Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 04/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all’Angelus: amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili
  • Il card. Bertone: la persona e il diritto al lavoro siano al centro dell'economia
  • Oggi in Primo Piano

  • Il vescovo Tawadros è il nuovo Patriarca copto. Mons. El Soryany: giorno di festa e speranza
  • Kenya: attaccata una chiesa, un morto e oltre 10 feriti
  • Presidenziali Usa: testa a testa tra Obama e Romney
  • La protesta dei malati di Sla. Fornero e Balduzzi assicurano l'impegno del governo
  • Un anno fa la devastante alluvione di Genova. Il card. Bagnasco: dopo il fango, un'onda di solidarietà
  • Conferenza animatori di RnS. Martinez: guardare al nostro tempo con l'audacia della fede
  • Un libro sul ruolo della famiglia per la nuova evangelizzazione
  • Un film sull'Anno della fede: iniziativa della diocesi di Milano
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Tragedia della migrazione: almeno 10 morti in un naufragio a largo della Libia
  • Siria: attacchi kamikaze a Damasco, vertice dell’opposizione a Doha
  • Plenaria vescovi francesi. Il card. Vingt-Trois: no alle unioni gay, il governo torni indietro
  • Nigeria: nuovo attacco di uomini armati nel Nord-Est del Paese
  • Asia-Pacifico: due milioni di persone minacciate dalla malaria
  • Myanmar. Migliaia di sfollati del Kachin attendono aiuti umanitari
  • Hong Kong. Concluso il Congresso sul ministero dei laici
  • Indonesia: il 16 novembre sarà inaugurato il primo Seminario camilliano nel Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all’Angelus: amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili

    ◊   “Prima di essere un comando, l’amore è un dono”: è quanto sottolineato oggi da Benedetto XVI all’Angelus in Piazza San Pietro, tutto dedicato al Vangelo domenicale che ci propone proprio il comandamento dell’amore. Gesù, ha detto il Papa, ci insegna che “amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili” ed ha invitato i cristiani a fare come i genitori che amano sempre i figli anche quando sbagliano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La relazione tra un bambino e i suoi genitori ci insegna profondamente come mettere in pratica il comandamento dell’amore. E’ quanto affermato da Benedetto XVI che, all’Angelus, si è soffermato sul più grande comandamento che ci ha insegnato Gesù: “Amare Dio e amare il prossimo”:

    “Prima di essere un comando, l’amore è un dono, una realtà che Dio ci fa conoscere e sperimentare, così che, come un seme, possa germogliare anche dentro di noi e svilupparsi nella nostra vita”.

    Se l’amore di Dio “ha messo radici profonde in una persona – ha aggiunto – questa è in grado di amare anche chi non lo merita, come appunto fa Dio verso di noi”. Ed ha osservato: “Il padre e la madre non amano i figli solo quando lo meritano”, “li amano, sempre, anche se naturalmente fanno loro capire quando sbagliano”. Da Dio, ha aggiunto, “noi impariamo a volere sempre e solo il bene e mai il male”:

    “Impariamo a guardare l’altro non solamente con i nostri occhi, ma con lo sguardo di Dio, che è lo sguardo di Gesù Cristo. Uno sguardo che parte dal cuore e non si ferma alla superficie, va al di là delle apparenze e riesce a cogliere le attese profonde dell’altro: di essere ascoltato, di un’attenzione gratuita: in una parola di amore”.

    Del resto, ha soggiunto, si verifica anche il percorso inverso: “aprendomi all’altro così com’è, andandogli incontro”, mi apro anche a “conoscere Dio, a sentire che Egli c’è ed è buono”:

    “Amore di Dio e amore del prossimo sono inseparabili e stanno in rapporto reciproco. Gesù non ha inventato né l’uno né l’altro, ma ha rivelato che essi sono, in fondo, un unico comandamento e lo ha fatto non solo con la parola ma soprattutto con la sua testimonianza”.

    La Persona stessa di Gesù e tutto il suo mistero, ha affermato, “incarnano l’unità dell’amore di Dio e del prossimo, come i due bracci della Croce, verticale e orizzontale”. Nell’Eucaristia, ha poi aggiunto, Gesù ci dona questo “duplice amore”, donandoci Se stesso. Quindi, ha invocato la Vergine Maria affinché “ogni cristiano sappia mostrare la sua fede nell’unico vero Dio con una limpida testimonianza di amore verso il prossimo”.

    Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua francese, il Papa ha invitato i fedeli a riservare ogni giorno uno spazio per leggere e meditare la Parola di Dio. In sloveno ha poi salutato i membri del Terz’Ordine Francescano. “Il vostro pellegrinaggio – ha detto – via sia d’incoraggiamento affinché siate sempre ed ovunque testimoni gioiosi dell’amore di Dio”.

    inizio pagina

    Il card. Bertone: la persona e il diritto al lavoro siano al centro dell'economia

    ◊   “Il lavoro oggi resta troppo sullo sfondo della crisi che attraversa l’intero pianeta, mentre il centro lo occupano finanza e consumo”. A sottolineare l’importanza del lavoro per la persona e per a società e la necessità dell’etica in economia è il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che nel pomeriggio di ieri ha tenuto una relazione al Centro incontri della Provincia di Cuneo nell’ambito del convegno: “Etica, economia e società”, promosso dall'Associazione "Insieme". Il servizio di Adriana Masotti:

    “Il realismo ci invita a prendere coscienza della crescente complessità delle situazioni sociali. E la profezia ci spinge a non rinunciare a quello che, in un primo momento, potrebbe talvolta essere definito come utopico”. E’ con questo atteggiamento che il cardinale Bertone guarda all’attuale crisi in Europa. E l’analisi del porporato prende il via dalla costatazione che la crisi di cui il mondo di oggi soffre non è solo economica, ma etica. E che perciò la soluzione non verrà unicamente da nuovi strumenti tecnici o da nuove manovre, ma dalla capacità di trovare nuovi fini e nuovi progetti in vista del bene comune. Per far questo, secondo il cardinale Bertone, è necessario reintrodurre nelle società odierne il principio di fraternità che supera e completa quello di solidarietà. Accanto alla giustizia, infatti, esso prevede la gratuità, accanto al dovere regolato dalla legge, il sentirsi obbligati verso gli altri, che nasce dal sentirsi legati ad essi. Se, continua, “la radice dell’agire economico è etico e antropologico, il centro di ogni proposta capace di futuro deve necessariamente essere la persona umana e quindi ciò che costituisce la fonte del suo benessere: il lavoro”.

