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Sommario del 05/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa invita a pregare perché vescovi e sacerdoti siano testimoni fedeli e coraggiosi di Cristo
  • Messaggio di Benedetto XVI al nuovo Patriarca copto ortodosso: la nostra amicizia possa crescere sempre di più
  • Benedetto XVI riceve in udienza i nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Nigeria, Australia e Colombia
  • Il Papa nomina mons. Carmelo Pellegrino promotore della Fede al dicastero delle Cause dei Santi
  • Processo Sciarpelletti. Respinta la nullità sul rinvio a giudizio. Sabato le deposizioni
  • Anno della Fede. Il Sud Sudan festeggia i 100 anni dall’arrivo dei missionari
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Presidenziali Usa: candidati al rush finale, incertezza sul risultato
  • Siria, sangue e morti. L'analista: cresce il grado di attenzione in Israele
  • Kenya, attacco contro una chiesa. Casale: integralisti contro cristiani e islam moderato
  • La crisi economica al centro del vertice Asia-Europa, riunito in Laos
  • Immigrazione: naufragio a 140 km da Lampedusa, 11 corpi recuperati in mare
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Africa: ogni anno muoiono di malnutrizione oltre un milione di bambini
  • Il card. Filoni in Nigeria per il centenario dell’Evangelizzazione di Owerri
  • Siria: la Chiesa chiede “preghiere e aiuti concreti" per evitare la distruzione del Paese
  • Rowan Williams invita la Comunione anglicana a essere una famiglia
  • India: decine di migliaia di senza tetto per il ciclone Nilam
  • Sud Sudan: 21 mila sfollati rientrano nelle proprie case ma l'Lra è ancora una minaccia
  • Colombia: il processo di pace si trasferisce a Cuba
  • Venezuela: per l'Anno della Fede appello all'amnistia per i prigionieri politici
  • Guatemala: la popolazione rurale colpita da siccità, povertà e malnutrizione
  • Paraguay: Anno della Fede e realtà nazionale al centro della Plenaria dei vescovi
  • Pakistan: a Lahore la nuova evangelizzazione parte da scuole e istruzione
  • Cina: le celebrazioni per commemorare tutti i fedeli defunti
  • Mongolia: a Ulaanbaatar i cattolici festeggiano l’inaugurazione della sesta parrocchia del Paese
  • Ucraina: appello della Chiesa greco-cattolica sul ruolo dell'Università cattolica
  • Germania: invito della Chiesa cattolica ai protestanti per i 500 anni della Riforma
  • Repubblica Ceca: a Praga la Conferenza dei Gesuiti europei
  • Ad Acireale la 52.ma Assemblea generale della Conferenza dei superiori maggiori italiani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa invita a pregare perché vescovi e sacerdoti siano testimoni fedeli e coraggiosi di Cristo

    ◊   “Perché i vescovi, i sacerdoti e tutti i ministri del Vangelo diano coraggiosa testimonianza di fedeltà al Signore Crocifisso e Risorto”. Recita così l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di novembre. In molte occasioni, Benedetto XVI ha dato risalto alla fedeltà e al coraggio come a qualità cardine per un ministro del Vangelo. Alessandro De Carolis ricorda alcune affermazioni in questo servizio:

    Fedeltà: per tanti, oggi, una moneta fuori corso. Un tempo, una promessa – a una persona, a un’ideale – portava normalmente con sé in dote il pegno del rimanervi fedeli, con ciò mettendo in conto la fatica della coerenza. Poi, questo tessuto – tenuto insieme da una trama e un ordito fatto di valori forti, a cominciare dalla fede – è andato generalmente sfilacciandosi. E la nuova fragilità ha condizionato anche chi, in linea di principio, ha nella fedeltà l’ossigeno della propria vocazione: il sacerdote. Una situazione che non molto tempo fa fece esclamare al Papa:

    “Oggi più che mai c’è bisogno di fedeltà! Viviamo in una società che ha smarrito questo valore. Si esalta molto l’attitudine al cambiamento, la 'mobilità', la 'flessibilità', per motivi economici e organizzativi anche legittimi. Ma la qualità di una relazione umana si vede dalla fedeltà!”. (Discorso all’Associazione Santi Pietro e Paolo, 25 giugno 2011)

    Se una vera relazione umana si misura dalla fedeltà, quanto più la relazione con il divino. Quella di un cristiano, specie di un sacerdote. A Fatima, nel 2010, Benedetto XVI affermò: “La fedeltà nel tempo è il nome dell’amore. Di un amore coerente, vero e profondo a Cristo sacerdote”. E qui, la fedeltà ha bisogno dell’innesto del coraggio:

    “Il sacerdozio - ricordiamolo sempre - si fonda sul coraggio di dire sì a un’altra volontà, nella consapevolezza, da far crescere ogni giorno, che proprio conformandoci alla volontà di Dio, ‘immersi’ in questa volontà, non solo non sarà cancellata la nostra originalità, ma, al contrario, entreremo sempre di più nella verità del nostro essere e del nostro ministero”. (Messa ordinazioni sacerdotali, 20 giugno 2010)

    Dunque, ha osservato in un’altra circostanza Benedetto XVI, “nel modo di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo”, il sacerdote deve trarre forza “dalla sua appartenenza sacramentale”, e quindi “porre ogni cura nel sottrarsi alla mentalità dominante, che tende ad associare il valore del ministro non al suo essere, ma alla sua funzione”:

    “La fedeltà del servo di Gesù Cristo consiste proprio anche nel fatto che egli non cerca di adeguare la fede alle mode del tempo. Solo Cristo ha parole di vita eterna, e queste parole dobbiamo portare alla gente. Esse sono il bene più prezioso che ci è stato affidato. Una tale fedeltà non ha niente di sterile e di statico; è creativa”. (Messa ordinazione vescovi, 12 settembre 2009)

    Fedeltà, perché il Vangelo arrivi integro, e coraggio, perché arrivi ovunque. Anche dove si rischia a dirsi di Cristo. Una tempra che al neoletto Benedetto XVI ispirò parole di fuoco:

    "Abbi il coraggio di osare con Dio! Provaci! Non aver paura di Lui! Abbi il coraggio di rischiare con la fede! Abbi il coraggio di rischiare con la bontà! Abbi il coraggio di rischiare con il cuore puro! Compromettiti con Dio, allora vedrai che proprio con ciò la tua vita diventa ampia ed illuminata, non noiosa, ma piena di infinite sorprese, perché la bontà infinita di Dio non si esaurisce mai!". (Messa 40.mo Concilio, 8 dicembre 2005)

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    Messaggio di Benedetto XVI al nuovo Patriarca copto ortodosso: la nostra amicizia possa crescere sempre di più

    ◊   Benedetto XVI ha espresso in un messaggio le sue felicitazioni per l’elezione, ieri al Cairo, del vescovo Tawadros quale nuovo Patriarca copto ortodosso. Il Papa si è detto fiducioso che, come il suo predecessore, Papa Shenouda III, saprà essere “un vero e proprio padre spirituale” per la sua comunità e un partner efficace dei suoi concittadini “nella costruzione di un nuovo Egitto in pace e armonia, al servizio del bene comune e del bene di tutto il Medio Oriente”.

    “In questi tempi difficili – ha affermato il Papa - è importante per tutti i cristiani testimoniare l'amore e l'amicizia che li lega, memori della preghiera di Gesù durante l'Ultima Cena: che tutti siano una cosa sola, affinché il mondo creda”. Quindi, ha ringraziato Dio “per gli importanti progressi, compiuti sotto la guida del suo stimato predecessore, nei rapporti tra la Chiesa copta ortodossa e la Chiesa cattolica”, elevando la sua preghiera perché l’amicizia e il dialogo tra le due Chiese possa continuare, dando “frutti di sempre più stretta solidarietà e duratura riconciliazione”. “Possa il nostro Padre celeste – ha concluso il Papa - colmarvi di pace e forza per il nobile compito che vi attende”.

