Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/10/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Mons. Fisichella: Nuova Evangelizzazione sfida positiva per l'uomo di oggi. Le impressioni di mons. Tonucci
  • Presentato il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Concessa dal Papa l'indulgenza plenaria per l'Anno della Fede
  • Assisi, apre il Cortile dei Gentili. Stasera confrontro tra il cardinale Ravasi e il presidente Napolitano
  • "Sulla via dell'uomo che soffre": libro di mons. Zimowski per ribadire la cura della Chiesa verso i malati
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Calma tra Ankara e Damasco, mentre in Siria continua la violenza
  • Guerre e crisi economica: la riflessione dell'economista Vaciago
  • Agenda digitale e start up nel decreto Sviluppo. Cozzi: misure per la competitività
  • Giornata mondiale degli insegnanti: sostegno in tempo di crisi
  • Umbria: convegno su Carlo Carretto e le speranze dell’uomo di oggi
  • Premiata ad Assisi Angela Alioto per il suo impegno a favore dei senzatetto
  • Facebook raggiunge il miliardo di utenti. E lancia un'applicazione a pagamento
  • Al via a Roma e in Vaticano il primo Campionato mondiale di scacchi per sacerdoti
  • Uto Ughi suona a Rebibbia: la musica è per tutti specie per chi soffre
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Africa: l'economia cresce ma si temono i rincari alimentari
  • Egitto: liberati grazie al presidente Morsi i due bambini copti accusati di blasfemia
  • Bangladesh: il vescovo denuncia violenze contro i bambini cristiani
  • Marocco: mons. Landel esorta i credenti di tutte le religioni alla stima reciproca
  • Nigeria. Mons. Kaigama: gli indizi sul massacro di Mubi puntano su Boko Haram
  • Congo: monito dei missionari al Rwanda che nel Kivu appoggia i ribelli di M23
  • Colombia: il ruolo della Chiesa a 10 giorni dall’inizio del dialogo governo-Farc
  • Nicaragua. Sciopero dei taxi: appello della Chiesa al dialogo
  • Cuba: il cardinale Ortega celebra l'invio missionario di 800 catechisti
  • La diocesi di Hong Kong prega per le vittime della collisione tra le due navi
  • India: inaugurata la più alta statua di Gesù nel Paese
  • Vietnam: timori per la diffusione della malaria tra i migranti
  • Studenti in piazza contro i tagli alla scuola: scontri e feriti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Mons. Fisichella: Nuova Evangelizzazione sfida positiva per l'uomo di oggi. Le impressioni di mons. Tonucci

    ◊   Viva l’eco delle parole di Benedetto XVI, pronunciate ieri durante la sua visita al santuario mariano di Loreto. “Bisogna tornare a Dio perché l’uomo torni a essere uomo”, ha affermato il Papa: un invito in piena sintonia con le prossime aperture dell’Anno della Fede e del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione. Su quest’ultimo aspetto in particolare il nostro inviato a Loreto, Alessandro Guarasci, ha chiesto un commento a mons. Rino Fisichella, presidente dell’apposito dicastero creato dal Papa:

    R. - La Nuova Evangelizzazione è la sfida per l’Europa e non solo. È una sfida però positiva, perché la Nuova Evangelizzazione significa far conoscere ancora la Chiesa a popoli, a persone che hanno incontrato nel passato Gesù Cristo. Farlo conoscere di nuovo e farlo sentire come una necessità, soprattutto in un contesto di grave crisi e disorientamento, come quello che stiamo vivendo.

    D. – Dunque Loreto, in questo momento, assume un ruolo quasi centrale…

    R. – Loreto, non dimentichiamo, è il santuario italiano dedicato alla Madonna, per antonomasia. Qui c’è la casa e se noi pensiamo al valore che la casa possiede – anche nella cultura dell’Italia, nella cultura dell’Occidente in genere – vuol dire stabilità, la casa vuol dire accoglienza, vuol dire la famiglia, la casa vuol dire saper guardare al futuro, essere protetti. Cioè, un insieme di elementi che trovano una loro spiegazione ed un loro significato più pieno, anche alla luce del Vangelo.

    D. – Appunto lei parla di Vangelo e di evangelizzazione, sono queste le "svolte" anche per superare la crisi economica e sociale che ha investito soprattutto l’Europa in questo momento?

    R. – Io penso di sì, perché la crisi che l’Europa vive, in modo particolare, o anche gli Stati Uniti, non dimentichiamolo, è una crisi che oggi ha il volto della crisi economica e della crisi finanziaria. Però, questa è una conseguenza di una crisi più ampia; io sono convinto che oggi in crisi è una cultura che non è più capace di creare un progetto, una cultura che non è più capace di guardare all’essenziale. Quindi, questo va a scapito dell’uomo, è l’uomo che è entrato in crisi, una crisi profonda. Però, le crisi sono sempre di transizione, non sono mai un momento definitivo, né nella storia, né nella vita delle persone. Sono convinto che si deve e si può pensare positivamente, anche in un tempo di crisi: la crisi serve per dare anche un giudizio e quindi per capire dove siamo e soprattutto dove vogliamo andare. La Nuova Evangelizzazione, da questa prospettiva, ne è conseguenza, nel senso che ad un uomo disorientato, ad un uomo che non ha speranza, il Vangelo e la Chiesa dicono ancora oggi che la speranza è un incontro con Gesù Cristo e con la comunità, che ancora vive di Lui e che lo annuncia. Per questo, per noi diventa anche una grande responsabilità. La Nuova Evangelizzazione non è soltanto una sfida per gli altri, è anche una responsabilità innanzitutto per noi, perché ci obbliga a guardare all’essenziale e a ritornare ad agire, in modo particolare, con una testimonianza coerente e veritiera, per un servizio che abbiamo al nostro contemporaneo.

    Al termine della visita di Benedetto XVI a Loreto, il nostro inviato, Alessandro Guarasci, ha chiesto un’impressione sulla giornata all’arcivescovo della città, mons. Giovanni Tonucci:

    R. – Quello che a me è piaciuto e mi ha commosso è stato l’atteggiamento che i fedeli hanno avuto durante la celebrazione: ci sono stati dei momenti di profondo silenzio; la risposta alle invocazioni liturgiche è stata piena, la partecipazione ai canti ugualmente … Per cui posso essere veramente soddisfatto. Che questo fosse un atteggiamento spontaneo e sincero si è poi compreso meglio quando il Papa stava lasciando la piazza: la gioia dei fedeli si è manifestata nel modo più sincero attraverso grida, applausi … Questo fa pensare che quel silenzio non era freddezza, ma una partecipazione intensa a un atto sacro.

    D. – Il Papa ha detto che Dio ci libera: è questo il messaggio che viene da Loreto?

    R. – E’ un messaggio forte che parla proprio alla generosità soprattutto dei giovani, che è molto evidente oggi. Quello che manca è la costanza nella risposta. Vediamo tanta generosità da parte dei giovani per dei momenti di volontariato, per seguire il Signore in opere anche generose, ma per un tempo limitato. Quello che manca è la capacità di dire un sì che sia definitivo. Quando si parla della crisi delle vocazioni si intende dire che la vocazione c’è, il Signore chiama e chiede risposte forti. Queste risposte forti mancano perché mancano la volontà e il coraggio di compromettersi, di impegnarsi per sempre. E il Papa oggi ci ha parlato, ha parlato proprio di questo: della necessità di dare una risposta a Dio che sia un po’ come la risposta di Maria, che è stata una risposta data a Nazareth, ma confermata via via fino al Calvario.

    inizio pagina

    Presentato il Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Concessa dal Papa l'indulgenza plenaria per l'Anno della Fede

    ◊   “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”: su questo tema si svolgerà in Vaticano, dal 7 al 28 ottobre, il 13.mo Sinodo generale ordinario dei vescovi. L’evento è stato presentato stamani nella Sala stampa vaticana dal segretario generale dell’assise sinodale, l'arivescovo Nikola Eterović. Il servizio di Isabella Piro:

    “La Chiesa esiste per evangelizzare. Il suo mandato rimane lo stesso, mentre cambiano i destinatari e le condizioni sociali, culturali, politiche e religiose in cui vivono”: così mons. Eterović spiega il significato del tema del prossimo Sinodo, dedicato alla nuova evangelizzazione. Un tema che interessa tutto il mondo, spiega, non solo i Paesi più secolarizzati. I Padri sinodali presenti saranno 262, la cifra più alta nella storia dei Sinodi:

    "Il numero elevato dei Padri sinodali indica anche il grande interesse per l’assise sinodale. Dall’Europa proviene il numero più alto: 103, dall’America 63, dall’Africa 50, dall’Asia 39 e dall’Oceania 7".

    Presenti anche 45 esperti e 49 uditori, uomini e donne specializzati e impegnati nell’evangelizzazione in tutti e cinque i continenti. Numerosa anche la presenza dei delegati fraterni, rappresentanti di 15 Chiese e comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica. Al riguardo, mons. Eterović sottolinea la presenza dell’arcivescovo anglicano di Canterbury, Rowan Williams, che si rivolgerà all’Aula Sinodale nel pomeriggio del 10 ottobre, e del Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il quale indirizzerà un saluto al Papa durante la Messa dell’11 ottobre, che aprirà ufficialmente l’Anno della Fede, a 50 anni dal Concilio Vaticano II. Una celebrazione significativa, alla quale prenderanno parte non solo i Padri sinodali, ma anche una dozzina di Padri conciliari. Tra gli altri delegati fraterni, importante la presenza del Metropolita Hilarion, incaricato delle Relazioni pubbliche per il Patriarcato di Mosca, e di Sarah Davis, vicepresidente del Consiglio metodista mondiale.

