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Sommario del 03/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Messa per i vescovi defunti. Il Papa: la vita eterna è la comunione piena con Dio
  • Mons. Guido Pozzo nominato Elemosiniere del Papa
  • La Santa Sede “Osservatore fondatore” di un Centro per il dialogo interreligioso promosso dal Re d'Arabia
  • La vita eterna: editoriale di padre Lombardi
  • Rinuncia e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: manifestazione a Bengasi per l'autonomia della Cirenaica
  • L’Uganda minaccia di interrompere le sue missioni di pace in Africa
  • Controversia sulla fornitura dell'acqua al Santo Sepolcro. Padre Pizzaballa: niente rischio chiusura
  • "E’ la tv bellezza": in un libro il bello e il brutto della Tv e il ruolo del telespettatore
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Crisi in Guinea Bissau: la Chiesa prepara un'iniziativa di dialogo a livello nazionale
  • Abu Dhabi: pakistano uccide un medico indiano cristiano
  • Iraq: mons. Sako ricorda il secondo anniversario della strage alla cattedrale di Baghdad
  • Il cardinale Poupard incontra a Mosca il Patriarca Kirill per parlare della crisi
  • Le Chiese cristiane in Ucraina: disegno di legge mette a rischio la libertà religiosa
  • Cuba. Appello dei Religiosi dopo le devastazioni dell'Urgano Sandy
  • Argentina. Migliaia di disabili protestano per i tagli all’assistenza
  • Trieste. Mons. Crepaldi chiede "un nuovo patto di cittadinanza" per la città
  • Al cardinale Raffaele Farina il Premio Sciacca per la Cultura
  • Il Papa e la Santa Sede



    Messa per i vescovi defunti. Il Papa: la vita eterna è la comunione piena con Dio

    ◊   Il cristiano deve guardare con speranza alla morte, perché solo varcandola possiamo contemplare Dio. E’ quanto affermato stamani da Benedetto XVI durante la Messa celebrata nella Basilica Vaticana per i cardinali e vescovi defunti nell’ultimo anno. Il Papa ha ribadito che la nostra speranza riposa sull’amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Come rispondiamo noi cristiani alla questione della morte?”. Benedetto XVI muove da questo fondamentale interrogativo nella sua omelia tutta dedicata al significato che l’uomo di ogni tempo attribuisce alla fine della sua esistenza terrena. Il cristiano, è l’esortazione del Papa, è chiamato a rispondere “con la fede in Dio, con uno sguardo di solida speranza che si fonda sulla Morte e Risurrezione di Gesù Cristo”:

    “Allora la morte apre alla vita, a quella eterna, che non è un infinito doppione del tempo presente, ma qualcosa di completamente nuovo. La fede ci dice che la vera immortalità alla quale aspiriamo non è un’idea, un concetto, ma una relazione di comunione piena con il Dio vivente”.

    Una comunione, ha aggiunto, che è “stare nelle sue mani, nel suo amore, e diventare in Lui una cosa sola con tutti i fratelli e le sorelle che Egli ha creato e redento con l’intera creazione”. La nostra speranza allora, ha soggiunto, “riposa sull’amore di Dio che risplende nella Croce di Cristo e che fa risuonare nel cuore le parole di Gesù al buon ladrone: ‘Oggi con me sarai nel paradiso’”:

    “Questa è la vita giunta alla sua pienezza: quella in Dio; una vita che noi ora possiamo soltanto intravedere come si scorge il cielo sereno attraverso la nebbia”.

    Quindi il Papa si è soffermato sulla testimonianza offerta dai dieci cardinali e dagli arcivescovi e vescovi morti nell’ultimo anno. In loro, ha detto, possiamo riconoscere gli amici del Signore che, fidandosi della sua promessa, “anche nelle persecuzioni” hanno conservato la gioia della fede:

    “I Pastori che oggi ricordiamo hanno, infatti, servito la Chiesa con fedeltà e amore, affrontando talvolta prove onerose, pur di assicurare al gregge loro affidato attenzione e cura”.

    Inoltre, ha aggiunto, questi pastori hanno “offerto un prezioso contributo alla stagione post-conciliare, tempo di rinnovamento in tutta la Chiesa”. Il Papa ha quindi ribadito che la nostra speranza è garantita da Cristo che “ha voluto vivere nella carne l’esperienza della morte per trionfare su di essa” con la Risurrezione. La nostra giustizia, come la nostra speranza, ha avvertito si basa “sulla fede in Cristo”. E grazie al suo Mistero pasquale “varcando la soglia della morte, i nostri occhi potranno vedere Dio, contemplare il suo Volto”. Il Papa non ha infine mancato di mettere l’accento sull’importanza del visitare i nostri cari nei cimiteri:

    “I luoghi della sepoltura costituiscono come una sorta di assemblea, nella quale i vivi incontrano i propri defunti e con loro rinsaldano i vincoli di una comunione che la morte non ha potuto interrompere”.