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    Benedetto XVI riceve in udienza i nuovi ambasciatori presso la Santa Sede di Nigeria, Australia e Colombia

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza, per la presentazione delle Lettere credenziali, Francis Chukwuemeka Okeke, neo ambasciatore della Nigeria presso la Santa Sede, John Anthony Gerard McCarthy, nuovo ambasciatore di Australia presso la Santa Sede, e Germán Cardona Gutiérrez, neo ambasciatore di Colombia presso la Santa Sede.

    Inoltre, il Papa ha ricevuto l'ambasciatore degli Stati Uniti d’America presso la Santa Sede, Miguel Humberto Díaz, con la consorte, in visita di congedo.

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    Il Papa nomina mons. Carmelo Pellegrino promotore della Fede al dicastero delle Cause dei Santi

    ◊   Benedetto XVI ha nominato promotore della Fede (prelato teologo) della Congregazione delle Cause dei Santi mons. Carmelo Pellegrino, finora relatore del medesimo Dicastero. Mons. Pellegrino, nato a Galatina, in Puglia, il 16 luglio 1971, dopo il diploma in violino presso il Conservatorio di Lecce, ha conseguito la Laurea in Lettere presso l’Università La Sapienza di Roma e la Laurea in Filosofia presso la medesima Università. Ha conseguito inoltre la Licenza presso il Pontificio Istituto Biblico e il Dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha insegnato Sacra Scrittura a Taranto presso l’Istituto di Scienze Religiose «Romano Guardini». E’ stato ordinato sacerdote nel 1997 e prelato di Sua Santità nel 2007. E’ entrato nel 2001 nella Congregazione delle Cause dei Santi.

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    Processo Sciarpelletti. Respinta la nullità sul rinvio a giudizio. Sabato le deposizioni

    ◊   Con la discussione sulle questioni pregiudiziali si è aperto oggi in Vaticano il processo a Claudio Sciarpelletti, il tecnico informatico della Segreteria di Stato accusato di favoreggiamento nell’ambito delle indagini per furto aggravato di documenti riservati; filone che ha portato alla condanna dell’ex assistente di camera del Papa, Paolo Gabriele. Respinta l’eccezione di nullità di rinvio a giudizio, sollevata dall’avvocato di parte, per imprecisione dell’imputazione. La prossima udienza si terrà sabato prossimo alle ore 9 quando saranno ascoltati l’imputato e altri testimoni chiamati dalla difesa. Massimiliano Menichetti:

    Prima udienza del processo Sciarpelletti. Respinta la questione pregiudiziale sulla nullità di rinvio a giudizio, sollevata dalla difesa, per imprecisioni sull’imputazione. Precisata l’esatta configurazione del reato che, è stato spiegato, si inquadra nella fattispecie del favoreggiamento personale. “Tra Claudio Sciarpelletti e Paolo Gabriele non c’era una grande amicizia”, ha ribadito l’avvocato Gianluca Benedetti, che difende il tecnico informatico accusato di aver aiutato con il suo comportamento Paolo Gabriele, condannato a tre anni, pena ridotta a diciotto mesi, per aver rubato documenti riservati.

    In sostanza la linea difensiva, tratteggiata dall’avv. Benedetti, punta sulla totale estraneità ai fatti criminosi da parte del suo assistito e a sottolineare il normale “rapporto di conoscenza”, non di “amicizia profonda tra i due”. A questo proposito la puntualizzazione che l’ex assistente di camera del Papa avrebbe negato, per sei anni, la sostituzione del proprio computer e che solo una volta, Sciarpelletti, sarebbe intervenuto sulla sua stampante.

    “Tutto parte da un anonimo, credo un officiale della Segreteria di Stato, che parla di frequenti contatti tra Paolo Gabriele e Claudio Sciarpelletti – ha spiegato davanti ai giudici il legale di parte -. Un'informativa di un autore ignoto, da cui qui si passa a una supposta amicizia su cui Sciarpelletti avrebbe mentito”.

    L’avv. Benedetti ha escluso che il suo cliente abbia intralciato la giustizia ed ha parlato di “dedizione e servizio per la Santa Sede” per oltre “venti anni”. Ha indicato l’atteggiamento collaborativo, riconosciuto dai gendarmi, che l’uomo avrebbe avuto durante le indagini. Punto questo però che ha sollevato la precisazione del presidente del Tribunale Vaticano, Giuseppe Dalla Torre, il quale ha sottolineato che comunque “Sciarpelletti ha fornito tre versioni diverse dei fatti”.

    Sul fronte delle richieste è stata accettata dal Tribunale quella relativa all’acquisizione del “fascicolo di servizio” del tecnico informatico vaticano. Non entrano a far parte degli atti invece, perché giudicati non esaustivi, i tabulati telefonici e le mail relative ai contatti tra Sciarpelletti e Gabriele. Quattro i testimoni presenti oggi, voluti dalla difesa, tra loro anche mons. Carlo Maria Polvani, il responsabile dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato; lo stesso Paolo Gabriele; il vice comandante della Guardia Svizzera William Kloter e il vicecommissario della Gendarmeria Gianluca Gauzzi Broccoletti. Assente per giustificati motivi, il capo della Gendarmeria Domenico Giani. Tutti saranno ascoltati, insieme a Sciarpelletti, sabato prossimo quando riprenderà il processo.

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    Anno della Fede. Il Sud Sudan festeggia i 100 anni dall’arrivo dei missionari

    ◊   Saranno celebrazioni molto sentite in Sud Sudan quelle organizzate per l’Anno della Fede in corso. Il Paese infatti festeggia in questi giorni anche il centenario dell’arrivo dei primi missionari cattolici. In un secolo di storia, la Chiesa locale ha vissuto momenti drammatici di persecuzione e martirio. Oggi - a poco più di un anno dalla dichiarazione di indipendenza da Karthoum - Juba si incammina verso una stagione di stabilità e pace. Lo conferma mons. Hiiboro Kussala, vescovo della diocesi meridionale di Tombura Yambio, teatro in passato di ripetuti attacchi contro i cristiani, nell'intervista di Paolo Ondarza:

    R. – Questo cambiamento è stato un dono per noi, un dono di Dio, perché in passato abbiamo vissuto tante sofferenze, problemi e adesso possiamo dire di essere “quasi” tranquilli. Comunque, rimangono ancora tante cose da fare: il confine non è ancora definito, non abbiamo firmato ancora tutti gli Accordi tra i due Paesi, ci sono ancora tante persone del sud che vivono al nord, ma sarebbero dovute tornare... Il nostro governo ancora sta lavorando per fornire i servizi essenziali per le persone, come acqua, corrente, l’illuminazione per strade, scuole e ospedali, ma ancora molto resta da fare.

    D. – Nel 2009, lei denunciò il martirio a causa della fede, subito da alcuni cristiani della sua diocesi: furono crocifissi. Ecco, oggi – nell’Anno della fede – che testimonianza offre la Chiesa sud-sudanese a quella universale?

    R. – In questo anno della fede il mio paese celebra il centenario dell’evangelizzazione: nel prossimo dicembre ricorderemo i 100 anni dall’arrivo dei missionari nella nostra terra. Questi cento anni non sono stati cento anni di pace: i cristiani sono stati uccisi a motivo della loro fede. Basti pensare a quanto successo nel 2009, quando 17 persone sono state uccise: alcune crocifisse per terra dentro una chiesa; altre, sempre crocifisse, appese ad alcuni alberi… La loro memoria resta con noi, la portiamo dentro. La nostra gente ha una grande fede. La fede è in aumento, cresce anche il numero dei religiosi. Posso dirti che in Sud Sudan, ho un grande numero di seminaristi.

    D. – Oggi, c’è maggiore libertà per i cristiani?

    R. – Sì, c’è maggiore libertà. Ancora ci sono dei soldati in zona, nelle foreste ci sono ancora i ribelli, abbiamo ancora paura. Per questo, preghiamo e chiediamo al Signore di aiutarci a essere forti. Nella parrocchia nella quale si è verificato l’evento di cui le parlavo, abbiamo costruito un santuario nel nome di tutte le persone uccise: adesso, la gente ogni anno si reca lì per pregare. Noi continuiamo a pregare per loro e anche loro, ne sono certo, pregano per noi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Anche chi sbaglia merita di essere amato: all'Angelus il Papa ricorda che Dio ci insegna a volere sempre e solo il bene.

