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Sommario del 20/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il viaggio del Papa in Libano. Padre Tabet: grande attesa nelle comunità cristiane del Medio Oriente
  • Il "Premio Ratzinger" consegnato a due teologi al Sinodo di ottobre. Mons. Ladaria: ricerca e fedeltà alla Chiesa
  • Il cardinale Filoni esorta i laici ad una presenza “attiva e coraggiosa” in Centrafrica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria: si combatte a Damasco, rottura all'Onu dopo il veto di Russia e Cina
  • Strage della follia a Denver. Killer uccide 14 persone in un cinema
  • Via libera dall'Eurogruppo ai 100 miliardi di euro per salvare le banche spagnole
  • Grave siccità negli Usa: in aumento i prezzi di grano, soia e mais
  • Italia. Salta l'accorpamento delle festività. Bonanni: soddisfatto che il governo ci abbia dato ragione
  • Usa, Conferenza sull’Aids. Mons. Vitillo: serve approccio integrale alla malattia
  • Islam: inizia il Ramadan. Mons. Bianchi: “Una via verso la pace”
  • Olimpiadi: a Londra la Chiesa aderisce all'esperienza ecumenica di "More than Gold"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I vescovi europei sul conflitto in Siria: guerra è via senza uscita, tornare al dialogo
  • Crisi in Spagna. L’arcivescovo di Valencia: “I tagli non tengono conto dei più poveri”
  • Lettera del vescovo di Fano ai sacerdoti della diocesi sulla vicenda di don Ruggeri
  • Il cardinale Dolan sulla nuova evangelizzazione negli Usa: ogni cattolico è un missionario
  • Vescovo peruviano chiede intervento del Congresso americano sul caso minerario di La Oroya
  • Cile. Religiose contro lo sfruttamento minerario: i comitati "un esempio per tutti”
  • Corno d'Africa: 120 mila persone senza cibo nel Somaliland
  • Cresce la violenza nel Brasile: ogni giorno muoiono assassinati 24 bambini
  • La Custodia di Terra Santa affronta l'emergenza abitativa a Gerusalemme
  • Arizona. Prosegue l’impegno dei leader religiosi a favore dei diritti degli immigrati
  • Giappone. La polizia presenta le scuse formali ai vescovi per l’irruzione in una chiesa cattolica
  • Hong Kong. Il cardinale Tong: “La Chiesa sia la casa delle persone che soffrono”
  • I giovani focolari lanciano un Osservatorio permanente sulla fraternità universale
  • Francia: un pellegrinaggio per testimoniare le radici cristiane d’Europa
  • L'Osservatore Romano presto distribuito anche negli Stati Uniti
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il viaggio del Papa in Libano. Padre Tabet: grande attesa nelle comunità cristiane del Medio Oriente

    ◊   In Libano proseguono i preparativi per l’ormai prossima visita apostolica del Papa in programma dal 14 al 16 settembre. Occasione del 24.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI è la firma dell’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. Emer McCarthy ha chiesto a padre Marwan Tabet, coordinatore della visita papale, a che punto sono i preparativi:

    R. – The visit is up to eight over ten in the preparation. …
    Posso dire che i preparativi sono completati all’80 per cento. Tutti, in Libano, si stanno preparando per dare il benvenuto al Papa e non vedono l’ora di dirgli quello che provano in questo momento. C’è attesa per quello che dirà il Santo Padre. Quindi, l’atmosfera è veramente di grande entusiasmo, in particolare tra i giovani.

    D. - In Libano ci sono vari riti cattolici, maroniti, melkiti, siro-cattolici e armeno-cattolici. In mezzo a queste diversità, quanto è stato difficile trovare unità e coordinamento?

    R. – Being where we are and how things affect us, we have learned …
    Per il fatto di vivere dove viviamo e per il modo in cui le situazioni ci coinvolgono, abbiamo imparato – in quanto Chiese cattoliche – a coordinarci tra di noi. Allo stesso tempo, devo dire però che anche il livello di coordinamento con le Chiese cristiane non cattoliche ha fatto grandi progressi in molte diocesi, dove c’è un rapporto amichevole tra le comunità cattolica, ortodossa e protestante. Queste comunità hanno imparato a vivere insieme. Adesso tutti i cristiani del Medio Oriente non pensano tanto alle loro diversità, se sono cattolici, ortodossi o protestanti: sanno soltanto che sono tutti nella stessa barca. Si chiedono se il cristianesimo sopravvivrà in questa parte del mondo. C’è da domandarsi in effetti se i cristiani rimarranno qui e se siano realmente considerati una parte costitutiva dell’area. Ci sono forze internazionali o lobbies che stanno lavorando per cacciare i cristiani da qui, o se non altro per ridurli ad una presenza irrilevante. La visita del Papa in Libano vuole dire ai cristiani che Roma è con loro, che la Santa Sede è con loro e che sta lavorando con la comunità internazionale per far sapere al mondo che l’Oriente senza i cristiani non sarebbe un vero Oriente. Nello stesso tempo la Chiesa sta lavorando anche con la leadership musulmana, per far comprendere che il contributo dei cristiani non può essere dannoso per la fede islamica.

    D. – Come farete per armonizzare i vari riti nelle liturgie presiedute dal Papa?

    R. – Everything will be done perfectly. …
    Tutto sarà perfetto. Sull’altare ci saranno sette cori, ciascuno dei quali canterà secondo il proprio rito. Questo per quanto riguarda la Messa a Beirut. Poi abbiamo deciso che tutti questi cori saranno riuniti in un unico coro e insieme canteranno i canti di tutti: sarà un coro composto di maroniti, melkiti, armeno-cattolici, siro-cattolici e latini. Tutti canteranno insieme: un coro di quasi 300 cantori. Sono tutti felici.

    D. – Quindi, la liturgia saprà riflettere il ricco mosaico della più antica tradizione nella Chiesa …

    R. – Yes, but the Mass itself will be …
    Sì, anche se la Messa stessa si svolgerà con rito latino, tutto il resto sarà un mosaico di riti orientali. Quello che sta per avvenire è molto bello. Stiamo preparando anche un grande incontro per i giovani: verranno circa 20 mila ragazzi per stare insieme al Papa, pregare con lui, ascoltare le sue parole. L’entusiasmo sta crescendo. Prima dell’arrivo del Papa in Libano, daremo avvio ad una serie di incontri di preghiera: le stesse preghiere saranno recitate in ogni chiesa, in ogni parrocchia in tutto il Medio Oriente. Per i nove giorni che precederanno l’arrivo del Papa, è stata preparata una novena che parte dal Rosario dei misteri luminosi, caro a Giovanni Paolo II, che si reciterà in ogni parrocchia del Medio Oriente, e in ogni casa ci sarà una luce accesa per nove giorni – una luce che si diffonderà in tutto il Medio Oriente.

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    Il "Premio Ratzinger" consegnato a due teologi al Sinodo di ottobre. Mons. Ladaria: ricerca e fedeltà alla Chiesa

    ◊   Il “Premio Ratzinger”, l’onorificenza che ogni anno la Fondazione vaticana che porta il nome del Papa consegna a insigni teologi, quest’anno verrà consegnato ai vincitori il 20 ottobre, durante i lavori del prossimo Sinodo. Uno dei membri del Comitato scientifico del Premio, l’arcivescovo Francisco Ladaria Ferrer, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, spiega le finalità del Premio al microfono di Alessandro De Carolis:

    R. – Il "Premio Ratzinger" è stato istituito dalla Fondazione Joseph Ratzinger, una Fondazione vaticana, per stimolare la riflessione teologica soprattutto – non esclusivamente, ma soprattutto – nei campi più coltivati da Joseph Ratzinger, come teologo, cardinale e ora Papa: il campo della teologia fondamentale, della storia della teologia, specialmente teologia patristica, il campo dell’esegesi biblica, ma anche la teologica dogmatica. Si tratta dunque di premiare quei teologi e stimolare anche la riflessione teologica su questi campi in una linea di comunione con la Chiesa, in una linea teologica di approfondimenti dei grandi documenti magistrali, come il Concilio Vaticano II. Una teologia che sia quindi di aiuto per la Chiesa nel mondo presente, tenendo sempre un contatto con la cultura, l’ambiente e il mondo che ci circonda, al quale va evidentemente la nostra proclamazione.

