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Sommario del 11/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: “nessuno è così povero da non poter donare qualcosa”
  • Domani la visita del Papa alla Casa-Famiglia “Viva gli anziani” sul Gianicolo
  • Il Santo Padre questo pomeriggio nella Cappella Sistina per il Concerto offerto dal fratello Georg
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: unità delle opposizioni contro il regime di Assad. Nuove bombe su Damasco e Aleppo. Spari al confine con Israele
  • Mali: l'Unione Europea pronta a inviare truppe nel Nord
  • Somalia: instabilità e rischi ad una settimana dall'annuncio del nuovo governo
  • Educare sposi e fidanzati al vero amore: la sfida della Cei
  • Quattromila universitari romani in pellegrinaggio ad Assisi nell'Anno della Fede
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Giornata del Ringraziamento rurale. Messaggio della CEI: la presenza di Dio nel lavoro dei campi
  • 8° anniversario della morte di Arafat. Il corpo sarà riesumato da un team internazionale
  • Terremoto in Birmania, almeno 13 morti e decine di feriti
  • Iran. Theran smantella il sito di Parchin, dove si sospettano esperimenti nucleari
  • Slovenia, aperte le urne per le presidenziali
  • Repubblica Ceca: approvata la legge sulla composizione patrimoniale Stato-Chiesa
  • Abu Dhabi: dal 15 al 17 novembre incontro del giovani cattolici del Medio Oriente
  • Pakistan: oltre 200 ragazze musulmane iscritte nella scuola cattolica di Swat, colpita dai talebani
  • Sri Lanka: giornata dedicata ai bambini non nati contro i progetti di legalizzazione dell'aborto
  • Brasile: duemila rifugiati africani otterranno la residenza permanente
  • Anno della Fede: l'Orp propone itinerari per i pellegrini a Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: “nessuno è così povero da non poter donare qualcosa”

    ◊   Nella Giornata del Ringraziamento, celebrata oggi in Italia, Benedetto XVI richiama all’Angelus “uno stile di vita radicato nella fede”. Ha quindi aggiunto: “nessuno è cosi povero da non poter donare qualcosa”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Due donne molto povere con una grande fede in Dio, le vedove di cui parla la liturgia della Parola domenicale, protagoniste di due episodi biblici, fonte di “prezioso insegnamento sulla fede”, ha sottolineato Benedetto XVI. La prima –capace - in tempo di carestia - di donare al profeta Elia, che le chiede acqua da bere e un po’ di pane, quel poco che le resta: un pugno di farina e un goccio d’olio e per questo sarà ricompensata; la seconda che viene notata da Gesù nel tempio di Gerusalemme gettare nel tesoro due monetine: il suo obolo è maggiore di quello dei ricchi. Le due vedove modello di fede che si esplicita:

    “Essa appare come l’atteggiamento interiore di chi fonda la propria vita su Dio, sulla sua Parola e confida totalmente in Lui”.

    Ma la condizione oggettiva di bisogno non è sufficiente:

    “Dio chiede sempre la nostra libera adesione di fede, che si esprime nell’amore per Lui e per il prossimo. Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa. E infatti entrambe le nostre vedove di oggi dimostrano la loro fede compiendo un gesto di carità”:

    Le due vedove – ha osservato il Papa – “attestano l’unità inscindibile tra fede e carità, come pure tra l’amore di Dio e l’amore del prossimo”

    Citando San Leone Magno, di cui ieri si è celebrata la memoria, Benedetto XVI ha rimarcato:

    “’Sulla bilancia della giustizia divina non si pesa la quantità dei doni, bensì il peso dei cuori’”.

    Ed ancora ha aggiunto:

    “Nessun gesto di bontà è privo di senso davanti a Dio, nessuna misericordia resta senza frutto.”

    Quindi l’invocazione a Maria, “esempio perfetto di chi offre tutto se stesso confidando in Dio”

    “Maria aiuti anche ciascuno di noi, in questo Anno della fede, a rafforzare la fiducia in Dio e nella sua Parola”.

    Dopo la preghiera mariana, il Papa ha reso omaggio a Maria Luisa Prosperi, proclamata beata, ieri a Spoleto, monaca e abbadessa benedettina a Trevi, associata in modo singolare alla Passione di Cristo.

    Il pensiero di Benedetto XVI è andato poi alla Giornata del Ringraziamento, e al tema scelto nell’ambito dell’Anno delle Fede:

    “‘Confida nel Singore e fa’ il bene: abiterai la terra’ richiama la necessità di uno stile di vita radicato nella fede, per riconoscere con animo grato la mano creatrice e provvidente di Dio che nutre i suoi figli. Un saluto e un augurio a tutti gli agricoltori!

    Nei saluti finali un indirizzo particolare ai fedeli polacchi, in occasione dell’odierna Festa dell’Indipendenza, che “ricorda – ha detto loro il Papa - la fede dei vostri padri, la storia, la forza dello spirito delle recenti generazioni”, “fondamento su cui edificare la prosperità della vostra patria.”

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    Domani la visita del Papa alla Casa-Famiglia “Viva gli anziani” sul Gianicolo

    ◊   In occasione dell’Anno Europeo dell’invecchiamento attivo e della solidarietà fra le generazioni, Benedetto XVI si recherà domani mattina in visita alla Casa-Famiglia “Viva gli anziani” della Comunità di Sant’Egidio, nel suggestivo scenario del Gianicolo, a Roma. Lucia Fiore ha chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità, come stiano attendendo la visita del Papa:

    R. – Lo attendiamo felici e sapendo che lui sceglie di lanciare un importante messaggio al mondo su un tema decisivo, in un mondo dove l’invecchiamento è una conquista, dove l’età si allunga, dove il mondo contemporaneo, però, ha poche risposte. Io credo che la sua saggezza, la sua umanità, il suo senso evangelico utilizzerà questa occasione per noi, per un’occasione di famiglia, ma sarà sempre un grande messaggio per il mondo.