    La Casa Bianca sul filo di lana: in prima pagina, Giuseppe Fiorentino sugli Stati Uniti al voto.

    Le credenziali degli ambasciatori di Nigeria, Australia e Colombia.

    In cultura, un articolo di Paolo Vian dal titolo "Quando il popolo cristiano genera vocazioni": negli scritti di Inos Biffi il ritratto del cardinale Giovanni Colombo, dal 1963 al 1979 arcivescovo di Milano che - con un convegno aperto dal cardinale arcivescovo Angelo Scola - ha inaugurato l'anno dedicato alla sua memoria.

    Tintin a Gerusalemme: Cinzia Leone sugli ebrei e i fumetti in un dossier di "Pagine Ebraiche".

    La buona morte e la morte buona: Adriano Pessina su una paura che viene esorcizzata non con il silenzio ma parlandone troppo.

    E il principe perse il potere religioso: Giuseppe Zecchini sul passaggio dal paganesimo al cristianesimo.

    Tawadros II e il compito del dialogo: nell'informazione religiosa, l'Egitto accoglie l'elezione del nuovo Patriarca ortodosso. Il messaggio del Papa.

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    Oggi in Primo Piano



    Presidenziali Usa: candidati al rush finale, incertezza sul risultato

    ◊   Negli Usa, ultime ore di campagna elettorale per Barack Obama e Mitt Romney. Alla vigilia del voto per la Casa Bianca e il rinnovo di una parte del Congresso, i sondaggi danno un sostanziale pareggio dei due candidati, anche se il presidente sarebbe in vantaggio nello Stato chiave dell’Ohio. Domani, inoltre, in alcuni Stati si voterà su referendum riguardanti le unioni gay, l’innalzamento delle tasse e la legalizzazione della marijuana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Ho lavorato duramente negli ultimi quattro anni e la nostra lotta deve andare avanti”: così, il presidente americano, Barack Obama, si è rivolto ai suoi sostenitori a Concord, in New Hampshire, dove è intervenuto assieme a Bill Clinton, in uno dei suoi ultimi comizi prima del voto. Obama è confortato da alcuni sondaggi – come quello di Usa Today – che lo vede in vantaggio al livello nazionale con il 50% di consensi contro il 46% di Romney. Ancora più significativi sono i sondaggi che darebbero il presidente in discreto vantaggio nello Stato chiave dell’Ohio e, anche se in modo più lieve, in un altro Stato fondamentale come la Florida. I repubblicani credono però nelle possibilità del loro candidato di arrivare allo Studio Ovale. Romney, che ha definito la vittoria di Obama “possibile ma non probabile”, sta concentrando i suoi sforzi in alcuni Stati in bilico, innanzitutto Ohio e Virginia, anche se nelle ultime ore ha indirizzato parte delle sue energie anche in Pennsylvania. Per molti osservatori, sarà decisivo – ancora una volta – il voto degli indipendenti. Donne, giovani e minoranze dovrebbero votare in maggioranza Obama; uomini, anziani ed evangelici dovrebbe scegliere prevalentemente Romney. Questa campagna elettorale, la più costosa della storia nonostante la crisi economica, si è anche contraddistinta per un alto livello tecnologico, come sottolinea Dennis Redmont, responsabile Comunicazione del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti e già direttore dell’Associated Press per l’Italia:

    R. – La cosa che mi ha colpito è il livello tecnico di monitoraggio dell’elettore medio americano: i mezzi di informazione per sapere chi vota e come vota sono talmente specifici che si può sapere addirittura, ad esempio, che il votante medio repubblicano in uno Stato preferisce questa o quella macchina, perché si incrociano i dati elettorali e si incrociano anche i dati commerciali, che sono attingibili attraverso il suo profilo. Questo target permette, quindi, di vedere con un alto grado di precisione come qualcuno potrà votare.

    D. – Dai sondaggi, l’America appare divisa: se questa divisione si confermasse, troverà poi la forza di riunirsi, dopo le elezioni, per affrontare le tante sfide oggi presenti e soprattutto la crisi economica?

    R. – L’America sarà divisa, perché chiunque dei candidati vincesse, l’altra parte farà blocco. Se vincesse, ad esempio, il favorito, Obama, ad ogni modo al Congresso, ma forse anche al Senato, ci sarebbe una maggioranza repubblicana. Perciò si vedrà già dai primi mesi, quindi prima ancora della fine ufficiale del mandato di Obama - il prossimo gennaio - se l’America potrà affrontare le varie crisi che ci sono come il deficit. E’ un grande punto interrogativo, anche perché ci sarà la “resa dei conti” per il partito perdente e l’anima conservatrice o ultraliberale - nel caso dei democratici - saranno naturalmente impegnate a trovare una via mediana... Non sono molto ottimsta!

    Sul voto pesa anche il dopo uragano Sandy: sono molte, infatti, le aree a New York e nel New Jersey ancora senza corrente elettrica e in piena emergenza. Per questo, il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha annunciato che 143 mila newyorkesi saranno riassegnati ad altri seggi. Intanto, si sono registrati problemi ai seggi in Florida, dove è possibile il voto anticipato. Ieri, chi si è recato alle urne, ha dovuto aspettare anche sei ore per poter scegliere il proprio candidato. Del resto, come riportano i media Usa, sia il Partito Democratico che quello Repubblicano hanno mobilitato migliaia di avvocati che domani saranno inviati ai seggi per controllare la regolarità del voto.

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    Siria, sangue e morti. L'analista: cresce il grado di attenzione in Israele

    ◊   In Siria nuova giornata di violenze. Dopo gli 200 morti di ieri, a Damasco e ad Aleppo infuriano i combattimenti. Sono già diverse decine le vittime negli scontri tra l'esercito siriano e milizie di ribelli. Dato alle fiamme anche un deposito della Mezzaluna Rossa, mentre la diplomazia internazionale sembra accusare una situazione di grave stallo. Intanto, Israele guarda con preoccupazione all’evoluzione della crisi siriana, soprattutto dopo il recente sconfinamento di Damasco nel Golan. Sull’atteggiamento di Israele, Giancarlo La Vella ha intervistato Antonio Ferrari, analista ed esperto di Medio Oriente del Corriere della Sera:

    R. – E’ evidente che la Siria non è slegata dal problema iraniano, anzi in qualche misura per Israele ne è complementare. Se noi aggiungiamo, oltre al problema iraniano con il nucleare, la crisi Siria con l’instabilità cronica, si può capire che la preoccupazione di Israele sia giustificata. Dall’altra parte, poi, c’è il tentativo di Netanyahu e del governo di destra, che guida lo Stato di Israele, di alimentare l’incubo di avere una situazione precaria ai propri confini, con la necessità di pensare di ottenere un nuovo mandato: Netanyahu tenta di amplificare, anche oltre misura, quelle che sono le minacce esterne per Israele, per poter sperare di avere una riconferma.

    D. – E’ una presa di posizione, questa di Israele, dovuta anche al fatto che gli Stati Uniti in questo momento sono impegnati sulla campagna elettorale, come pure su altri problemi, e si stanno occupando poco della questione mediorientale...

    R. – Io credo di sì. Tutto è collegato: è chiaro che gli Stati Uniti, in questo momento, hanno altro a cui pensare che al Medio Oriente: tutto è concentrato su chi sarà il nuovo presidente. Quindi, Israele deve tener conto di questo e può anche darsi che queste decisioni militar-politiche, prese da Netanyahu, siano proprio legate a queste incertezze.