    D. – Che tipo di lavoro svolge il Comitato scientifico nel selezionare i candidati?

    R. – Il Comitato scientifico cerca di tener presente diversi fattori: prima di tutto, il rigore teologico e la profondità scientifica dei possibili candidati. Si cerca di avere anche una varietà di lingue, di culture, cosicché non tutti i premi vadano per esempio a teologi di lingua inglese, o che tutti siano di lingua italiana. Che ci sia quindi un equilibrio fra le grandi lingue del mondo, fra i grandi gruppi cattolici del mondo, in modo che – nella misura del possibile, anche se non è sempre facile questo – tutti si possano sentire rappresentati. L’anno scorso ci fu un italiano, uno spagnolo e un tedesco. Quest’anno sarà un francese e un nordamericano. Ma sempre tenendo presente, evidentemente, che la prima condizione – sine qua non – è la qualità di questi teologi.

    D. – Benedetto XVI non perde mai occasione per richiamare i teologi a vivere per primi la realtà che studiano. Quale panorama vede oggi nel mondo dal punto di vista degli studi teologici?

    R. – Io credo che possiamo guardare il futuro con fiducia. Credo che il Papa sia per tutti i teologi, per tutti gli studiosi, un grande stimolo come di una persona che, fin dal primo momento del suo studio teologico, come professore e come teologo, ha sempre combinato l’accuratezza e l’acume scientifico con una profonda fedeltà alla Chiesa, la profonda fedeltà al Signore, che nasce evidentemente da un contatto vivo col Signore nella preghiera. Qualche volta è stato detto che la teologia si fa in ginocchio: è una verità molto grande. Soltanto le cose che sono state assimilate veramente e anche spiritualmente possono essere trasmesse in modo fruttuoso. Altrimenti, la teologia diventerebbe una “gnosi”: una conoscenza che non ha una ripercussione nella vita e questo sarebbe veramente un grave danno per la teologia e per tutta la Chiesa.

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    Il cardinale Filoni esorta i laici ad una presenza “attiva e coraggiosa” in Centrafrica

    ◊   L’esortazione ad assumere sempre di più il proprio ruolo nell’organizzazione e nell’animazione delle comunità cristiane, in quanto si tratta di “un modo efficace per prendere parte attiva alla missione della Chiesa”, è stata rivolta dal cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ai rappresentanti dei movimenti, delle associazione e dei gruppi dei laici delle diverse diocesi della Repubblica Centrafricana, che ha incontrato oggi presso il “Centre Jean XXIII” di Bangui. Il prefetto del dicastero vaticano – riferisce l’Agenzia Fides - ha ribadito che “tutti i cristiani, per il loro battesimo, sono chiamati ad essere missionari e ad evangelizzare, ognuno secondo la propria identità nella Chiesa e il suo status sociale e professionale”. Quindi ha proseguito: “La partecipazione attiva alla missione evangelizzatrice della Chiesa si pone oggi concretamente in termini di rafforzamento della fede e di testimonianza autentica dei cristiani. Impegnatevi dunque ad essere ‘sale e luce’ in terra centrafricana”. Al laicato viene comunque richiesta “una buona e adeguata formazione spirituale e dottrinale”, ha sottolineato il cardinale, e in questo senso l'Anno della Fede “costituisce un'occasione propizia per la riscoperta e lo studio dei contenuti fondamentali della fede”. Quest’Anno particolare, ha auspicato il prefetto del dicastero missionario, “possa anche offrirvi l'opportunità per una riflessione e una azione comune al fine di proseguire con coraggio e in profondità l'opera di evangelizzazione, rinnovando la vostra testimonianza di fede”. Nel suo discorso il cardinale Filoni si è ampiamente soffermato sulla particolare attenzione da riservare ai giovani, ai quali è affidato l’avvenire del mondo e della Chiesa, e sulle vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa. Dopo aver ricordato che la pastorale delle vocazioni ha come protagonista la comunità ecclesiale nelle sue diverse espressioni, il porporato ha messo in rilievo che ai laici “è affidata una responsabilità molto particolare per l’accompagnamento delle vocazioni alla vita sacerdotale e religiosa”: “come responsabili di famiglie cristiane, voi partecipate in modo speciale ed originale alla missione della Chiesa, maestra e madre. Possano le vostre famiglie offrire alla Chiesa vocazioni autentiche”. Il prefetto ha infine ricordato il dovere dei laici di provvedere anche al sostegno economico della Chiesa, affinché disponga di quello che è necessario per il culto divino, le opere di apostolato e di carità, ed il sostentamento dei suoi ministri. Il cardinale ha concluso il suo discorso con questa esortazione: “Fedeli laici, è attraverso di voi che la Chiesa si rende presente e attiva nella vita del mondo: il mondo della politica, della cultura, delle arti, dei media e delle diverse associazioni. Vi incoraggio dunque ad avere in questi mondi una presenza molto attiva e coraggiosa, una presenza senza complessi o vergogne, ma piuttosto fiera e consapevole del prezioso contributo che potete apportare come discepoli di Cristo, sale della terra e luce del mondo”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, lo stallo all'Onu sulla crisi siriana.

    In cultura, sulla creazione, una riflessione di Inos Biffi dal titolo "Un sostegno per la scienza".

    Questione di linguaggio: sulla "Civiltà Cattolica" le origini del mondo nel racconto biblico.

    Overture con dialogo: Maurizio Fontana sul festival di Salisburgo, inaugurato oggi da un dibattito fra il cardinale Schonborn e il rabbino Schneier.

    Quella volta che disse no a Giovanni Gentile: Gualtiero Bassetti ricorda, a 150 anni dalla nascita, Giulio Salvadori, poeta e maestro di vita.

    Viaggio tra le diocesi soppresse da Napoleone: Silvia Guidi su un'inchiesta a puntate della "Croix".

    Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "Una famiglia speciale sul Vespucci": i ragazzi affidati all'associazione Amici della Zizzi ospiti della nave scuola della Marina militare italiana.

    Tante identità, un solo cristiano: nell'informazione religiosa, dal battesimo a una vita di comunione sulla strada dell'unità, l'intervento di fratel Alois, priore della comunità di Taizé, in occasione del cinquantesimo Congresso eucaristico internazionale svoltosi a Dublino.

    Alla ricerca del tesoro nascosto nelle immagini: nell'informazione vaticana, Nicola Gori sul volume "San Pietro in Vaticano. I mosaici e lo spazio sacro".

