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Sommario del 31/03/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Aiuti del Papa per l'azione caritativa della Chiesa in Siria. La testimonianza di padre Dall'Oglio
  • Il Papa ai detenuti di Rebibbia: portiamo la croce con Gesù. Don Spriano: il carcere sia degno dell'uomo
  • Domenica delle Palme e Giornata mondiale della gioventù. Il Papa: contagiare il mondo con la gioia cristiana
  • I testi delle meditazioni della Via Crucis al Colosseo
  • Cortile dei Gentili a Palermo, il cardinale Ravasi: la mafia è anticristiana, rifiutare ogni connivenza
  • L'arcivescovo di Rio de Janeiro: la Gmg sarà una benedizione per i brasiliani e per il mondo
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Elezioni parlamentari in Myanmar, nel segno della democratizzazione
  • Arriva in Italia la "pillola dei 5 giorni dopo". Critiche da Scienza e Vita: è anche un abortivo
  • Luci spente anche a San Pietro per “L’ora della Terra”
  • Acquistare farmaci on-line è reato. Tutti i rischi e le ragioni di un fenomeno in aumento
  • Nasce Photo-Dna: Polizia e Microsoft insieme contro la pedopornografia on line
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Nigeria: dialogo e convivenza interreligiosa al centro della visita del cardinale Tauran
  • Mali: continuano ad avanzare i tuareg. La giunta militare chiede aiuto
  • Yemen: 30 vittime negli scontri tra esercito ed islamisti a Sud
  • Thailandia: 7 morti per l'attentato dei separatisti islamici
  • Polonia: appello dei vescovi alla tutela della dignità umana nel sociale
  • Senegal: soddisfazione degli osservatori cattolici per la regolarità del ballottaggio
  • Somaliland: la siccità continua a colpire migliaia di persone
  • Messico: bambini di strada più a rischio arruolamento del crimine organizzato
  • Haiti: i Gesuiti denunciano la tratta di migranti e incendi dolosi
  • India: cinque cristiani picchiati da un gruppo di fondamentalisti
  • Pakistan: licenziato per blasfemia il direttore di un giornale laico
  • Indonesia: i fedeli protestano per la chiusura del cantiere di una nuova chiesa a Padang
  • Cristiani coreani pregheranno insieme nella Corea del Nord
  • Taiwan: la Chiesa invita ad una maggiore attenzione verso i giovani
  • Congresso Acli: aumenta povertà e disoccupazione in Sicilia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Aiuti del Papa per l'azione caritativa della Chiesa in Siria. La testimonianza di padre Dall'Oglio

    ◊   La situazione in Siria resta drammatica: così il Papa ha deciso di inviare, tramite il Pontificio Consiglio Cor Unum, 100mila dollari per l’azione caritativa della Chiesa locale in favore della popolazione stremata dalle violenze. Il segretario di Cor Unum, mons. Dal Toso, è già nel Paese per portare questo aiuto. Sono previsti incontri con Sua Beatitudine Gregorios III Laham, presidente dell’Assemblea della Gerarchia Cattolica in Siria, e con altri rappresentanti della Chiesa locale. La Chiesa cattolica in Siria è attualmente impegnata attraverso i suoi organismi di carità in progetti di assistenza alla popolazione siriana, in particolare nell’area di Homs e di Aleppo. Un comunicato di Cor Unum sottolinea che “sono noti i ripetuti appelli del Santo Padre per la cessazione della violenza in Siria e perché si trovi una via per il dialogo e la riconciliazione tra le parti in conflitto, in vista della pace e del bene comune".

    Intanto, il ministro degli Esteri siriano ha detto che il tentativo di far cadere il governo è fallito "una volta per sempre". Ma scontri sono in corso anche oggi a Damasco e in altre città con numerose vittime. Il ministro ha dovuto perciò precisare che il ritiro dell’esercito dalle città sarà definitivo solo quando ci sarà la pace. Da parte sua, l’inviato Onu Kofi Annan ha ammonito il governo siriano a rispettare l’accordo internazionale che prevede un cessate il fuoco immediato. Giancarlo La Vella ne ha parlato con il padre gesuita Paolo Dall’Oglio, fondatore del Monastero siriano di Deir Mar Musa:

    R. – Credo che questo fragile accordo internazionale sia per ora l’unica ancora di salvezza offerta a questa società che con la Domenica delle Palme entra veramente in una ulteriore settimana di passione. Siamo in una condizione che sembra senza via di uscita. Eppure Kofi Annan è come una promessa di potercela fare. Moltissimi cristiani oggi in Siria sono impegnati con i loro vicini di casa musulmani a cercare di alleviare le enormi sofferenze di tante e tante famiglie. In questo senso l’annuncio del Papa di aver mandato aiuto concreto è certamente consolante. In questo momento nella società siriana si sta facendo moltissimo per alleviare le sofferenze, soprattutto delle centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto lasciare le loro case ed è un punto di partenza concreto. Come fare a convincere lo Stato, la presidenza, il potere reale – che poi non è necessariamente e immediatamente il governo - ? In questo bisognerebbe avere un accordo internazionale molto concreto, molto solido e anche in grado di offrire le garanzie necessarie e sufficienti perché il terrore di perdere tutto e di perdersi, sia veramente attenuato, sia guarito, dando le garanzie necessarie che si possa uscire dalla situazione senza che una parte della popolazione siriana semplicemente ne faccia le spese per tutti.

    D. – Di fronte alla posizione del regime di Damasco non c’è il rischio che la comunità internazionale opti per una soluzione di forza?

    R. – Il mondo ha le sue gravi incoerenze e poi in modo incoerente deve anche trovare soluzioni per i problemi concreti nell’oggi in una logica che la Chiesa riconosce legittima di difesa utilizzando la forza in modo proporzionale. Purtroppo spesso la logica di difesa diventa una logica di attacco, quindi la Chiesa cattolica cerca veramente di dire: esploriamo tutte le soluzioni pacifiche prima di adottare soluzioni anche parzialmente più tragiche. Io avevo provato a dire: 50 mila accompagnatori pacifisti. E’ chiaro che è giusto il sogno di un monaco perché insisto sulla responsabilità: la non violenza internazionale senza responsabilità sul terreno è, a mio parere immorale, quindi certamente bisogna assumersi le responsabilità. Ci sono soluzioni intermedie che sono realtà di interposizione che garantiscono il cessate il fuoco. E Kofi Annan ha già ha proposto che bisogna trovare soluzioni Onu molto concrete per dividere i contendenti sul terreno al fine di offrire al processo politico vere occasioni di riuscire.

    D. – Come sarà questa Settimana Santa e la Pasqua per i cristiani in Siria?

    R. – Purtroppo i cristiani sono divisi tra loro. Ci sono due modi di guardare alla realtà. Uno è a partire dalle proprie paure, un altro è a partire dal desiderio evangelico di essere solidali con tutti. Io credo che la Pasqua, che riunisce tutti i figli di Abramo, cristiani, ebrei e musulmani, che sono i nostri vicini e che fanno festa con noi, tutti possiamo guardare a Gerusalemme con speranza. La speranza sia la più forte: una speranza abramitica costruita sulle promesse granitiche del Signore. (bf)

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    Il Papa ai detenuti di Rebibbia: portiamo la croce con Gesù. Don Spriano: il carcere sia degno dell'uomo

    ◊   La Via Crucis come “segno di riconciliazione” con sé stessi, con Dio e la società. È questo uno dei significati che Benedetto XVI attribuisce alla celebrazione del rito sacro vissuta nel pomeriggio di ieri dai detenuti e dagli operatori del carcere romano di Rebibbia in preparazione alla Pasqua, sotto la guida del cardinale vicario, Agostino Vallini. In un messaggio inviato per l’occasione, il Papa esorta a guardare l’esempio di Gesù, caduto e rialzatosi nonostante il peso della Croce. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    I calvari di tanti uomini in fila dietro l’Uomo del Calvario, per imparare dal Lui che ciò che conta non è essere caduti ma rialzarsi, e che la morte del disprezzo o della solitudine può conoscere la speranza di una nuova vita. Sono i sentimenti che Benedetto XVI legge nella scena della salita al Golgota e trasmette ai detenuti e agli operatori penitenziari di Rebibbia. Quando, lo scorso Natale, il Papa si era recato in visita nella Casa circondariale romana, tra i tanti ricordi che – ammette – hanno lasciato in lui un “segno profondo”, il Pontefice cita nel Messaggio la considerazione allora rivoltagli da un detenuto: il carcere serve per rialzarsi dopo essere caduti, per riconciliarsi con se stessi, con gli altri e con Dio, e poter poi rientrare di nuovo nella società. L’analogia con Cristo prigioniero lungo la Via Crucis è immediata. Quando, scrive il Papa, “vediamo Gesù che cade a terra – una, due, tre volte – comprendiamo che Lui ha condiviso la nostra condizione umana, il peso dei nostri peccati lo ha fatto cadere; ma per tre volte Gesù si è rialzato e ha proseguito il cammino verso il Calvario; e così, con il suo aiuto, anche noi possiamo rialzarci dalle nostre cadute, e magari aiutare un altro, un fratello, a rialzarsi”. Ma, si chiede Benedetto XVI, “che cosa dava a Gesù la forza di andare avanti? Era la certezza che il Padre era con Lui. Anche se nel suo cuore c’era tutta l’amarezza dell’abbandono, Gesù sapeva che il Padre lo amava”. Anche “se tutti lo disprezzavano e lo trattavano non più come un uomo, Gesù, nel suo cuore, aveva la ferma certezza di essere sempre figlio, il Figlio amato da Dio Padre”.

    E questo, cari amici – afferma il Papa – “è il grande dono che Gesù ci ha fatto con la sua Via Crucis: ci ha rivelato che Dio è amore infinito, è misericordia, e porta fino in fondo il peso dei nostri peccati, perché noi possiamo rialzarci e riconciliarci e ritrovare la pace”. Anche noi allora, conclude, “non abbiamo paura di percorrere la nostra ‘via crucis’, di portare la nostra croce insieme con Gesù. Lui è con noi. E con noi c’è anche Maria, sua e nostra madre. Lei rimane fedele anche ai piedi della nostra croce, e prega per la nostra risurrezione, perché crede fermamente che, anche nella notte più buia, l’ultima parola è la luce dell’amore di Dio”.

    Sulla Via Crucis a Rebibbia ascoltiamo il cappellano del Carcere, don Sandro Spriano, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Per noi è un evento estremamente importante ogni anno e quest’anno ancora di più, perché - sull’onda lunga della visita del Papa del 18 dicembre - abbiamo avuto la richiesta di molti cristiani di Roma di partecipare a questo esercizio religioso. Eravamo quasi 600 persone, tra detenuti ed esterni, e abbiamo meditato sul nostro destino, il Paradiso. In più c’è stato questo messaggio del Papa che avevo chiesto, anche se non in realtà non ci speravo … ma poi è arrivato! Quindi siamo molto contenti perché il Papa ha voluto subito dire che ricordava i nostri volti e questo ci ha dato la sensazione e l’emozione di sapere che non siamo una Chiesa separata dal resto delle Chiese del mondo.