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    Kenya, attacco contro una chiesa. Casale: integralisti contro cristiani e islam moderato

    ◊   Ancora una volta, i cristiani sono presi di mira in Kenya, ad appena un mese dall’ultimo attentato contro una chiesa cristiana. Ieri, una persona è morta e 14 sono rimaste ferite nell’attacco contro una chiesa a Garissa, città della provincia orientale del Paese, a circa 140 chilometri dalla Somalia. Secondo gli inquirenti, dietro l’attacco vi sarebbero le milizie somale Shabaab. Debora Donnini ha intervistato Enrico Casale, esperto di Africa di "Popoli", la rivista internazionale dei Gesuiti:

    R. – E’ un attentato che colpisce nuovamente una chiesa cattolica, anche se è una chiesa che si trova all’interno di un campo della polizia amministrativa kenyana. E’ un doppio segno: un segno dato sia allo Stato kenyano sia alla popolazione cristiana del Kenya. I responsabili potrebbero essere o direttamente i somali legati alle milizie Shebaab, oppure gruppi musulmani locali, comunque collegati ai musulmani Shebaab, che vogliono dare un segno forte al Kenya, che in questi ultimi mesi sta combattendo da una parte contro gli Shebaab in Somalia e, dall’altra, contro i cristiani, che sono i loro nemici principali.

    D. – Perché c’è questa violenza anticristiana?

    R. – Le milizie Shebaab sono integraliste, professano un islam fondamentalista, che vede nel cristiano un nemico: ma non solo nel cristiano, anche nel musulmano non integralista. Gli Shebaab somali, infatti, hanno distrutto le tombe di grandi personalità religiose somale, che erano venerate dai musulmani della Somalia. E’ quindi un islam intollerante, che cerca di imporre una visione della fede che non guarda a nessun tipo di dialogo, ma all’affermazione completa, anche sul filo delle baionette, quindi sulla violenza jihadista.

    D. – Questa serie di attentati sta provocando paura nei cristiani?

    R. – Certamente sì, soprattutto nelle zone più a ridosso della Somalia – quelle zone in cui si trova Garissa – ma anche nelle grandi città. Penso a Nairobi, ma anche a Mombasa. Teniamo presente che a luglio, a ottobre e a settembre sono state colpite alcune chiese, anche nelle due principali città kenyane. E’ chiaro, quindi, che questo crei molta apprensione e soprattutto una grande diffidenza nei confronti della popolazione somala, che è una minoranza molto forte in Kenya.

    D. – La violenza degli Shebaab ha a che fare anche con l’intervento del Kenya in Somalia?

    R. – Sicuramente sì. Se si accerta che questi attentati sono stati organizzati dagli Shebaab, allora il loro obiettivo è quello di portare insicurezza, instabilità in Kenya, per punirlo dell’intervento militare che dall’ottobre del 2001 sta portando avanti in Somalia. Ricordiamo che sono state le truppe kenyane a liberare la città di Chisimaio, qualche settimana fa, proprio dalla presenza degli Shebaab, scacciandoli da una delle città più importanti, dal punto di vista politico ed economico, della stessa Somalia.

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    La crisi economica al centro del vertice Asia-Europa, riunito in Laos

    ◊   Una cinquantina di capi di Stato e di Governo di Europa ed Asia sono riuniti in Laos per l'Asia-Europe Meeting (ASEM), il tradizionale vertice biennale tra i leader dei due continenti. Un summit particolarmente importante in questo momento, perché propone un confronto tra due realtà ben distinte: da una parte l’Europa soffocata dalla crisi, dall’altra l’Asia che invece continua ad imporsi come motore di crescita mondiale, nonostante i primi segni di cedimento. Ha più bisogno l’Europa dell’Asia o il contrario? Salvatore Sabatino ha girato la domanda a Carlo Filippini, docente di Economia Politica presso l’Università Bocconi di Milano ed esperto di questioni asiatiche:

    D. – Direi che c'è un bisogno reciproco. I Paesi asiatici hanno bisogno dell’Europa, oltre che degli Stati Uniti, come mercato di sbocco per le proprie esportazioni. L’Europa, molto in crisi, come sappiamo, vorrebbe esportare di più verso tutta l’area asiatica orientale e meridionale - quindi Cina, Giappone e India - anche se fa fatica ad esportare.

    D. – Questo è un vertice – è bene specificarlo – da cui non usciranno delle decisioni, ma è un importante momento di confronto tra queste due realtà...

    R. – Certamente. L’Asia-Europe Meeting nasce nel 1996 come tentativo di allacciare rapporti diretti fra alcuni Paesi europei ed alcuni Paesi asiatici - poi la “membership” si è ampliata fino ad arrivare ai 51 membri di quest’anno – cercando, in un certo senso, di evitare di dover dipendere troppo direttamente, nelle questioni economiche e di sicurezza, dagli Stati Uniti. In questo senso ha avuto un grande successo, nel senso che si è aperto un tavolo di confronto tra le opinioni di Asia ed Europa direttamente. Gli accordi specifici, invece, non sono l’obiettivo principale di questo Meeting.

    D. – E, forse, non è un caso che questo incontro avvenga alla vigilia delle elezioni presidenziali, proprio negli Stati Uniti...

    R. – In realtà è una coincidenza, perché questi incontri di solito si tengono ogni due anni, alternativamente in Europa e in Asia, verso la fine dell’anno, cioè appunto ottobre-novembre. E' giusto ricordare, inoltre, che gli Stati Uniti non fanno parte dell’Asia-Europe Meeting e che siamo anche alla vigilia del 18.mo Congresso del Partito comunista cinese, che dovrebbe nominare la quinta generazione, la leadership per i prossimi dieci anni.

    D. – Barroso, Van Rompuy, Hollande e Monti, che sono presenti in Laos, portano un messaggio chiaro: l’Europa è, e resta, una potenza economica di cui fidarsi, su cui puntare. L’Asia, secondo lei, raccoglierà questo appello?

    R. – L’Asia lo dovrebbe raccogliere proprio per avere un’alternativa agli Stati Uniti e, in una certa misura, anche al suo interno, un’alternativa alla Cina, che sta diventando troppo importante e fa sentire un po’ troppo il suo peso. Naturalmente è una speranza anche per gli europei che il Vecchio Continente possa tornare a dare la sua voce e il suo contributo nelle vicende mondiali.

    D. – Quanto pesa l’assenza della cancelliera tedesca Merkel, che ha inviato in Laos, invece, solamente il suo ministro degli Esteri? La Germania continua ad essere la locomotiva d’Europa, eppure non è presente. E’ un segnale importante, dal punto di vista diplomatico...

    R. – Certamente, anche se data la natura del Summit, forse è più importante che la posizione generale della Germania, che immagino sarà espressa dal suo rappresentante, sia quella di una continua cooperazione tra Europa e appunto Asia. Da questo punto di vista, non mi pare che vi siano indicazioni di un cambiamento di rotta. La cancelliera ha avuto incontri con la leadership cinese non molti mesi fa ed è stata sottolineata la necessità di collaborazione fra Europa ed Asia.

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    Immigrazione: naufragio a 140 km da Lampedusa, 11 corpi recuperati in mare

    ◊   Sono saliti a 11 i cadaveri recuperati in mare (8 donne e 3 uomini), in seguito al naufragio avvenuto nei giorni scorsi a 35 miglia dalla Libia e a 140 da Lampedusa. La Guardia Costiera e la Marina Militare italiana, intervenute in soccorso, hanno salvato 70 persone, tra cui una donna incinta, tutte accolte a Lampedusa. E questa notte, un peschereccio d’altura con 171 migranti a bordo, tra cui 27 donne e 37 bambini, è stato intercettato in nottata e condotto nel porto di Reggio Calabria. Inoltre, migranti sbarcati da poco sono stati segnalati nelle ultime ore anche sulla costa in provincia di Brindisi. Sembra siano siriani e pachistani. L’emergenza migranti sulle coste italiane dunque non si ferma. Un libro, delle Edizioni Ensemble, raccoglie 15 storie legate alle vicende particolarmente difficili di un anno fa. Si intitola “Lampedusa – Cronache dall’isola che non c’è” e sarà presentato al Parlamento Europeo a Bruxelles domani 6 novembre alla presenza degli autori, Tommaso Della Longa, portavoce della Croce Rossa Italiana, e Laura Bastianetto, giornalista e volontaria della CRI. Fausta Speranza li ha intervistati:

    R. – “Lampedusa - Cronache dell’isola che non c’è” è un libro che racconta storie vere, legate alla cosiddetta emergenza dell’anno scorso, dove migliaia di migranti sono arrivati dal Nord Africa in Europa. Vuole accendere i riflettori su un’isola che, paradossalmente, per i media non c’è, tranne che durante le emergenze e durante i mesi estivi. Invece, esiste 365 giorni all’anno con, purtroppo, il dramma dei barconi che arrivano - e che molte volte non riescono ad arrivare, come è successo poche ore fa - con migranti che continuano ad arrivare dall’Africa all’Europa.

