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Sommario del 19/10/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Appello dal Sinodo: i cristiani riportino la speranza in un mondo in crisi
  • Sinodo. Il cardinale Dziwisz: annuncio del Vangelo, rivedere linguaggi e stili della comunicazione
  • Sinodo. La sfida del Vangelo in India: intervista con suor Rekha Chennattu
  • Il Papa riceve nel pomeriggio il cardinale Ouellet
  • Domenica le Canonizzazioni della Beata Maria del Monte Carmelo e di Pietro Calunsgod
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria verso la tregua. Oggi ancora bombardamenti, due colpi di mortaio sulla Turchia
  • Convegno Mcl. Ornaghi: cattolici fondamentali per ricostruire società, ma serve osare di più
  • Paesi africani propongono all’Onu una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili
  • Ricerca scientifica: ulivi del Getsemani immuni da virus e batteri, hanno stesso Dna
  • L’Orchestra giovanile italiana ricorda in concerto il fondatore Farulli
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Corea del Sud. Messaggio dei vescovi per le presidenziali del 16 dicembre
  • Nigeria: nuovo attacco contro una chiesa
  • Usa: Obama e Romney ad evento di beneficenza con il card. Dolan
  • Congo: proliferano i gruppi armati nell'Est del Paese
  • Corea Nord: Pyongyang minaccia ritorsioni militari contro azioni di propaganda di Seul
  • Pakistan. Mons. Shaw: il Catechismo tradotto in urdu, utile sia per i cristiani che per i musulmani
  • Ucraina. Modificata legge su libertà di culto, più difficile il riconoscimento di un ente religioso
  • La Francia stanzia 200 mila euro per il restauro della Basilica della Natività
  • Indonesia. Premiata donna cattolica che cura i malati mentali privi di sostegno sociale
  • Lettera delle Pontificie Opere Missionarie di Taiwan per la Giornata Missionaria Mondiale
  • Anno della Fede. Radio salesiana organizza festa per i giovani a Fortaleza, in Brasile
  • Il Papa e la Santa Sede



    Appello dal Sinodo: i cristiani riportino la speranza in un mondo in crisi

    ◊   Esprimere la speranza in un mondo in crisi: questo l’obiettivo della nuova evangelizzazione, ricordato stamani dal Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano. Al centro della 17.ma Congregazione generale, le relazione dei Circoli minori che presentano alcune proposte concrete per i documenti finali dell’assise. Il servizio di Isabella Piro:

    Hanno seguito metodi diversi, i Circoli minori - chi più schematico, chi più discorsivo – ma tutti mirano al medesimo risultato: riportare la speranza in un mondo in crisi, in una modernità liquida in cui c’è, allo stesso tempo, l’assenza e la nostalgia di Dio. Su cosa deve puntare, dunque, la Chiesa? Innanzitutto su un esame di coscienza: se si parla di nuova evangelizzazione, dicono i vescovi, forse è perché i cristiani hanno perso qualcosa, qualcosa che la Chiesa non ha saputo offrire. D’altronde per evangelizzare bisogna prima essere evangelizzati. Di qui, il richiamo forte al sacramento della penitenza.

    Altro punto focale, il dialogo sia ecumenico che interreligioso: il primo rende credibile l’annuncio del Vangelo; il secondo, soprattutto se basato sulla conoscenza profonda della Bibbia e sulle testimonianze di vita, permette la diffusione della Parola di Dio anche nei Paesi a maggioranza musulmana.

    Non si può, inoltre, ignorare la crisi profonda della famiglia, evidenziano i vescovi: nucleo di evangelizzazione, va sostenuta incoraggiando i genitori come primi catechisti dei figli e ribadendo l’importanza del sacramento del matrimonio. In quest’ottica, spazio anche ai nonni e alle donne, per le quali viene suggerita la possibilità di un lettorato biblico. Ancora aperta, invece, la proposta di un ministero per i catechisti, sebbene la loro centralità – così come quella di tutti i laici – venga richiamata in tutte le fasi della nuova evangelizzazione.

    Uno spunto particolare guarda anche ai politici cristiani: coerenti con la fede, dicono i vescovi, essi non devono scendere a compromessi, ma lasciarsi guidare da una retta coscienza e da valori non negoziabili. E in questo contesto, arriva anche l’invito a rilanciare le opere di giustizia sociale e di carità, sulla scia della Dottrina sociale della Chiesa, ed anche perché l’opzione per i poveri rende credibile l’annuncio del Vangelo e crea delle vere e proprie oasi di incontro con Dio.

    Proposte più specifiche pensano ad una revisione delle pratiche catechetiche e dei sacramenti dell’iniziazione cristiana e ad una missione mondiale di evangelizzazione, che potrebbe essere lanciata dal Papa nell’ambito dell’Anno della fede.

    Anche i mass-media vengono chiamati in causa dal Sinodo: la perdita del senso del sacro che si registra in essi, affermano i presuli, porta ad un’immagine deformata della vita cristiana. Al contrario, se usati in modo corretto e da persone preparate, i mezzi di comunicazione diventano alleati dell’evangelizzazione, grazie anche all’ampia diffusione delle immagini, comprensibili da tutti.

    Alcuni Circoli minori, inoltre, chiedono che il Sinodo rifletta maggiormente sulla globalizzazione e sul secolarismo – forse dovuto anche ad una certa mediocrità della vita cristiana - che si faccia chiarezza sul ruolo dei carismi e sulle opportunità che essi offrono alla Chiesa, che si ascoltino di più i giovani e che si dia maggior risalto agli insegnanti e ai centri educativi come strumenti di evangelizzazione.

    Le parrocchie e le piccole comunità, poi, vengono invitare a ‘fare rete’ e si ricorda che il parroco è spesso il primo catechista. Centrale anche il riferimento ai santi ed ai martiri come testimoni credibili dell’annuncio del Vangelo e alla questione dei migranti, che deve essere inclusa nel processo di inculturazione della Parola di Dio. Perché in fondo, quello che si vuole portare nel mondo è l’incontro gioioso con Cristo.

    Poco prima della fine della Congregazione, i Padri sinodali danno la parola ad alcuni uditori. In un Sinodo di vescovi che parla molto dei laici, dicono gli interventi, i laici si appellano ai sacerdoti e dicono loro: trovate il coraggio di essere voi stessi, non vi adattate al pensiero dominante, proponete senza paura la verità della fede. E noi vi seguiremo, perché abbiamo fame infinita di qualcosa di eterno e vero.

    Infine, il segretario generale del Sinodo, mons. Nikola Eterović, rende noto che è stato aperto un conto corrente bancario, presso lo Ior, sul quale i Padri sinodali potranno versare le loro offerte di solidarietà per la Siria. Tali contributi, insieme a quelli della Santa Sede, verranno portati a Damasco nei prossimi giorni dalla delegazione voluta da Benedetto XVI.