    D. – Com’è stato accolto dai detenuti il messaggio del Papa?

    R. – Dai detenuti è stato accolto con un applauso. Non abbiamo ancora avuto il tempo di meditarlo e di digerirlo: lo faremo domani, durante la celebrazione della Domenica delle Palme. Per ora c’è stata la gioia di ricevere queste parole, che è stata espressa con un grande applauso.

    D. – Come portano ancora nel cuore i detenuti la visita del Papa a Rebibbia nel dicembre scorso?

    R. – Certamente quell’incontro, per coloro che hanno potuto viverlo - perché noi abbiamo 1.800 detenuti e soltanto 300 hanno potuto partecipare – non solo lo ricordano, ma lo ritengono un momento di ripartenza proprio per la loro vita personale, perché è da allora che diciamo, infatti, che bisogna riconciliarsi con se stessi, con la propria famiglia e con Dio. E molti ci credono!

    D. – Come vivono i detenuti la Settimana Santa?

    R. – E’ sempre, anche qui, una settimana in cui celebriamo - come in tutte le parrocchie - i riti della Settimana Santa. Qui c’è sicuramente una partecipazione emotivamente un po’ più forte, perché le tappe di questa Settimana Santa sono tappe vissute, quasi tutte, anche da chi è detenuto, seppure siamo ovviamente su due piani diversi: a Gesù guardiamo in questi giorni come all’innocente che si è donato, e qui abbiamo però la sofferenza di persone che devono imparare a donarsi.

    D. – Quali sono le speranze che possono emergere da un carcere?

    R. – La speranza nel carcere è sempre una: quella di evitare che il carcere diventi soltanto sofferenza. Oggi siamo in questa situazione, perché il carcere è quasi esclusivamente sofferenza e tutti sperano – io per primo – che noi cittadini liberi ci decidiamo a produrre un carcere che sia, invece, riabilitazione; che sia momento per recuperare criticamente i propri errori; che sia un luogo dove, pur soffrendo, c’è la porta aperta verso la libertà. Oggi si vive soltanto la sofferenza e quindi tutto sembra essere assolutamente inutile, perché soffrire e basta, senza avere speranza, è davvero una cosa indegna per la persona umana.

    D. – Quindi se volesse lanciare un appello, per questa Pasqua, alle autorità politiche, quale potrebbe essere?

    R. – Che si interessino davvero di questi 68 mila uomini, donne, bambini, vecchi che vengono buttati tra quattro mura a scontare una pena giusta, però questa pena non può diventare solo punizione, com’è adesso! Deve essere pena: una pena serve a espiare, ma serve anche a portare la persona – dovrebbe servire a portarla - verso la libertà. Se a questo i nostri politici non credono, questo carcere è soltanto una umiliazione per tutti. (mg)

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    Domenica delle Palme e Giornata mondiale della gioventù. Il Papa: contagiare il mondo con la gioia cristiana

    ◊   La Chiesa entra nella Settimana Santa con la celebrazione della Domenica delle Palme e della Passione del Signore. Domani mattina alle 9.30, Benedetto XVI presiederà in Piazza San Pietro la Santa Messa, preceduta dalla tradizionale processione con il rito della benedizione delle palme e degli ulivi. Domani si celebra anche la 27.ma Giornata Mondiale della Gioventù a livello diocesano sul tema “Siate sempre lieti nel Signore!”. E il Papa ha inviato il suo messaggio ai giovani. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Saranno tanti i giovani a riempire Piazza San Pietro per la Gmg diocesana in attesa di Rio 2013. Il Papa li esorta ad essere “missionari della gioia". “Andate a raccontare agli altri giovani la vostra gioia di aver trovato quel tesoro prezioso che è Gesù stesso” – scrive Benedetto XVI - Perché la gioia della fede “possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla”.

    “A volte – prosegue il messaggio - viene dipinta un’immagine del Cristianesimo come di una proposta di vita che opprime la nostra libertà” e anche “il modo di vivere dei cristiani sembra a volte stanco ed annoiato”. Allora “testimoniate voi per primi il volto gioioso e felice della fede. Il Vangelo è la «buona novella» che Dio ci ama e che ognuno di noi è importante per Lui”.

    “Siate dunque missionari entusiasti della nuova evangelizzazione! Portate a coloro che soffrono, a coloro che sono in ricerca, la gioia che Gesù vuole donare. Portatela nelle vostre famiglie, nelle vostre scuole e università, nei vostri luoghi di lavoro e nei vostri gruppi di amici, là dove vivete. Vedrete che essa è contagiosa”.

    Non accontentatevi di dare il minimo, mettete i vostri talenti al servizio degli altri – esorta il Papa – ricordando che fedeltà e costanza conducono alla gioia “anche se non sempre questa è immediata”. Perché “il vero amore è perseverante anche e soprattutto nelle difficoltà”.

    Infine, il messaggio ricorda che “il cristiano autentico non è mai disperato e triste, anche davanti alle prove più dure”. Sappiamo, infatti, che Cristo crocifisso e risorto è con noi, è l’amico sempre fedele. Quando partecipiamo alle sue sofferenze, partecipiamo anche alla sua gloria. Con Lui e in Lui, la sofferenza è trasformata in amore. E là si trova la gioia”.

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    I testi delle meditazioni della Via Crucis al Colosseo

    ◊   Anche la famiglia, se vuol seguire Gesù, avrà le sue croci, ma con lo sguardo a Cristo, affronterà in modo diverso la vita. E’ il messaggio che Danilo e Anna Maria Zanzucchi, del Movimento dei Focolari, vogliono dare nelle meditazioni scritte per la Via Crucis del Venerdì Santo al Colosseo presieduta dal Papa. Nelle 14 Stazioni che saranno meditate il 6 aprile, c’è la trasposizione dei problemi che vivono i coniugi: i tradimenti, le incomprensioni, gli aborti, le malattie, l’educazione dei figli. Ma c’è anche il monito a non restare indifferenti alle necessità del prossimo. I testi della Via Crucis saranno pubblicati lunedì prossimo dalla Libreria Editrice Vaticana. Ce ne anticipa i contenuti Tiziana Campisi:

    “Ho contribuito anch’io al tuo dolore. Anche noi sposi e le nostre famiglie. … Ogni volta che non ci siamo amati, quando ci siamo attribuiti la colpa l’uno all’altro, quando non ci siamo perdonati, quando non abbiamo ricominciato a volerci bene”: è la riflessione che Danilo e Anna Maria Zanzucchi hanno scritto meditando il momento in cui Gesù è caricato della Croce. La loro è una Via Crucis che lega le drammatiche esperienze della famiglia di oggi alla Passione di Cristo.

    “Quante cadute nelle nostre famiglie. Quante separazioni, quanti tradimenti – sottolineano i coniugi –. E poi i divorzi, gli aborti, gli abbandoni”. Da qui l’invocazione: “Gesù, aiutaci a capire cos’è l’amore, insegnaci a chiedere perdono”.

    Tra i peccati che indeboliscono l’uomo e che appesantiscono la Croce di Cristo, nelle meditazioni di quest’anno ci sono i cedimenti alle tentazioni del mondo, che spesso attraggono con “bagliori di soddisfazione”, c’è la mancanza di rispetto della dignità della persona, “che niente e nessuno dovrebbe violare” - uomo e donna che sia - nella propria intimità e nel proprio corpo.

    La settima Stazione – la Veronica che asciuga il volto di Gesù – è invece lo spunto per indurre a riconoscere il Cristo in ogni fratello, in ogni vita appena concepita e in chi è avanti negli anni. E nel testo delle meditazioni, inoltre, si legge più volte il richiamo alla coscienza di ciascuno per un impegno più forte dinanzi al male e alle ingiustizie, a non chiudere gli occhi e a non restare indifferenti di fronte alle necessità dell’altro per stanchezza, incoscienza, egoismo o timore.

    E non dimenticano, Danilo e Anna Maria Zanzucchi, che accanto alla Via Crucis di Cristo c’è quella dei martiri d’oggi, di quelli che soffrono prove perché la Chiesa è ancora perseguitata. Alle famiglie poi è rivolto l’invito a non lasciarsi anestetizzare dal benessere, a non cercare soltanto ciò che si desidera o appaga.

    Infine l’insegnamento supremo di Gesù: il dono della propria vita per amore. Un insegnamento che tante madri hanno imitato quando nel parto hanno affrontato “la morte pur di dare alla luce il loro figlio”, e molti altri hanno seguito scartando la vendetta di fronte alla guerra o al terrorismo.

    E nell’ultima stazione si apre al cristiano la porta della speranza: Gesù è morto, ma è risorto, “vive per sempre e ci accompagna … nel nostro viaggio terreno, tra gioie e tribolazioni”.

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    Cortile dei Gentili a Palermo, il cardinale Ravasi: la mafia è anticristiana, rifiutare ogni connivenza

    ◊   Si è chiuso ieri sera sul sagrato della Cattedrale cittadina, con uno spettacolo di musica, danza e testimonianze, il ‘Cortile dei Gentili’ palermitano, dedicato al tema ‘Cultura della legalità e società multireligiosa’. Tra i messaggi conclusivi, l’affermazione netta dell’inconciliabilità fra Vangelo e mafia, definita dal cardinale Gianfranco Ravasi una sub-cultura ‘anticristiana’. Il servizio del nostro inviato a Palermo, Fabio Colagrande:

    “Quale Dio pregano gli uomini e le donne di mafia?”. Sotto i riflettori che illuminano le arcate normanne della cattedrale, il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso prende la parola accanto ai ragazzi dell’associazione anti-mafia ‘Addiopizzo’ per chiudere il ‘Cortile dei Gentili’ di Palermo con un appello. “E’ tempo di proporre con forza la questione morale, così come quella mafiosa”. “Io – spiega al pubblico sul sagrato – posso impegnarmi a perseguire i traffici illeciti del crimine organizzato, ma per sconfiggerlo ho bisogno della collaborazione di tutta la società e della Chiesa, che non deve cessare di dare un indirizzo etico alla collettività, ribadendo che la mafia è strumento di peccato”. “Noi vi proponiamo di scegliere – gli fanno eco i ragazzi di Addiopizzo - di rinunciare al voto di scambio" che, come recitava uno striscione di padre Puglisi, "uccide le coscienze”. “Il fatto che padre Pino sia stato ammazzato – aggiunge Grasso – non ne segna la sconfitta, ma ne ha fatto un simbolo. Che strana città Palermo, dove a essere normali si rischia di essere trucidati e poi beatificati”. Eppure il successo di questo ‘Cortile dei Gentili’, che ha riunito credenti e non credenti nel rifiuto della sub-cultura mafiosa, è – come spiega l’arcivescovo di Palermo, cardinale Romeo, la conferma che la tradizione del popolo siciliano è quella del dialogo. “Don Pino Puglisi avete ammazzato / e col cuore spento l’hanno ritrovato. / Ma le buone idee di don Pino il prete / dalla mente dei ragazzi mai cancellerete”. I versi di Giulia, 9 anni, che ha partecipato al ‘Cortile dei bambini’, fanno scattare l’applauso nella piazza. Il segno che la bellezza e la cultura hanno un futuro anche qui.

