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Sommario del 22/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: “il maligno semina guerra; Dio crea pace”. Il cordoglio per le vittime di Denver e Zanzibar. I buoni auspici per le Olimpiadi di Londra
  • Il Papa alle Equipes Notre Dame: gli sposi cristiani sono il volto sorridente della Chiesa
  • Fuga documenti vaticani: arresti domiciliari a Paolo Gabriele. I difensori: nessun complotto
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: scontri a Damasco e Aleppo. 19 mila morti da inizio proteste
  • Timori in Europa per la riapertura domani dei mercati. Inquietudine crescente in Spagna
  • Denver: in arrivo Obama, mentre si discute sul diritto a possedere armi
  • Lettere dalle carceri italiane : i detenuti gridano aiuto
  • Giovani italiani in missione nelle favelas del Perù con il Movimento di Vita Cristiana
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Costa Rica: polemiche sull'educazione sessuale nelle scuole dal 2013
  • Uruguay: migliaia di giovani si preparano alla Giornata nazionale della gioventù
  • Egitto: alla costituente Al-Azhar preme per un articolo separato dedicato ai cristiani
  • Haiti: in due anni oltre 7.300 morti per colera
  • Sud Sudan: muoiono oltre 2 mila madri ogni 100 mila bimbi nati vivi
  • Romania: dal 25 al 29 luglio, a Iasi, Incontro nazionale dei giovani cattolici
  • Cina: almeno 20 vittime per i nubifragi
  • Monti in visita a Mosca: “Partnership strategica tra Ue e Russia”
  • Nuovi scontri ai cantieri della Tav Torino-Lione. Feriti due poliziotti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: “il maligno semina guerra; Dio crea pace”. Il cordoglio per le vittime di Denver e Zanzibar. I buoni auspici per le Olimpiadi di Londra

    ◊   Il cordoglio Benedetto XVI all’Angelus per la folle strage di Denver ed il naufragio del traghetto a Zanzibar. Il pensiero del Papa, dalla residenza estiva di Castel Gandolfo, corre poi ai Gioghi Olimpici di Londra, perché portino frutti di pace e riconciliazione nel mondo. Quindi il monito: “il maligno semina guerra; Dio crea pace”. Il servizio di Roberta Gisotti:

    “I was deeply shocked by the senseless violence which took place in Aurora, Denver, and saddened by the loss of life in the recent ferry disaster near Zanzibar.

    Si è detto “profondamente scioccato Benedetto XVI per la strage di insensata violenza” che si è consumata nel sobborgo di Aurora a Denver, ed “addolorato per la perdita di vite” nel naufragio del traghetto in Tanzania, vicino Zanzibar, che ha causato - ricordiamo - mercoledì scorso 68 morti e 77 dispersi.

    I share the distress of the families and friends of the victims and the injured, especially the children. Assuring all of you of my closeness in prayer, I impart my blessing as a pledge of consolation and strength in the risen Lord”.

    Partecipe dell’angoscia delle famiglie e degli amici delle vittime e dei feriti, soprattutto dei bambini, il Papa ha assicurato le sue preghiere e impartito la sua benedizione “quale pegno di consolazione e forza nel Signore Risorto”.

    Il pensiero di Benedetto XVI si è spostato poi a Londra in vista dell’apertura venerdì prossimo 27 luglio della XXX edizione dei Giochi Olimpici. Dopo aver salutato gli organizzatori, gli atleti e gli spettatori, l’auspicio del Papa perché “nello spirito della tregua olimpica”, “la buona volontà generata da questo evento” “possa dare i suoi frutti, promuovere la pace e la riconciliazione in tutto il mondo”

    “Le Olimpiadi sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa Cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e attenzione. Preghiamo affinché, secondo la volontà di Dio, i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fraternità tra i popoli della Terra”.

    E di pace ha parlato il Papa anche nella sua catechesi, ispirato dalla liturgia odierna, ricordando che “Dio è il Pastore dell’umanità” “che Dio vuole per noi la vita”, ciò “che desidera ogni padre e ogni madre per i propri figli: il bene, la felicità, la realizzazione”. E se Gesù nel Vangelo di oggi si presenta come Pastore delle pecore perdute della casa d’Israele”, tra queste vi è Maria Maddalena, di cui ricorre oggi la festa, colei che “ha sperimentato Dio nella propria vita e conosce la sua pace”. “Ma in cosa consiste questa guarigione profonda che Dio opera mediante Gesù?” Lo ha spiegato Benedetto XVI

    “Consiste in una pace vera, completa, frutto della riconciliazione della persona in se stessa e in tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri, con il mondo. In effetti, il maligno cerca sempre di rovinare l’opera di Dio, seminando divisione nel cuore umano, tra corpo e anima, tra l’uomo e Dio, nei rapporti interpersonali, sociali, internazionali, e anche tra l’uomo e il creato. Il maligno semina guerra; Dio crea pace”.

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    Il Papa alle Equipes Notre Dame: gli sposi cristiani sono il volto sorridente della Chiesa

    ◊   Gli sposi cristiani siano “il volto sorridente della Chiesa, i migliori messaggeri dell’amore nutrito dalla fede”: questo il messaggio indirizzato da Benedetto XVI ai partecipanti all’11.mo Incontro internazionale del movimento di spiritualità coniugale “Equipes Notre Dame”. L’evento, che si è aperto ieri a Brasilia, è incentrato sul tema “Osare il Vangelo”. Ce ne parla Isabella Piro:

    È un messaggio di speranza quello che il Papa ha inviato alle migliaia di partecipanti al convegno delle Equipes Notre Dame, il movimento di spiritualità coniugale nato nel 1939 su iniziativa del sacerdote francese padre Henri Caffarel. Nel messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Bertone, e letto durante la cerimonia inaugurale dell’Incontro, il Pontefice non nasconde “i problemi e le difficoltà che il matrimonio e la famiglia sperimentano oggi, circondati da un clima di crescente secolarizzazione”. Di fronte a tale realtà, dunque, sono proprio gli sposi cristiani a proclamare “le verità fondamentali sull’amore umano ed il suo significato più profondo”, ovvero – come diceva Paolo VI – “un uomo e una donna che si amano, il sorriso di un bambino, la pace di un focolare”, perché in tutto questo si intravede “il riflesso di un altro amore”, quello infinito di Dio.

