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Sommario del 18/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Angelus. Benedetto XVI: guerre e calamità sconvolgono il mondo, Cristo è il "punto fermo"
  • Il Papa al Patriarca Tawandros II che inizia il suo ministero: i cristiani siano presto uniti
  • L'Apostolato del mare a congresso. Card. Vegliò: molto da fare per tutelare chi lavora in nave
  • Scrivere un pensiero sul "rotolo della fede": mons. Fischella sull'iniziativa dell'Opera Romana
  • Vaticano. In mostra "I tesori dell'Azerbaigian". Intervista con l'ambasciatore Amirbayov
  • Oggi in Primo Piano

  • Gaza: missili e raid, oltre 50 morti da mercoledì. Diplomazia al lavoro per la tregua
  • Mali, governo apre al dialogo con i ribelli. La voce di un missionario
  • Distribuita gratis ai cinesi in Italia prima versione bilingue del Nuovo Testamento
  • Giornata Onu di ricordo per le vittime della strada
  • Un film di animazione racconta ai ragazzi la vita di don Puglisi
  • Al via "Inedita", quattro concerti di musica sacra del '600 romano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tibet: giovane mamma si dà fuoco, 75.ma immolazione dal 2009
  • Forti interrogativi dei religiosi spagnoli sulla gestione della crisi economica
  • Anno della Fede: da Macao l’invito a rinnovare la fede
  • Ecuador. Il progetto della “Carta de niñas” per tutelare i diritti delle bambine
  • India: grazie all'impegno delle Suore della Croce, acqua potabile per 250 famiglie
  • Herbert Haenel: la politica europea ha bisogno dei valori cristiani
  • Trasmettere la fede: il 23 novembre incontro su web con mons. Celli e il Celam
  • Crisi in Medio Oriente. L'Unitalsi conferma il pellegrinaggio in Terra Santa
  • Convegno di Scienza&Vita sugli embrioni crioconservati
  • La Chiesa in Punjab per immagini: mostra fotografica sull’arcidiocesi di Lahore
  • L'Istat fotografa il no profit. Coinvolti anche gli enti ecclesiastici
  • I "100 presepi" in mostra nelle Sale del Bramante
  • Il Papa e la Santa Sede



    Angelus. Benedetto XVI: guerre e calamità sconvolgono il mondo, Cristo è il "punto fermo"

    ◊   È Cristo il “fondamento stabile” nel mondo in un mondo reso instabile da violenze e calamità. È l’insegnamento che Benedetto XVI ha proposto all’Angelus di questa mattina, dalla finestra del suo studio su Piazza San Pietro. Il Papa ha riflettuto sul Vangelo della liturgia odierna, nel quale Cristo parla agli Apostoli della sua seconda venuta alla fine dei tempi. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Sole che si oscura, luna senza più riflessi, stelle che cadono dal cielo e le potenze del cosmo che vengono “sconvolte”. È la fine del mondo, secondo le immagini del Vangelo. Gesù la evoca davanti agli Apostoli, attingendo a sua volta alle antiche pagine della Bibbia. Ma completa, anzi "relativizza" quelle stesse immagini – ha spiegato all’Angelus il Papa – con un’altra più potente visione, la “venuta del Figlio dell’Uomo sulle nubi”:

    “Il ‘Figlio dell’uomo’ è Gesù stesso, che collega il presente con il futuro; le antiche parole dei profeti hanno trovato finalmente un centro nella persona del Messia nazareno: è Lui il vero avvenimento che, in mezzo agli sconvolgimenti del mondo, rimane il punto fermo e stabile”.

    Lo scenario che Cristo tratteggia non è quindi allo scopo di indurre inquietudine, ma per infondere una precisa certezza. Ed è fondato – afferma Benedetto XVI – sulla consapevolezza che “tutto passa” ma che “la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento”, l’unica cosa che davvero conterà alla fine dei tempi:

    “Gesù non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un ‘veggente’. Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni, e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale, e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna”.

    Tutti gli elementi del cosmo, ha ribadito il Papa, “obbediscono alla Parola di Dio” ed è quindi su Gesù, Parola di Dio fatta carne, che l’uomo è chiamato a riporre la sua fiducia, senza paura:

    “Cari amici, anche nei nostri tempi non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi”.

    Al termine dell’Angelus e ai saluti nelle altre lingue rivolti alla folla radunata sotto la sua finestra, Benedetto XVI ha ricordato la Beatificazione avvenuta ieri a Pergamino, in Argentina, della religiosa María Crescencia Pérez. “Vissuta nella prima parte del secolo scorso – ha detto – è modello di dolcezza evangelica animata dalla fede. Lodiamo il Signore per la sua testimonianza”. Infine, un pensiero ai volontari del Banco Alimentare: “Incoraggio ogni iniziativa – ha concluso – che educhi alla condivisione, come risposta alle difficoltà di tante famiglie”.

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    Il Papa al Patriarca Tawandros II che inizia il suo ministero: i cristiani siano presto uniti

    ◊   Un ministero per il quale si profilano “grandi sfide” e che Benedetto XVI accompagna con la sua preghiera, perché porti frutti in campo pastorale ed ecumenico. È la sostanza con cui il Papa si rivolge in un Messaggio al nuovo Patriarca copto ortodosso, Tawandros II, che oggi ha ufficialmente iniziato la sua missione. Il Papa ha inviato il proprio saluto attraverso il cardinale Kurt Koch, presidente del dicastero per l’Unità dei Cristiani, presente oggi nella cattedrale di S. Marco al Cairo, dove si è svolta la cerimonia di intronizzazione del nuovo Patriarca. “Possa l'Onnipotente – scrive Benedetto XVI – concedere a Vostra Santità abbondanti doni spirituali per rafforzarvi nel vostro nuovo ministero, alla guida del clero e dei laici lungo i sentieri della santità, per il bene del vostro popolo e per la pace e l'armonia di tutta la società”.

    Dopo aver rivolto un pensiero al predecessore, Shenouda III, la cui “preoccupazione per il miglioramento delle relazioni con le altre Chiese cristiane rafforza – auspica il Papa – la nostra speranza che un giorno tutti i seguaci di Cristo si troveranno uniti nell’amore e nella riconciliazione” desiderata da Cristo, Benedetto XVI afferma nel Messaggio di voler pregare affinché le relazioni tra Chiesa cattolica e Chiesa copta ortodossa continuino a svilupparsi con maggiore vicinanza. “Non solo – sottolinea il Pontefice – in un fraterno spirito di collaborazione, ma anche attraverso l’approfondimento del dialogo teologico, che ci permetterà – afferma ancora – di crescere nella comunione e di testimoniare davanti al mondo la verità salvifica del Vangelo”.

    Benedetto XVI conclude il Messaggio esprimendo “stima e affetto fraterni” per Sua Santità Tawandros II e implorando la benedizione del cielo, “consapevole delle grandi sfide che accompagnano il ministero spirituale e pastorale che Sua Santità sta per intraprendere”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    L'Apostolato del mare a congresso. Card. Vegliò: molto da fare per tutelare chi lavora in nave

    ◊   “La nuova evangelizzazione nel mondo marittimo” è il tema del 23.mo Congresso mondiale dell’Apostolato del Mare, in programma in Vaticano, nell’Aula del Sinodo, da domani fino al 23 novembre. Obiettivo principale dell’incontro, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, è individuare nuovi modi per comunicare il Vangelo nel mondo del mare e quindi nell’ambiente dei marittimi, dei pescatori, e delle rispettive famiglie. Fabio Colagrande ne ha parlato con il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero che organizza il Congresso:

    R. - Negli ultimi anni, si sono registrati profondi cambiamenti nel mondo marittimo che hanno condizionato anche la vita spirituale di quanti vi lavorano e delle loro famiglie. Per rilanciare la nuova evangelizzazione, attingeremo innanzitutto dai risultati del 13.mo Sinodo dei Vescovi da poco conclusosi, e al quale io stesso ho partecipato, potendo così toccare con mano la necessità di rinvigorire le forze, tornare alla fonte della nostra fede, per proporre il mistero cristiano con efficacia e rispondere alle esigenze del nostro tempo. Questo Congresso dell'Apostolato del Mare si svolge nell'Anno della Fede appena inaugurato, e questo ci spinge ad impegnarci ancor più per cercare “risposte pastorali adeguate ai problemi della gente di mare” e portare la Buona Novella nei porti e a bordo di tutte le navi che ancorano nei diversi scali del mondo, proprio come ci aveva invitato a fare il Santo Padre nell'Udienza concessa nel febbraio scorso ai Coordinatori regionali dell'Apostolato del mare. Si dovrà, inoltre, tener conto che, nonostante il maggior numero di marittimi provenga ancora dalle Filippine, la nuova realtà è rappresentata dai circa 200 mila marittimi originari della Russia e dell'Ucraina che, da sola, ne fornisce oltre 80 mila. Tale situazione ci impone di prestare particolare attenzione a questo grande numero di lavoratori del mare, appartenenti ai riti orientali della Chiesa cattolica e ai cristiani ortodossi o di altra denominazione. Naturalmente, non dobbiamo dimenticare l’assistenza ai marittimi che fanno scalo anche nei porti dei Paesi musulmani.