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    Mons. Guido Pozzo nominato Elemosiniere del Papa

    ◊   Mons. Guido Pozzo è stato nominato nuovo Elemosiniere di Sua Santità: succede a mons. Felix del Blanco Prieto, che lascia per raggiunti limiti di età. Mons. Pozzo, triestino, 61 anni il prossimo 26 dicembre, era finora segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, incarico che ricopriva dal 2009; in precedenza, sin dal 1987, aveva lavorato presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Papa lo ha elevato contemporaneamente alla sede arcivescovile titolare di Bagnoregio. L’Elemosineria Pontificia è l’organismo della Santa Sede che ha il compito di esercitare la carità verso i poveri a nome del Papa. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Piccoli gesti quotidiani compiuti silenziosamente e con discrezione a nome del Papa verso tutti i bisognosi, i poveri, i sofferenti in ogni angolo della terra. Questo è quello che fa l’Elemosineria Apostolica, istituita per la prima volta nel XIII secolo dal Beato Gregorio X. Fu poi Alessandro V con una bolla del 1409 a regolarne le formalità e le norme, mentre Leone XIII per favorire la raccolta di fondi per le opere di carità ha delegato all’Elemosiniere anche la facoltà di concedere la benedizione apostolica. Questo avviene ancora oggi in modo gratuito per le diverse circostanze, attraverso diplomi in pergamena. Ogni anno tantissime richieste di aiuto arrivano in questo luogo da parte di famiglie, immigrati, studenti, disoccupati che chiedono un piccolo contributo per andare avanti: pagare l’affitto, le bollette, per poter studiare o per ricevere cure mediche. L’importo che generalmente oscilla dai 100 ai 500 euro viene deciso, dopo un primo visto del parroco di riferimento, in base alla situazione e alla gravità – spiega mons. Felix del Blaco Prieto, già Elemosiniere, - in un’intervista all’Osservatore Romano e ogni anno le donazioni effettuate superano il milione di euro. Dunque una carità mirata e feriale che il Papa incoraggia e sostiene personalmente, assicurandosi che non venga mai a mancare e che chi lavora in questo organismo svolge in modo esemplare, con pazienza e dedizione avendo come obiettivo quello di portare gioia e risollevare i cuori e far sentire la vicinanza e l’attenzione della Chiesa alla singola persona.

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    La Santa Sede “Osservatore fondatore” di un Centro per il dialogo interreligioso promosso dal Re d'Arabia

    ◊   Il prossimo 26 novembre, a Vienna verrà ufficialmente inaugurato il “King Abdullah Bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue” (KAICIID), una istituzione indipendente, riconosciuta dalle Nazioni Unite, con la finalità di promuovere il dialogo fra le religioni mondiali e le culture. Situato a Vienna, dove si trovano diverse istituzioni internazionali, il Centro è promosso per iniziativa del Re d’Arabia e ha tre “Stati fondatori”: il Regno dell’Arabia Saudita, la Repubblica Austriaca e il Regno di Spagna, che costituiscono il “Council of Parties” del nuovo Centro. Tale consiglio si è riunito il 31 ottobre a Vienna, con la presenza di alti rappresentanti dei ministri degli Esteri dei tre Stati fondatori.

    La Santa Sede è stata invitata a partecipare all’iniziativa, ed ha accettato di svolgere il ruolo di “Founding Observer – Osservatore fondatore” del Centro. La Chiesa cattolica sarà rappresentata nel “Board of Directors”, che comprende personalità di alto livello delle principali religioni: ebraismo, cristianesimo, islam, induismo e buddismo. Il rappresentante della Chiesa cattolica nel Board sarà padre Miguel Angel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, il quale svolgerà anche la funzione di Osservatore nel KAICIID.

    Come ha affermato lo stesso padre Ayuso Guixot in occasione della recente riunione a Vienna, con la partecipazione a questa nuova iniziativa, la Santa Sede intende dimostrare ancora una volta la sua disponibilità e il suo interesse per il dialogo con tutti quanti si impegnano per le buone relazioni fra le religioni e le culture, in favore della mutua comprensione e collaborazione per il superamento dei conflitti e la pacifica convivenza fra i popoli e la dignità della persona umana. Fra le molte direzioni e sedi in cui si sviluppa l’impegno della Chiesa cattolica nel dialogo interreligioso si aggiunge ora anche il nuovo Centro, riconosciuto dall’Onu, con le opportunità che può offrire. Il Re d’Arabia, Abdullah Bin Adbulaziz aveva informato personalmente il Santo Padre del suo progetto in occasione della nota udienza in Vaticano, il 6 novembre 2007.

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    La vita eterna: editoriale di padre Lombardi

    ◊   “Solo la fede nella vita eterna ci fa amare veramente la storia e il presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in Cielo”: è quanto ha detto il Papa all’Angelus di giovedì scorso nella Solennità di Tutti i Santi, invitando tutti a ritrovare il vero senso di ciò che facciamo qui in terra. Ascoltiamo in proposito il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il Settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Nei primi giorni di novembre la Chiesa ci invita ad alzare lo sguardo, a squarciare il cielo chiuso sopra le nostre teste e a vedere aldilà. Vedere la comunità dei salvati, dei santi, viva con il Signore, sentirne la presenza e l’unione spirituale con noi in cammino. Esprimere il nostro rapporto spirituale con i defunti, nel ricordo, nella preghiera, nella speranza.

    Nel recente Messaggio conclusivo del Sinodo al popolo di Dio si ricorda che “alla donna samaritana Gesù non si presenta semplicemente come colui che dà la vita, ma come colui che dona la ‘vita eterna’(Giov 4,14). Il dono di Dio non è semplicemente la promessa di condizioni migliori in questo mondo, ma l’annuncio che il senso ultimo della nostra vita è oltre questo mondo, in quella comunione piena con Dio che attendiamo alla fine dei tempi”.