    D. – Qual è la situazione della legislazione in tema di immigrazione vista dalla Croce Rossa?

    R. – L’importanza di parlare di Lampedusa e di immigrazione in Europa è fondamentale e sostanziale, proprio perché troppe volte è mancata una voce unica europea sulla questione dei migranti. La legislazione vede l’Italia come uno dei Paesi più all’avanguardia. Di certo, ci sono da fare due cose. La prima, unificare, rendere omogenea la legislazione, soprattutto per i richiedenti asilo nei vari Stati membri dell’Europa. Secondo, per quanto riguarda il profilo italiano, sicuramente bisogna velocizzare le procedure per la richiesta d’asilo, che troppe volte durano tanti mesi e fanno vivere queste persone in un sostanziale limbo.

    D. - Laura Bastianetto, giornalista, volontaria della Croce Rossa: dietro alle cifre degli sbarchi, o comunque dei tentati sbarchi, ci sono delle persone. Facendo la volontaria si incontrano queste persone e queste storie: è molto diverso dal leggere una notizia sugli arrivi e sui barconi…

    R. – E’ molto diverso e noi cerchiamo di dar voce a tutte quelle persone che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza dello sbarco. C’è chi, purtroppo, non ce l’ha fatta. Non sappiamo la cifra esatta, però sappiamo che negli ultimi dieci anni sono state almeno migliaia le persone non sono riuscite ad arrivare a Lampedusa. Sicuramente, si capisce già molto dagli occhi di quanti arrivano. Sono occhi diversi: ci sono occhi più disperati e ci sono invece occhi felici, perché finalmente hanno raggiunto un approdo sicuro. Quando arrivano, non sanno bene che cosa li aspetta, perché comunque c’è chi addirittura – sbarcato lo scorso anno nei primi mesi tra febbraio e marzo – chiedeva dove si trovasse la stazione del treno più vicina, perché voleva raggiungere subito la Francia, la Germania, voleva subito andare via dall’Italia. Invece, Lampedusa era un approdo sicuro, ma solo un’ennesima stazione del loro già lunghissimo viaggio. Quindi, c’è disperazione per alcuni versi - perché comunque sono persone che fuggono da carestie e guerre - e c’è invece quello che noi abbiamo definito il “migrante economico”, cioè il tunisino che parte per cercare un futuro migliore. C’è la felicità di arrivare a Lampedusa e di dire: “Ce l’ho fatta, sono arrivato! Adesso proseguo il mio viaggio”.

    D. – Come volontaria della Croce Rossa, si prova la frustrazione di vedere che, dopo anni, la situazione a volte si ripete e ciclicamente tornano questi drammi umani non risolti dalla politica?

    R. – Sì, un po’ di frustrazione sicuramente c’è. Ti rendi conto che qualcosa di utile riesci a farlo e che non è mai vano il lavoro che si fa, ma sai anche che c’è sempre qualcosa ancora da fare. E infatti, non si può mettere un punto a questo discorso. Noi cerchiamo di presentare questo libro in diverse sedi: a settembre siamo stati presso le Nazioni Unite e ora, a novembre, al Parlamento europeo e poi continuiamo in giro per l’Italia, perché ci sono ancora persone che non conoscono veramente cosa succede in quei momenti, quando arrivano sull’isola questi barconi carichi di migranti. Quindi, diciamo che è utile ancora parlarne, è utile sensibilizzare al massimo tutte le persone e raggiungere più persone possibili, perché anche in questo modo si può cercare di tenere alta l’attenzione nei confronti del problema delle migrazioni.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Africa: ogni anno muoiono di malnutrizione oltre un milione di bambini

    ◊   La mancanza di generi alimentari continua a far morire, ogni anno, oltre un milione di bambini con meno di 5 anni nell’Africa Subsahariana. I decessi per malnutrizione in questa regione sono aggravati dalla siccità e dall’aumento dei prezzi. Le carenze alimentari - riferisce l'agenzia Fides - hanno conseguenze drammatiche sui minori che continuano a morire, mentre il 30% soffre di rachitismo, che rende difficoltosa non solo la crescita fisica del bambino ma provoca anche un danno cognitivo irreversibile che ostacola la sua capacità di apprendimento. Questi dati sono emersi in occasione della Giornata per la Sicurezza Nutrizionale e Alimentare dell’Africa appena celebrata. Nel corso di questa settimana, inoltre, si terrà ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia, un Forum per sollecitare ulteriore supporto da governi, società civile e benefattori nella lotta per prevenire l’“emergenza silenziosa” della malnutrizione nel continente. (R.P.)

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    Il card. Filoni in Nigeria per il centenario dell’Evangelizzazione di Owerri

    ◊   Il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, compirà una visita pastorale in Nigeria per il centenario dell’Evangelizzazione della Provincia ecclesiastica di Owerri, nel sud est della nazione africana. Owerri è la capitale dello Stato dell'Imo e in questa regione, nel 1912, i missionari portoghesi portarono la fede cattolica. La Provincia ecclesiastica di Owerri comprende, oltre all’arcidiocesi metropolitana di Owerri, le diocesi suffraganee di Aba, Ahiara, Okigwe, Orlu e Omuahia. Il cardinale giungerà ad Owerri domani, martedì 6 novembre e il suo primo incontro sarà con il governatore dell’Imo State, Rochas Okorocha. Il giorno seguente, 7 novembre, il Prefetto del Dicastero Missionario incontrerà i vescovi della Provincia ecclesiastica quindi presiederà la Messa cui parteciperanno in particolare bambini e giovani. Nel pomeriggio, nel corso di una condivisione delle esperienze pastorali missionarie, il cardinale Filoni illustrerà le competenze del Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Giovedì prossimo è in programma un Symposium sull’Evangelizzazione, durante il quale il porporato pronuncerà il discorso principale dedicato al tema “Missio ad Gentes e Nuova Evangelizzazione”. Venerdì il Prefetto del Dicastero Missionario presiederà la Santa Messa nella Cappella del Seminario “Seat of Wisdom”, e nel pomeriggio parteciperà ad un intrattenimento culturale che avrà per tema “L’arrivo della Chiesa cattolica nella provincia di Owerri”. Sabato 10 novembre, il cardinale Filoni presiederà la Concelebrazione Eucaristica durante la quale leggerà il Messaggio inviato dal Santo Padre e al termine formulerà un saluto conclusivo della visita. Domenica 11 novembre il rientro a Roma. (R.P.)

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    Siria: la Chiesa chiede “preghiere e aiuti concreti" per evitare la distruzione del Paese

    ◊   “La Chiesa e il monastero di Santa Maria a Deir Ezzor, sulle rive del fiume Eufrate, sono state distrutte da un’esplosione sabato 27 ottobre. E’ un evento che ci ha sconvolto e per questo chiediamo le vostre preghiere e il vostro aiuto per la Siria”: è quanto scrive, in un accorato messaggio inviato all’agenzia Fides, mons. Eustathius Matta Roham, arcivescovo metropolita siro-ortodosso dell’arcidiocesi di “Jazirah ed Eufrate”, nella Siria orientale, dopo l’attentato all’unica chiesa siro-ortodossa della cittadina di Deir Ezzor. L’arcivescovo racconta a Fides: “La comunità cristiana di Deir Ezzor era già fuggita, nella quasi totalità, la scorsa estate, per i pesanti combattimenti in città. Molti cristiani sfollati si sono rifugiati ad Hassake, dove c’è un Centro della nostra arcidiocesi. La comunità cristiana aveva lavorato instancabilmente, e con grandi sacrifici, per dieci anni, dal 1994 al 2004, per costruire la chiesa e la scuola cristiana di ‘Al-wahda’. Dei criminali hanno distrutto questa splendida opera in meno di un minuto”. Il messaggio giunto a Fides si conclude con un invito a tutti i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà: l’arcivescovo chiede “preghiere e azioni concrete per fermare l’inesorabile distruzione della creazione di Dio in Siria”. (R.P.)