    D. - Quali sono gli aspetti più critici che oggi minacciano la vita della gente di mare?

    R. - Oggi, anche la gente di mare subisce le pressioni di un mondo globalizzato, fortemente toccato della crisi economica mondiale. Fra gli aspetti più critici con i quali essi devono confrontarsi, vi sono le difficoltà a sbarcare nei porti a motivo delle soste sempre più brevi e dell'ubicazione dei nuovi porti lontano dalle città. Le necessarie leggi antiterrorismo rischiano di obbligare i marittimi a rimanere a bordo concedendo permessi di sbarco sempre più limitati e a volte assenti. La nave, inoltre, può essere un luogo d’isolamento e solitudine, in quanto è stato ridotto il numero dei componenti degli equipaggi e le diverse nazionalità e lingue non agevolano le relazioni. I lunghi mesi in mare fanno sentire molto ai marittimi la lontananza dalla famiglia, dagli affetti, dagli amici e dalla loro comunità ecclesiale. Questo è in assoluto il maggior peso che essi avvertono. Un problema relativamente nuovo è quello della criminalizzazione dei marittimi. Il comandante ed il suo equipaggio, a causa di una ormai antica legislazione internazionale della navigazione, sono considerati spesso gli unici responsabili anche di fronte a facili scelte economiche dell’armatore. Sono sempre più frequenti gli episodi di abbandono delle navi con interi equipaggi a bordo. Spesso, infatti, di fronte alle richieste di creditori o della Guardia Costiera di riparare una nave per renderla sicura l'armatore, per non affrontare le forti spese, preferisce abbandonarla assieme all’equipaggio, che viene a trovarsi in porti stranieri senza cibo e senza risorse. In questo momento, a titolo di esempio, vorrei segnalare la nave da carico italiana “Gina Iuliano”, che dal 5 giugno scorso è stata bloccata nel porto indiano di Vizag dai creditori della compagnia armatrice fallita. Con orgoglio posso dire che i Centri dell'Apostolato del Mare (Am), disseminati nei porti di tutto il mondo e denominati “Stella Maris”, accolgono i marittimi nei porti, e particolarmente questi più bisognosi, fornendo ogni cosa necessaria: dal cibo all’acqua per bere e lavarsi, ma anche dando il contatto con i sindacati a terra o la possibilità di chiamare casa. I centri dell'Am sono chiamati, dai marittimi, la loro “casa lontano da casa”, e oltre alle cose materiali forniscono davvero un ambiente familiare e tutto il supporto anche psicologico e religioso nel rispetto di tutti e senza fare differenza tra le persone.

    D. - Quali miglioramenti concreti porterà la nuova Convenzione IL0 (International Labour Organization) sul lavoro marittimo, in vigore dal prossimo agosto?

    R. - La Convenzione sul Lavoro Marittimo (o Mlc 2006) è uno strumento legislativo internazionale, volto a migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei marittimi del mondo. La Mlc 2006, finalmente ratificata da oltre 30 Stati che rappresentano il 60% del trasporto marittimo mondiale, entrerà in vigore il 20 agosto 2013. Sarà un vero e proprio codice internazionale sul benessere nel lavoro marittimo. La Convenzione tratta di temi ormai ovvi ai molti ma non a tutti, come stabilire l'età minima dei marittimi, i limiti delle ore di lavoro e le necessarie ore di riposo, il controllo medico costante insieme all’attenzione per una alimentazione sempre più “multietnica” o garantire un minimo di assistenza sociale e sanitaria. Questa convenzione include specifiche disposizioni atte a "garantire che i marittimi in servizio a bordo di una nave abbiano accesso a strutture e servizi a terra per salvaguardare il loro stato di salute e benessere". Ciò è importante perché sottolinea come non sia solo l’armatore a dover provvedere a un “ambiente lavorativo sereno e giusto”, ma anche i porti devono offrire quelle “strutture di welfare” necessarie a garantire i servizi sociali, della salute, dello sport, oltre che di comunicazione con casa e di attenzione alla persona. Si tratta di servizi che i Centri Stella Maris svolgono da oltre 100 anni in modo volontario ma che, presto, le autorità portuali - secondo la Convenzione (art. 4.4.) - dovranno sostenere e mettere a punto insieme alle nostre organizzazioni sparse nei porti di tutto il mondo. Lo strumento giuridico della Convenzione internazionale della Mlc avrà valore di legge per tutti gli Stati che appartengono all’Ilo (l'Organizzazione Internazionale del Lavoro - ndr) e che rasentano la totalità dei Paesi che trasportano merci e passeggeri nel mondo intero. Sarà necessaria la collaborazione anche dell’Apostolato del Mare per vigilare affinché questo prezioso strumento venga applicato secondo lo spirito del legislatore per non lasciare più gli equipaggi abbandonati a se stessi e chiedendo - come dice la Convenzione - maggiore rigore agli armatori che, sino ad oggi, hanno voluto risparmiare sull’elemento umano. La Convenzione stabilisce tre livelli di responsabilità: dello Stato di bandiera (ossia della legislazione vigente a bordo della nave), dello Stato di approdo e del fornitore di manodopera. Le certificazioni sul lavoro marittimo e gli attestati di conformità previsti dalla Mlc verranno continuamente verificati in particolare dalla Guardia Costiera dei porti, per accertare che siano rispettate tutte le condizioni che garantiscano ai lavoratori del mare un “lavoro veramente dignitoso”.

    D. - Come dicastero vaticano, auspicate anche che sia presto operativa la Convenzione sul lavoro dei pescatori. Perché è così importante?

    R. - Vorrei innanzitutto dire che nel settore della pesca, pur non essendoci statistiche precise, si stima vi lavorino circa 36 milioni di pescatori, di cui ca. 15 milioni impiegati a bordo di pescherecci. Ogni anno, sono soggetti a infortuni il 10% dei pescatori in generale e il 15% di quelli su imbarcazioni per la pesca a strascico. Diverse organizzazioni internazionali considerano il lavoro nella pesca tra i più pericolosi al mondo, infatti la pesca è al vertice o quasi delle statistiche di mortalità. Durante il nostro Congresso, affronteremo l'argomento pescatori proprio nel giorno in cui ricorre “la Giornata della Pesca”, che si celebra nel mondo il 21 novembre. In alcuni Paesi, i pescatori e i marittimi sono governati dalle stesse leggi e regolamenti. In altri Paesi non è così. L’equivalente convenzione della Mlc 2006 per i marittimi è la Convenzione n. 188 sul Lavoro e il benessere nel settore della Pesca. Purtroppo, non siamo ancora giunti alle ratifiche necessarie affinché diventi operativa. La Convenzione richiede diversi diritti, come la possibilità di cure a terra per i pescatori ammalati o infortunati e intervalli di riposo per garantire salute e sicurezza sul lavoro. Prevede, tra l’altro, che grandi navi da pesca impegnate in lunghi viaggi possano essere soggette a ispezioni nei porti d’attracco all’estero, per assicurare che i pescatori a bordo non lavorino in condizioni nocive per la salute o pericolose per la sicurezza. I controlli sul naviglio consentirebbero di eliminare le barche inadatte a garantire la dignità del lavoro e le condizioni di vita sufficienti per i pescatori. Un'attenzione particolare è rivolta anche ai giovani, con leggi sull'età minima per il lavoro in mare, per proteggerli dai pericoli e tutelare la scolarizzazione. Il nostro Pontificio Consiglio auspica che tale Convenzione divenga quanto prima operativa.

    D. - Tra i temi emergenti al Congresso ci sarà anche quello della pirateria marittima. Cosa può fare la pastorale in questo campo?