    E il Messaggio continua ricordando che nella Chiesa le persone consacrate a Dio totalmente, in povertà, castità e obbedienza, devono essere proprio i testimoni di questo orizzonte dell’esistenza umana che va oltre la morte, testimoni dell’attesa di un compimento che si trova solo aldilà di quanto sperimentiamo su questa terra. Vocazione splendida, ma quanto esigente!

    L’impegno in questo mondo è doveroso e necessario, ma dev’essere alimentato da una speranza che sia capace di motivarlo, che ne orienti il cammino, verso “cieli nuovi e terra nuova”. Senza questa speranza non era possibile la prima evangelizzazione e non sarà possibile quella nuova. Leviamo dunque il capo per vedere il Signore che viene accompagnato dai suoi santi.

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    Rinuncia e nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Ajmer in India presentata dall’Ecc.mo Mons. Ignatius Menezes in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato Vescovo della medesima Diocesi il Rev. Pius Thomas D’Souza, attualmente Cancelliere della Diocesi di Bareilly.

    Il Santo Padre ha nominato l’Em.mo Card. Franc Rodé, C.M., Prefetto emerito della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del 550° anniversario dell’Arcidiocesi di Ljubjuana (Slovenia), che avrà luogo domenica 9 dicembre 2012.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell’informazione internazionale, il rischio fame per un milione di haitiani.

    Mercanti e frati hanno fatto l’Europa: in cultura, il cardinale segretario di Stato sulla necessità di riscoprire il legame fra essere e agire e conseguentemente il nesso fra etica e politica.

    Un articolo di Marta Carletti Dell’Asta dal titolo “Una piccola pietra per ricordare una grande tragedia”: inaspettata riscoperta in Russia della memoria delle vittime del totalitarismo comunista.

    Sarebbe bastato un pizzico di magia: Giulia Galeotti recensisce il primo romanzo per adulti - che delude - di J.K. Rowling.

    Come il cristianesimo ha intrappolato la luce: sul fondamento biblico dell’architettura sacra, anticipazione dell’articolo di Andrea Dall’Asta sul numero in uscita da “La Civiltà Cattolica”.

    Quando era l’Italia a sostenere la Germania: Angelo Paoluzi su De Gasperi e la nascita del progetto europeo.

    Il libero mercato si può correggere con la solidarietà: nell’informazione religiosa, intervista di Francesco Ricupero all’arcivescovo di Sidney, cardinale George Pell.

    Per riannodare un dialogo che va oltre la morte: nell’informazione vaticana, la Messa del Papa in suffragio dei cardinali e dei vescovi defunti durante l’anno.

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    Oggi in Primo Piano



    Libia: manifestazione a Bengasi per l'autonomia della Cirenaica

    ◊   In Libia si discute ancora dell’assalto al consolato di Bengasi nel quale morì l’ambasciatore statunitense Chris Stevens, l'11 settembre scorso. L’Fbi potrà interrogare Ali Harzi, il giovane tunisino, arrestato in Turchia ed estradato in Tunisia, che è accusato di avere partecipato all’agguato. Sempre Bengasi è stata ieri il teatro di un’importante manifestazione nella quale centinaia di persone hanno chiesto al governo centrale l’autonomia della Cirenaica, regione ricca di petrolio e culla della rivoluzione contro Gheddafi. Ma la voce dei manifestanti sarà ascoltata? Benedetta Capelli ha girato la domanda ad Arturo Varvelli, ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ed esperto di questioni libiche:

    R. – E’ difficile capire adesso quali siano i rapporti di forza. Io penso che chi ha protestato non voglia cercare per forza l’indipendenza ma un certo grado di autonomia. Infatti, ho visto che erano espliciti i richiami alla vecchia Costituzione, quella del regime di Abdallah Senussi. Già allora il rapporto tra le varie regioni e l’autorità centrale fallì e fu molto difficoltoso. La Cirenaica è una regione molto ricca di risorse, soprattutto quelle petrolifere, e si creerebbe un rapporto un po' conflittuale con l’autorità centrale. I meccanismi dello Stato sono molto difficili e delicati soprattutto, oggi, perché non esiste un’autorità centrale forte ed ancora riconosciuta da tutti: vediamo il caso delle milizie, le richieste di autonomia, i localismi che stanno prevalendo e soprattutto l’autorità centrale che non ha ancora il monopolio dell’uso della forza. E’ difficile che su queste basi si possano instaurare rapporti delicati che riguardano, ad esempio, il federalismo.

    D. – Eventualmente, secondo lei si potrebbe innescare un effetto domino, in altre regioni della Libia?

    R. – Per adesso si è parlato poco del Fezzan, la regione a Sud, che tutto sommato non è affatto sotto controllo dell’autorità di Tripoli. Il governo, in questo momento, rischia di governare su Tripoli, sulla Tripolitania e poco più. Il vero rischio è che noi abbiamo costituito e aiutato un governo che, in parte, è molto più legittimo naturalmente di quelli del passato, anche rispetto al Consiglio nazionale transitorio che ha governato fino ad agosto. Il problema è che il governo centrale non è riconosciuto come legittimo da parte di tutta la popolazione e si pongono così continue sfide che, di fatto, mettono sempre in pericolo la stabilizzazione del Paese.