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    Oggi in Primo Piano



    Siria: si combatte a Damasco, rottura all'Onu dopo il veto di Russia e Cina

    ◊   Siria senza pace. Dopo i 300 morti di ieri – il bilancio più grave dall’inizio del conflitto – anche oggi si registrano violenze a Damasco, diventato ormai il fronte più caldo. Intanto è frattura all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu dopo il veto di Russia e Cina. Benedetta Capelli:

    Damasco è nel caos. Teatro dei disordini è il quartiere Midan dove si registrano esplosioni e si levano colonne di fumo. Fonti della sicurezza hanno affermato che l’esercito sta conducendo una controffensiva per strappare il controllo della zona ai ribelli. Si vive un’apocalisse a Damasco, e si spera con tutto il cuore che venga presto la resurrezione”: ha detto, all’agenzia Fides, mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco. Da registrare anche un raid di elicotteri da combattimento su un sobborgo della capitale. Violenza che arriva all’indomani della giornata più drammatica dal punto di vista delle perdite dei civili con oltre 300 vittime, cifra mai raggiunta dall’inizio del conflitto. Nelle ultime ore a preoccupare è anche la situazione dei rifugiati, secondo l’Unhcr sono 30mila i siriani fuggiti in Libano in questi due giorni. Oggi poi si sono rincorse le voci sul destino di Assad. Prima da Parigi l’ambasciatore russo in Francia aveva parlato della possibilità per il presidente siriano di lasciare il Paese in modo civile nell’ambito di un piano di transizione verso un regime più democratico. Damasco immediatamente ha negato. Altro fonte infuocato è quello della diplomazia, dopo il veto posto in Consiglio di Sicurezza dell’Onu da Russia e Cina. “Veto deplorevole” hanno detto gli Stati Uniti, “profondo rammarico” aggiunge la diplomazia europea mentre i due Paesi rilanciano definendo le critiche “inaccettabili” e sostenendo che il documento avrebbe aperto le porte ad un intervento militare. Oggi si dovrebbe votare una risoluzione, presentata dal Pakistan ma appoggiata dalla Russia, per l’estensione di 45 giorni della missione di osservatori Onu.

    Ma da chi sono sostenuti gli oppositori di Assad? Risponde al microfono di Luca Collodi, padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma:

    R . - In questa fase probabilmente sono i Paesi del Golfo - l’Arabia Saudita, il Qatar - perché la “reazione” popolare ha subìto un cambiamento: all’inizio era solo per la libertà, per la democrazia e per la giustizia, ma erano deboli perché non avevano alcun potere di resistenza contro il regime; dopo alcuni mesi sono subentrati movimenti islamici e adesso c’è un movimento islamico sunnita opposto al regime che è alawita, dunque sciita, e dietro lo sciismo c’è l’Iran. Adesso ha quindi assunto una forma religiosa che non c’era all’inizio.

    D. - Quale Siria uscirà dalla guerra?

    R. - L’opposizione attuale rischia di diventare una nemica della Siria: la Siria del regime di Assad era certamente dittatoriale, ma aveva anche degli aspetti positivi, come quello relativo alla sicurezza o alla neutralità religiosa. Il rischio adesso è che avremo una Siria con due gruppi opposti, quello del regime e quello nuovo che verrà fuori, con delle opposizioni anche religiose. L’ideale sarebbe di arrivare a un accordo. Questo era il progetto di Kofi Annan, ma sembra impossibile da raggiungere, purtroppo! Era il progetto che ha presentato più volte anche il nunzio apostolico: dobbiamo cercare di non mettere un gruppo contro l’altro, proponendo invece la situazione migliore per la Siria.

    D. - Quale futuro possiamo pensare, invece, per la minoranza cristiana in Siria?

    R. - La minoranza cristiana, secondo me, non dovrebbe aver paura. Nel regime di Assad, i cristiani potevano fare tutto ciò che la religione cristiana pratica e senza essere disturbati, purché non si mischiassero con la politica. Oggi, il rischio è che i cristiani possano subire delle pressioni se dominerà la tendenza islamica. Io credo, però, che se i cristiani continueranno a avere una posizione per la libertà, per la democrazia, per la giustizia, potranno allora avere un ruolo pacificatore, un ruolo costruttivo, perché noi non siamo per un gruppo contro un altro, ma siamo per avere un Paese basato sulla cittadinanza, basato sulla giustizia, sui diritti umani e sull’uguaglianza tra uomo e donna.

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    Strage della follia a Denver. Killer uccide 14 persone in un cinema

    ◊   E' di almeno 14 morti, tra cui alcuni bambini, e 50 feriti l’ennesima strage della follia avvenuta negli Stati Uniti, a Denver, dove un giovane di 24 anni ha aperto il fuoco sugli spettatori che assistevano alla prima cinematografica dell’ultimo film della serie di Batman. Il servizio di Marco Guerra:

    E’ entrato vestito di nero, giubbotto antiproiettile, con casco e occhialoni scuri, maschera anti-gas, ed armato di due pistole ha lanciato un lacrimogeno prima di iniziare a sparare all’impazzata muovendosi lentamente lungo la scalinata della platea. Così descrivono la dinamica dell’accaduto i sopravvissuti alla strage avvenuta nelle prime ore del giorno in un cinema del quartiere Aurora di Denver, durante la proiezione di 'The Dark Knight Rises", l'ultimo episodio della serie di Batman. La polizia è arrivata pochi minuti dopo l’allarme ed ha arrestato un giovane sospetto nel parcheggio dietro il cinema, il quale non ha opposto alcun tipo di resistenza. Il sospetto killer ha quindi confessato di avere materiale esplosivo nel suo appartamento, nella zona nord del quartiere Aurora che le forze dell'ordine hanno deciso di evacuare. Fonti della stessa polizia hanno spiegato che non vi sono prove di complici o altre persone che abbiano partecipato al massacro. Il presidente Usa Barack Obama si è detto “scioccato” dalla sparatoria “tragica ed atroce”, ma in queste ore è un Paese intero ad interrogarsi su questo ennesimo atto di follia.

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    Via libera dall'Eurogruppo ai 100 miliardi di euro per salvare le banche spagnole

    ◊   Dopo il sì del Bundestag e della Finlandia agli aiuti per le banche spagnole l’Eurogruppo ha dato il via libera al pacchetto di salvataggio da 100 miliardi di euro. "Un passo importante per risolvere la crisi" fa sapere il commissario agli Affari Economici e Monetari dell’Ue Olli Rehn. Nel Paese iberico intanto non si ferma la rivolta contro la politica di austerity del governo Rahoy. Sul fronte dei mercati giornata negativa per le borse del Vecchio Continente: le peggiori proprio Madrid e Milano in calo di oltre il 2,20 % mentre lo "spread" tra titoli spagnoli e tedeschi sfonda quota 583 punti. Al microfono di Cecilia Seppia il commento di Angelo Baglioni docente di economia politica alla Cattolica di Milano:

    R. – La maggior parte di questi fondi dovrebbero andare a salvare le banche spagnole, a ricapitalizzarle. Ma d’altra parte, questo serve a salvare anche il Paese, perché naturalmente l’alternativa sarebbe quella di lasciare fallire alcuni istituti di credito anche di grandi dimensioni, e questo in Spagna porterebbe ad un disastro, ad un disordine finanziario notevole. C’è poi stata, però, una piccola novità: nell’approvazione da parte del Parlamento tedesco si è detto che quello che rimane, il residuo di questi 100 miliardi, dopo che saranno stati utilizzati in buona parte per il salvataggio e la ricapitalizzazione delle banche, potrà anche essere utilizzato dal Fondo europeo di stabilità per acquistare titoli del debito pubblico spagnolo, quindi – in qualche misura – per fornire un meccanismo per contenere lo spread dei titoli spagnoli rispetto a quelli tedeschi.

    D. – Lo spread della Spagna, tra i titoli spagnoli e quelli tedeschi, è arrivato oggi a quota 593 punti, quindi un valore altissimo: diciamo che le premesse non sono per niente buone …

    R. – Sì … di fatto, la Spagna in questo momento – anche se vogliono in qualche maniera cercare di limitare questo messaggio –di fatto sta chiedendo l’aiuto europeo, cioè sta diventando il quarto Paese dopo Grecia, Irlanda e Portogallo che chiede un intervento di bail-out, come si dice, cioè di salvataggio da parte dei partner europei. Si era in un primo momento cercato di limitare questo aspetto solo al sistema bancario, ma è chiaro che di fatto il discorso si sta invece allargando, e questo è un messaggio negativo per i mercati perché vuol dire che di fatto è un Paese che sta entrando nella lista di quelli che non ce la fanno da soli, hanno bisogno dell’aiuto dell’Europa: aiuto che spesso viene a condizioni anche piuttosto pesanti. E’ quindi abbastanza comprensibile che i mercati finanziari siano in tensione.