    E per un bilancio di questa importante tappa siciliana del “Cortile dei Gentili”, Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e promotore dell’evento:

    R. - Forse l’elemento più suggestivo è rappresentato proprio dalla molteplicità delle voci. Voci di generazioni diverse, di esperienze diverse, anche alcune volte di scelte profondamente diverse. Probabilmente di storie che sono differenti, che stanno alle spalle, che qui si sono incrociate attorno a questa parola, che consideriamo un po’ magica per certi aspetti e quindi abusata. Dall’altra parte è una parola assolutamente da riproporre, perché vuol dire il vivere civile, nella pienezza e vuol dire anche il vivere morale, nella dignità umana.

    D. - Prima ancora c’è stato all’Università il momento del dibattito culturale: come è andata?

    R. – Il dialogo è stato forse un momento tra i più intensi: non solo per l’alta qualità del dibattito, non solo perché c’erano – nella tradizione di una Sicilia internazionale – delle voci straniere, non solo perché c’erano anche dei temi abbastanza pesanti all’interno del dibattito. Pensiamo l’identità, la diversità, il dialogo tra culture e religioni diverse, pensiamo anche al tema dell’etica stessa, nella profondità della parola. Tutto questo, però, ha avuto anche un’aggiunta, e l’aggiunta era la novità di questo dialogo, dialogo che non era per nulla scontato ed abitudinario.

    D. – Possiamo dire che Palermo ha segnato un po’ un salto di qualità nell’esperienza del “Cortile dei Gentili”?

    R. – Considero questa di Palermo, sostanzialmente un’esperienza dalle due caratteristiche: da una parte potrebbe diventare un modello - anche per altre città - un modello caratterizzato, soprattutto, dal dosaggio tra le diverse componenti. La presenza dei bambini, per esempio, è una componente assolutamente originale ed assolutamente creativa. La presenza anche di queste voci, che vengono dal martirio, dalla sofferenza di un popolo che è stato schiacciato dalla criminalità, e dall’altra parte direi anche il valore di questa esperienza dell’aver proposto l’università come grande luogo di un confronto ad alto livello, sulle idee, sui temi ed alla fine su scelte di educazione differenti.

    D. – Possiamo dire che il “Cortile dei Gentili” di Palermo ha condannato, in maniera assoluta ed indiscutibile, qualsiasi contiguità tra mafia e Vangelo?

    R. – Bisogna proprio affermarlo con una certa nettezza, contro le ambiguità sulla quale ha giocato molto la mafia. La mafia non è una cultura alternativa, ma è un’anti-cultura, non è una forma di cristianità un po’ particolare – devozionale – ma è un’anti-cristianità ed è per questo motivo che io direi, che una figura come don Pino Puglisi, può rappresentare – quando entrerà nella beatificazione – il martirio per la fede: è stato ucciso da sedicenti cristiani, ma egli è morto per testimoniare una fede che è completamente alternativa rispetto alla mafia. (cp)

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    L'arcivescovo di Rio de Janeiro: la Gmg sarà una benedizione per i brasiliani e per il mondo

    ◊   “Le Giornate mondiali della Gioventù ci insegnano che molte volte sono i giovani a convincere altri giovani nella fede”. E’ quanto ha detto mons. Josef Clemens, segretario del Pontificio Consiglio per i Laici, intervenendo stamani a Rocca di Papa all'incontro internazionale sulle Gmg, organizzato dal dicastero vaticano. Il convegno, al quale partecipano oltre 300 responsabili di pastorale giovanile provenienti da 98 Paesi, è un’occasione per ricordare i frutti della Gmg di Madrid e analizzare diversi aspetti del prossimo appuntamento, nel 2013, a Rio de Janeiro. Come si sta dunque preparando la Chiesa brasiliana in vista di questo straordinario evento? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’arcivescovo di Rio de Janeiro, mons. Orani Joao Tempesta:

    R. – Con molta gioia e molta responsabilità. Riceveremo i giovani di tutto il mondo a Rio de Janeiro e credo che sarà una bella giornata, insieme con Papa Benedetto XVI. Sarà una benedizione per i brasiliani e per il mondo.

    D. – Durante l’incontro a Rocca di Papa, ha detto che dopo la Gmg, Rio de Janeiro non sarà più la stessa…

    R. – Perché è il momento di Dio per i giovani e per la Chiesa. Dopo la Giornata mondiale della Gioventù, i Paesi sono sempre diversi. Credo succederà lo stesso al Brasile: il Paese sarà diverso dopo la Giornata mondiale della Gioventù. I giovani saranno più vicini a Dio, con la responsabilità di essere sale della terra e anche la possibilità di rendere il mondo migliore.

    D. – Un Paese, il Brasile, legato anche ad immagini stereotipate, come quelle del carnevale, del calcio. Ed anche una terra dove, purtroppo, c’è molta violenza. Però il Brasile è anche un Paese dove la gente e i giovani si incontrano nella fede. Anche questo è un aspetto da mettere in luce…

    R. – La Tv, i giornali, parlano soltanto di questi aspetti del Brasile, del carnevale, della violenza, delle spiagge, ma il popolo brasiliano è religioso, ha una fede bellissima e anche i giovani brasiliani, di Rio de Janeiro - posso testimoniarlo – sono animati da una profonda fede per essere testimoni di Gesù Cristo.

    D. – La statua di Cristo Redentore, il Cristo con le braccia spalancate che accoglie i giovani, sarà l’emblema della Gmg…

    R. – Quello che si vede a Rio de Janeiro, in Brasile, è quello che la Giornata vuole fare: presentare Cristo con le braccia aperte per tutto il mondo che accoglie tutti. (bf)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Sono venuto per servire Adamo divenuto povero: in prima pagina, Manuel Nin sui primi giorni della Settimana santa bizantina.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la Siria, con l’aiuto del Papa alle popolazioni provate.

    La famiglia a scuola di amore sotto la Croce: le meditazioni di Danilo e Anna Maria Zanzucchi per la Via Crucis che sarà presieduta da Benedetto XVI al Colosseo la sera di Venerdì Santo.

    In cerca di una dimensione epica: in cultura, Emilio Ranzato sulla nuova fiction televisiva della Lux Vide “Maria di Nazareth”.

    Quadri da suonare: il programma di sala, di Ala Botti Caselli, per il concerto (ai Musei Vaticani) con la “Via Crucis” di Franz Liszt ispirata alle opere di Overbeck.

    Nell’informazione religiosa, a cinquant’anni dalla morte, Vittorio Capuzza ricorda il gesuita servo di Dio Felice Maria Cappello.

    La donna che si specchiava negli occhi di Francesco: nell’informazione vaticana, il messaggio di Benedetto XVI per il centenario della conversione di Santa Chiara.

    Avanti con coraggio e con pazienza: a conclusione del viaggio del Papa in Messico e a Cuba, intervista di Mario Ponzi all’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della segreteria di Stato.

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    Oggi in Primo Piano



    Elezioni parlamentari in Myanmar, nel segno della democratizzazione

    ◊   Domani, in Myanmar, la ex Birmania, si vota per eleggere 45 parlamentari. Alle elezioni, per la prima volta dal 1990, potrà partecipare anche la Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), principale partito di opposizione, guidato dal premio Nobel per la Pace 1991 Aung San Suu Kyi. Sull’importanza di questa decisione, Davide Maggiore ha ascoltato l’opinione di Beaudee Zawmin, direttore dell’Euro-Burma Office ed esponente dell’opposizione:

    R. – It is a very significant step because …
    E’ un passo significativo perché per il processo di democratizzazione in Birmania, queste elezioni sono molto importanti. Non ci preoccupa chi sieda in parlamento; siamo preoccupati perché l’opposizione, perché tutti dovrebbero partecipare alla democratizzazione in Birmania. Quindi, questo è un primo, il più importante passo perché l’Nld possa partecipare, insieme ad altri gruppi di opposizione: non si tratta soltanto dell’Nld, ci sono anche altri partiti di minoranze etniche coinvolti in questo processo. Noi pensiamo che questa sia la strada giusta.

    D. – Quindi, lei pensa che questo sia un primo passo e che altri possano seguire?

    R. – Yes, we are expecting that. …
    Si, è questo che ci aspettiamo, ed è per noi motivo di grande attenzione. Questo è l’inizio della democratizzazione in Birmania, perché ci saranno cambiamenti, nel corso del prossimo anno: gradualmente, lentamente ma nella direzione giusta. Considerando che abbiamo vissuto sotto un regime militare per 50 anni, certo non ci si può aspettare che cambi tutto insieme.

    D. – Sono stati invitati anche osservatori esterni a scrutinare le elezioni. Lei pensa che questo possa essere un contributo per il corretto svolgimento delle elezioni?

    R. – Somehow it will help, because the government wants to show the International …
    In qualche modo sicuramente sì, perché il governo ci tiene a dimostrare alla comunità internazionale che è intenzionato ad apportare cambiamenti, vuole far vedere che realmente intende riformare il sistema birmano: per loro è necessario ottenere questo riconoscimento della comunità internazionale. Per questo hanno invitato osservatori internazionali ad essere presenti. Anche se per la gente della Birmania è molto importante essere parte del processo elettorale, come è anche importante per l’Nld partecipare a queste elezioni, lei deve però tenere presente che si tratta di 45 seggi, e dal punto di vista del governo, questi 45 seggi sono veramente una minoranza, una parte veramente piccola … Il riconoscimento da parte della comunità internazionale è molto più importante dei 45 seggi. Ecco perché penso che le elezioni si svolgeranno in maniera tranquilla, senza persecuzioni e senza manipolazione del voto.

    D. – Inoltre, anche nel nuovo parlamento il 25 per cento dei seggi saranno riservati ai militari. Sono ancora le forze militari a detenere la “quota” maggiore del potere, sia di quello economico sia di quello politico?

    R. – That’s the main concern…
    Questa è la preoccupazione maggiore, Aung San Suu Kyi è preoccupata per questo. Perché, se si riserva il 25 per cento dei seggi per i militari, questo significa che il sistema non è molto democratico. Tutti i legislatori in parlamento devono essere votati dal popolo, e questo è quello che Aung San Suu Kyi sta sottolineando. Dobbiamo però anche comprendere che i militari attualmente sono la maggioranza in parlamento; per questo è necessario che il processo di democratizzazione segua la direzione giusta. L’Nld deve collaborare con i gruppi etnici d’opposizione, e tutti insieme devono collaborare con i militari. Un cambiamento nella Costituzione è importante per l’opposizione, per avviare un sistema più democratico in Birmania. Sarà un processo lungo e la gente dovrà impegnarsi molto per questo.