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    Rowan Williams invita la Comunione anglicana a essere una famiglia

    ◊   È stato l’ultimo discorso pronunciato come leader della Comunione anglicana, che raccoglie 85 milioni di persone di 38 chiese in oltre 165 paesi. E per l’occasione l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams ha invitato i suoi fedeli “ad aspirare ad essere una comunione, una famiglia che vive nel rispetto e nel riconoscimento reciproco”. Il discorso del Primate, fatto ai membri dell’ ”Anglican Consultative Council” riuniti nella chiesa di st.Mary accanto alla cattedrale di Auckland, in Nuova Zelanda - riferisce l'agenzia Sir - ha trattato il tema dell’autorità e dell’unità di questa Comunione, profondamente divisa dall’ordinazione delle donne e dei pastori omosessuali. L’ ”Anglican Consultative Council” è uno dei quattro organi, insieme allo stesso arcivescovo, alla Lambeth conference e al Primates Meeting, che rappresentano “gli strumenti di unità”, ovvero garantiscono la coesione di questa comunione, che rischia di frammentarsi in chiese diverse, alcune più conservatrici come quelle del Terzo Mondo, altre più liberali come in Occidente. Prima di lasciare il posto di Primate, Williams chiede alle Chiese membro di fare un passo indietro rispetto ad “un modello federale” di Comunione e di continuare ad essere una “chiesa” capace di “lavorare in libertà, mutuo rispetto e mutuo riconoscimento senza mettere a rischio la importante autorità locale delle nostre chiese”. Secondo Williams è importante “lavorare trovando convergenza” tre le differenti visioni e sistemi “presenti nelle Chiese membro”. Facendo poi un bilancio dei suoi dieci anni come leader spirituale della Comunione anglicana Williams ha parlato della difficoltà a lavorare nella comunione dal momento che - ha detto - “siamo una famiglia di chiese, ciascuna delle quali ha un suo modo di reagire, correggere e stabilire limiti”. “Quando arriveremo davanti al trono di Dio”, con queste parole Williams ha concluso il suo discorso, “sarà una pessima risposta se quando Dio dirà: ”perché non avete predicato il Vangelo e servito i poveri?” noi diremo: “Abbiamo avuto troppi problemi interni da risolvere, non siamo riusciti a decidere chi aveva l’autorità di pronunciarsi”. Dio si aspetta che siamo discepoli oggi non il giorno dopo domani”. (R.P.)

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    India: decine di migliaia di senza tetto per il ciclone Nilam

    ◊   Piogge incessanti seguite al passaggio del ciclone Nilam lungo le coste meridionali dell’India hanno provocato almeno 60.000 senza tetto e 22 vittime, secondo le autorità locali dell’Andhra Pradesh, tra le aree più colpite. Centinaia di villaggi sono stati inondati, migliaia di abitazioni sono state distrutte e 250.000 ettari di coltivazioni agricole hanno sofferto danni importanti secondo bilanci ancora provvisori, mentre tra molte difficoltà i soccorritori sono riusciti ad aiutare gli abitanti delle aree allagate a trovare riparo in altura; il traffico stradale e ferroviario è stato bloccato mentre gli sfollati sono stati trasferiti in oltre 85 campi aperti nella regione. Solo nel distretto di East Godavari - riporta l'agenzia Misna - i senza tetto sono 30.000 e 500 i villaggi in emergenza per lo straripamento di fiumi e altri corsi d’acqua e dove per la maggior parte è saltata l’energia elettrica. Nilam ha colpito mercoledì sera circa 50 km a sud di Chennari (già Madras), prima di avanzare verso l’interno. Il dipartimento meteorologico ha avvertito della possibilità di nuove imminenti precipitazioni. (R.P.)

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    Sud Sudan: 21 mila sfollati rientrano nelle proprie case ma l'Lra è ancora una minaccia

    ◊   Circa 21.000 sfollati fuggiti a causa degli attacchi dei ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore (Lra) nello Stato di Western Equatoria (Sud Sudan) hanno potuto rientrare nei loro villaggi nelle contee di Yambio, Nzara, Ezo, Mundri, Maridi e Tambura, grazie al miglioramento delle condizioni di sicurezza. Lo riferisce il Sudan Catholic Radio Network. Nel 2012, secondo l’’Ufficio Onu di Coordinamento degli Affari Umanitari (Unocha), non sono stati segnalati attacchi dei guerriglieri Lra nello Stato di Western Equatoria. L’Lra è un gruppo di origine ugandese che negli ultimi anni agisce soprattutto tra Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e Repubblica Centrafricana, seminando morte e distruzione tra gli abitanti di villaggi indifesi. Dai dati dell’Onu emerge che se la situazione è migliorata nel Sud Sudan, l’Lra continua a rappresentate un grave problema per la Rdc e la Repubblica Centrafricana. Il Sud Sudan ospita circa 20.000 rifugiati congolesi costretti alla fuga dagli assalti dell’Lra, mentre dal gennaio a settembre 2012 sono stati registrati 180 attacchi attribuiti all’Lra nei due Paesi, che hanno provocato 39 morti. Si stima che almeno 443.000 persone siano state costrette ad abbandonare le loro case per le violenze dell’Lra, molte di queste persone dipendono dall’assistenza internazionale. (R.P.)

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    Colombia: il processo di pace si trasferisce a Cuba

    ◊   Colloqui preliminari si svolgeranno fra oggi e domani all’Avana in vista del dialogo tra governo e Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia) che si aprirà il 15 novembre. Lo scrivono fonti di stampa latinoamericane riprese dall'agenzia Misna, ricordando i punti principali dell’agenda: l’accesso alla terra, la rinuncia delle Farc alla lotta armata e il loro ingresso nella vita politica, la soluzione al problema del narcotraffico e i risarcimenti alle vittime del conflitto, principalmente ai milioni di ‘desplazados’ (sfollati interni) prodotti dalla guerra. Aperto ufficialmente il 18 ottobre a Oslo, in Norvegia, l’atteso negoziato di pace si trasferisce quindi come previsto nella capitale cubana – sua sede permanente – che ha già ospitato gli incontri bilaterali conclusi con un accordo per il ‘via libera’ alle trattative per cui Cuba e Norvegia agiranno da “garanti” e Venezuela e Cile da “accompagnatori”. Non è prevista, tuttavia, per il momento alcuna tregua bilaterale e sul terreno le ostilità non si sono fermate neanche negli ultimi giorni. Se, in base a dati ufficiali, dall’annuncio del processo di pace, ad agosto, sono stati uccisi 50 ribelli, altri 60 sono stati arrestati e un centinaio hanno abbandonato le armi, anche la guerriglia ha inflitto perdite alle forze regolari con oltre una decina di morti solo nell’ultima settimana. (R.P.)

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    Venezuela: per l'Anno della Fede appello all'amnistia per i prigionieri politici

    ◊   L'arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino, ha rivolto un appello al governo nazionale affinchè adotti le misure necessarie a favore dei prigionieri politici: "Abbiamo insistito sull’argomento perché venga applicata una giustizia imparziale e così non ci siano prigionieri politici" ha detto, ricordando che i vescovi del Venezuela hanno più volte insistito sulla richiesta della grazia per i prigionieri politici. "Mi unisco alla richiesta di amnistia e di alcune richieste di grazia – ha detto il cardinale -, esse portano la pace nei cuori di coloro che sanno di essere stati ingiustamente condannati e danno al popolo venezuelano la consapevolezza che in Venezuela non si puniscono ingiustamente gli oppositori politici del governo". Il cardinale Urosa Savino - riporta l'agenzia Fides - si è espresso così dopo l’Eucaristia celebrata sabato scorso nella chiesa di Nostra Signora di Chiquinquirá, nella capitale del Venezuela, in occasione dell'apertura dell'Anno della Fede, presenti circa 2 mila persone. L'arcivescovo di Caracas ha spiegato che l'Anno della Fede è stato indetto da Papa Benedetto XVI per un rinnovamento della fede cattolica, e nel suo discorso ha anche deplorato l’alto numero di omicidi avvenuti a Caracas nelle ultime settimane. “Voglio presentare le mie condoglianze a tutti i parenti di queste famiglie" ha detto il cardinale, lanciando un appello a tutti perché si metta fine alla violenza nel Paese. (R.P.)

