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Sommario del 26/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Memoria dei Santi Gioacchino e Anna. Il Papa: i "nonni" di Gesù esempio di unità e amore fra le generazioni
  • Il cardinale Comastri: le famiglie cristiane siano testimoni del mistero di Dio che è amore
  • Centrafrica: il cardinale Filoni esorta ad un rinnovamento della vita consacrata
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Aleppo, esercito pronto all'offensiva finale. L'Acnur: è emergenza profughi
  • Testimonianze di pace dalla Siria: l'esperienza di una suora carmelitana
  • Scontri etnici nell’Assam. Il vescovo di Bongaigaon: la terra, causa del conflitto
  • Nord Kivu: avanzano i ribelli. Padre Balleis: “Le risorse minerarie alimentano la guerra"
  • Ghana. Mons. Palmer-Buckle ricorda il presidente scomparso: è stato un uomo di fede
  • Il governo scozzese: sì a legge sui matrimoni gay. Intervista con l'arcivescovo di Glasgow
  • Le organizzazioni italiane contro l’abolizione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia
  • Domani l'apertura ufficiale delle Olimpiadi di Londra
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: i vescovi cattolici chiedono all'Occidente di sostenere il dialogo
  • Ban Ki-moon a Srebrenica: impediamo altri crimini contro umanità
  • Draghi: “Euro irreversibile e più forte di quanto si pensi”. Immediata discesa dello spread
  • Sahel. Appello Caritas internationalis: più aiuti per 18 milioni di persone affamate
  • Mali: allarme per denutrizione infantile e bambini soldato
  • India: messaggio dei vescovi per l’elezione del nuovo presidente Mukherjee
  • Nel Karnataka ancora violenze anticristiane. Appello al nuovo presidente
  • Polonia: soddisfazione dei vescovi per la bocciatura di una proposta di legge sulle unioni civili
  • Cambogia: epidemia di febbre aftosa, da aprile morti 54 bambini
  • Thailandia: missione dei Francescani fra i malati di Aids
  • Cina: consacrato il Santuario mariano della diocesi di Wei Nan
  • Usa: prossima canonizzazione della Beata Tekakwitha al convegno dei nativi cattolici
  • Honduras: finito lo sciopero delle infermiere durato 29 giorni
  • Bolivia: si dell'Osa al referendum voluto dagli indigeni sul parco Tipnis
  • India: prima applicazione per leggere la Bibbia in hindi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Memoria dei Santi Gioacchino e Anna. Il Papa: i "nonni" di Gesù esempio di unità e amore fra le generazioni

    ◊   Sono i genitori della Vergine, Gioacchino e Anna, i Santi che oggi la Chiesa universale ricorda e celebra. Negli anni scorsi, in occasione di questa ricorrenza o di alcune udienze dedicate al tema della famiglia, Benedetto XVI si è soffermato volentieri a considerare l’“altro” ruolo rivestito da Gioacchino e Anna: quello di “nonni” di Gesù. Un tema al quale il Papa ha sempre unito la riflessione sul modo in cui le famiglie contemporanee vivono la presenza dei nonni all’interno del proprio nucleo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La domanda non sarà originale, ma anche al cristiano più distratto sarà capitato almeno una volta di chiedersi pensando ai Santi Gioacchino e Anna: cosa avrà voluto dire essere il papà e la mamma di Maria e il nonno e la nonna di Gesù? Tra le tante, certamente è possibile ricavare una certezza: l’amore che univa i componenti di quella specialissima casa è un’icona cui guardare per capire cosa sia la bellezza dei legami familiari in un tempo in cui – ha affermato qualche anno fa il Papa – “relativismo dilagante” e “nuovi modelli di famiglia” “hanno indebolito” i valori fondamentali di quello tradizionale e reso quindi più fragile il ruolo dei nonni:

    “Oggi, l’evoluzione economica e sociale ha portato profonde trasformazioni nella vita delle famiglie. Gli anziani, tra cui molti nonni, si sono trovati in una sorta di 'zona di parcheggio': alcuni si accorgono di essere un peso in famiglia e preferiscono vivere soli o in case di riposo, con tutte le conseguenze che queste scelte comportano”. (Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 5 aprile 2008)

    Una denuncia, quella di Benedetto XVI, che non ha perso niente di attualità, anzi. L’emarginazione per gli anziani è una storia vecchia che diventa nuova cronaca ogni anno, specie d’estate. E dunque, richiede qualcuno che non lo dimentichi ed esiga il rispetto per chi non ha più molte forze per chiederlo da sé, talvolta neanche ai propri parenti:

    “Ritornino i nonni ad essere presenza viva nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Per quanto riguarda la famiglia, i nonni continuino ad essere testimoni di unità, di valori fondati sulla fedeltà ad un unico amore che genera la fede e la gioia di vivere”. (Discorso alla plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, 5 aprile 2008)

    Ma c’è ancora un aspetto, osserva il Papa, che la festa dei Santi Gioacchino e Anna pone sotto i riflettori:

    “Questa ricorrenza fa pensare al tema dell’educazione, che ha un posto tanto importante nella pastorale della Chiesa. In particolare, ci invita a pregare per i nonni, che nella famiglia sono i depositari e spesso i testimoni dei valori fondamentali della vita. Il compito educativo dei nonni è sempre molto importante, e ancora di più lo diventa quando, per diverse ragioni, i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli, nell’età della crescita. Affido alla protezione di Sant’Anna e San Gioacchino tutti i nonni del mondo, indirizzando ad essi una speciale benedizione”. (Angelus, 26 luglio 2009)

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    Il cardinale Comastri: le famiglie cristiane siano testimoni del mistero di Dio che è amore

    ◊   Nella ricorrenza dei Santi Gioacchino ed Anna, il cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano, ha celebrato stamani la Santa Messa nella Parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Nel pomeriggio, alle 18.00, sarà invece il cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato, a presiedere la celebrazione eucaristica. Sulla figura dei genitori di Maria, ascoltiamo la riflessione del cardinale Comastri, al microfono di Isabella Piro:

    R. - I Vangeli sono molto sobri. Non si parla affatto dei genitori di Maria. Come possiamo sapere qualcosa riguardo i genitori di Maria? Guardando la figlia, guardando Maria, possiamo intuire qual era lo stile di vita di Gioacchino ed Anna. Partiamo dal "Sì" dell’Annunciazione: come ha fatto Maria a fidarsi ciecamente di Dio? Vuol dire che in casa, era stata abituata a mettere Dio al primo posto. Il "Sì" dell’Annunciazione si spiega soltanto come frutto di un clima di fede vissuto in famiglia, quindi trasmesso da Gioacchino ed Anna. Non solo; il Magnificat è un intarsio di citazioni bibliche e Maria rivela una grande conoscenza della Scrittura, eppure era giovanissima. Sicuramente in casa, Maria aveva appreso dalla viva voce dei suoi genitori Gioacchino ed Anna, i riferimenti biblici che poi diventeranno il tessuto del Magnificat; e questo è bellissimo per noi. È quasi commovente sapere che in queste parole di Maria c’è il clima di fede respirato in casa nella testimonianza dei suoi genitori.

    D. - Nell’ambito della celebrazione odierna, anche una preghiera a tutte le mamme. Perché questa scelta?

    R. - Perché oggi è necessario ed urgente riscoprire l’importanza educativa della madre. Clémenceau, grande statista francese, neanche fervente credente, un giorno esclamò: “I popoli si formano sulle ginocchia delle madri”. Questo vale per quanto riguarda la formazione umana, ma ancora di più per quanto riguarda la formazione di fede. Pensiamo a Papa Giovanni XXIII: il primo ricordo della sua infanzia, era un ricordo mariano trasmesso dalla mamma, che accompagnando i figli ad un vicino santuario dedicato alla Madonna, al piccolo Angelino Roncalli, indicò con il dito: “Vedi la Madonna? È la tua mamma”. Che potere educativo ha la madre! Ecco perché vogliamo pregare: perché le madri riscoprano la loro grande e insostituibile missione.

    D. - Qual è il significato della festa di Sant’Anna, in particolare in Vaticano?

    R. - Ha un particolare significato, perché in Vaticano lavorano tante famiglie e in un contesto sociale di forte smarrimento del senso della famiglia, queste hanno il compito, bello, di essere una lampada che illumina il volto della famiglia. Forse verrà un tempo in cui molti prenderanno il lembo del mantello di noi cristiani e ci diranno:”Diteci qual è il segreto della famiglia, perché non lo conosciamo più. Diteci qual è la missione della famiglia, perché non la capiamo più”. Ecco allora, l’importanza delle famiglie che vivono qui: essere uno specchio fedele della bellezza della famiglia, nella quale si rispecchia il mistero stesso di Dio che è amore. E la famiglia è il santuario dell’amore.