    D. – Prima la Grecia, poi la Spagna: l’immissione di liquidità a livello dei singoli Paesi è una formula che si traduce necessariamente in politica di austerity per i governi, con conseguenti sollevazioni popolari come quelle che si stanno verificando, appunto, in Spagna. Forse si dovrebbe pensare ad un intervento più generale, più europeo?

    R. – Allargando il discorso un po’ a tutto il bilancio pubblico e alla situazione generale di questi Paesi ad alto debito, tra cui anche l’Italia, i famosi spread non possono calare se assieme ai salvataggi di questo tipo non si imposta una strategia europea complessiva di crescita, di integrazione fiscale e di trasferimento di sovranità. Cioè, se non c’è un rilancio complessivo del progetto relativo all’Unione monetaria. Nel vertice di fine giugno scorso era stato fatto un passo avanti in questa direzione, che era il trasferimento della supervisione bancaria presso la Banca centrale europea. Però, poi, è chiaro che bisogna passare dalle parole ai fatti …

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    Grave siccità negli Usa: in aumento i prezzi di grano, soia e mais

    ◊   La più grave siccità dal 1956 ad oggi. E’ quella che sta colpendo 26 Stati del sud degli Usa. A rischio le immense coltivazioni agricole. La conseguenza immediata della mancanza d’acqua, che potrebbe protrarsi per altre settimane, è l’aumento incontrollato del prezzo di grano, soia e mais, genere del quale gli Stati Uniti sono il massimo produttore al mondo. Il pericolo è che questa situazione possa aggravare ulteriormente l’attuale crisi economica. Sulle possibili contromisure da adottare Giancarlo La Vella ha intervistato l’economista Luigi Campiglio, esperto di andamento dei prezzi:

    R. - Questo è il secondo anno di siccità nel mondo; l’anno scorso, per motivi diversi in Cina, ora negli Stati Uniti. E lì è un problema serio che va riconosciuto in quanto tale ed affrontato nella sua rilevanza. Un qualche aumento dei prezzi - speriamo lievi- è nelle cose. Bisogna muoversi ora per contenerlo il più possibile.

    D. - In che modo?

    R. - In primo luogo bisogna, nel breve periodo, cercare di assorbire da parte delle grandi catene distributrici, per quanto possibile, quegli aumenti che ci saranno sul pane e un po’ su tutti i generi alimentari. È possibile graduare, quanto meno, l’aumento dei prezzi, in maniera tale da dare tempo all’offerta mondiale, di diventare più abbondante e quindi di colmare questo momentaneo squilibrio. Bisogna capire se questa situazione è permanente – e molti dicono che lo sia- e, se lo è, bisogna anche procedere rapidamente con gli investimenti necessari per ampliare la produzione in tempi rapidi. Del resto uno degli aspetti positivi della produzione agricola è che i tempi tecnici sono relativamente contenuti per aumentare la produzione.

    D. - Non so se in campo economico se ne parla, ma, secondo lei, è opportuno affiancare a tutto questo delle politiche ambientali idonee a far fronte ai cambiamenti climatici?

    R. - Sì, se ne discute molto. Il mio punto di vista è che i cambiamenti climatici abbiano un ruolo di rilievo in questa situazione. Gli Stati Uniti, inoltre, sono i più refrattari ad adottare misure di regolamentazione climatica e - aggiungo - altro aspetto di questa siccità è la progressiva mancanza di acqua nel mondo. Quindi parlare di grano e siccità significa anche parlare di acqua come bene comune dell’umanità e, di conseguenza, avere una gestione il più possibile attenta e priva di sprechi soprattutto in questi momenti.

    D. - Sappiamo che queste merci vengono valutate giornalmente in borsa. Che effetti ci saranno sui mercati finanziari?

    R. - Oramai ci siamo molto abituati, anche in altri ambiti, al fatto che ogni attività diventi oggetto di scommesse e non credo che questa situazione farà eccezione. Bisognerà, prima o poi, intervenire non solo sui mercati finanziari, che in questo momento sono più sensibili. Altrimenti le conseguenze negative sui Paesi in via di sviluppo possono essere tremende. Bisogna intervenire, affinché i mercati finanziari funzionino per il bene comune e non per la speculazione, cosa che ha preso corpo in questi ultimi anni.

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    Italia. Salta l'accorpamento delle festività. Bonanni: soddisfatto che il governo ci abbia dato ragione

    ◊   Il governo non ha intenzione di fare nuove manovre. Così il premier Mario Monti rassicura gli italiani al termine di un consiglio dei ministri che ha stabilito i criteri fondativi delle nuove province e mantenuto inalterate le attuali festività. Alessandro Guarasci:

    Per Monti l’Italia l’Italia è sulla via programmata in merito agli obiettivi di finanza 2012-2013. Una situazione che spinge anche il premier a dire che non c’è bisogno di una patrimoniale per i redditi sopra i 250 mila euro. Sullo spread Monti precisa che “rispetto ai 574 punti di novembre 2011, oggi siamo credo a 490 e quindi c’è una riduzione”, anche se “deludente”. Il Consiglio dei ministri di oggi ha stabilito che si salveranno le province con almeno 350 mila abitanti e una superficie di 2500 chilometri quadrati. Dunque, 43 di quelle attuali. E poi le festività rimangono invariate perché un accorpamento non porterebbe risparmi. Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni:

    R. - Addirittura, molte aziende allungano i giorni di ferie perché non sanno che cosa fare e molte aziende vanno in cassa integrazione: quindi non abbiamo neanche questa esigenza spasmodica di fare straordinari o addirittura di assommare anche un’altra giornata di lavoro. Che il governo ci abbia ascoltato è positivo.

    D. - Ha fatto, però, anche appello al vostro senso di responsabilità…

    R. - Noi l’abbiamo la responsabilità. Credo che anche il governo dovrebbe mostrare lo stesso senso di responsabilità. Discutere con i soggetti sociali - coloro che sono deputati a rappresentare i lavoratori - farebbe il governo più responsabile.

    D. - Il governo ha detto “no” a una patrimoniale, su questo siete delusi?

    R. - Dice “no” alla patrimoniale, perché la patrimoniale l’ha fatta già ed è quella dei poveri, quella dell’Imu... Non siamo d’accordo.

    Uno degli obiettivi di ogni governo è stato aumentare la produttività. Abbiamo sentito l’opinione dell’economista, Leonardo Becchetti:

    R. - Noi per migliorare dobbiamo avvicinarci al modello anche dell’economia tedesca, ma dobbiamo farlo riducendo quelle che sono le strozzature della nostra economia: ritardi dei pagamenti, amministrazione, mancanza di investimenti nella banda larga, aumento del livello di istruzione. Semmai, l’unico settore dove, forse, più ore di lavoro sarebbero utili per tutti è proprio quello della giustizia. Sappiamo che i nostri tribunali civili sono ingolfati e che la durata delle cause è quattro volte superiore a quella tedesca: abbiamo un numero enorme di avvocati, ma un numero di magistrati molto inferiore.