    Certo, scrive il Papa, “questo ideale può sembrare troppo alto” ed è qui che le Equipes Notre Dame danno il loro contributo non solo incoraggiando la vicinanza ai sacramenti, ma anche proponendo “suggerimenti semplici e concreti per vivere nel quotidiano la spiritualità di sposi cristiani”. Un suggerimento in particolare sottolinea Benedetto XVI: “il dovere di sedersi”, ossia “l’impegno a mantenere periodicamente un tempo di dialogo personale tra i coniugi”, in cui gli sposi presentano ed ascoltano “con totale sincerità” i problemi “più importanti nella vita di coppia”. Tanto più, continua il Papa, che il mondo attuale, segnato da “individualismo, attivismo, fretta e distrazione” rende “essenziale” il dialogo “sincero e costante tra gli sposi”, così da evitare “incomprensioni che spesso finiscono in rotture insanabili”.

    Ricordando, poi, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II che “ha offerto alla Chiesa un volto rinnovato del valore dell’amore umano e della vita coniugale e familiare”, il Santo Padre invita i coniugi cristiani ad “essere il volto sorridente e dolce della Chiesa, i migliori e più convincenti messaggeri della bellezza dell’amore sostenuto e nutrito dalla fede, dono di Dio offerto a tutti”, per “scoprire il senso della vita”.

    In corso fino al 26 luglio, l’11.mo Incontro internazionale delle “Equipes Notre Dame” ha visto una lunga preparazione, durata tre anni, alla quale hanno partecipato oltre 700 volontari. Più di 7mila i partecipanti all’evento ed oltre 400 i sacerdoti presenti, provenienti da tutto il mondo.

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    Fuga documenti vaticani: arresti domiciliari a Paolo Gabriele. I difensori: nessun complotto

    ◊   Il caso della diffusione di documenti vaticani riservati. A Paolo Gabriele, ex assistente di camera di Benedetto XVI e unico indagato, è stato concesso il beneficio della libertà provvisoria con gli arresti domiciliari. La decisione del giudice con altri particolari relativi all’ultimo periodo di indagini, sono state rese note ai giornalisti, oggi, in un briefing del direttore della Sala Stampa della Santa Sede Padre Federico Lombardi, a cui hanno partecipato anche i due avvocati della difesa. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    Una giornata lunga che si conclude con una buona notizia, la libertà provvisoria già notificata a Paolo Gabriele, e che è dunque già una realtà. Così Padre Lombardi ai giornalisti ai quali ha letto il comunicato relativo alla decisione del giudice istruttore del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, prof. Piero Antonio Bonnet:

    “Essendo venute meno, dopo l’interrogatorio di oggi, le esigenze istruttorie per la permanenza dell’imputato in stato di arresto, ha disposto per il signor Paolo Gabriele il beneficio della libertà provvisoria, concedendo gli arresti domiciliari, previa prestazione di idonee garanzie. Il signor Gabriele risiederà quindi nella sua abitazione, con la famiglia, in Vaticano, osservando quanto disposto dal giudice per i contatti e rapporti con altre persone”.

    I prossimi passi, specifica padre Lombardi, attesi nello spazio di alcuni giorni, saranno la requisitoria del promotore di giustizia in merito alle responsabilità nel reato di furto aggravato e la seguente sentenza del giudice istruttore o di rinvio a giudizio, probabilmente in autunno, se ci sarà, o di assoluzione. Per quanto riguarda invece il lavoro della Commissione cardinalizia, padre Lombardi ha precisato:

    “Ha terminato il suo lavoro, ha fatto un suo rapporto e questo è nelle mani del Santo Padre. Evidentemente, essendo ambedue le piste arrivate a dei risultati, poi ci sarà modo da parte del Santo Padre di ricevere le risultanze sia dell’una sia dell’altra e di riflettere su come andare avanti”.

    Si è conclusa quindi la fase istruttoria, anche con l’interrogatorio previsto di Paolo Gabriele, che rimane l’unica persona indagata su cui verterà la sentenza. Hanno potuto dunque prendere la parola anche gli avvocati difensori Carlo Fusco e Cristiana Arru, intervenendo per la prima volta, ma solo su questioni non coperte dal segreto istruttorio. Ai giornalisti hanno voluto precisare alcuni elementi: la piena collaborazione nelle indagini sin dall’inizio da parte di Gabriele, le motivazioni che lo hanno portato a compiere determinati atti, definite tutte “interiori” e l’assenza di reti o di complotti interni e esterni, che facciano riferimento al loro assistito. L’avvocato Carlo Fusco:

    “Una cosa che Paolo ha ribadito è che è stato sempre mosso, ed è mosso tuttora, dal desiderio di fare qualcosa che fosse un atto di aiuto, un atto di amore – potremmo dire – nei confronti del Santo Padre. Adesso le modalità con le quali ciascuno esprime la propria collaborazione, presta il proprio aiuto, ovviamente sono soggettive e sono valutabili, e stanno per essere appunto valutate, dal giudice istruttore”.