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    Centrafrica: il cardinale Filoni esorta ad un rinnovamento della vita consacrata

    ◊   La gratitudine per il contributo all’opera evangelizzatrice della Chiesa nella pastorale parrocchiale, soprattutto nella catechesi, nel mondo della sanità e dell'istruzione scolastica, è stata espressa dal cardinale Fernando Filoni, Prefetto del Dicastero Missionario, ai Superiori maggiori, ai religiosi e alle religiose della Repubblica Centrafricana, che ha incontrato ieri, ultimo giorno della sua visita pastorale nel Paese africano, nella parrocchia Saint Sauveur, a Bangui. “Attraverso questa presenza attiva, voi apportate un aiuto prezioso e necessario all'attività missionaria della Chiesa e manifestate l'intima natura della vocazione cristiana – ha detto il porporato -. Voglio con voi rendere grazie a Dio per la nascita della vita consacrata su questa terra centrafricana. Iniziata nel 1894, l'evangelizzazione dell’allora Oubangui-Chari ha visto, 55 anni dopo, la nascita delle prime vocazioni femminili locali. E da allora, questa fioritura non è mai appassita, anzi, continua a sbocciare”. Nel suo discorso - riferisce l'agenzia Fides - il cardinale Filoni ha sottolineato che “in un mondo in continua trasformazione e caratterizzato da molte contraddizioni, dove la tendenza è quella di escludere Dio dalle scelte fondamentali, anche per i religiosi e le religiose è molto facile perdere la propria identità”, per questo “è imperativo per le persone consacrate tornare alla fonte, vale a dire a Cristo, per ripartire da Lui e spingersi al largo. I mali attuali della nostra società non possono essere vinti se non dalla riscoperta dei valori evangelici di povertà, castità e servizio. E voi siete chiamati ad esserne modelli. Vi esorto dunque a rinnovare il dono di Dio in voi”.

    L’urgenza di un profondo rinnovamento della vita consacrata nella Repubblica Centrafricana, al fine di “far risplendere questa Chiesa-Famiglia di Dio della luce di Cristo”, è stata ribadita dal Prefetto del Dicastero Missionario, che si è a lungo soffermato sull’importanza dei consigli evangelici. “L'osservanza dei consigli evangelici richiede un grande spirito di sacrificio a causa delle difficoltà che comporta. Non può essere vissuta se non nella preghiera e nella penitenza” ha affermato il cardinale, che ha proseguito: “Ricordate che la migliore testimonianza che potete rendere alla vita consacrata, è la vostra fraternità e la vostra vita di comunione. Le vostre comunità religiose siano davvero comunità autenticamente cristiane, dove c'è amore, gioia, condivisione, perdono e riconciliazione. La vostra comunione può e deve mostrare che oggi in Centrafrica e in Africa, coloro che seguono Gesù Cristo trovano in lui il segreto della gioia di vivere insieme: l'amore reciproco e la comunione fraterna”. Il rinnovamento della vita consacrata in Centrafrica passa attraverso un serio discernimento vocazionale, una adeguata formazione umana su cui poggia la formazione religiosa e spirituale dei consacrati, e un sostegno permanente alla vita religiosa. Il porporato si è anche soffermato sulla necessità di avere formatori competenti e dotati di buone qualità, sull’importanza dello studio e sull’impegno apostolico che deve essere sempre vissuto in profonda comunione con la Chiesa locale ed il suo primo responsabile, il vescovo. “Sono convinto che, nonostante alcune zone d'ombra, la vita consacrata in Centrafrica abbia in realtà molte più luci, che ci portano a sperare in un avvenire migliore” ha concluso il cardinale Filoni. (R.P.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Se si rinuncia al brivido della fedeltà: in prima pagina, su giovani e il matrimonio un editoriale di Cristian Martini Grimaldi dal titolo "L'attimo sfuggente".

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il tentativo di mediazione russa nel conflitto siriano.

    Se Gesù diventa un caso: in cultura, stralci del libro in uscita "Ampliare l'orizzonte della ragione. Per una lettura di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI" dell'arcivescovo Gerhard Ludwig Muller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Un articolo di Roberto Cutaia dal titolo "Come Filippide davanti al mondo": alla vigilia di Londra 2012 Stefano Baldini racconta le emozioni della maratona; con un articolo de "L'Osservatore Romano" (7-8 aprile 1896) sulle prime Olimpiadi moderne e brevi stralci dalla prefazione al volume "Pio X, le Olimpiadi e lo Sport" di Antonella Stelitano, Quirtino Bortolato e Alejandro Mario Dieguez.

    Il notaio che servì la memoria di Paolo VI: ricordo di Giuseppe Camadini

    Affascinati dal genio di una mente inquieta: Antonio Paolucci sul libro di Renzo Villa e Giovanni C.F. Villa "Lorenzo Lotto", che distilla tutto il lavoro filologico e critico sull'artista.

    Omaggio al "don Bosco dell'Argentina": convegno per ricordare la figura e l'opera del sacerdote e studioso salesiano Cayetano Bruno.

    Per una stagione di tolleranza: nell'informazione religiosa, il Consiglio d'Europa sui pregiudizi anti-musulmani.

    Chi ascolta un anziano consulta un oracolo: nell'informazione vaticana, un articolo del prelato nigeriano Fortunatus Nwachukwu (anticipato dalla rivista trimestrale plurilingue del Pontificio Consiglio della Cultura).

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Aleppo, esercito pronto all'offensiva finale. L'Acnur: è emergenza profughi

    ◊   In Siria si stringe il cerchio intorno alla città di Aleppo, polo economico del Paese. L’esercito ha ammassato le truppe nella zona e sarebbe imminente la battaglia finale dopo giorni di combattimenti con i ribelli. Intanto il governo ha ammesso le diserzioni di tre diplomatici siriani all’estero. A preoccupare è però l’emergenza umanitaria, migliaia le perone in fuga. Al microfono di Benedetta Capelli, Laura Boldrini, portavoce dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati, fa il punto della situazione:

    R. – E’ difficile avere una fotografia precisa di quanti siriani siano fuggiti dal loro Paese e questo perché non tutti si registrano con l’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Le stime che noi abbiamo, quindi, non comprendono tutte le persone in fuga. A noi risulta che siano circa 150 mila le persone fuori dalla Siria, ma a questi vanno ad aggiungersi un milione e mezzo di sfollati interni, le persone cioè costrette a lasciare le proprie case, ma che non hanno attraversato la frontiera: si sono quindi spostati da una città all’altra all’interno della Siria.

    D. – Giordania, Libano, Iraq e Turchia sono i Paesi che stanno accogliendo i profughi e, tra l’altro, nei giorni scorsi la Turchia ha chiuso le frontiere ma ha aperto dei corridoi per i profughi. E’ un segnale, anche questo, importante e di sensibilità…

    R. – A oggi dobbiamo dire sì e noi siamo molto grati ai Paesi confinanti perché hanno tutti tenuto le frontiere aperte. Per quanto riguarda la Turchia, abbiamo avuto ampie rassicurazioni che si tratta di una chiusura per i mezzi commerciali. Devo inoltre ricordare che c’è una situazione ancora più critica, quella che riguarda i rifugiati iracheni che vivevano in Siria. Oggi, gli stessi iracheni stanno ritornando nel loro Paese di origine, ne sono già rientrati almeno 10 mila. A Damasco, poi, c’è ora una situazione in cui anche civili fuggiti da altre città – tipo Homs – e approdati nella capitale, dopo i bombardamenti sono dovuti scappare di nuovo. Ci sono decine di scuole che sono state allestite come dormitori, così come nei parchi pubblici sono stati messi degli alloggi di fortuna. In Turchia, invece, l’accoglienza è più nei campi: ce ne sono oltre 10 allestiti dalle attività turche. La situazione è quindi più gestita a livello centrale, ma in altri Paesi – come la Giordania, il Libano – è tutto molto più diffuso e sulle spalle anche dei privati, degli amici e dei parenti di queste persone.

    D. – Nei giorni scorsi, l’Unione Europea ha stanziato 20 milioni di euro per i profughi siriani: ma quali sono i bisogni e soprattutto come è possibile aiutare?

    R. – Dobbiamo dire che siamo preoccupati anche per la situazione economica e finanziaria: all’appello che abbiamo fatto di 192 milioni di dollari, solo il 26 per cento dei fondi sono stati stanziati. Una cifra veramente bassissima, che non consente di mantenere neanche il livello di assistenza che in certi casi è totale: dai viveri all’alloggio, all’acqua, alle cure mediche. In alcuni casi, c’è solo l’assistenza umanitaria fornita dalle agenzie internazionali: se manca questo per la gente è difficile farcela. Quello che stupisce è che, data la gravità della situazione e il fatto che non si trovi una via per sbloccarla – e va sbloccata a livello politico – neanche a livello umanitario c’è una risposta capace di sopperire almeno ai bisogni primari.