    D. – Qualora ci fosse un esito equo e pacifico delle elezioni, gli Stati potrebbero revocare le sanzioni imposte all’attuale governo…

    R. – The sanctions are based …
    Le sanzioni si basano su quello che accade in Birmania. Quindi, qualsiasi cosa possa accadere in quanto a riforme e cambiamenti, in Birmania, bisognerà chiedersi quale parte delle sanzioni vada revocata. Sarà un processo lento, perché Aung San Suu Kyi ha chiesto alla comunità internazionale di mantenere le sanzioni finché i cambiamenti non saranno irreversibili. Se ci saranno cambiamenti positivi in Birmania, perché no? Sarà un bene per la Birmania e sarà un bene per il nostro popolo birmano.

    D. – In quale modo la comunità internazionale può contribuire a promuovere la democrazia in Birmania?

    R. – It’s critical for International community…
    E’ difficile per la comunità internazionale impegnarsi con il governo della Birmania, con il partito all’opposizione e con i gruppi etnici. La questione birmana è piuttosto complessa: non si tratta soltanto di opposizione e governo; abbiamo anche la componente etnica che sta lottando per il rispetto dei suoi diritti. In un sistema democratico, ciascuno deve poter partecipare; senza il contributo delle minoranze etniche, come si può raggiungere un qualsiasi risultato? (gf)

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    Arriva in Italia la "pillola dei 5 giorni dopo". Critiche da Scienza e Vita: è anche un abortivo

    ◊   Dal 2 aprile sarà in vendita nelle farmacie italiane la cosiddetta “pillola dei 5 giorni dopo”. Per acquistarla bisognerà presentare una ricetta del medico che prima dovrà effettuare un test di gravidanza, il cui esito dovrà essere negativo. La nuova pillola, Ella-One, viene presentata come contraccettivo d’emergenza e va assunta non oltre le 120 ore dal rapporto considerato “a rischio”. Critiche dall’organizzazione Scienza e Vita. Debora Donnini ha intervistato uno dei presidenti dell’associazione, Lucio Romano:

    R. – Senza dubbio noi siamo contro l’introduzione in commercio della pillola dei cinque giorni dopo, perché vuole mistificare un’azione contraccettiva quando in realtà l’azione è anche di ordine abortivo. E’ opportuno precisare il meccanismo di azione di questa molecola, che appartiene allo stesso gruppo farmacologico della RU 486, oggi in uso in Italia per l’aborto chimico entro le sette settimane di gravidanza. Se Ella-One viene assunta prima dell’ovulazione, posticipa l’ovulazione; se invece viene assunta dopo che è avvenuta l’ovulazione e il rapporto è stato fecondante, crea un’alterazione all’interno dell’endometrio – vale a dire la parte interna dell’utero – che viene modificato in modo tale che è inospitale e non può accogliere l’embrione. Svolge quindi un’azione cosiddetta intercettiva-abortiva.

    D. – Da più parti si dice, invece, che è un contraccettivo e non un abortivo…

    R. – Viene presentato come contraccettivo di emergenza, usando una terminologia in uso da tempo e che d’altra parte è una contraddizione in termini, perché sappiamo benissimo che la molecola - Ulipristal acetato che è alla base di Ella-One - è una molecola che svolge un’azione spiccatamente contro l’ormone progesterone che noi sappiamo essere l’ormone fondamentale perché si possa non solo sviluppare la gravidanza, ma affinché questa gravidanza riceva il giusto accoglimento all’interno dell’utero. E l’azione specifica proprio anti-progestinica estremamente forte connota, appunto, di un’azione anche di tipo abortivo.

    D. – La pillola dei 5 giorni dopo richiede una ricetta medica: prima della prescrizione il medico è tenuto a verificare l’assenza di una gravidanza preesistente, attraverso l’esito negativo di un test o ematico o sulle urine. Questo viene fatto per vedere se non ci sono gravidanze perché in quel caso non potrebbe essere data…

    R. – Assolutamente no! Prima di tutto facciamo una riflessione: con i test attualmente disponibili in farmacia o in laboratorio, entro i cinque giorni è del tutto impossibile che possa esserci un risultato positivo di un test di gravidanza. Quindi ci ritroveremo che nella stragrande maggioranza dei casi il test di gravidanza risulterà negativo. Perché si richiede un test di gravidanza? Sotto il profilo squisitamente scientifico, lo si richiede perché non si hanno ancora dei dati in merito ai possibili effetti teratogeni della molecola e quindi su malformazioni che si potrebbe instaurare a carico dell’embrione e poi del feto; ma anche perché poi evidentemente – qualora sia in corso una gravidanza – Ella-One dovrebbe rientrare nei criteri di applicazione della Legge 194, che norma appunto l’interruzione volontaria di gravidanza.

    D. – Quindi in quel caso il medico non potrebbe prescriverla?

    R. – Non la potrebbe prescrivere qualora il test di gravidanza dovesse risultare positivo. Ma, come dicevo prima, entro i cinque giorni è del tutto impossibile che possa esserci un risultato positivo di un test di gravidanza. (mg)

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    Luci spente anche a San Pietro per “L’ora della Terra”

    ◊   "L’ora della Terra": è il titolo della mobilitazione contro i cambiamenti climatici che oggi coinvolge migliaia di città, istituzioni, comunità e imprese in tutto il mondo. E’ promossa dal Wwf e sostenuta dal segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e prevede luci spente per un’ora nei più significativi monumenti in vari continenti. Tra questi, anche la Basilica di San Pietro, stasera intorno alle 20.30. Il servizio di Fausta Speranza:

    Un uso delle risorse che assicuri un futuro sostenibile al pianeta e, dunque, all’umanità. E’ questo l’obiettivo dell’iniziativa che intende sensibilizzare tutti, cittadini e politici, sulle emergenze che il pianeta vive. Per "L'ora della Terra", molte le iniziative: a Londra la conferenza "Planet under pressure", che ha riunito quasi 3000 scienziati da tutto il mondo. Chiaro il messaggio: siamo di fronte a una grande accelerazione dell’impatto delle attività umane sui sistemi naturali e se non agiamo subito si rischia di raggiungere i "tipping points", le soglie di non ritorno.

    Le attuali azioni di mitigazione del cambiamento climatico non sono infatti sufficienti per evitare che l’aumento della temperatura media globale superi la soglia dei 2˚C rispetto ai livelli preindustriali. E il riscaldamento globale minaccia la salute umana, la sicurezza alimentare e idrica, gli ecosistemi. Da Londra, Ramphela Manphela, nota donna di affari e medico del Sudafrica, lancia un appello a cambiare mentalità:

    “The personal desire for having rather than beeing...”
    "L’ansia di avere prevale sull’importanza di essere. Da parte sua, il Wwwf senza mezzi termini chiede di ripensare gli stili di vita. Alcuni consumi energetici potrebbero essere drasticamente ridotti solo con comportamenti individuali accorti. Con un video per l’occasione, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, invita cittadini, istituzioni e imprese a spegnere le luci:

    "We do so in solidarity with men, women and children...”
    Chiede solidarietà con quegli uomini, donne, bambini - circa il 20 percento della popolazione mondiale - che non ha accesso all’elettricità. Spegnere le luci – dice - è un simbolo del nostro impegno per garantire energia sostenibile a tutti. Dobbiamo alimentare il nostro futuro con energia pulita, efficiente e accessibile. Se agiamo insieme possiamo accendere un futuro. E costruire il futuro che vogliamo. Le luci si spegneranno alla stessa ora e dunque in virtù del fuso orario in successione. E dalla Stazione Spaziale Europea ci sarà chi invierà via social network impressioni e foto. Il coinvolgimento dunque si promette davvero planetario.

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    Acquistare farmaci on-line è reato. Tutti i rischi e le ragioni di un fenomeno in aumento

    ◊   Sarebbe una sola la partita di prodotto contenente nitrito di sodio inviata in Italia da un’azienda irlandese: quella che ha ucciso, sabato scorso, la giovane di Trani nello studio medico privato a Barletta. Dal canto suo, il ministro della salute, Renato Balduzzi, in un’intervista, aveva dichiarato che il caso è "isolato", ma che la vendita e l'acquisto di farmaci online sono vietati in Italia e che se ''i divieti non bastano'' occorre ''intensificare i controlli e informare i cittadini sui rischi''. L'allarme in un primo momento si era concentrato sul 'sorbitolo" dopo la morte di una ragazza per aver effettuato un esame diagnostico con l'uso, appunto, di quello che doveva essere semplice sorbitolo comprato su eBay. Dall'autopsia è emerso che ad uccidere la giovane sarebbe stato invece del nitrito di sodio. All’origine del fatale errore, forse, uno scambio di etichetta. Rimangono tuttavia validi gli interrogativi sugli acquisti online di medicinali. Sui possibili rischi e sull’attività di contrasto, Adriana Masotti ha sentito il capitano dei Nsa, Dario Praturlon:

    R. – Parliamo degli ultimi 10 anni: il comando Nas fa parte di una task-force nazionale che poi ha anche delle appendici a livello internazionale, che si chiama “Impact Italia”. Essa svolge attività sia di controllo doganale, sia di tipo repressivo - con indagini - e sia di campagne informative per spiegare al cittadino, il pericolo che risiede dietro ad un farmaco o anche dietro ad integratori e cosmetici che vengono acquistati via Internet. Il prodotto che si compra in un negozio convenzionale è più garantito, per via di una filiera di tracciabilità. Il consumatore che, invece, compra via Internet, acquista un prodotto di cui conosce solamente la provenienza finale, l’ultimo step del percorso della vita del prodotto. Nulla, invece, sa di quello che lo precedeva, ossia: dove è stato prodotto, da chi, quando, che percorso di trasporto ha avuto, se è stato conservato alla giusta temperatura e da quanto tempo, se è stato falsificato o manomesso. Tutto questo può portare a gravi pericoli per la salute. Se io acquisto una borsa o un cellulare su Internet, il massimo che può capitarmi è rimanere vittima di una truffa o avere qualsiasi altro tipo di problema, ma comunque di tipo economico. Il farmaco, il cosmetico o l’integratore, invece, ha un diretto effetto sulla salute di chi lo acquista e lo usa.

    D. – Si tratta di un fenomeno vasto. Può darci qualche dato e può anche dirci quante volte vi capita di incappare in vendite-truffa?

    R. – La vendita di un farmaco su Internet è sempre truffaldina, partiamo da questo presupposto. Non si può fare, non è legale, non comprate su Internet prodotti farmaceutici. Non si può! Devo purtroppo dire che, nell’attività che noi svolgiamo, sia per quanto riguarda il “web-monitoring” ma anche a livello doganale, dopo che il prodotto è stato acquistato, ci sono dei controlli. Per cui, quando arriva un pacco che contiene farmaci viene “bloccato” e chi era il destinatario, colui che quindi lo aveva ordinato, è passibile, a livello penale, di una denuncia, che può andare dall’incauto acquisto alla ricettazione. Le conseguenze a livello penale, quindi, possono essere anche gravi.