    D. – In che modo questa domanda di autonomia potrà pesare proprio sul nuovo esecutivo nato con grandissime difficoltà?

    R. – Sicuramente potrà pesare. I candidati indipendenti, che sono 120 su 200, sono quelli più sensibili alle richieste che provengono dalle aree regionali e locali della Libia. Quindi, io penso che sicuramente peserà, come ha pesato nella costituzione del governo. Abbiamo visto manifestazioni da parte dei rivoltosi o ex rivoltosi ed ex ribelli contro alcuni di questi personaggi che sono stati ora nominati ministri, perché risultano legati al regime passato. Però, d'altronde, solamente alcune persone che hanno governato in passato - seppur con ruoli più defilati – hanno idea di che cosa sia gestire un Paese. Quindi, questo rapporto molto difficile tra periferia e centro in Libia ce lo porteremo avanti ancora per diversi mesi, secondo me.

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    L’Uganda minaccia di interrompere le sue missioni di pace in Africa

    ◊   Il governo ugandese ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dalla Somalia e dalle altre missioni di pace in Africa per “proteggere i propri confini occidentali da una probabile invasione dell'esercito della Repubblica Democratica del Congo”. Sono parole del premier, Amama Mbabazi, nel corso dell'ultima seduta parlamentare. E’ una presa di posizione che nasce in polemica alle accuse contenute in un rapporto dell'Onu su un probabile sostegno del governo di Kampala in Congo ai ribelli del gruppo M23. Mbabazi ha detto che le potenze occidentali non riconoscono il “contributo dell'Uganda per il mantenimento della pace nella regione”. Del ruolo dell’Uganda nella regione dell’Africa orientale Fausta Speranza ha parlato con Paolo Quercia, del Centro militare Studi strategici:

    R. – L’Uganda si è sempre più indirizzata ad esercitare un ruolo di potenza regionale, sia per lo sviluppo che è riuscita a conseguire negli ultimi anni - un discreto sviluppo interno che potrebbe essere ulteriormente rafforzato dalle scoperte petrolifere che potrebbero fare del Paese un esportatore di questa risorsa – e anche per le capacità militari che ha cercato di esportare in alcuni teatri limitrofi, in particolare quello della Somalia. In Somalia, l’Uganda rappresenta il principale contributore della missione dell’Unione africana Amison, con oltre 5 mila soldati. Ovviamente, questo ruolo crescente dell’Uganda è un ruolo in parte di proxy degli Stati Uniti d’America, come lo definisce qualcuno. Quindi un Paese con cui la principale potenza mondiale cerca anche di costruire degli equilibri regionali, anche nel contesto della sicurezza. E questo ruolo si è rafforzato, soprattutto negli anni passati, in concomitanza con la cosiddetta guerra al terrorismo, inaugurata dagli Stati Uniti d’America dopo l’11 settembre. E’ un percorso piuttosto lungo che ha portato l’Uganda ad esercitare un ruolo nell’architettura della sicurezza regionale.

    D. – Secondo il rapporto dell’Onu, ci sarebbero implicazioni delle milizie dell’Uganda in Congo con i ribelli del gruppo “M23”. Perché questo tipo di coinvolgimento, secondo lei?

    R. – Intanto, diciamo che le Nazioni Unite molto spesso producono rapporti sulla regione in cui i Paesi limitrofi vengono accusati di ingerenze militari in territori vicini. Questo è un fatto molto frequente, in questa parte dell’Africa. Nel caso specifico, le accuse riguardano, più che l’Uganda direttamente, il Rwanda di avere effettivamente un ruolo nei conflitti interni del Congo. Attraverso il Rwanda, poi, l’Uganda contribuirebbe in maniera un po’ più defilata. Potrebbe essere spiegato in funzione dei diversi scenari di conflitto che contraddistinguono l’Uganda internamente. Ad esempio, ci sono forze anti-governative, in particolare questa cosiddetta Adf, l’Allied Democratic Force, che è un gruppo di qualche centinaio di ribelli islamisti che in Uganda occidentale lottano contro il governo e che in parte hanno base in Congo. Quindi, il Congo potrebbe venire a configurarsi come uno scenario in cui forze anti-regime ugandesi trovano basi logistiche e sostegno e magari aiuto da altri Paesi della regione. L’Uganda, ad esempio, accusa il Sudan di avere armato questi gruppi anti-governativi. Quindi – come accade in tanti Paesi – l’ingerenza nel Paese vicino serve a volte anche a contrastare forme di guerriglia asimmetrica che trovano basi o sostegni in questo Paese.

    D. – L’Uganda, in seguito al rapporto dell’Onu, ha annunciato il ritiro delle proprie truppe dalle missioni di pace in Africa, in particolare dalla Somalia. Che cosa significherebbe il ritiro delle forze dell’Uganda dalla Somalia?

    R. – Intanto, credo che questo ritiro non avverrà. E’ un modo per l’Uganda di alzare un po’ la voce su questa questione, ribadendo il contributo che ha dato e che sta dando alla pacificazione della Somalia o comunque all’eliminazione degli Shabaab. Ovviamente, questo ritiro non può avvenire perché l’Uganda rappresenta il principale contributore soprattutto della missione dell’Unione africana in Somalia, e soprattutto in un momento come questo dove, dopo la caduta di Chisimaio e la ricostituzione di un governo a Mogadiscio, la Somalia sta facendo progressi da un punto di vista, quantomeno, di stabilità interna. Quindi in qualche modo, questa protesta verrà gestita. E’ un segnale che il governo ugandese non accetta critiche sulle questioni di sicurezza interna o sulle sue interferenze negli affari di sicurezza dei Paesi vicini, e chiede agli sponsor internazionali del Paese una cosiddetta protezione nei confronti di queste accuse.