    R. - La pirateria marittima, tristemente d'attualità, è un fenomeno crescente nelle acque del globo, che colpisce maggiormente nelle aree dell’Oceano Indiano e in quelle adiacenti il Corno d’Africa. Nel 2010, i marinai rapiti sono stati 1.181 e le navi sequestrate 53, delle quali ben 49 nelle acque al largo della Somalia. A tutt'oggi, sono trattenute dai pirati somali oltre una decina di navi e circa 200 membri di equipaggi di varie nazionalità. Complessivamente, si stima in miliardi e miliardi di dollari il danno che gli attacchi della pirateria fanno al sistema economico correlato con il trasporto delle merci via mare, la pesca e il libero utilizzo delle acque internazionali. Naturalmente, ciò che maggiormente preoccupa l'Apostolato del Mare è la vita dei marittimi e delle loro famiglie, messe a rischio dai pirati e provate da tensione e paura che perdurano anche a lungo termine. Si nota soprattutto un incremento della violenza nella gestione degli ostaggi, si prolungano i tempi di detenzione e la capacità dei sequestratori di resistere nella gestione complessiva delle trattative. Mentre nel 2009, si calcolava che sia gli ostaggi, che le navi sequestrate e i carichi rimanessero nelle mani dei pirati per una media di 45 giorni, oggi si è passati a circa 180 giorni di detenzione, con la prospettiva di un ulteriore aumento e della recrudescenza di violenze e abusi sull'equipaggio sequestrato. È necessario anzitutto che i marittimi, prima di attraversare quelle acque tanto pericolose, siano sufficientemente avvisati su quanto potrà accadere, sulle procedure messe in atto per tutelare loro e le loro famiglie. Mancano supporti di comunicazione e di vicinanza a quanti, a casa, attendono incerti il ritorno dei loro cari sequestrati. Non si pensa al supporto psicologico e morale lasciando troppo all’oscuro, per ragioni di sicurezza, i familiari sulla sorte degli equipaggi. Mancano garanzie di riconoscimento di malattia professionale per quanti, scioccati da tali episodi, volessero interrompere la propria attività sulle navi perdendo il lavoro e la professionalità maturata in anni di studi e navigazione. Il semplice ricorso alle armi per difendere con maggiore decisione le navi e gli equipaggi, di fronte a pirati senza scrupoli che non hanno nulla da perdere, non può essere una risposta esaustiva al tema della pirateria. In territori come la Somalia, dove la gente muore di fame e di sete, un dialogo possibile e certamente risolutivo potrebbe partire dagli Stati ricchi del mondo affinché si impegnino a sconfiggere la carestia restituendo una chance di vita alla popolazione e mostrando altre vie di sopravvivenza oltre a quella criminale della pirateria. Durante il nostro Congresso, un avvocato marittimo descriverà la sua lunga esperienza nel condurre negoziati con i pirati somali, che si sono risolti con il rilascio di decine di navi e dei loro equipaggi. Sarà importante anche la testimonianza del comandante della nave Savina Caylin, Giuseppe Lubrano, che per mesi ha subito il sequestro dei pirati, anche perché dirà qual è stato il ruolo della fede nel dargli forza fino al felice ritorno in libertà di tutti i membri del suo equipaggio.

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    Scrivere un pensiero sul "rotolo della fede": mons. Fischella sull'iniziativa dell'Opera Romana

    ◊   Un rotolo di almeno 50 metri su cui i pellegrini che arrivano a Roma potranno scrivere che cosa è la fede per loro: è il “Faith Scroll”, inaugurato nei giorni scorsi presso gli uffici dell’Opera Romana Pellegrinaggi di fronte a San Pietro. Sul “Faith Scroll”, ovvero sul “rotolo della fede”, è anche possibile lasciare un’intenzione di preghiera personale per la quale si pregherà durante una Messa nella Basilica Vaticana. Tra i primi a lasciare il messaggio sul rotolo è stato mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione: “Davanti alle tante domande che albergano nel cuore di ogni persona sul senso della propria vita - ha scritto il presule - la fede si presenta come la risposta ultima e definitiva perché ti fa incontrare il volto di Gesù Cristo, il figlio di Dio”. Sull’iniziativa, Xavier Sartre ha intervistato lo stesso mons. Rino Fisichella:

    R. – E’ un’iniziativa che diventa ancora di più un’espressione di comunicazione dell’esperienza di fede, esperienza di fede plurima, perché è un’esperienza di annuncio, è un’esperienza di preghiera, è un’esperienza di testimonianza e in questo momento diventa anche un’esperienza di comunicazione. Qui, i pellegrini possono scrivere ciò che hanno vissuto proprio in quanto pellegrini sulla Tomba di Pietro. Qui, possono scrivere le loro intenzioni di preghiera, come espressione di partecipazione ad una fede più grande, che è la fede della Chiesa sparsa per il mondo, ma qui si può fare anche esperienza, direi, da un piccolo strumento come questo, della cattolicità della Chiesa. Qui scriveranno fedeli e credenti in tutte le lingue: dal cinese, all’australiano, al portoghese, all’italiano, tutte le lingue che noi possiamo conoscere nell’ambito del nostro piccolo mondo. E la pluralità delle lingue diventa anche espressione dell’unica lingua che ci accomuna, che è quella della nostra fede.

    D. – Che ne sarà di questo rotolo poi?

    R. – Speriamo che questo rotolo possa diventare anche uno strumento per esprimere la ricchezza di tanta preghiera e di tanta esperienza di fede fatta qui a Roma. Quindi, potrebbe diventare, per le espressioni più significative, una pubblicazione e potrebbe essere messa su Internet. Intanto, diamo l’avvio e poi vedremo cosa ci porterà l’esperienza.

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    Vaticano. In mostra "I tesori dell'Azerbaigian". Intervista con l'ambasciatore Amirbayov

    ◊   Promuovere il dialogo e il confronto tra culture, tradizioni e religioni differenti: è questo l’obiettivo della mostra “Tra le trame della storia. I tesori dell’Azerbaigian”, che si è aperta recentemente nel Braccio di Carlo Magno, in Piazza San Pietro. Organizzata dalla Fondazione Heydar Aliyev, in collaborazione con l’Ambasciata dell’Azerbaigian presso la Santa Sede e il Pontificio Consiglio della Cultura, la mostra vuol essere una nuova occasione per ribadire l’importanza dell’amicizia tra Azerbaigian e Santa Sede, i cui rapporti diplomatici sono iniziati ufficialmente proprio 20 anni fa. Federico Piana ne ha parlato con l’ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian presso la Santa Sede, Elchin Amirbayov:

    R. – You know that on 23rd May 1992, the relations…
    Come lei sa, le relazioni diplomatiche tra i nostri due Stati sono state stabilite il 23 maggio 1992, e le posso dire che in questi venti anni i rapporti sono stati costruiti sul rispetto vicendevole, sull’amicizia e su interessi comuni. Ovviamente, devo dirle che per l’Azerbaigian è molto importante sviluppare relazioni con tutti i Paesi del mondo, ma per noi la Santa Sede rappresenta un caso particolare. La ragione è che l’Azerbaigian è un Paese molto vario: vario nella sua composizione etnica, religiosa, per il suo retroscena linguistico… Noi nutriamo un profondo rispetto per tutte le religioni del mondo e naturalmente la Santa Sede è la sede della religione cattolica. Per questo, è molto importante per l’Azerbaigian coltivare rapporti ad alto livello con questo Stato.

    D. – In un Paese multiculturale e tollerante come l’Azerbaigian – uno Stato musulmano sciita – che ruolo giocano le minoranze religiose, soprattutto quella cristiana, per lo sviluppo del Paese?

    R. – First of all, I have to clarify again that although…
    Prima di tutto, devo chiarire ancora una volta che, nonostante la maggioranza della popolazione dell’Azerbaigian siano sciiti musulmani, noi siamo uno Stato laico. Questo significa che per la nostra Costituzione la religione è separata dallo Stato. E dato che la Costituzione è la legge fondamentale dell’Azerbaigian, ogni cittadino del nostro Paese usufruisce degli stessi diritti, compreso il diritto alla libertà di religione. Ogni cittadino gode di uguali diritti. E’ molto importante sottolineare il contributo di tutti i cittadini dell’Azerbaigian al suo sviluppo.

    D. – Qual è la situazione della comunità cattolica in Azerbaigian? Che rapporti ci sono con la comunità musulmana sciita?

    R. – First of all I have to tell you that the Catholic community…
    Devo dirle che la comunità cattolica in Azerbaigian non è molto grande: parliamo di 200-300 persone. Ma allo stesso tempo, come ho detto, a prescindere dalle dimensioni della comunità, nel nostro Paese ogni comunità usufruisce – da parte della legge – della stessa tutela. I rapporti tra i gruppi religiosi minoritari e maggioritari sono molto sereni e penso che possano servire da modello per altri Paesi. Il capo della nostra comunità religiosa, lo sceicco ul-Islam, incontra regolarmente i capi delle altre comunità religiose che risiedono nel Paese. Insieme condividono le diverse festività religiose, nel rispetto delle loro origini religiose. Per me, è molto importante ricordare che l’anno scorso, nel 2011, il nostro ministro degli Esteri ha svolto una visita ufficiale in Vaticano nel corso della quale ha incontrato la sua controparte della Santa Sede, l’arcivescovo Mamberti; in quell’occasione, i due rappresentanti hanno firmato un accordo sullo stato legale della comunità cattolica in Azerbaigian. Credo che questo documento possa ulteriormente rafforzare il carattere cordiale dei rapporti tra i nostri due Paesi. Penso anche che questo accordo rappresenti l’espressione giuridica di consuetudini che già sono praticate nel nostro Paese. Un altro fatto che può essere interessante conoscere è che, nonostante il fatto che la comunità cattolica comprenda solo 200-300 persone, nel 2008 il segretario di Stato della Santa Sede, il cardinale Bertone, ha visitato l’Azerbaigian per inaugurare la chiesa cattolica di Baku, che era appena stata edificata. L’idea di costruire questa nuova chiesa cattolica per una piccola comunità era nata nel corso dell’incontro tra il Santo Padre Giovanni Paolo II e il precedente presidente dell’Azerbaigian, Heydar Aliyev.