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    Testimonianze di pace dalla Siria: l'esperienza di una suora carmelitana

    ◊   Mentre in Siria divampa la guerra c'è chi non si scoraggia e continua ad operare per la pace, come suor Agnes-Mariam de la Croix, carmelitana e superiora del monastero di Deir Mar Yocoub di Qara, nel governatorato di Homs. La religiosa è sostenitrice dell’iniziativa "Mussalaha" per la "Riconciliazione" che opera partendo dal basso della società siriana. Al microfono di Salvatore Sabatino suor Agnes-Mariam racconta un’altra iniziativa interreligiosa, di sostegno ai musulmani, promossa proprio nel suo monastero in occasione del Ramadan:

    R. – Malgré la détresse e la pénurie c’est magnifique…
    Nonostante l’afflizione e la povertà, è molto bello perché ai nostri fratelli musulmani che stanno celebrando il Ramadan cerchiamo di fornire tutto il necessario perché si sentano a casa propria e in compenso loro stessi ci hanno chiesto di condividere le nostre preghiere. Questo fa sì che nelle nostre celebrazioni liturgiche ci sia un posto riservato ai nostri fratelli sunniti che sono rifugiati nel nostro monastero, che pregano con noi, che piangono con noi, e che supplicano il cielo di far arrivare la Siria a un porto di pace.

    D. - Voi lavorate per creare riconciliazione in Siria. C’è ancora la possibilità di dialogare tra opposizione e governo in questo momento?

    R. – En Syrie actuellement pointe de plus en plus…
    In Siria attualmente, si manifesta sempre più un’immensa e magnifica speranza che è la speranza della riconciliazione nazionale tra le diverse fazioni. L’iniziativa nazionale è partita dalla base: infatti, essa non appartiene né al regime, né all’opposizione ma è la maggioranza silenziosa che si ritrova a parlare e a dialogare per condividere punti di vista, e soprattutto per mettere in piedi nuove dinamiche che possano far fronte ad una situazione assolutamente tragica. Per esempio, a Homs c’è un’iniziativa che ha reso possibile l’evacuazione della maggior parte delle persone che erano trattenute sia nella zona sciita, sia nella zona cristiana, sicuramente con l’accordo dell’opposizione armata che ha accettato un negoziato. Pensiamo che spetti al popolo siriano, soprattutto alla sua maggioranza silenziosa, di far ritornare gli uni verso gli altri, nella libertà, e di trovare un nuovo consenso, un nuovo patto sociale che possa fare uscire questo grande Paese da questa grande prova verso un domani migliore, tanto a livello di sicurezza quanto soprattutto a livello della vita civile.

    D. – Dunque, il potere del dialogo può far terminare le violenze. Come si immagina il futuro della Siria?

    R. – Nous croyons en la Résurrection, nous croyons dans le Christ Sauveur…
    Noi crediamo nella Risurrezione, crediamo nel Cristo Salvatore, sappiamo che lo Spirito di Cristo ha confini che non sono i nostri, cha vanno al di là dei nostri muri, vanno al di là delle nostre convinzioni: per questo noi lo vediamo all’opera tra tutti gli strati della popolazione civile che, per esempio, è assolutamente solidale. Posso fare tanti esempi. Ne cito uno soltanto: ci sono famiglie legate all’opposizione che sono state accolte e protette da famiglie legate al regime e viceversa. In tanti si stanno aiutando, al di là delle bandiere e questo accade in tutti i villaggi e in tutte le città della Siria. E’ questo il vero genio del popolo siriano: un popolo abituato da secoli a vivere insieme in un mosaico di differenze. Ma queste differenze non servono per creare barriere, ma al contrario creano ponti.

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    Scontri etnici nell’Assam. Il vescovo di Bongaigaon: la terra, causa del conflitto

    ◊   La situazione resta tesa nello Stato indiano dell’Assam, dove sono scoppiati in questi giorni scontri etnici tra la tribù dei Bodo e la comunità di immigrati musulmani. Decine le vittime, migliaia i civili che hanno lasciato le loro case. La Chiesa cattolica locale ha lanciato un accorato appello di pace. Emer McCarthy ne ha parlato con il vescovo di Bongaigaon, nell’Assam, mons. Thomas Pulloppillil:

    R. – The clashes happening here are between the Bodo tribal group, among whom …
    Gli scontri si stanno verificando tra la tribù dei Bodo, molti dei quali sono cattolici, e la comunità musulmana. Le agitazioni sono nate inizialmente con una guerra di parole, poi queste sono sfociate nella violenza fisica e alcune persone sono state uccise: prima sono stati assassinati quattro giovani della comunità dei Bodo, poi alcuni musulmani. Così, a partire dalle parole, la violenza ha preso il sopravvento su tutta la regione. Ufficialmente, i morti sono oltre 40 e più di 170 mila persone sono riparate nei campi profughi.

    D. – E’ il possesso della terra la causa del conflitto?

    R. – Yes, indeed. Basically, Bodo dominate the districts in the main area …
    E’ così. Sostanzialmente, i Bodo governano i distretti della zona principale in cui si svolgono i combattimenti. I musulmani sono arrivati negli ultimi anni e si sono insediati tra i Bodo. In questa zona, le case dei musulmani sono state fatte oggetto di violenza, mentre nelle zone dove i Bodo sono in minoranza, come nel distretto confinante, sono loro ad essere presi di mira, sono stati uccisi e hanno perso le proprietà.

    D. – La Chiesa cattolica ha lanciato un appello per la fine delle violenze …

    R. – Yes, we have issued an appeal to both the groups …
    Sì, abbiamo rivolto un appello alle due comunità, offrendo loro la nostra mediazione per facilitare il dialogo. Abbiamo intrapreso iniziative positive per mettere insieme esponenti dei due gruppi che hanno lo stesso desiderio di pace e stiamo lavorando alacremente per portare le persone ad intraprendere un dialogo pacifico e trovare così una soluzione che riporti la riconciliazione nelle due comunità, Bodo e musulmana.

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    Nord Kivu: avanzano i ribelli. Padre Balleis: “Le risorse minerarie alimentano la guerra"

    ◊   Sono ripresi in questi giorni nella regione congolese del Nord Kivu violenti scontri tra l’esercito regolare e i ribelli del movimento M23, come conferma anche la missione Onu nel Paese. L’M23 è un movimento formato dai fedelissimi dell’ex generale Ntaganda, ricercato dalla Corte penale Internazionale per crimini di guerra. Il servizio di Roberta Barbi:

    Ngungu, Bisoko, e poi Rwaza: i ribelli dell’M23 stanno conquistando, una dopo l’altra, le città del Nord Kivu, provincia orientale della Repubblica Democratica del Congo e ora puntano verso il capoluogo, Goma. Un concreta minaccia alla già fragile integrità della regione dei Grandi Laghi, come spiega al microfono di Christine Seuss, collega del programma tedesco della nostra emittente, padre Peter Balleis, direttore internazionale del Jesuit Refugee Service, appena tornato da un viaggo in quell’area:
    R. - It’s an old conflict, with new rebel groups…“È un vecchio conflitto, che ha nuovi leader e nuovi di gruppi ribelli; un vecchio conflitto che ha molto a che fare con il Rwanda. Prima e dopo gli anni Cinquanta la popolazione del Rwanda, composta da Hutu e Tutsi, si è insediata nel Nord Kivu, tra le montagne, insieme alla popolazione locale, ma ha continuato a mantenere le proprie tradizioni e la propria lingua.

    E proprio il Rwanda è accusato di finanziare con armi i ribelli in cambio di minerali il cui sottosuolo del Nord Kivu è ricchissimo, tanto che gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere gli aiuti al Paese:

    R. – The other damage are minerals…
    “L’altra questione sono i minerali: ogni gruppo ribelle alimenta la guerra e recupera armi ed armamenti controllando alcune zone minerarie e il minerale più prezioso è il coltan. Questa è la connessione: le risorse minerarie alimentano la guerra e la guerra è per il controllo dei minerali e delle risorse del Congo dell’Est. E’ un’area molto ricca”.

    I nuovi combattimenti hanno spinto migliaia di profughi a trovare rifugio nei vicini Uganda e Rwanda e si parla di circa duemila persone che, bloccate dall’avanzata dei ribelli, starebbero cercando di raggiungere Goma con mezzi di fortuna. Padre Balleis si sofferma ancora sulla situazione della popolazione:

    R. – What does it mean for the local population?
    “Che cosa significa questo per le popolazione locali? Ho parlato di circa 20mila rifugiati che sono arrivati in questa zona, molti dei quali Hutu, e si trovano a vivere in una condizione davvero miserabile. Alcuni campi non sono riconosciuti dalle Nazioni Unite e quindi nessun aiuto arriva a questi campi”.