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    Sinodo. Il cardinale Dziwisz: annuncio del Vangelo, rivedere linguaggi e stili della comunicazione

    ◊   A seguito delle profonde trasformazioni sociali che hanno caratterizzato gli ultimi decenni del XX secolo, fu Giovanni Paolo II a creare l’espressione “nuova evangelizzazione”, indicando in essa la missione della Chiesa per il terzo millennio. Al microfono di Paolo Ondarza lo ricorda il cardinale arcivescovo di Cracovia Stanislaw Dziwisz:

    R. - Noi siamo molto grati al Santo Padre Benedetto XVI che ha pensato di ritornare a questa idea della nuova evangelizzazione, che è stata già annunciata, voluta da Giovanni Paolo II. Già a Cracovia, nel 1979, aveva parlato della nuova evangelizzazione, perché i cristiani si erano allontanati troppo da Gesù Cristo e dalla Chiesa. Bisogna promuovere la bellezza e l’importanza della fede e avvicinarsi di nuovo a Gesù Cristo. Sono contentissimo di essere qui al Sinodo. E’ un’occasione provvidenziale. Non è ancora troppo tardi per evangelizzare e si può arrivare al mondo, a tutto il mondo, non solamente ai cristiani. Penso che il mondo sia stanco e aspetti da parte dei vescovi del Sinodo una parola forte, bella, coraggiosa.

    D. - Cuore della nuova evangelizzazione, è la famiglia, che attraversa un momento di crisi. Anche il Papa lo ha detto, aprendo il Sinodo: “Crisi della fede e crisi della famiglia sono legate”…

    R. – Certamente. Questo è un problema soprattutto dell’Europa, perché in altri Paesi, al di fuori dell’Europa, la famiglia ancora regge. Anche in Polonia la famiglia è ancora forte. Ci sono problemi gravi, come il divorzio, ma tutto sommato la famiglia è ancora una realtà solida. In questo Sinodo si parla anche molto dei giovani e poi del mondo della cultura. In questo ambito c’è molto da fare. Il mondo della cultura ha, infatti, bisogno di una nuova evangelizzazione.

    D. - E per quanto riguarda i giovani?

    R. - I giovani sono aperti, domandano, e bisogna dargli risposte convincenti. Papa Giovanni Paolo II sapeva dare queste risposte. La gioventù, andava da lui e lo seguiva. Bisogna imitarlo, ma non è facile, perché lui aveva un carisma particolare con i giovani. Dobbiamo andare avanti e rispondere positivamente, presentando la Chiesa in modo nuovo, convincente, bello e attraente, perché la gioventù è molto aperta a tutto ciò che è bello e vero.

    D. - La Chiesa deve rivedere il proprio modo di comunicare con i giovani oggi?

    R. - Deve rivedere tutta la comunicazione con il mondo di oggi, non solamente con i giovani, ma con tutti. Bisogna riflettere sui modi di trasmettere la fede e con quale linguaggio.

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    Sinodo. La sfida del Vangelo in India: intervista con suor Rekha Chennattu

    ◊   In questi giorni, il Sinodo ha pregato affinché lo Spirito Santo susciti nuovi annunciatori e testimoni del Vangelo. La Buona Novella, raccontata dai Santi Matteo, Marco, Luca e Giovanni, è infatti la roccia sulla quale si fonda la nuova evangelizzazione. E’ quanto afferma suor Rekha Chennattu, uditrice al Sinodo e docente di Nuovo Testamento presso il Pontificio Istituto di Filosofia e Religione nel distretto indiano di Pune. L’intervista è di Paolo Ondarza:

    R. - Cosa significa nuova evangelizzazione? Per me, anzitutto, è proclamare la presenza di Dio, portando Dio al popolo.

    D. - Lei insegna Nuovo Testamento in India…

    R. - Sì. Questa è una sfida: interpretare la Parola di Dio per il mondo di oggi. Dio parla con noi in diversi modi nella vita quotidiana, parla con noi ogni giorno attraverso la sua Parola.

    D. - La nuova evangelizzazione passa per la conoscenza della Sacra Scrittura: oggi c’è una sufficiente conoscenza dei testi sacri?

    R. - Penso che la Parola di Dio dovrebbe essere al centro di questa nuova evangelizzazione. Talvolta, non le diamo la giusta importanza che merita. La Parola di Dio ci trasforma, ci dà il coraggio di proclamare la presenza di Dio oggi, in questo nostro mondo dove non c’è posto per Dio. La gente cerca un senso, un significato alla propria vita.

    D. - C’è bisogno della Parola per far chiarezza nella vita dell’uomo?

    R. - Penso che la Parola di Dio possa guidare la vita. E’ sempre segno di speranza e ci dà la gioia e il coraggio per portare semplicemente l’amore di Dio in questo mondo in cui manca l’amore, manca la comunione, manca la giustizia.

    D. - Qual è, secondo lei, la giusta condizione per comprendere la Parola di Dio?

    R. - Una grande apertura all’ascolto.

    D. - E’ necessario che qualcuno spieghi la Parola di Dio?

    R. - Sì, certamente. Una spiegazione ci permette una conoscenza della Parola di Dio più profonda e corretta. Tuttavia, la Parola di Dio ci parla perché fondamentalmente è Dio che parla attraverso la sua Parola.

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    Il Papa riceve nel pomeriggio il cardinale Ouellet

    ◊   Benedetto XVI riceve questo pomeriggio in udienza il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

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    Domenica le Canonizzazioni della Beata Maria del Monte Carmelo e di Pietro Calunsgod

    ◊   Fondatrice dell’Ordine delle Concezioniste Missionarie dell’insegnamento, suor Carmen Sallés y Barangueras, meglio conosciuta come Beata Maria del Monte Carmelo, era animata da un’ardente spiritualità mariana. Fine educatrice, nata a Burgos in Spagna nel 1892, riuscì a diffondere il suo messaggio in tutti i continenti. Domenica prossima, insieme ad altri 6 Beati, il Papa la proclamerà Santa. Benedetta Capelli ha intervistato la postulatrice della sua causa suor Maria Asunción Valls Salip:

    R. – Madre Carmen Sallés, cuando…
    Madre Carmen Sallés, quando disattese l’impegno matrimoniale che i genitori speravano per lei, entrò come novizia per alcuni mesi nelle Adoratrici. Lì scoprì la realtà delle donne prostitute e delinquenti: si chiese allora come avrebbe potuto confortare queste donne grazie all’intercessione dell’Immacolata Concezione. Nacque in lei un’intuizione che risultò fondamentale: prepararle sin dal principio, come dal principio lo fu Maria Immacolata, per essere nel mondo, nella società, nel lavoro e nella famiglia, realizzare quel sogno di donna che Dio aveva nel preparare Maria. Decise quindi di impegnarsi nel campo dell’educazione. Trovò il suo spazio tra le domenicane dell’Annunziata, ma poi capì – era la seconda metà del XIX secolo – che, da quel momento in poi, la donna doveva andare oltre, doveva avere una formazione più ampia e così, con un gruppo di consorelle, si separò dalle domenicane e fondò una nuova Congregazione: la Congregazione delle Concezioniste Missionarie dell'Insegnamento, il cui carisma era formare la donna alla luce di Maria Immacolata. Questo doveva essere per le donne di tutto il mondo.

    D. – Chi era Maria per Carmen Sallés?

    R. – Antes todo Madre. Yo diría Madre y modelo...
    Anzitutto Madre. Io direi Madre e modello. A tutte le bambine, in qualsiasi contesto e in qualsiasi situazione le incontrasse, diceva sempre: “Chiedi a Maria, che è tua Madre”. Ma subito dopo diceva anche che “in tutta la nostra vita dobbiamo guardare a Gesù Cristo, a imitazione di Maria Immacolata. Questo è il cammino per arrivare a Cristo!”.