    L’accento di mons. Eterović va poi ai tre invitati speciali: il priore della Comunità ecumenica di Taizé, Alois, che presenterà una riflessione sulla nuova evangelizzazione soprattutto fra i giovani, il presidente dell’American Bible Society, Lamar Vest, ed il Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze, Werner Arber, protestante e premio Nobel per la medicina nel 1978. A lui il compito di illustrare, nel pomeriggio di venerdì 12 ottobre, i rapporti tra scienza e fede.
    Ma al Sinodo non mancherà il contributo dei laici, presenti per lo più fra gli uditori, e fondamentali nello sviluppo della nuova evangelizzazione:

    "I laici apporteranno un’esperienza viva, già vissuta nella Chiesa, un grande contributo all’evangelizzazione ordinaria, ma anche alla nuova evangelizzazione. Tutti i cristiani sono chiamati ad essere testimoni, ad essere missionari negli ambienti in cui vivono. Una famiglia cristiana oggi è un annuncio della Buona Notizia nel nostro ambiente, dove anche la struttura della famiglia è un po’ messa in crisi con vari progetti di così detti ‘surrogati’ di famiglia".

    In totale, le Congregazioni generali dei lavori saranno 23, mentre 8 sessioni saranno dedicate ai Circoli minori. Quattro le celebrazioni presiedute dal Papa: oltre a quella dell’11 ottobre, Benedetto XVI guiderà le Messe di apertura e chiusura del Sinodo, il 7 ed il 28 ottobre, e la celebrazione di canonizzazione di 7 Beati, il 21 ottobre. L’intercessione dei Santi e dei Beati, infatti, aiuterà lo svolgimento del Sinodo:

    "Dal cielo ci assisterà anche il Beato Giovanni Paolo II che ha dedicato il suo Pontificato, tante forze alla nuova evangelizzazione. Ma anche altri Santi o beati che abbiamo conosciuto, come Madre Teresa di Calcutta, che ci dice che la nuova evangelizzazione ha una dimensione importantissima, che è la carità, un linguaggio universale che tutti capiscono".

    Attesa, inoltre, una meditazione a braccio del Santo Padre per lunedì 8 ottobre, in apertura della prima Congregazione. Rispondendo, poi, alle domande dei giornalisti, mons. Eterović evidenzia come la Cina sia rappresentata al Sinodo dal vescovo di Hong Kong, il cardinale John Tong Hon, e dal vescovo di Taichung, sull’isola di Taiwan, mons. Martin Su Yao-Wen.

    Quanto alla mancanza di agnostici all’assise, mons. Eterović ricorda che a loro è dedicato il Cortile dei gentili, l’iniziativa portata avanti dal Pontificio Consiglio della Cultura, e aggiunge:

    "Il tema del Sinodo, nuova evangelizzazione, si riferisce in primo luogo ai cristiani battezzati, ma non praticanti. Dunque, questi non si potrebbero chiamare ‘agnostici’. Potremmo dire ‘indifferenti’, persone che si sono allontanate dalla Chiesa".

    Sempre oggi, infine, la Penitenzieria Apostolica ha annunciato la concessione dell’indulgenza plenaria per l’intero Anno della Fede, quindi dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013. In sintesi, l’indulgenza verrà concessa ai fedeli pentiti, confessati e comunicati, che pregheranno secondo le intenzioni del Papa durante almeno tre lezioni sul Concilio Vaticano II; in pellegrinaggio ad una Basilica papale, una catacomba cristiana o una Chiesa cattedrale; ogni volta che parteciperanno ad una celebrazione eucaristica; se rinnoveranno le promesse battesimali in formule legittime.

    inizio pagina

    Assisi, apre il Cortile dei Gentili. Stasera confrontro tra il cardinale Ravasi e il presidente Napolitano

    ◊   All’indomani della festa di San Francesco, si apre oggi ad Assisi il Cortile dei Gentili promosso dal Pontificio Consiglio della Cultura. Due giorni di dialogo tra atei e non credenti che vedrà la presenza di una quarantina di relatori che si confronteranno sui temi della crisi economica globale, ma anche sul dialogo interreligioso per la pace. Tema di questa edizione è “Dio, questo Sconosciuto”. Benedetta Capelli ne ha parlato con il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:

    R. - La direzione è, forse, quella di riuscire a costruire un orizzonte intero, nel quale si colloca certamente la figura di Dio sconosciuto o perlomeno estraneo e si fa in modo che tutti questi orizzonti - le varie tende che sono state costituite e quindi il dialogo interculturale e interreligioso per la pace, i giovani tra la fede e il nichilismo, il grido della terra - che tutti questi vari ambiti abbiano a vedere la presenza della figura di Dio, quindi del credere, come una presenza che ha un significato, probabilmente anche per i non credenti, molto incisivo.

    D. - Il primo incontro è questo suo dialogo con il presidente Giorgio Napolitano, una delle personalità più importanti, in questo momento di buio, di difficoltà economica e politica dell’Italia. Quali sono i temi che affronterete?

    R. - Sicuramente, il confronto parte da un elemento che ho avuto occasione già altre volte di analizzare con il presidente e cioè il tema della base naturale della morale e del diritto: riuscire quindi a ritrovare ancora le radici fondamentali dell’essere e dell’esistere umano come radici che hanno in sé una dimensione anche etica. Il tema dell’amoralità, in cui la società spesse volte si trova e di cui si ha testimonianza. Il tema della verità: che cosa significhi anche la ricerca umana nell’interno dell’orizzonte delle domande che sono fondamentali per l’esistenza. Naturalmente, anche la funzione della religione nell’interno della società: la distinzione - certo - tra Dio e Cesare ma anche, al tempo stesso, la necessità che essi possano vedersi come due volti della società stessa.

    D. - Due giorni di Cortile che sono declinati molto sull’attuale momento di difficoltà dell’Italia: in che modo il dialogo tra credenti e non credenti può aiutare nell’individuare delle soluzioni e quindi nel superare questo momento?

    R. - C’è da segnalare come rilevante l’incontro che si farà nel Duomo di San Rufino, questa sera stessa, e cioè l’incontro sul lavoro, impresa e responsabilità. L’etica e non soltanto l’etica, l’ansia per la giustizia e al tempo stesso la considerazione della complessità dei sistemi economici attuali sono certamente delle componenti sulle quali l’attenzione deve svilupparsi e che avranno un risultato e una ricaduta positiva anche nella società italiana. Io penserei anche al tema scelto per la conclusione, che sarà svolta ancora da me con il ministro Passera, dove sfileranno i problemi della società, di un popolo che sta soffrendo che ha anche delle grandi domande e qualche volta persino di sopravvivenza stessa e che devono essere affrontate non soltanto dal punto di vista politico, ma anche dal punto di vista culturale e religioso in genere. Tutte le altre tende - in particolare il grido dei poveri, la crisi economica globale e lo sviluppo sostenibile - dimostrano ancora come si vuole far sì che questo incontro abbia una vera e propria funzione di seme all’interno della società italiana.

    D. - San Francesco è un faro per questo Cortile?

    R. - Quando si trattava di scegliere i relatori - i relatori sono una quarantina di personalità diverse fra di loro, alcune proprio lontanissime da qualsiasi interesse religioso, talora anche polemiche nei confronti soprattutto della Chiesa - appena si è nominato che il Cortile si sarebbe svolto ad Assisi, che ci sarebbe stata quindi ad aleggiare la presenza di Francesco, c’è stato subito il desiderio di poter essere presenti. Io vorrei che si sottolineasse che Francesco è soprattutto colui che permette di mostrare che Dio non è sconosciuto, perché la sua stessa figura ha stampato dentro di sé - e non soltanto nelle stimmate ma nella vita - la figura stessa di Cristo, in pratica è una lezione sul Dio conosciuto.

    inizio pagina

    "Sulla via dell'uomo che soffre": libro di mons. Zimowski per ribadire la cura della Chiesa verso i malati

    ◊   Ridare dignità alla malattia dentro l’orizzonte della fede, ribadire la cura e l’attenzione della Chiesa verso i malati, portare negli ospedali l'annuncio della salvezza che viene da Cristo. Questi alcuni degli obiettivi del volume “Dio ha visitato il suo popolo. Sulla via dell’uomo che soffre”, scritto da mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari e edito dalla Lev (Libreria editrice vaticana). Alla presentazione del libro, c’era per noi Cecilia Seppia:

    A venticinque anni dall’istituzione del Pontificio Consiglio degli Operatori Sanitari, voluto dal Beato Giovanni Paolo II, la Chiesa ribadisce a gran voce la sua missione verso chi soffre, e lo fa attraverso un volume che unisce la pratica alla teoria, la cura spirituale, con quella concreta, fatta di farmaci, interventi chirurgici. Non solo: il testo offre anche un’analisi della salute umana nella sua interezza, ovvero nella dimensione teologica, filosofica, giuridica e pratica. L’autore del libro, mons. Zygmunt Zimowski:

    “L’uomo è uno: non si può trattare l’uomo spezzato. E per questo ho voluto far vedere l’interezza dell’uomo. Mentre nelle diverse discipline noi vediamo soltanto un frammento dell’uomo, la Chiesa vuole vedere l’uomo nel suo insieme, come corpo e anima. L’uomo sofferente, a volte, non supera la malattia che dalla terra va al cielo, e l’ospedale è e deve essere un luogo nel quale la terra tocca il cielo e il cielo tocca la terra”.

    “Tutto l’agire della Chiesa che nel suo intimo, è agire missionario - scrive il presule - è ispirato dalla fede in Gesù che attraverso i suoi continua a camminare per le strade del mondo, e a toccare gli uomini con la sua forza dirompente che salva”. Da qui l’importanza del ruolo degli operatori sanitari, delle strutture mediche, delle famiglie che deve essere sempre orientato al rispetto della dignità della persona, che se malata diventa appunto più fragile, più bisognosa. Ancora mons. Zimowski:

    “Noi, come Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, abbiamo come scopo proprio questo: la cura dell’uomo sofferente, dell’uomo che ha bisogno della vicinanza dei nostri cuori. Noi non vogliamo essere solo teoria: anche i medici, gli specialisti, per esempio, vogliono veramente aiutare l’uomo. Dietro ad ogni uomo sofferente, poi, c’è la sua famiglia e dobbiamo rispettare anche la famiglia. Infine importante anche il ruolo dei cappellani, che sono – come ha detto Benedetto XVI – i ministri della sofferenza. E qui si apre il grande campo della nuova evangelizzazione”.