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    Oggi in Primo Piano



    Gaza: missili e raid, oltre 50 morti da mercoledì. Diplomazia al lavoro per la tregua

    ◊   “Pronti ad estendere l’offensiva su Gaza”. Lo ha detto il premier Israeliano, Netanyahu, mentre proseguono i raid sulla Striscia, che da stanotte hanno provocato almeno quattro morti, tra cui tre bambini. Sale così ad oltre 50 il numero delle vittime tra i palestinesi dall’inizio delle ostilità. E stamattina è ripreso il anche lancio di razzi verso il territorio israeliano: il sistema di difesa ne ha intercettati due diretti a Tel Aviv. Altri sono caduti verso Ashqelon, provocando un ferito grave. Il servizio di Eugenio Bonanata:

    Cresce il numero dei morti e il timore di un’invasione di terra da parte di Israele. Il bilancio a Gaza si fa sempre più pesante in seguito ai continui raid dell’esercito israeliano che ha impiegato anche gli aerei. Colpiti, stanotte, anche alcuni edifici che accolgono giornalisti locali e internazionali. Israele ha avvertito i cronisti di stare lontano dall’area. Stesso messaggio anche all’indirizzo della popolazione. A diffonderlo le frequenze della radio di Hamas, finite sotto il controllo ebraico. Intanto, i razzi palestinesi sono tornati a cadere in tutto il Neghev. Sirene in allarme e scuole chiuse a ridosso del confine. Nella zona di Ashqelon, centrato un palazzo con ferimento di alcune persone, una in gravi condizioni. Il premier Netanyahu, durante l’odierna seduta del Consiglio ministri, ha minacciato nuove azioni militari. Nasrallah, il leader dei miliziani sciiti libanesi di Hezbollah, ha avvertito che un’offensiva terrestre sarebbe un grave errore da parte di Israele. Un’azione del genere sarebbe “difficile da sostenere”, ha fatto sapere la Gran Bretagna, che ha comunque garantito l’appoggio allo Stato ebraico. La diplomazia internazionale confida nel buon esito dei negoziati tra Israele e Hamas condotti in queste ore dal presidente egiziano, Morsi. Il capo di Stato israeliano, Peres, ha apprezzato lo sforzo dell’Egitto e ha ribadito che il suo Paese vuole la pace. Domani, al Cairo, è atteso il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon.

    La Lega Araba ha annunciato oggi che tra due giorni invierà a Gaza una sua delegazione, in seguito all’invito espresso dal presidente palestinese, Abu Mazen. Intanto, proseguono i colloqui con esponenti di Hamas e rappresentanti dei Paesi dell’area promossi dall’Egitto, che sta lavorando alla mediazione di un cessate-il-fuoco con Israele. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici ed economia internazionale all'Università di Trieste:

    R. – Israele vuole andare a una tregua con l’assicurazione precisa della fine del lancio dei razzi e dei missili, e credo che questo sia un punto nodale sul quale naturalmente si sta muovendo con grande decisione anche il presidente Morsi. Ma ritengo sia difficile da accettare da parte della dirigenza di Hamas e, anche se fosse un tavolo in qualche modo accettato, credo sarebbe ancor più difficile farlo realmente rispettare. Questo è il motivo per il quale immagino che, nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, sarà molto difficile vedere una smobilitazione, se non addirittura evitare l’attacco israeliano.

    D. – Qual è il ruolo degli Stati Uniti?

    R. – Gli Stati Uniti hanno due leve di pressione molto forti, per le quali il loro ruolo è determinante. Verso l’Egitto, che vive anche di aiuti americani – e la cui economia è assolutamente aiutata, oltre che per quanto riguarda l’esercito, dai finanziamenti degli Stati Uniti – e Israele al quale va assicurato un posto ai sui negoziati riservati, se non addirittura segreti, per il nucleare iraniano e per la vicenda sirian. Credo che Obama non abbia dato queste assicurazioni a Israele, considerati anche i rapporti sufficientemente tesi con Netanyahu, e inoltre non stia esercitando fino in fondo le pressioni nei riguardi dell’Egitto. Non bastano le telefonate dalla Thailandia, per risolvere un problema come questo…

    D. – Peraltro, Netanyahu ha detto che l’esercito è pronto a estendere le operazioni su Gaza: quindi, ha rafforzato i toni…

    R. – E’ inutile dire che una parte dell’opinione pubblica israeliana, e anche una parte delle forze armate, guardi con molto timore all’invasione e cercherà di evitarla fino all’ultimo. Anche perché tutti sanno quali possano essere i costi – altissimi – di un’invasione di Gaza. Penso, comunque, che o gli Stati Uniti si faranno fautori e anche promotori di una decisissima azione tra i contendenti, oppure gli sforzi dell’Egitto e della Turchia siano destinati a fallire.

    D. – Intanto, la situazione umanitaria a Gaza si fa sempre più difficile: l’Oms ha lanciato un appello ricordando che mancano soprattutto medicinali…

    R. – Tuttavia, uno spiraglio si è aperto perché comunque anche oggi c’è stato un accordo sul terreno tra i militari e Hamas, per il passaggio di rifornimenti umanitari e medicinali. Onestamente, la cosa migliore sarebbe un atto di coraggio e di buon senso e una trattativa diretta tra i contendenti. Ho la sensazione che con le elezioni in Israele, a gennaio, questo possa difficilmente accadere. Comunque, il passaggio dei rifornimenti e dei medicinali lascia ancora un qualche margine di sia pur piccola speranza sul fatto che non si arrivi direttamente al conflitto.

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    Mali, governo apre al dialogo con i ribelli. La voce di un missionario

    ◊   Dialogo "inevitabile" con i ribelli islamici e i tuareg che occupano in armi il nord del Mali. Così il premier del Paese africano, Modibo, ha definito la necessità del confronto con le forze musulmane di ansar Dine e quelle del Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (Mnla), che stanno alimentando un sanguinoso scontro con l'esercito regolare. Intanto, si chiude oggi pomeriggio, presso la Chiesa del Gesù a Roma, una mostra fotografica dal titolo “Spezziamo le catene”, realizzata dalla rivista “Africa” dei Padri Bianchi. La mostra nasce nel ricordo della campagna antischiavista promossa 125 anni fa dal fondatore dell’ordine dei Missionari d’Africa, il cardinale Charles Lavigerie e intende sottolineare il perdurare di forme di schiavitù, anche nel XXI secolo, pur se in forme diverse rispetto al passato. Ma come si attua l’azione dei Padri Bianchi e delle Suore Bianche nei Paesi in cui essi sono presenti? Lucas Duran ha raccolto la testimonianza di padre Alberto Rovelli, per anni missionario a Gao, nel nord del Mali, che racconta come erano i rapporti dei religiosi con la popolazione, in larga parte musulmana, prima che la situazione degenerasse:

    R. – Bellissimi, perché c’era davvero la ricerca di approfondimento, in fondo anche da parte loro, della fede. Ricordo – eravamo nel 1998 – iniziava già a manifestarsi l'ala intransigente dell’islam e un maliano viene a rammaricarsi con noi, dicendo: “Ma quelli, non ci salutano nemmeno, ci umiliano, ci dicono che noi non siamo nemmeno credenti … Noi ce la intendiamo bene con voi Padri, perché ci rispettate”.

    D. – Che effetto le fa vedere la situazione odierna, in particolare nel nord del Mali?

    R. – Da un lato, mi fa tristezza perché quel dialogo che c’era, quella convivenza e anche la collaborazione per far fronte alle difficoltà della vita, sono ora tutto sospese. Tutto è distrutto... E' distrutto il dispensario, che forniva 5-6 mila consultazioni l’anno. Con la Caritas, poi, avevamo avviato progetti di sviluppo per le oasi nel deserto… Ora tutto è fermo, tutto è bloccato, finito, anzi proprio distrutto, addirittura.

    D. – Tra l’altro, voi stessi Padri Bianchi siete dovuti andar via dalle zone nelle quali eravate. Ha avuto modo, anche in questo ultimo periodo, di avere contatti con gli abitanti con cui avevate rapporti di conoscenza?

    R. – Via telefono, sì.

    D. – Che hanno detto?

    R. – Sperano che si possa tornare al più presto. Uno ha detto: “Venite presto, noi vi conosciamo, con voi possiamo vivere perché ci rispettate. Questa gente qui, invece, arriva, ci tratta come se fossimo pagani, gente che non crede a niente… Ci offrono denaro e se non lo prendiamo addirittura ci bastonano!”.