    D. – Secondo lei, per rilanciare il Paese bisogna incidere sulla domanda, ma allora bisognerebbe in sostanza agire sui redditi per rilanciare i consumi: questo ad oggi non sembra molto facile…

    R. - Bisogna avere il coraggio di farlo. Uno dei motivi della crisi è l’enorme disuguaglianza del reddito e le difficoltà che hanno i ceti medio-bassi. Quindi, una politica fiscale che ridistribuisca tra i ceti alti e i ceti medio-bassi sicuramente avrebbe effetti espansivi sui consumi. E’ quello che in parte sta cercando di fare Hollande da quando è andato al potere: ha aumentato moltissimo il prelievo fiscale sui redditi più alti e ha usato questi soldi per creare nuova occupazione.

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    Usa, Conferenza sull’Aids. Mons. Vitillo: serve approccio integrale alla malattia

    ◊   Si aprirà domenica 22 luglio a Washington la 19.ma Conferenza internazionale sull’Aids. All’appuntamento sono attesi 30 mila tra scienziati, esperti e attivisti. Ci sarà anche la Caritas, che porterà il suo personale contributo partendo da una pre-conferenza - in programma oggi - che coinvolgerà le organizzazioni cattoliche impegnate nella realizzazione del Piano globale: eliminare entro il 2015 i nuovi contagi tra i bambini e mantenere in salute le mamme. A parlarne, al microfono di Roberta Barbi, è mons. Robert Vitillo, consigliere speciale per l’Aids della Caritas:

    R. - Caritas sta organizzando con altre organizzazioni cattoliche una pre-conferenza per le persone che vengono da tutto il mondo e che lavorano in programmi patrocinati dalla Chiesa cattolica, così possono prepararsi per questa grande conferenza riflettendo sui valori della Chiesa cattolica.

    D. - 31 anni di epidemia del virus Hiv hanno chiamato la Chiesa a trovare una risposta pastorale alla malattia oltre a quella assistenziale…

    R. - È molto importante avere una risposta completa che consideri non solamente i bisogni medici, ma anche i problemi sociali, economici, affettivi e finalmente quelli spirituali.

    D. - In quali Paesi la situazione è più critica e quali armi abbiamo a disposizione oggi per combattere l’Aids?

    R. - L’impatto è molto più forte nei Paesi africani: di questi, 22 registrano il maggiore numero di contagi. Abbiamo fatto dei progressi, specialmente con l’accesso alle cure antiretrovirali, alle quali solamente la metà delle persone che ne necessitano, però, possono accedere.

    D. - Le organizzazioni cattoliche partecipano attivamente alla realizzazione del Piano globale che mira a eliminare entro il 2015 i nuovi contagi tra i bambini e a mantenere in salute le mamme. Come si può conseguire questo obiettivo in contesti in cui il malato viene lasciato solo ed è rifiutato dalla famiglia?

    R. - È molto importante promuovere l’accettazione e il coinvolgimento da parte di tutta la famiglia con le persone che vivono con l’Hiv e in particolar modo con le madri. Inoltre, è importante coinvolgere i mariti a prendere parte all’iniziativa di sottoporsi ai test e provvedere alle cure antiretrovirali per le madri e - quando è necessario - per i bambini. Abbiamo fatto un’indagine riguardo alle organizzazioni cattoliche nei 22 Paesi e abbiamo scoperto che molte sono già coinvolte in questi programmi di prevenzione del contagio da madre al bambino. Loro fanno un tipo di approccio focalizzato su tutta la famiglia.

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    Islam: inizia il Ramadan. Mons. Bianchi: “Una via verso la pace”

    ◊   Inizia oggi in molti Paesi di fede islamica il Ramadan, mese del digiuno rituale, della purificazione e della preghiera; è anche il mese in cui le famiglie e le comunità si ritrovano insieme, ogni giorno, dopo il tramonto, per il pasto serale consentito. Ce ne parla Roberta Barbi:

    È il nono mese del calendario islamico, sacro perché, afferma la tradizione musulmana, vi fu la rivelazione del Corano a Maometto. Il Ramadan è uno dei cinque pilastri dell’Islam e anche se la regola del digiuno dall’alba al tramonto è uguale per tutti, il giorno iniziale e le pratiche che lo accompagnano variano da Paese a Paese. Per tutti, comunque, è il momento più atteso dell’anno, scandito dalla solidarietà familiare e dalla devozione religiosa, come spiega, al microfono della collega Silvia Koch, il presidente dell’Associazione culturale islamica italiana, Mohamed Ben Mohamed:

    “Un mese specificatamente di alta spiritualità per la comunità islamica, ma non c’è solo l’aspetto spirituale: c’è anche l’aspetto sociale, che è molto importante e molto significativo, perché in questo mese la comunità si avvicina molto”.

    Il Ramadan è iniziato oggi in Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi, Yemen, Kwait, Giordania, Indonesia, Libano, Tunisia ed Egitto, dove il presidente Morsi ha disposto il rilascio di 572 detenuti; domani prenderà il via anche in Oman, Marocco, Iran e Iraq. Anche quest’anno, però, ci sono Paesi che all’inizio del mese sacro sono sconvolti dalla violenza, come la Siria, dove il digiuno dell’opposizione inizia oggi, quello delle autorità domani. Un altro motivo di divisione, dunque, l’esatto opposto a quello che è il vero significato del Ramadan, come sottolinea mons. Mansueto Bianchi, vescovo di Pistoia e presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo:

    “Dovrebbe essere una risorsa interna all’Islam stesso, per evidenziare quelle componenti pacifiche e di positiva relazione che ci sono all’interno del composito mondo dell’Islam. Quindi proponendo un approccio che non sia pretestuoso per un uso politico o addirittura violento, ma evidenzi la strada di una lettura del messaggio dell’Islam nel senso della pace, nel senso della collaborazione, della fraternità, dell’unità”.

    Il presule evidenzia come in Occidente si stia affermando l’errata convinzione che l’esperienza religiosa predisponga all’intolleranza e al rifiuto dell’altro, quando, al contrario, è la strada verso la pace, l’incontro e la “convivialità delle differenze”, come la definiva Giovanni Paolo II. Dall’unione delle famiglie e delle comunità mostrata dai musulmani durante il mese sacro, anche i cristiani possono imparare molto, come conclude mons. Bianchi:

    “La modalità in cui il Ramadan viene vissuto e l’intensità di adesione personale credo che possa essere anche una testimonianza e un richiamo per noi cristiani dell’Occidente che, a volte, siamo un po’ più sfrangiati, un po’ più scoloriti, un po’ meno testimoniali”.

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    Olimpiadi: a Londra la Chiesa aderisce all'esperienza ecumenica di "More than Gold"

    ◊   In occasione dei Giochi olimpici e paraolimpici – in programma a Londra dal 27 luglio al 12 agosto – i vescovi cattolici di Inghilterra e Galles hanno aderito all’organizzazione ecumenica cristiana "More than gold" che dal 1996 trasforma quest’appuntamento sportivo inter-continentale in occasione di evangelizzazione. Circa un terzo degli atleti partecipanti a Londra 2012 sono cattolici ed è importante offrire loro, e a tutto il mondo sportivo, l’opportunità di un'esperienza spirituale durante le due settimane di gare. Fabio Colagrande ne ha parlato con James Parker, rappresentante cattolico dell’organizzazione caritativa “More than Gold”:

    R. – In Inghilterra, prendiamo molto sul serio l’Enciclica di Giovanni Paolo II Ut unum sint che invita i credenti cristiani a pregare e lavorare insieme per l’unità. Vorremmo riuscire a mettere insieme tutte le nostre risorse per poter offrire il nostro servizio per questi Giochi olimpici, per costruire, insieme, il Regno di Dio. “More than Gold” è un’esperienza iniziata con i Giochi olimpici di Barcellona nel 1992. In quell’occasione, erano presenti tanti protestanti ed evangelici - battisti, metodisti, episcopaliani: lì, tutti insieme, hanno preso la decisione di unirsi per proclamare la Buona Notizia ai successivi Giochi olimpici in Atlanta, negli Stati Uniti, nel 1996. Quest’anno, invece, è la prima volta che la Chiesa cattolica vi partecipa insieme agli altri cristiani: ed è una esperienza straordinaria per noi.