    Infine, l’invito agli operatori sanitari, più volte ripetuto negli interventi pastorali del presule, ad essere fedeli alla vocazione, testimoni credibili del Vangelo anche di fronte ad interrogativi che possono mettere a dura la prova la fede: il significato del dolore, del male, della morte che continuano a sussistere malgrado ogni progresso. Quindi la consapevolezza che in Cristo, tentato, crocifisso, morto e risorto, l’uomo trova risposta ad ogni domanda. Trova speranza e consolazione.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un articolo di Nikola Eterović sul Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione. Sullo stesso tema, all’interno, i partecipanti e la conferenza stampa di presentazione.

    Indulgenze in occasione dell’Anno della Fede: il decreto della Penitenzieria Apostolica.

    Nell’informazione internazionale, in rilievo le tensioni tra Siria e Turchia: il Consiglio di sicurezza dell’Onu condanna le violenze al confine.

    Dio ha visitato il suo popolo: nell’informazione vaticana, il vice direttore Carlo Di Cicco presenta un volume dell’arcivescovo Zimowski sulla pastorale della salute.

    Libertà religiosa e pace sociale: il cardinale Abril y Castelló inviato speciale del Papa per le celebrazioni dei 950 anni della diocesi di Sapë in Albania.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Calma tra Ankara e Damasco, mentre in Siria continua la violenza

    ◊   Ancora bombardamenti da parte del regime di Damasco sulla maggior parte delle città siriane in rivolta. Intanto, è tornata la calma al confine fra Turchia e Siria, dopo 48 ore in cui si è parlato di possibile guerra e dopo la forte condanna dell’Onu del primo colpo di mortaio siriano. Damasco si è scusata con Ankara per il colpo che ha fatto cinque morti, tutti civili, nella cittadina turca di Akcakale, in seguito al quale la Turchia ha bombardato postazioni della Siria. Il premier turco, Erdogan, ha assicurato che il suo Paese ''non intende iniziare una guerra con la Siria''. Fausta Speranza ha parlato della situazione con Paolo Quercia del Centro militare Studi strategici:

    R. – E’ rientrato nel senso che gli appelli alla calma, arrivati a livello internazionale ma anche dall’interno della Turchia, hanno portato un momento di razionalità in questo scambio di colpi d’artiglieria che c’era stato. Diciamo che però il parlamento turco ha votato con validità di un anno la possibilità che il governo faccia operazioni militari, anche veri e propri raid, in territorio siriano. Quindi, per i prossimi mesi ancora rimarrà questa opportunità, con il beneplacito del parlamento turco. Quindi, la situazione di tensione, che è stata un’escalation negli ultimi mesi, dall’abbattimento dell’aereo turco in poi, è destinata a rimanere.

    D. – C’è qualcosa che la comunità internazionale avrebbe potuto fare per evitare questa escalation di tensione e che ancora può fare?

    R. – Questo è estremamente complesso, perché la Nato, l’Occidente, gli stessi Stati Uniti hanno deciso di tenere un po’ in stand-by il dossier siriano. Però, la Turchia ha in parte contraddetto questa politica in quanto ha guardato più ad altri Paesi islamici – magari del Golfo – che invece giocavano più per spingere, anche militarmente, per un cambio di regime a Damasco e quindi la Turchia ha quasi giocato in competizione, o in collaborazione, con questi altri Paesi, per cercare di ristabilizzare il regime lungo il confine settentrionale. Quindi, diciamo che la comunità internazionale occidentale è un po’ ai margini di questo gioco. Sicuramente, la Nato non avallerà i colpi di testa da parte della Turchia, e quindi la Turchia – da questo punto di vista – ha le mani legati se vuole la solidarietà della Nato per operazioni militari.

    D. – Sembra un po’ una partita a scacchi tra Turchia e Siria. Però, ci sono anche altri agenti che muovono qualche pedina?

    R. – Sì, sì: ce ne sono. In particolare, i Paesi sunniti del Golfo… Però, ci sono anche nuovi attori: basti pensare ai curdi siriani. Nella parte nordoccidentale del Paese, sostanzialmente al confine tra Siria e Iraq, l’esercito siriano si è ritirato lasciando praticamente ai curdi e ai partiti curdi il controllo del territorio con milizie etniche curde. Questa è una carta che Assad ha giocato: ha dato un’autonomia di fatto ai curdi siriani che iniziano a diventare un nuovo attore in questa partita, con ripercussioni che si possono verificare nello stesso territorio curdo all’interno della Turchia.

    inizio pagina

    Guerre e crisi economica: la riflessione dell'economista Vaciago

    ◊   La guerra in Siria con le ripercussioni sui Paesi limitrofi, le "primavere arabe" che hanno decapitato regimi decennali, le tensioni tra la comunità internazionale e l’Iran per il programma nucleare. Tutti scenari che hanno delle importanti ricadute sugli equilibri geopolitici dell’area mediterranea e mediorientale. Ma quanto tutti questi avvenimenti influiscono sulla crisi economica in atto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Giacomo Vaciago:

    R. – Certamente, hanno una serie di conseguenze anche gravi. Anzitutto, ricordiamo la principale e la prima: abbiamo una recessione, in Europa, una forte frenata dell’economia mondiale e ciò nonostante il petrolio stia ai massimi storici. Purtroppo, l’area in questione è ancora strategicamente importante per le forniture petrolifere, e quindi le gravi vicende, il mix di terrorismo, fondamentalismo, integralismo islamico e le rivoluzioni in corso mantengono una situazione di grande preoccupazione per un settore strategico come quello dell’energia.

    D. – E’ la situazione economica di certi Paesi a far scoppiare i sommovimenti popolari o sono le tensioni che poi provocano la crisi economica?

    R. – Temo che sia in parte l’una e in parte l’altra causa. Attenzione: noi europei abbiamo vissuto queste vicende molti anni fa, e le abbiamo superate con un processo di civilizzazione lungo e difficile. Quando leggo o sento di queste cose nei Paesi arabi, mi domando perché ci vogliano tanti anni a crescere nell’umanità. E quindi penso che sia inevitabile. E’ inutile che noi andiamo là a dire loro: "Fate come noi". Questi Paesi sono più giovani, hanno bisogno di crescere, maturare così come è successo da noi con il passare dei secoli …

    D. – Le aree coinvolte da queste tensioni sono molto vicine all’Europa. La crisi che vive il Vecchio Continente può essere ricondotta, anche se in minima parte, a queste destabilizzazioni, secondo lei?

    R. – No. Direi che noi siamo stati capaci di danneggiarci da soli. Pensi alla vicenda euro: nel rapporto di Jacques Delors del 1989, è scritto molto chiaramente che l’euro è la strategia di una comune crescita che viene da giochi cooperativi. E adesso, invece, sembra un "gioco tra guardie e ladri". Allora, in questo momento i problemi nostri più gravi non sono causati dall’Iran e così via. E’ come quando "usiamo" la Germania come capro espiatorio per la mancata crescita dell’Italia: è colpa nostra! Ciascuno deve fare il proprio esame di coscienza, come si diceva una volta; valutare i propri errori e poi porvi rimedio.

    D. – Però, essendo l’economia globalizzata, ha bisogno comunque di una stabilità; se questa stabilità non c’è in molte aree della Terra, evidentemente ci sono degli influssi negativi …

    R. – Questo è vero, e mai come in questo difficile 2012 abbiamo visto quanto siamo globali. Nel senso che la "frenata" cinese ha retroagito sulla crescita della Germania, la "frenata" tedesca retroagisce sull’Italia, tutti insieme stanno tenendo ferma l’America … In altre parole, il mondo è globale davvero e non è governato, però, come tale.

    inizio pagina

    Agenda digitale e start up nel decreto Sviluppo. Cozzi: misure per la competitività

    ◊   Il decreto Sviluppo, varato ieri dal Consiglio dei ministri, raccoglie commenti positivi da parte di Confindustria. ''Apprezziamo lo sforzo fatto fin qui dal governo, ma lo invitiamo ad alzare l'asticella'', dice il presidente dell’organizzazione, Giorgio Squinzi, che del pacchetto di misure rileva ''limiti evidenti'' nella norma sul credito di imposta per opere strategiche. Carta di identità e tessera sanitaria in un solo documento, comunicazione con la Pubblica Amministrazione tramite un indirizzo di posta elettronica certificata, riduzione del divario digitale, incentivi per le imprese innovative: sono solo alcuni dei punti centrali del decreto che punta a modernizzare tramite Internet e incentivare la ricerca. Debora Donnini ha chiesto un commento a Tommaso Cozzi, docente di economia all’Università di Bari:

    R. – E’ un decreto certamente innovativo: lo stesso ministro Passera, nel commentare la parte sull’agenda digitale, ha correttamente affermato che questa parte del decreto permetterà alla nostra nazione di iniziare a colmare il gap tecnologico che esiste tra il nostro Paese e gli altri. In una logica di strategia di sviluppo, è un decreto importante. Naturalmente, siamo all’inizio dell’opera, ma credo che il governo intenda proseguire su questa strada.

    D. – Uno dei punti centrali di questo decreto è quello che riguarda la cosiddetta "agenda digitale": meno burocrazia nella pubblica amministrazione; riguarda anche il settore giustizia. Ci sarà anche un’unificazione della carta d’identità con la tessera sanitaria in un unico documento elettronico. Per la scuola sono previsti gli e-book… Tutto questo, concretamente, perché porta sviluppo?

    R. – La moltiplicazione di fascicoli non fa altro che moltiplicare la documentazione circolante. La concentrazione può essere effettuata solo attraverso l’agenda digitale. Agire in questo senso credo che comporti immediatamente una riduzione dei costi e quindi, di fatto, stiamo mettendo in circolazione altra liquidità. Contemporaneamente, si permette al cittadino, ma anche alle imprese e alla stessa Pubblica amministrazione, di essere più efficiente.