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    Controversia sulla fornitura dell'acqua al Santo Sepolcro. Padre Pizzaballa: niente rischio chiusura

    ◊   Il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III, si è rivolto negli scorsi giorni alle autorità israeliane per risolvere una controversia che riguarda la basilica del Santo Sepolcro. La società "Hagihon", che gestisce la fornitura dell’acqua in città, ha chiesto il pagamento di una bolletta da 1 milione e 800 mila euro per il luogo di culto, custodito, tra gli altri, dai frati francescani di Terra Santa. Un portavoce ortodosso ha parlato alla stampa anche di una possibile chiusura della basilica. Davide Maggiore ha raggiunto telefonicamente a Gerusalemme padre Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terrasanta, che ha tracciato il quadro della situazione:

    R. – Sono coinvolti non solo i greci, ma tutte le comunità che sono qui al Santo Sepolcro e - come sempre – ha a che fare con la storia. Storicamente - già dai tempi degli Ottomani prima e poi con gli inglesi, con i giordani e con Israele fino a pochi anni fa - era tradizione che l’acqua fosse donata gratuitamente dalla municipalità. Qualche anno fa, però, il municipio ha privatizzato la società di distribuzione dell’acqua e questa società, essendo privata, ha cambiato un po’ queste tradizioni antiche. Le Chiese sono naturalmente disposte a pagare la bolletta dell’acqua – ci mancherebbe! – ma si tratta di definire quanto deve essere retroattiva questa decisione: tutto qui! Bisogna poi tenere anche presente che il Santo Sepolcro si trova a Gerusalemme Est e quindi entra in gioco anche la politica...
    D. – Si è parlato, in questi giorni, di una possibile chiusura del Santo Sepolcro: a suo parere, è possibile che si arrivi addirittura a questa decisione estrema?
    R. – No, no! Per chiudere il Santo Sepolcro c’è tutta una procedura molto complessa. Sono tattiche e strategie, forse mediatiche, che hanno lo scopo di riproporre il problema e soprattutto scioglierlo. C’è una commissione allo studio e tra poco – penso – si arriverà ad un accordo.

    D. – Quindi non ci dovrebbero essere conseguenze per i numerosissimi pellegrini che ogni anno visitano i Luoghi Santi?

    R. – No, non credo; non lo credo proprio. Non credo che si arrivi a tanto.

    D. – Qual è, più in generale, la situazione dei crisitani a Gerusalemme e non solo dei pellegrini, ma anche di coloro che hanno lì la loro Chiesa di origine?

    R. – Questi problemi evidenziano anche un po’ la fragilità e la debolezza dell’attuale comunità cristiana: siamo pochi e facciamo quindi fatica a farci sentire; a volte siamo costretti ad alzare anche un po’ la voce. E’ una situazione di grande fragilità, che richiede anche un supporto e un sostegno internazionale.

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    "E’ la tv bellezza": in un libro il bello e il brutto della Tv e il ruolo del telespettatore

    ◊   “E’ la tv, bellezza! Se la conosci, puoi difenderti”. E’ questo il titolo dell’ultimo libro di Mariano Sabatini, già autore televisivo e giornalista, che da alcuni anni firma recensioni televisive per diverse testate al momento soprattutto online. Il volume, edito da Lupetti, raccoglie tante di queste critiche e offre uno spaccato della televisione italiana. Fausta Speranza lo ha intervistato:

    D. - Diciamo che c’è un po’ di tutto: c’è tanto male, tanti programmi da cui tenersi lontani, ma c’è anche tanto bene. La televisione vive una stagione critica, perché deve ritrovare se stessa, sia a livello di contenuti - ideativo e creativo - sia anche perché gli ascolti vanno parcellizzandosi per via dell’avvento del digitale terrestre, del satellitare. Il digitale ha poi moltiplicato l’offerta, tematizzandola anche e facendo nascere dei canali pregevoli. Ogni emittente offre programmi che valgono la pena di essere seguiti, ma il pubblico deve cominciare a scegliere. Sinteticamente, posso dire che il male della televisione generalista, in questo periodo, è l’uso scellerato della cronaca nera e poi l’uso che si fa dei bambini in televisione.

    D. - C’è la sensazione che li si faccia crescere un po’ troppo presto: li si vuole piccoli-adulti questi bambini, oggi…

    R. – Sì, e in questo c’è una mostruosità: vederli così piccoli ma così ansiosi di dimostrare di essere quello che loro non sono, li snatura. L’uso che la televisione fa dei bambini non è soltanto superficiale, ma è - a mio avviso - deleterio: vedere questi bambini replicare i vezzi, il modo di vestire, il modo di parlare degli adulti … Questo stravolge la natura infantile!