    D. – Che attenzione c’è per queste tematiche?

    R. – Il mondo occidentale vede gli anni in più come una grande conquista. Tutti vogliono vivere di più, ma poi non c’è una risposta sulla qualità della vita, sul senso della vita, su come utilizzare questa grande occasione, quasi che una benedizione rischi di diventare una maledizione. E’ una società totalmente contraddittoria: il culto della giovinezza, rimanere giovani ed eterni fino a 100 anni e più, ma poi quando compaiono i problemi e l’età anziana vera, non si sa cosa fare. Credo, quindi, che in un Paese come l’Italia, in Europa, dove noi abbiamo praticamente – a parte il Giappone – l’allungamento della vita più consistente della storia umana, noi sentiamo che manca attenzione a questo tema, anzi gli anziani oggi sono sentiti quasi come un peso. In una società in crisi economica crea quasi una finta conflittualità, e la fa diventare vera, tra giovani generazioni e anziani, quasi che gli anziani rubassero i posti di lavoro ai giovani, mentre sono gli anziani che hanno creato il benessere di cui i giovani oggi possono godere. Credo, allora, che con il Papa noi potremmo offrire delle alternative, delle proposte, degli esempi. Abbiamo proprio in questa casa, al Gianicolo, a Roma – un posto bellissimo – la prima dimostrazione per gli anziani della bellezza e della possibilità di vivere bene, anche quando si è scarsamente autosufficienti; poi una serie di servizi innovativi che mostrano dei modelli anche ad una grande città come Roma e alle grandi città occidentali. Quindi, sono anche proposte concrete per rivedere il nostro stato del welfare.

    D. – Cosa chiedono gli anziani?

    R. – Gli anziani chiedono di essere pensati e trattati come persone, chiedono silenziosamente a volte di contare per qualcuno, chiedono di non essere lasciati soli. L’isolamento oggi è, praticamente, la concausa di morte più grave di grandi malattie acute e crea più morti anticipate anche di gravi patologie con cui gli anziani convivono. Quindi gli anziani chiedono dignità, chiedono di essere presi sul serio, di non essere fatti vergognare del fatto di avere bisogno di qualcun altro per vivere meglio. Gli anziani ci ricordano in realtà che tutti dipendiamo da qualcuno in un mondo in cui si vende il mito dell’autosufficienza, dell’indipendenza, dell’individualismo come se fosse un bene assoluto. In realtà, solo in misura diversa, mostrano la nostra vulnerabilità, il bisogno di vivere insieme. Gli anziani, dunque, mentre chiedono, sono paradossalmente una risposta anche ai nostri modelli di vita in crisi. Se noi riusciamo a costruire una vita dove gli anziani possono vivere bene e insieme a noi, non essere lasciati soli con le loro difficoltà in più, questo mondo, queste città diventano più vivibili per tutti.

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    Il Santo Padre questo pomeriggio nella Cappella Sistina per il Concerto offerto dal fratello Georg

    ◊   Fa tappa questo pomeriggio, nel magnifico scenario della cappella Sistina, l’undicesima edizione del Festival di musica e arte sacra, con un concerto alle ore 17.30 del tutto particolare offerto a Benedetto XVI dal fratello mons. Georg Ratzinger. sacerdote e compositore, di cui sarà eseguita la Missa Anno santo affidata al Coro della Cappella Musicale Pontificia guidata da Massimo Palombella. Ma quali sono le caratteristiche di questa opera e i tratti caratteristici del suo autore, mons Ratzinger? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al maestro Palombella:

    R. – Un musicista completo che ha curato la tecnica della direzione, che ha curato la tecnica del coro, che ha curato l’aspetto compositivo, cioè tutto. Non è un uomo che scrive come si scriveva o che scrive facendo il verso. Si capisce dalla sua musica che ha frequentato i grandi ma che ha fatto una sua sintesi. Si tratta di una Messa con una scrittura tardo-romantica, con influssi di Beethoven, di Wagner, che rimane radicata nella tradizione ma è capace di ampliarla.

    D. – Musica espressione dello spirito. Tante volte Papa Benedetto XVI lo ha detto. In questo senso quest’opera cosa ci comunica?

    R. – Quest’opera cerca di declinare la fede della Chiesa in questa cultura, che è un po’ il compito, in fin dei conti, dell’evangelizzazione. Dobbiamo parlare all’uomo e alla cultura di oggi, non a quella di ieri.

    D. - E’ una Messa nelle sue parti completa…

    R. - Manca il Credo. In occasione dell’Anno della Fede, per fare una Messa completa faremo il Credo della Missa Papae Marcelli di Palestrina. Iniziamo con il canto gregoriano, proprio per ricordare la fonte della musica sacra. C’è la Messa di Georg Ratzinger con in mezzo il Credo di Giovanni Pierluigi da Palestrina. C’è un mottetto eucaristico di mia composizione e chiudiamo il concerto con il Tu es Petrus di Colin Mawby. Sono tutti autori contemporanei e ci sono due punti fermi della tradizione che lanciano in avanti la contemporaneità. Se noi, se la Cappella musicale pontificia si ferma a contemplare se stessa e non si apre al confronto culturale, non si apre allo scambio culturale, è un’istituzione destinata ad essere un pezzo da museo e non un’istituzione che può evangelizzare.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: unità delle opposizioni contro il regime di Assad. Nuove bombe su Damasco e Aleppo. Spari al confine con Israele

    ◊   In Siria l'opposizione al regime di Bashar Al Assad ha annunciato di aver raggiunto un “primo accordo” per unire le differenti formazioni. La riunione dei gruppi in corso a Doha, in Qatar, sta precisando il piano che dovrebbe portare alla definizione di un governo in esilio, mentre è stato eletto il nuovo presidente del Consiglio nazionale siriano, il cristiano George Sabra. Intanto sul terreno continua la violenza: l'Osservatorio siriano dei diritti umani riferisce di nuovi bombardamenti dell'esercito contro le postazioni dei ribelli, questa mattina a Damasco e Aleppo. Ed è tensione anche sul confine tra Siria e Israele. Forze israeliane hanno sparato ''colpi di avvertimento'' in territorio siriano in risposta al lancio di bombe da mortaio sulle Alture del Golan, questa mattina. E' la prima volta dal 1973 che questo avviene. Claudia Di Lorenzi ha intervistato il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari, rientrato ieri dal Libano.