    D. – Qual è l’attualità del suo messaggio?

    R. – En este momento, mire, lema de la canonización…
    In questo momento, il motto della canonizzazione è: “Avanti, sempre avanti, Dio provvederà”. Quindi, quello che Carmen Sallés ci dice oggi, in questo momento di crisi, è di essere come lei una persona coraggiosa che, anche di fronte alle difficoltà, sa sempre che c’è la Provvidenza di Dio, c’è l’aiuto di Dio, che ci guarda – diceva Madre Carmen – come un padre guarda il suo figlio piccolo.

    D. – Quanto oggi è diffusa la Congregazione delle Concezioniste?

    R. – La Congregación hoy en Europa esta en España y en Italia…
    In Europa, la Congregazione è presente in Italia e in Spagna. Ma si trova anche in Africa, (in Guinea Equatoriale, nei due Congo – Repubblica Democratica e Repubblica Popolare – in Camerun); in America, dove è sia nel nord che nel sud (Stati Uniti, Messico, Venezuela, Repubblicana Dominicane e Brasile). In Asia è presente in Corea, Giappone, Filippine, India e Indonesia.

    D. – Qual è il miracolo che renderà la Beata Carmen Santa?

    R. – Fue realizado dos anos después de la beatificación, en el 2000...
    Si compì due anni dopo la sua Beatificazione, nel 2000, in Brasile e fu una bambina, Maria Isabel a riceverlo: aveva tre anni, era stata colpita da ischemia celebrale. Aveva perso completamente forza nelle braccia e nella schiena: non riusciva più a parlare e fu quindi costretta a lasciare la scuola. Tanto nella scuola quanto nella famiglia si iniziò la novena a Madre Carmen. Erano già 11 giorni che la bambina era malata, ormai la malattia era conclamata e i medici sostenevano che anche nella migliore delle ipotesi non c’erano speranze di guarigione e di un recupero totale, forse soltanto parziale. Nel quinto giorno della novena, la bambina risultò completamente guarita, senza riportare alcuna conseguenza. Il giorno precedente alla Canonizzazione compierà 16 anni e testimonierà la sua storia accogliendo i pellegrini il giorno 20.

    Tra i Beati che domenica il Papa canonizzerà in Piazza San Pietro c’è anche il 17.enne Pietro Calungsod, catechista filippino, ucciso nel 1672 insieme al superiore della missione dei Gesuiti nelle isole Marianne, san Diego Luis de San Vitores. Una morte violenta dovuta all’accusa di avvelenare i bambini con l’acqua benedetta usata per il battesimo. Benedetta Capelli ha intervistato mons. Ildebrando Leyson, rettore del Santuario dedicato al Beato Calungsod nelle Filippine:

    R. – Il Beato Pietro Calungsod era soltanto un ragazzo di 17 anni quando subì il martirio, il 2 aprile 1672. Era catechista e assistente dei missionari Gesuiti nelle isole Marianne. Lo chiamavano il “catechista virtuoso”. Era un buon cattolico e non soltanto per la sua fede, ma anche per aver portato la sua fede agli altri come missionario. E poi ha dato la sua vita per quella fede e quindi è un esempio per noi cattolici che abbiamo appena iniziato questo Anno della fede e abbiamo appena celebrato i venti anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

    D. – Il sacrificio di questo martire assieme al suo superiore, padre Diego Luis de San Vitores, ha dato frutti nelle Filippine?

    R. – Sì, perché invece di perdere la fede, nelle Isole, è cresciuta la fede tra i nativi. Morì accanto al sacerdote superiore: non ha avuto paura di dare la sua vita.

    D. – Come è cresciuta la sua fama di santità?

    R. – Dopo la Beatificazione del beato Diego Luis San Vitores, abbiamo saputo che c’era un compagno che si chiamava Pietro. Diverse persone hanno avuto favori e grazie ricevute. Allora la devozione è cresciuta, non solo nelle Filippine ma in diverse parti del mondo.

    D. - Sarà il secondo Santo delle Filippine: questo cosa significa per un Paese così cattolico?

    R. – Sicuramente, ci sono altri santi filippini ma non ancora dichiarati. Un secondo Santo così giovane rappresenta una chiamata per tutti i filippini, specialmente per i giovani a conoscere la nostra fede e a vivere questa fede.

    D. – C’è un episodio particolare della vita di questo giovane ragazzo che l’ha colpita particolarmente?

    R. – Tanti filippini stanno cercando lavoro in diverse parti del mondo, mentre lui era andato in missione per lavorare nella vigna del Signore. Noi filippini dobbiamo portare la nostra fede in quelle diverse parti del mondo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quel sentiero paradossale dove si sale scendendo: in prima pagina, Ferdinando Cancelli sulla sapienza certosina.

    Gli interventi dei padri sinodali.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la diplomazia al lavoro per la tregua in Siria.

    Massimo il Confessore e la metafisica della persona - Lo scacco che l'ateismo da a se stesso: in cultura, gli articoli di Brian Daley e Rémi Brague che domani - nella sala Clementina in Vaticano - riceveranno da Benedetto XVI il Premio Ratzinger 2012.

    Il gesuita che fece invecchiare l'umanità: il cardinale Gianfranco Ravasi su Christophorus Clavius tra scienza e fede.

    La realtà non è monocromatica: Alessandro Omizzolo, astronomo della Specola Vaticana, su parole e luce dal racconto biblico all'astrofisica.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria verso la tregua. Oggi ancora bombardamenti, due colpi di mortaio sulla Turchia

    ◊   Proseguono in Siria incessanti i bombardamenti governativi su Aleppo, Idlib e alla periferia di Damasco. Gravissimo episodio nel villaggio di Maaret al Numan, dove un raid ha colpito una moschea, uccidendo 49 civili, tra cui 23 bambini. Sempre oggi, la Turchia ha risposto ad altri due colpi di mortaio lanciati dal territorio siriano ed è arrivata la condanna dell'Ue alle azioni contro Ankara. Intanto, è giunto nella capitale l’inviato di Onu e Lega Araba, Brahimi, che domani incontrerà il ministro degli Esteri siriano per siglare una tregua di quattro giorni, in occasione della festa del Sacrificio. Il servizio di Cecilia Seppia:

    I raid delle forze governative in Siria non si sono fermati neanche oggi. Sotto il fuoco dell’artiglieria, Aleppo e Idlib dove i ribelli hanno subito un duro colpo. Brucia anche la periferia di Damasco, mentre su Maaret al Numan i soldati dell’aeronautica siriana hanno sganciato bombe a grappolo che hanno raso al suolo una moschea e altri due edifici, uccidendo 49 civili tra cui 23 bambini. Tutto questo alla vigilia di possibile tregua di quattro giorni, in occasione della festa del Sacrificio, che il mediatore di Onu e Lega Araba, Brahimi, si appresta a firmare con il ministro degli esteri siriano. Ad incoraggiare il cessate-il-fuoco, è tutta la comunità internazionale, gli Stati Uniti, ma anche la Turchia, che poco dopo aver lanciato un appello alle parti a deporre le armi è stata raggiunta da altri due colpi di mortaio sparati dal territorio siriano. Favorevole alla tregua anche l'Iran, disposto persino ad accettare un’uscita di scena di Assad a patto che ai siriani venga permesso di andare al voto. “Profonda preoccupazione” per la crisi siriana arriva dai leader europei riuniti a Bruxelles per il vertice dei 27, che garantiscono pieno sostegno a Brahimi. Scettici sul rispetto del cessate-il-fuoco alcuni esponenti del Consiglio nazionale siriano. Dagli attivisti, infine, un’altra pesante denuncia: sarebbero 28 mila i civili rapiti e messi sotto sequestro in questi mesi dalle milizie di Assad.