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    Guatemala: la popolazione rurale colpita da siccità, povertà e malnutrizione

    ◊   Un team medico basco si recherà a Retalhuleu, 200 chilometri dalla capitale del Guatemala, il prossimo 15 novembre per effettuare oltre 150 interventi chirurgici nel corso di 2 settimane. Da più di 10 anni questi professionisti trascorrono le vacanze portando il loro aiuto sanitario a quanti sono privi di tutto. La crisi, la crescita economica precaria, la disoccupazione, le carenze in ogni settore, aumentano in particolare per le fasce più deboli come bambini, donne, popolazione indigena e rurale. In Guatemala si registra il 50% di denutrizione, il maggiore indice di tutta l’America, superando anche Haiti. E’ il terzo Paese del mondo. Inoltre il 75% delle popolazioni indigene vive in condizioni di povertà o povertà estrema. Oltre il 67% dei piccoli con meno di 5 anni sono poveri e soffrono di malnutrizione o denutrizione croniche. Di questi, 8 su 10 sono indigeni. Nel Paese mancano i servizi più essenziali, e dal 2001 il gruppo di professionisti si è organizzato, insieme alla Ong andalusa Ibermed, per realizzare una ricerca e collaborare con le Obras Sociales del Santo Hermano Pedro, gestite dai francescani nella città di Antigua de Guatemala, dove i religiosi accolgono disabili fisici e mentali, offrendo aiuto a livello medico-assistenziale e formativo. In seguito a questi contatti, nel mese di febbraio 2002 l’equipe medica spagnola ha dato vita alla Ong Denok Osasunaren Alde (D.o.a.) per realizzare interventi diretti. Nel 2003, dopo aver conosciuto il Centro nutrizionale di San Ixtan, si sono organizzati anche nel settore dell’istruzione, integrandolo con docenti di diverse aree educative. Da allora la D.o.a. è impegnata in molteplici progetti associati all’ambito sanitario e educativo. In Guatemala, il 58% della popolazione è povera, il 27% molto povera e il 33% degli abitanti non ha accesso all’acqua potabile. Alle condizioni di povertà estrema e alle precarie condizioni di lavoro si aggiunge una prolungata siccità che finora ha fatto perdere fino all’80% dei raccolti. Solo il 54,5% della popolazione riceve una minima assistenza sanitaria. (R.P.)

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    Paraguay: Anno della Fede e realtà nazionale al centro della Plenaria dei vescovi

    ◊   I vescovi del Paraguay si riuniscono per la loro 196ma Assemblea plenaria ordinaria da oggi, a venerdì 9 novembre, presso la sede della Conferenza episcopale ad Asuncion. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, durante l'Assemblea si tratteranno le principali questioni della realtà nazionale ed ecclesiale, inoltre i vescovi dovranno valutare i rapporti e i programmi delle Commissioni episcopali, come la Commissione per la Famiglia, quella della Missione Continentale Permanente e quella dell'Anno della Fede. Una novità è segnata dall’esame dell’iter per la creazione dell’Accademia delle Scienze per la Vita e la Famiglia. Saranno anche valutati i rapporti presentati dall'Università cattolica, dal Seminario maggiore nazionale e dall'Istituto Superiore di Teologia. (R.P.)

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    Pakistan: a Lahore la nuova evangelizzazione parte da scuole e istruzione

    ◊   La "Nuova evangelizzazione" deve partire dalle scuole, dall'educazione di una popolazione cattolica troppe volte relegata ai margini della società pakistana, incapace di sfruttarne appieno potenzialità e risorse. È quanto racconta all'agenzia AsiaNews padre Miguel Angel Ruiz, missionario salesiano di origini spagnole, fra i fondatori e promotori dell'Istituto tecnico Don Bosco a Lahore, città nella quale vive e opera da 10 anni. Il missionario spagnolo è stato quindi scelto come membro della prima delegazione salesiana in Pakistan, una terra a larghissima maggioranza musulmana dove i cristiani sono spesso vittime di persecuzioni. Fin da subito egli si è adoperato nel campo dell'istruzione, mettendosi al servizio dei giovani e dei più poveri, con una "speciale predilezione per i cristiani". La missione non consiste "nell'essere come volontari" di Ong o enti No profit, chiarisce il sacerdote, ma bisogna sempre porre al centro della propria opera "il compito di evangelizzare". Grazie a questo "elemento chiave" è possibile dar vita a opere, istituzioni, enti o Centri educativi come l'Istituto tecnico don Bosco a Lahore, un "sogno inseguito a lungo" e che nel tempo si è concretizzato in una realtà di eccellenza. Una impresa resa possibile anche e soprattutto dalla "testimonianza dei vecchi sacerdoti", che in tempi e in condizioni difficili hanno saputo gettare i semi della fede.(L.F.)

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    Cina: le celebrazioni per commemorare tutti i fedeli defunti

    ◊   Il ricordo dei defunti, soprattutto gli esempi della loro fede che ci hanno dato, ci aiuti a vivere anche noi una vita di fede e di testimonianza: è il tema principale che ha contraddistinto la commemorazione dei defunti nelle comunità cattoliche cinesi del continente il 2 novembre, in comunione con la Chiesa universale. I vescovi ed i sacerdoti hanno anche richiamato l’importanza della vita spirituale dei fedeli nel mese dedicato ai defunti dalla tradizione della Chiesa. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides da Faith dell’He Bei, nonostante il 2 novembre fosse un giorno feriale, oltre 2.700 fedeli della diocesi di Wen Zhou nella provincia dello Zhe Jiang, hanno partecipato alla solenne Messa in suffragio di tutti i vescovi, sacerdoti, religiose e fedeli laici defunti della diocesi di Wen Zhou. Nell’omelia il vescovo, mons. Zhu Wei Fang, ha sottolineato che “la nostra preghiera e i nostri sacrifici per i defunti si trasformeranno in forza per la nostra salvezza e per l’evangelizzazione”, quindi ha raccomandato “un’intensa vita spirituale nel mese dei defunti, pregando intensamente per tutti i defunti che hanno contributo alla costruzione della Chiesa e alla diffusione dello spirito della fede”. I fedeli della diocesi di Nan Chong del Si Chuan si sono radunati davanti al cimitero cattolico che si trova nel monastero di san Benedetto per ricordare i defunti. Secondo mons. Chen, vescovo della diocesi, “la nostra preghiera e la loro intercessione si sostengono a vicenda per trasmettere il messaggio di Cristo nel mondo e vivere la fede”. Anche centinaia di fedeli della parrocchia di Wu Wei della diocesi di Lan Zhou, nella provincia di Gan Su, hanno partecipato alla Messa di suffragio celebrata nel cimitero cattolico locale. (R.P.)