    Nella modernità, ricorda il porporato, il lavoro viene ridotto a puro mezzo di produzione, ma per il cristiano il lavoro è anche il corrispondere alla Volontà di Dio su ciascuno. Il lavoro è tale quando è amore, quando serve a creare un prodotto o fornire un servizio, è sempre una attività svolta "per" gli altri. Se è vero che il lavoro è fondativo del consorzio umano, allora è necessario edificare una “cultura del lavoro” e bisogna riconoscere il diritto al lavoro. E il cardinale Bertone cita l’esempio delle tante “esperienze di imprese sociali che danno lavoro a centinaia di persone con disagi sociali, disabili mentali o fisici, o ex tossicodipendenti o alcolisti, o carcerati in semilibertà, anche se il lavoro risulta meno produttivo, perché consapevoli del grande valore che per costoro ha la inclusione sociale, il tornare a far parte dignitosamente di una comunità”. E ripropone un brano di Benedetto XVI nell’Enciclica Caritas in veritate: “La grande sfida che abbiamo davanti a noi (…) è di mostrare, a livello sia di pensiero sia di comportamenti, che non solo i tradizionali principi dell'etica sociale, quali la trasparenza, l'onestà e la responsabilità non possono venire trascurati o attenuati, ma anche che nei rapporti mercantili il principio di gratuità e la logica del dono come espressione della fraternità possono e devono trovare posto entro la normale attività economica”.

    Ecco dunque il compito che l’Europa, fatta soprattutto da mercanti e monaci, ha dinanzi a sé: "il cristianesimo - dice il porporato - ha offerto quel soffio vitale e quel respiro che ha nutrito l’Europa, la sua economia di mercato, il suo welfare, le sue banche. Oggi la crisi che attraversa non è dovuta solo “alla mancanza di una comune politica fiscale o per i debiti pubblici, ma all’affievolirsi di quelle tradizioni ideali che hanno alimentato nei secoli il suo spirito”. In quanto europei, conclude, dobbiamo sforzarci di riproporre ad ogni generazione quella base etica che ha fondato l’Europa come patria dei diritti umani, della dignità e dell’inviolabilità della persona.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Il vescovo Tawadros è il nuovo Patriarca copto. Mons. El Soryany: giorno di festa e speranza

    ◊   Il vescovo Tawadros, ausiliario di Beheria, è il nuovo Patriarca copto ortodosso e succede a Shenouda III. Il suo nome è stato estratto a sorte da un bambino al termine di una solenne celebrazione nella cattedrale copta del Cairo. Tawadros, 60 anni, si è laureato in farmacia prima di intraprendere la vita religiosa. I media egiziani ne mettono in rilievo la capacità teologica e la sua attività pastorale con i giovani. Tawadros è il 118.mo Patriarca copto ortodosso, ma il primo nell’era del dopo Mubarak con al governo i Fratelli Musulmani, che si sono oggi felicitati con il nuovo Patriarca. Per una testimonianza sull’importanza di questa elezione, Alessandro Gisotti ha raggiunto telefonicamente al Cairo, mons. Barnaba El Soryany, vescovo della diocesi Copto-Ortodossa di San Giorgio a Roma:

    R. - Il Papa Tawadros II è una persona molto attiva per tutto il popolo copto specialmente qui in Egitto. Ci è stato fatto un regalo: è un grande regalo per tutti! Ci aspettiamo veramente che segua la stessa strada di Papa Shenouda III, dal quale ha ricevuto la stessa scuola e del quale è figlio spirituale. E’ per questo che lo seguirà. Siamo tutti emozionati per questa scelta di Dio.

    D. - Questa scelta del nuovo Patriarca è molto importante per i copti, soprattutto in Egitto in questa situazione molto delicata adesso…

    R. - Sì. E’ una persona molto calma e molto amata da tante persone, da quelle che lo hanno conosciuto a quelle che sono con lui, a quelle che hanno svolto il servizio con lui. Sentiamo che con lui andremo avanti, che la Chiesa andrà avanti con il dialogo: lui spera molto nel dialogo.

    D. - Lei è al Cairo… c’è un grande spirito di festa e di speranza tra i fedeli?

    R. - Sì, certo. La Messa è stata una Messa solenne e tutto il Santo Sinodo ha partecipato a questa Messa. Davanti a tutti, un bambino - si chiama Giorgio - ha preso il nome del nostro nuovo Patriarca Tawadros II.

    inizio pagina

    Kenya: attaccata una chiesa, un morto e oltre 10 feriti

    ◊   Una chiesa nella città di Garissa, nell’Est del Kenya, è stata attaccata nel giorno della funzione domenicale: un poliziotto è morto dopo essere stato trasportato in ospedale, mentre sono oltre 10 i feriti. Dietro l’attentato, potrebbero esserci gli integralisti somali di al Shebaab, legati ad Al Qaeda. Il servizio di Cecilia Seppia:

    La violenza anticristiana torna a scuotere il Kenya sempre nel giorno di festa della domenica. Un attacco, probabilmente compiuto con una bomba a mano, contro a una chiesa a Garissa, durante una celebrazione, ha causato il ferimento di almeno 10 persone, secondo quanto riferito dalla polizia giunta subito sul posto. Sei dei feriti versano in gravi condizioni, mentre un agente di polizia è morto dopo essere stato trasportato in ospedale.