    D. – Questo fenomeno della compravendita di farmaci online che dimensioni ha?

    R. – Possiamo parlare solo di una singola attività di indagine, svolta nell’ultimo anno e mezzo, dal Nas di Milano con le dogane milanesi. Sono state denunciate 750 persone solo per quanto riguarda gli acquirenti, ed abbiamo sequestrato quasi 700 mila confezioni, compresse fiale sia di farmaci, sia di integratori e sia di cosmetici. Tutti illegali. Solo nel 2001, nel settore farmaceutico, abbiamo arrestato 80 persone e denunciate 1.300.

    D. – Le case farmaceutiche chiedono una legge che regoli questo mercato e dia loro la possibilità di fare commercio anche via Internet. E’ pensabile, si risolverebbe il problema?

    R. – Si risolverebbe in parte. Certamente una novità di questo tipo permetterebbe di regolamentare una parte dei farmaci, perché non tutti possono essere disciplinati e venduti su Internet. Ci sono dei farmaci che, se venduti in modo indiscriminato, potrebbero determinare effetti collaterali gravi. Una legge, in questo senso, per liberalizzare alcuni tipi di farmaci potrebbe legalizzare questo tipo di commercio. La normativa, però, dev’essere rigidamente disciplinata, perché alla base deve comunque esserci un minimo controllo medico e farmaceutico. In alcuni Paesi – come Inghilterra e Stati Uniti – questo accade già. Tuttavia, dei dati statunitensi ci dicono che più del 90 per cento delle farmacie, nel Paese, sono irregolari. Si possono vendere alcuni tipi di farmaci, ma le farmacie illegali presenti su Internet sono la maggioranza. Il problema, quindi, esiste comunque.

    D. – L’aspetto principale, perciò, è quello relativo proprio all’informazione…

    R. – Uno degli strumenti di lavoro della task-force “Impact Italia”, da ormai 10 anni, attraverso campagne, convegni, informazioni, depliant informativi ed attività su Internet, è quello di cercare di offrire informazione al cittadino ed a tutti gli attori della filiera produttiva e di vendita del farmaco. Tutti gli attori devono essere coscienti delle problematiche ed anche degli effetti positivi di una regolamentazione. E’ un problema che stiamo combattendo da anni. Il fatto che Internet sia sempre più esteso all’uso di tutta la cittadinanza, aumenta il potenziale cliente che accede ad Internet. Bisogna sapere che comprare oggetti su Internet può essere positivo ma acquistare farmaci è illegale e comprare integratori o cosmetici non è illegale ma è potenzialmente pericoloso. Poi le scelte spettano ad ognuno di noi. (vv)

    La vendita di farmaci on-line è, dunque, illegale, così come l’acquisto. Ci vogliono dunque maggiori controlli sui due fronti e soprattutto maggiore informazione offerta ai cittadini sui rischi in cui incorrono. Lo conferma il dott. Vicenzo Gentile, specialista in andrologia.

    R. – Assolutamente sì, è davvero molto importante. L’utente, chi compra tramite Internet, dovrebbe sapere che i farmaci, spesso, non rispondono ai requisiti necessari per la sicurezza. Il principio attivo spesso è sottostimato o, addirittura, è adulterato. In un farmaco, poi, ci sono gli eccipienti, le sostanze di contorno utilizzate, che molte volte possono fare male, perché magari si può essere allergici a queste sostante. Quindi, si compra rischiando degli shock anafilattici e rischiando di comprare un farmaco che non è efficiente.

    D. – Oggi c’è più richiesta di farmaci online? E perché?

    R. – Sicuramente, a prima vista, potrebbe risultare molto utile, per una maggiore comodità: io clicco e mi arriva a casa un pacchetto. Questo, a mio avviso, non è però sufficiente. C’è anche un aspetto economico: salto la visita dal medico e sicuramente, in farmacia, il farmaco costa di più. Inoltre in alcuni farmaci - penso a quelli per la disfunzione erettile o per l’eiaculazione precoce - gioca la mancanza di sicurezza, di cultura e di serenità nell’acquisto, non comprendendo che si tratta di disfunzioni che rientrano in una patologia e che uno specialista è in condizione di risolvere. Ma spesso non è neanche questo che muove a questo tipo di acquisti. Spesso, di fondo, non interviene un problema, ma c’è soltanto l’aspetto ludico. Con un medico, l’aspetto ludico non lo si potrebbe superare ed invece lo si vuole attraverso Internet, si pensa che questo farmaco possa dare di più e quindi lo si acquista.

    D. – Sono proprio i farmaci che hanno attinenza con la sfera sessuale quelli più richiesti?

    R. – Non ci sono dei dati. Se però, su un giro molto importante di tre miliardi di euro all’anno per i farmaci acquistati su Internet, 150 milioni di euro riguardano gli inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 – si tratta, appunto, dei farmaci che vengono utilizzati per la cura della disfunzione erettile – evidentemente sì, è una richiesta sostenuta.

    D. – Possiamo pensare che siano anche i minorenni quelli che ne fanno richiesta?

    R. – E’ possibile, anche per via dell’ansia e della voglia di fare meglio degli amici…. Spesso però, in un contesto difficile, quale può essere quello delle discoteche, con un abuso di alcool e quant’altro, che può mettere in difficoltà, e così si pensa di superare il tutto attraverso l’assunzione di questi farmaci. Farmaci che, però, è inutile prendere, perché non fanno effetto se nel giovane non è presente il problema e perché, sommati magari all’assunzione di sostanze alcoliche o di altri farmaci stupefacenti, potrebbero essere veramente mortali, in alcuni casi.

    D. – Può fare un accenno anche ad altri tipi di medicinali che vengono richiesti, per altre malattie?

    R. – Sempre in quest’offerta on-line, pensiamo all’oncologia, laddove viene carpita la buona fede delle persone e si gioca sulla loro speranza. Spesso ci sono dei farmaci che vengono proposti come miracolosi e tali non solo, ma i pazienti in fase terminale - o un loro famigliare - acquista facilmente un farmaco del genere. E così, oltre al danno economico, subisce anche la beffa, perché poi il risultato non c’è. (vv)


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    Nasce Photo-Dna: Polizia e Microsoft insieme contro la pedopornografia on line

    ◊   Un nuovo software in grado di esaminare un milione di immagini in meno di una settimana per il contrasto alla pedopornografia on line. Si chiama Photo-Dna e consente di “macchiare” indelebilmente foto digitali che potrebbero essere condivise sul web a scopo di pedofilia e pornografia. Lo strumento è in grado di riconoscere la firma anche se la foto viene modificata, mascherata, riuscendo anche a rilevare se una stessa vittima compare in più immagini condivise. Il sistema ideato da Microsoft è stato presentato oggi a Roma. Al microfono di Paolo Ondarza, Carlo Solimene, dirigente della divisione investigativa della Polizia Postale:

    R. – Foto Dna non è nient’altro che un applicativo che consente di ottimizzare le tecniche di investigazione e di velocizzare i tempi di indagine; è nient’altro che una firma digitale su una fotografia.

    D. – Qualora un sito pedopornografico venisse oscurato, ma le foto in esso contenute fossero divulgate in altri portali Internet, questo nuovo sistema permetterà di identificarle, di rintracciarle?

    R. – Senz’altro sì. E’ peraltro, a quel punto, una prova provata magari per uno scambio di foto pedopornografiche che vi è già stato, che è in corso o che vi potrà essere tra utenti.

    D. – Può darci un’istantanea del fenomeno della pedopornografica online: è vero che è in crescita?

    R. – E’ in crescita il fenomeno di tutto il web, del mondo virtuale. In effetti prima era più semplice arginare il danno della pedopornografia perché vi erano soltanto delle applicazioni fisse, rigide, c’era una stazione fissa del computer in una stanza della casa. Oggi il tablet e il telefono portatile hanno amplificato tutto. Se il fenomeno prima corrispondeva a “uno”, oggi corrisponde a “cento”. Inoltre prima si iniziava a navigare a 12-13 anni, oggi un ragazzino di 8-9 anni naviga regolarmente: naviga anche in maniera imprudente, perché è ormai è abituato ad avere un tablet che magari porta a scuola, che porta fuori con gli amici.

    D. – Potremmo dire che prima di consegnare nelle mani di un bambino un tablet o uno smartphone bisognerebbe fare delle valutazioni, delle considerazioni?

    R. – Io direi che come siamo abituati ad accompagnare i nostri figli a fare sport, o in qualunque altro luogo, allo stesso modo questi figli vanno accompagnati su questa strada, irta di difficoltà, che è la strada virtuale. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa Domenica delle Palme, la liturgia ci propone la Passione del Signore secondo il Vangelo di San Marco. Sono le tre del pomeriggio e sulla terra sono calate le tenebre. Gesù muore sulla croce dando un forte grido. Il velo del tempio si squarcia in due, da cima a fondo. E il centurione, che si trovava di fronte a lui, avendolo visto spirare in quel modo, dice:

    «Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!».

    Sulla Domenica della Passione del Signore, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Attraverso la croce Dio si fa conoscere, e quindi la passione e morte di Gesù sono come una grande teofania, il momento più alto del messaggio di Gesù: da lì si deve cominciare a riconoscere e proclamare chi egli è. Non è semplice vittima che ha subito una ingiustizia. Gesù ha scelto di stare dalla parte della vita con tutte le forze, rompendo tabù e divieti sacri che la soffocavano in nome di Dio, integrando emarginati e rifiutati nella società, portando ad esempio di fede e carità gli ultimi della scala sociale e religiosa. Per questo suo impegno deciso a favore del Regno ha provocato una reazione furibonda da parte del sistema sociale e religioso, che lo ha eliminato. Per Marco, Gesù muore a causa del modo come è vissuto: e questo stile non è stato capito facilmente neanche dai suoi discepoli. Infatti scappano subito di fronte al fallimento del maestro. Eppure proprio in quel momento tutto l’insegnamento e il modo di vivere arrivava a pienezza di verità e autenticità. Solo il centurione sotto la croce lo riconoscerà. Con una espressione di fede piena, che ancora oggi costituisce la vera conclusione del Vangelo di Marco. Buona settimana santa!