    Per un commento su questa possibile tregua in Siria, Cecilia Seppia ha sentito Eric Salerno, esperto del Medio Oriente del quotidiano “Il Messaggero”:

    R. – Certamente, interesserebbe a tutte le forze esterne riuscire a tranquillizzare la situazione che comincia non soltanto a preoccupare gli Stati Uniti e l’Europa ma anche la Turchia e l’Iran, che sembra disponibile a sostenere questa tregua. Bisogna ricordarsi anche che c’è stato un tentativo di tregua in primavera, che dopo poche ore si è dimostrata inutile, cioè non ha retto né da parte dei ribelli, né da parte del governo centrale di Assad.

    D. – Dalla Turchia è arrivato un appello a tutte le parti del conflitto, perché accettino la proposta di una tregua in occasione di questa festa. Quindi Ankara, nonostante lo sconfinamento di Damasco a cui ha dovuto reagire, continua a sostenere una politica che è quella della pace, del dialogo…

    R. – Assolutamente, la Turchia sta cercando di calmare le cose, anche perché si rende conto che non tutti i colpi di mortaio che piombano sul suo territorio arrivano necessariamente dalle forze governative. E’ chiaro che ormai in Siria l’operazione è cominciata un anno e mezzo fa: è un’operazione legittima da parte del popolo ma poi è finita in mano, una parte almeno, ai gruppi estremisti finanziati dall’Arabia Saudita, dal Qatar, che stanno mandando armi proprio a questi gruppi estremisti non interni. Cioè, gente che arriva lì, qaedisti che arrivano lì da altri Paesi, dalla Libia, dall’Algeria e sembra anche più ad Oriente, dal Pakistan.

    D. – A proposito dell’Iran, oltre ad essere favorevole a questa tregua - secondo l’ex inviato di Onu e lega araba, Kofi Annan - sarebbe anche disposto ad accettare un’uscita di scena di Assad a patto però che ai siriani venga permesso di scegliere attraverso elezioni. Una presa di posizione che sembrerebbe andare verso la democrazia?

    R. – Mi sembra una cosa abbastanza normale che loro adesso stiano caldeggiando le elezioni: non è che sostengono il dittatore per forza, bensì sostengono il diritto del popolo siriano a scegliersi chi vuole. Ovviamente, elezioni libere anche con il monitoraggio delle Nazioni Unite non sarà una cosa facile.

    D. – Oltre alle migliaia di vittime del conflitto, oggi è arrivata anche la denuncia degli attivisti locali che segnalano la scomparsa di 28 mila persone rapite dai soldati, dalle milizie di Assad. C’è una guerra sotterranea che si consuma sotto quella manifesta…

    R. – Bisogna capire di che cifre parliamo e capire quali scomparsi se tra i ribelli o i lealisti, perché comincia a venir fuori dai governi e dalle organizzazioni umanitarie internazionali la constatazione che i ribelli siano colpevoli di crimini di guerra se non quanto, almeno ugualmente ai crimini commessi dalle forze governative.

    D. – Gli ostacoli a questa tregua sembrano essere moltissimi. Brahimi riuscirà lì dove ha fallito Kofi Annan?

    R. – Se dovesse riuscire a calmare le cose per quattro giorni, teoricamente, la tregua potrebbe continuare a reggere, se ci fosse un consenso già consolidato politico, per dire: andiamo oltre, proviamo ad andare oltre. Il problema è che da una parte c’è il regime, brutale quanto sappiamo e però diretto da una persona, dall’altra parte purtroppo non c’è una voce unica che controlla tutte le forze anti-Assad in campo.

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    Convegno Mcl. Ornaghi: cattolici fondamentali per ricostruire società, ma serve osare di più

    ◊   Per il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi ,un nuovo partito dei cattolici è fuori dalla storia, ma chi si riconosce in certi valori deve avere maggiore audacia. Ornaghi ha parlato al Convegno “Democrazia e nuovi poteri”, organizzato a Roma dal Movimento Cristiano Lavoratori. I particolari da Alessandro Guarasci:

    I cattolici impegnati in politica e nel sociale guardano a "Todi 2", l’incontro organizzato per domenica e lunedì prossimi dal Forum delle Persone e delle Associazioni di ispirazione cattolica nel mondo del lavoro. Ed è anche a loro che si rivolge il ministro Ornaghi, che comunque esclude un suo possibile futuro impegno in politica. Ornaghi è convinto che serva essere più rilevanti, aggregandosi su temi nodali come il lavoro e la famiglia:

    "Più che un nuovo attivismo, forse la riscoperta che il ruolo dei cattolici è fondamentale anche a quella ricostruzione della società, e non soltanto della politica, di cui abbiamo bisogno".

    Insomma, dice Ornaghi, “occorre sapere cogliere l’evento che passa e avere l’audacia che finora non c’è stata”. Per Carlo Costalli, presidente dell’Mcl, è necessario partire dalla legge di stabilità per dare più attenzione alle famiglie:

    "Sicuramente, il calo del punto all’Irpef è un segnale: al di là della quantità, è un segnale politico. E poi, ci sono una serie di tagli che, oggettivamente, penalizzano il terzo settore e la famiglia. Bisogna fare uno sforzo in più, pur ritenendo che il momento è difficile. Il tema della famiglia è uno dei temi qualificanti, a Todi: sicuramente, il Movimento cattolico deve spingere, spingere tanto".

    Insomma, i tempi della diaspora dei cattolici in politica sembrano finiti, ma le nuove aggregazioni vanno riempite di contenuti.

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    Paesi africani propongono all’Onu una risoluzione contro le mutilazioni genitali femminili

    ◊   Una proposta di risoluzione dell'Onu contro le mutilazioni genitali femminili è stata presentata ieri dal gruppo dei Paesi africani. E’ quanto ha annunciato nelle stesse ore il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, nel corso del Convegno organizzato al Senato dal Gruppo di lavoro parlamentare su salute globale e diritti delle donne. Per capire l’entità del fenomeno nel mondo, Fausta Speranza ha intervistato Rossana Scaricabarozzi dell’Associazione ActionAid, fortemente impegnata contro questa drammatica pratica lesiva dei più basilari diritti umani:

    R. - I dati ufficiali ci dicono che tra i 100 e i 140 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali femminili e tre milioni di bambine ogni anno subiscono questo fenomeno. Ovviamente, questo fenomeno è diffuso soprattutto in Africa e in Medio Oriente ma le stime ci dicono che purtroppo è un problema anche in Europa. I dati del Parlamento europeo ci dicono che circa 500 mila donne in Europa hanno subito mutilazioni genitali femminili. Lo Stato ci dice che 35 mila donne ogni anno le subiscono e che, in Italia, 90 mila donne emigrate che vivono nel nostro Paese hanno subito questo fenomeno.