    D. – In concreto, che tipo di servizio offre questa organizzazione durante le giornate olimpiche?

    R. – Facciamo tante cose, ma vogliamo anzitutto offrire una calorosa accoglienza ai turisti e agli spettatori, ma in particolare agli atleti. Apriamo le nostre chiese per la preghiera, per la contemplazione, ma anche per una tazza di the o di caffè, un’usanza tipicamente britannica, o anche, per esempio, per l’accesso ai servizi igienici. Ci saranno poi artisti cristiani, ci sarà la musica per le strade: abbiamo organizzato festival locali. Per la prima volta, poi, ci sarà un campo internazionale per i giovani, un po’ come succede alla Giornata mondiale della gioventù. Ci saranno anche delle Messe speciali, celebrate in diverse lingue: metteremo a disposizione un grande numero di cappellani cattolici all’interno del Villaggio Olimpico. In generale poi, come comunità cristiana, abbiamo messo a disposizione degli alloggi gratuiti per le famiglie e gli amici degli atleti in competizione e per i turisti: dunque apriremo le nostre case agli stranieri, ai visitatori. Come nel Vangelo, dove Gesù ci chiede di accogliere tutti gli stranieri.

    D. – Se ho ben capito come “More than Gold” voi mettete anche a disposizione degli alloggi per alcuni turisti...

    R. – Esatto. Abbiamo ricevuto 500 richieste per alloggi a Londra. Ci sono alcune persone che arrivano dai Paesi più poveri e che non hanno i soldi per pagare una stanza a Londra.

    D. – Quindi, diciamo in generale “More than Gold” è un’offerta rivolta sia a turisti, ma anche agli atleti, per trovare dei momenti di spiritualità durante le giornata olimpiche?

    R. – Certo. La Santa Messa sarà celebrata tre volte al giorno nella Cappella del Villaggio Olimpico, ma ci saranno anche alcuni vescovi che verranno ad accompagnare le loro squadre a Londra.

    D. – In questo senso, quale opportunità particolare rappresentano le Olimpiadi londinesi per la Chiesa cattolica?

    R. – Le Olimpiadi londinesi ci danno l’opportunità di essere nel cuore del mondo dello sport: questo è molto importante. E’ importante anche perché si dice che un terzo degli atleti che arriveranno in Inghilterra saranno cattolici: dunque, è importante provvedere ad un’esperienza spirituale non solo per gli atleti, ma anche per il mondo dello sport. Sarà importante quindi continuare in questo lavoro: ad esempio, durante la sua visita in Inghilterra, Papa Benedetto XVI ha istituito una Fondazione dello sport, simile a quella che già c’è in Italia, la “Fondazione Giovanni Paolo II”, e stiamo preparando molte cose per i giovani, per i club sportivi, per coloro che giocano a calcio o a rugby. Questo lavoro, questa pastorale sportiva, dunque, non finirà quando i Giochi olimpici saranno terminati.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I vescovi europei sul conflitto in Siria: guerra è via senza uscita, tornare al dialogo

    ◊   “La guerra è una via senza uscita”: è quanto afferma in una dichiarazione il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) intervenendo sul conflitto in Siria. Nel testo, a firma dei cardinali Péter Erdő e Angelo Bagnasco, rispettivamente presidente e vicepresidente del Ccee, si esprime l’auspicio che “le autorità del Paese, la popolazione e tutti i credenti, di qualunque religione essi siano” possano guardare a Dio e trovare “il cammino che faccia cessare tutte le ostilità, deporre le armi e intraprendere la via del dialogo, della riconciliazione e della pace. Questo conflitto – si sottolinea - non può che portare con sé inevitabilmente lutti, distruzioni e gravi conseguenze per il nobile popolo siriano”. “La felicità non può che essere raggiunta insieme, mai nella prevaricazione degli uni contro gli altri”. “I prossimi giorni – prosegue la dichiarazione - possono essere decisivi per gli esiti di questa crisi”. I vescovi europei esortano quindi “tutti i cristiani d’Europa a moltiplicare il loro impegno di preghiera per la pace in quella regione. La nostra fede ci porta a sperare che sia possibile una soluzione alla crisi, leale e costruttiva, rispettosa degli interessi di ognuno”. Ma “è necessario trovare di nuovo lo spazio per un dialogo di pace; non è mai troppo tardi per comprendersi, per negoziare e costruire insieme un futuro comune”. La dichiarazione del Ccee quindi conclude: “Siamo certi che, con l’aiuto di Dio, il buon senso può prevalere e recare una convivenza pacifica nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella liberta e nel rispetto di tutte le minoranze, in particolare dei cristiani del Paese”.

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    Crisi in Spagna. L’arcivescovo di Valencia: “I tagli non tengono conto dei più poveri”

    ◊   L’arcivescovo di Valencia, mons. Carlos Osoro, ha espresso la sua preoccupazione per le conseguenze dell’applicazione delle ultime misure del Governo e i tagli economici che a suo avviso “si fanno uguali per tutti, senza tener conto dei più poveri”. Lo ha dichiarato in occasione della sua partecipazione, ieri, al corso estivo, organizzato dalla Fondazione universitaria Rey Juan Carlos. Per mons. Osoro - riferisce l'Agenzia Sir - “tutti devono fare attenzione a chi è nel bisogno, senza eccezioni”. “Più che piangere - ha aggiunto - occorre proporre vie di uscite che ci inducano alla speranza”. Il vescovo ha anche annunciato che, di fronte alla situazione di crisi attuale, la sua diocesi sta promuovendo diversi progetti - in collaborazione con l’Università Cattolica - di aiuti ai disoccupati, che hanno chiamato “Economia di comunione” (progetto di sviluppo economico di carattere solidale). Iniziativa che non è volta solo a preparare e formare gratuitamente coloro che ne hanno bisogno in vista delle richieste del mercato, ma anche di aiutarle a trovare una via d’uscita lavorativa “dentro o fuori la Spagna”, ha sottolineato mons. Osoro. Rispetto alla crisi di valori e agli scandali di corruzione, l’arcivescovo propone di aprirsi alla religione: “Occorre tornare cristiani”, ha sostenuto.

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    Lettera del vescovo di Fano ai sacerdoti della diocesi sulla vicenda di don Ruggeri