    D. – Un altro punto importante del decreto è quello delle start-up, le cosiddette imprese innovative che cioè investono in ricerca e sviluppo: godranno di incentivi fiscali e agevolazioni per quanto riguarda i contratti che possono fare. Questo è un punto importante perché l’Italia, per competere con le altre economie, deve puntare proprio su questi due aspetti: ricerca e sviluppo …

    R. – Certamente. Il Paese è in declino dal punto di vista della competitività proprio perché non si è investito in ricerca e sviluppo. D’altro canto, i grandi investitori – come accade un po’ in altre nazioni – potranno a questo punto avere interesse a sostenere la ricerca, magari per poter poi utilizzare gli esiti dal punto di vista commerciale.

    D. – Poi, c’è il credito di imposta fino ad un massimo del 50% su Ires e Irap per le imprese che realizzano opere strategiche sopra i 500 milioni di euro: questo, secondo lei, consentirà di far ripartire le infrastrutture?

    R. – Le farà ripartire, ma il discorso delle infrastrutture è insito all’infrastruttura stessa: purtroppo, l’infrastruttura richiede tempi medio-lunghi per poter essere realizzata. E’ chiaro che il credito di imposta si potrà cominciare ad utilizzare man mano che gli stati di avanzamento delle infrastrutture saranno realizzati, quindi direi anche a partire dal prossimo anno. Queste misure combinate con, speriamo, una prossima riduzione del carico fiscale, che può liberare ulteriormente liquidità per le imprese e per le famiglie, incrociate insieme rappresentano misure di medio-lungo periodo, che permetteranno al Paese di essere competitivo, ma contemporaneamente lasceranno immediatamente la liquidità necessaria per far ripartire i consumi.

    D. – E’ interessante anche il progetto "Desk Italia": per attrarre capitali dall’estero si prevede uno sportello unico. L’investitore estero, quindi, avrà un solo interlocutore con cui parlare delle procedure per l’avvio dell’investimento. E questo perché uno dei problemi maggiori è proprio quello della burocrazia …

    R. – E’ una novità, questa: credo sia importante avere a disposizione, da parte degli investitori esteri, una consulenza anti-burocrazia, perché molte volte gli investimenti stranieri sono allontanati dall’impossibilità di comprendere come muoversi nell’ambito delle norme e delle procedure burocratiche.

    inizio pagina

    Giornata mondiale degli insegnanti: sostegno in tempo di crisi

    ◊   “Sostieni gli insegnanti”. E’ la parola d’ordine di quest’anno in oltre 100 Paesi, dove si celebra la Giornata mondiale dedicata ad una professione sempre più gravata da tagli e da crisi di identità. Questa occasione, voluta dell’Unesco nel 94 ma tuttora poco conosciuta, vuole invece ribadire il ruolo faticoso ma fondamentale della docenza a servizio della persona, della crescita e della formazione, e della docenza di qualità come sottolinea anche il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, nel suo messaggio. Tante le iniziative, anche in Italia: la principale al Ministero della Pubblica Istruzione. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    L’educazione non è soltanto impartire notizie, più o meno utili, ma è formazione valida per tutta la vita. E’ questo il compito dell’insegnante da valorizzare, dice oggi l’Unesco, che guarda anche oltre con Lucio Alberto Savoia, segretario della Commissione nazionale italiana per l’organizzazione dell’Onu:

    “Gli insegnanti sono un punto di riferimento, quanto mai attuale nella cultura mondiale, proprio nell’educazione al rispetto dei diritti umani, nell’avvicinamento delle culture e quindi nella pace”.

    Eppure, la crisi taglia e mortifica, rendendo più dura la vita e meno dignitosa la professione di chi insegna. Il presidente dell’Associazione italiana Maestri Cattolici, Giuseppe Desideri:

    “A livello internazionale, la professione docente è sottovalutata rispetto a quello che è l’impatto sulla società. Un docente preparato, competente, che ha una buona immagine di sé è un docente che ha al centro della propria attenzione lo studente. Anche a livello istituzionale, si tende a generalizzare e si tende anche a squalificarlo: l’insegnante è un professionista ed è un intellettuale”.

    “Educare non è mai stato facile, oggi sembra diventare sempre più difficile”: così scriveva il Papa alla diocesi di Roma nel 2008. Parole, queste, condivise dal sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, che ribadisce gli impegni a questo proposito assunti dall’esecutivo e non sottovalutando l’emergenza educativa attuale.

    “Far ripartire un reclutamento serio. Riprendere con nuova forza una battaglia costante contro il fallimento formativo e la dispersione scolastica. Terzo luogo, bisogna rafforzare il curriculum a partire dai bambini più piccoli. Gli insegnanti italiani sono una grande forza: bisogna sostenere la loro libertà, la loro autonomie la loro responsabilità”.

    In questo contesto, rinnovano il loro impegno gli insegnanti cattolici. Ancora Giuseppe Desideri:

    “Proviamo affinché sia rimarcato il valore di ogni singola persona che sta crescendo. Questo è fondamentale in un contesto, come quello attuale, in cui il valore della persona sta scomparendo”.

    inizio pagina

    Umbria: convegno su Carlo Carretto e le speranze dell’uomo di oggi

    ◊   Si tiene oggi e domani a Foligno e Spello, in Umbria, un Convegno di studio su Carlo Carretto, promosso dall’Azione Cattolica. L’evento vuole sottolineare, in particolare, il legame tra la figura di “Fratel Carlo” e il Concilio Vaticano II. Attraverso tavole rotonde e incontri con i giovani, si ripercorrerà la parabola religiosa di Carretto dall’impegno in Azione Cattolica alla fondazione dei Piccoli fratelli di Charles de Foucald. All’evento, interviene anche lo storico Paolo Trionfini, vicepresidente di Azione Cattolica e autore di una biografia su Carlo Carretto. Alessandro Gisotti gli ha chiesto di soffermarsi sull’attualità della testimonianza di Carretto:

    R. – L’attualità forse è data proprio dalle parole gioia e speranza, nel senso che l’annuncio del Vangelo va fatto attraverso la gioia, attraverso la speranza e queste erano le parole che riuscivano a parlare agli uomini con cui Carretto ha vissuto e che forse ancora oggi sono il modo migliore per comunicare e per entrare in relazione con le persone: attraverso la gioia e la speranza, spazi che si aprono con il Vangelo di Gesù.

    D. – A giorni, celebreremo il 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio: può parlarci del legame tra Carretto e questo epocale evento ecclesiale?

    R. – E’ un legame singolare, nel senso che negli anni della celebrazione del Concilio Vaticano II, Carretto ha vissuto tra un eremo e l’altro, tra una fraternità e l’altra girovagando per l’Europa, ma anche in Algeria compiendo soggiorni romani e accompagnando il superiore dei Piccoli Fratelli. Forte anche delle sue conoscenze, che aveva acquisito negli anni della responsabilità dell’Azione Cattolica, incontrò i Padri conciliari, i vescovi che venivano a Roma da tutto il mondo, convocati da Giovanni XXIII prima e da Paolo VI poi. Quindi, Carretto visse in presa diretta alcuni momenti del Concilio, riuscendo a comprendere che si stava aprendo una nuova stagione nella vita della Chiesa attraverso la quale, poi, la Chiesa stessa offriva una nuova risposta. Ci sono pagine del suo diario molto intense, nelle quali descrive questo vento che stava spirando nella vita della Chiesa: vento che soffiava come una nuova Pentecoste per annunciare il Vangelo agli uomini.

    D. – Carretto è anche un esempio di impegno civile, dello stare nel mondo pur non essendo del mondo: un qualcosa di cui si sente tanto bisogno in questo momento…

    R. – Carretto capiva che il Regno di Dio – e questo lo scrive con parole anche molto forti – progredisce ogni volta che "un fatto concreto" – così lo definisce – viene realizzato dall’uomo in risposta alla chiamata di Dio. Allora, vedeva l’impegno nel mondo proprio come una dilatazione del Regno di Dio, pur non sovrapponendo ambiti che non erano propri del vissuto religioso, senza piegarsi ad una logica mondana.

    inizio pagina

    Premiata ad Assisi Angela Alioto per il suo impegno a favore dei senzatetto

    ◊   Ad Assisi nell'ambito delle celebrazioni per la festa di San Francesco, Patrono d’Italia, è stato assegnato ad Angela Alioto, madre di qiuattro figli - da decenni impegnata politicamente a sostegno dei senza tetto di San Francisco in California - il riconoscimento “Rosa d’argento Frate Jacopa 2012 – donne del nostro tempo testimoni di fede speranza e carità” . Si deve a lei anche la costruzione della “Nuova Porziuncola” e il restauro della storica chiesa dedicata al Poverello nella città americana. Paolo Ondarza l’ha intervistata:

    R. - Quando avevo 15 anni, andavo a scuola a Firenze dove vivevo con i miei zii. Un giorno mi chiesero di venire ad Assisi con loro, ma io volevo rimanere a Firenze perché pensavo: “Questo Santo è morto 800 anni fa…”. Quando sono scesa dal treno nella stazione di Santa Maria degli Angeli (Assisi) ho sentito come un vento caldo dentro il mio cuore. Poi, mi sono messa in cammino dalla stazione del treno, fino al Sacro Convento. Da quel momento, Francesco mi ha “preso”. Lui è il più caro amico nella mia vita: ama tutti, indipendentemente da chi sono, dal colore della pelle, dalle idee. Lui voleva che tutti potessero andare in paradiso. Per amare Francesco bisogna amare Gesù Cristo.

