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Sommario del 01/11/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: la santità non è qualcosa di stantìo, ma è amore che sconfigge la morte
  • La luce di Dio vince buio e caos: così il Papa per i 500 anni degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina
  • Sinodo. Il cardinale Scherer: è già iniziato un nuovo tempo missionario
  • Sinodo. Mons. Forte: la Chiesa si presenti al mondo come una Chiesa di gioia e di speranza
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria, oltre 180 morti nelle ultime 24 ore
  • La Marcia della Pace arriva a Betlemme
  • Mali: forza internazionale si prepara a riconquistare il Nord occupato dalle milizie islamiche
  • Dal 3 al 7 novembre torna a Roma il Festival del cinema israeliano
  • Don Mirilli propone ai giovani 365 motivi per non avere paura
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • New York riparte dopo l’urgano Sandy, oltre 80 vittime negli Usa
  • Halloween finisce in tragedia: 4 morti in Spagna, sparatoria in campus Usa
  • Afghanistan, presidenziali del 2014 aperte a candidati talebani
  • Il cardinale Bagnasco: l’uomo ha nostalgia di Dio, non fugga in realtà virtuali e mortifere
  • Tutti i Santi. Il cardinale Scola: solidarietà a chi perde il lavoro
  • Cosenza, mons. Nunnari: il popolo rom va integrato e accolto
  • Conferenza nazionale degli animatori di RnS: i messaggi di Rylko, Fisichella e Crociata
  • Onu: Myanmar secondo produttore al mondo di oppio, dopo l’Afghanistan
  • Guatemala: dal 2010 scomparsi oltre 2.300 bambini
  • Brasile. Concluso il congresso promosso dal settore sacerdotale dei Focolari
  • Il salesiano don Vattathara eletto nuovo presidente della Conferenza dei Religiosi dell’India
  • Taiwan. La diocesi di Kao Hsiung affida a 8 coppie il mandato per l’evangelizzazione delle famiglie
  • In Ecuador concorso per promuovere emittenti radio comunitarie
  • “Cristiani per servire”: Tso sempre nel rispetto della dignità della persona
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: la santità non è qualcosa di stantìo, ma è amore che sconfigge la morte

    ◊   “La santità non è qualcosa di stantìo o irraggiungibile” ma riguarda tutti, perché Dio a tutti vuole donare amore e gioia in eterno. Così il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro nella Solennità di Tutti i Santi, una festa – ha detto – che ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell’umanità: la terra e il cielo. Il servizio di Sergio Centofanti:

    I Santi sono “segni luminosi dell’amore di Dio”. Sono quanti hanno vissuto l’unità tra il cielo e la terra seguendo Gesù: è Lui – afferma il Papa – che ha introdotto nel genere umano una “dinamica nuova”, un movimento che sin da ora conduce l’umanità verso Dio che “ci ama come suoi figli” e ci vuole dare pace e gioia in abbondanza:

    “Gesù Cristo - dice il Vangelo di Giovanni (11,52) - è morto «per riunire insieme i figli di Dio dispersi», e questa sua opera continua nella Chiesa che è inseparabilmente «una», «santa» e «cattolica». Essere cristiani, far parte della Chiesa significa aprirsi a questa comunione, come un seme che si schiude nella terra, morendo, e germoglia verso l’alto, verso il cielo”.

    “Anche il nostro tempo – ha detto il Papa - ha bisogno di Santi e i Santi ci mostrano in molti modi come oggi possiamo vivere il Vangelo”:

    “In ciascuno di loro, in modo molto personale, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i Sacramenti. Infatti, l’essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna. In sostanza, significa diventare conformi all’immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29), realizzando il progetto di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”.

    Questo inserimento in Cristo – ha proseguito Benedetto XVI - ci apre “alla comunione con tutti gli altri membri del suo Corpo mistico che è la Chiesa, una comunione che è perfetta nel «Cielo», dove non c’è alcun isolamento, alcuna concorrenza o separazione”:

    “Nella festa di oggi, noi pregustiamo la bellezza di questa vita di totale apertura allo sguardo d’amore di Dio e dei fratelli, in cui siamo certi di raggiungere Dio nell’altro e l’altro in Dio”.

    Con questa fede piena di speranza – ha concluso il Papa - ci prepariamo a commemorare i fedeli defunti. “Nei santi vediamo la vittoria dell’amore sull’egoismo e sulla morte: vediamo che seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d’amore, di speranza”:

    “Solo la fede nella vita eterna ci fa amare veramente la storia e il presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in Cielo. La Vergine Maria ci ottenga la grazia di credere fortemente nella vita eterna e di sentirci in vera comunione con i nostri cari defunti”.

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    La luce di Dio vince buio e caos: così il Papa per i 500 anni degli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina

    ◊   “Il mondo non è prodotto dell’oscurità, del caso, dell’assurdo, ma deriva da un’Intelligenza, da una Libertà, da un supremo atto di Amore”. Questo il messaggio degli affreschi della Sistina secondo le parole di Benedetto XVI che, a 500 anni dall’inaugurazione della volta michelangiolesca, ieri pomeriggio, celebrando i Primi Vespri nella solennità di tutti i Santi all’interno della Cappella Papale, ha voluto rinnovare il gesto compiuto dall’allora Papa Giulio II. E’ la luce di Dio – ha detto il Papa - quella che illumina le figure dipinte da Michelangelo. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Era il 31 ottobre 1512. Lo stupore che colse i presenti all’inaugurazione da parte di Giulio II degli affreschi michelangioleschi della volta della Sistina è ancora lo stesso a 500 anni di distanza. Celebrando i Vespri , come il suo predecessore 5 secoli or sono, Benedetto XVI parla di questo capolavoro- realizzato in quattro anni, dal 1508 al 1512, ed esteso per oltre mille metri quadrati di intonaco - come di uno spartiacque nella storia dell’arte e lo definisce, citando il Vasari, una “lucerna” per il mondo intero. Ma non si tratta – spiega il Papa – solo di luce che viene dal sapiente uso del colore ricco di contrasti o dal movimento che anima il capolavoro michelangiolesco, ma dall’idea che percorre la grande volta”.

    "E’ la luce di Dio quella che illumina questi affreschi e l’intera Cappella Papale. Quella luce che con la sua potenza vince il caos e l’oscurità per donare vita: nella creazione e nella redenzione. E la Cappella Sistina narra questa storia di luce, di liberazione, di salvezza, parla del rapporto di Dio con l’umanità".

    Nella volta Michelangelo accompagna chi guarda a ripercorrere il messaggio dei Profeti a cui si aggiungono le Sibille in attesa di Cristo, fino al principio di tutto: il grande artista disegna il Dio Creatore e la sua azione, la sua potenza, per dire con evidenza che “il mondo non è un prodotto dell’oscurità, dal caso, dell’assurdo, ma deriva da un’Intelligenza, da una Libertà, da un supremo atto di Amore”.

    "In quell’incontro tra il dito di Dio e quello dell’uomo, noi percepiamo il contatto tra il cielo e la terra; in Adamo Dio entra in una relazione nuova con la sua creazione, l’uomo è in diretto rapporto con Lui, è chiamato da Lui, è a immagine e somiglianza di Dio".