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    Ghana. Mons. Palmer-Buckle ricorda il presidente scomparso: è stato un uomo di fede

    ◊   I vescovi del Ghana hanno voluto esprimere le loro più sentite condoglianze per la morte del presidente John Evans Atta Mills, deceduto all’improvviso il 24 luglio scorso. In un comunicato, i presuli si dicono “costernati e scioccati” e pregano Dio perché possa concedere “all’anima del nostro amato Presidente l’eterno riposo”, chiedendo anche a “tutti ghanesi di essere uniti e rimanere raccolti in questo momento estremamente difficile”. La guida del Ghana, ritenuto un bastione della democrazia in Africa, è stata ora assunta dal vicepresidente, John Dramani Mahama, che ieri ha giurato e che rimarrà in carica fino alle elezioni previste alla fine dell’anno. Debora Donnini ha intervistato l’arcivescovo di Accra, mons. Gabriel Charles Palmer-Buckle:

    R. – Certamente, è la prima volta che muore un presidente quando era in ufficio. Il Paese vive un momento di lutto molto forte. Abbiamo conosciuto questo presidente di persona: un uomo umile, un uomo che chiedeva sempre il nostro consiglio e anche, specialmente, la nostra preghiera e la nostra intercessione per lui affinché potesse dare al Paese una presidenza che piacesse al cuore di Dio. Era un uomo che aveva veramente il desiderio di fare quello che voleva Dio da lui. Era protestante, un cristiano di grande fede.

    D. – Cosa ha fatto per il Paese?

    R. – Ha continuato lo sviluppo avviato dal governo precedente. Tutti parlano di questo Paese che sta gradualmente prendendo una posizione per arrivare a essere quello che in inglese chiamiamo un “middle income country”, il che vuol dire che in questi tre-quattro anni ha continuato a far progredire il Paese. Ma credo che quello che lui abbia dato è la dedizione al suo lavoro. E’ un uomo che si è sacrificato tanto per il Paese. Un uomo che ha saputo anche navigare nelle varie crisi che ci sono state nel mondo, in Africa e nel Ghana: crisi economiche, crisi anche di valori, crisi di decisioni politiche.

    D. - Rispetto ad altri Paesi dell’Africa occidentale, il Ghana ha una situazione economica intermedia: dunque, è un Paese che rispetto ad altre nazioni vicine si trova in una situazione migliore?

    R. – Certamente. La qualità più forte di questo Paese è la stabilità politica, la pace e l’armonia tra le varie confessioni, le varie religioni, le varie tribù. Crediamo che in vent’anni di una democrazia abbastanza sviluppata, il Paese abbia saputo svilupparsi economicamente e socialmente. Si può dire che lui abbia lasciato a questo Paese il proseguimento di questa stabilità, questa pace e questo sviluppo sociale.

    D. - Voi che speranze avete per le elezioni presidenziali, alla fine di quest’anno, ora che non c’è più questo presidente, che tra l’altro si sarebbe ricandidato…

    D. – Certamente, si era già candidato. Ma dobbiamo dire che la politica va fatta dai vari partiti politici. Ci stiamo accingendo ad avere elezioni abbastanza in pace, in un’unità, in armonia. Come Paese, stiamo cercando di fare tutto quello che si può fare. Siamo già andati alle urne cinque volte e abbiamo avuto un’esperienza abbastanza valida. Noi vescovi siamo tutti molto fiduciosi che le elezioni si svolgeranno tranquillamente e che ne uscirà come presidente eletto – dopo aver pregato, chiedendo al Signore anche di consigliarci e di scegliere un presidente che gli starà a cuore – uno che darà a questo Paese pace, unità e sviluppo in senso democratico.

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    Il governo scozzese: sì a legge sui matrimoni gay. Intervista con l'arcivescovo di Glasgow

    ◊   La Scozia potrebbe diventare il primo Paese della Gran Bretagna a legalizzare i "matrimoni gay". Il vicepremier Sturgeon ha reso nota una proposta di legge che consentirà le nozze fra persone dello stesso sesso dal 2015. Anche il governo britannico aveva promesso di legalizzare le unioni fra gay nello stesso anno 2015, ma ha incontrato l'opposizione di alcuni membri del Partito conservatore attualmente al potere, nonostante il premier Cameron sia a favore. Quest’ultimo ha esortato la Chiesa di Inghilterra a riconoscere tali unioni promettendo di arrivare presto ad una legge. Dure critiche alla decisione del governo scozzese sono giunte dalla Chiesa di Scozia. Al microfono di Christopher Altieri il neoarcivescovo cattolico di Glasgow Philip Tartaglia:

    R. – There are challenges which, associated with our self-presentation to …
    Ci sono delle sfide che sono associate al nostro modo di porci alla classe politica, alla classe elitaria che ha adottato quasi interamente e acriticamente l’intero programma liberale. Questo ci pone nella condizione di dover costantemente riproporre una visione cristiana della dignità della persona umana, della famiglia, del progetto umano nel suo insieme. E non è facile. Non è compito facile da svolgere. E in questi giorni, tutto questo si sta cristallizzando intorno alla questione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, ed esprime tutta le difficoltà esistenti nei rapporti tra Chiesa e società.

    D. – La voce della Chiesa è stata ascoltata su questo tema? C’è spazio per un dialogo fondato sulla ragione?

    R. – Unfortunately, many of these subjects are highly emotive …
    Purtroppo, molti di questi argomenti rientrano in una sfera fortemente emotiva ed è difficile appellarsi alla razionalità. C’è molta impazienza, a volte il linguaggio utilizzato è fortemente strumentale e porta a chiudere il dialogo, piuttosto che ad aprirlo.

    D. – Quanto è importante che i fedeli si esprimano su questi temi dolenti come il matrimonio tra persone dello stesso sesso e il diritto alla vita che da sempre attirano fortemente l’attenzione dei media?

    R. – When the media want or is looking for a clear Christian voice on these ..
    Quando i media vogliono sentire l’opinione di una voce cristiana serena su questi argomenti, si rivolgono alla Chiesa cattolica. Questo significa che la gente – in generale – è riconoscente per il contributo offerto dalla voce dei cattolici, anche se sono timorosi di riconoscerlo. E sanno bene che se non siamo noi a parlare di queste cose, nessuno lo farà. Quindi, anche se non abbiamo catturato l’attenzione dell’opinione pubblica, penso che la nostra voce sia profetica e bene accetta da molte persone, anche se non dalle classi elitarie.

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    Le organizzazioni italiane contro l’abolizione dell’Osservatorio nazionale per l’infanzia

    ◊   L’Osservatorio nazionale per l’infanzia cade vittima dei tagli per il contenimento della spesa pubblica. Contro questa decisione, le organizzazioni impegnate sul fronte dei diritti dei minori hanno rivolto un appello a governo e parlamento italiano. Tra i promotori anche l’Unicef Italia, il cui direttore, Giacomo Guerrera, al microfono di Roberta Barbi spiega perché questo provvedimento è inopportuno:

    R. – In questo caso il taglio è proprio insignificante perché quest’Osservatorio costa appena ottomila euro l’anno e svolge un ruolo importantissimo: serve a monitorare qual è la situazione in Italia e quali sono gli interventi possibili. Quello che bisogna guardare con grande entusiasmo, in questo caso, è che i partecipanti all’Osservatorio sono tutti volontari. Questi ottomila euro sono determinati esclusivamente dai rimborsi spese.

    D. – Quali compiti ha l’Osservatorio?

    R. – Un compito essenziale, che è quello di verificare se tutti i soggetti, tutti coloro che hanno come compito tradurre in concreto le indicazioni contenute nella Convenzione di New York, la Convenzione internazionale sui Diritti dell’Infanzia, se effettivamente le realizzano. Non é un compito che si sovrappone a quello del Garante o a quello di altre istituzioni. È un compito fatto da esperti che nell’accertamento fanno un’analisi critica, sociologica, se effettivamente quanto viene prospettato ha possibilità concrete di realizzazione. È una consulenza offerta a tutti coloro che operano per l’infanzia, fatta da grandi professionisti.