    D. – Nell’ipotesi – speriamo effettiva – che la situazione torni migliore nella zona del nord del Mali, è vostra intenzione, dei Padri Bianchi, di tornare?

    R. – Sì, io ho parlato con il vescovo di Ségou – era l’ultimo vescovo con il quale ho lavorato – che ha detto: “No, non si può mica abbandonare il nord, anzi!”. Quindi, in loro c’è questa volontà. Speriamo che torni una certa calma. Ciò che mi preoccupa è soprattutto il modo con il quale si pretende di mettere pace lì, al nord. Non credo sia una soluzione militare quella da ricercare, quella da seguire. Non mi sembra che certe idee si possano combattere con le armi, ma con altre idee buone, appunto, che possiamo cambiare soltanto proponendo davvero un’idea ancora migliore, un’idea da un lato più umana ma poi piena di fede.

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    Distribuita gratis ai cinesi in Italia prima versione bilingue del Nuovo Testamento

    ◊   Una versione bilingue cinese-italiano del Nuovo Testamento e dei Salmi mai pubblicata prima. E’ quella realizzata per i cinesi residenti in Italia e ideata dalla Comunità della Piccola Famiglia dell’Assunta di Rimini, con il supporto del Comitato TherAsia onlus: circa 10 mila le copie stampate da una tipografia cristiana con sede a Nanchino. I testi, arrivati in Italia poche settimane fa, sono già in distribuzione gratuita: oggi la consegna di duemila esemplari alla comunità cattolica presente a Roma. Al microfono di Paolo Ondarza, la sinologa Monica Romano, fondatrice di TherAsia, spiega perché sia stato scelto l’uso del cinese semplificato, diffuso esclusivamente nella Cina continentale:

    R. – Il cinese semplificato è il cinese che si utilizza nella Cina continentale, con esclusione quindi di Hong Kong e Taiwan, dove invece si è mantenuto una scrittura di tipo tradizionale. Con questa scelta, abbiamo voluto indirizzare questo dono ai cinesi che provengono per l'appunto dalle varie province soprattutto del sud della Cina continentale e che inziano a essere una presenza consistente in molte città italiane come Milano, Prato e anche Roma.

    D. – Questo testo risponde ad una doppia esigenza: da una parte l’evangelizzazione, dall’altra la formazione, perché insegna l’italiano ai cinesi favorendo così l’integrazione.

    R. – Come sappiamo, tradizionalmente tanti cattolici cristiani nella Storia hanno utilizzato la Bibbia come strumento per imparare meglio la lingua della comunità nella quale si trovavano a vivere. Ad esempio, recentemente abbiamo parlato con un pastore protestante che ci diceva proprio che accoglieva questo dono che abbiamo preparato perché – affermava – “in questo modo i cinesi possono sia pregare sia imparare meglio l’italiano”.

    D. – Questa traduzione consentirà ai cinesi in Italia di partecipare ai momenti liturgici insieme agli italiani…

    R. – Per i cattolici, per i cristiani che vivono nel nostro Paese, partecipare alle liturgie, ai diversi momenti di condivisione e non necessariamente con altri cinesi, ma anche con gli italiani. Quindi, speriamo che in questo senso lo strumento possa essere utile per l’integrazione.

    D. – Si tratta di testi ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa cattolica?

    R. – Sì, la versione cinese è la prima traduzione cattolica integrale cinese, che fu guidata da padre Gabriele Maria Allegra, beatificato a fine settembre: questa è la versione ufficiale della Chiesa cattolica cinese. La versione italiana è invece quella approvata dalla Conferenza episcopale italiana.

    D. – Quanti sono i cattolici cinesi in Italia?

    R. – Si pensa siano circa 300 mila i cinesi presenti in Italia. Non ho dati sulla presenza dei cattolici. Certamente, è una comunità minoritaria, forse anche invisibile. In molti casi, sono sparsi in zone periferiche e questo rende difficile unirsi in una comunità per vivere insieme la fede. Dall’altra parte, questo può anche essere l’opportunità per favorire un’integrazione migliore dei cinesi con gli italiani, proprio perché essendo così sparsi nelle varie comunità possono forse avere meno un punto di riferimento comune, ma pure essere integrati nelle diverse parrocchie. Non dimentichiamo poi che in Italia, ma anche a Roma, vi sono molti seminaristi e molte suore cinesi che studiano e che quindi poi torneranno in Cina e metteranno a servizio della gente ciò che hanno imparato qui.

    D. – Accade che alcuni cinesi ricevano in Italia il primo annuncio del Vangelo e poi decidano da adulti di ricevere il Battesimo?

    R. – Sì, ogni anno vi sono circa una cinquantina di Battesimi di cinesi che vivono in Italia. Questo che già sta avvenendo, probabilmente accadrà con sempre maggiore frequenza mano a mano che proceda l’integrazione e dunque sarà anche più facile per i giovani cinesi, o per gli immigrati cinesi in generale, venire in contatto con la realtà cattolica che permea così profondamente il nostro Paese.

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    Giornata Onu di ricordo per le vittime della strada

    ◊   Ogni anno, la terza domenica del mese di novembre, ricorre la “Giornata mondiale Onu del ricordo delle vittime della strada”. Secondo dati Istat, in Italia nel 2010 sono stati oltre 200 mila gli incidenti stradali con lesioni a persone, 4000 i morti. Rispetto al 2009, si è riscontrata una leggera diminuzione del numero degli incidenti e dei feriti e un calo più consistente del numero dei morti (-3,5%). L’Unione Europea, nel Libro Bianco del 2001, prevedeva la riduzione della mortalità del 50% entro il 2010 e l’Italia ha raggiunto una diminuzione del 42,4% del numero dei morti, valore in linea con la media europea. Solo pochi giorni fa, la strada ha fatto un’altra vittima, Altea Trini, 17 anni, la scout di Lodi travolta sulla sua bicicletta e uccisa da un uomo che guidava in stato di ebbrezza. Dopo queste tragedie, la giustizia aiuta i familiari delle vittime a vedere condannati i responsabili di queste stragi? Eliana Astorri lo ha chiesto a Patrizia Quaresima, della segreteria nazionale dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada, che ha perso in un incidente l'unico figlio:

    R. – Le pene sono sempre minime. Purtroppo, quando avviene un incidente, nessuno di noi se lo aspetta, nessuno di noi è preparato. Molti di noi non hanno neanche mai visto un avvocato, nella loro vita, e invece in questo caso ci viene consigliato di contattarlo per seguirci nell’iter del dopo-incidente. Infatti, una persona che si trovi a perdere un familiare non è in grado, anche per un paio d’anni, di avere lucidità mentale e quindi non è assolutamente in grado di seguire niente. La vita nelle famiglie cambia completamente, soprattutto nella stretta cerchia familiare. Molte famiglie, come quella di Altea, sono famiglie che hanno un figlio solo: anche io avevo un figlio solo e non ho più nessuno. Quindi, cambia tutto quello che uno ha vissuto fino a quel momento e si deve, con fatica, anche in memoria di chi abbiamo perso, continuare ad andare avanti, per avere un minimo di giustizia.

    D. - Quali sono i punti per cui maggiormente si batte la vostra Associazione?

    R. – La nostra intenzione principale è unirsi per fermare la strage delle strade e dare giustizia ai superstiti. Questo significa che a noi dovrebbero unirsi anche quelle persone che non sono toccate dagli incidenti, perché noi vogliamo richiamare l’attenzione su quello che potrebbe accadere in strada e cercare di prevenire. E’ una cosa che chiediamo alle istituzioni, chiediamo alla scuola, chiediamo ai genitori, a tutti coloro che circolano sulle strade, perché altrimenti non al finiremo mai con queste morti. Ho perso mio figlio nel 1997. Aveva 16 anni. C’era tanta pioggia quel giorno, mio figlio non conosceva la strada, è scivolato, è caduto sulle rotaie del tram, una macchina che veniva in senso inverso l’ha preso e mio figlio se n’è andato… Se ci fosse stata una segnaletica adeguata, mio figlio avrebbe visto i cordoli.

    D. – Nel suo caso, è stata la segnaletica inesistente a causare l’incidente. Ma molti incidenti accadono c’è chi guida in stato di ebbrezza o ha assunto sostanze stupefacenti. Voi siete d’accordo nel voler giudicare chi provoca incidenti stradale in queste condizioni per omicidio volontario e non colposo?

    R. – Sì: in questo caso sì. Però, lei consideri che ci sono persone che guidano e che sono pericolose quanto chi si è drogato o ha bevuto: per distrazione, per un telefono, per un messaggino, perché stanno cambiando dvd… O perché un bambino non è stato allacciato bene, per cui uno ogni tanto si gira per dargli un’occhiata. O per le cinture di sicurezza che non vengono allacciate... Sono tutti casi che possono, in caso di incidente, provocare conseguenze gravi.