    “La Sistina – ha ricordato Benedetto XVI – è per sua natura un’aula liturgica, le opere che la decorano trovano nella liturgia il loro ambiente vitale, il contesto in cui esprimono al meglio tutta la loro bellezza, ricchezza e pregnanza di significato”.

    "E’ come se, durante l’azione liturgica, tutta questa sinfonia di figure prendesse vita, in senso certamente spirituale, ma inseparabilmente anche estetico, perché la percezione della forma artistica è un atto tipicamente umano e, come tale, coinvolge i sensi e lo spirito".

    “Pregare nella Cappella Sistina, avvolti dalla storia del cammino di Dio con l’uomo culminante nel Giudizio Universale, dipinto vent’anni dopo la volta, sempre da Michelangelo – ha constatato il Papa – è “un invito alla lode”:

    "La Cappella Sistina, contemplata in preghiera, è ancora più bella, più autentica; si rivela in tutta la sua ricchezza. Qui tutto vive, tutto risuona a contatto con la Parola di Dio".

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    Sinodo. Il cardinale Scherer: è già iniziato un nuovo tempo missionario

    ◊   Tempo di bilanci per il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, concluso domenica scorsa con l’invito del Papa a rilanciare l’annuncio del Vangelo e a operare per la rinascita della vita sacramentale. Silvonei Protz ha intervistato il cardinale brasiliano Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo:

    R. - Secondo me è un bilancio molto positivo. Anzitutto una rinnovata presa di coscienza della Chiesa intera sulla questione della missione, cioè del fatto che la nostra Chiesa è missionaria per natura, e non può mai dare per scontato che tutti siano già credenti, che tutti siano cristiani, che tutti siano stati coinvolti - in qualche modo - dal Vangelo. Oggi dobbiamo fare i conti con la nuova situazione nel mondo, e non solo nei Paesi lontani, ma anche nelle nostre città cristiane per tradizione secolare. Ma ci sono delle situazioni “missionarie” ovunque; quindi anche nei nostri Paesi Occidentali - in Europa, in America del Nord - e anche nei Paesi di recente evangelizzazione come l’Africa, l’Asia, l’America Latina. Ci sono delle situazioni nuove che fanno sì che la Chiesa debba confrontarsi nuovamente con la propria missione e perciò rinnovarsi in essa e rinnovare l’annuncio. Quindi il mio bilancio è positivo, perché questa presa di coscienza è avvenuta in queste tre settimane. Tutto questo grazie ai documenti prodotti, e con l’Esortazione Apostolica post-sinodale che il Santo Padre darà a tutto il mondo come parola di orientamento per la Chiesa circa la nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede cristiana. Con tutto questo, credo che la Chiesa sarà proprio avviata verso un nuovo tempo missionario, una nuova fioritura, anche di vita cristiana. I tanti segni che si vedono in ogni parte del mondo lo dimostrano.

    D. - Qual è stato il contributo dell’America Latina?

    R. - Il contributo dell’America Latina per questo Sinodo è stato notevole perché in America Latina la nuova evangelizzazione è già tema di riflessione da parecchi anni. Subito dopo il Concilio ci siamo confrontati durante le grandi conferenze dell’Episcopato di tutta l’America Latina e dei Caraibi, ma soprattutto nelle ultime due: quella del 1991 a Santo Domingo, che aveva già come tema la nuova evangelizzazione e l’inculturazione della fede cristiana, e poi quella del 2007 la Conferenza di Aparecida, che ha trattato specificatamente il tema della nuova evangelizzazione. Quindi abbiamo già fatto un po’ di cammino verso questa strada e che abbiamo condiviso molto volentieri con tutta la Chiesa in questo Sinodo. I Padri sinodali dell’America Latina, spesso hanno parlato della Conferenza di Aparecida, delle indicazioni del documento redatto in quell’evento, ed è una gioia che questo documento sia stato tradotto in italiano e consegnato ai Padri sinodali durante il Sinodo. Quindi questo senz’altro è un contributo notevole, e noi siamo contenti, siamo fieri di poter condividere un po’ dell’esperienza e della ricchezza della Chiesa dell’America Latina riguardo alla nuova evangelizzazione.

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    Sinodo. Mons. Forte: la Chiesa si presenti al mondo come una Chiesa di gioia e di speranza

    ◊   Il Sinodo sulla nuova evangelizzazione ha incoraggiato a guardare con fiducia e benevolenza al mondo che Dio ha creato e ama: è quanto emerso dal Messaggio finale dell’Assemblea sinodale. Per un bilancio di questo importante evento ecclesiale Fabio Colagrande ha sentito mons. Bruno forte, arcivescovo di Chieti-Vasto:

    R. - Io metterei in luce tre aspetti che mi sembrano molto significativi: il primo è un fortissimo senso di comunione dei vescovi intorno al Santo Padre e questo lo abbiamo sentito tutti; ci si sente Chiesa, le sfide del villaggio globale non ci disgregano anzi ci stimolano ad essere uniti sempre di più intorno al vescovo di Roma per rispondere insieme alla globalizzazione. In secondo luogo, un clima anche di gioia e di fede, di fiducia, nell’azione dello Spirito che ci parla anche attraverso i segni dei tempi, e conseguentemente, terzo aspetto, un atteggiamento di simpatia e di amicizia verso il mondo. In questo mi sembra di risentire lo spirito del Vaticano II, del famoso discorso “Gaudet Mater Ecclesia” di Giovanni XXIII. Direi che è veramente molto bello, che pur nella complessità dei tempi, i vescovi della Chiesa cattolica intorno al successore di Pietro testimonino questa fiducia nel bene che comunque c’è, questa speranza da dare alle donne e agli uomini del nostro tempo.

    D. - Si è affrontato anche il tema della ricerca di nuovi linguaggi per comunicare il Vangelo, nel modo dei mass media, attraverso l’arte, la bellezza. È stato un tema importante …

    R. - È un tema importante ed è tutt’altro che relativo soltanto ad alcuni ambiti. Ad esempio, la via della bellezza deve essere veramente aperta a tutti. Cristo è il “Bel Pastore” che vuole raggiungere tutti. I poveri, lo si è detto, hanno diritto alla bellezza; non solo, hanno testimoniato nella storia di aver il senso della bellezza: si pensi alle chiese costruite in piccoli posti dove la povera gente esprime tutto il desiderio di dire a Dio il proprio amore attraverso la bellezza, l’arte. Dunque, sono linguaggi che vanno destinati a tutti. Naturalmente tra questi, è anche molto importante il linguaggio dei nuovi media, soprattutto della rete, del web, che oggi accorcia apparentemente le distanze, ma a volte suscita lacerazioni, confronti ancora più forti fra le differenti esperienze che vengono vissute nel villaggio globale. Ecco perché su questi fronti l’acquisizione di questi linguaggi, delle loro metodologie, unite a una profondità di competenze e di esperienze del Signore Gesù, diventano quanto mai preziose.