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 31.ma Domenica del Tempo ordinario il Vangelo ci propone il colloquio tra Gesù e uno scriba che chiede al Signore quale sia il primo di tutti i comandamenti. Gesù risponde:

    «Il primo è: "Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". Il secondo è questo: "Amerai il tuo prossimo come te stesso". Non c'è altro comandamento più grande di questi».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Lo scriba che interroga oggi Gesù ha buone intenzioni, e non cerca pretesto per polemiche: infatti nasce subito l’intesa fra i due e reciprocamente si incoraggiano. Certo la questione del principale precetto generava spesso polemiche: centinaia erano le prescrizioni e i divieti che nel tempo si erano andati evidenziando nel commento alle dieci grandi parole del Signore. Matteo infatti ricorda (Mt 22,34-40): come la domanda fosse trabocchetto per incastrare Gesù. Nella risposta Gesù unisce due citazioni: la prima dallo “shemah” recitativo - cioè la preghiera - e la seconda dal codice di santità del Levitico. L’amore assoluto e radicale per il Signore - mettendo in gioco cuore, anima, mente, volontà - non può essere disgiunto dall’amore senza misure né mediocrità per chi è stato creato ad immagine del Signore. E certamente dal primo amore, verso Dio, deriva anche la forza e la grazia per amare e accogliere il prossimo: non si tratta di una posizione di rendita, ma della prova che la fede è autentica quando si allarga a rapporti fraterni. Una risposta geniale quella di Gesù a cui si associa con convinzione anche lo scriba, ripetendo quasi alla lettera la stessa affermazione. Dio non ruba il cuore, aiuta ad allargarlo e donarlo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Crisi in Guinea Bissau: la Chiesa prepara un'iniziativa di dialogo a livello nazionale

    ◊   La situazione attuale del Paese “è preoccupante”, per questo la Chiesa cattolica ritiene di dover lanciare a breve tempo una “iniziativa di dialogo” a livello nazionale. E’ quanto ha dichiarato alla stampa il vescovo di Bissau, mons. José Camnate na Bissign, dopo l’incontro avuto con il presidente della Repubblica di transizione della Guinea-Bissau, Manuel Nhamadjo Serifo, il 30 ottobre. Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalla curia di Bissau, il vescovo Camnate na Bissign ha affermato che "data la situazione attuale, riteniamo che l’unica, la migliore strada per poter risolvere i nostri problemi interni e aprire prospettive future, è mettere intorno allo stesso tavolo tutti i guineani". Il vescovo ritiene che se tutti si dispongono al dialogo e ad ascoltare le opinioni degli altri, sarà possibile uscire da questa situazione. La proposta futura per il dialogo nazionale, che prende le mosse dall’iniziativa “Voce della Pace”, sostenuta dai leader religiosi, coinvolgerà tutti i settori sociali, politici e le diverse organizzazioni. Il golpe di Stato avvenuto in Guinea Bissau il 12 aprile scorso ha avuto, tra le molte conseguenze, un aggravamento della povertà del Paese e della sua gente, mentre l'isolamento internazionale ha provocato una carenza di farmaci. Mons. Camnate Na Bissign il 18 settembre scorso affermava: “Sono molto preoccupato perché nessuno sa per quanto tempo potrebbe durare questo isolamento politico-diplomatico della Guinea-Bissau. E chi pagherà le conseguenze di questa nuova crisi saranno, come sempre, i gruppi più vulnerabili: malati, bambini, donne e anziani".

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    Abu Dhabi: pakistano uccide un medico indiano cristiano

    ◊   Un brutale omicidio sconvolge la comunità cristiana indiana negli Emirati Arabi Uniti: il dr. Rajan Daniel, 58enne urologo dell'Ahalia Hospital di Abu Dhabi, è stato ucciso con otto coltellate da Mohamed Abdul Jamil, 46 anni, di nazionalità pakistana. Originario del Kerala – riferisce l’Agenzia AsiaNews - il medico cristiano è morto sul posto: sentite le urla, il personale ospedaliero ha trovato il corpo in una pozza di sangue, con una profonda ferita alla gola. La polizia ha subito fermato Jamil, che per il momento resta l'unico sospettato. Il fatto è avvenuto nel tardo pomeriggio del primo novembre scorso. La vittima lascia la moglie e un figlio. Per Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), l'omicidio indica la "fragilità della comunità cristiana" all'estero, e denuncia la "grave indifferenza" delle autorità indiane dinanzi al "brutale omicidio di un cristiano". Per il momento, dalle indagini non emergono molti particolari. Jamil sarebbe originario delle aree orientali tribali del Pakistan, ma non è chiaro cosa l'abbia portato ad Abu Dhabi. La polizia crede che l'assassino possa essere stato un paziente della vittima, ma le cause del gesto sono finora ignote.

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    Iraq: mons. Sako ricorda il secondo anniversario della strage alla cattedrale di Baghdad

    ◊   “Di nuovo questa sera celebriamo la memoria di un gran numero di iracheni innocenti che hanno versato il loro sangue ingiustamente: cristiani e musulmani. Questo è un momento forte per rinnovare la nostra fede in Dio e rinforzare la nostra fiducia e speranza. Nello stesso tempo dobbiamo tutti condannare questi atti odiosi di violenza, che è un insulto alla religione e all'umanità e che non fa onore alla nostra civiltà attuale”. Con queste parole, riportate dall’agenzia AsiaNews, il vescovo di Kirkuk dei Caldei, mons. Louis Sako, ha ricordato durante una Messa i 37 cristiani uccisi a Kirkuk dal 2003 ad oggi e il secondo anniversario della strage nella cattedrale di Baghdad del 31 ottobre 2010, costato la vita a 58 persone. "La tragedia della Chiesa di Nostra Signora della Salvezza – ha aggiunto il presule - è ancora viva nella nostra memoria, ma anche gli attacchi alle moschee in nome di Dio sono un'offesa a Dio”. “Da parte nostra, noi cristiani – ha aggiunto mons. Sako - deploriamo questo atto di ingiustizia e crediamo fortemente che il cambiamento e la democrazia non si fanno con le armi, ma col dialogo e con la buona volontà di collaborazione”. Nella sua omelia il vescovo ha anche esaltato il valore della convivenza pacifica: “Vivere insieme – ha detto - non è una formula, ma è l'integrazione della cultura umana, sociale, spirituale e politica”. Questo richiede, ha ricordato “la buona volontà dei leader politici per il dialogo, per lavorare insieme e mantenere l'unita del Paese, la pace, la giustizia e l'armonia”. “Basta violenza, difendiamo la vita delle persone, ogni persona uccisa è una grande perdita per noi e per il nostro Paese”, è stato l’appello conclusivo di mons. Sako. (D.M.)