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    Un film di animazione racconta ai ragazzi la vita di don Puglisi

    ◊   E’ stato presentato in anteprima ieri a Palermo “La missione di 3P”, cartone animato ispirato alla vita di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia per il suo impegno evangelico e sociale nel quartiere palermitano di Brancaccio e beatificato lo scorso 25 maggio. Realizzato con la collaborazione di diversi enti ed istituzioni, sarà diffuso dal Centro Padre Nostro per far conoscere la figura di padre Puglisi ai più piccoli. Il servizio di Tiziana Campisi:

    "Dai, Pino, hai perfino regalato la ruota della tua auto!
    Padre, ne avevo cinque e quel poveretto aveva bucato e faceva tardi al lavoro, no…”.

    Padre Pino Puglisi era così: pronto a dare tutto per aiutare chiunque. E questo e altri aneddoti sono stati disegnati da Rosalba Vitellaro, Alessandra Viola e Tiziana Ferrante per “La missione di 3P”, il cartone animato che vuole aiutare i ragazzi a seguire percorsi di legalità e giustizia nella loro crescita, come spiega Maurizio Artale, presidente della Onlus Centro Accoglienza Padre Nostro:

    R. - Vogliamo creare uno strumento adatto per i bambini e quindi da portare nelle scuole, da portare nelle case e nelle associazioni, uno strumento di diffusione sulla vita di padre Puglisi di facile comprensione. Quindi, si è pensato a un cartone animato.

    D. - Com’è stato pensato?

    R. - Si è pensato ad un padre Puglisi che provoca i ragazzi, facendogli credere che è un capobanda, perché capisce che far finta di essere un capobanda è forse l’unico modo per agganciare i ragazzi. Poi, la voce che Leo Gullotta dà a padre Puglisi è divertente e molto fascinosa. La colonna sonora di Paolo Belli rappresenta veramente un inno alla disponibilità delle persone di buona volontà e quindi di una persona come era padre Puglisi.

    “Mentirò, farò finta di essere un capobanda e troverò qualcosa da fargli fare… Sì, lo so, lo so che mentire è sbagliato, ma non stiamo a sottilizzare. E poi lo sai che le vie per arrivare a Te sono infinite e, di tanto in tanto, bisogna spararle grosse, se è per una buona causa, no? Quindi siamo d’accordo? Sì, mi pare che hai detto di sì… Grazie Dio”.

    D. - La presentazione in anteprima a Palermo. Ma poi questo cartone animato come verrà diffuso?

    R. - La presentazione l’abbiamo voluta fare in un luogo simbolico, anche se piccolino: l’auditorium in gestione al Centro Padre Nostro, intitolato a Giuseppe Di Matteo, il bambino strangolato e sciolto nell’acido dalla mafia. E’ il luogo dove padre Puglisi ha celebrato la sua ultima Messa. Verranno poi fatte delle matinée nelle scuole, così che tutti gli alunni lo possano vedere. Vogliamo cercare di fare una diffusione capillare.

    D. - Quale messaggio volete dare attraverso “La missione di 3P”, il cartone animato ispirato alla vita di padre Pino Puglisi?

    R. - Prima di tutto, far conoscere e far capire il dialogo che aveva con i ragazzi, con i bambini. Viene poi fuori l’immagine di un padre Puglisi che parla con Dio, proprio come fosse un amico: vogliamo far capire ai bambini che avere un amico in un prete come Puglisi o in persone che lavorano all’interno del Centro Padre Nostro può essere molto di aiuto. E poi vogliamo soprattutto far comprendere loro quanto sia importante avere un rapporto con Dio come se fosse veramente un padre o un amico.

    “’Grazie Dio!’
    Con chi parlavi?
    Come con chi parlavo? Scusa, con chi parlavo? Ah, con chi parlavo! Parlavo con… il mio capo!”.

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    Al via "Inedita", quattro concerti di musica sacra del '600 romano

    ◊   Prende il via oggi a Roma “Inedita - Le musiche di Palazzo Altemps”, un ciclo di quattro concerti a ingresso libero, che faranno rivivere lo spirito e il fascino dello spettacolo barocco e della tradizione musicale sacra del ’600 capitolino. In programma fino a mercoledì 19 dicembre - nelle stanze del Palazzo e nelle chiese attigue di S. Apollinare e S. Agostino - quattro partiture inedite in prima esecuzione assoluta affidate all’esecuzione dell'ensemble vocale e strumentale "Festina Lente", diretto da Michele Gasbarro. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Immaginate di entrare in uno dei più bei palazzi storici romani, palazzo Altemps, vicino piazza Navona e di poter rivivere la sua stagione aulica, inizio ’600, quando nella chiesa interna o nella magnifica "Sala Grande del Galata", tra sculture, dipinti e soffitti lignei, risuonavano tiorbe, organi o complessi di voci anche di 100 esecutori, in un corpus straordinario di musiche per liturgia, dedicate o commissionate dal mecenate Giovanni Angelo Altemps a grandi artisti contemporanei. Volontà di esibizione ma anche passione per le cose belle. Alessandra Capodiferro è la direttrice del museo di palazzo Altemps:

    “Questi palazzi erano bellissime dimore. In più, nel caso della famiglia Altemps, erano qui custodite una collezione di scultura antica, una bellissima biblioteca di scultori greci e latini e, infine, una bellissima pinacoteca. Era una necessità di rappresentazione del proprio rango a se stessi e anche agli altri. Le rappresentazioni musicali erano, invece, aperte anche al pubblico”.

    Il recupero dall’archivio, il lungo studio e la realizzazione delle quattro opere in programma - i "Responsori per la Settimana santa" e due Messe di Felice Anerio e la Missa laetentur caeli di Girolamo Bartei - sono affidate all’Associazione Festina Lente e all’ensemble omonimo del maestro Michele Gasbarro:

    R. - La musica è parte del rito, è parte del concerto. Le sonorità sono veramente una riappropriazione in senso moderno di quello che sono gli apparati festosi del ’600. Il recuperare queste musiche all’interno di questi spazi non è soltanto un riappropriarsi della nostra tradizione storica, ma anche e soprattutto riassaporare un concetto dell’estetica, che oggi forse noi dimentichiamo.

    D. – Perché c’erano tanti cantori, aveva un significato nella concezione della rappresentazione musicale barocca?

    R. – Non era soltanto un elemento legato al sonoro, ma era anche un livello partecipativo che si allargava al di là della musica.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Tibet: giovane mamma si dà fuoco, 75.ma immolazione dal 2009

    ◊   Ennesima immolazione in Tibet per protestare contro la politica cinese nella regione. Questa volta si tratta di una giovane donna, madre di due figli, che si è data fuoco davanti ad un monastero buddista di Rongwo, villaggio situato nella provincia occidentale cinese del Qinghai. A darne notizia, ieri, il Centro Tibetano per i Diritti Umani e la Democrazia, organizzazione non governativa che a sede a Dharamshala, nello Stato settentrionale indiano dell'Himachal Pradesh, dove risiede ufficialmente il Dalai Lama. Si tratta dell’ottava immolazione nelle ultime due settimane e della settantacinquesima da febbraio 2009. L’intensificazione degli episodi avviene in concomitanza con il diciottesimo Congresso del Partito comunista, terminato mercoledì, che ha nominato i vertici del Paese e del partito per i prossimi dieci anni. Nella regione sono stati dispiegati numerosi militari e paramilitari cinesi. Bloccato l’accesso ad Internet e la rete di telefonia cellulare. (E.B.)

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    Forti interrogativi dei religiosi spagnoli sulla gestione della crisi economica

    ◊   I religiosi e le religiose di Spagna, appartenenti alla Confer (Confederazione dei religiosi), riuniti a Madrid in Assemblea nazionale, hanno pubblicato il 15 novembre scorso una dichiarazione rivolta in particolare ai responsabili della vita economica in Spagna. Per le loro attività e le loro condizioni di vita, gli uomini e le donne appartenenti alla Confer conoscono bene la realtà e non possono non ascoltare un immenso clamore popolare in favore di una vera giustizia. L’attuale crisi - sostengono - colpisce sempre di più i più deboli, i quali si trovano al centro delle preoccupazioni di Gesú nel Vangelo. Con libertà evangelica i religiosi e le religiose si permettono di domandare ai responsabili della vita economica come mai non siano riusciti, nonostante i grandi mezzi a loro disposizione, a sistemare la vita sociale in un modo giusto e umano. In tono critico, i religiosi di Spagna si domandano poi se gli attuali oneri della crisi vengano distribuiti equamente, e se veramente si faccia il possibile per trovare le soluzioni necessarie per tanti problemi specifici come il cibo, la salute, la casa, l’educazione, la cooperazione allo sviluppo dei Paesi sottosviluppati. E non accettano, come si ripete negli ambienti dell’amministrazione pubblica, che non ci sia alternativa alle attuali misure. I religiosi e le religiose della Confer concludono esprimendo la loro solidarietà con quanti cercano una società diversa, dove la giustizia e la misericordia siano possibili. (Dalla Spagna, Ignazio Arregui S.J.)