    R. – La tensione è salita soprattutto in queste ultime settimane. Anche avvicinandosi a Damasco, si vedevano in lontananza colonne di fumo, che vuol dire esplosioni, elicotteri che volavano sopra la città, posti di blocco… Però devo dire che ho provato anche un altro sentimento, contrastante. Quando vedevano una persona ecclesiastica, quando spiegavo che ero il rappresentante del Papa, ho avuto una buona accoglienza e quel saluto che di solito fanno, che letteralmente vuol dire “si senta come nella sua patria, si senta come tra la sua famiglia”. La persona del Santo Padre, la sua autorità morale, è molto apprezzata dai cristiani ma direi anche dalle autorità.

    D. – E’ anche il segno che la presenza dei cristiani è una risorsa per il Paese?

    R. – I cristiani devo dire che sono rispettati e apprezzati. In questo momento il ruolo che possono avere i cristiani è il ruolo di costruzione di ponti. Direi che ancora prima degli aiuti che si possono dare, un grande aiuto, una grande consolazione, sono la nostra presenza e i valori di fratellanza universale, di riconciliazione, di non violenza, che come cristiani cerchiamo di promuovere. E’ un segno che conta, un segno che si vede.

    D. - Un messaggio di vicinanza della Chiesa universale è stato portato in questi giorni anche dalla visita in Libano del cardinale Sarah, inviato del Papa......

    R. – E’ stato un messaggio di spirito di comunione, per cercare il coordinamento per questi aiuti. E’ stato messo l’accento anche soprattutto sulla riconciliazione. C’è bisogno di far tacere le armi ma anche di liberare i cuori da certe armi che hanno accumulato, le armi dell’odio, della vendetta, e c’è un lavoro molto delicato, affidato alle varie religioni, per impiantare nei cuori lo spirito della riconciliazione.

    D. – Il cardinale ha incontrato anche i rappresentanti di numerose agenzie caritative cattoliche che operano in Siria, in Libano e nei Paesi vicini. Quali esigenze sono emerse?

    R. - Si è preso atto della necessità di un maggior coordinamento tra le varie agenzie cattoliche internazionali e la Caritas locale, le istituzioni.

    D. – Come leggere la nomina di George Sabra, cristiano, a nuovo presidente del Consiglio nazionale siriano?

    R. – Si potrebbe leggere anche in questo spirito però è difficile dare per il momento un giudizio. Quello che si sta vedendo in questi giorni a Doha potrebbe avere questo risultato positivo: cercare di parlare ad una sola voce. Poi è importante che si arrivi a questo coordinamento, a questa maggiore unità tra l’opposizione, che porti ad una possibilità di compromesso e di dialogo con il governo.

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    Mali: l'Unione Europea pronta a inviare truppe nel Nord

    ◊   Sempre più vicina l’ipotesi di un intervento militare nel Nord del Mali, completamente in mano a movimenti islamisti e jihadisti che seminano morte e distruzione e vogliono imporre la sharia. Dopo il vertice della Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale (Ecowas) a Bamako segue quello ad Abuja con l’Unione Africana, mentre l’ultima parola spetta al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Favorevole e pronta ad inviare le truppe nel Paese anche l’Ue. Tanti gli interessi in gioco, ma anche diverse le linee di approccio per risolvere questa crisi, come conferma Marco Massoni direttore ricerca per l’Africa del Centro Militare di Studi Strategici. Cecilia Seppia lo ha intervistato:

    R. – Per il momento si fronteggiano due approcci: quello interventista, che è spinto da alcuni Paesi che hanno particolare interesse nella regione, pur essendo esterni, che però sono attori nella regione – faccio riferimento per esempio alla Francia, ma anche al Senegal, al Niger; poi ovviamente c’è un altro fronte, più aperto al dialogo, specialmente nei confronti di quella componente laica tuareg, che in realtà da diversi mesi sta cercando di staccarsi dalla frangia legata al fondamentalismo islamico. In questo secondo gruppo di attori interessati al dialogo ci sono per esempio gli Stati Uniti, che intendono indire subito, o il prima possibile, elezioni, per legittimare, se non altro nella parte meridionale del Mali, la controparte governativa: infatti, attualmente qui c’è un governo di transizione particolarmente controverso, che probabilmente non è perfettamente in grado di gestire la sovranità del proprio Paese.

    D. – L'Ecowas a Bamako ha messo a punto un piano strategico per riunificare il Paese. Si resta indecisi sul numero dei soldati: da 3200 potrebbero arrivare ad essere 5500. Una proposta questa che viene appoggiata anche dall’UE, pronta ad inviare le sue truppe. Come leggere questa posizione?

    R. – In realtà, significa in sintesi che l’Unione Europea si rende conto del pericolo enorme di avere un “nuovo” Afghanistan a soli duemila chilometri dai propri confini, per l’esattezza dai confini italiani. Si rende conto che questo è estremamente pericoloso. Quindi, senza indugi, si sta cercando di muoversi seriamente. L’Unione Europea già dalla scorsa estate – quindi da luglio scorso – ha avviato una missione – Eucap Sahel – in Niger, che serve per creare le condizioni affinché quella che è stata già chiamata da Ashton una potenziale missione militare in Mali, possa in qualche misura avere appoggio lì.

    D. – Lei prima accennava a degli Stati che potrebbero avere un ruolo chiave, in questa vicenda: penso alla Nigeria, penso all’Algeria. Come cambia l’assetto geopolitico nell’area, se dovesse esserci questo intervento?