    D. - L’Osservatorio ha anche un ruolo chiave nell’attuazione della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia dell’Onu e proprio le Nazioni Unite in una delle ultime comunicazioni all’Italia hanno raccomandato un rafforzamento dell’Osservatorio…

    R. – Certo è proprio così. È stata creata una struttura che è importante perché anche altre nazioni l’hanno individuata, ma noi l’abbiamo individuata in maniera originale, in maniera economicamente vantaggiosa, puntando esclusivamente sulla collaborazione e sul ritorno di immagine senza neanche spendere, però acquisendo una grossa consulenza sulle iniziative che vengono prospettate e soprattutto le scelte da effettuare a favore dell’infanzia. È un servizio che l’Osservatorio fa a tutte le istituzioni, non soltanto al governo.

    D. – Un’altra fonte di preoccupazione è l’eliminazione del Comitato interministeriale per i diritti umani che svolge un ruolo di interfaccia con le istituzioni internazionali. Cosa comporterebbe la sua soppressione?

    R. – È un comitato che proprio per questa sua natura interministeriale ha fatto un po’ la sintesi delle competenze dei diversi ministeri ed è un’interfaccia unica, in grado di poter operare in maniera concreta con tutte le istituzioni internazionali che si occupano di diritti umani. È un’occasione per potere lavorare insieme con rappresentanti che provengono da diverse istituzioni che poi hanno questo compito di collegamento a livello internazionale proprio per verificare il livello di applicazione della Convenzione sui Diritti umani, che è altrettanto importante come la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia.

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    Domani l'apertura ufficiale delle Olimpiadi di Londra

    ◊   Il calcio femminile ha di fatto aperto ieri sera le Olimpiadi di Londra – terza città nella storia ad ospitare i Giochi - ma sarà domani il giorno della cerimonia ufficiale. Città in fibrillazione e pronta ad accogliere i tanti appassionati di sport ed i campioni che sognano una medaglia olimpica. Ai nastri di partenza mancheranno 9 atleti trovati positivi al test antidoping. Il clima nella capitale britannica ce lo racconta Sagida Syed:

    Gli occhi del mondo sono puntati sulla cerimonia di apertura, quando Londra sfoggerà la trenta futuristiche strutture completate in largo anticipo e l’organizzazione studiata nei minimi particolari. La sicurezza, durante i 18 giorni di gare, sarà fornita da 40 mila tra poliziotti, militari e agenti segreti, diecimila videocamere a circuito chiuso, per non menzionare le cinque piattaforme per il lancio di missili terra-aria. Ai 10.490 atleti che prenderanno parte ai giochi, si aggiungeranno i milioni di telespettatori giunti da ogni angolo del pianeta. Il governo è riuscito a calmare tutte le categorie di lavoratori che avevano minacciato lo sciopero, tra cui i tassisti, gli addetti alle metropolitane e i dipendenti dell’Ufficio immigrazione. Il sindaco, Boris Johnson, non ha escluso attacchi terroristici, né azioni di squilibrati, ma ha aggiunto che la capitale inglese ha già dimostrato di essere in grado di ospitare con successo grandi eventi, come il recente Giubileo della Regina.

    Dunque domani l’inaugurazione della 30.ma Olimpiade moderna, ogni edizione è passata alla storia per qualche evento particolare, sportivo o extra sportivo. Quale sarà quello che caratterizzerà Londra 2012? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al noto giornalista sportivo, Giampaolo Ormezzano, che ha seguito nella sua carriera 24 edizioni dei Giochi, comprese quelle invernali:

    R. – Sarà la “Twitterizzazione” dei giochi, la “Blogghizzazione” dei giochi: l’invasione dell’Olimpiade da parte di questi congegni tremendi, che io non so neanche usare. Sarà un’Olimpiade violata, filmata, registrata, inquisita, frugata da questi nuovi strumenti di comunicazione. Invano i realizzatori hanno provato a vietarli, ma pare che questo sia il progresso e non ci sia niente da fare. Ma, attenzione, questa è anche un’Olimpiade dove la tecnologia provocherà il probabile superamento dei diritti televisivi, perché oramai con una telecamera nascosta possiamo filmare tutta l’Olimpiade e mandarla gratuitamente a chi sta dall’altra parte del mondo.

    D. – Tutto questo metterà in secondo piano l’aspetto agonistico, la prestazione dell’atleta…

    R. – Sì, assolutamente. Io ho una grande amica che va alle Olimpiadi, una persona stupenda, una “vecchia” signora: si chiama Josefa
    Idem, grande canoista. Josefa fa l’ottava Olimpiade, ha due figli...

    D. – La crisi economica - ormai si parla sempre di questo – influirà in qualche modo sui giochi?

    R. – E’ molto curioso che si vada a Londra in questo momento: nel 1908 Londra, che è la prima città ad ospitare i giochi per la terza volta, diede la scossa economica al mondo olimpico, dopo Atene ’96, Parigi e Saint Louis. Nel ’48 ci fu la scommessa alimentare e Londra riuscì a dar da mangiare a tutti gli atleti. Adesso c’è questa crisi, che però penso il mondo dello sport patisca in maniera molto limitata; io credo piuttosto alla crisi dello sport. L’Olimpiade oramai è troppo concorrenziata da altri eventi sportivi, nel senso della frequenza degli stessi. I campionati del mondo di atletica tolgono spazio all’Olimpiade, per non parlare dei campionati del mondo di calcio, che non hanno quasi mai lasciato spazio al torneo olimpico, riducendolo, per quanto riguarda il foot-ball ad una mera parata di dilettanti o quasi. E anche questa volta sarà così. Quindi l’Olimpiade di Londra patirà le solite cose: la mercificazione dello sport, il doping, la concorrenza degli altri grandi eventi.

    D. – Tra le tante Olimpiadi seguite, qual è un episodio che lei ama ricordare, al quale è particolarmente attaccato?

    R. – Roma 1960. Livio Berruti - mio compagno di scuola e amico fraterno - vince i 200 metri piani. Io riesco ad entrare nello stadio Olimpico, ci abbracciamo piangendo, poi lui tutto freddo mi dice: “Te l’avevo detto che avrei vinto almeno una medaglia“, quasi a rimproverarmi per il mio eccessivo entusiamo. Insieme poi, sulla mia auto scassata, siamo rientrati avventurosamente a Torino.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: i vescovi cattolici chiedono all'Occidente di sostenere il dialogo

    ◊   “L’Occidente, se vuole rendere un buon servizio alla popolazione siriana, sostenga e faccia pressioni per il dialogo fra le parti”: lo dice all’agenzia Fides mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo metropolita di Aleppo per i greco-cattolici, a conclusione di un breve vertice con gli altri vescovi cattolici, tenutosi oggi nel suo arcivescovado. L’assemblea ha deciso di convocare un nuovo incontro ecumenico, con tutti i vescovi e capi cristiani di tutte le confessioni (cattolici, ortodossi, protestanti), sabato prossimo 28 luglio. “Pregheremo insieme per la pace in Siria e affronteremo le questioni urgenti come la tutela dei cristiani e l’aiuto umanitario a tutta la popolazione che soffre”, spiega l’arcivescovo. “Ad Aleppo – racconta – la situazione è molto tesa, ma per i cristiani attualmente non vi sono problemi. Vi sono timori che la situazione possa peggiorare e che i militanti possano penetrare nei quartieri cristiani, ma finora non è accaduto”. L’arcivescovo esprime un auspicio: “L’Occidente faccia il massimo per promuovere il dialogo fra le parti, spinga le due parti verso la pace e non sostenga i gruppi armati, fra i quali vi sono i fondamentalisti. Non è fornendo armi che in Siria arriverà la democrazia. Chiediamo di sostenere il piano di Kofi Annan e fare il possibile perché si trovi una soluzione pacifica”. “Se l’Occidente prende seriamente la questione e aiuta il dialogo – prosegue mons. Jeanbart – questo sarà realmente un buon servizio al popolo siriano. Si deve riconoscere che la nazione è divisa nel sostegno alle due parti, e che nessuna ha la maggioranza assoluta: dunque la soluzione è il dialogo. Se ci sarà buona volontà e sostegno internazionale in questa direzione, la situazione potrà migliorare, perché la violenza non porta a nulla”. Il metropolita conclude: “Fra i cristiani siriani circola la paura di perdere quanto hanno ottenuto negli ultimi 70 anni: un cultura non confessionale, un pluralismo che è un bene molto prezioso. Vogliamo vivere nel nostro Paese, con pieni diritti e doveri. Abbiamo timore che, se verrà un governo fondamentalista o una teocrazia islamica, perderemo la libertà di testimoniare la nostra fede, la libertà religiosa e la libertà di espressione, indispensabile per essere cittadini di una nazione che garantisce i diritti di tutti”. (R.P.)