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    Anno della Fede: da Macao l’invito a rinnovare la fede

    ◊   Numerose le iniziative nel mondo per vivere con frutto l’Anno della Fede. Tra queste, la comunità di San Francesco Saverio di Mong Ha, a Macao, che ha scelto come tema dell’Anno un versetto di San Giacomo: “A che serve se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo?” (Gc 2,14). La comunità – rende noto l’agenzia Fides – invita i fedeli a partecipare all’Anno della Fede: “La presenza attiva dei fedeli laici alle iniziative per l’Anno della Fede è un forte incoraggiamento a riflettere, approfondire, rinnovare la fede”. Secondo il sito della comunità, i fedeli “devono accumulare il tesoro della fede durante l’Anno della Fede, perché gli servirà per tutta la vita”. La chiesa di San Francesco Saverio è stata costruita nel 1907, ricostruita nel 1938, ampliata nel 1951. Nel 1999, è stata ricostruita nuovamente. Nel 2000, per rispondere alle esigenze pastorali della comunità, le è stato affidato un territorio desunto dalla parrocchia di Sant’Antonio, così è diventata una comunità autonoma, con un impegno pastorale concentrato sulla visita ai malati e sulla pastorale matrimoniale, in attesa di essere riconosciuta come parrocchia. (A.L.)

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    Ecuador. Il progetto della “Carta de niñas” per tutelare i diritti delle bambine

    ◊   Il 78% dei minori in Ecuador ha subito maltrattamenti all’interno delle loro famiglie. Per far fronte a questa piaga, i delegati dell’organizzazione delle Nazioni Unite "Plan International" hanno lanciato un progetto che prevede che i bambini scrivano lettere nelle quali descrivono le loro situazioni. L’obiettivo di “Carta de niñas” – riferisce l’agenzia Fides è rendere visibile il problema e alimentare l’interesse e l’impegno della società per un futuro libero dalla violenza. Secondo le stime del Ministero degli Interni, il 18% delle donne che subiscono violenza in Ecuador ha subito abusi per la prima volta all’età di 10 anni. “Carta de niñas” segue la linea del progetto “Cartas de Mujeres”, con il quale sono state raccolte oltre 10 mila lettere scritte da donne equadoregne, che hanno raccontato storie di violenza fisica e psicologica, oltre a un infinito numero di abusi subiti. Questo progetto è partito a novembre dello scorso anno con l’obiettivo di trasformare le disuguaglianze tra uomini e donne e ha consentito di interrompere il lungo silenzio delle vittime che subiscono aggressioni dai mariti o dai familiari, con dolorose conseguenze. “Cartas de niñas” si propone lo stesso obiettivo: un anno di lettere, disegni o video con denunce, sogni e aspirazioni delle minori, riunite in laboratori o attraverso altre iniziative che garantiscano in particolare la loro privacy. Gli organizzatori analizzeranno il contenuto delle lettere per sensibilizzare la popolazione sull’argomento e per formulare politiche pubbliche specifiche per le bambine. Secondo dati ufficiali e di organismi privati, Plan International ha rivelato che in Ecuador il 41% delle bambine ha sofferto qualsiasi tipo di maltrattamento a scuola, e in generale gli abusi estremi colpiscono il 32% delle bambine tra 5 e 17 anni, rispetto al 30% dei bambini. Inoltre, il 69% delle bambine è stato vittima di violenza di genere, in particolare di abuso sessuale, e negli ultimi 20 anni le gravidanze tra le adolescenti di 15 e 17 anni è aumentato dell’81% con 64 mila madri adolescenti. (A.L.)

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    India: grazie all'impegno delle Suore della Croce, acqua potabile per 250 famiglie

    ◊   Bere acqua pulita, far studiare i proprio figli e poter ricevere cure minime: grazie al lavoro di cinque suore della Croce, anche la comunità tribale di Koderna (distretto indiano di East Godavari, Andhra Pradesh) può finalmente soddisfare questi bisogni di base. Fino a un anno fa, le 250 famiglie che popolano il villaggio consumavano acqua inquinata, non potevano mandare i loro figli a scuola, né curarli da malaria e tifo, le malattie più diffuse. Oggi, invece, gli abitanti di Koderna hanno un pozzo a cui attingono per avere acqua potabile, oltre a una scuola e un dispensario. Un anno fa, le religiose – note anche come Suore di Chavanod – hanno visitato le montagne incontaminate che circondano il villaggio e scoperto la vita di questa comunità. "Alla quiete – racconta suor Priyanthi Samala – ai corsi d'acqua dolce, alla tranquillità di questi luoghi, si contrapponeva la vita di questa gente, che beveva un'acqua altamente inquinata". Le suore – riferisce AsiaNews – hanno contattato un ingegnere, che ha studiato la composizione del terreno per capire come portare acqua potabile nel villaggio. Il responso di vari esami è stato positivo e così le religiose hanno iniziato a chiedere aiuti al governo e lanciato campagne di sensibilizzazione per spingere gli abitanti ad aderire al progetto. "Eravamo certe – racconta suor Samala – che ci avrebbero aiutato. A poco a poco, abbiamo guadagnato la loro fiducia e questo ci ha permesso di portare avanti la nostra missione. Non hanno esitato nel mandare i loro figli a scuola, sebbene i primi bambini che abbiamo visto fossero terrorizzati e perplessi". Adesso, 100 ragazzi frequentano la scuola allestita e diretta dalle religiose. (A.L.)

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    Herbert Haenel: la politica europea ha bisogno dei valori cristiani

    ◊   “Dieci anni fa, la Convenzione sull’avvenire dell’Europa, presieduta da Giscard d’Estaing, aveva il mandato di avviare una rifondazione della costruzione europea”. E’ quanto ha ricordato Herbert Haenel, membro del Consiglio Costituzionale di Francia, intervenendo ieri a Parigi nel corso del Colloquio annuale dell’Académie catholique de France sul tema “Una crisi cristiana dell’Europa? L’urgenza europea”. “Il contesto di base della costruzione europea – ha spiegato Herbert Haenel al Sir – era cambiato: la guerra fredda era finita, non c’era più il cemento di un avversario comune e l’Unione aveva avviato un allargamento senza precedenti”. Bisognava porsi le domande fondamentali: “Che cosa ci unisce, che cosa vogliamo fare insieme?”. “Possiamo stupirci e interrogarci – ha aggiunto Herbert Haenel – sul perché queste domande siano assenti dal nostro quotidiano”. “Avere un’identità è restare se stessi, evolvendo e integrando degli elementi nuovi”. “Risolvere questa crisi – ha affermato – non sarà sufficiente a dare senso alla costruzione europea, a meno di ricondurla a una semplice associazione a scopo lucrativo”. “Se nei prossimi dieci anni non riusciamo a dare l’anima all’Europa, una spiritualità – ha concluso – avremo perduto la partita dell’Europa”. “Perché la costituzione che gli europei si sono dati non li identifica, perché non parla degli europei della loro storia”. “Se l’Europa oggi è senz’anima non è perché non ce l’abbia, ma perché rimuove quella che la sua storia le ha donato”. “La vita politica ha bisogno dei valori cristiani per evitare che sia puro esercizio di potere, per evitare la violenza o la manipolazione, perché il nostro benessere materiale non sia cieco di fronte agli altri e all’ambiente”. (A.L.)

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    Trasmettere la fede: il 23 novembre incontro su web con mons. Celli e il Celam

    ◊   Il Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali e il Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), insieme con il Comitato della Rete Informatica della Chiesa in America Latina, hanno promosso un incontro virtuale a livello continentale che ha per slogan “Vivere e trasmettere la fede nella chiave delle reti sociali”. L’obiettivo principale dell’incontro è quello di condividere le esperienze e le realizzazioni più recenti. Inoltre, ci sarà spazio per elaborare e progettare insieme l’agenda del prossimo anno 2013. L’incontro virtuale – riferisce l’agenzia Fides – avrà luogo tramite episcopo.net il 23 novembre dalle ore 16 alle 19 (ora di Roma), e vedrà la partecipazione di mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, e di mons. Adalberto Martinez, presidente del Dipartimento Comunicazione del Celam. E’ necessario prenotare la propria partecipazione a “riial@pccs” entro il 21 novembre, per avere le informazioni sull’accesso. Al fine di poter garantire la partecipazione di ogni persona o istituzione, saranno anche fornite delle indicazioni sulla metodologia e sull’orario. (A.L.)