    D. - Lei è un teologo. Crede che in qualche modo sia necessario trovare delle nuove parole per dire il Vangelo?

    R. - La mediazione fra la salvezza e la storia è da sempre la grande sfida della teologia, ed è chiaro che con il cambiamento dei tempi, cambiano anche i linguaggi. Proprio per questo l’inculturazione della fede - se si vuole una sorta di incarnazione del messaggio - deve essere continuamente rinnovata.

    D. - A proposto di nuovi evangelizzatori, il Sinodo ha dato molta importanza ad un nuovo ruolo dei laici, alle famiglie, alle donne, ai giovani. Quali spunti sono emersi?

    R. - Io credo che da parte di tutti si senta l’urgenza che sia tutta la Chiesa che annuncia a tutti il Vangelo, a tutto l’uomo e ad ogni uomo. Dunque non c’è un protagonismo soltanto di alcuni. Il ministero del vescovo e dei presbiteri sono fondamentali perché sono al servizio dell’unità della comunità cristiana e dell’annuncio del Vangelo. Ma i laici sono quelli che, nella complessità e varietà delle situazioni del mondo, portano la testimonianza del Vangelo. I genitori sono i primi testimoni della fede per i figli, e i giovani sono non solo interlocutori e destinatari privilegiati del Vangelo, perché è la novità di Cristo che viene a dare senso e bellezza alla novità del loro cuore, ma sono anche quelli che a loro volta, devono diventare evangelizzatori dei loro coetanei. Dunque nessuno deve tirarsi indietro in questa grande impresa. Potremmo dire: l’evangelizzatore non è un navigatore solitario, ma siamo tutti insieme nella grande barca di Pietro.

    D. - L’importanza del dialogo: quello ecumenico prima di tutto, poi quello interreligioso, e addirittura quello con chi non crede. È questa una prospettiva nella quale si colloca la nuova evangelizzazione?

    R. - Il dialogo non si oppone alla proclamazione del Vangelo; ne è una via, proprio perché il Vangelo si offre anche attraverso la testimonianza dell’ascolto, della carità, dell’accoglienza dell’altro. Naturalmente, un dialogo che rinunciasse alla proclamazione del Kèrigma, dell’identità profonda della nostra fede, non sarebbe dialogo. Allora è necessario che su tutti i fronti del dialogo si coniughino sempre l’ascolto, l’accoglienza, il rispetto, e anche la testimonianza fedele del tesoro che ha dato senso e bellezza alla nostra vita.

    D. - C’è infine un suo auspicio particolare, una speranza specifica per quanto riguarda i risultati di questo Sinodo?

    R. - Sì. Che la Chiesa si presenti al mondo con rinnovato slancio, come una Chiesa di gioia, di speranza, che ha qualcosa di veramente bello da dire alle donne e agli uomini di oggi, e con un’esperienza gioiosa e trasformante - quella del Risorto - da comunicare.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria, oltre 180 morti nelle ultime 24 ore

    ◊   Violenza senza fine in Siria, dove, secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, nelle ultime 24 hanno perso la vita oltre 180 persone, fra civili, ribelli e soldati dell’esercito. Sulla drammatica situazione continuano a pesare le divisioni internazionali su una possibile soluzione diplomatica del conflitto. Marco Guerra:

    Proseguono i bombardamenti aerei sui sobborghi di Damasco controllati dagli insorti e in numerose altre località della Siria. Lo riferiscono gli attivisti sui social network, che parlano di mig in azione sulla capitale e di elicotteri vicino Latakia. I comitati denunciano anche operazioni dell'artiglieria a Daraa, Hula e Homs. Colpite duramente anche le forze governative: 28 soldati dell’esercito hanno perso la vita negli attacchi a tre checkpoints intorno alla città di Saraqeb. E mentre la guerra civile imperversa sul terreno la soluzione politica resta lontanissima. Mosca continua a sostenere il presidente Assad: il ministro degli Esteri russo Lavrov ha affermato che una estromissione del capo di Stato siriano pregiudica qualsiasi piano di pace. Il segretario di Stato Usa Clinton ha ribadito, al contrario, che gli Stati Uniti vogliono “aiutare l'opposizione a unirsi”. Dal canto suo la Cina - che insieme alla Russia ha più volte posto il veto su risoluzioni Onu di condanna al governo di Damasco – ha avanzato una “nuova proposta” imperniata su due punti: tregue limitate e circoscritte “regione per regione” e la creazione di un “governo transitorio”. La soluzione è stata esposta ieri a Pechino all’inviato dell’Onu Brahimi. Ma fra le parti in conflitto la diffidenza resta altissima e, al momento, non c’è alcuna intenzione di trattare. Il Consiglio Nazionale Siriano, principale cartello delle forze di opposizione, ha accusato apertamente la comunità internazionale di alimentare l'estremismo islamico attraverso la mancanza di un sostegno concreto a favore dei ribelli.

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    La Marcia della Pace arriva a Betlemme

    ◊   E’ in corso in Israele e nei Territori palestinesi occupati la Marcia della pace Perugia-Assisi di quest’anno. Oltre 200 studenti, insegnanti, amministratori locali, esponenti di associazioni e giornalisti si trovano da sabato scorso in Terra Santa per portare un messaggio di pace e di promozione del dialogo alle comunità locali. L’iniziativa è promossa dal Coordinamento nazionale e dalla Rete europea degli Enti locali per la pace e i diritti umani, in collaborazione con la Tavola della Pace. Dopo Sderot, Ramallah, Hebron, Gerusalemme, oggi tappa a Betlemme. Ma perché la scelta di trasferire l’edizione 2012 della Marcia proprio in Israele e nei Territori palestinesi? Adriana Masotti lo ha chiesto a Francesco Cavalli della Tavola della Pace:

    R. – Noi già nel 2009 avevamo organizzato una Marcia Perugia-Assisi proprio fra Betlemme e Gerusalemme. Quest’anno abbiamo deciso di tornare a portare la Perugia-Assisi, a portare il movimento per la pace sempre fra Betlemme e Gerusalemme, fra i Territori palestinesi occupati e lo Stato di Israele, proprio a simboleggiare come questa situazione, questo conflitto, che è il più lungo della storia dei nostri tempi, deve continuare ad essere al primo posto per chi vuole essere impegnato per la pace. Oggi viviamo in un tempo che è quello della crisi internazionale, della crisi economica, che in realtà sappiamo non essere solo una crisi economica ma una crisi etica, di valori, culturale… In questo posto, da questi punti di vista, la strada per riuscire a risolvere anche quelle che sono le crisi occidentali, le crisi nostre, non può che essere il percorso per la pace. Quindi da qui vogliamo ripartire.