    D. - Come le tutte le grandi città, anche a San Francisco si vive la contraddizione della povertà accanto al benessere. Quello che può fare la differenza in un simile contesto è quando si sceglie di abbracciare il sofferente: pensiamo all’abbraccio di Francesco con il lebbroso, origine della sua conversione…

    R. - Sì, assolutamente. E’ il caso delle persone malate di Aids. Quando sono stata eletta nel 1988 presidente del Consiglio della provincia della città di San Francisco, mi sono impegnata per la stesura di leggi in favore dei senzatetto, per dar loro una casa. La città di San Francisco ha più di 15 mila persone senzatetto e abbiamo voluto dare una casa a coloro che vivono in strada, da più di cinque anni. Questa casa che abbiamo costruito a San Francisco è dotata anche di una sezione medica, che è molto importante viste le condizioni psico-sanitarie di queste persone. Il nostro lavoro è ora imitato in vari Stati degli Usa.

    D. - Vogliamo spendere qualche parola anche sulla costruzione della "Nuova Porziuncola" per la quale lei si è adoperata?

    R. - Nel 2005, stavano vendendo molte chiese di San Francisco. Era una cosa che spezzava il cuore. Perciò, sono andata dall’arcivescovo del Nevada e ho detto: “Per favore, non dobbiamo cedere la chiesa di San Francesco, perché innanzitutto è la chiesa più antica della nostra città, costruita nel 1849 e poi a San Francisco dobbiamo avere la chiesa di Francesco!”. Quindi, ho spiegato la mia idea: “Nella vecchia palestra costruiamo una riproduzione della Porziuncola, poi restauriamo la vecchia chiesa, mentre nel refettorio potrebbe sorgere l’università del pensiero francescano”. L’arcivescovo mi disse di sì, perciò sono venuta in Italia, ho trovato le persone giuste: progettisti, falegnami etc…; ma non li ho trovati io, è stato Francesco a trovare tutti quanti con lo Spirito Santo! La "Nuova Porziuncola" di San Francesco è uguale a quella di Assisi, è un posto santo dove vengono mille persone a settimana. Quando abbiamo aperto - settembre 2008 - non c’era nessuno addetto alla sorveglianza e alla cura della Porziuncola. Per questo motivo abbiamo fondato l’organizzazione dei “Cavalieri di San Francesco”, che svolgono servizio presso la Porziuncola oltre ad attività caritative con i poveri ed i malati. In quei giorni, eravamo pochi - 10-12 persone – oggi, invece, siamo più di 320, appartenenti a tutte le religioni - buddisti, ebrei, musulmani - proprio come diceva Francesco: “Tutti in Paradiso!”.

    D. - Il suo impegno è stato riconosciuto in questi giorni, in occasione della festa di San Francesco, con la “Rosa d’argento - Frate Jacopa 2012”…

    R. – E’ stato difficile accettarlo. Perché non si trattava di un riconoscimento alla mia attività politica, riguardava la mia vita di fede. È difficile ricevere un premio per la fede, poi ho capito che si trattava di un riconoscimento, non di un premio. La "Rosa d’argento" sarà messa sul muro della Nuova Porziuncola di Francesco a San Francisco. Resterà là per sempre, nella sua città americana.

    inizio pagina

    Facebook raggiunge il miliardo di utenti. E lancia un'applicazione a pagamento

    ◊   Facebook festeggia un miliardo di utenti che almeno una volta al mese lo utilizzano. Un traguardo raggiunto a otto anni dalla nascita (2004) del social network più famoso del mondo che ora, con la diffusione degli smartphone, è divenuto anche l’applicazione più utilizzata. Un risultato oscurato, in parte, dal cedimento del titolo a Wall Street. “Spero che un giorno tutti insieme riusciremo a connettere anche il resto del mondo”, ha dichiarato il fondatore, Mark Zuckerberg, che ha lanciato un servizio per la prima volta a pagamento. Si può dunque parlare di trionfo per Facebook? Francesca Sabatinelli lo ha chiesto a Marcello Sorice, docente di Sociologia della Comunicazione alla Università Luiss Guido Carli di Roma:

    R. – E’ il trionfo di due processi. Da una parte, l’estetica della visibilità: ci si mostra e al tempo stesso ci si aspetta di essere guardati. Dall’altra parte, la connessione di natura funzionale: Facebook è anche uno strumento di autopromozione, di promozione delle attività che si svolgono. Non è un caso che venga utilizzato anche da studiosi, centri di ricerca, politici, imprenditori. Diciamo che ha una funzione molteplice, da questo punto di vista. Amplia le potenzialità della comunicazione ma non rappresenta, da solo, il trionfo della comunicazione.

    D. – Lei ha appena detto: ci si mostra e ci si aspetta di essere guardati. Questo spiega l’annuncio che ha fatto Zuckerberg: la possibilità di poter acquistare, con una cifra che sembra essere di 7 dollari, più visibilità sulla bacheca dei propri amici. Cosa significa questa virata di tipo economico?

    R. – Significa enfatizzare quella seconda dimensione di cui parlavo poco fa, una dimensione che si rivolge soprattutto a chi ha bisogno di enfatizzare la propria presenza sulla Rete e le attività che svolge, e quindi utilizzare il social network, in questo caso, come strumento di promozione: imprese, aziende ma anche singoli professionisti. E’ chiaro che poi apparentemente la proposta di Facebook sembra solleticare l’istinto ludico dei singoli soggetti, per apparire di più. Però, credo che, al fondo, ci sia invece una virata anche verso un uso professionale del social network.

    D. – Questo perché il titolo, in Borsa, non è andato come si pensava dovesse andare?

    R. – Io credo che in realtà Facebook abbia avuto fin dalla nascita una vocazione anche di natura professionale. Non è un caso che, dall’inizio, sia stato utilizzato anche da aziende che poi l’hanno anche guardato con sospetto; tendenzialmente, però, si erano fidate di quella potenzialità. Certo, probabilmente anche il fatto che il titolo sia andato male gioca un ulteriore ruolo che facilita questa svolta verso un uso più professionale.

    D. – Non si può non sottolineare l’importanza dei social network – di Facebook, in questo caso – in luoghi dove la parola libertà, pensiamo anche alla libertà di espressione, è bandita …

    R. – Sì. Facebook rappresenta, come tutti i social network, un luogo importante per la rappresentazione dei soggetti più deboli, dove per deboli intendo anche quelli che, appunto, non hanno voce. Il problema è che molto spesso i social network vengono vietati all’origine e quindi nei regimi totalitari a volte non esistono proprio. Però possono funzionare, e questo sicuramente è l’unico aspetto positivo, come cassa di risonanza per ciò che accade fuori da questi Paesi e in qualche modo creare quella permeabilità tra il "mondo libero" e i regimi totalitari, che comunque rappresenta un seme di speranza per chi, invece, questa libertà non ha.

    D. – I social network, Facebook, riusciranno sempre a rinnovarsi per destare nuovi interessi o sono destinati a una fine? Prima o poi gli utenti cercheranno un altro modo per comunicare?

    R. – Io credo che tutti questi strumenti, queste piattaforme, in realtà siano già il frutto di un’evoluzione. Credo che siano destinati a trasformarsi. In fondo, nella Rete noi abbiamo assistito ad una serie di trasformazioni nel tempo, in qualche caso trasformazioni anche molto profonde, ma l’essenza profonda della comunicazione, cioè stabilire connessioni, stabilire logiche di trasparenza, di trasmissibilità della conoscenza e anche della propria identità, questo rimane invariato. Probabilmente, utilizzeremo altri strumenti ma la logica sarà sempre questa.

    D. – Con sempre maggiori rischi per la privacy?

    R. – Con sempre maggiori rischi, probabilmente sì, perché in una società dell’assoluta trasparenza che i social network di fatto ci impongono, il rischio è quello di essere totalmente nudi, se posso usare questa metafora, dentro una scatola di vetro. Perciò è importante che su questo legiferino gli Stati e gli organismi sovrannazionali.

    D. – C’è da aver paura?

    R. – Io penso che dipenda naturalmente dal senso di responsabilità dei soggetti e delle istituzioni. Gli strumenti possono essere utilizzati in mille modi, questo valeva già per la televisione, prima ancora per il cinema. Erano strumenti di propaganda in mano a regimi totalitari già al tempo del nazismo, per esempio; oppure, erano strumenti di grande libertà, di lancio di messaggi di pace, di fratellanza. E’ il destino della comunicazione umana, dipende dai soggetti umani.

    inizio pagina

    Al via a Roma e in Vaticano il primo Campionato mondiale di scacchi per sacerdoti

    ◊   Sacerdoti da vari continenti in silenzio, concentrati davanti a una scacchiera. È la scena che da oggi e fino a domenica pomeriggio sarà possibile vedere a Roma, tra il Vaticano, la Galleria Alberto Sordi e il Pontificio Oratorio S. Paolo. Si tratta della “Clericus chess international”, in pratica il primo Campionato del mondo di scacchi riservato ai sacerdoti. Un gioco antico dalle riconosciute potenzialità formative per i giovani e con molti e poco conosciuti aspetti legati alla storia della Chiesa. Alessandro De Carolis ne ha parlato con uno dei principali organizzatori, lo psicologo Giuseppe Sgrò:

    R. – Questa iniziativa nasce davvero in modo singolare: è una proposta di don Stefano Vassallo, che io ho ricevuto nel 2009 al Festival della Scienza, a Genova. Rimasi sorpreso perché, chiaramente, era qualcosa di nuovo e originale. Lavorandoci attorno ci siamo resi conto che si poteva fare un bell’evento. Questo ci ha spinto a realizzare una prima manifestazione a Milano, due anni fa – di portata nazionale – dedicata solo ai religiosi italiani e tutti un po’ si sono lamentati – nel senso buono – sostenendo che dovevamo allargarla. E così ora la stiamo facendo a Roma, con una portata mondiale: abbiamo partecipanti che arrivano dall’India, dalle Filippine, dall’Europa, dall’America del Nord, dall’America Latina… in pratica, sono rappresentati tutti i continenti. E noi siamo davvero grati in particolare al Centro Sportivo Italiano e al presidente Massimo Achini per il sostegno ricevuto

    D. – Il gioco degli scacchi e il mondo ecclesiale sembrerebbero, in realtà, pianeti di galassie lontanissime. Invece, come voi spiegate, c’è un vincolo che li unisce. Di che cosa si tratta?