    ◊   “Testimoniare il Vangelo con umiltà”: è il titolo della Lettera inviata dal vescovo di Fano, Armando Trasarti, ai sacerdoti, ai consacrati e ai diaconi permanenti della Diocesi, in merito alla vicenda di don Giacomo Ruggeri, direttore dell'Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, arrestato il 13 luglio scorso con l'accusa di aver compiuto abusi su una minorenne. “In questo momento di intenso e lacerante dolore – inizia così la lettera - sento il dovere e la necessità di rivolgermi a voi membri del mio presbiterio… Non posso e non voglio anticipare l’accertamento dei fatti e il giudizio che spettano qui sulla terra innanzitutto alla Magistratura, verso la quale va la nostra piena fiducia. Voglio ancora una volta manifestare la mia piena solidarietà a tutti coloro che soffrono per questa vicenda”. Il presule quindi prosegue: “Non possiamo mai dare per scontata la nostra fedeltà. Essa nasce come grazia, dono dall’Alto, e tale rimane; una grazia che s’incarna nelle nostre persone … Dio ha assunto tutta la nostra umanità, anche la paura, la solitudine, il tradimento, la morte ignominiosa, affidandosi completamente al Padre nel momento del totale abbandono da parte degli uomini. Qui nasce la nostra grande responsabilità, una responsabilità che portiamo nella nostra carne. Possiamo stupirci, non capire, ma questo è l’agire di Dio, la sua scelta libera e sovrana per raggiungere tutti gli uomini. Comprendiamo allora quanto sia decisiva l’esortazione dell’Apostolo affinché ‘tutta la nostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo’ (1 Ts 5,23)”. Di qui l’esortazione del vescovo di Fano: “Impariamo a custodire noi stessi non solo a livello spirituale ma anche affettivo, fisico e psicologico. Le nostre relazioni, le nostre paure, le nostre preoccupazioni non sono estranee al nostro ministero…Impariamo anche a custodire i fratelli. Il presbiterio non è semplicemente una realtà formale o liturgica, ma mistero, realtà nella quale Dio ci salva. Da ciò deriva uno stile di vita, un impegno di relazione, e perché no, di custodia reciproca …Oggi mi sento di chiedere a voi, miei fratelli, di essere custodi gli uni degli altri, perché nessuno si senta solo, smarrito ... Domando a Dio di far risplendere la luce nelle tenebre e di trasformare, come è suo stile abituale, un’occasione di dolore nella nostra Chiesa in una grande opportunità per ritrovare forza di annuncio, di proposta vocazionale, di testimonianza innanzitutto nell’unità del presbiterio (vescovo e preti insieme) e nel coraggio di una carità senza finzioni verso tutti. Un coraggio di annunciare e testimoniare il Vangelo con tutta l’umiltà che questa vicenda ci insegna”. Mons. Trasarti ricorda infine il suo motto episcopale “Ego sum nolite timere”, “Coraggio, sono io, non abbiate paura”: “e i discepoli nella tempesta e con il vento contrario ritrovarono serenità riconsegnandosi al Signore. Anche a noi – conclude la lettera - sono rivolte oggi queste parole del Maestro che ci chiede di avere il coraggio, non la paura, e questo perché Lui è con noi”.

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    Il cardinale Dolan sulla nuova evangelizzazione negli Usa: ogni cattolico è un missionario

    ◊   «Siamo cresciuti, gran parte di noi, pensando alla missione come a un qualcosa di lontano. Ma, pur senza dimenticare il nostro sacro dovere di operare in terre straniere, dobbiamo pensare che anche qui siamo terra di missione e che ogni diocesi lo è; e ogni cattolico che si impegna è un missionario»: con queste parole, il cardinale arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale negli Stati Uniti, Timothy Michael Dolan, è intervenuto sul tema della nuova evangelizzazione, nell’ambito delle riflessioni affidate al suo blog «Gospel in the Digital Age», consultabile tramite il sito dell’arcidiocesi. Il porporato – riferisce L’Osservatore Romano - ha offerto una riflessione, in particolare, che richiama alcune affermazioni fatte dall’arcivescovo di Philadelphia, Charles Joseph Chaput, che nel giugno scorso, durante una conferenza svoltasi presso la sede della Catholic Press Association, aveva sottolineato proprio la necessità di affrontare il declino della pratica religiosa negli Stati Uniti e l’esigenza di promuovere con rinnovato slancio la missione di diffusione e di condivisione dei valori cristiani all’interno della propria diocesi «diventata terra di missione per la seconda volta» dopo secoli. Il cardinale Dolan ha ricordato che tutte le diocesi e arcidiocesi del Paese condividono la medesima esigenza, a causa della progressiva secolarizzazione delle società occidentali. «Anche la nostra amata arcidiocesi di New York — ha osservato il porporato — è divenuta terra di missione. Forse c’è stato troppo compiacimento e abbiamo dato per scontata la nostra fede cattolica». Un recente sondaggio dell’istituto Gallup — citato dall’agenzia Catholic News Service, che ha pubblicato l’intervento del porporato — mostra un progressivo calo di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni religiose: soltanto il 44 per cento del campione di intervistati, affiliati a varie comunità religiose, ha dichiarato di fare affidamento alle istituzioni o organizzazioni religiose. Il dato, in calo, segue a precedenti rilevazioni, che avevano prodotto come percentuali nel 2002 e nel 2007, rispettivamente il 45 e il 46 per cento. I cattolici, conclude il cardinale Dolan nella sua riflessione, «non dovrebbero deprimersi» di fronte alla secolarizzazione, ma anzi «dovrebbero attivarsi e sentirsi pronti alla sfida» Oggi, la Chiesa, «è con gli apostoli nella domenica della Pentecoste nel momento in cui ci impegniamo nella nuova evangelizzazione: tu e io siamo missionari», non dimenticando «che la «conversione degli altri» inizia soprattutto «dalla conversione in se stessi». Nell’aprile scorso, l’episcopato ha pubblicato un documento sulla nuova evangelizzazione. Disciples Called to Witness: The New Evangelization è il titolo scelto per il documento che, è spiegato in una nota della United States Conference of Catholic Bishops (Usccb) «si concentra sul dialogo con i cattolici, praticanti o meno, che hanno perso il senso della fede, nel tentativo di rinvigorirli». I vescovi esortano «a unirsi in un viaggio alla riscoperta della fede e dei legami con la comunità ecclesiale. La nuova evangelizzazione è per ogni persona una chiamata ad approfondire la propria fede, ad avere fiducia nel Vangelo e a possedere la volontà di condividerlo. È un incontro personale con Gesù che porta pace e gioia». L’impegno, negli Stati Uniti, è peraltro affidato anche alle home missions, le comunità nei territori di frontiera che includono centri abitati scarsamente popolati, poveri e per la maggior parte spesso anche difficili da raggiungere. Una realtà questa dove soprattutto la carenza di clero e di religiosi si scontra con il diffuso bisogno educativo della popolazione.

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    Vescovo peruviano chiede intervento del Congresso americano sul caso minerario di La Oroya

    ◊   “Una fonderia di proprietà degli Stati Uniti ha contaminato l'aria, il suolo e l'acqua della città di La Oroya, in Perù. Il fatto merita la sorveglianza e misure correttive da parte del Congresso degli Stati Uniti, secondo un vescovo peruviano che ha presentato una testimonianza alla Sottocommissione della Camera per l'Africa, la salute mondiale e i Diritti Umani, il 19 luglio”: inizia così la nota inviata all’Agenzia Fides dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti d’America, precisando inoltre che il complesso metallurgico di La Oroya è proprietà della società statunitense Doe Run dal 1997. Mons. Pedro Ricardo Barreto, arcivescovo di Huancayo e presidente del Dipartimento Giustizia e Solidarietà della Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM), dopo aver presentato la sua istanza alla Sottocommissione della Camera, parlando con i giornalisti ha detto che il Congresso “può ricoprire un ruolo vitale e che dà speranza, in solidarietà con il popolo del Perù, rispettando le norme ambientali e di controllo, in modo che gli esseri umani possano vivere con dignità e recuperare un ambiente sano”. “Sicuramente il popolo del Perù, i suoi lavoratori e i residenti, devono condividere i benefici delle industrie minerarie e non essere danneggiati da tali attività” ha detto l'arcivescovo. “Il degrado ambientale fa ammalare la popolazione, avvelena l'aria e i fiumi, trasforma la fertile terra agricola in modo tale che non può più essere coltivata". Mons. Barreto ha inoltre riferito alla stampa internazionale che il complesso minerario è in funzione da 87 anni, e per 65 è stato gestito da aziende statunitensi, “quindi il Congresso degli Stati Uniti ha una responsabilità non legale, ma etica, di collaborare con il governo peruviano per richiedere i controlli ambientali”. Il viaggio di mons. Barreto è stato sponsorizzato dal Catholic Relief Services (CRS) e dalla Conferenza Episcopale degli Stati Uniti.