    D. – Voi dite: Israele e Palestina sono due prigioni diverse, ma sempre prigioni. Betlemme è una prigione a cielo aperto, così Gaza, mentre in Israele a Sderot, al confine con Gaza, il tempo è scandito dalle guerre che impongono una certa mentalità di chiusura…

    R. – La prigione di Israele è quella di vivere in una condizione di paura degli israeliani, di vivere in uno stato di paura continuo e questo porta ad alzare il livello della distanza nei confronti del popolo palestinese. Noi siamo andati a Sderot il pomeriggio quando la mattina erano stati sparati sulla città 11 razzi dalla Striscia di Gaza. D’altra parte Betlemme è questo posto circondato dal muro dove si entra e si esce, attraverso un check-point, solo se hai un passaporto giusto e hai un permesso giusto, altrimenti non esci e non entri. Quindi è una prigione nel senso più concreto e reale del termine: un posto recintato, circondato, dal quale si può uscire solamente se si hanno determinate condizioni.

    D. – Con conseguenze ovviamente su tutta la vita quotidiana. Però forse siamo più abituati a parlare di queste difficoltà di chi vive in Palestina, mentre sappiamo poco di come gli israeliani vivono l’esistenza di palestinesi accanto a loro: se hanno contatti, se si conoscono, se si ignorano…

    R. - Ci siamo recati in un villaggio a sud di Hebron. In questo villaggio c’è un’azione di resistenza ad uno sfollamento del villaggio stesso, imposto da Israele, per fare spazio alla liberazione della terra vicino alla costruzione di insediamenti. Siamo all’interno della West Bank, seppure in zona sotto il controllo israeliano. Qui gli attivisti palestinesi che abbiamo incontrato ci hanno raccontato che la loro azione di lotta non violenta nei confronti di questo sfollamento forzato, che fino ad oggi è riuscito ancora a tenere, è partita proprio attraverso il coinvolgimento e la mobilitazione di una associazione israeliana, fatta di israeliani, che si sono fatti carico di questa situazione e insieme ai palestinesi stanno facendo questa lotta di resistenza, anche attraverso il coinvolgimento poi delle associazioni internazionali. Qui per esempio è molto attiva “Operazione colomba” della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini. Chiedeva in che consiste la loro relazione… Proprio oggi ho chiesto al responsabile di questa associazione palestinese chi è per lui l’israeliano e lui mi ha detto: l’israeliano è da una parte i militari, quelli che cercano di portarci via, ma dall’altra è i fratelli che al nostro fianco stanno cercando di resistere a questo sfollamento.

    D. – Un’attivista israeliana, Nomika Zion, dice che per la gran parte degli israeliani i palestinesi non hanno una faccia, una voce, un nome: è così?

    R. – E’ sicuramente così, ma è vero anche il contrario. Io sono stato a Gaza più volte negli anni passati e l’idea che la maggior parte dei palestinesi che vivono dentro Gaza ha degli israeliani è quella di un caschetto e di un mitra puntato, perché non hanno mai avuto esperienze diverse.

    D. – Obiettivo della vostra presenza è costruire vicinanza, perché voi pensate che la vicinanza può cambiare le cose. Che cosa vi augurate che rimanga in Israele e in Palestina dopo questa vostra missione di pace?

    R. – Qui speriamo che rimanga un po’ più di speranza. Noi possiamo portare solo una condivisione, una vicinanza a persone che sono in difficoltà da una parte e dall’altra. Quello che ci aspettiamo di più è che cosa possa cambiare fuori da qui, perché quello che da qui è chiaro è che la soluzione a questo conflitto può avvenire solamente con la partecipazione anche dell’esterno, dell’Europa, degli Stati Uniti. Senza un impegno serio e con una volontà di efficacia vera non c’è soluzione a questa situazione.

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    Mali: forza internazionale si prepara a riconquistare il Nord occupato dalle milizie islamiche

    ◊   Il Mali al centro dell’attenzione internazionale. Onu, Unione Europea e Unione Africana stanno mettendo a punto l’ipotesi di una forza internazionale che supporti l’esercito di Bamako, con l’obiettivo di riconquistare il Nord del Paese, da mesi nelle mani delle milizie islamiche tuareg. Sugli scopi di un’azione di forza, Giancarlo La Vella ha intervistato Angelo Inzoli, esperto di Africa, collaboratore del periodico dei Gesuiti “Popoli”:

    R. – Fare in modo che la situazione nella regione rientri sotto controllo. Sicuramente, nel caso del Mali c’è un grossissimo problema logistico: consideriamo che l’esercito maliano, dopo il colpo di Stato, dopo le ultime vicende, è completamente disorganizzato ed incapace di affrontare questa emergenza. Quindi, se vorranno farlo dovranno comunque spendere molte energie per allestire logisticamente l’Unione della forza africana, altri Paesi, perché sicuramente l’esercito maliano non ce la farà. Però, è una soluzione che non è, essa stessa, priva di grossi problemi di organizzazione. E’ chiaro che la volontà è quella di mettere un argine a questo fronte maliano che si ha paura possa destabilizzare tutta l’area subsahariana.

    D. – Un fronte collegato anche con frange islamiche e terroristiche di altri Paesi …

    R. – Certo. Dobbiamo ricordare che, a parte l’aspetto delle infiltrazioni di al Qaeda nella regione subsahariana, che è un problema presente ormai da parecchio tempo, quello che sta succedendo è una delle conseguenze della caduta di Gheddafi e della guerra in Libia. Con la caduta di Gheddafi tutta una parte dei militari, dei soldati, dei mercenari che lavoravano in quelle zone sono rientrati nel Paese, e questi vanno a lavorare dove c’è chi li paga. Quindi c’è un grande caos perché ci sono certamente delle milizie integraliste e fondamentaliste che hanno una mira politica specifica; ci sono gruppi locali e una situazione nella quale è difficile identificare chiaramente le identità specifiche degli attori.

    D. – Un’azione di forza non prende assolutamente in considerazione la gravissima situazione umanitaria: si moltiplicano gli appelli delle organizzazioni umanitarie in tutto il Sahel, ma in particolare per il Mali, soprattutto per quanto riguarda i minori …

    R. – E’ un dramma enorme. Sappiamo che tutti questi Paesi hanno una fortissima componente giovanissima, probabilmente più della metà della popolazione, e chiaramente sono zone dove anche l’equilibrio ambientale è molto fragile: la gente che scappa diventa subito gente affamata, gente che vaga nei deserti. Già ci sono campi profughi, già ci sono attività che si stanno svolgendo con un’attenzione particolare alla fascia dei minori. In tutte queste realtà, però, diventa molto difficile quantificare la problematica, perché è un Paese destabilizzato; ma soprattutto, diventa difficile anche organizzare un intervento su vasta scala. Però, l’allarme c’è perché chi è passato di qui vede un degrado rapido e progressivo. Questi sono Paesi che senza una stabilità hanno un equilibrio molto fragile.