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    Crisi in Medio Oriente. L'Unitalsi conferma il pellegrinaggio in Terra Santa

    ◊   “Nonostante sia una situazione molto dinamica, che stiamo seguendo minuto per minuto, in questo momento possiamo dire che il pellegrinaggio previsto per il 21 novembre in Terra santa si farà”. Così Massimiliano Fiore, addetto stampa dell’Unitalsi, conferma la notizia del pellegrinaggio che dal 21 al 28 novembre porterà in Terra Santi 90 tra volontari, malati e pellegrini dell’Unitalsi di Roma. Ad accompagnarli anche il sindaco della capitale, Gianni Alemanno, che nei pressi del lago di Tiberiade apporrà una targa, suggellando una sorta di gemellaggio fra questo luogo e la città di Roma. Nelle scorse ore, il presidente nazionale Salvatore Pagliuca aveva dichiarato: “Il nostro ufficio tecnico è in stretto contatto con i referenti logistici in Israele, a partire dall’ufficio del turismo locale e dalla compagnia di bandiera israeliana, e attualmente non esiste nessun rischio tale da cancellare il pellegrinaggio programmato. “L’Unitalsi – sottolinea il presidente Pagliuca – prega per tutte le vittime degli scontri di questi giorni in Terra Santa”. L’auspicio è che “il pellegrinaggio rappresenti un segnale per le più alte autorità internazionali che sono le uniche in grado di far cessare queste violenze". Alessandro Pinna, presidente della sottosezione Unitalsi di Roma, si sofferma sulla tappa del pellegrinaggio in programma venerdì 23 novembre, durante la quale il sindaco di Roma Gianni Alemanno poserà una targa nei pressi della chiesa del Primato di Pietro per “suggellare un simbolico gemellaggio fra questo luogo, in cui Gesù diede all’Apostolo Pietro il mandato di fondare la sua Chiesa, la città in cui ha sede oggi il Sommo Pontefice”. Alla cerimonia – ricorda la rivista diocesana RomaSette – saranno presenti anche il Patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal, il nunzio apostolico di Terra Santa, mons. Giuseppe Lazzarotto, il vescovo ausiliare di Galilea, mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo e il custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa. (A.L.)

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    Convegno di Scienza&Vita sugli embrioni crioconservati

    ◊   “Embrioni crioconservati, quale futuro?” Questo il tema del decimo convegno di Scienza&Vita che si terrà a Roma il 23 e il 24 novembre prossimi. “Il sempre maggior numero di embrioni, formati con tecniche di procreazione medicalmente assistita e crioconservati – sottolinea Lucio Romano, presidente di Scienza &Vita – solleva molteplici interrogativi in ambito biomedico, etico, giuridico e legislativo”, tra cui “la durata della crioconservazione, le conseguenze delle procedure sull’evolutività degli embrioni allo scongelamento, il destino degli embrioni abbandonati o per rinuncia all'impianto”. Secondo l'ultima relazione del Ministro della Salute, nel 2010 sono stati formati 113.019 embrioni, dei quali 16.280 crioconservati (14.4% sul totale degli embrioni formati). “È prevedibile – aggiunge Romano - che il numero di embrioni formati e crioconservati aumenterà ancor più”. Un incremento – sottolinea il Sir – frutto anche della sentenza Corte Costituzionale che nel 2009 che ha dichiarato illegittimo l'art.14 della legge 40, abolendo di fatto il limite di tre embrioni a impianto e aprendo la strada a una interpretazione “estensiva” che prevede un “numero di embrioni strettamente necessario”. Secondo i dati della letteratura scientifica, in media il 70-80% degli embrioni sopravvive dopo criconservazione, il 50% senza danni evidenti allo scongelamento, mentre nel 25% ci sono segni evidenti di danno parziale. “Secondo l’ultimo Report dell’International Federation of Fertility – sottolinea infine Lucio romano – sono estremamente variabili i limiti massimi di crioconservazione normati dalle varie legislazioni a livello mondiale: dai 3 anni per Brasile, Montenegro e Portogallo ai 10 anni per Australia, Austria, Israele, Ungheria e Gran Bretagna. In 14 legislazioni il periodo massimo è di 5 anni”. (A.L.)

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    La Chiesa in Punjab per immagini: mostra fotografica sull’arcidiocesi di Lahore

    ◊   La storia della Chiesa per immagini. Così l’arcidiocesi di Lahore ha scelto di raccontarsi a 125 anni dalla sua fondazione. Una mostra fotografica, allestita nel salone del Liceo Sant’Antonio grazie all’opera di padre Francis Nadeem dell’Ordine dei Frati Minori, che ripercorre le tappe più importanti della Chiesa della regione pachistana del Punjab. Sono più di 300 le immagini esposte che ritraggono missionari, suore, catechisti, insegnanti e laici. Tutte figure fondamentali che, grazie al loro operato hanno assunto un ruolo importante nella vita della Chiesa locale. All’inaugurazione, avvenuta venerdì scorso, erano presenti 800 persone fra sacerdoti, suore, catechisti, insegnanti e ragazzi delle scuole. Rivolgendosi ai presenti – riferisce l’agenzia Fides – padre Francis Nadeem ha ricordato che “il fine è l’evangelizzazione”. “Le nuove generazioni, conoscendo la storia, sono stimolate a continuare questa missione”. Particolarmente significativa la storia della Congregazione di Gesù e Maria, la più antica nel subcontinente indiano, arrivata in Pakistan nel 1856, ancor prima della nascita, nel 1886, dell’arcidiocesi di Lahore. Suor Marie Cecil, superiora provinciale della Congregazione, ha ricordato come i cristiani siano una minoranza in Pakistan. “A volte – ha spiegato – siamo perseguitati, eppure abbiamo fatto enormi progressi, visibili dalle foto di case parrocchiali, vescovi, conventi, case di formazione, seminari, scuole e altre istituzioni”. All’evento era presente anche Andrew Nisari, vicario generale dell'arcidiocesi di Lahore, il quale ha sottolineato quanto siano stati “preziosi i sacrifici compiuti in questi 125 anni”. Poi, ha invitato tutti “ad assumersi la responsabilità per proseguire l’opera di costruzione del Regno di Dio in Punjab”. La mostra è stata arricchita da una veglia di preghiera ecumenica. Consegnati infine premi e i riconoscimenti a sacerdoti, suore, insegnanti e operatori pastorali che hanno servito l’arcidiocesi per oltre 25 anni. (A.F.)

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    L'Istat fotografa il no profit. Coinvolti anche gli enti ecclesiastici

    ◊   Con l’obiettivo di rilevare informazioni statistiche ufficiali e affidabili per cogliere consistenza, peculiarità e ruolo del settore no profit nello sviluppo economico e sociale dell'Italia, l’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha promosso un questionario che coinvolge anche enti ecclesiastici. Fra questi ultimi – si legge sul sito della Conferenza episcopale italiana – distingue tra quanti svolgono solo attività di religione e di culto e quanti, invece, assicurano anche attività di carattere sociale (istruzione, assistenza sociale, sanità, attività ricreative e sportive, di socializzazione…). Fra i primi, vi sono le parrocchie: per questi enti la compilazione del questionario, secondo le indicazioni dell’Istat, è dovuta al fine di segnalare lo svolgimento della sola attività di religione e di culto, e poter così uscire dal campo di rilevazione. La compilazione del questionario risponde a precisi obblighi di legge e deve essere effettuata nei termini indicati per non incorrere nelle sanzioni di tipo amministrativo previste dall’ordinamento. (A.L.)

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    I "100 presepi" in mostra nelle Sale del Bramante

    ◊   La tradizionale esposizione natalizia organizzata da "La rivista delle nazioni" sarà inaugurata il prossimo 22 novembre. In tutto, 169 le composizioni create dagli artigiani con le tecniche e i materiali più svariati. La 37.ma edizione dell'Esposizione internazionale "100 Presepi" aprirà nella Basilica di Santa Maria del Popolo e proseguirà fino al 6 gennaio 2013, nelle Sale del Bramante di Piazza del Popolo. “In esposizione – spiegano gli organizzatori – ci sono presepi provenienti da diverse regioni italiane e da varie parti del mondo, realizzati secondo le tradizioni artistiche e culturali del luogo di appartenenza, ma anche grazie all'inventiva, all'immaginazione e alla fantasia degli artisti, artigiani, ragazzi delle scuole e appassionati del fai da te”. Dallo stile classico del '600 e '700 napoletano, fino all'800 romano, ci sono presepi per tutti i gusti e da quest'anno sarà presentata, regione per regione, la storia del presepe nei vari territori. Altra novità, la mostra per i più piccoli, che nel laboratorio "Il presepe come gioco" potranno realizzare, guidati da personale specializzato, una figura presepiale. L'Esposizione internazionale "100 Presepi" – ricorda la rivista diocesana RomaSette – è aperta tutti i giorni, festivi inclusi, dalle 9.30 alle 20.00. Per partecipare al laboratorio è obbligatorio prenotarsi allo 06.85357191. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 323

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.