    Attacchi di questo genere sono diventati sempre più frequenti da quando il governo kenyano ha inviato le sue truppe in Somalia per combattere le milizie integraliste al-Shebaab, legate ad al Qaeda. A luglio, l’assalto a due chiese sempre a Garissa causò 18 vittime. A settembre, invece un attentato con una granata contro una chiesa di Nairobi, attribuito a simpatizzanti delle milizie islamiche, ha provocato la morte di un bimbo di 9 anni e il ferimento di altre decine di persone.

    inizio pagina

    Presidenziali Usa: testa a testa tra Obama e Romney

    ◊   A 48 ore dalle elezioni presidenziali americane, un nuovo sondaggio di Abc news/Washington post prevede un testa a testa tra Barack Obama e Mitt Romney. Entrambi i candidati, democratico e repubblicano, raccolgono il 48% delle intenzioni di voto. Obama sarebbe però in vantaggio nello Stato chiave dell’Ohio. Su quanto potrà accadere nelle ultime battute prima del 6 novembre, Alessandro Gisotti ha chiesto un commento all’americanista del “Sole 24ore” Christian Rocca, raggiunto telefonicamente a New York:

    R. – In questo momento, l’arma principale dei candidati è quella della presenza nei comizi, degli incontri nelle contee chiave, quelle che decideranno l’elezione. Ovviamente, accanto a questo, c’è la pioggia di spot televisivi che, in queste ore, inondano le televisioni degli americani che vivono in Ohio, in Florida, in Colorado… In questo momento è dunque importante vedere dove vanno i candidati, quali sono gli Stati, perché da qui si capisce se sono in difficoltà in alcuni Stati o se vogliono addirittura “invadere” il campo considerato dell’avversario.

    D. – Quale il punto più forte di Obama e il punto più forte di Romney?

    R. – Il punto più forte di Obama è quello sintetizzato dallo slogan che si è sentito più volte dai suoi, quello secondo cui Osama Bin Laden è stato ucciso e la General Motors, l’industria automobilistica americana, è viva. Tutto sommato, può essere criticato o meno, ma ha tenuto in piedi il sistema finanziario americano, il sistema economico americano, dopo la crisi del 2008 e, dal punto di vista della sicurezza nazionale, è il presidente che è riuscito ad individuare ed eliminare l’autore delle stragi dell’11 settembre del 2001. Per quanto riguarda Romney, la parte forte della sua campagna è quella che dice: “Sì, ci ha salvato, ma la situazione non è davvero migliorata”. Ci sono anche gli ultimi dati sulla disoccupazione, che è risalita al 7,9 per cento, e quindi Romney ha impostato la campagna elettorale su un referendum: la situazione era grave nel 2008, ma – dice Romney - in realtà Obama l’ha peggiorata, perché abbiamo aumentato il debito pubblico, la disoccupazione è a livelli storici e dalla crisi l’America non è proprio uscita.

    D. – Quale invece il punto debole che potrebbe costare la rielezione ad Obama o l’elezione a Romney?

    R. – Obama, se perde le elezioni, le perde per la situazione economica: la gente continua a cercare lavoro, il numero dei poveri è aumentato. La situazione è grave e questo solitamente viene pagato dal presidente in carica. Il problema di Romney è di non risultare perfettamente credibile e affidabile, perché è uno che nel corso della sua vita politica ha cambiato spesso posizione su temi importanti, come quelli della vita, dell’immigrazione.

    D. – Il 6 novembre si elegge il presidente, ma c’è anche un’elezione non meno importante, quella di una parte cospicua di deputati e senatori. Che cosa si prevede per il prossimo Congresso?

    R. – Le previsioni sono che non ci sarà un cambiamento di maggioranza. Oggi la maggioranza al Senato è dei democratici e la maggioranza alla Camera è dei repubblicani. Si prevede un miglioramento dei democratici alla Camera. Il margine di maggioranza dei repubblicani sarà minore, dopo le elezioni del 6 novembre, e un avanzamento dei repubblicani al Senato, ma non tale da sovvertire la maggioranza.

    inizio pagina

    La protesta dei malati di Sla. Fornero e Balduzzi assicurano l'impegno del governo

    ◊   Dopo una settimana di sciopero della fame, portato avanti insieme ad altri 70 disabili gravissimi, Salvatore Usala, malato di Sla e segretario nazionale del Comitato 16 novembre, ha ricevuto mercoledì scorso, nella sua abitazione di Monserrato in Sardegna, la visita dei ministri italiani Fornero e Balduzzi. Nel corso del colloquio i rappresentanti dei dicasteri del Welfare e della Salute hanno assicurato un impegno importante per la "non autosufficienza". Sull'esito dell'incontro e sui possibili sviluppi della protesta, Fabio Colagrande ha intervistato lo stesso Salvatore Usala, la cui voce computerizzata ci giunge grazie a un puntatore oculare:

    R. - E' stato un incontro cordiale, franco, con l'impegno a formulare una proposta dettagliata entro il 20 novembre. La cifra ipotizzabile dai loro ragionamenti è 350 milioni di euro. Hanno piena fiducia, la parola di due Ministri imprescindibili non può essere messa in dubbio.