    R. – Il problema, al momento, non è la Nigeria, bensì l’Algeria. Non è la Nigeria, nel senso che la Nigeria pur potendo perfettamente fornire truppe, supporto logistico e tutto ciò che è inerente ad una imminente missione - anche se probabilmente si parlerà ancora di qualche settimana, probabilmente l’inizio dell’anno prossimo - si trova anche in difficoltà come Paese leader all’interno della stessa organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale. L’Algeria, che non ne fa parte, perché è un Paese del Maghreb, quindi dell’Africa mediterranea, invece è fra coloro i quali non vogliono assolutamente una presenza di truppe straniere, fosse anche sotto cappello dell’Unione Africana, o sotto l’egida della stessa Ecowas o anche delle stesse Nazioni Unite. Nell’ipotesi, niente affatto inverosimile, che l’Algeria negasse l’avallo a questa operazione, probabilmente sarebbe messa da parte, con tutte le conseguenze politiche interne che questo potrebbe significare.

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    Somalia: instabilità e rischi ad una settimana dall'annuncio del nuovo governo

    ◊   Continua ad essere instabile la situazione in Somalia, dove da appena una settimana è stata annunciata la formazione di un esecutivo, il primo dopo anni di potere delle autorità transitorie. Negli scorsi giorni un messaggio audio - attribuito al leader qaedista Al-Zawahiri - ha invitato i militanti del movimento radicale al-Shabaab a condurre contro le truppe internazionali attacchi come in Iraq e Afghanistan. Davide Maggiore ha chiesto a Nicola Pedde, direttore dell’Institute for Global Studies, se si tratta di un rischio concreto:

    R. - Direi che è un rischio marginale nel senso che, innanzitutto, al Shabaab è una struttura altamente eterogenea, numericamente contenuta, e il legame di al Shabaab con la rete di al Qaeda è recente. Sono sicuramente presenti alcune cellule che hanno fatto una manifestazione pubblica di adesione al manifesto qaedista, quindi il problema è capire quale di queste cellule possono realmente avere un contatto e una capacità d’azione coordinata con al Qaeda e soprattutto capire di cosa possono disporre e qual è la loro capacità operativa sul terreno. Gli attentati continueranno probabilmente ancora a lungo a Mogadiscio. In realtà si tratta di attentati di intensità sempre minore. La capacità di reperire anche gli esplosivi e le tecnologie necessarie per questi attentati è indubbiamente difficoltosa.

    D. – Quanto è rilevante che al Shabaab sia stato scacciato dalle città? E, quanto è importante la porzione di territorio che ancora controllano strategicamente?

    R. - E’ ampia la porzione di territorio in termini percentuali rispetto alla dimensione geografica ma la rilevanza di questo territorio è residuale nel senso che l’abbandono delle attività dell’agricoltura e della pastorizia, nel corso degli ultimi venti anni, ha impoverito e, di fatto, svuotato le campagne che sono, in vasta misura, aride e senza alcuna risorsa reale, sia da un punto di vista economico che della produzione. Il fatto di essere stati relegati in queste aree riduce drasticamente soprattutto la capacità di reperire fonti di sostentamento dirette e strumenti finanziari.

    D. – D’altra parte abbiamo anche segnali di speranza, un nuovo governo che dovrà a breve ottenere la fiducia: questo governo può veramente rappresentare un passo in avanti per la Somalia?

    R. – Sicuramente sì. Questo è un governo che ha caratteristiche per certi versi straordinarie. Per la prima volta ci sono, quanto meno, i presupposti per avviare un processo di normalizzazione. Questo non vuol dire che la crisi somala sia finita, anzi è presente e ha ancora carattere di grave pericolosità. Il nuovo esecutivo e l’insieme delle azioni adottate, di concerto con i Paesi della regione che hanno contribuito alla normalizzazione della situazione soprattutto sul piano della sicurezza, stanno producendo risultati che però dovranno essere sostenuti e consolidati nel tempo. C’è la necessità di investire finanziariamente e c’è poi la necessità di sostenere il processo di normalizzazione da un punto di vista di stabilità sul territorio.

    D. - Quanto ancora sono importanti le truppe dei contingenti stranieri per quanto riguarda la situazione della sicurezza somala?

    R. – Sono molto importanti perché non solo contribuiscono alla sicurezza sul territorio, quindi fanno fisicamente attività di sostegno alle consistenti truppe somale, che però sono ancora allo stato embrionale, ma anche soprattutto sono impegnate nel processo di addestramento delle truppe somale delle unità della polizia somala e nel trasferimento di equipaggiamenti necessari per il mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza. Quindi, in questo momento l’insieme delle forze che compongono il contingente Amisom è fondamentale. Sicuramente per i prossimi due o tre anni è auspicabile che mantenga la sua capacità operativa, la sua capacità finanziaria e quindi il suo ruolo sul territorio.

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    Educare sposi e fidanzati al vero amore: la sfida della Cei

    ◊   La crisi del matrimonio è un’emergenza grave, per questo la Chiesa italiana ha presentato ad Assisi, quale forma di sussidio per la nuova evangelizzazione, alcuni orientamenti pastorali sulla preparazione delle coppie. In una società che spesso banalizza il sesso occorre “alfabetizzare” i giovani sul significato reale di questa realtà a partire dalla riscoperta di valori come “pudore” e “castità”. A tale scopo da anni a Manfredonia, in provincia di Foggia, lo psicoterapeuta Domenico Armiento insieme alla moglie Cinzia, rivolge alle coppie il corso “Ingannevole come l’amore”. Sentiamo Cinzia Armiento al microfono di Paolo Ondarza:

    R. – Sull’amore e sulla nuzialità, tutti parlano e tutti ci sentiamo psicologi, tutti ci sentiamo maestri. Non c’è nessuna cosa più ingannevole dell’amore, perché amore non è ciò che provo, ciò che penso che sia amore: esistono leggi intrinseche all’amore. E la cosa più semplice, forse, per ciascun giovane, sarebbe conoscerle per poterle applicare. Ingannevole significa prendere in giro qualcuno: sono io che vengo preso in giro da ciò che gli altri ritengono che sia amore. E amore invece non è.

    D. – Eppure, questi inganni sono predicati anche ad alta voce dai mass media come forme di vero amore …

    R. – E’ vero. Ma è anche colpa nostra, perché la nostra voce non è abbastanza forte. Si dice che la Chiesa dice no a certe cose o che il Papa è contrario a tante altre: la verità è che l’amore in tutte le sue forme è una chiamata alla felicità, e la felicità è per tutti gli uomini, non per i cristiani, non per i cattolici e basta!