    Sui tempi prolungati della carcerazione, gli avvocati sostengono che erano necessari per completare l’attività di indagini. Escludono poi categoricamente la presenza di una personalità forte alle spalle di Paolo Gabriele o che lui stesso abbia ricevuto soldi o benefici personali indiretti. Gli avvocati hanno parlato, infine, di un pentimento relativo alle modalità dell'agire del loro assistito e ad un desiderio espresso, sin dall’inizio, di chiedere perdono al Papa, cosa che comunque – precisano – attiene ad un rapporto personale e non alla vicenda giudiziaria.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: scontri a Damasco e Aleppo. 19 mila morti da inizio proteste

    ◊   Sono oltre 19.000, in gran parte civili, i morti dall’inizio delle violenze, nel marzo del 2011, in Siria. Lo indica l'Osservatorio siriano per i diritti umani vicino agli ambienti dell’opposizione. Sul terreno intanto continuano i durissimi combattimenti a Damasco e Aleppo. Per gli ultimi aggiornamenti Marco Guerra:

    Una nuova offensiva dell’esercito governativo è in corso nel quartiere di Barzeh, a Damasco. L’area, dove si sono ritirati ribelli dopo l’avanzata dei giorni scorsi, è sottoposta a intesi bombardamenti avvertiti anche nel quartier generale degli osservatori Onu. Secondo testimoni sarebbe entrata in azione l’aviazione, mentre un attacco degli insorti all'ospedale militare ha costretto le autorità a sospendere le cerimonie funebri. Violenti scontri sono segnalati anche in diversi quartieri di Aleppo e Homs. I ribelli hanno diffuso un video dove annunciano l’inizio di un offensiva per liberare Aleppo, denominata 'operazione Al Furqan'. I Comitati locali d'opposizione, segnalano già sei vittime in tutto il Paese nelle violenze oggi. Ieri, secondo la stessa fonte, i morti sono stati 140. Numeri che raccontano di una crisi precipitata in una guerra in campo aperto, davanti allo stallo della diplomazia internazionale. Intanto è giunto in Turchia, nella notte, un altro generale che ha disertato dall'esercito siriano, portando a 25 il numero degli alti ufficiali che hanno attraversato la frontiera siriana. Infine fonti diplomatiche turche hanno confermato che un altro valico tra i due Paesi è stato conquistato dai ribelli siriani.

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    Timori in Europa per la riapertura domani dei mercati. Inquietudine crescente in Spagna

    ◊   C'è grande preoccupazione in Europa per la riapertura domani dei mercati: si teme in particolare per la Spagna, dopo il pacchetto di aiuti di 100 miliardi varati per salvare le banche del Paese. C'è paura anche per il rischio di contagio in Italia. E ieri migliaia di persone sono scese in piazza, in Spagna, per manifestare contro i tagli e le misure di austerità adottate dal governo di Madrid. Si tratta di proteste alimentate da un senso di inquietudine crescente, come sottolinea un imprenditore spagnolo che si sofferma sulle conseguenze di questa crisi. L'intervista è di Amedeo Lomonaco:

    R. – Penso che questa sia una ennesima cattiva gestione della situazione, nel senso che la Spagna non è Belfast, questo non è l’Ulster… Semplicemente c’è della gente che è molto arrabbiata, logicamente, soprattutto perché le tante proposte di soluzione che la classe politica sta proponendo, non fanno altro che mettere la gente in ginocchio. Gli ultimi provvedimenti del governo di Madrid sono stati quelli di alzare l’Iva e togliere la tredicesima a tutti i funzionari spagnoli. E’ ovvio che la gente si arrabbi! A tutto questo aggiungiamo che abbiamo una quantità tale d’informazione che alla fine siamo disinformati, perché si raccontano un sacco di storie a pezzetti, ma praticamente non esistono le persone, le istituzioni o i mezzi di comunicazione che sappiano fare un riassunto intellettuale, che spieghi alla gente cosa sta accadendo e, soprattutto, cosa si deve fare. Il governo spagnolo, invece di dire che vuole far aumentare l’Iva e levare la tredicesima - che è un modo indiretto per dire che è andato in rovina - potrebbe dire direttamente alla gente che il Paese è in default, che devono essere fatte delle cose, che dobbiamo metterci tutti insieme e andare avanti. Poi per quanto riguarda la cattiva gestione, c’è gente che manifesta. I politici e il governo spagnolo, per una ragione o l’altra, hanno deciso che i manifestanti non devono avvicinarsi al parlamento spagnolo, devono rimanere ad un chilometro di distanza dal parlamento spagnolo. Questo cosa significa? Che la Polizia fa i blocchi stradali? E perché? Perché ci sono 2-3 mila persone che ogni giorno si vogliono lamentare della situazione, cosa che è accaduta sempre e non è mai successo niente per questo! Se a questo aggiungiamo che si blocca il centro di Madrid per evitare che questa gente si rechi là, ecco che arriva il fotografo fa la foto e sembra che siamo in una città presa dall’ira popolare. Questa non è la realtà! Questo non rispecchia la realtà: questa è una cattiva gestione di questa situazione.

    D. – In questi giorni si susseguono analisi, anche previsioni sulla situazione economica in Spagna e si parla di un Paese sull’orlo della bancarotta: come imprenditore, come affronta questi momenti così difficili?

    R. – La situazione non è complicata, è complicatissima. Concretamene in Spagna siamo passati, in meno di due anni, da una situazione in cui sembrava che tutto andasse bene al crollo più assoluto. Dal mio punto di vista la Spagna, in questo momento, è rovinata! Non ha più un discorso economico che può reggere per conto suo: siamo tutti in balia di quello che sta succedendo a Bruxelles, perché ormai il governo spagnolo non ha più la possibilità di agire per sé. Finora, le soluzioni che si sono date al problema Europa e concretamente al problema Spagna non sono sufficienti per gli speculatori: gli speculatori, vedendo che non ci sono soluzioni e risposte specifiche e concrete né in Spagna né in Europa, continuano a tenerci in questa situazione di assoluto blocco economico. Se il sistema capitalista è basato sul consumo, il problema fondamentale è che proprio il consumo sta sparendo, perché con tutte queste proposte di aumento dell’Iva, di aumento delle tasse purtroppo si incide proprio sul consumo, che è la vera matrice di questo sistema economico.