    D. – Parliamo di prevenzione: come prevenire e quali difficoltà si incontrano?

    R. - Come ActionAid, operiamo contro le mutilazioni genitali femminili, in particolare in Etiopia Kenya, Liberia e Ghana. Tre di questi Paesi, si sono dotati di una legge contro le mutilazioni genitali femminili. In Etiopia, in particolare, dal ’97 al 2007 si è registrata una diminuzione di questo fenomeno, però è ancora molto diffuso. Per prevenzione la nostra strategia prevede una sensibilizzazione, una denuncia a livello comunitario. Ovviamente, è un fenomeno collegato anche alla povertà. In molti Paesi, molte donne che praticano la mutilazione non hanno altre forme di reddito, quindi si oppongono alla lotta a questa pratica. Ci sono anche altri ostacoli come le culture e le tradizioni di certi Paesi che prescindono dalla religione, perché dipendono dai gruppi etnici: si legano più a tradizioni antichissime che sono molto difficili da sradicare. Quindi, è molto importante agire a livello comunitario e che la comunità stessa comprenda le implicazioni di questo fenomeno in termini di violazione di diritti fondamentali della persona, delle donne in particolare, e che si faccia portatore di un cambiamento a livello comunitario.

    D. - Senz’altro, sradicare la credenza per la quale chissà quale valore avrebbe far subire a una bambina una mutilazione genitale ma soprattutto forse anche far sapere i danni dal punto di vista sanitario, psicologico e fisico che le bambine subiscono…

    R. - Spesso si nascondono un po’ quali sono le vere conseguenze di queste pratiche, che hanno effetti devastanti dal punto di vista della salute delle bambine e delle donne anche in età avanzata, non soltanto da bambine. Per esempio, possano portare complicazioni durante il parto, perfino alla morte della madre e del bambino stesso al momento del parto. Ovviamente queste conseguenze vengono spesso minimizzate all’interno delle comunità, si dice che non fa così male. Quindi, su questo ovviamente ci vuole una sensibilizzazione ma anche una sensibilizzazione su altre credenze. Per esempio, in alcuni Paesi si pensa che le donne che non sono mutilate siano più propense a tradire il marito. Ci sono stereotipi di genere che vanno destrutturati e questo si fa partendo sempre dalla sensibilizzazione, dal dialogo. Spesso, affrontare anche direttamente la problematica non è poi così efficace. Nella nostra esperienza noi partiamo da altre problematiche, come per esempio la diffusione dell’Hiv e dell’Aids a cui anche la pratica delle mutilazioni genitali femminili contribuisce. Quindi, iniziando a parlare di lotta all’Aids, creando un dialogo iniziale con le comunità, poi si può allargare il discorso più in generale sulle pratiche lesive dei diritti delle donne quali i matrimoni precoci, le mutilazioni genitali… Da lì, si inizia un dibattito più approfondito e si arriva più in profondità, anche guadagnando la fiducia della comunità.

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    Ricerca scientifica: ulivi del Getsemani immuni da virus e batteri, hanno stesso Dna

    ◊   Gli otto ulivi del Getsemani hanno lo stesso codice genetico e sono stati straordinariamente protetti, nei secoli, da virus e batteri: è uno dei sorprendenti risultati emersi in una ricerca scientifica, promossa dalla Custodia di Terra Santa, presentata stamani nella Sala Marconi della nostra emittente. I tronchi degli ulivi, è stato inoltre rivelato, hanno circa 900 anni ma si può ipotizzare che le radici abbiano un’età molto più antica. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    L’Orto degli Ulivi è da secoli meta dei pellegrini che si recano a Gerusalemme. Uno dei luoghi più cari alla devozione cristiana che si lega in modo inscindibile alla Passione di Gesù. Per conoscere lo stato di salute degli 8 ulivi secolari del Getsemani, la Custodia di Terra Santa ha incoraggiato uno studio sulle piante che ha portato ad alcuni risultati sorprendenti. Ecco alcuni dei dati più significativi spiegati dal prof. Antonio Cimato, coordinatore della ricerca scientifica:

    R. - Tutte le otto piante sono uguali, geneticamente simili, ma soprattutto la radice è simile alle piante. Quindi vuol dire che sono piante messe dall’uomo, non sono piante spontanee, che nel tempo si sono sviluppate. Questo vuol dire anche che gli ulivi, essendo simili, sono “fratelli” tra loro.

    D. – Si può dire scientificamente che sono le piante testimoni della passione di Cristo?

    R. – La datazione del tronco (su tre piante ndr) che noi abbiamo oggi di fronte risale al XII secolo, quindi sono piante del 1150, 1160. Tuttavia non si può non ipotizzare che la parte bassa della pianta, dove c’è la radice possa essere più vecchia. Noi troviamo i tronchi oggi che sono di quell’epoca, ma la parte bassa può essere anche antecedente.

    D. - Il fatto che non siano stati intaccati da batteri, virus, questo colpisce…

    R. - Questo è un “miracolo”, non c’è stato neanche attacco di mosca. La mosca è il parassita più incredibile dell’ulivo, colpisce i frutti e i frutti cascano per terra. Le piante del Getsemani non hanno virus. Noi oggi non possiamo portare una pianta di ulivo dalla Toscana al Marocco perché se ha il virus infetta il Marocco. Le otto piante del Getsemani non hanno virus, non c’è nessun virus in queste piante, non ci sono batteri pericolosi che possono creare disformità nelle piante o la morte delle piante. Non ci sono parassiti nel suolo e l’inquinamento non esiste!


    Il prof. Giovanni Gianfrate, coordinatore del progetto, ha dunque sottolineato che primo obiettivo della ricerca è quello di conoscere meglio le piante del Getsemani per custodirle e averne cura nel miglior modo possibile. Sul valore di questo luogo per i pellegrini e il suo significato per tutti i cristiani, ecco la riflessione del Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

    R. – Ci ricorda la tradizione della Chiesa in quel luogo e ci dice anche dell’attaccamento della Chiesa, della testimonianza vivente di questi esseri viventi - perché gli ulivi sono esseri viventi - riguardo la passione di Gesù.

    D. – La passione dei cristiani in Terra Santa: in qualche modo questo luogo rappresenta ancora oggi la passione…

    R. – Sì, è il simbolo molto evidente, tangibile, della vita dei cristiani di Terra Santa, oggi come anche nei secoli passati. Questi ulivi sono stati tagliati diverse volte, sono stati rovinati in tantissimi modi e sono il simbolo della vita dei cristiani che è stata dominata e oggetto di persecuzioni … Tutto questo diventa un po’ il simbolo della nostra vita in Terra Santa ma anche il simbolo del coraggio, della forza e della voglia di vivere.

    D. – Negli ultimi tempi, purtroppo, c’è stato un moltiplicarsi di atti di vandalismo in alcuni luoghi santi. Una sua parola anche su questo…

    R. – Purtroppo non siamo nuovi a queste manifestazioni, forse adesso abbiamo deciso di reagire in maniera forte. Dobbiamo dire che queste manifestazioni non dicono la verità, tutta la verità, perché le relazioni non sono sempre così negative, però devono essere stigmatizzate, isolate, questo è importante. E dobbiamo andare avanti, non dobbiamo spaventarci!