    D. – E sperimentare questa felicità, è qualcosa che una coppia non può, poi, trattenere per sé, sente l’esigenza di trasmettere …

    R. – E’ vero. E’ bellissimo raccontare a quanta più gente possibile, a partire dai propri figli, quanto la gioia di essere sposati, quanto è bello vivere la nuzialità. Io ho tre figli; uno di loro ha 16 anni. Chiaramente, a questa età ci si innamora e lui mi ha chiesto, spontaneamente: “Ma’, mi parli della castità?”, e mi ha stupito, perché non pensavo di avergli trasmesso questo linguaggio. Questo per dire quanto i nostri figli ascoltano e apprendono tutto ciò che vedono da noi.

    D. – Ma questo costituisce una vera e propria sfida, specie nell’adolescenza, quando i ragazzi sono bombardati da messaggi che banalizzano il sesso e si fermano all'esperienza sessuale senza vivere l'amore vero. E’ ancora possibile però, tu dici, proporre loro il pudore, la castità, un modello di eros e amore cristiano?

    R. – Sì. Dicevo a mio figlio: “Chi vive il sesso come prima esperienza è come chi si ferma sulla porta d’ingresso dell’amore. Da lì si sente solo l'odore dell'amore, noi invece siamo fatti per viverlo in pienezza!”.

    D. – Cinzia, oggi tante coppie rinunciano al matrimonio, quasi paralizzate nel desiderio di riuscire in un progetto di vita insieme per sempre. Aumentano le convivenze e spesso anche i fallimenti …

    R. – E’ necessario prepararsi ad una vita di coppia. Guarda: esistono libretti d’istruzione per ogni cosa, anche per la lavatrice da installare in casa. E invece, per quanto riguarda la vita di coppia, noi non ci affidiamo a nessun libretto d’istruzione …

    D. – Questo libretto d’istruzioni non toglie niente alla spontaneità, alla libertà?

    R. – Non c’è niente di più falso della spontaneità: spesso la nostra spontaneità ci porta verso qualcosa di sbagliato. In amore bisogna usare la testa, oltre che il cuore!

    D. – Il vostro impegno come formatori di coppie, nasce dall’esperienza che voi per primi avete fatto …

    R. – Sì. Non vogliamo insegnare qualcosa perché ci riteniamo migliori ma semplicemente perché abbiamo imparato dalla nostra esperienza. Abbiamo avuto quattro anni di fidanzamento – grazie a Dio, casto: grazie a Dio e grazie all’impegno che ci abbiamo messo! Ma abbiamo scoperto la bellezza di questa realtà, di questo cammino.

    D. – Castità non vuol dire essere bigotti e rifiutare la sessualità …

    R. – Assolutamente! A volte qualcuno pensa che abbiamo un Dio sadico che ha riempito la nostra casa di nutella e poi, allo stesso modo, ha riempito questa casa con tanti cartelli su cui è scritto: “Non toccate la nutella!”, “Vietato toccare la nutella!”, “La nutella fa male!”. Ma questa è un’idea di un Dio sadico che noi abbiamo perché altri ce l’hanno messa nella testa. Il nostro Dio è un Dio che vuol fare merenda con noi, con la nutella. Per questo motivo però bisogna conoscere veramente che cosa è il sesso: il sesso è prestazione, il sesso è incontro di corpi, o il sesso è incontro di volti? E come si fa ad incontrare un volto? Questo è quello che dobbiamo insegnare …

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    Quattromila universitari romani in pellegrinaggio ad Assisi nell'Anno della Fede

    ◊   Cominciare l’Anno della fede partendo da Assisi, con l’esempio luminoso di Francesco e Chiara. E’ questo uno dei motivi del X Pellegrinaggio degli universitari ed accoglienza delle matricole, che si è svolto ieri nella cittadina umbra e promossa dall’Ufficio per la Pastorale Universitaria del Vicariato di Roma. La giornata - che ha avuto come filo conduttore il tema ”Il Padre lo vide da lontano l’oggi di Dio, l’oggi dell’ uomo” - ha visto la presenza di circa 4000 giovani provenienti da tutti gli atenei della capitale. Il servizio di Marina Tomarro:

    “La fede non è credere in grandi ideali, ma capire che quando io mi muovo il Signore mi ha già preceduto, perchè Cristo ha preso su di se la mia vita” Così il vescovo Lorenzo Leuzzi, delegato per la pastorale universitaria, davanti ad una folla di oltre 4000 giovani pellegrini, ha aperto la celebrazione eucaristica nella Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi. ”Ricordiamoci sempre - ha continuato il presule, che non dobbiamo perdere tempo e rimandare a domani l’incontro con il Signore, il mio oggi deve diventare l’oggi di Dio, perché solo Cristo insieme al Padre da fondamento concreto alla mia esistenza”. Ma ascoltiamo alcuni commenti dei veri protagonisti di questo pellegrinaggio, gli universitari:

    “E’ una bella occasione per fermarsi durante l’anno, durante lo studio, conoscere anche gli studenti dell’università. Inoltre, vedere tanti ragazzi della stessa età che si ritrovano per pregare è bello”.

    “Uniamo il nostro essere studenti a questi momenti di fede che possiamo vivere tutti insieme, anche secondo il modello di San Francesco e Santa Chiara, che sono modelli veramente importanti per noi giovani. Il coraggio di San Francesco nel seguire la sua vocazione, nonostante avesse uno stile di vita diverso da quello che poi ha dovuto seguire secondo la chiamata di Gesù: questo è stato un atto di coraggio che noi giovani dobbiamo in qualche modo emulare”.

    “Innanzitutto la figura di San Francesco. Visitare i posti dove lui è vissuto, dove ha passato gran parte della sua vita. Poi, anche condividere questa bella esperienza della pastorale universitaria insieme a tutti gli studenti, e non solo, dell’Università Lateranense di cui faccio parte ma anche di tutte le università di Roma.

    D. - Questo è l’Anno della Fede, il vostro cammino comincia proprio qui ad Assisi, cosa vuol dire per voi e in che modo cercherete di vivere questo momento di grazia?