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    Dal 3 al 7 novembre torna a Roma il Festival del cinema israeliano

    ◊   Dal 3 al 7 novembre, alla Casa del Cinema di Roma, torna il Pitigliani Kolno’a Festival, rassegna di cinema israeliano e di argomento ebraico. Una settima edizione che propone - a ingresso gratuito - film, documentari e tre laboratori cinematografici. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    E’ arrivato alla settima edizione il Kolno’a Festival, un appuntamento ormai abituale per la capitale e sempre più ricco, con un calendario di film e documentari che - di anno in anno - ci permettono di allargare lo sguardo sulle maggiori produzioni israeliane. La rassegna 2012 racconta un anno di grande successo. Ariela Piatteli è, insieme con Dan Muggia, l’organizzatrice del festival:

    “Apriamo con un film da Oscar proprio per celebrare questa notorietà che ha nel mondo il cinema israeliano, soprattutto in questa annata. Quindi apriamo con Footnote di Joseph Cedar e continuiamo poi con altri film che hanno avuto un successo incredibile: pensiamo a La Sposa Promessa e all’attrice protagonista, Hadas Yaron, che è stata premiata a Venezia con la Coppia Volpi e che sarà nostra ospite. Presenteremo, quindi, una rosa di lungometraggi e documentari che hanno riportato a casa importanti riconoscimenti”.

    Oltre a Footnote e La Sposa Promessa, altri otto film fanno parte della sezione “Sguardo sul nuovo cinema israeliano”. Si va The Exchange, pellicola che si concentra sui piccoli e grandi cambiamenti della vita, a One Day After Peace, sul conflitto israelo-palestinese; da Six Million and One, sulle vittime della Shoah, a God’s Neighbours, pellicola premiata a Cannes, che riporta al rapporto in Israele tra ortodossi e laici. Ancora Ariela Piattelli:

    “Il mondo religioso, oggi in Israele, viene visto come un fenomeno sul quale bisogna interrogarsi: bisogna capirlo per contestualizzarlo poi in un contesto sociale, che è prevalentemente laico. Dunque i registi sono i primi a interrogarsi su questo mondo. Pensiamo a La Sposa Promessa; pensiamo a God’s Neighbours, che è un film che ha avuto molto successo in tantissimi festival e che parla proprio di una realtà religiosa ortodossa di periferia, nella periferia israeliana, in cui questi ragazzi religiosi pensano un po’ di essere i padroni e, dunque, dettano le regole non solo nel quartiere, ma anche a coloro che entrano nel quartiere. Quindi tutte le regole religiose, tutte le regole che devono essere osservate, diventano quasi imposte. E qui si sviluppa un discorso che in Israele è, tutt’oggi, una polemica tra mondo laico e mondo religioso”.

    La rassegna presenta inoltre la sezione “Storie di Cinema”, con tre documentari su tre registi ebrei: quindi Roman Polanski, Woody Allen e Stanley Kubrick, che raccontano se stessi. E poi ancora “Percorsi ebraici”, documentari su vari argomenti, come quello di Marco Bertozzi, che riporta al 1944, quando migliaia di persone scampate alla guerra e ai campi di concentramento trovarono riparo negli studios di Cinecittà a Roma. Per arrivare poi alla sezione “Pkf Professional Lab”, laboratorio per le professioni del cinema, un confronto tra l’esperienza italiana e quella israeliana.

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    Don Mirilli propone ai giovani 365 motivi per non avere paura

    ◊   “Trecentosessantacinque motivi per non avere paura”: è il titolo di un libro, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, che raccoglie altrettanti commenti a passi biblici imperniati sull’invito a “non temere”. Ne è autore don Maurizio Mirilli, direttore del servizio della pastorale giovanile per la diocesi di Roma. Davide Maggiore gli ha chiesto come sia nata l’idea di questo volume:

    R. – E’ nata attraverso gli incontri con tantissimi giovani; è nata nelle direzioni spirituali che faccio da tanti anni con molti giovani; è nata perché molti giovani, soprattutto in questo periodo storico, hanno e vivono tante paure. E allora, dalla soluzione che nelle direzioni spirituali è emersa, a partire dalla Parola di Dio, è partita l’idea di una frase al giorno, di una pagina al giorno, di una carezza al giorno, di un incoraggiamento al giorno che ha composto poi i 365 motivi per non aver paura.

    D. – Dei motivi che sono adatti alle molte paure dei giovani di oggi, a cui quindi si rivolge specificamente questo libro …

    R. – Alla fine, si rivolge a tutti, perché tutti, in qualche maniera, hanno paura e chi dice di non aver paura forse ha paura di aver paura. Però, in modo particolare, certo è rivolto ai giovani perché nasce appunto dall’incontro con tanti giovani. I giovani hanno paura del futuro, hanno paura di rimanere soli, hanno paura di amare, hanno paura di essere abbandonati, hanno paura di non trovare lavoro, di non trovare quella gratificazione e quella felicità che si aspettano nella costruzione della loro esistenza.

    D. – “Non abbiate paura!” è anche una celebre esortazione del Beato Giovanni Paolo II. In che modo lei ha tenuto presente anche questa figura e la sua spiritualità durante la stesura del libro?

    R. – Certamente Giovanni Paolo II è presente in alcune pagine del libro, faccio riferimento a lui anche perché sono stato ordinato sacerdote da Giovanni Paolo II e quindi ci sono riferimenti molto personali alla figura di questo nostro beato e speriamo presto santo. Giovanni Paolo II attingeva il suo “non abbiate paura” proprio dalle Sacre Scritture, dalla Genesi all’Apocalisse, dalla Bibbia che è piena di questi riferimenti. E questo grande Papa ha dato voce a ciò che la parola di Dio dice da sempre all’uomo di sempre.

    D. – C’è anche da aggiungere che questo libro ha una ben precisa finalità, collegata alla Giornata mondiale della gioventù di Rio de Janeiro …

    R. – Partecipare alla Gmg di Rio è impegnativo; non tutti i giovani di Roma sono nelle condizioni economiche di poter partecipare, data anche la crisi che stiamo vivendo. Per cui ho pensato, in attesa che arrivino altri aiuti, di cominciare io con il ricavato della vendita del libro, che destinerò interamente a finanziare la partecipazione di qualche giovane in difficoltà economiche.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    New York riparte dopo l’urgano Sandy, oltre 80 vittime negli Usa

    ◊   Mentre lo Stato di New York sta tornando lentamente alla normalità, è salito a 82 morti e ad oltre 50 miliardi di dollari di danni il drammatico bilancio del passaggio dell’uragano Sandy sulla costa Est degli Stati Uniti. Da ieri sono ripresi i collegamenti aerei con la città di New York e il governatore Andrew Cuomo ha disposto lo stato di emergenza dei mezzi pubblici, che prevede l’accesso gratuito a bus e metropolitane per oggi e domani. Inoltre, su decisione del sindaco Bloomberg, è stata confermata la tradizionale maratona del 4 novembre. Intanto, il presidente Obama ha ripreso oggi la campagna elettorale sospesa per l'uragano. Secondo i sondaggi, la maggioranza degli elettori considera in modo positivo la gestione dell’emergenza maltempo da parte del capo della Casa Bianca. Gli ultimi rilevamenti lo vedono in vantaggio in tre Stati chiave come Iowa, Wisconsin, New Hampshire. (M.G.)

