimostrazioni di piazza avevano riguardato anche la comunità cattolica vietnamita. I vari gruppi si oppongono alla costruzione dell'Ecopark, una città satellite che ha innescato scontri e proteste negli ultimi anni oltre che comportare la confisca di almeno 500 ettari di terreni. Il sequestro forzato è avvenuto in due fasi, nel 2009 e nel 2012, ma almeno duemila famiglie hanno rifiutato i compensi offerti dalle autorità perché giudicati "insufficienti". (M.G.)

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    America Latina: aumentano gli investimenti economici stranieri

    ◊   Nonostante la crisi economica mondiale in America Latina crescono gli investimenti stranieri. I dati del primo semestre del 2012 parlano di una crescita dell'8%. Secondo uno studio della Commissione economica per l’America Latina e i Caraibi (Cepal), citato dall'agenzia Misna, i principali motivi che spiegano questo trend positivo sono da ricercare nella stabilità e il dinamismo economico, prevalenti nella maggior parte dei 17 Paesi presi in esame, e negli altri prezzi delle materie prime che continuano ad alimentare i settori minerario e degli idrocarburi. In particolare i dati del Cepal evidenziano che i flussi di investimenti stranieri sono rimasti relativamente regolari verso il Brasile – che ne assorbe il 46% – e risultano aumentati invece verso Cile, Argentina, Repubblica Dominicana, Perù e Colombia. Una tendenza al ribasso si osserva invece in Messico (-19%) che recupererà, tuttavia, nel secondo semestre dell’anno quando saranno contabilizzati gli oltre 20 miliardi di dollari versati dalla multinazionale AB Inbev, principale produttore mondiale di birra, per l’acquisto di Grupo Modelo. Nella prima metà dell’anno la stessa impresa ha acquistato anche la Cervecería Nacional Dominicana (Cdn) per un miliardo di dollari. In America Centrale, Panamá e Costa Rica hanno ricevuto flussi simili all’anno scorso a eccezione del Guatemala, dove sono aumentati del 47%, mentre in Salvador e Nicaragua sono crollati, rispettivamente, del 60% e del 20%, quando nel 2011 furono eccezionalmente alti. Ma i Paesi dell’America Latina non sono solo terra di facili investimenti per le aziende straniere. Nello stesso arco di tempo, infatti, anche gli impegni economici delle imprese latinoamericane all’estero – le cosiddette ‘translatinas’ – hanno registrato un forte aumento, pari al 129%. (M.G.)

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    Africa: allarme per i medicinali contraffatti

    ◊   Falsi antibiotici, cure antimalariche, ma anche antiparassiti senza principio attivo e pillole del giorno dopo. Il mercato dei medicinali africano è letteralmente invaso di prodotti contraffatti. La conferma arriva dal sequestro record di 82 milioni di dosi di medicinali alterati o da contrabbando per un valore totale stimato in 40 milioni di dollari, effettuato in 16 porti africani. A dare notizia della maxi operazione denominata ‘Vice grips 2’ è l’Organizzazione mondiale delle dogane (Omd) e l’Istituto di ricerca contro le medicine contraffatte (Iracm). “Oggi l’Africa è diventata una pattumiera per i medicinali contraffatti con gravi pericoli per la salute e la sicurezza dei consumatori”, ha spiegato alla Misna Christopher Zimmermann, coordinatore della lotta alla contraffazione per l’Organizzazione mondiale delle dogane. Il livello di allarme aumenta nei confronti di un traffico crescente ad opera di “organizzazioni internazionali ben strutturate, in grado di imitare alla perfezione medicinali delle grandi marche ormai non più in modo artigianale ma industriale, approfittando anche della globalizzazione”, ha precisato il responsabile dell’Omd. L’espansione del traffico di medicinali contraffatti viene attribuita da esperti all’assenza di sanzioni dissuasive ai danni dei gruppi criminali, alla corruzione diffusa nei sistemi sanitari dei Paesi africani e alla disorganizzazione del settore farmacologico. “I traffici si nutrono della povertà molto diffusa: la maggior parte dei prodotti fasulli viene venduta per strada a un prezzo bassissimo”, ha spiegato il prof. Marc Gentilini, responsabile del programma per la salute della fondazione dell’ex presidente francese Jacques Chirac. In base alle verifiche eseguite dall’Istituto di ricerca contro le medicine contraffatte, in media nelle farmacie delle capitali africane, tra il 40 e l’80% delle scatole di determinati prodotti del laboratorio francese Sanofi è risultato falso. “E’ anche una questione di volontà politica visto che i medicinali contraffatti sono presenti anche nelle farmacie autorizzate”, ha insistito Kunio Mikuriya, segretario generale dell’Omd. Nuovi controlli a tappeto sul continente sono previsti tra novembre e marzo prossimo. (M.G.)