    R. - E’ un impegno prima di tutto personale, ad esempio essere più fedeli nella preghiera, per quanto mi riguarda. Poi, anche nella testimonianza, perché la fede è una cosa che si trasmette, si condivide e si riceve, quindi essere più pronti a testimoniare.

    “Di solito l’università è un momento in cui ci si allontana dalla propria casa, è un momento in cui se siamo abituati a un certo ambiente, nella chiesa, nella nostra piccola parrocchia di città e ci troviamo a Roma dispersi. Questo Anno della Fede per la mia vita non è un caso perché è un richiamo a concentrarmi, a non perdermi durante il mio percorso di studi, e a trovare dentro Roma una parrocchia dove continuare il mio cammino di fede”.

    E la giornata è stata conclusa da una fiaccolata presieduta dal vescovo Enrico dal Covolo, rettore della Pontificia Università Lateranense. Ascoltiamo il suo commento.

    “A me pare che questi ragazzi siano desiderosi di recuperare valori profondi, cioè la spiritualità, la preghiera, l’amore del Signore Gesù Cristo, come assoluto valore della loro vita, e sono quelle cose che la cultura circostante ormai non dà più a loro. Momenti come questi, di recupero profondo di valori e spiritualità, scendono nel loro cuore e si vede che veramente, finalmente, raggiungono la felicità. Un gruppo così notevole di giovani che si trovano insieme e che sono felici può darci una speranza di futuro nuovo”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Giornata del Ringraziamento rurale. Messaggio della CEI: la presenza di Dio nel lavoro dei campi

    ◊   “Non è forse la fede nella gioia di un raccolto abbondante, solo intravisto, a guidare le sue mani nella necessaria potatura, dolorosa ma vitale? E quando il corpo si piega per la fatica, che cosa lo sorregge e ne asciuga il sudore se non questa visione di fede, che allarga gli orizzonti e apre il cuore?”. Si apre così il Messaggio della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della CEI, diffuso per l’odierna 62.ma Giornata Nazionale del Ringraziamento rurale. Nel messaggio i vescovi evidenziano che proprio il lavoro dei campi si fa metafora efficace della fede, e che coloro che “sono immersi nella bellezza e nell’operosità del lavoro rurale” possono cogliere in modo speciale quella “mano creatrice e provvidenziale di Dio che nutre i suoi figli”: “Guai – è il monito dei presuli italiani - se dimenticassimo la relazione d’amore e di alleanza che Dio ha intrecciato con noi, e che diventa vivissima davanti ai frutti della terra”. Il messaggio sottolinea quindi la valenza educativa della Giornata del Ringraziamento, in particolare per i giovani, molti dei quali negli ultimi anni riscoprono il valore del lavoro nei campi: “nel ritorno alla terra possono aprirsi nuove prospettive per loro e insieme un modo nuovo di costruire il futuro di tutti noi”. Quindi nel messaggio trova spazio uno speciale ringraziamento per le Cooperative agricole che gestiscono terreni abbandonati, talvolta sottratti alla malavita organizzata: “la bellezza di una terra riscattata – si legge nel testo - che da deserto diventa giardino, parla da sé: non solo cambia il paesaggio, ma soprattutto rincuora l’animo di tutti. Una terra coltivata è una terra amata”. Infine l’esortazione a riconoscere l’importanza dell’economia rurale, come occasione di valorizzazione e rilancio delle risorse e delle tipicità dei diversi territori. (C.D.L.)

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    8° anniversario della morte di Arafat. Il corpo sarà riesumato da un team internazionale

    ◊   Oggi l’8 anniversario della morte del leader dell'Olp, Yasser Arafat, scomparso l'11 novembre del 2004, in condizioni che restano da chiarire. Nel corso delle celebrazioni, oggi a Ramallah, nei Terrirori palestinesi, il presidente dell’ANP, Abu Mazen, ha dichiarato che le procedure di riesumazione del corpo saranno coordinate dagli inquirenti francesi, con esperti svizzeri e con il governo russo. Intanto resta alta la tensione nella Striscia di Gaza: due miliziani sono rimasti uccisi nella notte nel corso di due raid condotti dall'aviazione israeliana, dopo il lancio di missili su Israele. (C.D.L.)

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    Terremoto in Birmania, almeno 13 morti e decine di feriti

    ◊   Almeno 13 persone hanno perso la vita e 40 sono rimaste ferite a causa del forte terremoto, di magnitudo 6,8, che la notte scorsa ha colpito la Regione di Sagaing, nella Birmana nordoccidentale. Lo ha reso noto l'organizzazione umanitaria Save the Children. La Ong ha parlato anche di ''rischi di nuove forti scosse''. Il sisma ha avuto ipocentro a 10 km di profondità. La scossa è stata avvertita anche a Bangkok, capitale della vicina Thailandia. Intanto l'Osservatorio americano di geofisica registra una nuova scossa di terremoto di 5.8 gradi Richter. (C. D.L)


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    Iran. Theran smantella il sito di Parchin, dove si sospettano esperimenti nucleari

    ◊   Il nucleare iraniano. L'Iran sta smantellando il sito militare di Parchin, vicino Teheran, dove si sospetta siano stati condotti esperimenti applicabili al nucleare. Lo ha detto oggi il direttore generale dell'Aiea, Yukiya Amano. Amano ha anche spiegato di avere ''buone ragioni'' per credere che l'Iran cooperera' con l'Aiea in particolare nei prossimi colloqui sul dossier nucleare che si svolgeranno a Teheran il 13 dicembre. (C.D.L.)

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    Slovenia, aperte le urne per le presidenziali

    ◊   Aperti stamane i seggi per le elezioni presidenziali slovene, che vedono favorito per la riconferma ad un secondo mandato di 5 anni il presidente uscente, Danilo Turk. Turk gode delle simpatie degli elettori liberali e moderati, nonché dell'appoggio del maggiore partito del centrosinistra, Slovenia Positiva (Ps). A sfidarlo, Borut Pahor, ex premier dello schieramento di sinistra, e l'eurodeputato Milan Zver, esponente del partito conservatore. Secondo i sondaggi sarà necessario il ricorso al ballottaggi, previsto per il 2 dicembre. (C.D.L.)