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    Ban Ki-moon a Srebrenica: impediamo altri crimini contro umanità

    ◊   In chiusura del suo viaggio nei Paesi dell’ex Jugoslavia, il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, si è recato stamane alle porte Srebrenica, in Bosnia, nel cimitero-memoriale di Potocari per rendere omaggio alle circa 8 mila vittime musulmane del massacro compiuto nel luglio 1995 dalle forze serbo-bosniache al comando del generale Ratko Mladic. Ban, accompagnato da Bakir Izetbegovic, esponente musulmano della presidenza tripartita bosniaca, ha deposto una corona di fiori davanti al monumento con i nomi delle migliaia di vittime. “A Srebrenica l'Onu non ha adempiuto alle proprie responsabilità - aveva denunciato ieri Ban Ki-moon nella sua tappa a Sarajevo - la comunità internazionale non ha impedito il genocidio, ma ha generato una nuova determinazione della comunità internazionale perché venga fatta giustizia, per insistere sulle responsabilità e sulla protezione dei civili: assieme ai Paesi membri facciamo di più per impedire i crimini''. Ban aveva quindi invitato i parlamentari bosniaci ad ascoltare la voce dei cittadini ed a impegnarsi in un vero dialogo con i propri vicini, ma anche a lottare contro la corruzione ''forse meno visibile o violenta della guerra ma che corrode la fede e la fiducia che esiste nella societa'''. Concludendo in Bosnia-Erzegovina la sua visita di una settimana in Slovenia, Croazia, Montenegro, Serbia, Kosovo e Macedonia, Ban Ki-moon ha sottolineato che ''i Paesi della regione balcanica condividono la lingua, la cultura e la storia” e perciò debbono “lavorare insieme per assicurare lavoro e investimenti, nonché la verità e la giustizia”. “L'Onu – ha assicurato - sarà vostro partner su questa strada'', precisando che le priorità della regione sono: l'integrazione in Europa, il lavoro e la prosperità economica. ''La regione nel suo insieme sta attraversando un processo di trasformazione e l'integrazione col resto del mondo - ha concluso Ban - promuoverà la riconciliazione, rafforzerà il rispetto della legge, i diritti umani e le istituzioni democratiche''. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Draghi: “Euro irreversibile e più forte di quanto si pensi”. Immediata discesa dello spread

    ◊   E’ bastato l’intervento di Mario Draghi per far scendere immediatamente lo spread. Il presidente della Banca Centrale Europea ha detto con forza oggi che "l'euro è irreversibile e la Bce è pronta a fare tutto il necessario per salvare la moneta unica" che è molto "più forte di quanto non le venga riconosciuto". "Nessun Paese" – ha sottolineato - uscirà dall'Eurozona. Dopo queste parole l'euro si è apprezzato sul dollaro e lo spread tra Buoni italiani e Bund tedeschi è sceso sotto i 480 punti. Ieri aveva toccato quota 545. Stesso calo per i buoni spagnoli. Tutte le principali Borse europee sono tornate in positivo. Intanto l'agenzia Moody's ha annunciato un possibile declassamento del rating di 17 banche tedesche. Negative le prospettive per la Confindustria, secondo la quale "lo scenario globale è ulteriormente peggiorato. In Italia – afferma - la diminuzione del Pil proseguirà". Non si prevede una ripresa economica prima dell'anno prossimo. Occupazione sempre in difficoltà. (S.C.)

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    Sahel. Appello Caritas internationalis: più aiuti per 18 milioni di persone affamate

    ◊   Appello della Caritas internationalis in aiuto delle popolazioni del Sahel, la regione africana, a sud del deserto del Sahara, dove 18 milioni di persone soffrono ogni giorno la fame. La situazione di siccità e desertificazione crescente è aggravata dallo scoppio di un’epidemia di colera. In un’intervista all’agenzia Aci Prensa, Ryan Worms, responsabile della comunicazione dell’organismo ecclesiale, ha spiegato che “la Caritas sta fornendo assistenza a 700 mila persone” in Burkina Faso, Camerun, Ciad, Gambia, Mauritania, Mali, Niger, Nigeria e Senegal. “Fino ad oggi, - ha riferito Worms - i cattolici hanno raccolto 11 milioni di dollari per aiutare la popolazione, ma serve molto di più”. Il portavoce della Caritas ha riferito che il lavoro dell’organizzazione è molto ben accolto dagli abitanti della regione”: in primo luogo viene dato da mangiare a chi ne ha più bisogno, ovvero ai bambini al di sotto dei 5 anni e alle loro madri. Un’altra campagna mira a distribuire delle sementi autoctone agli agricoltori locali, che non trovano i semi da piantare, specie adesso che sta arrivando la stagione delle piogge. Tra gli altri programmi sviluppati dalla Caritas c'è quello chiamato “cibo o denaro in cambio di lavoro”, cioè lavorare per ripristinare il suolo o i sistemi di irrigazione per raccogliere l’acqua piovana. In cambio di questo lavoro, la Caritas offre denaro ai lavoratori, se c’è cibo disponibile sui mercati locali o, se non c’e, offre direttamente il cibo. “La fase in cui ci troviamo adesso – ha proseguito Worms - è la distribuzione gratuita di cibo, perché i contadini che inizieranno a lavorare nei campi hanno bisogno di mangiare bene”, per avere la forza di coltivare la terra. Quando vediamo popolazioni come nella regione del Sahel, che soffrono tanto, non possiamo essere indifferenti e non essere presenti sul terreno”, ha concluso Worms. (R.G.)

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    Mali: allarme per denutrizione infantile e bambini soldato

    ◊   Insicurezza alimentare e instabilità politica, malattie, maltrattamenti e violenze fanno ormai parte da mesi della vita della popolazione di molti Paesi dell’Africa. Le divisioni culturali, religiose, etniche e i conflitti per il controllo hanno fatto di questo continente un luogo di violenti disordini. Il Mali - riferisce l'agenzia Fides - è uno di questi Paesi, dove la guerra continua a coinvolgere oltre 150 minori reclutati dai gruppi armati come soldati. Secondo le stime dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dal mese di marzo risultano arruolati oltre 175 non adulti tra 12 e 18 anni di età e 8 bambine hanno subito abusi sessuali da parte dei gruppi armati. Molti sono i piccoli che muoiono uccisi e altrettanti quelli che rimangono mutilati di braccia e gambe a causa degli esplosivi utilizzati. Il Mali non è ufficialmente governato da nessuno e la guerra ha contribuito a dividere ulteriormente il Paese portando conseguenze gravissime soprattutto per i bambini. Questa situazione favorisce inoltre il proliferare di malattie come il colera. Tanti minori non hanno da mangiare, 560 mila sono a rischio di denutrizione acuta e molti di loro rischiano la morte. (R.P.)

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    India: messaggio dei vescovi per l’elezione del nuovo presidente Mukherjee

    ◊   “Accogliamo con favore l’elezione di Pranab Mukherjee a 13.mo presidente dell’India e, come Chiesa cattolica del Paese, ci congratuliamo con lui e preghiamo per il suo mandato e per la nostra amata nazione”: sono le parole con cui il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana, ha salutato l’insediamento del nuovo capo dello Stato. Mukherjee, 76 anni ed esponente del partito del Congresso indiano, prima delle elezioni è stato ministro delle Finanze, e ha ricoperto diversi incarichi, come quello di ministro degli Esteri e di ministro della Difesa. Come capo dello Stato, succede a Pratibha Devisingh Patil, il primo presidente donna dall'indipendenza del Paese il cui insediamento era avvenuto nel 2007. “Il nuovo presidente – ha sottolineato il cardinale Gracias – ha notevoli capacità politiche ed un grande interesse per il bene della nazione”. Richiamando, quindi, una rinnovata cooperazione tra il governo e la Chiesa cattolica, il porporato ha assicurato a Mukherjee l’impegno dei vescovi nella costruzione dell’India, ricordando che “la Chiesa cattolica locale si è sempre interessata alla causa della povertà in tutto il Paese”. Dal suo canto, il nuovo capo di Stato ha promesso di “preservare, proteggere e tutelare la Costituzione”, ponendo come “missione nazionale” lotta contro la piaga della povertà e “l’umiliazione della fame”. Infine, largo ai giovani, per i quali Mukherjee auspica la creazione di “nuove opportunità”, affinché il Paese possa compiere “un balzo di qualità in avanti”. (I.P.)