    D. - Prima dell’incontro lei, insieme a circa 70 disabili gravissimi di tutt’Italia, ha rinunciato volontariamente ad alimentarsi per una settimana. E’ vero che ci è voluto questo sciopero della fame per smuovere il governo?

    R. - Abbiamo fatto tre presìdi sotto i Ministeri, abbiamo ottenuto un riconoscimento prevalente sul fondo Letta pari ad almeno 350 milioni. Il governo non ha fatto DPCM, anzi ha tagliato il fondo Letta "scippandoci" un importo dovuto per legge. Ci hanno costretto a scioperare.

    D. - Quante altre volte siete ricorsi a questa forma estrema di protesta?

    R. - Nel 2009, eravamo in quattro malati, speravamo di non dover ricorrere più a queste battaglie estreme ed eclatanti.

    D. - Anche tra coloro che sono dalla vostra parte c’è chi ritiene eccessive queste forme di protesta.. Non temete di mettere davvero a repentaglio le vostre vite? E perché siete disposti a farlo?

    R. - Si, le altre associazioni non sono d'accordo, preferiscono concertare con le istituzioni, ovvero subire 2500 milioni di tagli, lo stato sociale è stato azzerato. Rischiamo la vita perché altrimenti non ci considera nessuno, è l'ipocrisia della società priva di valori fondanti.

    D. - Quali sono i contenuti delle vostre richieste al governo e per quale motivo pensate che siano accettabili e cioè compatibili con l’attuale regime di tagli causato dalla crisi economica?

    R. - Chiediamo 400 milioni per tutti i disabili gravissimi, un contributo di 20 mila euro l'anno per malato, è un minimo per sopravvivere. Penso che nessuna crisi possa privare di bisogni esistenziali, è una questione di civiltà. Nelle residenze sanitarie lo stato spende 90 mila euro, 20 miliardi l'anno, uno spreco sciagurato per far arricchire le lobby.

    D. - In cosa consiste il vostro progetto sperimentale ‘Restare a casa’?

    R. - In sintesi un progetto per invogliare la permanenza nel domicilio o il rientro da struttura. Se si riducessero del 5% i posti nelle residenze dando 30 mila euro si risparmierebbero 600 milioni l'anno, fatti non chiacchiere.

    D. - Nei vostri comunicati avete messo sotto accusa l’autonomia regionale in materia sanitaria parlando di lobby potenti che utilizzano la sofferenza per fare profitti. Può spiegarci meglio di che si tratta?

    R. - Le lobby sono entrate nelle delibere dei 100 milioni per la Sla. I fondi, destinati alle famiglie, hanno subito distorsioni: corsi fantasma, cooperative, ausili tecnici, residenze. Le regioni fanno i loro comodi nel silenzio dello Stato, c'è un regime di connivenza, solo poche regioni sono corrette.

    D. - Quali speranze avete dopo l’incontro con i ministri Balduzzi e Fornero?

    R. - Abbiamo la parola di due Ministri importanti, se non mantengono gli impegni dovrebbero dimettersi perché dimostrerebbero di essere considerati solo per i tagli. Sarebbe un atto logico per essere stati snobbati dai "falchi" del governo.

    D. - Quali riflessioni vi provoca questa apparente insensibilità di questo e dei precedenti esecutivi per la richiesta dei disabili gravissimi di avere una vita degna di essere vissuta?

    R. - Siamo un Paese incivile e ipocrita: quando i riflettori erano puntati su Eluana molti politici hanno lanciato inni alla vita. Tanti malati rifiutano la tracheotomia e si lasciano morire per non andare in struttura e per non pesare sui familiari, stante l'indifferenza delle istituzioni. Una vera "eutanasia di Stato". Tutti i media riportano il pianto della Fornero ed il taglio ai finanziamenti Sla... Come Comitato chiediamo un fondo per tutti i malati gravissimi, se non ci sarà un accordo chiaro nel governo nei prossimi giorni passeremo all'attacco con lotte estreme. Lottiamo per le cose senza le quali la vita non ha senso. Non abbiamo nulla da perdere.

    inizio pagina

    Un anno fa la devastante alluvione di Genova. Il card. Bagnasco: dopo il fango, un'onda di solidarietà

    ◊   Ricorre oggi il primo anniversario della devastante alluvione che colpì Genova provocando 6 vittime e ingenti danni materiali. Celebrando una Messa in suffragio delle vittime - ieri pomeriggio - il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo del capoluogo ligure e presidente della Cei, ha ricordato insieme al dolore anche "l’onda della solidarietà" a sostegno delle persone colpite. Il porporato ha invitato tutti a fare la propria parte nella ricostruzione e per la prevenzione. Ma ad un anno da quei drammatici eventi cosa è stato fatto per mettere in sicurezza il territorio? Marco Guerra lo ha chiesto a Giuliano Antonielli, del Consiglio nazionale dei Geologi:

    R. – Sono stati fatti i primi interventi urgenti, ma nella realtà le cose non sono sostanzialmente cambiate. Il problema di Genova, come della Liguria e di buona parte del territorio italiano, rimane!

    D. – Queste tragedie sono imputabili ai mutamenti climatici o al dissesto idrogeologico creato dalle attività umane?

    R. – Il territorio in sé è fragile: l’alluvione colpisce La Spezia, la Via dell’Amore, colpisce Genova… Ormai non si può più parlare di fatalità di evento climatico particolare. Evidentemente le attività umane hanno contribuito al dissesto del territorio. In realtà le colline e le montagne che franano e i fiumi che esondano non fanno nient’altro che il loro mestiere: riportare un equilibrio in natura. Siamo noi che siamo intervenuti e abbiamo alterato questo equilibrio. E’ evidente questo! Per esempio, nelle vecchie stampe del Cinquecento e del Seicento, il ponte sul fiume affianco della stazione di Genova Brignole aveva 14 arcate: adesso si sono ridotte a 4-5 arcate. Pensi un po’ come è stato ridotto lo spazio vitale di un fiume. In una città come Genova, che ha alle spalle un territorio molto scosceso, quando ci sono queste nuove precipitazioni, che sono molto intense rispetto ai decenni precedenti, si può ben capire il sistema di drenaggio delle acque e i tombinamenti come possono essere pericolosi per questa città.