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    Cipro: conferenza Euromed per la tutela del patrimonio cultuarale

    ◊   “Rafforzare la cooperazione internazionale e regionale - promuovendo la consapevolezza e gli strumenti per la ricerca e le nuove applicazioni - per proteggere, conservare e documentare il patrimonio europeo e culturale mondiale”. Questo l’obiettivo della Conferenza internazionale EuroMed 2012 dedicata al patrimonio culturale, secondo il presidente Marinos Ioannides. Giunta alla sua quarta edizione, la manifestazione si svolge dal 29 ottobre al 3 novembre a Limassol (Cipro) e prevede un ricco calendario di appuntamenti. L’evento, che ha luogo durante il periodo della presidenza cipriota del Consiglio dell’Unione europea, precede anche i negoziati finali Ue in materia di Fondi regionali e del Programma quadro successivo. Particolare interesse ruota intorno a Horizon 2020, “il più grande programma al mondo in termini di sostegno finanziario per ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico”, come ha sottolineato il presidente di EuroMed. Il compito della conferenza sarà di concentrarsi sulla ricerca interdisciplinare e multidisciplinare, sui beni materiali e immateriali del patrimonio culturale, sull’uso di tecnologie all’avanguardia per la tutela, il restauro, la conservazione, la digitalizzazione e la documentazione dei beni. (L.F.)

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    Caritas: raccolta alimentare in oltre 50 supermercati di Roma

    ◊   Raccogliere prodotti alimentari da destinare alle famiglie in difficoltà, assistite dagli Empori della Solidarietà della Caritas. È quanto si propongono gli oltre 500 volontari che domani saranno presenti presso i punti vendita di Simply, IperSimply e PuntoSimply di Roma. In oltre 50 supermercati della capitale sarà possibile devolvere parte della spesa in appositi sacchetti distribuiti dai volontari della Caritas. I beni richiesti – riferisce l’agenzia Zenit - sono i generi alimentari di facile conservazione e stoccaggio (pasta, riso, olio, caffè, orzo e scatolame), prodotti per l’infanzia (pannolini, pappe e omogeneizzati) e prodotti per l’igiene. L’Emporio della solidarietà di via Casilina Vecchia 19 è attivo da maggio 2008; mentre da maggio 2011 è operante sul territorio della capitale un secondo Emporio in Via Avolio, 6 (zona Spinaceto). Gli Empori della Solidarietà sono veri e propri supermercati di medie dimensioni, con carrelli, scaffali e insegne, a cui possono accedere gratuitamente persone indigenti assistite dalla Caritas e dai servizi sociali. Attualmente, sono oltre mille le famiglie che ogni mese si servono dell'Emporio per reperire alimenti e prodotti di prima necessità. Grazie alla precedente colletta alimentare tenutasi a giugno nei supermercati Simply, IperSimply e PuntoSimply, sono state raccolte oltre 40 tonnellate di merce. “Sensibilizzare le famiglie ad un consumo critico ed alla condivisione dei propri beni è uno degli obiettivi principali degli Empori”, ha commentato il direttore della Caritas romana, mons. Enrico Feroci, presentando l’iniziativa. Per conoscere i punti vendita che aderiscono all’iniziativa ed avere maggiori informazioni sull’Emporio visitare i siti web: www.simplymarket.it o www.emporiocaritas.org. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 300

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.