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Nigeria: dialogo e convivenza interreligiosa al centro della visita del cardinale Tauran

    ◊   “Il cardinale Tauran ha affermato che si farà ambasciatore, a Roma e dappertutto, per far conoscere la realtà delle relazioni interreligiose in Nigeria. Questa per me è una grande gioia” dice all’agenzia Fides mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, capitale federale della Nigeria, al termine della visita nel Paese africano del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “Il Cardinale Tauran ha affermato che la sua visita in Nigeria è stata una bella sorpresa perché la situazione nigeriana è migliore di quella descritta dai mass-media in Europa. Ha riconosciuto che, malgrado gli attentati di Boko Haram, vi sono relazioni di amicizia profonde e genuine tra diversi leader religiosi cattolici e musulmani” sottolinea l’arcivescovo di Abuja. “Occorre sottolineare però che il cardinale Tauran ha fatto esperienza delle buone relazioni tra noi cattolici e la leadership musulmana” afferma mons. Onaiyekan. “Dico questo perché non tutti i cristiani in Nigeria condividono le nostre idee sul dialogo inter-religioso e di rispetto per la religione islamica. Vi sono infatti alcune denominazioni cristiane che non sono affatto su questa linea. Dall’altra parte, i gruppi di musulmani con i quali abbiamo contatti sono quelli che sono ben disposti a vivere in pace con noi. Purtroppo vi sono fanatici sia nel campo cristiano sia in quello islamico. Ma la grande maggioranza dei nigeriani, cristiani e musulmani, vuole la pace”. L’arcivescovo ricorda alcune tappe significative della visita del presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. “Il cardinale Tauran ha incontrato il Vice-Presidente, Namadi Samboche, un musulmano, perché il Capo dello Stato era in Corea del Sud, per il Vertice internazionale sul nucleare. Il Cardinale ha poi visitato il capo dei musulmani nigeriani, il sultano di Sokoto, Alhaji Abubakar Saad III, che lo ha ricevuto con grande gioia. Il sultano e il vescovo di Sokoto, mons. Matthew Hassah Kukah, hanno preparato insieme la visita” sottolinea mons. Onaiyekan. “Qui ad Abuja, io e il forum inter-religioso locale (Interfaith Forum on Peace Building) abbiamo accompagnato il cardinale nella moschea nazionale, dove è stato accolto dalla leadership musulmana” continua l’arcivescovo. Molto commovente è stata poi la visita alla chiesa di Santa Teresa, a Madalla, il luogo dell’attentato dello scorso Natale. “Sua Eminenza ha incontrato una donna che ha perso il marito e i 4 figli nell’esplosione, ed ha visitato i feriti che sono ancora in cura. Abbiamo poi pregato insieme nel piccolo cimitero, accanto alla chiesa, dove sono sepolte 17 vittime dell’attentato” dice mons. Onaiyekan. A Jos, l’arcivescovo del luogo, mons. Ignatius Kaigama, ha guidato il cardinale nella visita al Centro, da lui fondato, per la formazione professionale. Lo scopo del Centro, oltre alla formazione professionale, è quello di far incontrare i giovani cristiani e quelli musulmani. I suoi studenti infatti per metà sono cristiani e per metà musulmani. “Mons. Kaigama ha fondato il Centro partendo da questa constatazione: non basta condannare le violenze. Dato che chi le commette sono i giovani, occorre creare spazi di dialogo tra i ragazzi di ambedue le religioni dove possano incontrarsi, in uno spazio di pace e di dialogo. Penso che questa esperienza vada riproposta e diffusa in tutto il Paese” conclude mons. Onaiyekan. (R.P.)

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    Mali: continuano ad avanzare i tuareg. La giunta militare chiede aiuto

    ◊   Si aggrava la crisi in Mali, dove nella notte i ribelli tuareg hanno conquistato la città di Kidal, nel nord-est del Paese. Una situazione definita “critica” dallo stesso Amadou Sanogo, capitano della giunta militare che lo scorso 21 marzo ha spodestato il presidente legittimo Toumani Touré, proprio per le presunte inefficienze conto la rivolta dei tuareg. Con la presa di Kidal, i tuareg controllano ormai la quasi totalità del nord-est del Paese, che considerano il loro territorio d’origine. La città, situata a mille chilometri dalla capitale Bamako, è stata presa dal gruppo islamico Ansar Dine, con il sostegno di alcuni elementi del Movimento nazionale per la liberazione dell’Azawad (Mlna). I due gruppi sono attualmente alleati contro l’esercito maliano per questioni di opportunità: l’Mlna, laico, non condivide infatti né l’obiettivo dell’Ansar Dine di instaurare la legge islamica nel Paese, né i contatti del gruppo con l’Aqmi, la frangia di Al-Qaeda che opera nel maghreb. E mentre fonti non confermate parlano di un imminente attacco anche nella città nordoccidentale di Gao, il capitano Sanogo invoca l’aiuto dei Paesi “amici del Mali, per salvare la popolazione civile e l’integrità territoriale della nazione”. Intanto una delegazione della giunta ha incontrato per la prima volta a Ouagadogou il presidente del Burkina Faso, Blaise Compaoré, nominato mediatore della crisi dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. L’organizzazione ha minacciato un “embargo diplomatico e finanziario” al Mali in caso di un mancato ritorno all’ordine costituzionale entro lunedì. (A cura di Michele Raviart)

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    Yemen: 30 vittime negli scontri tra esercito ed islamisti a Sud

    ◊   Almeno diciassette soldati e tredici persone probabilmente legate ad Al-Qaeda sono rimaste uccise durante violenti combattimenti nel sud dello Yemen. Gli scontri sono avvenuti durante un’offensiva del gruppo islamico“Ansar al-Charia” contro l’esercito yemenita a Mellah, nel nord dell’Aden. Decine i feriti e numerosi i soldati che sono stati imprigionati dopo l’attacco. Intanto fonti locali parlano di un’esplosione al gasdotto di Shabwa, nello Yemen sud-orientale. I sabotatori sarebbero un gruppo di uomini armati legati ad Al-Qaeda che avrebbero colpito dopo che quattro estremisti islamici erano stati uccisi pochi ore prima da un drone americano. (M.R.)

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    Thailandia: 7 morti per l'attentato dei separatisti islamici

    ◊   7 persone sono state uccise e 68 sono rimaste ferite in un attentato a Yala, nel sud della Thailandia. Le bombe sono scoppiate a pochi minuti di distanza nella zona commerciale della città ed erano nascoste dentro un’automobile e due motociclette. L’attacco rientra nella strategia dei separatisti musulmani che dal 2004 rivendicano l’indipendenza di tre regioni meridionali della Thailandia, storicamente legate alla Malaysia. “Non sappiamo quale gruppo di sospetti ribelli musulmani ci sia dietro questo attentato, ma stiamo andando avanti con le ricerche”, ha affermato il governatore di Yala, Dethrat Simsiri. Il conflitto, nato per motivi politici, ha presto assunto connotati religiosi in un’area dove la popolazione, musulmana e di etnia malese, si differenza dal resto della Thailandia, prevalentemente buddista. L’insurrezione ha provocato finora più di 5mila morti, con violenze quasi quotidiane contro i simboli dell’autorità politica e le aree commerciali. (M.R.)

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    Polonia: appello dei vescovi alla tutela della dignità umana nel sociale

    ◊   Un invito a proteggere la dignità ed i diritti di ogni essere umano in tutte le dimensioni della vita sociale: a lanciarlo è la Conferenza episcopale polacca (Cep) in un lungo documento, redatto dalla Commissione per gli affari sociali, che è stato diffuso al termine della plenaria dei vescovi. In esso, si ribadisce innanzitutto che la promozione integrale della persona umana assume un ruolo importante nella costruzione dell’ordine sociale: “La Polonia si trova ora ad un punto di svolta nello sviluppo – scrivono i vescovi – e nonostante i molti successi ottenuti, esiste la minaccia di una grave crisi, ovvero la crisi dei valori”. Senza il riferimento ad essi, prosegue la Chiesa polacca, “il progresso può essere temporaneo ed illusorio e, di conseguenza, può anche mettere a rischio l’esistenza stessa della nazione”. Poi, i presuli guardano al problema del calo demografico, ribadendo al contempo la necessità di sostenere la famiglia: centrale, in quest’ambito, il richiamo al fatto che l’eutanasia, l’aborto, l’uso di cellule staminali embrionali e la clonazione sono chiaramente contrari alla dignità umana e non accettabili dal punto di vista morale. Oltretutto, sottolineano i vescovi, il calo demografico comporta un eccessivo invecchiamento della popolazione e, di conseguenza, gravi problemi a livello pensionistico. Per questo, la Cep auspica, al più presto possibile, l’attuazione di una seria politica familiare, anche perché “la famiglia è il centro educativo più importante” dal punto di vista sociale. Quindi, la Chiesa polacca punta il dito contro la globalizzazione intesa come “standardizzazione, perdita di identità religiosa e nazionale” e ricorda alla classe dirigente che “la politica non può essere coltivata con una visione particolaristica del bene, considerato solo in relazione al proprio partito o al proprio gruppo di interesse”. Al contrario, “solo una politica che tenga conto del benessere della comunità e delle generazioni future serve veramente allo sviluppo del Paese”. Deplorando, poi, l’abbassamento del livello del dibattito politico, i presuli polacchi richiamano la necessità della partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica, anche se – ribadiscono – “la democrazia deve tener contro dei diritti umani e dei valori fondamentali”. In quest’ottica, va inquadrato il richiamo a porre l’uomo, e non il denaro, al centro del sistema economico, il che implica la responsabilità sociale delle imprese e la tutela dei diritti e della dignità di ciascun lavoratore. Anche perché, sottolineano i vescovi, “oggi bisogna rendersi contro che ogni decisione economica ha anche una conseguenza morale. E lo stesso vale per la politica”. È importante, inoltre, ribadisce la Chiesa polacca, che “tutti i responsabili della politica del lavoro compiano azioni appropriate” per risolvere il problema della disoccupazione, che “non si può spiegare solo con la crisi economica e le leggi di mercato”. Sullo stesso piano, vanno poste anche le questioni dell’emigrazione e del crescente divario tra il reddito delle famiglie urbane e di quelle rurali, con l’auspicio che i vescovi fanno per un piano nazionale di recupero delle zone agricole. Infine, i presuli chiamano in causa i mass media, mettendoli in guardia contro “l’uso spietato delle informazioni” e richiamando la loro responsabilità “nel creare gli standard etici della società e nel formare l’opinione pubblica”. Le ultime righe del documento esprimono la volontà della Cep di cooperare e dialogare con tutti coloro ritengono importante la cura e lo sviluppo integrale della persona umana e della Polonia. (A cura di Isabella Piro)

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    Senegal: soddisfazione degli osservatori cattolici per la regolarità del ballottaggio