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    L’Orchestra giovanile italiana ricorda in concerto il fondatore Farulli

    ◊   E’ dedicato a Piero Farulli, gigante della musica italiana e recentemente scomparso, il concerto di questa sera, alle 21, al Parco della Musica di Roma. John Axelrod, sul podio, a guidare sul podio l’Orchestra giovanile italiana fondata da Farulli, così come la prestigiosa Scuola di musica di Fiesole, cui andrà il ricavato della serata. “Un musicista e soprattutto un grande educatore”: così Andrea Lucchesini, direttore dell’Orchestra giovanile italiana, ricorda Farulli. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:

    R. - Piero Farulli è stato senza dubbio un gigante del mondo della cultura. Ha rivoluzionato - 38 anni fa - il mondo della didattica musicale con l’apertura di questa scuola di Fiesole, che adesso è conosciuta in tutto il mondo, e questo grazie a dei principi in Italia sconosciuti: fondare tutto l‘insegnamento mettendo al centro la musica di insieme. Devo dire che oggi, anche nei conservatori, la lezione è stata capita.

    D. - Farulli è stato anche un grande violista, formatore di quartetti e, dunque, anche musicista oltre che educatore…

    R. - E’ stato tra i pochi a insistere sul valore civico della musica, sul fatto che la musica andasse portata a tutti, perché con la musica si vive meglio.

    D. - Voi lo ricordate con un concerto dal programma molto particolare: ci sono due capolavori del sinfonismo ottocentesco, ma soprattutto ci sono due curiose fanfare americane dedicate all’"Uomo comune" e alla "Donna non comune". Che cosa significa?

    R. - Copland ha scritto la Fanfara dedicata all’"Uomo comune" nel 1930, in America e in piena crisi economica: ha voluto scrivere che solo con la forza di tutti gli uomini si poteva cercare di risalire la china. Molti anni più tardi, John Tavener ha scritto, invece, questa Fanfara per la "Donna non comune" perché voleva celebrare la donna al centro di molte iniziative importanti al pari dell’uomo e perché, assieme all’uomo, poteva cercare di migliorare il mondo.

    D. - Quindi diciamo che, in due momenti diversi, ma composte con lo stesso obiettivo…

    R. - Sì, mettere l’uomo, come essere umano, al centro del mondo e delle attività.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Corea del Sud. Messaggio dei vescovi per le presidenziali del 16 dicembre

    ◊   In vista delle prossime elezioni presidenziali in Corea del Sud, il 16 dicembre prossimo, i vescovi sud-coreani hanno pubblicato un opuscolo di 31 pagine con una lista di raccomandazioni per esortare i candidati in lizza a tenere presenti gli insegnamenti sociali della Chiesa nelle loro campagne elettorali. “La Chiesa ha il dovere di esprimere valutazioni morali anche su questioni politiche quando lo richiedono i diritti fondamentali delle persone o la salvezza delle loro anime”, ha spiegato alla presentazione del documento padre Hugo Park Jung-woo, segretario della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale cui è stata affidata la sua stesura. L’opuscolo – riferisce l’agenzia Ucan - affronta i più svariati temi di interesse pubblico, compresi la libertà di stampa, l’ambiente e l’economia. Nel testo si chiedono, tra l’altro, l’abolizione della pena di morte ancora in vigore nel Paese, la modifica della Legge per la salute della madre e del bambino che autorizza l’aborto in caso di stupro e incesto e quando sia in pericolo la salute fisica e mentale della madre e di emendare la Legge sulla sicurezza nazionale che rende perseguibile qualsiasi forma di apologia del regime nord-coreano. Tra le altre questioni affrontate nell’opuscolo la controversa costruzione della base militare di Jeju Island, come anche la vertenza che ha portato al licenziamento, nel 2009, di 2.600 operai metalmeccanici della Ssangyong. Un esempio, ha osservato padre Park, di un modello di capitalismo in cui le persone sono usate come mezzo per il profitto. Sono attualmente nove i candidati a succedere al presidente uscente Lee Myung-bak. In testa nei sondaggi sono Park Geun-hye del “Saenuri Party”, oggi al governo, e Moon Sae-in, leader del “Democratic United Party”, il principale partito dell’opposizione. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Nigeria: nuovo attacco contro una chiesa

    ◊   Nuovo attacco contro la comunità cristiana nel nord della Nigeria a maggioranza islamica. Mercoledì notte una bomba è esplosa contro una chiesa evangelica di Zango, nello Stato federale di Bauchi, senza provocare morti o feriti. "Abbiamo già iniziato delle indagini per catturare i colpevoli di questo atto intimidatorio", ha detto ai media locali Mohammed Ladan, capo della polizia della regione. Finora non ci sono state rivendicazioni. Gli ultimi attacchi sono stati compiuti dalla setta integralista musulmana Boko Haram. Sempre nello Stato federale di Bauchi, nell'omonimo capoluogo, un'altra bomba è esplosa mercoledì notte nella zona industriale della città, anche in questo caso senza causare vittime. La Nigeria è il Paese più popoloso del continente con circa 167 milioni di abitanti, equamente suddivisi tra musulmani e cristiani, questi ultimi maggioranza negli Stati federali del meridione.

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    Usa: Obama e Romney ad evento di beneficenza con il card. Dolan

    ◊   Il presidente americano Barack Obama e il candidato repubblicano alla presidenza, Mitt Romney, hanno partecipato ieri sera ad una cena di beneficienza promossa dalla Fondazione E. Alfred Smith dell’arcidiocesi di New York. Durante l’evento, nel quale Obama e Romney si sono sfidati a colpi di battute ironiche, sono stati raccolti cinque milioni di dollari per le attività della Caritas locale. I due candidati alla Casa Bianca sono stati invitati all’avvenimento dal cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan. Il porporato, durante la cena, sedeva al centro tra i due personaggi politici. In una lettera, pubblicata in agosto, per spiegare le ragioni dell’invito, il cardinale Dolan aveva sottolineato che è “più utile parlare l’un l’altro che urlare a distanza, più produttivo aprire una porta piuttosto che chiuderla”. (A.G.)

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    Congo: proliferano i gruppi armati nell'Est del Paese

    ◊   Sono oltre 30 i gruppi armati che operano nelle province orientali della Repubblica Democratica del Congo e in particolare nel Nord Kivu. Lo afferma un rapporto della Missione ONU di Stabilizzazione del Congo (MONUSCO). La maggior parte di questi gruppi sono formati da poche centinaia di combattenti, mentre il gruppo più numeroso sembra essere quello delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) che ha circa 3.000 uomini. Questi gruppi, a loro volta, creano alleanze mutevoli con l'esercito regolare congolese e il suo attuale avversario, l'M23, il movimento formato da militari disertori che un recente rapporto dell'ONU afferma essere appoggiato dai governi di Rwanda e Uganda. "L'attenzione della comunità internazionale all'M23 nasconde la realtà più complessa del Nord Kivu" dicono all'Agenzia Fides fonti locali, che fanno risalire l'attuale instabilità addirittura al "20 marzo 1993, quando a Ndoto, nel territorio di Walikale, i Nyanga e gli Hunde si sono uniti per reagire alle provocazioni dei Tutsi e degli Hutu: contestazione del potere dei capi tradizionali, innalzamento della bandiera rwandese in territorio congolese, ecc. Questa guerra si è propagata come un incendio nella foresta e ha visto il suo epicentro spostarsi nel territorio di Masisi". "La situazione che dobbiamo affrontare oggi nel Nord Kivu, in particolare a Rutshuru e Masisi, è un'emanazione di questa guerra e dei conflitti successivi" proseguono le nostre fonti. "Con il tempo e il cambiamento delle circostanze, lo scontro tra Hutu-Tutsi da una parte, e Hunde-Nyanga dall'altra, ha lasciato il posto ad altre rivendicazioni e visto che il buon governo non è mai stata la caratteristica del potere nel nostro Stato, la regione orientale della RDC rimane il ventre molle di tutto il Paese e il ventre molle di tutta la regione dei Grandi Laghi in Africa". La mancanza di uno Stato autorevole, in grado di garantire la sicurezza di tutti e di avviare lo sviluppo economico della regione, sommato all'interferenza di interessi stranieri, ha dunque favorito il moltiplicarsi di gruppi armati che si disputano il controllo delle miniere dell'area. "Non si tratta di guerre tribali. Tutti i segmenti della società si stanno rendendo conto, e lo affermano ad alta voce, che non c'è alcuna autorità in Congo. In altre parole, concludono le fonti di Fides, il potere è sulla strada e quando ciò accade, chi è più forte se lo prende".