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    Halloween finisce in tragedia: 4 morti in Spagna, sparatoria in campus Usa

    ◊   Due gravi episodi hanno segnato i festeggiamenti di Halloween della scorsa notte. A Madrid, in Spagna, quattro ragazze tra i 18 e i 25 anni sono morte, e altre due versano in gravi condizioni, perché travolte nella calca creatasi alla fine di un party. Sull'incidente sono in corso indagini della polizia. Negli Stati Uniti, invece, quattro ragazzi sono rimasti feriti, di cui uno - di 17 anni - in modo grave, in seguito ad una sparatoria avvenuta durante una festa alla Southern California University. Un sospetto è stato fermato dalla polizia di Los Angeles circa due ore dopo l’accaduto. L'università era stata già protagonista di un simile incidente nel 2008. In Italia, un petardo, molto probabilmente artigianale, è esploso in mano a un 14enne veronese che festeggiava Halloween con gli amici portandogli via l'arto. A Roma, sempre durante una festa di Halloween, in un appartamento vicino al Colosseo, un giovane statunitense che studia nella capitale è stato ferito da almeno 25 coltellate. Infine, a Napoli tre ragazzi sono rimasti feriti durante una maxi rissa in una serata danzante organizzata per Halloween. (M.G.)

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    Afghanistan, presidenziali del 2014 aperte a candidati talebani

    ◊   Talebani ammessi come possibili candidati alle elezioni presidenziali afghane, fissate per il 5 aprile 2014. L’apertura arriva dal capo della commissione elettorale, Fazil Ahmad Manawi, secondo il quale esponenti dell’opposizione armata potranno partecipale al voto “sia come elettori che come candidati. Non ci saranno discriminazioni”. Le consultazioni coincideranno con il ritiro delle forze della coalizione e con la fine del potere del presidente Hamid Karzai, che non potrà presentarsi per un terzo mandato. Intanto, sul terreno non si fermano le violenze: ieri almeno diciassette civili hanno perso la vita nel Sud del Paese a causa di tre distinti attentati dinamitardi. (M.G.)

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    Il cardinale Bagnasco: l’uomo ha nostalgia di Dio, non fugga in realtà virtuali e mortifere

    ◊   "L'uomo è una creatura di confine tra il tempo e l'eternità, è un filo teso tra il limite e l'infinito. Qualcosa che vive sulla terra ma che sente che la sua vera patria è il cielo. La tristezza che serpeggia nel mondo, le tante fughe in realtà virtuali e mortifere, non sono forse la conseguenza o il tentativo sbagliato di rispondere a tale ferita?". Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco durante l'omelia a Genova in occasione della festa di Tutti i Santi. "La solennità dei Santi - ha proseguito il cardinale Bagnasco - viene a ricordarci che l'uomo è una creatura ferita dalla nostalgia. Non si tratta di un sentimento legato alla sensibilità di ciascuno o a circostanze particolari, ma di qualcosa di più profondo, legato al nostro essere persone e creature: è come se Dio, creandoci, ci avesse fatti incompleti, come se qualcosa di noi se lo fosse tenuto Lui, nel suo cuore, come pegno del nostro ritorno". I santi, ha sottolineato il presidente dei vescovi italiani, "dicono a noi pellegrini che essere felici è possibile, ma che non dobbiamo sbagliare la strada".

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    Tutti i Santi. Il cardinale Scola: solidarietà a chi perde il lavoro

    ◊   Nella ricorrenza di Ognissanti l'arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha voluto rivolgere un pensiero particolare a chi sta perdendo il lavoro "espressione fondamentale di sé, per il sostentamento personale e della propria famiglia". L'arcivescovo ha detto di essere loro "vicino" e ha esortato a uno "scatto di testimonianza personale e comunitaria in tutti gli ambienti dell'umana esistenza". D'altronde la santità – ha affermato - non è necessariamente eroismo ma, ha sottolineato, "il realistico affronto dell'esistenza quotidiana in Cristo". Non di sola testimonianza ha parlato il cardinale, ma anche di confessione di fede, intesa, come "disponibilità – ha spiegato citando Benedetto XVI - di dare la vita, accettare la passione". "In questo momento - ha aggiunto – è impossibile non pensare all'impressionante confessione della fede che ci viene da tanti nostri fratelli in Siria, in Nigeria e nei Paesi più martoriati dalle guerre e dal terrorismo. Anche per il loro sacrificio in Signore possa concedere a quei popoli la riconciliazione e la pace e ai nostri stanchi popoli europei quella speranza e fortezza indispensabile per affrontare la fatica dei tempi che ci sono da vivere". D'altronde, "tanta infelicità segnata talora da malinconia e depressione che sembra attanagliare il sofisticato uomo post-moderno - ha concluso - non deriva forse dall'aver smarrito l'umanissima strada della santità?".

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    Cosenza, mons. Nunnari: il popolo rom va integrato e accolto

    ◊   Con l’arrivo delle prime piogge e dei primi freddi si riapre, a Cosenza, il problema dei campi rom della città. La Chiesa cosentina si dice preoccupata. L’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, lo ha ribadito nel corso di un Consiglio Comunale aperto su questa tematica: “La gente che arriva non viene da un paradiso, ma vuole essere guardata con il cuore: che il Consiglio sappia leggere nel cuore di questi concittadini”. “Il cuore di questi fratelli – ha aggiunto il presule le cui parole sono state riprese dal Sir e dal settimanale diocesano “Parola di Vita” - è meraviglioso e la devianza, le situazioni di illegalità sono l’approdo del disagio”. “Io qui, in Consiglio, vi porto la voce della Chiesa, che è la voce del Vangelo: sono un popolo che va integrato, che va accolto”. Mons. Nunnari ha condiviso infine l’idea di un campo attrezzato “purché - ha precisato - non sia un ghetto, che offenderebbe la coscienza cristiana”. “Deve essere un luogo di passaggio che dia l’occasione di riscattarsi attraverso il lavoro”. (A.L.)

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    Conferenza nazionale degli animatori di RnS: i messaggi di Rylko, Fisichella e Crociata