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    Nel Karnataka ancora violenze anticristiane. Appello al nuovo presidente

    ◊   Salgono a 20 gli episodi di violenza contro i cristiani del Karnataka dall'inizio del 2012. Il copione, spiega Sajan George, del Global Council of Indian Christians (Gcic), è sempre uguale: "Attacchi sistematici contro la comunità cristiana; spudorate invasioni degli estremisti indù nella sacra intimità delle case; violenze fisiche e verbali contro una comunità inerme e inoffensiva". Secondo il presidente del Gcic, esse sono "gravi violazioni dei diritti di ogni cittadino indiano, e uno svilimento della dignità umana dei cristiani". Per fermare questi incidenti, il leader protestante ha lanciato un appello anche a Pranab Mukherjee, nuovo presidente dell'India, perché "protegga e difenda i diritti sanciti dalla nostra Costituzione". Nel discorso tenuto ieri per l'insediamento ufficiale, - riferisce l'agenzia AsiaNews - il neoeletto capo di Stato ha promesso di farsi garante e guardiano della Carta indiana. Gli ultimi due attacchi risalgono al 22 luglio scorso. Nel primo caso, le vittime sono sei famiglie della Gypsy Church, una Chiesa pentecostale del distretto di Gadag. Una ventina di attivisti del Sangh Parivar hanno fatto irruzione nella casa di un cristiano, dove si stava svolgendo un servizio di preghiera. I nazionalisti indù hanno pestato e insultato i presenti, accusandoli di praticare conversioni forzate. Tre fedeli sono stati feriti in modo grave e ricoverati all'ospedale locale. Intanto, gli indù hanno registrato una denuncia alla polizia di Gadag, dichiarando che i cristiani stavano praticando conversioni forzate. Due giorni dopo, attivisti del Bajrang Dal e del Vishwa Hindu Parishad (Vhp, affiliati del Sangh Parivar) hanno fatto pressioni alla polizia perché cacciasse via le sei famiglie. Gli agenti hanno arrestato 14 cristiani, per poi liberarli il mattino seguente. Tuttavia, la polizia continua ad indagare sulle famiglie. Il secondo incidente è accaduto nel villaggio di Muddebehal (distretto di Bijapur), contro la Salvation Evangelical Church del rev. Manjappa Byadagi. Guidati da un uomo di nome Ashok, attivisti del Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss) si sono introdotti nella chiesa, hanno picchiato i fedeli e distrutto le Bibbie. Dopo l'attacco, gli indù hanno pagato un uomo perché dichiarasse di essere stato costretto a convertirsi al cristianesimo. Registrata la falsa testimonianza in un video, gli attivisti hanno telefonato alla polizia di Muddebehal per denunciare i cristiani. A quel punto, l'ispettore Basavaraj Lamani ha arrestato il pastore Byadgi, sua moglie, il figlio piccolo e un fedele. Dopo una giornata di fermo, gli agenti hanno rilasciato i quattro cristiani, ma hanno intimato loro di interrompere qualunque servizio di preghiera. (R.P.)

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    Polonia: soddisfazione dei vescovi per la bocciatura di una proposta di legge sulle unioni civili

    ◊   I vescovi polacchi salutano con soddisfazione la bocciatura di un progetto di legge per introdurre un registro delle unioni civili, comprese quelle tra persone dello stesso sesso. La proposta, presentata dall’opposizione del partito anticlericale “Palikot” e dei social-democratici, è stata respinta martedì dai tre quarti dell’assemblea. Secondo la coalizione di governo liberal-conservatrice e l’opposizione conservatrice il testo sarebbe incostituzionale. La maggioranza dei deputati “hanno difeso la dignità del matrimonio e della famiglia”. Così ha commentato il voto ieri mons. Kazimierz Gorny, responsabile della Commissione per la famiglia della Conferenza episcopale in una lettera al presidente della Sejim la Camera bassa del Parlamento polacco. La questione peraltro è solo rinviata. Il Primo Ministro Donald Tusk ha infatti annunciato la presentazione a settembre di un progetto alternativo sulle unioni civili. Si tratta di un testo più restrittivo rispetto a quello presentato dalle sinistre e che, secondo i media locali, avrebbe maggiori possibilità di essere approvato dal Parlamento. Esso prevede il diritto all’eredità in caso di morte di uno dei due conviventi, ma esclude agevolazioni fiscali. Inoltre, impone l’obbligo degli alimenti in caso di separazione. Secondo un sondaggio i due terzi dei polacchi sono contrari alla registrazione civile delle coppie omosessuali, contro il 23% dei favorevoli. La maggioranza delle persone intervistate si è peraltro dichiarata favorevole al riconoscimento di alcuni diritti alle coppie di fatto, come quelli patrimoniali e il diritto di visita e di assistenza nel caso di malattia o ricovero dell'altro convivente. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Cambogia: epidemia di febbre aftosa, da aprile morti 54 bambini

    ◊   La rapida diffusione di un’epidemia di febbre aftosa umana in Cambogia ha provocato la morte di 54 bambini negli ultimi tre mesi. La malattia, chiamata anche esantema virale di mani, piedi e bocca, dovuta all’Enterovirus-71, ha colpito in particolare i minori appartenenti a famiglie povere e altamente denutriti, perciò più a rischio di contagio. La trasmissione del virus - riferisce l'agenzia Fides - avviene attraverso il contatto con la mucosa, la saliva o le feci di una persona infettata, così per cercare di limitare il propagarsi dell’epidemia sono state chiuse tutte le scuole e gli asili del Paese. Molti di più sarebbero i casi di contrazione della malattia in forma lieve, anche se è difficile fare un bilancio reale delle vittime a causa degli scarsi servizi sanitari. Il governo ha tuttavia iniziato a collaborare con l’Organizzazione Mondiale della Sanità per avere un monitoraggio più preciso della situazione. La denutrizione in Cambogia colpisce il 40% dei bambini, che rappresenta il tasso più alto tra i Paesi che compongono l’Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico. Inoltre il 28% dei minori di 5 anni è sottopeso e circa il 50% è anemico, fattori che incidono molto sul rischio di contrazione delle malattie. (A.C.)

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    Thailandia: missione dei Francescani fra i malati di Aids

    ◊   Nello Spirito del Poverello di Assisi – che all’inizio del suo cammino di conversione abbracciò un lebbroso, come raccontano i biografi – i francescani in Thailandia sono a servizio degli emarginati, di quanti sono considerati “rifiuti della società”: i malati di Aids. La missione dell’Ordine dei Frati Minori in Thailandia, dove i frati sono presenti da oltre 25 anni, si arricchisce ora di due nuovi missionari: lo svizzero fra Mauro Zannin e lo statunitense fra Jeffrey Haller, che il 20 maggio scorso hanno ricevuto il mandato missionario da fra Josè Rodriguez Carballo, Ministro Generale. Dopo mesi di preparazione e uno specifico corso di formazione tenutosi a Bruxelles, i due sono in procinto di partire per la missione in Oriente. Insieme con loro hanno ricevuto il mandato missionario altri tre frati: un brasiliano, un polacco ed un messicano, inviati per una esperienza di missione in Marocco. Fra' Mauro Zannin, interpellato dall’agenzia Fides, racconta. “Spero di poter dare qualcosa di me, della mia esperienza di vita, ma sono certo sarà un’esperienza di dare e ricevere. La missione è entrare in relazione con fratelli e sorelle di altre parti del mondo: conoscersi, vedere che possiamo vivere insieme in modo pacifico, come ci insegna il Vangelo”. Lo spirito del carisma francescano, spiega, è “portare una testimonianza del Vangelo, come ha fatto san Francesco, vivendo in mezzo alla gente in semplicità e umiltà, in mezzo ai poveri e agli emarginati”. I francescani hanno avviato, già all’inizio della loro missione, il servizio ai malati di Aids. “Negli anni ’80 – ricorda fra Mauro – la Chiesa locale diede ai frati un terreno a Lam Sai (nell’area di Bangkok), dove fu costruito un ospizio per malati di Aids. L'Aids allora era uno spettro, i malati sono i moderni lebbrosi perché espulsi dalla società, erano visti dalle famiglie come una maledizione, ancora oggi è difficile che vengano accettati. I frati si spendono per curarli e restituire loro la dignità di figli di Dio: è un servizio permanente ai più poveri fra i poveri. Altro punto essenziale – prosegue il missionario – è la formazione per impiantare stabilmente l’Ordine francescano in Thailandia, dove attualmente vi sono 8 frati missionari stranieri. Oggi vi sono parecchi giovani attratti dal carisma francescano”. Infine, nota “molto importante è il dialogo interreligioso con i buddisti, dato che la Thailandia è una nazione a larga maggioranza buddista”. (R.P.)