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    Corea Nord: Pyongyang minaccia ritorsioni militari contro azioni di propaganda di Seul

    ◊   La Corea del Nord minaccia di aprire il fuoco e un attacco militare ''senza preavviso'' nel caso di lancio di volantini anti-Pyongyang da parte della Corea del Sud. L'azione sarà inevitabile, riporta l’agenzia ufficiale Korean Central News Agency. I due Stati, nati al termine del conflitto degli anni Cinquanta del secolo scorso, sono tecnicamente ancora belligeranti tra loro. Dopo il termine delle ostilità, sono avvenuti diversi attacchi sporadici: il più recente è accaduto sull'isola di Yeonpyeong, avamposto della Corea del Sud, dove lo scorso 23 novembre 2010 è avvenuto uno scontro tra le artiglierie dei due Paesi: il Nord aveva sparato colpi di artiglieria contro questa isola del Sud nel mar Giallo, causando quattro vittime. A seguito di ciò, i civili dell'isola sono stati evacuati e la tensione tra i due Paesi è aumentata. Nel 2010, il Nord è stato accusato di aver affondato la motovedetta Cheonan, causando la morte di oltre 50 marinai. Il riavvicinamento tra le due Coree, secondo gli osservatori, è un elemento indispensabile per aiutare la Corea del Nord a risolvere alcuni dei suoi cronici problemi, primo fra tutti quello della fame, (che proprio nel 2007, secondo l'Onu, minacciava due milioni di Nord-Coreani su una popolazione di 23 milioni) e quello delle più generali condizioni di arretratezza del Paese. Il processo di distensione dei rapporti con la Corea del Sud e con il resto della comunità internazionale era ed è ancora oggi strettamente legato all'effettivo rispetto, da parte della Corea del Nord, degli impegni assunti riguardo all'abbandono del programma nucleare, sul quale permangono forti incertezze, determinate proprio dal comportamento del Paese asiatico. (L.F.)

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    Pakistan. Mons. Shaw: il Catechismo tradotto in urdu, utile sia per i cristiani che per i musulmani

    ◊   Urge in Pakistan “uno sforzo nel rinnovare la catechesi, come ci chiede il Papa nella Lettera apostolica Porta fidei. Questo impegno tocca a sacerdoti, religiosi, missionari e laici, e sarà possibile portarlo avanti grazie alla nuova edizione del Catechismo della Chiesa cattolica in urdu, lanciato dalla Chiesa proprio in occasione dell’Anno della Fede. E’ un’opera che serve anche ai musulmani, per comprendere il volto autentico della nostra fede”: è quanto spiega all’Agenzia Fides mons. Sebastian Shaw, vescovo ausiliare di Lahore e responsabile della Commissione per la Catechesi nella Conferenza Episcopale del Pakistan. Il vescovo, che sta partecipando ai lavori del Sinodo dei Vescovi sulla nuova evangelizzazione in corso in Vaticano, dice in un colloquio con Fides: “I fedeli del Pakistan sono felici per l’Anno della Fede e lo vivono come un’opportunità provvidenziale. Per noi è l’occasione di aumentare la nostra fede. Vi sono piccole comunità di una o due persone o di una sola famiglia cristiana in villaggi sperduti. I nostri sacerdoti e missionari laici le vanno a visitare, anche se si trovano in aree remote, proprio per tenere accesa questa piccola fiamma della fede”. Fra i nuovi strumenti che aiuteranno le comunità cattoliche, il vescovo cita: “Abbiamo tradotto in urdu un libro dedicato al Credo, che servirà ai fedeli nella professione pubblica della fede, anche questo è un invito del Papa”. Un altro sussidio si intitola “Questa è la mia fede” e spiega tutti i simboli, i segni e i significati principali della fede cristiana: “Lo usiamo per la trasmissione della fede nelle famiglie – spiega il vescovo – ed è molto efficace. Lo usano, e ce lo hanno chiesto, anche comunità cristiane di altre denominazioni”. L’opera più importante è comunque la traduzione del “Catechismo della Chiesa Cattolica” in urdu. È stata realizzata e diffusa la prima parte del volume e, in un paio di anni, si prevede di ultimare la seconda parte. Il vescovo la definisce “un’opera fondamentale per spiegare e far comprendere ai fedeli pakistani, ma anche a tutti i musulmani, i contenuti e la dottrina fondamentale della fede cattolica”. E aggiunge: “Sarà di grande aiuto per tutte le comunità cristiane. E’ uno strumento che aiuta a crescere e progredire verso la santità. La missione della Chiesa in Pakistan oggi è far sì che la gente viva il Vangelo e cammini verso la santità. Urge che ognuno di noi lavori per la propria santità: questo diventa luce per la società. Per questo è bene approfondire la fede e il Catechismo che la trasmette”. “E’ la fede – conclude – che aiuta ogni uomo a riscoprire il vero senso della vita, anche nelle sofferenze e nelle difficoltà”.

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    Ucraina. Modificata legge su libertà di culto, più difficile il riconoscimento di un ente religioso

    ◊   Ottenere in Ucraina lo status di “persona giuridica” per una organizzazione religiosa diventa “particolarmente difficile”. L’affermazione è dell’Istituto per la libertà religiosa (Irf) e si rifà alla decisione del 16 ottobre scorso, quando il Consiglio supremo ucraino ha approvato la normativa di modifica alla Legge ucraina sulla libertà di culto e sulle organizzazioni religiose. Tale modifica – sostiene l’Irf, riferito dall’agenzia Sir – “complica l’attuale procedura”, poiché “vengono infatti introdotte due procedure di iscrizione distinte, quella relativa ai documenti legali e quella relativa all’iscrizione statale (da effettuarsi nel registro unico delle persone giuridiche)”. A diventare più complessa è anche la procedura tramite la quale i ministri religiosi stranieri possono ottenere il permesso di soggiorno in Ucraina, necessario per conseguire il visto. Ora, le organizzazioni religiose dovranno richiedere questi permessi al Ministero della cultura di Kiev: una procedura – prosegue il Sir – che contraddice l’articolo 24 della Legge ucraina sulla libertà religiosa e sulle organizzazioni religiose. I rappresentanti dell’Irf sottolineano che, con questa legge, la maggioranza parlamentare “non ha assolutamente preso in considerazione” la posizione della comunità religiosa e gli accordi raggiunti tra il Consiglio delle Chiese e l’autore della legge, il rappresentante permanente del presidente, Yurii Miroshnychenko, e il ministro di Giustizia ucraino. Lo scorso anno, in una dichiarazione rivolta al presidente, il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e degli Enti religiosi (Auccro) aveva preso posizione considerando inopportuno fare modifiche affrettate alla legge vigente nelle condizioni attuali. “La posizione comune delle confessioni – aveva asserito l’Auccro – in merito alla questione aperta resta invariata: senza un consenso sugli emendamenti legislativi proposti, la messa a punto della nuova formulazione della legge dell’Ucraina ‘Sulla Libertà di culto e gli enti religiosi’ dovrebbe essere rimandata”. (A.D.C.)