    ◊   “La porta della fede” (cf At 14,27). “Spalanchiamo i cuori a Gesù Signore per annunciare il Vangelo!” (cf I Cor 9,16). E’ il tema della 36.ma Conferenza Nazionale Animatori del Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) in corso da oggi al 4 novembre prossimi. A ritrovarsi presso il Palacongressi di Rimini sono circa tremilacinquecento animatori e responsabili del movimento ecclesiale. Per l’evento sono giunti i messaggi augurali del cardianle Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, di mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, e di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei. “L’Anno della fede – scrive il cardinale Rylko - sia per tutti i membri dell’associazione una nuova occasione di slancio evangelizzatore per la diffusione del messaggio di Cristo Gesù che solo può condurre tutti gli uomini alla salvezza. Il mio augurio è di avere sempre, come ebbe a dire Paolo VI, il fuoco nel cuore, la Parola sulle labbra e la profezia nello sguardo!”. Mons. Fisichella ha ricordato l’importante contingenza storica per la Chiesa e per il Rinnovamento esortando: “Sia questo per voi un momento per ringraziare il Signore per la fede ricevuta, per approfondirla e per trasmetterla agli altri sotto la costante azione dello Spirito Santo che accompagna la sua Chiesa”. Mons. Crociata ha sottolineato che “stiamo sempre più prendendo coscienza che ciò di cui abbiamo maggiormente bisogno è un risveglio della fede, in un contesto che non esitiamo a definire di crisi. (…) Ma non meno chiara è la certezza della forza intrinseca, perché proveniente dall’Alto, di ciò che è messo nelle nostre mani: la Parola di Dio, la grazia trasmessa dai sacramenti, la tradizione di una vita ecclesiale in cui la persona è accolta e accompagnata verso la pienezza di vita e di gioia del Vangelo. Di questa perdurante facoltà educativa, anche voi, cari Animatori, siete un segno di cui essere grati”. “La 36a Conferenza Nazionale Animatori - ha detto Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia - chiude le celebrazioni legate al 40.mo anniversario della nascita del Rinnovamento in Italia. Abbiamo vissuto un anno di eventi davvero straordinario; ogni nostra attesa di partecipazione è stata superata, le grazie registrate sono state abbondantissime. La gratitudine a Dio si fa ora voto di un impegno comunitario ancora più marcato a servizio della nuova evangelizzazione. Non sarà vero Anno della Fede se non riusciremo a manifestare il dinamismo carismatico della nostra fede”. “La fede è un dono, ma è anche l’esperienza di un incontro con una Persona viva, Gesù, che cambia la vita e la riordina radicalmente”. “Vogliamo ribadire che la nuova evangelizzazione – ha concluso Salvatore Martinez - sarà possibile nello Spirito Santo, con la sua fantasia, con le sue soluzioni creative, con la sua potenza. La storia ha bisogno di uomini nuovi, al contempo divinizzati e umanizzati dallo Spirito”.


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    Onu: Myanmar secondo produttore al mondo di oppio, dopo l’Afghanistan

    ◊   Il Myanmar è il secondo produttore mondiale di oppio, dopo l'Afghanistan che mantiene il primato, in seguito ad una crescita delle coltivazioni negli Stati Shan e Kachin. È quanto emerge da un rapporto diffuso dal Dipartimento per il crimine e la droga delle Nazioni Unite, secondo cui negli ultimi sei anni le piantagioni dei papaveri da oppio sono "raddoppiate" nel sud-est asiatico. Fra i motivi alla base della crescita, la continua richiesta di eroina dal continente, ma in particolare dalla Cina dove aumentano i tossicodipendenti. Gli ultimi dati statistici Onu mostrano che in Asia (zona orientale e Pacifico) si concentrano circa un quarto del totale dei consumatori di oppio al mondo. La Cina da sola registra oltre un milione di consumatori di eroina, ma il dato effettivo – sottolinea Asia News - potrebbe superare quello ufficiale. L'aumento continuo dei prezzi - e dei ricavi per i narcotrafficanti - ha comportato la crescita fino al 66% dei campi coltivati in Laos, che oggi raggiungono i 6.800 ettari. Nel 2012 il vicino Myanmar ha fatto registrare un aumento del 17%, per un totale di 51mila ettari di coltivazione. Il valore complessivo delle produzioni dei due Paesi è di poco superiore ai 430 milioni di dollari. (A.L.)

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    Guatemala: dal 2010 scomparsi oltre 2.300 bambini

    ◊   In Guatemala almeno 2.300 bambini e adolescenti, dei 4.955 dati per scomparsi negli ultimi 21 mesi, continuano a mancare all’appello nonostante le molteplici segnalazioni. E’ quanto emerge dalle statistiche dell’organizzazione, integrata da varie istituzioni pubbliche, impegnata per la tutela della legge, che nel 2010 creò Alerta AlbaKeneth con l’obiettivo di recuperare le bambine, i bambini e gli adolescenti sequestrati, rapiti o scomparsi prima che subiscano danni fisici o vengano portati via dal loro Paese di origine. Rispetto al 2011 le denunce sono aumentate, sono stati registrati 2.964 casi da gennaio a settembre 2012 rispetto ai 1991 dei dodici mesi dell’anno precedente. Del totale dei 4.955 scomparsi negli ultimi 21 mesi – riferisce l’agenzia Fides - quasi la metà, il 47,37% (2.347) è ancora introvabile. Continuano le segnalazioni dei 1429 casi registrati tra gennaio e settembre, la maggior parte dei quali (1.001) corrispondono a bambine. Ai 1429 del 2012, si aggiungono i 918 del 2011 che continuano a mancare all’appello. (A.L.)

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    Brasile. Concluso il congresso promosso dal settore sacerdotale dei Focolari

    ◊   “Come nella notte del deserto le stelle si fanno più luminose, così nel cielo del nostro cammino risplende con vigore la luce di Maria, Stella della nuova evangelizzazione… È lei che ci orienta nel cammino». È in profonda consonanza con queste parole del messaggio al popolo di Dio lanciato dal Sinodo, l’esperienza vissuta da oltre 80 sacerdoti e diaconi convenuti dalle diverse regioni del Brasile alla cittadella dei Focolari che sorge nei pressi di San Paolo, la Mariapoli Ginetta. Maria, trasparenza di Dio, modello di fecondità pastorale, luce per la missione è stata al centro del congresso promosso dal settore sacerdotale dei Focolari del Brasile per offrire il contributo del carisma dell’unità al “sacerdozio mariano”, quello stile di vita presbiterale inaugurato dal concilio per i tempi nuovi della Chiesa. Nel tratteggiare l’influsso di Maria sul sacerdozio, monsignor Francesco Biasin, vescovo di Barra do Pirai–Volta Redonda – riferisce Carla Cotignoli sull’Osservatore Romano - ha parlato del servizio come «la maggiore promozione», della fraternità evangelica come ontologia della Chiesa e stile di vita che «crea non rapporti di sottomissione, ma di collaborazione e corresponsabilità». Uno stile di vita teso a lanciare ponti ovunque, evidenziato da esperienze personali. Appassionato di musica aveva impostato un rinnovamento nei canti liturgici, ma fa un passo indietro quando gli si fa presente che non aveva ascoltato la comunità e valutato le sue proposte. «Il popolo ha sapienza. Dobbiamo insieme ascoltare lo Spirito e non chiuderci nella nostra programmazione». Evangelizzarsi per evangelizzare. Lo ha sottolineato il Sinodo. Maria, tutta rivestita della Parola è apparsa icona per la vita ecclesiale e sacerdotale. Papa Benedetto XVI, nella recente Verbum Domini incoraggia i teologi ad approfondire questo legame: Maria e la Parola. La teologa Sandra Ferreira Ribeiro, ha richiamato la nuova impostazione mariologica data dal concilio e ha delineato alcuni tratti della storia del Movimento dei Focolari, «nato col Vangelo in mano e, da cui è fiorita una spiritualità condivisa da persone di ogni età e vocazione, una spiritualità che porta elementi originali alla mariologia, aprendo un varco anche nel dialogo ecumenico». «La gente oggi vuole vedere e sperimentare Gesù, toccare il mistero di Dio, sentire la sua presenza con i sensi dell’anima. Gesù che si fa presente nella comunione fraterna fa sperimentare a chi lo incontra i frutti dello Spirito: pace, luce, amore, forza», ha affermato padre Antonio Capelesso, responsabile della scuola permanente per seminaristi e sacerdoti della Mariapoli, nel ricco approfondimento sulla stretta connessione tra «questa presenza di Gesù nella comunità e l’ecclesiologia del Vaticano II». Un’esperienza che si è fatta tangibile nello stesso congresso sacerdotale per l’intensa comunione costruita tra sacerdoti e con i laici, nota dominante che aveva animato gli approfondimenti teologici, lo scambio di esperienze tra sacerdoti, giovani e famiglie, i brani artistici, la visita alle concretizzazioni in campo economico, lavorativo, culturale, che compongono la cittadella. I molti aspetti della luce di Maria sulla vita sacerdotale approfonditi e vissuti nel corso del congresso hanno preparato una migliore comprensione di quella visione della Chiesa delineata dal teologo Urs von Balthasar e più volte richiamata da Papa Wojtyła e Papa Ratzinger: la coessenzialità tra profilo mariano e profilo petrino-istituzionale della Chiesa e hanno reso evidenti le sue implicazioni sulla pastorale e la missione. Padre Ricardo Pinto, parroco e direttore spirituale del seminario arcidiocesano di San Paolo, ha definito questa visione della Chiesa «avanguardia ecclesiologica e cristologica».