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    Repubblica Ceca: approvata la legge sulla composizione patrimoniale Stato-Chiesa

    ◊   Il Parlamento della Repubblica Ceca ha approvato in via definitiva, il 7 novembre, la legge sulla composizione patrimoniale tra Stato e Chiese con 102 voti. L’unica fase che resta ora da compiere - riporta l'agenzia Sir - è l’acquisizione della firma del presidente Václau Klaus. “È una buona notizia per tutti noi”, afferma il segretario generale della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, mons. Tomás Holub. “Per città grandi e piccole, in quanto permetterà loro di continuare a crescere. Per coloro che utilizzano i servizi sociali e le istituzioni formative gestite dalla Chiesa, in quanto resteranno disponibili a pieno regime. Per le Chiese, in quanto potranno utilizzare le proprie risorse finanziarie per l’adempimento della propria missione nella società: l’annuncio del messaggio di gioia sul senso e il valore di ogni individuo, e per aiutare i bisognosi”, continua mons. Holub, esprimendo la convinzione che le azioni e i passi concreti delle rispettive parrocchie, comunità religiose e diocesi dimostreranno chiaramente tutto questo nella pratica. L’importo totale da restituire alla Chiesa cattolica è pari a 134 miliardi di Czk (5,36 miliardi di euro). L’importo sarà suddiviso in due parti: 75 miliardi di Czk saranno restituiti sotto forma patrimoniale, mentre 59 miliardi saranno risarciti alle Chiese e alle associazioni religiose in forma finanziaria nell’arco di 30 anni. (R.P.)

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    Abu Dhabi: dal 15 al 17 novembre incontro del giovani cattolici del Medio Oriente

    ◊   Oltre 1.500 giovani cattolici del Medio Oriente si incontreranno ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, dal 15 al 17 novembre, per tre giorni di riflessione e preghiera. Lo riferisce l’agenzia Fides. Al centro della “Arabia Catholic Youth Conference” (ACYC), evento alla sua seconda edizione, vi sarà l’Anno della Fede e i suoi significati per i credenti di quelle terre: il tema della conferenza, tratto dal Vangelo di Marco, è “Tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23). La conferenza è organizzata dai vicariati apostolici dell’Arabia del Nord e dell’Arabia del Sud e si svolgerà nella cattedrale di San Giuseppe ad Abu Dhabi. A presiedere l’assemblea saranno mons. Paul Hinder, vicario apostolico dell’Arabia del Sud, e mons. Camillo Ballin, Vicario apostolico dell’Arabia del Nord. “Le sessioni della conferenza – riferisce una nota inviata a Fides – intendono rispondere alle questioni di fede emergenti tra i giovani cattolici della regione”. A concludere la conferenza sarà un concerto dal titolo “ReJOYce”, con la performance di musicisti cristiani di fama internazionale: una prima assoluta nella penisola arabica, il pubblico atteso è di oltre 5.000 persone. I giovani cattolici residenti nei due vicariati apostolici dell’Arabia sono principalmente emigrati provenienti da diverse nazioni del mondo (perlopiù da Filippine, India, Pakistan, Sri Lanka, Siria, Libano e nazioni africane) che si trovano nella penisola arabica per lavoro. Presentando l’evento, mons. Hinder ha spiegato che il futuro di una comunità “sta nei giovani”. “Attraverso la nostra Conferenza dei giovani della penisola arabica - ha proseguito - intendiamo rafforzare la fede dei nostri giovani che, il più delle volte, non possono partecipare ai meeting come la Giornata Mondiale della Gioventù”. “Ci auguriamo – ha aggiunto mons. Ballin - che l’Acyc possa dare ai giovani del Medio Oriente l’occasione di riunirsi e sperimentare la gioia di vivere la loro fede”. “I giovani dei nostri territori – ha concluso il presule - sono spesso isolati nella loro esperienza di fede, per le circostanze della regione in cui risiedono. Vogliamo cercare di rispondere alle molte domande che hanno sulla loro fede”. La prima conferenza della gioventù cattolica di Arabia si è tenuta nel novembre 2009 presso la Chiesa di Santa Maria, a Dubai, sempre negli Emirati Arabi. (D. M.)

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    Pakistan: oltre 200 ragazze musulmane iscritte nella scuola cattolica di Swat, colpita dai talebani

    ◊   La scuola cattolica femminile delle Suore della Presentazione a Sangota, nel cuore della Valle di Swat (provincia di Khyber-Pakhtunkhwa), “ha riaperto da alcuni mesi, conta oltre 200 iscritte, ed è in via di completa ricostruzione”: è quanto riferisce all’agenzia Fides suor Riffat Sadiq, che fa parte del team delle educatrici, in passato preside della stessa scuola, raccontando nella "Giornata per Malala" celebrata ieri, l'impegno delle religiose. L’istituto, nato nel 1962, era stato costretto alla chiusura nel 2007 e nel 2009 era stato distrutto dai talebani, che allora dominavano la valle. Nella campagna contro l’istruzione femminile, gruppi talebani hanno costretto alla chiusura oltre 400 scuole e 150 sono state distrutte o colpite da attentati esplosivi. Nella primavera del 2012 la scuola delle Suore della Presentazione – che hanno come specifico carisma lavorare per l’istruzione – ha riaperto i battenti. In pochi mesi le iscrizioni sono lievitate fino a 200 “ma, appena altre aule saranno ultimate, diventeranno molte di più”, nota suor Riffat, ricordando che, prima della chiusura forzata, la scuola aveva oltre 1.000 allieve. “Le ragazze iscritte sono per la quasi totalità musulmane, di famiglie tribali e molto povere. La popolazione locale è felice, ci sostiene e ci incoraggia molto per quest’opera. Confidiamo nella Provvidenza di Dio perché possa andare avanti senza altri attentati. Credo questo sia un segno di speranza, anche pensando alla vicenda di Malala Yusufzai: nella Giornata a lei dedicata le inviamo tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto: siamo impegnate sullo stesso fronte”, spiega la religiosa. L’istruzione, cuore della missione delle Suore della Presentazione, “è fondamentale per la crescita e lo sviluppo del Paese: in tal modo noi diamo un contributo alla nostra nazione”, conclude. Le Suore della Presentazione, presenti nel subcontinente indiano da oltre 100 anni, gestiscono 9 scuole in tre province del Pakistan (Sindh, Punjab, Khyber-Pakhtunkhwa), garantendo l’istruzione per oltre 7.000 bambine e ragazze, perlopiù musulmane. (R.P.)