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    La Francia stanzia 200 mila euro per il restauro della Basilica della Natività

    ◊   Duecentomila mila euro per restaurare la Basilica della Natività di Betlemme. È la cifra che la Francia ha destinato a tale scopo, secondo quanto comunicato dal Patriarcato latino di Gerusalemme. Ieri, scrive l’agenzia Sir, il Console generale di Francia, Frédéric Desagneaux, e il consigliere del presidente dell’Autorità Palestinese per gli Affari cristiani, Ziyad Al Bandak, hanno firmato a Ramallah una convenzione tra la Francia e l’Autorità Palestinese per il finanziamento di questa somma. Dal 2008, la Basilica compare nella lista del “World Monuments Fund” dei siti più a rischio e dal 29 giugno 2012 è patrimonio dell’umanità dell’Unesco. I 200 mila euro saranno destinati ai lavori di copertura della Chiesa: le travi portanti, che non sono state sostituite da due secoli, sono danneggiate. L’acqua piovana che filtra nell’edificio, non solo accelera il degrado del legno e influisce sulla struttura della costruzione, ma danneggia dipinti e mosaici risalenti al tempo dei crociati, senza contare il rischio di possibili incendi di origine elettrica. Il finanziamento, secondo il Consolato francese, “riflette il ruolo del tutto particolare che la Repubblica francese ha ereditato dalla storia nei confronti delle Chiese e delle comunità cristiane di Terra Santa”. (A.D.C.)

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    Indonesia. Premiata donna cattolica che cura i malati mentali privi di sostegno sociale

    ◊   Si chiama “Casa degli Angeli” ed un’oasi di solidarietà in mezzo al deserto dei pregiudizi. La struttura sorge dal 2009 nel distretto di Bekasi, a una trentina di km a est di Jakarta, ed è opera di Dorothea Angelic Dolly Pudjowati – una donna cattolica originaria di Purwokerto, Java centrale, con studi in medicina alle spalle – che ha voluto reagire di fronte a uno scenario, quello dell’assistenza ai malati mentali, che in Indonesia mostra carenze assistenziali ma soprattutto – racconta AsiaNews, che ha raccolto la testimonianza della donna – seri problemi di emarginazione sociale. Per la maggioranza degli indonesiani, spiega AsiaNews, le malattie mentali sono ancora oggi una vergogna sociale, un problema da celare fra le mura domestiche o in una clinica. LA “House of Angel” è invece la casa dei senza casa, un luogo dove chi è affetto da disordini mentali, malattie psichiatriche, ed è spesso abbandonato al suo destino può trovare un riparo, un letto, un pasto caldo. Già nel 2008, la fondatrice della struttura aveva fondato la “Casa della grazia”, per l’aiuto ai poveri. Poi si è dedicata ai senzatetto, in particolare quelli colpiti da disturbi psichiatrici, poi convogliati in un centro di ascolto chiamato “Casa dell'amore”, mentre l’allestimento di una clinica mobile offriva consulenze gratuite. La “Casa degli Angeli”, recentemente divenuta anche una fondazione, non attende che i malati bussino alla sua porta, ma sono i suoi attivisti a battere strade, famiglie o luoghi nevralgici come giardini pubblici, stazioni di treni o autobus, in cerca di persone bisognose di assistenza e aiuto. “Desidero aiutare quanti hanno bisogno di assistenza - racconta Dorothea Angelic ad AsiaNews - come Gesù Cristo ci ha sempre insegnato”. Un impegno e una passione per l'altro, che le sono valse uno speciale riconoscimento del governo - a lei, cattolica, nel Paese musulmano più popoloso al mondo - perché improntato ai valori dell'altruismo e della solidarietà. (A.D.C.)

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    Lettera delle Pontificie Opere Missionarie di Taiwan per la Giornata Missionaria Mondiale

    ◊   “Evangelizzare tutti i popoli perché diventino discepoli” è il titolo della lettera del padre camilliano Felice Chech, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) di Taiwan, indirizzata a tutti i fedeli, in vista della Giornata Missionaria Mondiale dell’Anno della Fede, che si celebrerà il 21 ottobre. Nel testo pubblicato dal Catholic Weekly, settimanale dell’arcidiocesi di Tai Pei - e ripreso dall'Agenzia Fides - padre Chech sottolinea e spiega le parole del Messaggio del Pontefice: “La celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale si carica quest’anno di un significato tutto particolare”… “l’Anno della Fede è un’opportunità di riaccendere la fiamma. Non dobbiamo dimenticare che gli Apostoli hanno abbandonato tutto per seguire il Signore per la fede; sono andati in ogni angolo della terra per seguire la raccomandazione di evangelizzare tutte le creature. Nella celebrazione della Giornata Missionaria dell’Anno della Fede, ognuno di noi, in questo grande mosaico della Chiesa, deve sentire questo mandato missionario del Signore portando il nome di Cristo in tutto il mondo. Dio vuole che tutti Lo conoscano e condividano il suo Amore”. In occasione del mese missionario, le Pom di Taiwan hanno organizzato una Veglia di preghiera per l’Evangelizzazione nei cinque continenti che si è svolta il 3 ottobre all’Università Cattolica di Fu Ren a Tai Pei e il 13 ottobre nella diocesi di Tai Dong, mentre il 25 ottobre sarà ospitata nella Parrocchia della Santissima Trinità a Tai Pei. Nel manifesto preparato per la Giornata, si cita la Lettera Apostolica Porta fidei di Benedetto XVI (“Oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra”) invitando tutti a pregare e offrire il loro contributo per le diocesi missionarie più povere.

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    Anno della Fede. Radio salesiana organizza festa per i giovani a Fortaleza, in Brasile

    ◊   Una festa “ponte” tra l’Anno della Fede e la Gmg. È quella che l’emittente salesiana Rádio Educativa Fm Dom Bosco ha organizzato per domani nella spianata di “Praia de Iracema” a Fortaleza, in Brasile. Si tratta della quinta edizione del festival “Evangelizar Dom Bosco”, che l’emittente cattolica ha organizzato finora. Per invogliare i giovani ascoltatori a partecipare, riferisce il Sir, la radio salesiana ha proposto nell’ultimo mese dei programmi speciali parlando di “un appuntamento di fede, musica e gioia giovanile”. L’evento, che cade a pochi giorni dall’apertura dell’Anno della fede, è già proiettato verso la Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro e ha per tema il passo evangelico “Io sono con voi” e per motto “Giovane, la gioia è vivere nella Fede”. Previsti a Fortaleza interventi di vari ospiti e l’esibizione di un grande coro di circa 100 ragazzi, studenti delle scuole salesiane. L’anno scorso, il pubblico ha raggiunto la cifra record di circa un milione e mezzo di partecipanti. Quest’anno, gli organizzatori prevedono un pubblico ancora più vasto, con un incremento di 200 mila persone. (A.D.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 293

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.