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    Il cardinale Poupard incontra a Mosca il Patriarca Kirill per parlare della crisi

    ◊   Il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura ha incontrato a Mosca il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. Lo riferisce il sito ufficiale della Chiesa ortodossa russa. Il cardinale Poupard si trova a Mosca per partecipare al simposio dedicato alla “Nuova grande strategia contro la crisi: la dimensione morale e sociale”. La risposta a quanti sono in difficoltà, ha spiegato il Patriarca Kirill accogliendo il porporato, deve essere sia morale che materiale. “Il sostegno morale - ha spiegato – deve essere accompagnato anche da gesti sostanziali”. A questo proposito, il cardinale Poupard ha notato come la Chiesa sia al fianco dei bisognosi nell’attuale congiuntura economica, sottolineando l’importanza del dialogo in un momento in cui la crisi coinvolge anche la vita sociale e morale delle persone. (D.M.)

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    Le Chiese cristiane in Ucraina: disegno di legge mette a rischio la libertà religiosa

    ◊   I rappresentanti delle Chiese cristiane in Ucraina e di organizzazioni non governative che si battono per la difesa dei diritti umani, appoggiati da responsabili di associazioni e da vari studiosi, hanno chiesto al presidente della Repubblica, Viktor Janukovič, «come garante dei diritti costituzionali e delle libertà dei cittadini», di porre il veto sul progetto di legge n. 10221 approvato dal Parlamento il 16 ottobre scorso, in modo da impedire qualsiasi modifica della legge sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose. I previsti cambiamenti al provvedimento — secondo i rappresentanti delle Chiese, riferisce L’Osservatore Romano — sono significativi perché riguardano la registrazione delle organizzazioni religiose, il controllo delle loro attività e il diritto costituzionale di riunirsi pacificamente. Una decisione presa «senza alcuna discussione in Parlamento e nonostante l’unanime obiezione delle comunità religiose». L’appello delle Chiese cristiane a Janukovič è stato diffuso giorni fa al termine di un incontro al quale hanno partecipato responsabili della Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Kiev, della Chiesa ortodossa ucraina - Patriarcato di Mosca, della Chiesa greco-cattolica, della Chiesa cattolica e di varie chiese rappresentanti evangelici, battisti e luterani. Nel documento — pubblicato sul sito in rete dell’Institute for Religious Freedom e ripreso dal Religious Information Service of Ukraine — le Chiese contestano la possibilità di cambiare la legge dopo la sua entrata in vigore, dal momento che ciò causerà «un significativo deterioramento della legislazione nel campo della registrazione delle organizzazioni religiose e della sua attuazione e, soprattutto, rappresenterà un’offesa per le comunità religiose e un tradimento nei confronti delle Chiese, le quali speravano in un rafforzamento degli accordi e nelle promesse dei funzionari a vari livelli sull’intangibilità della legge relativa alla libertà di coscienza, senza il consenso delle varie denominazioni». Ecco perché — concludono — il veto del presidente Janukovič al disegno di legge n. 10221 «è l’unica soluzione capace di prevenire l’aggravarsi dei conflitti inter-ecclesiali e l’indignazione della comunità religiosa, in modo da mantenere la pace interconfessionale». Di pochi giorni fa è anche la lettera aperta inviata al capo dello Stato da organizzazioni non governative, associazioni e studiosi, nella quale si esprime preoccupazione per l’approvazione parlamentare del disegno di legge che, nel caso di entrata in vigore, «creerebbe considerevoli ostacoli all’attuazione del diritto costituzionale dei cittadini alla libertà di religione».

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    Cuba. Appello dei Religiosi dopo le devastazioni dell'Urgano Sandy

    ◊   La Conferenza nazionale cubana dei religiosi (Concur) ha inviato una lettera ai superiori generali delle Congregazioni presenti sull’isola cubana per informarli sulla situazione dolorosa delle province orientali dopo il passaggio dell’uragano Sandy. Lo riferisce l’agenzia salesiana Ans. Lo scopo principale della lettera è di avere sostegno spirituale e materiale per le comunità colpite, le molte famiglie rimaste senza casa e contenere il rischio di possibili epidemie. “La situazione più delicata è a Santiago di Cuba, dove ci sono alcune difficoltà con l’acqua e la rete elettrica e telefonica sono quasi completamente danneggiate”, si legge nella lettera. I salesiani dell’Avana hanno provveduto ad un primo intervento con viveri, acqua, candele, batterie e un piccolo gruppo elettrogeno per far fronte alle prime necessità. Per lunedì è previsto l’invio di un secondo blocco di aiuti. La lettera del Concur chiede che “tutti i superiori generali e le autorità delle comunità religiose delle diocesi colpite, cerchino di comunicare con i propri confratelli e consorelle per sostenerli in questa difficile situazione”. (D. M.)