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    Sri Lanka: giornata dedicata ai bambini non nati contro i progetti di legalizzazione dell'aborto

    ◊   La Conferenza episcopale dello Sri Lanka (Cbcsl) dedica oggi una Giornata ai bambini non nati, per protestare contro la volontà del governo di legalizzare l'aborto. Come riporta l'agenzia AsiaNews, i vescovi invitano i fedeli di tutte le diocesi - in particolare adolescenti, giovani, famiglie e medici - a pregare e organizzare incontri di sensibilizzazione sul tema. Inoltre, la Cbcsl ha deciso di allestire delle collette in ogni parrocchia, per destinare il ricavato alle madri sole o a quelle famiglie che stanno decidendo se abortire o meno. I vescovi annunciano anche che "se tale proposta sarà presentata in Parlamento, nella stessa settimana dimostreremo in modo pacifico contro di essa, indossando una banda nera sui nostri vestiti". Il ministero dello Sri Lanka per lo Sviluppo del bambino e della donna ha deciso di rendere legale l'aborto per le minorenni vittime di stupro, per i concepimenti frutto di incesto, per feti con deformazioni fisiche. "Per la Chiesa - sottolineano i vescovi nel comunicato ufficiale - anche l'aborto di un feto frutto di stupro, incesto o disabile è un omicidio terribile di un essere umano innocente, senza voce e indifeso. Per questo - proseguono - vogliamo condannare nei termini più duri possibili un simile processo di legalizzazione, anche per quei casi eccezionali che possono attrarre l'empatia e la solidarietà della gente. Da sempre – continua il documento - la Chiesa condanna l'aborto, e qualunque sia la giustificazione dietro un atto del genere, esso dovrebbe essere considerato un peccato grave, indifendibile da tutte le istituzioni e tutti gli individui". Nonostante l'aborto sia illegale nel Paese, negli ultimi anni lo Sri Lanka Family Health Bureau (organismo creato dal ministero della Salute) ha registrato un aumento dei casi: nel 2008 vi erano circa 700 casi al giorno, per 250mila l'anno; nel 2011 sono saliti a mille, per un totale di 300mila interruzioni di gravidanza l'anno. (D.M.)

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    Brasile: duemila rifugiati africani otterranno la residenza permanente

    ◊   L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR) ha accolto con favore la decisione del governo brasiliano di garantire la residenza permanente a quasi 2mila ex rifugiati angolani e liberiani. Il nuovo status di questo gruppo di persone è stato confermato con un decreto del Ministro della giustizia dello scorso 26 ottobre. Il provvedimento era stato adottato dalle autorità brasiliane a seguito di una raccomandazione lanciata dall’Acnur a livello globale in gennaio. L'agenzia aveva chiesto ai Paesi d'asilo di favorire l'integrazione locale o di garantire uno status alternativo per coloro che non erano più rifugiati. Il Brasile è diventato così il primo Paese al di fuori dell'Africa ad adottare queste raccomandazioni dell'Unhcr. Secondo le statistiche fornite dallo stesso governo, 1.681 rifugiati angolani e 271 liberiani beneficeranno della decisione, quasi il 40% della popolazione complessiva di rifugiati di tutto il Paese. I rifugiati angolani e liberiani avranno 90 giorni - a partire dalla notifica da parte del governo - per contattare il Dipartimento di polizia federale e richiedere il visto di residenza permanente. I rifugiati dovranno soddisfare almeno una delle seguenti 4 condizioni: aver vissuto in Brasile come rifugiato riconosciuto negli ultimi 4 anni; essere assunto da una Compagnia privata o pubblica registrata presso il Ministero del lavoro; essere un lavoratore specializzato con competenza formalmente riconosciuta; gestire la propria attività economica in accordo alle leggi. Non potranno acquisire la residenza permanente i rifugiati condannati per reati penali. I rifugiati angolani e liberiani sono ben integrati nella società brasiliana, soprattutto nelle città di Rio de Janeiro e San Paolo. Molti di loro sono sposati con cittadini brasiliani e hanno figli di nazionalità brasiliana. La maggior parte di loro è arrivata in Brasile negli anni '90, in fuga dalle guerre civili che costrinsero milioni di persone ad abbandonare le proprie case. (D.M.)

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    Anno della Fede: l'Orp propone itinerari per i pellegrini a Roma

    ◊   In occasione dell’Anno della Fede l’Opera Romana Pellegrinaggi (Orp) propone a chi arriverà a Roma sette itinerari in quattro tappe. Sono le "Vie della Fede", che condurranno i pellegrini verso la professione di fede a San Pietro. Ogni itinerario è stato concepito in una diversa area di Roma per permettere ai pellegrini di compiere a piedi il percorso verso numerose Basiliche e chiese, scelte per il messaggio spirituale e per la storia e tradizione di vita cristiana che incarnano. Gli itinerari convergono tutti verso la Basilica di San Pietro, quarta e ultima tappa. Per accompagnare i fedeli, l’Orp ha realizzato un apposito Kit del Pellegrino, con mappe, opuscoli informativi, altri materiali di utilità pratica e un lumino. Questo richiama il passaggio dalle tenebre del peccato alla luce della grazia e verrà lasciato nell’angolo dell’Anno della Fede in una delle Chiese toccate dagli itinerari. Nelle Chiese delle "Vie della Fede" sono disponibili anche le “Guide per la riflessione” in più lingue, con spunti per la meditazione e per le celebrazioni. (D.M.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 316

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.