    D. – Lei, come imprenditore, da questo punto di vista è un osservatore speciale proprio sui consumi: vede un calo, un ‘precipizio’ da questo punto di vista?

    R. – Purtroppo sì! Purtroppo sì e in un modo veramente agghiacciante: la novità di tutta questa crisi, dal mio punto di vista, è che le cose accadono ad una velocità tale che non abbiamo neanche il tempo per sbagliare troppo…. Le cose accadono ad una velocità tale in cui, quasi quasi, siamo spettatori di noi stessi. Questa è una cosa che si aggiunge dal mio punto vista al fatto che il “Progetto Europa” è stato non ben progettato e che il “Progetto Spagna” ha purtroppo fallito: dopo la transizione, dopo la morte di Franco abbiamo avuto tutti questi anni di sviluppo, di aggiornamento economico rispetto all’Europa. Ha fallito in due cose essenziali: una è la classe politica che - dal mio punto di vista non solo quella spagnola, ma anche quella europea - è sicuramente non preparata e se a questo aggiungiamo che il risultato di tutto questo è una gestione pessima di tutta la questione economica in tutta Europa e anche in Spagna, abbiamo questo risultato. Soprattutto abbiamo questa sensazione sociale di incertezza generale: non siamo in crisi, siamo in depressione economica. Una crisi si può affrontare, mentre in una depressione economica la gente è bloccata perché vede che non ci sono persone, attitudini e soluzioni che portano avanti. E’ tutto un continuo dire “c’è questo problema, ma non sappiamo come affrontarlo!”. Il messaggio che arriva alla gente è questo ed è quindi normale andare in depressione non solo economica, ma anche psicologica.

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    Denver: in arrivo Obama, mentre si discute sul diritto a possedere armi

    ◊   Il presidente degli Stati Uniti Obama si recherà in giornata a Denver per incontrare le famiglie delle 12 vittime della strage compiuta venerdì da un folle durante la prima del film Batman. Intanto si è quasi completata la bonifica della casa del killer, il 24enne James Holmes, cosparsa di numerose trappole esplosive. Secondo fonti della polizia, non vi sono altri sospettati e il pluriomicida, che lunedì sarà davanti al giudice, avrebbe acquistato sul web le munizioni. Si riapre così negli Usa il nodo relativo al diritto costituzionale dei cittadini di detenere armi di vario genere. Su questo aspetto Cecilia Seppia ha intervistato il prof. Fernando Fasce, docente di Storia americana presso l’Università di Genova:

    R. – Sicuramente è un problema molto, molto serio. Sappiamo che c’è in realtà il famoso secondo emendamento costituzionale, al quale si appoggiano i sostenitori della vendita libera e indiscriminata di armi; ma sappiamo anche che c’è una profonda distorsione di questo processo: ci sono cioè pressioni che vengono dai produttori di armi, che vengono dall’organizzazione nazionale “Generational Right for Associations” e che vengono da parti consistenti dell’opinione pubblica e del mondo politico.

    D. – C’è anche un problema d’interpretazione della Costituzione. La strage di Denver, però, come è accaduto dopo quella di Tucson, sta di fatto riaprendo il dibattito sulle armi negli Stati Uniti e dal sindaco di New York, Bloomberg, è arrivato il richiamo ad Obama come a Romney a fare chiarezza, a chiarire che cosa vogliono fare in merito alla violenza…

    R. – In realtà sono tutte leggi statali e ha fatto bene Bloomberg a richiamarlo, ma dovrebbe richiamare soprattutto quelle componenti e frange del suo partito – il Partito Repubblicano – che sono grandi sostenitori dell’uso indiscriminato delle armi e che si appella al principio della libertà individuale, dello spirito della frontiera…

    D. – E’ pure vero che in America c’è anche una cultura abbastanza radicata dell’autodifesa, del volersi difendere da sé a tutti i costi…

    R. – Questo è in parte vero, ma in parte - è anche dimostrato da ricerche - c’è stata una trasformazione nel corso del tempo: il consumo di armi cambia, si è accentuato in alcune fasi e legato a fasi di particolare ansia, di preoccupazione, di crisi economica, di difficoltà, di tensione, di disagio individuale e collettivo. Questo non va dimenticato! C’è una storia, una costruzione nel tempo di questo uso delle armi: non è che sia una questione – come dire – fisiologica e legata al Dna statunitense.

    D. – In corso a New York c’è la Conferenza Onu sulle armi e sul traffico di armi: l’auspicio è che arrivi anche dalle Nazioni Unite un monito all’America ad affrontare questo problema…

    R. – Assolutamente sì. Questo sarà importante, ma – ripeto – sarà soprattutto importante che all’interno dell’opinione pubblica statunitense si faccia sentire e riescano a farsi sentire le voci che non mancano e che da tempo spingono per una ridefinizione del rapporto tra armi, mercato, cittadini e residenti degli Stati Uniti.

    D. – Il Killer ha colpito in un cinema pieno di ragazzi, c’è chi ha chiesto più sicurezza, più controlli nei luoghi pubblici ma così si rischia che la politica del contrasto al terrore invada pesantemente la sfera pubblica?

    R. – Assolutamente. Io credo che gli Stati Uniti dovranno, con la forza che hanno di anticorpi nel dibattito democratico, combattere tutto questo attraverso la “trasfusione” di questi anticorpi proprio nelle giovani generazioni; e ancora attraverso la discussione sulla necessità di limitare – lo ribadisco – l’uso delle armi e soprattutto di costruire percorsi di istruzione e formazione tra i giovani che evitino processi di questo tipo.