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    Mongolia: a Ulaanbaatar i cattolici festeggiano l’inaugurazione della sesta parrocchia del Paese

    ◊   A testimonianza della continua crescita dei cattolici in Mongolia, nel fine settimana il prefetto apostolico di Ulaanbaatar mons. Wenceslao Padilla ha inaugurato la sesta parrocchia del Paese. L'avvenimento - riferisce l'agenzia AsiaNews, si è tenuto il 28 ottobre scorso e si inserisce nel contesto delle celebrazioni in programma per i 20 anni di vita della Chiesa locale. Si tratta di una realtà giovane, attiva e desiderosa di espandersi e offrire la propria testimonianza missionaria, pur fra difficoltà e ostacoli, anche da parte delle autorità governative. Nel 1992, al momento dell'ingresso dei primi missionari stranieri (soprattutto filippini), tra i quali il futuro mons. Padilla della Congregazione del cuore immacolato di Maria, non vi erano parrocchie in tutta la nazione. E solo qualche mese fa erano ancora quattro, a conferma del cammino di sviluppo intrapreso dalla Chiesa mongola. Nella lettera pastorale diffusa per i 20 anni della Chiesa in Mongolia, il Prefetto apostolico di Ulaanbaatar ricorda che oggi vi sono nel Paese 81 missionari di 22 nazionalità diverse, mentre i primi due seminaristi autoctoni si stanno preparando al sacerdozio a Daejeon, in Corea del Sud. Fonti locali raccolte da Eglise d'Asie raccontano che la nuova parrocchia, nata ufficialmente il 28 ottobre, fa riferimento alla chiesa di Santa Sofia, che sorge in un quartiere povero della capitale. A guidare la comunità sarà un sacerdote sud-coreano Fidei donum, in missione in Mongolia da 16 anni. Quattro delle sei parrocchie esistenti al momento si trovano a Ulaanbataar, contro le sole due nel resto dell'immenso e sconfinato territorio mongolo. A dispetto delle missioni, dei Centri, delle scuole cattoliche già attive, in 17 delle 21 province in cui è suddiviso il Paese non vi sono sedi ufficiali, spesso a causa della reticenza delle autorità locali. "L'apertura di un luogo di culto - racconta un fedele - è subordinata all'autorizzazione amministrativa, che è sempre più difficile ottenere". Per questo la nascita della sesta parrocchia "è un risultato positivo frutto della politica diplomatica e prudente del Prefetto apostolico". Secondo le ultime stime, i cristiani - di tutte le confessioni - presenti in Mongolia rappresentano poco più del 2% della popolazione, che a stragrande maggioranza è di fede buddista, mischiata con credenze sciamaniche della tradizione locale. I cattolici sono poche centinaia (circa 415) ma hanno saputo far nascere e crescere col tempo Centri di accoglienza per orfani, diseredati e anziani, cliniche mediche - in un Paese in cui le infrastrutture sanitarie scarseggiano - e diverse scuole e istituti tecnici. (R.P.)

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    Ucraina: appello della Chiesa greco-cattolica sul ruolo dell'Università cattolica

    ◊   Il Sinodo dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (Ugcc) ha rivolto un appello al Ministero dell’educazione, della scienza, della gioventù e dello sport chiedendo di riconoscere “il ruolo insostituibile dell’Università cattolica ucraina (Ucu) nel campo dell’educazione in Ucraina” e invitando a sostenere le sue attività. Nella lettera i vescovi osservano che l’Ucu sta “crescendo rapidamente”, riferendosi in particolare alla costruzione del college attorno al quale verrà edificato il campus universitario. I membri del Sinodo hanno evidenziato come l’Ucu ha sempre avuto una grande influenza nella risoluzione di “complicate questioni sociali” ed hanno espresso la propria gratitudine a tutti coloro che favoriscono la realizzazione dei suoi progetti. L’Università oggi contribuisce a “gettare le fondamenta del rinnovamento e dello sviluppo dell’identità teologica del cristianesimo a Kiev” e i vescovi sostengono il progetto dell’Ucu di offrire un ciclo di istruzione completo fino al dottorato nel campo della teologia, della storia della Chiesa e del diritto ecclesiastico, con particolare attenzione al programma di ricerca riguardante il cristianesimo e la tradizione uniate a Kiev. Sono passati 20 anni dall’inizio del processo di rinnovamento dell’Accademia teologica di Leopoli e 10 dall’inaugurazione dell’Università cattolica ucraina di Leopoli. (R.P.)

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    Germania: invito della Chiesa cattolica ai protestanti per i 500 anni della Riforma

    ◊   Organizzare in senso ecumenico i festeggiamenti per il cinquecentenario della Riforma nel 2017: è l’invito del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk) ai protestanti, formulato ieri a Timmendorfer Strand durante il Sinodo della Chiesa evangelica tedesca (Ekd). Intervenendo al Sinodo il presidente dello Zdk, Alois Glück - riporta l'agenzia Sir - ha affermato che “deve diventare evidente che esistono molte più cose in comune rispetto a quelle che dividono le Chiese e che esiste la volontà di continuare a crescere insieme”. Glück ha invitato a tener presente “i grandi compiti attuali” dei cristiani, tra cui “l’emergenza della trasmissione della fede” e “la nuova intolleranza verso la religione con le sembianze di una ideologia secolare aggressiva”. Anche il presidente del Consiglio dell’Ekd, Nikolaus Schneider, ha criticato il diffuso “atteggiamento critico e aggressivo verso le religioni” emerso nei mesi scorsi anche in relazione alle recenti polemiche sulla circoncisione. Schneider ha inoltre sottolineato le “numerose attività ecumeniche sulla base dei recenti accordi tra Conferenza episcopale tedesca e Consiglio dell’Ekd” in preparazione dell’evento del 2017. (R.P.)

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    Repubblica Ceca: a Praga la Conferenza dei Gesuiti europei

    ◊   Una conferenza rivolta ai gesuiti europei e ai loro collaboratori nel campo della pastorale universitaria si terrà dall’8 all’11 novembre a Praga. Lo riferisce l'agenzia Sir. Si prevede che parteciperanno all’evento, giunto alla sua terza edizione e intitolato “La nuova evangelizzazione: via ignaziana”, circa 30 delegati da tutta Europa, tra cui il docente di teologia sistematica, James Corkery (da Dublino), il presidente della Conferenza dei provinciali europei, John Dardis, e il direttore del nuovo segretariato della Curia generale per la promozione della fede, Gerald Blaszczak. “Il tema principale della conferenza è particolarmente appropriato in questo tempo in cui la Chiesa celebra l’Anno della fede in occasione del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II”, ha affermato padre Jan Regner, coordinatore della conferenza. Durante l’evento vi saranno due celebrazioni eucaristiche aperte al pubblico: una il 9 novembre nella chiesa di San Ignazio, e una il 10 novembre nella chiesa di San Salvatore. (R.P.)

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    Ad Acireale la 52.ma Assemblea generale della Conferenza dei superiori maggiori italiani

    ◊   Inizia questo pomeriggio ad Acireale, in Provincia di Catania, la 52.ma Assemblea Nazionale della Cism (Conferenza Italiana Superiori Maggiori) sul tema “Tempo di nuova evangelizzazione: responsabilità dei Religiosi”. Vi partecipano 150 Ministri Provinciali, in rappresentanza dei 130 Istituti che fanno parte della Conferenza, sorta a Roma nel 1957. Il tema di quest’anno è stato scelto non solo per essere in sintonia con il cammino ecclesiale, ma anche per contribuire al dibattito su un evento (la trasmissione della fede) che investe uno degli ambiti originari e irrinunciabili della Vita consacrata nel presente e nel passato della Chiesa che è in Italia. L’Assemblea, inoltre, assume quest’anno un particolare significato perché verrà eletto il nuovo presidente che succederà al salesiano don Alberto Lorenzelli, chiamato dal Rettore Maggiore del suo Istituto al non facile compito di dirigere la Rettoria cilena. L’Assemblea sarà accompagnata dai cardinali Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, che presiederà la liturgia di apertura, João Braz de Aviz, Prefetto della Civcsva, e Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che terrà l’ultima relazione e presiederà la concelebrazione conclusiva, nonché dai vescovi mons. Antonio Raspanti, arcivescovo di Acireale, che detterà una meditazione al mattino; mons. Calogero Peri, vescovo di Caltagirone; mons. Mons. Salvatore Cristina, vescovo di Catania; mons. Adriano Bernardini, nunzio Apostolico in Italia; da quattro Ministri Generali (Salesiani, Paolini, Dehoniani e Cappuccini) e da Marco Tarquinio, direttore di “Avvenire”. Un programma ricco, adatto sia per ricordare il contributo dato dalla Vita consacrata all’evangelizzazione di ieri, sia per chiedere a oratori e partecipanti quale apporto essa possa e debba dare alla “nuova evangelizzazione”, in particolare nel campo dell’educazione, della sanità, della cura pastorale, soprattutto verso i poveri e le persone più bisognose di aiuto spirituale e materiale. L’Assemblea si concluderà a mezzogiorno di venerdì 9 novembre. (Da Acireale, padre Egidio Picucci)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 310

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.