    D. – Voi geologi parlate della necessità di un piano organico: nello specifico, cosa intendete?

    R. – Noi rilanciamo sempre questo discorso della conoscenza, della prevenzione: intervenire in tempo di pace, piuttosto che in tempo di guerra! Noi abbiamo bisogno di un nuovo disegno organico, di una nuova legge organica per la tutela del territorio. Siamo partiti nell’89 con la Legge 183, che era all’avanguardia proprio perché introduceva il concetto di autorità di bacino, che è stata poi, pian piano, dimenticata. In questo momento siamo al punto che non abbiamo neanche più i distretti di bacino funzionanti. Diamo conto che la tutela del territorio non è un costo, ma è una risorsa, perché si può partire anche con piccoli interventi, offrendo lavoro. Cerchiamo di utilizzare quelle poche risorse, magari per incentivare di nuovo il ritorno alla tutela dei boschi, all’agricoltura. Nelle Cinque Terre, il problema dei franamenti dei terrazzamenti e dei muretti a secco è dovuto proprio all’abbandono delle campagne. Secondo noi bisogna investire sul territorio, perché – ribadisco – è anche un volano per l’economica, perché può dare dei posti di lavoro.

    inizio pagina

    Conferenza animatori di RnS. Martinez: guardare al nostro tempo con l'audacia della fede

    ◊   Si è conclusa oggi a Rimini la 36.ma Conferenza nazionale animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo sul tema “Spalanchiamo i cuori a Gesù Signore per annunciare il Vangelo!”. L’appuntamento, che ha visto la partecipazione di 3500 animatori e responsabili del movimento ecclesiale, si è inserito sulla scia del Sinodo appena concluso. Sergio Centofanti ha intervistato Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento:

    R. – Il Sinodo che si è appena concluso indica tre direttrici fondamentali, che sono poi anche quelle del nostro cammino. Intanto, la Chiesa esiste nello Spirito Santo. C’è bisogno di un ritorno allo Spirito Santo, di un ritorno ad una conversione profonda, ad un amore nuovo, generato dalla presenza di Gesù Cristo, e ad una gioia che i cristiani devono poter trasmettere che è poi, in qualche modo, l’autentica di questo incontro. Il secondo aspetto è quello di rilanciare la vita sacramentale, la vita carismatica - cioè ciò che ci costituisce Chiesa – e poi la nuova evangelizzazione, non perché abbia qualcosa di nuovo da dire, ma perché vuole rinnovare il senso, la verità, il gusto, la bellezza, il sapore della nostra fede. E, terza direttrice, il bisogno di guardare a questo nostro tempo con grande coraggio, con grande audacia, con senso di responsabilità sapendo che questa fede vince anche quando lascia per strada martiri: la confessione della fede è indispensabile perché nella vita sia autenticata dal bisogno di essere cristiani fino in fondo. Lungo queste tre direttrici, il Rinnovamento scrive la storia che verrà, fedele al passato, a questa identità carismatica ed ecclesiale che ci ha permesso di portare la testimonianza di Gesù vivo in molti ambiti della vita ecclesiale, della vita sociale. Il Sinodo ci rinfranca. L’indirizzo di Benedetto XVI ci conforta nella testimonianza che ci attende.

    D. – Come annunciare la Buona Notizia in questo tempo di crisi?

    R. – Intanto, con profonda umiltà. E’ una condizione fondamentale, il bisogno di sentire che la Chiesa rinasce ogni giorno in un ascolto docile, sottomesso alla Parola di Dio. C’è bisogno di risentire la forza della Parola di Dio che sta chiamando a conversione i suoi discepoli, che sta chiamando a conversione tante fasce della popolazione credente. E’ una stagione di Pentecoste quella che noi stiamo vivendo ed è una stagione che prepara una nuova Pentecoste.

    inizio pagina

    Un libro sul ruolo della famiglia per la nuova evangelizzazione

    ◊   “Figli di chi? Quale futuro ci aspetta”: E’ il titolo del libro, edito da Ancora, sul ruolo della famiglia per una nuova evangelizzazione nel contesto dell’Anno della Fede appena iniziato. Ne è autore don Stefano Tardani, fondatore dell’Associazione Famiglia Piccola Chiesa e assistente ecclesiastico del Movimento dell’Amore Familiare. Lucia Fiore ha chiesto a don Stefano qual è il messaggio più forte di questo volume:

    R. – Integrando scienza e fede, valori umani e amore per Dio, il libro propone con un linguaggio ed un metodo nuovo la forza dell’evangelizzazione, senza paure e con una nuova consapevolezza, mostrando il ruolo insostituibile dei valori della fede, della presenza dei cristiani nella società e dell’opera e della luce che la Chiesa porta nel mondo.