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    Lettere dalle carceri italiane : i detenuti gridano aiuto

    ◊   Nelle sovraffollate carceri italiane la situazione d’estate si fa ancora più difficile. All'Osservatorio per la tutela e lo Sviluppo dei Diritti - Associazione Dossetti – stanno arrivano lettere di detenuti da tutto il Paese. Lettere a volte drammatiche. Emanuela Campanile ha chiesto a Corrado Stillo, responsabile dell'Osservatorio, quali siano le richieste di aiuto di questi uomini:

    R. – Noi riceviamo lettere da tutte le carceri italiane, ma le stiamo ricevendo di più dagli Opg, le vecchie strutture di ospedali psichiatrici giudiziari, che stando all’ultima legge dovrebbero chiudere il 1° febbraio 2013. Le richieste ci arrivano da Sulmona, da Aversa, da altri istituti di detenzione, e riguardano soprattutto il diritto alla salute, che comporta anche il diritto alla dignità. Non è che perché un uomo è stato condannato non deve essere curato, non deve essere assistito. Ci scrivono per i diritti più elementari, come quello di fare un esame per il diabete, oppure per gestire una cardiopatia, che non è curata bene e così via. E’ di questi giorni, con sentenza depositata il 17 luglio, una condanna dell’Italia da parte della Corte di Strasburgo per la violazione dell’art. 3 della Convenzione, che vieta i trattamenti disumani e degradanti.

    D. – Come è stato possibile arrivare ad un degrado simile?

    R. – Secondo il mio pensiero, noi ci occupiamo spesso dei detenuti eccellenti, dei personaggi dello spettacolo, dello sport o della politica, che volenti o nolenti hanno a che fare con il carcere. Ci dimentichiamo dei poveracci, che sono la maggioranza, delle persone che “non contano niente”, degli ultimi. Ecco, noi dovremmo fare più attenzione alle persone in quanto tali: avere meno flash e telecamere sui soliti noti, personaggi del mondo della politica o dello spettacolo e non dimenticarci, nelle aule parlamentari, o nelle grandi sale del Consiglio dei Ministri, di porre mano ad una situazione, che in questi giorni ha preso l’ennesima condanna della Corte di Strasburgo. L’Italia non deve essere soltanto all’avanguardia dell’euro, della politica economica. Tutto questo è inutile se poi non riusciamo a gestire le carceri, come gli ospedali, in maniera umana e decente. Troppe dimenticanze, troppe assenze, troppi pressapochismi e soprattutto troppe chiacchiere, senza che poi si trasformino in atti concreti: questa è la politica vecchia che ha portato l’Italia al disastro. Quindi, quando i gridi di dolore vengono dalle carceri o dagli ospedali vuol dire che è stato un fallimento totale di questa classe politica, di tutti i partiti, che non ha saputo porre mano ad una riforma reale, vera, costituzionale del suo sistema penitenziario e del suo sistema giudiziario.

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    Giovani italiani in missione nelle favelas del Perù con il Movimento di Vita Cristiana

    ◊   Tre settimane all’insegna delle solidarietà nelle favelas del Perù. Le hanno appena trascorse 55 giovani italiani tra i 15 e i 17 anni aderenti alle Missioni MVC del Movimento di Vita Cristiana. Obbiettivo: la costruzione di 21 abitazioni nei luoghi colpiti dal terremoto del 2007, la realizzazione di aree ricreative e di spazi di culto e lo svolgimento di attività al fianco di anziani e disabili della periferia di Lima e di Cañete. Ad accompagnare i giovani italiani c’erano sette consacrati del Sodalizio di Vita Cristiana, tra loro Fernando Lozada Baldoceda. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – La prima settimana abbiamo lavorato in un quartiere molto povero di Lima, una vera e propria favela, con più di 500 mila abitanti provenienti dalle montagne peruviane: gente che abita in case di paglia o di materiali molto umili. Abbiamo costruito un campetto di calcio in cemento e dei giochi per bambini, insieme ad una grotta per la Madonna. La seconda settimana ci siamo poi spostati al sud di Lima, nella città di Cañete, dove abbiamo costruito 21 case prefabbricate, di legno, di circa 24 metri quadrati, in una favela che si chiama Bello Horizonte: lì abitano in vere e proprie capanne di circa 4 metri quadrati. Abbiamo lavorato insieme alle famiglie e ci hanno aiutato in tutto, anche perché alcuni terreni erano veramente impossibili: era necessario appianare e livellare il terreno, dove verrà poi posto il pavimento. Si lavorava con martelli pneumatici per scavare la roccia. E’ stato veramente qualcosa di molto importante per loro e questo lo si capisce da come ci hanno ringraziati.

    D. – Fernando, ventuno case in una settimana non è cosa da poco: questo conferma che, a volte, manca la volontà di aiutare i Paesi in difficoltà…

    R. – Sì, manca la buona volontà e la disponibilità: 21 case sono veramente tante. Certo, si è trattato di case prefabbricate e quindi prendendo la mano diventa possibile realizzarle velocemente, ma non avrei mai immaginato in passato che un giorno avrei potuto costruire 21 case! Spero che l’anno prossimo siano molte di più, ma ci vuole la buona disponibilità e la voglia di lavorare duro. I ragazzi lavoravano dalle 9.00 del mattino fino alle 6.00 del pomeriggio, quando non c’era più luce: parlo infatti di una zona, dove non c’è neanche la luce elettrica.

    D. – Offrire spazi ricreativi in una favela può aiutare la gente anche nella dimensione spirituale?

    R. – E’ una formazione integrale dell’essere umano. Alla fine un’esperienza di spiritualità, di preghiera, di incontro con l’Altro, cioè con Dio, è molto più difficile se prima non avviene un incontro con l’altro, il tuo prossimo, tuo padre, tua madre. Offrendo poi, tra l’altro, ai bambini la possibilità di divertirsi sanamente, si riesce a sottrarli dalle situazioni di abuso che vivono questi bambini, spesso usati per rubare o intrappolati nel mondo della droga…

    D. – Cosa ha voluto dire per 55 ragazzi italiani rimboccarsi le maniche e avvicinare una realtà tanto diversa da quella alla quale sono abituati?