    R. – La scacchiera, che oggi noi vediamo a caselle bianche e nere, una volta era semplicemente un reticolato e rappresenta la proiezione sulla terra delle linee che l’augure tracciava nel cielo, per trarne l’edificazione di templi e città. Quindi, la scacchiera celeste proiettata sulla terra rappresenta l’ordinamento del creato, mentre il cerchio inscritto nel quadrato del pezzo – lei immagini la pedina del re con la sua base circolare – rappresenta il divino. Del resto, l’iscrizione del cerchio nel quadrato è un tentativo di ricongiungimento tra cielo e terra. Le caselle sono diventate bianche e nere quando la scacchiera è arrivata in Europa, per esigenze di assorbimento culturale, per esempio: gli arabi, che se ne innamorarono, non potevano rappresentare i pezzi in termini antropomorfici, quindi i pezzi erano astratti. In Europa la scacchiera rappresentò la società medioevale, perché arrivò intorno al 1100.

    D. – C’è un titolo di una conferenza, che sarà a margine di questo campionato, che sembra far intendere qualcosa di più. Cioè: “Scacchi e Chiesa: i Santini in gioco”. In che senso?

    R. – Santi in gioco perché a un certo punto la Chiesa si spaventò nel senso che i religiosi iniziarono a giocare a scacchi e San Pier Damiani scrisse una lettera di richiamo al Papa, poiché pare che un suo cardinale giocasse tutta la notte distraendosi dagli impegni pastorali. Ci furono addirittura due Concili Vaticani che si espressero sul gioco degli scacchi – era il periodo medievale – e gli scacchi ricevettero anche la bolla di scomunica. Come si risolse la questione? Quando arrivò Papa de’ Medici, che era un appassionato di scacchi, le cose si risolsero in un battibaleno.

    D. – Oltre che ludico, questo campionato di scacchi che avete organizzato ha anche un fine dichiaratamente formativo, come si coglie dal titolo di un altro incontro che terrete. In che cosa consiste questo tema?

    R. – Questo è un tema che mi tocca particolarmente, perché io sono psicologo clinico, esperto in psicologia dello sport. Con gli scacchi si possono fare molte applicazioni a livello psicopedagogico, mi spiego meglio: non stiamo parlando del gioco giocato a tavolino, ma stiamo parlando del contesto scacchistico nel suo insieme, quindi della sua dimensione etica di regole, di rispetto, di limiti e di responsabilità. Tutto questo può essere trasmesso a livello non verbale, ai nostri ragazzi già in tenera età, con attività strutturate e possono elaborare delle problematiche che – se non colte in tempo – potrebbero portare all’aggressività tra pari e quindi al bullismo, che tanto preoccupa la scuola italiana. Il parlamento europeo, a maggioranza - con tutti gli italiani che hanno votato anche a favore - ha stabilito la promulgazione del programma “Scacchi a scuola” in tutte le scuole dell’Unione Europea e tutti i suoi invitati – gli stati comunitari – a recepire gli scacchi nei programmi curriculari.

    inizio pagina

    Uto Ughi suona a Rebibbia: la musica è per tutti specie per chi soffre

    ◊   Il celebre violinista Uto Ughi ha suonato ieri pomeriggio nel carcere di Rebibbia, facendo tappa lì col suo festival Uto Ughi per Roma, che si concluderà mercoledì prossimo all’Auditorium della capitale. “Ci ha reso nobili”, hanno commentato i detenuti. Sentiamo le sue emozioni al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. - La musica deve veramente entrare in ogni fascia di pubblico, tanto più in un pubblico sofferente. Beethoven diceva che il compito dell’artista è cercare di alleviare le sofferenze degli altri. L’arte è un momento di ricerca comune di bellezza, di sensibilità, di armonia interiore con se stessi. L’ultima volta che andai - ma non l’ho fatto soltanto a Roma, l’ho fatto anche a Milano, una volta a San Gemignano vicino Siena - si alzò un detenuto e mi disse: “Se l’arte è libertà, le siamo grati per queste gocce di libertà che ci avete dato oggi”. Queste sono parole molto toccanti che mi hanno sempre accompagnato. Naturalmente, è gente che sta espiando, ma che nello stesso tempo, sta soffrendo.

    D. - È anche gente che non è abituata ad ascoltare un concerto. Quindi, forse l’atteggiamento dell’ascoltatore del pubblico è diverso. Lei che cosa ha percepito?

    R. - Guardi, c’è maggiore sensibilità tra le persone che soffrono e che stanno espiando, piuttosto che tra le persone che sono in libertà. Mi creda, oggi il pubblico è molto dissipato, distratto da mille cose: raramente si concentra.

    D. - E il suo impegno nello scegliere anche il programma? Cosa pensa quando sa di dover andare in un carcere?

    R. - Naturalmente, penso di suonare musiche non troppo grevi, troppo drammatiche. Ad esempio, Mozart va benissimo perché è un autore solare, libero, che anela alla libertà, all’ottimismo, e così anche Vivaldi. Certamente non sceglierei Schumann. È musica serena, musica che invita alla contemplazione, alla serenità, alla gioia. Mozart è una specie di “acqua di una fonte” che zampilla senza impedimenti.

    D. - Lei non si risparmia mai con i detenuti a chiacchierare un po’, a dire qualcosa della musica che suona. Perché?

    R. - A me piace comunicare. Siccome oggi non c’è una grande consapevolezza, una grande istruzione musicale, è utile spiegarla, in modo che psicologicamente si possa essere più preparati a ricevere il messaggio della musica. Una persona si è alzata e mi ha chiesto se potevo fare l’Ave Maria: ho scelto quella di Gounod, che è la più serena, la più interiore. Parecchi l’hanno ascoltata in silenzio, c’era un’atmosfera molto suggestiva.

    D. - Questa del festival, è sicuramente una tappa bellissima ed emozionante. Abbiamo altri due appuntamenti che la vedono protagonista. Lei quando ha iniziato il festival ha detto: "Sono orgoglioso di poter rinnovare questo impegno di diffusione della musica”. Qual è la sua riflessione, il suo bilancio?

    R. - È difficile fare un bilancio. Quando uno semina, semina per un futuro. Può darsi che i frutti della semina arrivino dopo un po’ di tempo. Oggi, c’è un’assoluta mancanza di volontà di insegnare la musica nelle scuole. La musica è una materia completamente trascurata. È un peccato, perché c’è una miniera inesauribile di capolavori. Bisogna cercare di fare in proprio quello che le istituzioni non hanno in programma di fare. Bisogna che gli artisti, i musicisti si rimbocchino le maniche, che escano dalla torre d’avorio e vadano incontro alla gente. Io avrei un progetto che, se fosse accettato, sarebbe di grande utilità sociale e culturale: quello di portare orchestre di conservatorio a fare un concerto mensile nelle scuole. Sarebbe veramente una semina per il futuro, ma non perché ragazzi diventino musicisti, ma perché la musica dà una disciplina interiore, uno sforzo di volontà e di concentrazione. Insomma, io penso che bisognerebbe veramente svegliare le istituzioni pubbliche a fare qualcosa, altrimenti siamo in ritardo di secoli rispetto ad altri Paesi.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Africa: l'economia cresce ma si temono i rincari alimentari

    ◊   La regione sub-sahariana continuerà a crescere ma sarà condizionata dalla crisi del debito in Europa, dal rallentamento della domanda cinese e da un’“impennata” dei prezzi dei prodotti alimentari: lo sottolinea la Banca Mondiale, in un rapporto sull’economia africana diffuso oggi. Nel documento si calcola che nel 2012 il Prodotto interno lordo dell’area aumenterà dell’4,8%, appena un decimo di punto percentuale in meno rispetto all’anno scorso. A rendere possibile la tenuta dell’Africa, sostengono i ricercatori della Banca Mondiale, è stato l’alto livello dei prezzi mantenuto nonostante la crisi internazionale da molte materie prime delle quali il continente è esportatore. Nel rapporto ripreso dall'agenzia Misna, si evidenzia però che “la recente impennata dei prezzi dei prodotti alimentari e dei cereali può colpire duramente le popolazioni del continente, in particolare nella regione del Sahel”. Secondo le ultime rilevazioni dell’Organizzazione dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao), a settembre i prezzi dei prodotti essenziali sono aumentati dell’1,4% rispetto al mese precedente. La siccità negli Stati Uniti, nel sud della Russia e in altri Paesi esportatori della regione del Mar Nero, sottolineano i ricercatori della Fao, ha portato il livello dei prezzi vicino ai picchi raggiunti nel 2008. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto: liberati grazie al presidente Morsi i due bambini copti accusati di blasfemia