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    Cina: consacrato il Santuario mariano della diocesi di Wei Nan

    ◊   E’ stato recentemente consacrato il Santuario mariano e Giardino del Rosario della diocesi di Wei Nan, provincia di Shaan Xi. Alla solenne celebrazione hanno preso parte oltre 2mila fedeli che hanno visto realizzare il sogno di tutti i fedeli locali. Secondo quanto riferito all’agenzia Fides in una nota di Faith di He Bei, mons. Tong Chang Ping, vescovo ordinario diocesano, ha presieduto l’eucaristia, celebrato la consacrazione del santuario, seguito la processione mariana e ha impartito la benedizione del villaggio, coadiuvato da una trentina di sacerdoti giunti da Wei Nan e altre diocesi. Il parroco della parrocchia di Han Jia Hui, dedicata al Sacro Cuore Immacolata di Maria dove si trova il Santuario, ha sottolineato il significato profondo della costruzione e consacrazione del Santuario che “offre l’opportunità di rilanciare l’evangelizzazione e consolidare la fede”, soprattutto in vista dell’Anno della Fede. La diocesi di Wei Nan (in origine Tong Zhou) è prefettura apostolica dal 1935, gestita da sempre dai francescani italiani. Oggi conta più di 12 mila fedeli con 31 chiese e cappelle, trenta sacerdoti, e quaranta religiose della Congregazione di Sacro Cuore di Gesù. (R.P.)

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    Usa: prossima canonizzazione della Beata Tekakwitha al convegno dei nativi cattolici

    ◊   Quasi un migliaio di nativi cattolici americani si sono ritrovati nei giorni scorsi ad Albany, nello Stato di New York, per il loro 73° convegno annuale intitolato alla Beata Katheri (Caterina) Tekakwitha, che nel prossimo mese di ottobre diventerà la prima Santa “pellerossa”. Quattro giornate intense scandite da seminari, liturgie e pellegrinaggi in cui i partecipanti hanno potuto condividere la loro gioia e orgoglio per questo evento storico e parlare delle speranze che esso rappresenta per gli indiani d’America, una piccola comunità alle prese con problemi come povertà, emarginazione e crisi di identità. La canonizzazione rafforzerà la fede dei circa 600mila cattolici amerindi riavvicinando alla Chiesa chi se ne è allontanato. Ne è convinta la direttrice esecutiva dell’ufficio nazionale della Tekakwitha Conference, suor Kateri Mitchell, che all’agenzia Cns ha parlato di un crescente interesse per la figura della futura Santa. E sull’esemplarità della Beata Katheri si è soffermato mons. Robert Cunningham che, nell’omelia conclusiva del convegno, ha richiamato il significato del nome mohawk “Tekakwitha”: ossia “Colei che brancola per la sua strada”. “In un certo senso - ha detto il vescovo di Syracuse – esso vale anche per noi: a volte il Vangelo si scontra con l’indifferenza, incomprensioni e anche ostilità e noi ci muoviamo in modo impacciato, mentre cerchiamo di scegliere il luogo e il momento giusto per potere vivere pubblicamente la nostra fede”. Al convegno è intervenuto anche mons. Charles J. Chaput, arcivescovo di Philadelphia e attualmente unico presule cattolico nativo della Chiesa statunitense, che ha esortato i partecipanti a seguire l’esempio di Katheri e quindi a non avere timore di annunciare il Vangelo. Appartenente alla Nazione Mohawk (Lega Irochese), nata nel territorio dell’attuale Stato di New York nel 1656, Caterina Tekakwitha si convertì al cristianesimo a vent'anni ricevendo il battesimo nel 1676 vicino a Montreal, in Québec, dove morì ad appena 24 anni nel 1680. Venne beatificata da Giovanni Paolo II nel 1980. Le reliquie sono conservate presso la Missione San Francesco Saverio di Kahnawake, vicino a Montreal. La sua festa viene celebrata il 14 luglio ed è patrona dell'ecologia insieme a San Francesco d'Assisi. Santa giovane, è stata protagonista alla GMG di Toronto nel 2002. (L.Z.)

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    Honduras: finito lo sciopero delle infermiere durato 29 giorni

    ◊   Sono circa 2.600 le infermiere di Honduras che hanno cessato lo sciopero che per ben 29 giorni ha tenuto il Paese in ansia. La protesta nazionale delle infermiere si è conclusa dopo aver raggiunto un accordo con le autorità responsabili del Ministero della salute, secondo le notizie ufficiali diffuse dalle agenzie di stampa. Il vescovo ausiliare di San Pedro Sula (nel nord di Honduras), mons. Romulo Emiliani, che fungeva da mediatore tra le infermiere e le autorità del Ministero della Salute, ha detto ai giornalisti che con la firma dell’accordo "termina lo sciopero che aveva provocato sofferenze nel Paese". Alla base della protesta - riferisce l'agenzia Fides - c’era la creazione di 250 nuovi posti di infermiera e il pagamento di alcuni benefit, per un totale di circa 450 milioni di lempiras (poco oltre 23 milioni dollari). "Le trattative sono state contrassegnate da cortesia e sincerità ma anche da momenti difficile, e sono grato perché alla fine si è arrivato a un accordo", ha detto mons. Emiliani, che si è trasferito a Tegucigalpa da due settimane proprio per mediare nello scontro sindacale. L’accordo è stato raggiunto 2 giorni fa, ma la popolazione vive ancora nel disagio perché anche i medici locali hanno effettuato uno sciopero di 2 giorni e, più in generale, per le forti carenze del servizio sanitario nazionale. (R.P.)

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    Bolivia: si dell'Osa al referendum voluto dagli indigeni sul parco Tipnis

    ◊   “In generale, qualsiasi processo teso a rafforzare la democrazia e i processi di partecipazione è il benvenuto. La consultazione punta a garantire al democrazia, perciò la vediamo di buon occhio”. Parlando all’agenzia statale ‘Abi’, il rappresentante dell’Organizzazione degli Stati Americani (Osa) a La Paz, Eduardo Enrique Reina, ha dato la sua approvazione al referendum che il governo ha convocato sul controverso progetto di una strada che attraverserà il Territorio indigeno del Parco naturale Isiboro Sécure (Tipnis), situato tra i dipartimenti di Beni (nord) e Cochabamba (centro). Con la consultazione, l’esecutivo del primo presidente indigeno, Evo Morales, auspica di arginare il malcontento delle popolazioni native locali che da mesi protestano contro il progetto: a partire dal 29 luglio le 63 comunità indigene del Tipnis potranno esprimere il loro parere sulla strada che dovrebbe collegare la località di Villa Tunari a San Ignacio de Moxos, in Amazzonia; solo una parte della vasta rete autostradale concepita per unire gli oceani Atlantico e Pacifico tagliando in due l’Amazzonia. All’Osa - riporta l'agenzia Misna - la Paz ha chiesto di vigilare sulla consultazione per verificarne la regolarità, una possibilità che Reina non ha escluso: “Risponderemo in base alle normative dell’Osa e alle sue possibilità. Tutto dipende dalla ricezione dell’invito a partecipare come osservatori che attendiamo dal Tribunale supremo”. La pressione dei movimenti nativi, protagonisti di marce e massicce mobilitazioni anche di fronte al palazzo del governo nella capitale, ha costretto Morales a sospendere temporaneamente il progetto fino alla realizzazione del referendum. (R.P.)

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    India: prima applicazione per leggere la Bibbia in hindi

    ◊   La prima applicazione per leggere la Bibbia cattolica in Hindi sugli smartphone è ora disponibile gratuitamente sul Mercato Android. Si chiama “Divyan Vachan” (Verbo Divino in hindi) e può essere installata sugli Smartphones Android, sugli apparecchi mobili Android , iPhone, iPod, iPad e Blackberry. L’iniziativa – riferisce l’agenzia Ucan - è frutto della collaborazione dell’arcidiocesi di Delhi con il “Jesus Youth International”(Jys), un movimento carismatico cattolico nato nello Stato indiano del Kerala e impegnato nell’apostolato tra i giovani con modalità e strumenti propri dei giovani. I dati per il programma sono stati forniti da Bible.mit.com, la prima Bibbia cattolica in hindi on-line dell’arcidiocesi di Bhopal, mentre il software è stato sviluppato dalla società “Ethic Coders”. La nuova applicazione permette di accedere rapidamente, con un facile motore di ricerca, a qualsiasi libro o testo del Vecchio e Nuovo Testamento. Tra le funzioni disponibili anche un segnalibro digitale che consente di riprendere la lettura al punto in cui si è lasciata. All’inaugurazione del “Divyan Vachan” l’arcivescovo di Delhi Vincent Concessao ha espresso l’auspicio che essa possa contribuire ad avvicinare più persone alla fede. Un plauso all’iniziativa è stato espresso da padre George Plathottam, segretario dell’Ufficio delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale indiana (Cbci) e direttore del Centro di formazione sui media Niscort. Presente alla cerimonia anche l’attivista cattolio indiano John Dayal, membro del Consiglio nazionale per l’integrazione, che ha invitato l’arcidiocesi di Delhi AD usare anche social network come Facebook o Twitter per evangelizzare. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 208

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