    D. – Che ruolo assume la famiglia nell’Anno della Fede?

    R. – Bisogna dire che, per l’Anno della Fede, il libro getta una nuova luce nei tre ambiti interconnessi e molto discussi della vita di oggi, quali l’identità di ciascuno, cosa ci costituisce nell’essere umani; e l’altro proprio sulla famiglia: quali mezzi ha la famiglia per costruirsi nella verità e nell’amore, superando sia al suo interno, sia al di fuori, nella società, gli attacchi del male. L’altro elemento è su come sviluppare la società, il progresso e lo sviluppo economico insieme al Regno di Dio, alla santità e alla salvezza del mondo. Ora, proprio nella dimensione della Chiesa, oggi la realtà della famiglia è molto contrastata, vive in questo dibattito tra la ricerca dell’identità della persona e la situazione confusa e anche frastornata della realtà sociale, ambientale e culturale. Il ruolo della fede, della preghiera e del progetto che Dio ha con l’amore umano sano, bello e buono dà il senso della forza nella coppia e alimenta la speranza e l’equilibrio per costruire bene le nuove generazioni. Il libro getta una luce nuova sulle relazioni uomo-donna per costruire famiglie interiormente sane secondo il progetto di Dio che oggi la maggior parte delle persone non conosce ancora o non conosce più.

    D. – Secondo lei, qual è la via da seguire?

    R. – La realtà dell’uomo, che è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Se si perde questa visione, si perde anche la visione della realtà profonda del dono e dell’amore all’interno dell’uomo e della donna e della famiglia. E si perde anche il senso del servizio vero nella costruzione della città degli uomini, e così si cade nell’egoismo personale, nella chiusura, in una sorta di idolatria di se stessi e la stessa famiglia viene concepita come una soddisfazione personale, così si arriva alla distruzione dell’amore e anche della vita umana. E questo comporta anche, in queste tre dimensioni di cui parlavo prima che sono anche interconnesse, la distruzione di una società a misura d’uomo, perché prende il sopravvento l’interesse personale e privato o delle lobby e non si costruisce più una realtà sociale per uno sviluppo integrale degli esseri umani e di tutti, cioè si cerca un benessere ma non si realizza più quel concerto di energie e di forze capaci, nella solidarietà e nella giustizia, di essere veramente il progresso dell’umanità. Il dono, dunque, della fede e della preghiera e della nuova evangelizzazione diventa essenziale per la costruzione di un mondo migliore.

    inizio pagina

    Un film sull'Anno della fede: iniziativa della diocesi di Milano

    ◊   Un film per riflettere sull’Anno della fede: è questa l’interessante iniziativa proposta dalla Chiesa di Milano. L’Ufficio diocesano per le Comunicazioni sociali ha, infatti, organizzato diverse proiezioni del film “Il cammino per Santiago”, diretto dal regista Emilio Estevez. Isabella Piro ne ha parlato con don Gianluca Bernardini, membro dell’Ufficio per le Comunicazioni sociali della Chiesa milanese:

    R. – La storia è molto semplice: un padre decide di percorrere il cammino di Santiago al posto del figlio morto accidentalmente sui Pirenei, poco dopo aver iniziato il viaggio. Questo padre, interpretato dal grande Martin Sheen, grazie a suo figlio ritroverà se stesso e forse anche la fede. Un viaggio, insomma ma, potremmo dire, anche un pellegrinaggio dell’anima.

    D. – Perché avete scelto un film per parlare di fede?

    R. – Il film è sostanzialmente un testo, che messo su uno schermo ha quelle capacità straordinarie di entrare in contatto con gli aspetti più profondi e reconditi di ciascuna persona. Può mettere in luce quelle domande e risposte di senso che spesso la cultura odierna tende a soffocare e a mistificare. Un film che aiuti in qualche modo a parlare di fede, come questo, anche con chi non frequenta abitualmente i nostri luoghi di fede, può senz’altro essere un’occasione opportuna di incontro, di annuncio, di riflessione, di aperta accoglienza. In questo senso, mi piace ricordare il Beato Giovanni Paolo II che nel 1984, incontrando proprio gli esercenti delle sale cinematografiche cattoliche, aveva definito la sala della comunità come una “struttura pastorale complemento del tempio”, che è luogo princeps per l’annuncio di fede.

    D. – La diocesi di Milano e in particolare il suo ufficio quali altri eventi ha in programma per l’Anno della fede?

    R. – Come ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi stiamo elaborando la proposta di altri 13 film, oltre “Il cammino per Santiago”, che riprendano i vari aspetti della fede: dalla fiducia all’abbandono, dalla crisi alla riscoperta, alla possibilità anche per un itinerario di fede vero e proprio. Insomma, una pubblicazione che uscirà prossimamente con “Effatà”, 14 schede di taglio pastorale per una lettura della fede a partire dal cinema. A tal proposito abbiamo pensato anche a un corso per introdurre alla metodologia del cineforum attraverso anche docenti della cattolica, contro una visione solitaria dei prodotti audiovisivi.

    D. – Quali sono, secondo lei, oggi le difficoltà che si registrano nel parlare di fede?

    R. – Credo sostanzialmente siano due: la prima è quella di suscitare l’interesse per la proposta di un cammino di fede, per far sì che la fede diventi appetibile. La seconda difficoltà è quella di suscitare le domande della fede: senza la domanda, difficilmente si può accogliere anche una risposta.

    D. – Quali sono i suoi auspici per l’Anno della Fede, in particolare per i fedeli di Milano?

    R. – Che sia possibile per tutti in incontro o meglio quell’incontro che è capace, sì, di sconvolgerti la vita ma che ti sa dare quella certezza che veramente senza di Lui non possiamo fare nulla e siamo davvero poca cosa …

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Tragedia della migrazione: almeno 10 morti in un naufragio a largo della Libia

    ◊   Ancora una tragedia in mare. Sono 10 finora i corpi recuperati dopo il naufragio, ieri sera, di un gommone carico di migranti a circa 35 miglia dalla costa libica. La Guardia Costiera e la Marina militare italiana sono riusciti a trarre in salvo 70 naufraghi, ma diversi altri risultano ancora dispersi. Continuano le ricerche, mentre secondo testimoni, il mezzo era diretto in Italia. Dei 70 immigrati salvati, tutti di origine somala, 62 sono uomini e 8 donne, di cui una in stato di gravidanza. I migranti, trasportati dal pattugliatore Foscari, sono appena giunti sull'isola italiana di Lampedusa, dove riceveranno assistenza. (C.S.)