    ◊   La procura generale egiziana ha disposto ieri pomeriggio, la liberazione dei due bambini copti ortodossi che erano stati portati il giorno precedente in un luogo di detenzione minorile dopo essere stati accusati di aver orinato su alcune pagine contenenti i versetti del Corano, in un villaggio nella provincia meridionale di Beni Suef. Il caso giudiziario non è ancora formalmente archiviato. Ma fonti della comunità copta ortodossa – come l’avvocato Naguib Gebrail – fanno sapere che il rapido rilascio dei due ragazzini sarebbe stato facilitato da un intervento diretto del Presidente egiziano, l’islamista Mohamed Morsi, su sollecitazione del suo assistente copto ortodosso Samir Marcos. Formalmente la detenzione dei due bambini non appariva conforme alle convenzioni internazionali sui diritti dei bambini sottoscritte dall’Egitto. In realtà, i ragazzini Nabil Nagui Rizq (10 anni) e Mina Nadi Farag (9 anni) erano stati posti in stato di detenzione dai corpi di sicurezza anche per essere sottratti alla rabbia dei facinorosi che, sobillati anche da uno sheikh del villaggio, avevano circondato la locale stazione di polizia alla notizia del loro fermo. “La liberazione dei due ragazzi è una bella notizia, ma i media egiziani non l’hanno messa in grande risalto” dichiara all’agenzia Fides Botros Fahim Awad Hanna, vescovo ausiliare di Alessandria dei copti cattolici. Una disattenzione mediatica che, secondo il vescovo copto, non è casuale: “capita spesso così, sulle accuse di offesa verso l’Islam si scatena sempre un putiferio, con grande mobilitazione di gruppi che soffiano sul fuoco. Quando poi, a volte, queste accuse si sgonfiano, le persone accusate vengono liberate in sordina, e non se ne sa nulla”. Le accuse di oltraggio all’Islam rivolte in particolare ai copti sono aumentate in Egitto dopo la vicenda del filmato anti-Maometto messo in onda su Youtube che nelle ultime settimane ha scatenato scontri e violenze in molti Paesi a maggioranza islamica. Una vicenda che al vescovo Fahim appare ancora piena di enigmi. “Dietro quel filmato” dichiara il vescovo a Fides “c’è stato un gioco politico dai contorni oscuri. Dobbiamo ancora capire bene chi lo ha fatto, chi lo ha finanziato, chi lo ha messo in rete, e quale scopo si voleva ottenere con quella operazione”. (R.P.)

    inizio pagina

    Bangladesh: il vescovo denuncia violenze contro i bambini cristiani

    ◊   E’ un fenomeno che “inquieta la comunità cattolica in Bangladesh” e che “va monitorato dalla polizia”: i bambini cristiani, delle comunità tribali, vengono rapiti, venduti alle “madrase” (le scuole coraniche) e convertiti all’islam oppure “finiscono nelle mani di trafficanti senza scrupoli che li vendono all’estero come schiavi”. E’ l’allarme lanciato all’agenzia Fides da mons. Moses M. Costa, vescovo di Chittagong. “Ho parlato con alcune persone delle nostre comunità – spiega preoccupato il presule – che hanno denunciato alla polizia tale pratica illegale. La gente è impaurita. Le famiglie che, dopo essere state ingannate, recuperano i propri figli, sono poi costrette a fuggire e nascondersi per sottrarsi a ritorsioni. Cerchiamo di dare rifugio e assistenza a questa gente. Chiediamo un deciso intervento della polizia per garantire la legalità e la libertà delle nostre comunità”. Il fenomeno è diffuso per i bambini di etnia tripura, soprattutto nella zona montuosa delle “Chittagong Hill Tracts” (Cht). Secondo dati forniti da attivisti cattolici a Fides, sono circa 105 i bambini cristiani “recuperati” dalle madrase negli ultimi mesi, perché riusciti a fuggire. Le dinamica è nota: alcuni intermediari, che si spacciano per agenti di organizzazioni umanitarie e di agenzie che offrono lavoro, vanno dalle famiglie tribali e promettono di provvedere all’istruzione per i loro figli. Le famiglie, con l’idea di migliorare la condizione sociale e culturale dei piccoli, pagano fino a 15mila takha (145 euro circa) per poterli scolarizzare. Ma i trafficanti vendono i bambini alle madrase, dove vengono islamizzati, acquisendo un nuovo nome musulmano. Da allora in poi, “diventa difficilissimo poterli ritrovare e recuperare”, spiegano fonti di Fides. Un’altra branca è quella del traffico di esseri umani: i bambini vengono venduti all’estero, spesso a famiglie facoltose in paesi arabi o nella penisola arabica, dove diventano piccoli schiavi. Nella regione di Cht sono attive organizzazioni radicali musulmane che accusano i missionari di fare conversioni forzate, ma è anche in corso una lotta fra i coloni musulmani che occupano abusivamente le terre degli indigeni: il tutto avviene, notano fonti di Fides, con la complicità delle forze di polizia. (R.P.)

    inizio pagina

    Marocco: mons. Landel esorta i credenti di tutte le religioni alla stima reciproca

    ◊   “Siamo invitati da Papa Benedetto XVI a centrare la nostra riflessione sulla fede. Possa essere una riflessione vivente che ci conduca verso una migliore conoscenza di Gesù Cristo. Possa essere un tempo che ci permetta di stimare più umanamente i nostri fratelli. Possa essere un tempo in cui impariamo ad amare meglio la Chiesa”: è quanto scrive mons. Vincent Landel, arcivescovo di Rabat, in Marocco, nell’editoriale dell'ultimo numero del periodico diocesano Ensemble. Ricordando i 50 anni del Concilio Vaticano II, il presule sottolinea le parole dei padri conciliari a proposito dell’islam, allo sguardo di stima che la Chiesa nutre dei confronti dei musulmani “che adorano il Dio uno, vivente e sussistente” ed aggiunge che oggi la stima verso l’altro deve riguardare ogni persona, qualunque sia la sua cultura, la sua nazionalità e la sua religione, poiché sono le differenze che invitano a vivere e che arricchiscono umanamente e spiritualmente. L’invito di mons. Landel è a guardare, nella diversità, a tutto ciò che unisce e rende più fratelli credenti, evitando di generalizzare o di fare amalgama di ogni genere. Infine l’arcivescovo di Rabat esorta i credenti di tutte le religioni ad imparare a realizzare cose insieme, a costruire la pace, a favorire la riconciliazione, a promuovere la giustizia in ogni ambito. (T.C.)

    inizio pagina

    Nigeria. Mons. Kaigama: gli indizi sul massacro di Mubi puntano su Boko Haram

    ◊   “Ogni indizio indica che si tratta di un’azione di Boko Haram” dice all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, commentando la strage del 2 ottobre, quando un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nell’università di Mubi, nello Stato di Adamawa, nel nord-est della Nigeria, uccidendo almeno una quarantina di studenti. I criminali hanno radunato gli studenti ed hanno identificato per nome le loro vittime prima di ucciderle. La polizia non si è ancora pronunciata ufficialmente sugli autori del massacro, che però, secondo Mons. Kaigama, “ha tutta l’aria di essere stato perpetrato dai membri di Boko Haram, perché è simile ad altre azioni commesse da loro di recente”. Nelle ultime settimane anche moschee e leader musulmani sono stati vittime di attentati commessi da Boko Haram. “Boko Haram è una setta criminale separata dal resto dell’Islam – sottolinea mons. Kaigama -. I suoi membri sono criminali che non fanno distinzione tra cristiani e musulmani. Le motivazioni delle loro violenze vanno oltre la religione”. “I nostri servizi di sicurezza devono scoprire cosa c’è dietro gli attacchi di Boko Haram” aggiunge l’arcivescovo di Jos. “Mi chiedo se ci sia una forza politica con una sua strategia dietro tutto questo. Ma non è il mio compito scoprirlo. Io sono un leader religioso, non è il mio mestiere, è compito del governo e delle forze di sicurezza”. Il 4 ottobre il Presidente Goodluck Jonathan ha annunciato la nomina di un nuovo Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate. “Può essere un modo di rispondere alla situazione, perché la popolazione diventa più furiosa di giorno in giorno, di fronte al massacro di innocenti uccisi senza ragione. Penso quindi che sia giunto il momento che il Presidente faccia quello che deve fare, incluso un avvicendamento dei vertici della sicurezza” conclude mons. Kaigama. (R.P.)

    inizio pagina

    Congo: monito dei missionari al Rwanda che nel Kivu appoggia i ribelli di M23

    ◊   “Non è pensabile che una sola persona, rappresentante di un regime sempre più dispotico e dittatoriale, riesca a far fallire un incontro internazionale per la pace nella Repubblica Democratica del Congo” afferma un editoriale, ripreso dall’agenzia Fides, dei missionari di “Rete Pace per il Congo” in riferimento al mini vertice convocato dal Segretario Generale Ban Ki Moon, in occasione dell’ultima Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, sulla situazione nel Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), regione sconvolta dalle azioni di diverse formazioni armate ed in particolare dal gruppo M23. “Tutti i partecipanti all’incontro, tranne uno - afferma la nota - si sono trovati daccordo nel condannare le violenze commesse dall’M23 (occupazione militare del territorio di Rutchuru, nel Nord-Kivu, instaurazione di un’amministrazione parallela a quella dello Stato, imposizione di tasse illegali, reclutamento coatto anche di minorenni, stupri, saccheggi). Tutti, tranne uno, si sono trovati daccordo nel condannare l’appoggio che l’M23 continua a ricevere dall’esterno. Anche se si esprimono in un linguaggio eccessivamente diplomatico - non si cita espressamente il nome - tutti sanno che l’appoggio ricevuto dall’M23 proviene dal Rwanda che continua a smentire la sua implicazione nel conflitto, nonostante l’ampia documentazione che la comprova. Messo alle strette, il presidente rwandese Paul Kagame ha addirittura lasciato la sala dell’incontro, bloccando, in tal modo, la possibilità di arrivare a un accordo per un comunicato finale comune”. La Rete Pace per il Congo si chiedi quindi se non sia il caso di adottare sanzioni internazionali contro il Rwanda, come ad esempio decretare un embargo sull’acquisto e sulle importazioni di armi, interrompere ogni forma di collaborazione militare, sospendere l’acquisto di minerali provenienti dal Rwanda, in quanto fra essi ci sono anche minerali di origine congolese, esportati di contrabbando e etichettati in Rwanda; bloccare i finanziamenti destinati al governo, la cui interruzione non pregiudichi la popolazione civile più povera. Questo potrà avvenire solo se varranno meno le complicità internazionali delle quali il regime rwandese ha finora goduto e sulle quali ricadono “la terribile responsabilità delle 800.000 vittime del genocidio rwandese del 1994 e dei 6-8 milioni di vittime congolesi cadute nelle diverse fasi della guerra iniziata nel 1996” conclude la nota. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: il ruolo della Chiesa a 10 giorni dall’inizio del dialogo governo-Farc