    ◊   La missione degli osservatori della Chiesa cattolica del Senegal si dice soddisfatta dello svolgimento regolare del ballottaggio per le presidenziali, avvenuto il 25 marzo. La tornata elettorale ha visto la sconfitta del presidente uscente, Abdoulaye Wade, a vantaggio del suo ex primo ministro, Macky Sall. In un comunicato diffuso dall’agenzia Apic, la missione degli osservatori - composta dalla Commissione Giustizia e Pace e dal Movimento nazionale degli scout del Paese - ha riferito che lo scrutinio dei voti si è svolto in modo pressoché pacifico nelle 14 regioni e nei 30 dipartimenti del Senegal. Gli 837 osservatori hanno potuto visitare 3.837 seggi, constatando che “le operazioni di voto si sono svolte globalmente in condizioni accettabili, nonostante qualche incidente e soprattutto qualche caso molto preoccupante di compravendita dei voti o di tentativi di influenzare gli elettori”. Il contesto che ha caratterizzato il voto, comunque, è stato giudicato “calmo, malgrado il riscontro di qualche episodio di violenza”. Gli osservatori hanno inoltre registrato l’apertura regolare dei seggi, secondo l’orario stabilito, e la distribuzione ampia e completa del materiale elettorale. Non sono mancati, tuttavia, alcuni “incidenti minori”, come le dispute tra rappresentati dei due candidati o tra i giovani sostenitori delle due coalizioni. Per il futuro, la missione degli osservatori raccomanda agli eventuali candidati “una campagna elettorale pacifica, basata sulla responsabilità e la tutela della coesione nazionale, così come l’armonia tra i cittadini, qualunque sia la loro scelta politica”. In questo senso, la Commissione Giustizia e Pace propone all’amministrazione senegalese di rafforzare la formazione civica della popolazione, per sradicare il fenomeno della corruzione e della crisi di valori. Allo stesso tempo, i senegalesi vengono esortati a “perseverare nello slancio democratico” che hanno dimostrato nel ballottaggio del 25 marzo, coltivando i valori della cittadinanza, dell’unità nazionale e della pace. Intanto, il presidente uscente Wade, che lascerà ufficialmente l’incarico lunedì prossimo, 2 aprile, si è recato in visita presso il nunzio apostolico del Paese, mons. Louis Mariano Montemayor, e presso l’arcivescovo di Dakar, cardinale Théodore Adrien Sarr: ad entrambi, l’ex capo di Stato ha espresso il proprio ringraziamento “per il messaggio esemplare che la Chiesa dona al Paese” e per il contributo offerto dai vescovi “all’unità e all’armonia religiosa ed interreligiosa” del Senegal. (I.P.)

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    Somaliland: la siccità continua a colpire migliaia di persone

    ◊   Gli operatori sanitari della Repubblica del Somaliland hanno lanciato un appello con la richiesta di aiuti alimentari e acqua potabile per migliaia di famiglie che, a causa della siccità, hanno perso i loro mezzi di sussistenza. Le famiglie che vivono nelle zone di Garba dadar, Gargaara bari, Gerisa e Osoli, nel Somaliland occidentale, hanno perso tutto il loro bestiame e non riescono ad avere scorte alimentari regolari. Altre, nelle aree di Gargaara e Gerrisa, vanno avanti con le forniture del Programma Alimentare delle Nazioni Unite (Pam). Anche a Ceel la helay, a nord della capitale Hargeisa, la situazione è grave. Nel mese di febbraio, il Pam ha distribuito aiuti alimentari a circa 150 mila persone in Somaliland, tra queste 38 mila erano mamme e bambini con meno di 5 anni di età, mentre altre 18.600 hanno ricevuto razioni familiari o buoni pasto nell’ambito del programma mirato al trattamento dei bambini malnutriti, delle donne incinte e delle mamme a cui è stato diagnosticato lo stato di malnutrizione. Circa 48 mila persone - riporta l'agenzia Fides - hanno anche avuto razioni alimentari attraverso i programmi alimentari scolastici. Nelle montagne rurali della zona di Baki risultano malnutriti circa 1800 bambini. I tassi più alti si hanno tra gli sfollati (IDPs) dell’area di Burco in Togdheer. Le piogge nelle regioni settentrionali della Somalia sono iniziate a metà ottobre 2011 ma con l’avanzare della stagione sono diminuite fino a cessare del tutto prima del previsto. Il Pam sta inoltre provvedendo ad altri programmi di soccorso come la costruzione di riserve, pozzi e strade in grado di sopportare eventuali calamità stagionali delle varie comunità. (R.P.)

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    Messico: bambini di strada più a rischio arruolamento del crimine organizzato

    ◊   I minori che vivono per strada, oltre ad essere coinvolti in problemi sociali come tossicodipendenza, alcoolismo e gravidanze premature, sono più vulnerabili di fronte all’influenza del crimine organizzato che li adesca molto facilmente. Secondo il coordinatore di Casa Meced, che si occupa dei minori in circostanze particolarmente difficili, questi problemi sono la causa per la quale i piccoli sono costretti a lasciare gli studi per lavorare. Meced è un Programma del Sistema per lo Sviluppo Integrale della Famiglia nello Stato nordorientale di Tamaulipas, e ha come obiettivo principale lo sviluppo di progetti e attività per far si che i bambini e le bambine lavoratori o che si trovano in situazioni a rischio, abbiano la possibilità di recupero. Intere famiglie lavorano per le strade, finora ne sono state identificate 14. Nel 2008 - riporta l'agenzia Fides - su 252 bambini di strada, il 61% aveva abbandonato la scuola. In una ricerca più recente, realizzata da Casa Meced nel 2011, è emerso che tra il 12% e il 15% dei 152 adolescenti e preadolescenti di strada hanno avuto rapporti sessuali, e talvolta si trattava di minori di 12 anni. Inoltre, secondo questo studio, quasi tutti i piccoli dicono di non aver mai provato nessun tipo di stupefacente, tuttavia, il 3% conosce il crack, un altro 3% la pietra, una altro 3% il ghiaccio e un altro 3% la cocaina. Prima facevano uso di alcool o marjuana, di inalanti come la colla o i solventi per vernici, ma oggi quasi tutte le droghe di cui è a conoscenza questo 12%, sono derivati dalla cocaina. Di fatto il 70% dei minori conosce la droga. Per scoraggiare e combattere il lavoro minorile Casa Meced fornisce ai genitori appoggio legale, psicologico, sociale, medico, ricreativo e educativo attraverso diversi programmi. La vita degli adolescenti e dei preadolescenti in questi contesti è molto difficile, oggi la Casa riesce a sostenerne 269 attraverso borse di studio, mentre ce ne sono almeno 143 per le strade di Morelia, capoluogo dello stato messicano di Michoacan. Inoltre, gli operatori di Meced soprattutto durante il periodo delle vacanze, quando per le strade si incontrano ancor più bambini lavoratori, cercano di sensibilizzare la cittadinanza a non dare loro sostegno economico, perché non farebbe altro che incentivare il fenomeno. (R.P.)

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    Haiti: i Gesuiti denunciano la tratta di migranti e incendi dolosi

    ◊   A febbraio 3353 haitiani, tra cui 1032 donne e 345 bambini, sono stati vittima della tratta di migranti alla frontiera settentrionale fra Haiti e la Repubblica Dominicana: a denunciarlo è l’ufficio del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (Jrs) di Ouanaminthe (Haiti) che lancia l’allerta sull’aumento del fenomeno. Fra i trafficanti - riferisce l'agenzia Misna - ci sono anche donne che si spacciano per le madri di neonati vittime della tratta di cui i genitori hanno perso le tracce. Sempre più spesso vengono inoltre utilizzate le località di confine di Mechor e Capotile, prive di controlli da parte delle autorità di entrambi i Paesi. La crescita della tratta alla frontiera nord si deve in parte alla chiusura, un anno fa, del vecchio ponte di confine decisa da Santo Domingo, tra le proteste di Port-au-Prince. La Commissione dei diritti umani della zona nord della Repubblica Dominicana ha avvertito a più riprese che il Paese rischia sanzioni internazionali se non porrà un freno al traffico di esseri umani. Inoltre - riporta l'agenzia Fides - il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati ha pubblicato la denuncia di un “Collettivo” che riunisce alcune organizzazioni della società civile di Haiti su quanto successo lo scorso 24 marzo: una serie di incendi "sospetti" in alcuni campi per gli sfollati della capitale haitiana, Port au Prince. Dietro agli incendi ci sarebbero alcuni proprietari dei terreni su cui sono stati allestiti i campi per gli sfollati (tendopoli) dopo il terremoto del 12 gennaio 2010, che intendevano allontanare le persone sfollate. (R.P.)

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    India: cinque cristiani picchiati da un gruppo di fondamentalisti

    ◊   Nello Stato di Karnataka, nel Sud dell’India, ancora un episodio di violenza gratuita nei confronti dei cristiani. Mallikarjun Sangalada, pastore protestante di 37 anni, è stato picchiato da estremisti indù del movimento Rss (“Rashtriya swayamsevak sangh”, “Organizzazione nazionale dei volontari”), dopo essere stato accusato di “conversioni forzate al cristianesimo”. L’aggressione, riferisce l'agenzia Fides, si è consumata anche ai danni di altri quattro membri della piccola comunità locale, dove il pastore, sposato e con tre figli, svolge il suo ministero. Mercoledì 28 marzo, Mallikarjun Sangalada si è recato presso la residenza di un credente a Dhoni, a 15 chilometri dal suo villaggio, per un incontro di preghiera. Al termine, ha distribuito alcuni volantini invitando la gente del posto a un festival della comunità cristiana. Il gesto ha scatenato le ire di alcuni fondamentalisti che, dopo aver malmenato senza pietà i cinque, li hanno trascinati alla stazione di polizia di Mundargi. Nonostante l’intervento della “Global Council of Indian Christians”, organizzazione in difesa dei diritti dei cristiani indiani, che assieme ad un avvocato è riuscita ad ottenere il rilascio di tutti e cinque, è probabile che il pastore debba comunque rispondere davanti a un magistrato dell’accusa di “conversioni fraudolente”. Sono oltre 1.000 gli attacchi contro persone o luoghi cristiani che si sono verificati nel corso del 2011 nel Karnataka; fra questi, oltre 140 sono episodi gravi di persecuzione. Vescovi, capi di movimenti e associazioni, uomini politici dello Stato, riuniti per la convention della “Federazione delle Associazioni cristiane del Karnataka” (Fkca), hanno lanciato un appello alle autorità civili, chiedendo di garantire la protezione dei cristiani indiani e il rispetto della libertà religiosa. (G.M.)