    R. – Capire che tutto quello che loro danno per scontato non è così scontato e che vivono in una realtà – questo detto con le loro parole – che molto spesso non corrisponde alla vera realtà, ma è una realtà anestetizzata da tutto il benessere che c’è. Per loro è stato ancora più importante e fondamentale ritrovare negli occhi di questi bambini una pace, una serenità, una gioia che loro stessi difficilmente vivono.

    D. – Tra l’altro, oltre a dedicare tre settimane delle tanto desiderate vacanze estive ad un progetto solidale, hanno dovuto chiedere alle loro famiglie di pagargli un viaggio costoso …

    R. – E’ stato un sacrificio, perché mentre loro si trovavano in Perù a dormire poco, a faticare tutto il giorno, molti dei loro coetanei ed amici più stretti erano al mare, in barca o a fare turismo in qualche bella città del mondo. Questo dimostra che l’essere umano è fatto per donarsi!

    D. – “Un’esperienza che ti fa riflettere sul valore della vita e sulla vera felicità”; “una esperienza bellissima anche se dolorosa”; “un’esperienza mai vissuta in Italia”: raccontano Vittoria, Matilde, Federico, alcuni dei ragazzi che hanno partecipato alla missione. Questo conferma quello che tu dici?

    R. – Bisognerebbe intervistare tutti loro! Sì, si può essere felici in mezzo alla sofferenza, si può essere felici in mezzo a tante mancanze che molte volte sono veramente superficiali. Cancellare la sofferenza dalla vita umana, penso che sia un assurdo: la sofferenza è qualcosa che ti fa crescere e ti fa capire tante cose!

    D. – Le missioni del Movimento di Vita Cristiana non si fermano qui. Come vi finanziate? E’ possibile aiutarvi in qualche modo?

    R. – Sì, certo. I ragazzi oltre al viaggio che pagano, e un viaggio in Perù purtroppo costa tanto, versano una piccola quota di circa 300 euro che copre circa il 25-30 per cento delle spese per i materiali. Durante l’anno noi facciamo delle attività – concerti, mostre fotografiche – per autofinanziarci, ma ci appoggiamo molto sulle donazioni private. Si può visitare il sito internet , dove si trova un modulo per fare donazioni: www.missionimvc.com

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Costa Rica: polemiche sull'educazione sessuale nelle scuole dal 2013

    ◊   È polemica in Costa Rica in merito al progetto che prevede l’introduzione dell’educazione sessuale nelle scuole, a partire dal 2013. Come riferisce l’Osservatore Romano, è stata in particolare l’Alleanza evangelica a criticare il piano governativo, tanto da spingere quest’ultimo ad intervenire, augurandosi che "il dibattito sull’educazione sessuale nelle scuole pubbliche, a partire dal 2013, possa essere portato avanti senza 'radicalismi' sulla base di un’analisi più obiettiva possibile e su un’iniziativa che mira a ridurre, tra gli altri obiettivi, le gravidanze tra gli adolescenti nel Paese". È infatti quanto ha dichiarato all’agenzia di stampa Efe il presidente della Repubblica, Laura Chinchilla, che ha così risposto alle obiezioni mosse dall’Alleanza evangelica, che ha anche presentato ricorso contro il piano ufficiale del Governo con la motivazione che l’educazione sessuale è una materia ed un compito che riguarda solo e soltanto la famiglia. Il ministero della Pubblica Istruzione ha spiegato che l’educazione sessuale è essenziale per ridurre le gravidanze tra gli adolescenti, che rappresentano il 20 per cento di tutti i bambini nati ogni anno in Costa Rica. Il ministro, Leonardo Garnier, ha insistito sul fatto che il programma di studi non pretende di convincere nessuno dei propri valori, ma vuole promuovere il rispetto e il vivere responsabilmente la propria sessualità. Ma, secondo il leader dell’Alleanza evangelica, "l’insegnamento della materia nelle scuole genererà più curiosità e una cultura dell’edonismo e del piacere. Da queste lezioni - ha concluso - i giovani escono da scuola con l’intenzione di autoesplorarsi ed esplorarsi", senza quindi riflettere adeguatamente sul significato profondo della sessualità. Calvo ha annunciato di voler presentare alla Corte suprema 3 mila firme contro l’iniziativa del Governo. Dal canto suo, la Conferenza episcopale cattolica ha presentato qualche anno fa una nuova proposta di educazione sessuale, consapevole che "per la Chiesa, l’educazione integrale delle persone è stata una preoccupazione prioritaria durante la storia così come, collegata ad essa, l’educazione al vissuto dell’amore e della sessualità". Da diversi anni la Conferenza episcopale della Costa Rica pubblica documenti con contenuti formativi completi su questa tematica, tra i quali Educazione alla sessualità per i genitori e gli educatori e Sessualità: dono e responsabilità. "Con questi e altri testi - hanno spiegato i vescovi - abbiamo dato orientamenti intorno a temi che, a volte, risultano poco conosciuti sul piano accademico e dottrinale alle parrocchie e alla stessa società". I testi sono stati quindi proposti come uno strumento al servizio della parrocchia e della cittadinanza intera, con indicazioni da mettere in pratica come parte dei processi pastorali legati all’educazione, e con la partecipazione dei diversi operatori pastorali. In questo progetto educativo è stata enfatizzata soprattutto la dimensione trascendente della persona, come essere completo, frutto dell’armonica fusione fra spirito e corpo. (I.P.)