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    Argentina. Migliaia di disabili protestano per i tagli all’assistenza

    ◊   Circa duemila persone legate al mondo della disabilità si sono date appuntamento il 30 ottobre in una delle strade principali della capitale argentina Buenos Aires, per chiedere alle autorità di rivedere la risoluzione della Soprintendenza dei Servizi Sanitari (SSS) che ha ridotto i rimborsi alle opere sociali e al PAMI (Programa de Atención Médica Integral), perché in questo modo si colpisce l'assistenza di quasi 100.000 persone con disabilità. Secondo la nota inviata all’Agenzia Fides da Aica, tra i manifestanti erano presenti delegazioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza (Opera Don Orione), dell'Associazione degli Istituti educativi speciali (AIPESA), dell'Associazione aiuto ai Ciechi (ASAC), del Consiglio argentino per l'inclusione delle persone con Disabilità (CAIDIS) e della Federazione Argentina degli istituti Pro-Aiuto ai disabili (FENDIM). I partecipanti alla manifestazione hanno sottolineato che il cambiamento nel sistema dei rimborsi porterà gravi conseguenze anche per i lavoratori e i collaboratori di tutte queste istituzioni. Secondo le ultime informazioni, la Soprintendenza dei Servizi Sanitari (SSS) ha comunicato che non era sua intenzione danneggiare le persone disabili e ha convocato una serie di incontri per stilare una nuova risoluzione.

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    Trieste. Mons. Crepaldi chiede "un nuovo patto di cittadinanza" per la città

    ◊   Trieste vive un “bisogno di speranza”, e al capoluogo del Friuli-Venezia Giulia serve “un nuovo patto di cittadinanza”. Lo ha detto l’arcivescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, durante l’omelia della Messa celebrata in Duomo nella festa del patrono San Giusto. “Senza un rinnovato patto di cittadinanza - reso ricco dai valori del rispetto della persona umana e della vita, dei doveri verso gli altri, di responsabilità sociale diffusa anche delle imprese, di condivisione, di fattiva solidarietà, di incessante ricerca del bene comune - rischiamo, giorno dopo giorno, di vivere senza alcun retroterra spirituale, come eredi che hanno già dilapidato il patrimonio ricevuto”, ha spiegato il presule. Per evitare questo esito, ha detto mons. Crepaldi, “le risorse ci sono e vanno messe a frutto”: si tratta dell’Università, di “molte attività imprenditoriali e artigianali”, dei “lavoratori stessi”, di una “società civile operosa e ancora attenta ai bisogni del prossimo”. All’interno di questa l’arcivescovo ha voluto ricordare soprattutto le famiglie, “vera pietra angolare di ogni costruzione sociale”. Il presule ha poi manifestato la “vicinanza umana e cristiana” della Chiesa locale ai lavoratori delle aziende siderurgiche Federtubi e Ferriera per cui, ha detto “è venuta a mancare la luce del futuro”, e a quanti nelle istituzioni “stanno lavorando non senza difficoltà per trovare soluzioni percorribili”. (D. M.)

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    Al cardinale Raffaele Farina il Premio Sciacca per la Cultura

    ◊   Ad una settimana dalla cerimonia di consegna, la giuria del Premio Internazionale “Giuseppe Sciacca”, presieduta dal giurista Giuseppe Santaniello, ha diramato l’elenco dei Premi Speciali, assegnati ogni anno a personalità di spicco a livello italiano e internazionale. Nella sezione Cultura, il Premio Sciacca va al cardinale Raffaele Farina: “Insigne studioso ed esperto di Storia della Chiesa Antica e di Metodologia Storico-Teologica – recita la motivazione - ha ricoperto incarichi culturali di primaria importanza tra i quali quelli di segretario del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, di rettore della Pontificia Università Salesiana, di prefetto della Biblioteca Vaticana e di archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, svolgendo un'intensa attività di rapporti con istituzioni accademiche e culturali di ogni parte del mondo”. Per il Giornalismo, sarà premiato Marcello Veneziani, scrittore, saggista, editorialista di numerose testate giornalistiche italiane e collaboratore Rai. Per le Attività Istituzionali, riconoscimento per Vittorio Crecco, già direttore generale dell’Inps. Per le Attività Sociali, saranno premiati padre Antonios Papanikolau, direttore della fondazione “Arca del Mondo” che in Grecia aiuta ragazzi in difficoltà, e la “Compagnia degli amici di Gesù, Giuseppe e Maria”. L'elenco completo è disponibile sul sito www.premiosciacca.it dove nei prossimi giorni saranno comunicati anche i nomi dei premiati nelle altre sezioni e, soprattutto, sarà ufficializzato il Vincitore Assoluto 2012. Nel corso della cerimonia saranno conferiti premi e borse di studio in denaro agli orfani dei militari italiani caduti nelle missioni all’estero nell’ultimo anno e a tre minori in carico al Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia, che per un giorno lasceranno i propri istituti per partecipare all’evento. La cerimonia di premiazione è in programma a Roma sabato 10 novembre, alle 17.30, nell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, alla presenza di autorità ecclesiastiche, civili, militari, esponenti del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede e il Quirinale, personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura e della società civile.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 308


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