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    Pakistan: licenziato per blasfemia il direttore di un giornale laico

    ◊   Zameer Afaqi, giornalista musulmano, ex direttore di “Takmeel e-Pakistan” (“Il vero Pakistan”), magazine pubblicato a Lahore (in Punjab), è stato licenziato dal giornale per le pressioni di gruppi fondamentalisti islamici e per le accuse di blasfemia rivolte al giornale. Afaqi, sposato, con tre figli, in seguito alla vicenda si è trovato disoccupato, ha subìto un attacco cardiaco, è stato ricoverato in ospedale e ora si trova segregato in casa, tuttora minacciato. Il magazine che dirigeva si ispira ai valori fondativi del Pakistan: citando il padre del patria, Ali Jinnah, difende l’idea di una nazione laica, dove regni lo Stato di diritto, la democrazia, la libertà. Raggiunto dall’agenzia Fides, Afaqi spiega di aver più volte scritto contro l’estremismo islamico e contro i talebani, definendoli “virus della nazione”. Ha difeso apertamente i diritti umani, i diritti della minoranze religiose e l’importanza del loro contributo alla società pakistana. Per questo il giornale e il suo ex direttore sono entrati nelle mire degli estremisti della rete Tahafuz-e-Namoos-e-Rislat Mahaz (“Alleanza per difende l’onore del Profeta”). Afaqi, come riferisce in un colloquio con Fides, è stato licenziato nel febbraio scorso a causa di un editoriale considerato “blasfemo”. Il direttore aveva appena pubblicato un articolo sulle organizzazioni islamiste vietate in Pakistan (quelle bandite ufficialmente per legami col terrorismo) che però continuano apertamente le loro attività. I fondamentalisti hanno iniziato una campagna di pressioni e di protesta pubblica: hanno così registrato una denuncia per blasfemia contro il giornale, citando un vecchio articolo in cui si parlava del compleanno del Profeta Maometto. A quel punto l’editore, per paura di peggiori conseguenze, ha chiesto scusa agli estremisti e ha deciso di licenziare il direttore. Afaqi dice a Fides: “Non è facile essere un giornalista in Pakistan, Paese inquinato dal fanatismo. Oggi sono senza lavoro, non so come provvedere alla mia famiglia e in più temo per la mia vita e per quella dei miei cari. Tuttavia con la mia opera continuerò a condannare l’estremismo e a promuovere la difesa dei diritti umani e dei diritti delle minoranze. Credo che la speranza per questo Paese sia l’unione di tutte le persone di buona volontà”. Il giornalista informa Fides che intende scrivere un libro sulla figura di Salman Taseer, ex governatore del Punjab, assassinato dalla sua guardia del corpo nel gennaio 2011 per aver chiesto una modifica della legge sulla blasfemia e per aver difeso Asia Bibi, donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Nella vicenda di Zameer Afaqi, l’amministrazione civile e la polizia di Lahore hanno lasciato agire indisturbate le organizzazioni settarie e i gruppi militanti che “vogliono farsi giustizia da soli, nel disprezzo dello stato di diritto”. Alcune Ong, come l’Asian Human Rights Commission, ha segnalato il caso di Afaqi all’Osservatore speciale Onu sulla libertà di espressione, chiedendo il suo intervento. (R.P.)

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    Indonesia: i fedeli protestano per la chiusura del cantiere di una nuova chiesa a Padang

    ◊   I fedeli della diocesi di Padang, nell’isola indonesiana di Sumatra, difendono il loro diritto di edificare una chiesa nella città di Pasir Pangarya. Le autorità locali hanno infatti deciso di revocare i permessi di costruzione per la nuova chiesa di Sant’Ignazio e intimato alla comunità cattolica di trasferire in un’altra area il luogo di culto. Anche se “il capo del distretto ci ha detto che i blocchi che impediscono l’accesso al sito di costruzione della chiesa non saranno tolti” ha riferito all'agenzia AsiaNews padre Kus Aliandu Pr, “il nostro vescovo, mons.Martinus Situmorang, non accetterà mai una proposta di risistemazione”. “Il luogo di costruzione e la sua proprietà apparterranno anche in futuro alla Chiesa”, avrebbe detto il presule a padre Aliandu Pr e la diocesi "non venderà mai la proprietà ad altri". Il 21 marzo scorso decine di dipendenti pubblici avevano bloccato i cantieri della chiesa, fra lo sgomento di operai e fedeli, che avevano prontamente mostrato i permessi in regola con le normative vigenti. Ora l’area è recintata con il filo spinato e la zona è posta sotto sequestro, mentre i fedeli denunciano la "palese violazione" della libertà religiosa e confermano la regolarità della documentazione raccolta per avviare i lavori. Le autorità locali rispondono che i terreni saranno destinati ad altra finalità, anche perché la comunità musulmana non è più disponibile ad accettare la presenza di un luogo di culto cristiano. La regolamentazione indonesiana per edificare nuove chiese prevede infatti il consenso di almeno 60 residenti musulmani. (M.R.)

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    Cristiani coreani pregheranno insieme nella Corea del Nord

    ◊   I leader delle chiese protestanti della Corea si sono accordati per celebrare insieme una funzione religiosa e una veglia di preghiera nella parte nord della penisola. L'incontro sarà celebrato nella cappella di un impianto industriale di Kaesong - la zona di cooperazione economica fra i due Paesi - il prossimo 12 giugno. Il reverendo Han Gie-yang, della chiesa unita di Corea, conferma l'incontro; ma molte fonti esprimono dei dubbi sulla reale identità (e sulla fede) dei cristiani del Nord. L'accordo è stato raggiunto a Shenyang, in Cina, e rientra in un piano di distensione dei rapporti fra Seoul e Pyongyang. Il regime stalinista vuole lanciare un razzo il 15 aprile - centenario della nascita del padre della patria Kim Il-sung - mentre Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone vorrebbero a tutti i costi evitarlo. Il nuovo dittatore Kim Jong-un ha approvato una moratoria sul programma nucleare per far riprendere l'invio di aiuti umanitari nel proprio Paese, ma non sembra intenzionato a lasciar perdere il lancio del razzo. Nell'ultimo anno, la Corea del Nord ha aperto le proprie porte a diverse delegazioni religiose. I buddisti del Sud si sono recati due volte in pellegrinaggio nel regime, mentre un gruppo cristiano interconfessionale - guidato dall'arcivescovo cattolico di Gwangju - ha visitato Pyongyang a novembre. La presenza di veri cristiani nel Paese rimane però dubbia: nonostante vi siano due chiese nella capitale del Nord, molti ritengono che esse (così come i "fedeli" che le frequentano) siano solo uno specchio per le allodole straniere che si recano in visita. (R.P.)

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    Taiwan: la Chiesa invita ad una maggiore attenzione verso i giovani

    ◊   Una “Giornata dell’impegno verso i giovani cattolici” sarà celebrata dalla Chiesa di Taiwan in occasione della Giornata della Gioventù di domani, Domenica delle Palme. A riguardo mons. Thomas Chung, vescovo di Kiayi e responsabile dei giovani per la Conferenza episcopale regionale di Taiwan, ha scritto una lettera aperta dove ripercorre l’impegno nella pastorale giovanile, dalla Gmg di Madrid alla conferenza di quattro giorni della Commissione per l’Evangelizzazione di Taiwan, dedicata ai giovani quali testimoni di Cristo. Riferisce l’agenzia Fides che nella lettera il vescovo ha spiegato l’uso dei fondi raccolti per la giornata di domani, che finanzieranno non solo il lavoro ordinario della pastorale giovanile, ma anche la formazione cristiana dei giovani e la pubblicazione e promozione del catechismo dei giovani “Youcat”. La Commissione per l’Evangelizzazione ha in programma per quest’anno numerose iniziative pastorali: il ritiro spirituale mensile dei sacerdoti diocesani sui temi della pastorale giovanile, la Giornata della Gioventù di Taiwan, la formazione permanente dei giovani, il IV° Convegno Giovanile, la Giornata Mondiale della Gioventù ed il III° Congresso dei giovani operatori pastorali dell’Asia orientale. (M.R.)

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    Congresso Acli: aumenta povertà e disoccupazione in Sicilia

    ◊   La percentuale di famiglie siciliane che giudicano le risorse economiche a loro disposizione ormai scarse o insufficienti sono aumentate: nel 1993 lo pensavano poco più del 49%, adesso è il 56,8%. Lo dicono i dati delle Acli nazionali, elaborati in questi giorni. “Rigenerare comunità per ricostruire il Paese” è il tema del 24.mo Congresso nazionale delle Acli che si è svolto oggi a Palermo, nel corso del quale è stato diffuso il dossier statistico relativo alla Sicilia che attinge anche a dati Istat e della Banca d’Italia. Nel 2010, nell’isola, un giovane su tre non ha lavorato. Il 38% dei giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni non lavora né studia e questa tendenza tende ad essere più marcata tra coloro che hanno bassi livelli di istruzione. In Italia, secondo il dossier, le persone scoraggiate che non trovano più un’occupazione, ma sono disponibili a lavorare, sono un milione e trecentomila: di questi, il 65% è residente nel Sud. Le più scoraggiate sono le donne giovani delle regioni del Sud: il tasso di attività delle donne tra i 25 e i 34 anni nella graduatoria regionale, infatti, trova la Sicilia al penultimo posto con il 42,6%. Di “politica come dovere civico e come servizio per il bene comune”, ha parlato il presidente regionale delle Acli, Santino Scirè: “Quella che vogliamo fare – ha detto Scirè - è la politica come passione civile come la definiva La Pira o come don Sturzo, che la concepiva come servizio a vantaggio del cittadino e non come strumento per conquistare benefici privati. La Chiesa non ha esitato nel definire l’azione politica come una forma di carità, una vocazione nel senso pieno della parola”. Al Congresso è intervenuto il cardinale di Palermo Paolo Romeo: “Il cattolico deve pensare che è un costruttore del Regno di Dio in mezzo agli uomini. Dobbiamo cercare di far risplendere la luce di Cristo senza imporla – ha dichiarato ai cronisti l’arcivescovo del capoluogo siciliano - ma dobbiamo farla risplendere in modo chiaro nelle nostre vite mentre purtroppo, a volte, ci limitiamo ad affermare principi ma poi nella propria vita si transige molto. Dobbiamo aiutarci come cattolici all’autenticità della fede, alla chiarezza della nostra testimonianza e soprattutto ad essere operatori di pace di un mondo migliore”. Sulle prossime elezioni amministrative che si terranno a Palermo, il cardinale Romeo ha aggiunto: “La città e la nostra isola, ha bisogno di rivitalizzarsi nel suo tessuto sociale. Abbiamo bisogno di chiarezza di programmi, di concretezza, di piedi per terra: dobbiamo sapere come sognare a lungo termine la città, ma dobbiamo anche sapere cosa si può fare nei prossimi cinque anni”. Per il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, “il nostro Paese sta vivendo una fase drammatica. Chiediamo alle Istituzioni di farsi carico di questa situazione. In vista delle elezioni politiche dell’anno prossimo, l’appello che facciamo è che non ci si concentri solo sulle questioni relative alle modalità di riorganizzazione dei partiti, ma si pensi ai contenuti e a quali strategie di medio e lungo periodo si hanno in testa, perché una politica che è solo tattica oggi non sarebbe più sufficiente rispetto ai bisogni del Paese”. “Il primo suggerimento – aggiunge Olivero – è quello di un piano straordinario per l’occupazione giovanile: la riforma del mercato del lavoro può portare a maggiore equità, speriamo, ma non certo a una maggiore occupazione. Bisogna dare sgravi alle imprese che assumono giovani, bisogna mettere i giovani nelle condizioni di accedere al credito e avere formazione professionale. Il favorire la flessibilità in uscita poi, è a parer nostro, in questo momento in Italia, una follia. Dobbiamo incentivare quelle imprese che assumono persone over 50, accompagnando questi processi con percorsi formativi continui, non solo nel momento di crisi, perché la persona a quel punto è debole e non è più predisposta a mettersi in formazione”. (Da Palermo, Alessandra Zaffiro)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 91

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.