    inizio pagina

    Siria: attacchi kamikaze a Damasco, vertice dell’opposizione a Doha

    ◊   Sono ripresi all’alba i raid dell’aviazione siriana sulla regione di Damasco, mentre sul terreno si consumano violenti combattimenti tra i ribelli e le truppe di Assad. Nella capitale siriana questa mattina anche un attacco kamikaze, nel quartiere che ospita la sede dello tato maggiore. Un altro attacco, poco dopo, vicino alla sede del sindacato governativo dei lavoratori. Ancora incerto il bilancio odierno delle vittime, mentre ieri nel Paese più di 200 persone sono rimaste uccise. Intanto oggi centinaia di esponenti dell’opposizione siriana si incontrano a Doha nel Qatar per cercare di dare vita ad un fronte compatto, contro il regime di Assad. L’intenzione è quella di formare un gruppo omogeneo e compatto con esponenti dell’esercito libero siriano e di gruppi politici che agiscono all’interno e all’esterno della Siria. Il gruppo prenderà il nome di Iniziativa Nazionale Siriana. In mattinata al Cairo l’incontro tra l’inviato di Onu e Lega Araba, Brahimi, e il segretario generale della Lega Araba, el Araby, che stasera vedrà il ministro degli Esteri russo, Lavrov. (C.S.)

    inizio pagina

    Plenaria vescovi francesi. Il card. Vingt-Trois: no alle unioni gay, il governo torni indietro

    ◊   Approvare una legge sulle unioni e adozioni gay sarebbe “una prepotenza che scuoterebbe uno dei fondamenti della nostra società e instaurerebbe una discriminazione fra i bambini”. E’ la vibrante denuncia del cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, riguardo al progetto di legge del governo socialista sulla legalizzazione delle unioni omosessuali. Il porporato ha levato il suo monito a Lourdes, in occasione della Plenaria autunnale dei presuli francesi, che ha preso il via ieri. Nella sua prolusione, il presidente dell’episcopato francese ha affermato che “contrariamente a quanto viene presentato” dal governo, “il progetto legislativo sul matrimonio non è semplicemente un’apertura generosa del matrimonio a nuove categorie, ma una trasformazione del matrimonio che riguarderebbe tutti”. Il porporato critica inoltre la superficialità del governo sulla questione: “Cambiamenti di questo spessore – ha affermato – imponevano un dibattito nazionale non semplicemente fondato su sondaggi aleatori o sulla vistosa pressione di qualche lobby”. I presuli francesi auspicano, dunque, che il governo riveda la sua posizione. Intanto, provocatoriamente, il sindaco del piccolo comune di Hantay ha annunciato ieri che verranno celebrate delle nozze simboliche tra due donne, il prossimo 10 novembre. D’altro canto, ricorda il quotidiano “Avvenire”, sono molti i sindaci che in questi giorni si sono dichiarati pronti ad esercitare l’obiezione di coscienza. Anche il gran rabbino di Francia, Gilles Bernheim, si è espresso in modo netto contro la proposta di legge del governo. (A cura di Alessandro Gisotti)

    inizio pagina

    Nigeria: nuovo attacco di uomini armati nel Nord-Est del Paese

    ◊   Violenza in Nigeria dove uomini armati hanno attaccato e bruciato una stazione di polizia, una scuola e due torri di telecomunicazioni nella città di Fika. Al momento non si ha notizia di vittime, anche se testimoni riferiscono dell’uccisione di due poliziotti. Solo ieri in serata sempre un gruppo di uomini armati non identificati ha sferrato un attacco contro uffici del governo locale a Gamboa nel nord-est del Paese, una delle roccaforti della setta integralista islamica dei "Boko Haram", uccidendo 3 persone. Anche qui è stato dato alle fiamme un locale del palazzo. (C.S.)

    inizio pagina

    Asia-Pacifico: due milioni di persone minacciate dalla malaria

    ◊   Ogni anno circa 2 milioni di persone rischiano di contrarre la malaria nella regione dell’Asia-Pacifico. Dopo l’Africa, l’Asia è il continente dove si registra la maggiore incidenza di questa pandemia e il maggior numero di morti. E’ quanto emerso nella Conferenza internazionale delle Nazioni Unite in corso a Sidney, in Australia. Nel rapporto dal titolo “Sconfiggere la malaria in Asia, nel Pacifico, nelle Americhe, in Medio Oriente e Europa”, si segnala che nel 2010 sono stati registrati 34 milioni di casi. Di questo totale, 30 milioni di casi e 42 mila morti di malaria nella regione dell’Asia-Pacifico, principalmente in India, Indonesia, Pakistan, Myanmar e Papua Nuova Guinea. Durante la Conferenza, durata tre giorni – riferisce l’Agenzia Fides - ministri della regione, rappresentanti di organismi internazionali, funzionari, scienziati ed esperti della sanità, hanno affrontato i meccanismi per combattere la malaria e segnalato la minaccia che rappresenta per l’umanità il ceppo resistente alle cure registrato nelle aree del sudest asiatico. Obiettivo principale è ridurre il numero di contagi e morti in Asia del 75%.