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    Uruguay: migliaia di giovani si preparano alla Giornata nazionale della gioventù

    ◊   L’appuntamento, per migliaia di giovani dell’Uruguay, è per il 1° e 2 settembre a Maldonado, dove si svolgerà la 34.ma Giornata nazionale della gioventù. Il tema scelto per l’edizione 2012 dell’evento è “Incontra Cristo! La tua vita cambierà”. In preparazione alla Giornata, la Commissione nazionale per la Pastorale giovanile ha realizzato un manifesto: al centro di esso, campeggia l’immagine di Cristo con la mano tesa verso il prossimo, mentre alle sue spalle è stata disegnata la mappa dell’Uruguay, circondata da 33 gabbiani e da giovani in festa. “L’immagine di Gesù – spiega in una nota la Conferenza episcopale del Paese – occupa gran parte dell’Uruguay perché Egli è e deve essere la figura centrale. I suoi capelli, mossi dal vento, richiamano la gioia che Cristo, attraverso la Giornata della gioventù, genera nella Chiesa”. I 33 gabbiani, che si incrociano sullo sfondo, rimandano invece all’immagine della Croce. “Tutti questi elementi – continua la nota – girano intorno a Cristo, che ascolta il cuore” di tutti coloro che si affidano a Lui, ma anche di quelli che “non hanno il coraggio” di rivolgersi a Lui. Di qui, l’invito che i vescovi uruguayani lanciano a tutti i giovani: “Cristo ci tenderà la mano e ci esorterà ad incontrarci profondamente con Lui, illuminando il nostro sguardo e cambiando la nostra vita”. (I.P.)

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    Egitto: alla costituente Al-Azhar preme per un articolo separato dedicato ai cristiani

    ◊   L'acceso dibattito fra islamisti e islamici moderati sulla nuova costituzione egiziana, spinge l'Università islamica di al-Azhar a proporre un articolo separato per tutelare i cristiani da un'eventuale applicazione della sharia. Sotto esame è l'art. 2 del documento che a tutt'oggi recita "l'Islam è la religione di Stato, l'arabo è la lingua ufficiale del Paese, e i principi della Sharia islamica sono la principale fonte del diritto". Alcuni membri dell'assemblea - riferisce l'agenzia AsiaNews - vorrebbero aggiungere: "Cristiani ed ebrei devono sottostare alle leggi riguardanti la loro religione". Secondo Mohammed Abel Salam, consulente del grande imam Ahmed al-Tayeb e delegato di al-Azhar nella costituente, il testo dell'articolo non è chiaro, soprattutto non si capiscono quali siano i principi della sharia a cui si fa riferimento. La semplice aggiunta riguardante i cristiani ed ebrei potrebbe essere traviante. "Preferiamo - ha affermato - scrivere un nuovo articolo per dichiarare che i cristiani non sono soggetti ai principi della sharia, ma alle loro leggi religiose". La strenua difesa dei cristiani e dell'islam moderato da parte di Al-Azhar e dei gruppi islamici non cambia la situazione dell'Egitto post Mubarak. A tema resta sempre la religione e non i diritti civili in quanto tali, sganciati dall'interpretazione religiosa, come richiesto da molti durante le proteste di piazza Tahrir. I concetti come cittadino, persona, Stato laico sono ancora al di fuori del dibattito. Secondo alcuni esperti, la creazione di un articolo separato o di una legge riservata solo ai cristiani tutela la minoranza, ma li potrebbe portare nel tempo a un isolamento totale come già avviene in molti quartieri del Cairo e villaggi, suddivisi in base all'appartenenza religiosa. Ciò rallenta il percorso dell'Egitto verso la modernità. Copti ortodossi e cattolici rappresentano circa il 10% della popolazione egiziana e in molti sono favorevoli a un'acquisizione dei diritti su base religiosa. Ciò è già un realtà in Iraq, Siria e Libano dove la popolazione si distingue per appartenenza religiosa non in quanto cittadino. La tendenza è la ghettizzazione delle minoranze, che corrono il rischio di un isolamento totale contro producente e dannoso per i diritti civili universali. A tutt'oggi l'articolo 2 della Costituzione non ha subito modifiche. Per frenare l'ondata islamista forte della sua folta presenza nell'organo, Ahmed Al- Tayeb ha lanciato un appello ai rappresentanti per lasciare il testo come appare nella versione del 1971, fino ad ora apprezzato e condiviso da tutte le forze nazionali. (R.P.)

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    Haiti: in due anni oltre 7.300 morti per colera

    ◊   “A quasi due anni dall‘inizio dell‘epidemia di colera, attendiamo ancora azioni concrete che dimostrino finalmente il coinvolgimento delle autorità sanitarie haitiane e della comunità internazionale nella lotta contro l‘epidemia”. La denuncia - riferisce l'agenzia Sir - è di Joan Arnan, capomissione di Msf, da cinque mesi ad Haiti, colpita dall’ottobre 2010 da un’epidemia di colera che ha ucciso oltre 7.300 persone su circa 575.000 casi recensiti. “La creazione di un piano di contingenza nazionale, l‘integrazione dei servizi per il colera nelle strutture di sanitarie pubbliche, la messa in opera di un sistema di sorveglianza epidemiologica efficace e l‘incremento delle attività legate all‘acqua, l‘igiene e la potabilizzazione”: queste, per Arnan, “le azioni da mettere in atto rapidamente per lottare in maniera efficace contro il colera” nell’isola. “Il colera - aggiunge - può uccidere in poche ore. È quindi imperativo che i centri di cura specializzati siano accessibili così che i pazienti vi siano trasportati il più rapidamente possibile appena compaiono i primi sintomi”. “Dall‘inizio dell‘anno - conclude Arnan -, abbiamo curato oltre 10.000 pazienti, oltre il 70% dei casi di colera registrati a Port-au-Prince al momento del picco epidemico”. Msf continua ad operare nei suoi Centri per il trattamento del colera suddivisi tra Port-au-Prince e Léogane. (R.P.)