    ◊   L'arcivescovo di Tunja, ex presidente della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Luis Augusto Castro Quiroga, ha affermato che la gerarchia cattolica darà il proprio contributo in tutto ciò che è necessario per assicurare il progresso dei negoziati di pace fra Governo e Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia). Nella nota inviata all'agenzia Fides si riporta che mons. Castro Quiroga, parlando ad una radio locale, ha detto: "il fatto che la Chiesa non abbia un posto al tavolo dei negoziati, non vuol dire che sia fuori, perché gli sforzi di pace hanno avuto e avranno la nostra collaborazione come istituzione religiosa". Secondo quanto riportano i media, i rappresentanti della Chiesa sono stati i collaboratori principali che hanno portato il governo e le Farc all’avvio dei colloqui di pace. Il governo e le Farc apriranno i dialoghi di pace per porre fine a mezzo secolo di conflitto armato, il 15 ottobre a Oslo, in Norvegia. Questo dialogo continuerà poi a Cuba, alla presenza di Cile e Venezuela. (L.F.)

    inizio pagina

    Nicaragua. Sciopero dei taxi: appello della Chiesa al dialogo

    ◊   L'arcidiocesi di Managua informa che l'autorità ecclesiastica, dopo aver incontrato i dirigenti del sindacato dei tassisti della capitale che avevano chiesto l’intervento della Chiesa, ha rivolto un appello alle autorità del governo per aprire un dialogo che risponda alle loro richieste. Nella nota pervenuta all’agenzia Fides si legge: "L’arcivescovo mons. Leopoldo José Brenes e il suo vescovo Ausiliare, mons. Silvio José Baez, informati della situazione, lanciano un appello alle istituzioni competenti perché facciano tutto il possibile per dare una soluzione completa a questi problemi attraverso il dialogo e il negoziato, che tenga conto della complessa realtà del settore; sempre nel tentativo di coniugare il diritto al lavoro, le questioni economiche, l'ordinamento giuridico, la sicurezza dei cittadini e l'armonia sociale della comunità". L'appello della Chiesa viene dopo le proteste dei tassisti di Managua, alcune delle quali sono degenerate in scontri violenti con la polizia, che hanno causato una decina di feriti gravi fra tassisti e poliziotti, e 40 arresti. Le richieste dei tassisti hanno come punto centrale il sussidio per la benzina, che è aumentata in modo considerevole (5 dollari il gallone), e un intervento delle autorità per regolare il servizio dei "mototaxi", moto attrezzate per poter trasportare fino a 2 passeggeri che concorrono con i taxi in una capitale dove il servizio di trasporto pubblico quasi non esiste. Il numero dei taxi è così alto che la manifestazione dei tassisti è riuscita a paralizzare parte della capitale, proprio mentre il Paese si prepara alle elezioni comunali. (R.P.)

    inizio pagina

    Cuba: il cardinale Ortega celebra l'invio missionario di 800 catechisti

    ◊   Circa 800 catechisti dell’arcidiocesi di La Habana sono stati inviati in missione dal cardinale Jaime Ortega in una celebrazione eucaristica che ha radunato, nella cattedrale, tutta la comunità ecclesiale all’insegna della nuova evangelizzazione e dell’Anno della Fede che Benedetto XVI inaugurerà l’11 ottobre prossimo. Il motto di questa celebrazione per l’Invio Missionario è stato: “Catechisti, testimoni della fede, annunciatori della Buona Novella. Nelle parole del cardinale Ortega l’intenzione del Santo Padre di celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II e il ventesimo della pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica con un Anno dedicato alla fede. “Questo anno della Fede - ha affermato l’arcivescovo de La Habana - avrà come centro questo catechismo che il Papa vuole sia studiato e diffuso in tutte le comunità cristiane perché qui – ha puntualizzato - è contenuto tutto quello che è la nostra fede, le sue implicazioni, le sue ricchezze e i suoi obblighi o mandati che ci portano anche ad una vita diversa di impegno con Dio, con i fratelli, con la Chiesa e con il mondo. Sono 211 i centri catechetici attivi nella capitale cubana che tra religiosi e laici di tutte le età e provenienze offrono l’esperienza personale dei fedeli. “Noi dobbiamo dire di più con la nostra vita - ha precisato il cardinale Ortega -, ed è importantissimo che ci sia la testimonianza personale perché da essa dipende tutta la catechesi”. (A cura di Alina Tufani)

    inizio pagina

    La diocesi di Hong Kong prega per le vittime della collisione tra le due navi

    ◊   Una nave con 130 passeggeri, tutti impiegati della compagnia di elettricità di Hong Kong accompagnati dai loro parenti, si dirigeva il primo ottobre scorso verso l’isola di Lamma per assistere allo spettacolo di fuochi artificiali in occasione della festa nazionale della Cina popolare, quando, intorno alle ore 20,30 vicino ad Hong Kong, si è scontrata con un ferry di servizio che trasportava passeggeri da Lamma a Kowloon. Sono morte 38 persone, i feriti sono un centinaio. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), la diocesi ha messo subito a disposizione tutte le sue risorse, umane e spirituali, per il disastro. Oltre ad aver partecipato al lutto cittadino del 4 ottobre con una Messa di suffragio celebrata in tutte le 50 parrocchie, la diocesi ha anche invitato a pregare per le vittime e la pronta guarigione dei feriti durante le Messe di domenica prossima, 7 ottobre. La Caritas ha inoltre aperto due “linee verdi”, attive 24 ore su 24, per offrire sostegno morale e psicologico ai cittadini, soprattutto ai parenti delle vittime e dei feriti. (L.F.)

    inizio pagina

    India: inaugurata la più alta statua di Gesù nel Paese

    ◊   È di 10 metri la più alta statua di Gesù mai realizzata in India, e per ammirarla basta andare a Trivandrum (Kerala). Il monumento scalza così dalla vetta della classifica un'analoga statua di Bangalore (Karnataka), di "appena" 9 metri. Raffigurato con le braccia allargate, il Cristo si trova in cima al portico del Mar Baselios College of Engineeering and Technology, importante università cristiana siro-malankarese della città. Moran Mor Baselios Cleemis Thottunkal, arcivescovo maggiore della comunità, ha presieduto la cerimonia di inaugurazione, il primo ottobre scorso. Premachandran, lo scultore, ha realizzato l'opera con un composto di fibre, cera e resina, ricoperto poi di marmo bianco. Gli occhi della statua brillano al buio, grazie a una speciale colorazione a base di radio (elemento chimico luminescente). Il peso è di tre tonnellate. Per ultimare la realizzazione nell'ultimo mese ben 35 persone vi hanno lavorato. Costata 1,5 milioni di rupie (circa 22.300 euro), la statua - che pesa tre tonnellate - è stata offerta in memoria di Midhun Markose, ex alunno del college morto in un incidente stradale, su richiesta dei genitori. (R.P.)

    inizio pagina

    Vietnam: timori per la diffusione della malaria tra i migranti

    ◊   Si è appena conclusa ad Hanoi l’assemblea annuale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità nel corso della quale è emersa la mancanza di fondi per monitorare i migranti nel Paese, dove rischia di aggravarsi il dilagare della malaria resistente ai farmaci ed è necessario stabilire programmi speciali. La resistenza - riferisce l'agenzia Fides - può diffondersi a causa della migrazione attraverso le frontiere e all’interno del Vietnam. Grazie alla terapia antimalarica combinata a base di artemisina (Act), tra il 2000 e il 2011 i casi di morte registrati per malaria sono diminuiti da 148 a 14, e quelli confermati da 74 mila a 16.500. Tuttavia le popolazioni migranti devono essere tenute sotto controllo per evitare il riemergere della patologia e l’insorgere di nuovi casi di resistenza. Secondo gli esperti, con gli spostamenti incontrollati dei lavoratori stagionali, in particolare quelli nelle foreste, è difficile stabilire contatti e controllare la malaria. La maggior parte delle attività forestali del Vietnam si concentrano nelle Central Highlands, dove i migranti, provenienti prevalentemente dal Delta del Mekong, si guadagnano da vivere con la lavorazione del legno. Sulla base dei dati forniti al governo dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, i migranti costituiscono circa il 25% della popolazione delle maggiori città del Paese. Le zanzariere vengono distribuite solo alle famiglie che si registrano presso le autorità. Per combattere la malattia, i proprietari delle aziende agricole distribuiscono zanzariere trattate con insetticidi ai lavoratori migranti che lavorano presso di loro. Altrettanto importante è sottoporre i lavoratori delle zone boschive a test, fornire loro farmaci e zanzariere, formare operatori sanitari per le diagnosi e il trattamento della malaria. Nel 2008 le zone boschive coprivano circa il 39% del Paese, circa 13 milioni di ettari. Da una ricerca pubblicata ad aprile del 2012, su 3200 pazienti che vivono al confine nordoccidentale con la Thailandia, vicino al Myanmar, dal 2001 al 2010 è emerso un costante aumento di resistenza ai farmaci da 0.6% al 20%. (R.P.)

    inizio pagina

    Studenti in piazza contro i tagli alla scuola: scontri e feriti

    ◊   Giornata di scontri e tensione in molte città italiane per le proteste degli studenti contro la crisi e i tagli alla scuola. Roma, Milano e Torino le città maggiormente coinvolte dai cortei che hanno mandato in tilt il traffico cittadino. Manifestazioni e cortei anche a Bologna, Napoli e Palermo. Purtroppo non sono mancati gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine con un numero imprecisato di feriti, tra ragazzi e poliziotti. Particolarmente grave il bilancio a Torino, con 32 tra feriti e contusi. Nel capoluogo piemontese, i giovani manifestanti hanno bruciato immagini del premier Mario Monti e dei ministri Fornero e Profumo. Anche nella capitale non sono mancati gli scontri con la polizia. Almeno 4 gli agenti delle Forze dell’ordine feriti, mentre alcuni studenti hanno denunciato di essere stati trascinati per terra, picchiati e minacciati con un manganello da alcuni poliziotti. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 279

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.