    inizio pagina

    Myanmar. Migliaia di sfollati del Kachin attendono aiuti umanitari

    ◊   Sono oltre 75 mila gli sfollati nello Stato settentrionale del Kachin, in Myanmar, dopo la tregua tra il governo e il gruppo armato Kachin Independence Army (KIA), che negli ultimi 60 anni ha lottato per raggiungere maggiore autonomia. Circa il 54% delle persone sfollate si trovano nelle aree controllate dal KIA, dove l’accesso rimane limitato e dove – riferisce l’Agenzia Fides - servono urgentemente aiuti umanitari, in particolare per gli ultimi rimasti senza tetto. Altri 33.300 sfollati si trovano in oltre 100 campi nelle zone assistite dal governo. Il resto sono ospitati da famiglie. Preoccupa in particolare la situazione di circa 8-10 mila sfollati che vivono dentro o nei dintorni della città di Hpakan Tnow, ora bloccati dagli scontri in corso che hanno fatto registrare diverse vittime tra i civili. Nello Stato di Kachin è necessario il libero accesso in tutte le zone colpite per garantire aiuti a tutti gli sfollati. L’assistenza sanitaria è una delle principali preoccupazioni. Mentre alcuni partner locali stanno raggiungendo alcune località, l’insicurezza e i problemi logistici ostacolano gli interventi. I convogli di aiuto delle Nazioni Unite sono rimasti in stand-by da metà luglio in attesa del permesso di raggiungere i campi profughi, mentre a Yangon continuano a chiedere di entrare anche nelle zone difficili da raggiungere controllate dal KIA. Nel frattempo, forti piogge hanno danneggiato strade e ponti nelle regioni montuose, ostacolando maggiormente l’accesso nelle località più remote.

    inizio pagina

    Hong Kong. Concluso il Congresso sul ministero dei laici

    ◊   I fedeli laici insieme ai pastori per costruire la Chiesa e testimoniare Cristo, come ha esortato il Santo Padre Benedetto XVI nel suo messaggio ai partecipanti all’incontro: questo è stato l’impegno conclusivo del Congresso sul ministero dei laici del mondo cattolico cinese appena concluso. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), oltre 150 rappresentanti di 13 nazioni e regioni del mondo hanno preso parte al Congresso che si è svolto dal 27 ottobre al primo novembre ad Hong Kong, sul tema “Dal ministero alla testimonianza – vivere la luce di Cristo”. Vi hanno partecipato tra gli altri – riferisce l’Agenzia Fides - i delegati di una trentina di parrocchie ed associazioni cattoliche di Hong Kong, oltre ai cattolici cinesi della diaspora. Il cardinale John Tong Hon, vescovo della diocesi ospitante, è intervenuto all’apertura dei lavori attraverso un messaggio video, registrato prima di partire per Roma dove ha partecipato al Sinodo dei Vescovi, quindi, appena rientrato ad Hong Kong, ha presieduto la chiusura del Congresso e il conferimento del mandato missionario, il primo novembre, durante la quale ha ringraziato il Signore per il dono di questo incontro dei laici del mondo cattolico cinese. Durante i lavori del Congresso è stato sottolineato tra l’altro che ogni comunità particolare possiede il proprio carisma, ma tutti i laici hanno lo stesso incarico di partecipare attivamente all’evangelizzazione. Secondo il rappresentante di Tai Pei, “la Parola di Dio è la forza per realizzare il ruolo dei laici”. Il servizio sociale è un altro campo privilegiato per i laici, dove sono chiamati ad assumere la propria responsabilità laicale. I cattolici della Malaysia hanno evidenziato l’importanza della famiglia e dei genitori nella trasmissione della fede alle giovani generazioni. Mons. Domenico Chang, coordinatore generale del Congresso e presidente del Comitato diocesano per l’Anno dei Laici, presiedendo l’apertura del Congresso ha annunciato la visita dei rappresentanti di Hong Kong alle 10 comunità della diaspora, a partire dal 9 novembre, per condividere con loro lo sviluppo della Chiesa di Hong Kong negli ultimi anni, soprattutto nel campo della pastorale carceraria, sanitaria, scolastica e nella pastorale della “buona morte”.

    inizio pagina

    Indonesia: il 16 novembre sarà inaugurato il primo Seminario camilliano nel Paese

    ◊   Il 16 novembre sarà inaugurato e benedetto il primo Seminario Camilliano a Maumere, sull’isola di Flores, Indonesia, alla presenza del Superiore generale dei Camilliani, padre Renato Salvatore. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides da padre Luigi Galvani, missionario camilliano, l’Indonesia è il decimo Paese asiatico in cui sono giunti i Camilliani con il loro carisma di carità e servizio ai malati. “L’inizio della storia camilliana in Indonesia risale a dodici anni fa – scrive padre Galvani -, quando un gruppo di giovani venne invitato a Manila, nelle Filippine, per la formazione e la preparazione religiosa. Quattro di loro sono diventati sacerdoti e tre anni fa, tornati in patria, hanno aperto la prima comunità prendendo in affitto una modesta casa alla periferia della città di Maumere, sull’isola di Flores”. In breve tempo il gruppo è cresciuto, la comunità conta attualmente una trentina di seminaristi ed è delegazione della Provincia Camilliana Filippina. I Camilliani sono il 35.mo istituto religioso presente nella diocesi di Maumere. La loro presenza è stata accolta molto positivamente dalla Chiesa locale e dal vescovo, Kherubim Pareira, che affidò subito ai Camilliani la cappellania dell’ospedale della città, permettendo inoltre di dedicare la cappella dell’ospedale a San Camillo. L’isola di Flores è considerata “terra fertile” di molte vocazioni. Ciò spiega la presenza di molti istituti religiosi. Anche per i Camilliani l’obiettivo principale del nuovo seminario, che potrà ospitare una ottantina di seminaristi, sarà quello di preparare e formare nuovi missionari per divenire agenti di speranza e dell’amore misericordioso di Gesù nel mondo del dolore sull’esempio di San Camillo.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 309

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.