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    Sud Sudan: muoiono oltre 2 mila madri ogni 100 mila bimbi nati vivi

    ◊   Decenni di conflitti ed emarginazione hanno fatto del Sud Sudan il Paese più pericoloso della terra nel quale partorire, quello con il tasso di mortalità materna più alto del mondo. Muoiono 2.054 madri ogni 100.000 bimbi nati vivi. Molti dei decessi non sono registrati perché il 90% delle donne partorisce fuori dalle strutture mediche e senza l’assistenza di personale sanitario qualificato. Una donna sud sudanese su 7 - riferisce l'agenzia Fides - muore durante la gravidanza o il parto, spesso a causa di infezioni, emorragie e mancanza di ostetriche preparate che potrebbero prevenire fino al 90% delle morti materne. Nel reparto di maternità del Juba Teaching Hospital, i membri dello staff non hanno farmaci sufficienti o adeguati, come pure personale preparato. Mancano i letti per le puerpere e molte donne arrivano quando ormai le loro condizioni di salute sono aggravate. Una delle cause principali di questo fenomeno tragico risale alla guerra civile degli anni '50, quando era assolutamente impossibile formare personale medico. Adesso, 7 anni dopo la sigla dell’accordo di pace, e un anno dopo la dichiarazione di indipendenza del Sud Sudan, le cose sembrano in fase di cambiamento. Nel nuovo collegio per la formazione di infermiere e ostetriche dell’Ospedale di Juba gli studenti, provenienti dai 17 Stati del Paese, sono determinati ad acquisire competenza nel settore e rientrare nei rispettivi villaggi per poter ridurre la piaga della mortalità materna. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) sta distribuendo kit per le mamme, strumentazione chirurgica e farmaci salvavita, anche se mancano ancora elementi di base come forbici, garze sterili, cotone. (R.P.)

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    Romania: dal 25 al 29 luglio, a Iasi, Incontro nazionale dei giovani cattolici

    ◊   Tra il 25 e il 29 luglio, avrà luogo nella città universitaria di Iaşi, nell’est della Romania, la XII edizione dell'Incontro nazionale dei giovani cattolici, sul tema: “Siate sempre lieti nel Signore”. All'evento saranno presenti giovani provenienti da tutte le 11 diocesi del Paese (6 romano-cattoliche e 5 greco-cattoliche). Per l'occasione, gli organizzatori hanno provveduto alla traduzione del catechismo della Chiesa Cattolica per i giovani, “YouCat”, in modo da offrire ad ogni partecipante una copia, dopo l'esempio di Benedetto XVI che ha fatto avere “YouCat” a ciascuno dei partecipanti alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Negli zainetti dei giovani romeni partecipanti all'Incontro Nazionale dei Giovani Cattolici del 2012 non mancherà la guida degli eventi, un volume diviso in cinque parti contenente alcuni messaggi di Benedetto XVI e dei loro pastori, accanto ad alcune informazioni utili per il loro soggiorno, al calendario delle attività e ai canti proposti per le celebrazioni eucaristiche. Inoltre attraverso il sito www.ercis.ro sarà possibile seguire on-line i principali momenti dell’incontro, trasmessi anche da Radio Maria in alcune regioni della Romania. Gli organizzatori annunciano un calendario molto intenso e ricco di contenuti, con celebrazioni eucaristiche e momenti di adorazione, con incontri di preghiera e riflessione, con catechesi, conferenze, dibattiti, laboratori interrativi e momenti artistici. Anche la XII edizione dell’Incontro Nazionale s’identifica tramite un suo logo ed un inno che richiama il tema: “Siate sempre lieti nel Signore”. Mons. Petru Gherghel, vescovo della diocesi di Iaşi che ospita l’incontro, esorta i partecipanti ad una profonda preparazione spirituale, fatta di meditazione e preghiera, necessarie per dare all’evento il senso di un percorso interiore in cerca di Gesù. (A cura di Anca Martinas-Giulimondi)

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    Cina: almeno 20 vittime per i nubifragi

    ◊   In Cina almeno 20 persone hanno perso la vita a causa delle forti piogge, che si sono abbattute in diverse provincie del Paese. A Pechino, dove l’acqua ha sommerso numerose automobili e mezzi pubblici, si registrano 10 vittime. La tempesta, iniziata ieri pomeriggio e andata avanti per tutta la notte, ha allagato strade e sottopassaggi, causando ingenti danni a case e linee elettriche. Altre 6 persone sono state uccise dalle frane nella provincia del Sichuan. Cancellati oltre 500 voli all'Aeroporto internazionale di Pechino. (M.G.)

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    Monti in visita a Mosca: “Partnership strategica tra Ue e Russia”

    ◊   Una maggiore integrazione economica tra Russia e Unione europea, è quanto auspicato dal premier italiano Mario Monti, oggi e domani in visita in Russia dove incontrerà il presidente Putin e il premier Medvedev. Monti ha inoltre affermato di voler rilanciare una “partnership strategica” a tutti i livelli tra Italia e Russia con “sistemi economici interdipendenti e complementari” e relazioni culturali storiche contraddistinte da una “comune radice cristiana ed europea”. (M.G.)

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    Nuovi scontri ai cantieri della Tav Torino-Lione. Feriti due poliziotti

    ◊   È tornata la calma a Chiomonte, in Piemonte, dove nella notte alcune centinaia di manifestanti no-Tav hanno attaccato i cantieri della linea ad alta velocità Torino-Lione. Negli scontri con la polizia che ne sono seguiti, sono rimasti feriti un agente e un dirigente della Digos. Secondo la questura di Torino, gli attivisti hanno tentato di danneggiare le reti con cesoie ma non vi sono riusciti e hanno lanciato petardi, bombe carta e bulloni sulla polizia schierata a protezione del cantiere. Unanime la solidarietà delle forze politiche espressa alle forze dell’ordine, mentre il sindacato di polizia Siap chiede l’immediato sgombero del presidio dei manifestanti dall’area dei lavori. (M.G.)
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 204

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.