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    Il salesiano don Vattathara eletto nuovo presidente della Conferenza dei Religiosi dell’India

    ◊   Il nuovo presidente della Conferenza dei Religiosi dell’India (CRI) è il salesiano don Thomas Vattathara, ispettore di Guwahati. Ad eleggerlo i circa 550 superiori generali e provinciali delle congregazioni e ordini, maschili e femminili, presenti in India, riuniti fino a ieri a Hyderabad per la loro assemblea triennale. “Non mi aspettavo questa nomina, perché ho partecipato per la prima volta alla Conferenza dei Religiosi a livello nazionale... mentre da un lato questo è un onore, dall’altro è anche un impegno, che però mi dà la possibilità di fare un servizio in un modo più significativo”, ha detto don Vattathara citato dall’agenzia salesiana Ans. Il religioso salesiano, nominato superiore dell’Ispettoria di Guwahati nello scorso aprile, si è segnalato in tempi recenti per aver seguito e avviato direttamente le operazioni di soccorso nell’area di Kokrajhar, nord-est dell’India, teatro di feroci scontri tra i tribali indigeni Bodo e proprietari terrieri immigrati di religione islamica. La CRI attualmente annovera al suo interno un totale di 334 congregazioni e 822 superiori maggiori e provinciali, che rappresentano oltre 125.000 religiosi cattolici, preti e suore dell’India. La maggior parte delle scuole, degli ospedali, dei centri di servizio sociale e delle altre istituzioni della Chiesa cattolica nel paese sono gestite dalla CRI. Quasi 30 anni fa, un altro ispettore salesiano di Guwahati venne eletto presidente nazionale della CRI: si trattava di don Mathai Kochuparampil, che fu anche vescovo di Diphu. (L.Z.)

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    Taiwan. La diocesi di Kao Hsiung affida a 8 coppie il mandato per l’evangelizzazione delle famiglie

    ◊   Con la nomina e il mandato missionario affidato ad 8 coppie di fedeli laici della Commissione diocesana per l’evangelizzazione della famiglia, la diocesi di Kao Hsiung di Taiwan ha voluto rinforzare l’evangelizzazione della famiglia per la santificazione dei suoi membri nell’Anno della Fede. Secondo quanto riferito dal Catholic Weekly, il settimanale della diocesi di Tai Pei, mons. Huang, vicario della diocesi, con l’approvazione di mons. Peter Liu, arcivescovo della diocesi di Kao Hsiung, ha preseduto una solenne Eucaristia all’inizio del mese missionario di ottobre, per la nomina e la consegna del mandato missionario a queste coppie di sposi. “Il vostro compito principale – ha detto mons. Huang le cui parole sono state riprese dall’agenzia Fides - è di aiutare gli altri fratelli e sorelle nella fede a vivere bene la loro vita di fede, la vita matrimoniale e familiare, oltre a promuovere la spiritualità matrimoniale per santificare il loro matrimonio e la loro famiglia”. Tutto questo impegno pastorale trova una cornice adeguata nell’Anno della Fede che la Chiesa sta vivendo. Le 8 coppie dovranno collaborare nell’animazione dei corsi prematrimoniali e matrimoniali della diocesi destinati ai giovani. Accompagneranno inoltre la crescita della personalità e della fede dei giovani. Organizzeranno in parrocchia i colloqui per i giovani fidanzati che stanno per sposarsi e incontreranno le coppie in difficoltà per aiutarle ad uscire dalla crisi (A.L.)

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    In Ecuador concorso per promuovere emittenti radio comunitarie

    ◊   L'Associazione Mondiale delle Radio Comunitarie dell'America Latina e dei Caraibi, l'Associazione Latino Americana di Educazione Radiofonica e l'Associazione Culturale Bostezo, hanno invitato le radio comunitarie, le emittenti popolari ed educative e collettive dei Paesi latino-americani, a partecipare al Premio latino-americano di produzione radiofonica "Storie vicine da ascoltare lontano". Lo scopo del concorso – ricorda l’agenzia Fides - è di diffondere a livello internazionale il lavoro sociale e culturale di queste stazioni radio e di questi gruppi, oltre a favorire la produzione di programmi radio da diffondere attraverso le emittenti spagnole e latino-americane. Ogni partecipante al concorso può presentare un breve programma in cui fa conoscere il tema o la situazione sociale, ambientale e/o culturale della propria comunità o comune, da diffondere poi attraverso i canali radio internazionali. I temi devono presentare una situazione reale relativa ai seguenti ambiti: ambiente, cultura, Emittenti radio e diritto alla comunicazione, migrazione e frontiere, diritti umani e pace. (A.L.)

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    “Cristiani per servire”: Tso sempre nel rispetto della dignità della persona

    ◊   Il Trattamento sanitario obbligatorio (Tso) “deve essere attuato nel rispetto della dignità della persona, dei suoi diritti civili e politici, compreso per quanto possibile il diritto alla libera scelta del medico e del luogo di cura” e deve essere accompagnato "da iniziative rivolte ad assicurare il consenso e la partecipazione di chi vi è obbligato”. E’ quanto sottolinea Franco Previte, presidente di “Cristiani per servire”, dopo la notizia, diffusa dai media, della condanna di sei medici del Reparto di psichiatria dell’Ospedale di Vallo della Lucania a seguito del Tso nei confronti di un maestro elementare. “L’uomo - ricorda Previte al Sir - era rimasto legato mani e piedi ad un letto di contenzione per 4 giorni senza acqua, cibo e privo dell’affetto dei familiari”. Rammentando che la legge 180 per la chiusura dei “manicomi” e la nuova disciplina recepita dalla legge di riforma sanitaria n. 833, “si fondano sulla tutela della salute fisica e psichica, nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana”, Previte ribadisce “la carenza, da ben 34 anni, di provvedimenti legislativi”. Auspica inoltre “intenti mirati a concetti di solidarietà” per evitare il ripetersi di eventi come quello di Vallo della Lucania. (A.L.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 306

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.