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    Cile. Religiose contro lo sfruttamento minerario: i comitati "un esempio per tutti”

    ◊   È una scelta che ha fatto molto rumore, e ha raccolto il plauso della società civile cilena, quella della Congregazione delle Hermanas del Buen Samaritano di rifiutare una donazione da parte del colosso minerario canadese Barrick Gold, destinata a costruire un ricovero per anziani a Vallenar, capitale della provincia di Huasco. La decisione, di cui riferisce la Misna, è motivata dal fatto che Barrick Gold è al centro di numerosi conflitti socio-ambientali nella regione settentrionale di Atacama a causa di controversi progetti per lo sfruttamento minerario. Attraverso la sua filiale Compañía Minera Nevada, la Barrick Gold è sotto accusa in particolare per il progetto Pascua Lama per lo sfruttamento a cielo aperto di oro, argento e rame alle sorgenti dei fiumi Estrecho e Toro. Organizzazioni e movimenti locali denunciano che nelle operazioni sono regolarmente utilizzati agenti tossici come il cianuro che mettono a rischio le fonti idriche. Per questo motivo circa 55 realtà cilene tra organizzazioni sociali, comitati, collettivi hanno pubblicato una nota in cui definiscono “esemplare il comportamento delle religiose” e auspicano “che la loro riflessione e il modo di agire promuovano atteggiamenti analoghi da parte di coloro che si sono lasciati sedurre dal denaro senza pensare alla casa comune e alla necessità di proteggerla per noi e le generazioni future”. “L’operato delle religiose è estremamente importante e generoso – prosegue il comunicato - per questo mettiamo a disposizione le nostre mani e la mostra volontà per far sì che, senza l’aiuto delle aziende minerarie, si possa concretizzare il sogno di una casa di accoglienza per i nostri anziani”, concludono le organizzazioni che chiedono allo Stato cileno i fondi necessari alla costruzione del centro. (M.G.)

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    Corno d'Africa: 120 mila persone senza cibo nel Somaliland

    ◊   Non hanno casa né cibo né assistenza sanitaria: è questa la drammatica condizione in cui versano decine di migliaia di profughi interni del Somaliland, che si sono spostati verso le sorgenti d’acqua residue a causa della grave siccità che da 4 anni colpisce gran parte del Paese del Corno d’Africa. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, circa 120 mila persone delle regioni costiere, centrali e occidentali hanno urgente bisogno di cibo. Le aree maggiormente in difficoltà sono quelle di Asha-Ado, Lughaya, Garba-Dadar, Gargaara e Waraqa-dhigta, nella Salel Region, dove sono state recentemente distribuite 450 tonnellate di generi alimentari provenienti da Djibouti. La gente si è radunata nei villaggi dopo aver perso tutto il bestiame. Migliaia di ex pastori sono emigrati verso aree come Abdul-Kadir, Asha-Ado, Cel-Gal e Harirad. In passato, la gente riusciva a sopravvivere scambiando il proprio bestiame con generi alimentari: adesso migliaia di famiglie sono alla disperata ricerca di mezzi di sussistenza. In questi 4 anni di siccità, inoltre, sono morte tante persone. Secondo fonti locali, 500 madri hanno perso la vita durante il parto perché erano malnutrite, e 1500 bambini sono morti a causa della malnutrizione. Nel villaggio di Garbadadar, sui monti Golis, 125 km a nordovest di Hargeisa, sono state accolte diverse centinaia di famiglie sfollate. Sono alla ricerca di mezzi di sussistenza o di un sostegno da parte del governo del Somaliland e delle agenzie umanitarie internazionali e locali, ma ancora vagano allo sbaraglio. Si calcola che siano state gravemente coinvolte 20 mila famiglie e tutti necessitano urgentemente di cibo, acqua, cure mediche e un riparo. Le fasce più vulnerabili, come piccoli e anziani, rischiano di morire di fame e disidratati. Le temperature quotidiane in questo periodo dell’anno, nelle zone costiere del Somaliland, superano i 40 gradi della scala Celsius. La situazione nella regione continua ad aggravarsi dal mese di marzo. (M.G.)

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    Cresce la violenza nel Brasile: ogni giorno muoiono assassinati 24 bambini

    ◊   Gli ultimi 30 anni, riconosciuti come quelli di maggior progresso del Brasile, possono essere considerati anche come i più violenti. Secondo il recente studio “Mappa della Violenza 2012, Bambini e Adolescenti del Brasile” - citato dall’Agenzia Fides - nel 2010 sono stati assassinati almeno 24 bambini e adolescenti al giorno, per un totale di 8.686 morti. Si tratta di un tragico aumento del 346% tra il 1980 e il 2010. Nel raggio dei 92 Paesi presi in esame, il Brasile è il quarto per violenza sui piccoli e gli adolescenti da 0 a 19 anni, dopo El Salvador, Venezuela e Trinidad y Tobago, Paesi con una economia più arretrata rispetto a quella brasiliana, considerata la sesta del mondo. Il Brasile è l’unico tra questi Paesi ad avere uno Statuto del bambino e dell’adolescente, siglato 20 anni fa, e a realizzare programmi sociali che coinvolgono la popolazione più povera, dove si registrano gli indici più alti di violenza. Tra il 1980 e il 2010 sono stati uccisi 3,1 bambini e adolescenti ogni 100.000; nel 2010 sono stati registrati 13,8 casi ogni 100.000. Secondo il censimento del 2010, i minori sono 62,9 milioni del totale dei 190,6 milioni di brasiliani, il 33% della popolazione totale del Paese.

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    La Custodia di Terra Santa affronta l'emergenza abitativa a Gerusalemme

    ◊   Quindici sistemi idrici di adduzione generale e 35 sistemi igienico-sanitari saranno riparati con l’avvio della seconda fase del progetto “Emergenza abitativa e sociale nella città vecchia di Gerusalemme Est”, finanziato dall’Ufficio della Cooperazione Italiana a Gerusalemme nell’ambito dell’ “Iniziativa di emergenza a sostegno della popolazione vulnerabile palestinese”. A beneficiare dei nuovi interventi, iniziati da qualche giorno, come si legge sul sito www.proterrasancta.org, saranno circa 80 famiglie tra le più bisognose. Il progetto, realizzato dall’Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa, in collaborazione con ATS pro Terra Sancta, e co-finanziato dalla Custodia di Terra Santa, si propone di affrontare l’emergenza abitativa nella Città Vecchia di Gerusalemme, in particolare riguardo la gestione dell’acqua. Obiettivi primari rendere nuovamente abitabili case danneggiate da malfunzionamenti degli impianti idrici ed educare gli abitanti alla manutenzione consapevole dei componenti di tali impianti. Al cantiere dei lavori sono stati assunti 5 giovani disoccupati, provenienti da Gerusalemme Est e dalla Cisgiordania, che per i 7 mesi di durata del progetto affiancheranno 4 operai specializzati del team di manutenzione dell’Ufficio Tecnico della Custodia di Terra Santa. Lo scopo è quello di offrire un’opportunità di apprendimento di lavoro in training on the job e di formare candidati per l’assunzione definitiva presso il team custodiale. Nel 2011 la prima fase del progetto ha permesso l’assunzione di 10 operai e l’intervento in 60 appartamenti. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Arizona. Prosegue l’impegno dei leader religiosi a favore dei diritti degli immigrati

    ◊   Prosegue nello Stato dell’Arizona l’impegno delle organizzazioni religiose contro la legge sull’immigrazione. La legge, come «riveduta» dalla Corte Suprema degli Stati Uniti — che ne ha respinto alcuni punti chiave con una sentenza del giugno scorso — assegna in pratica alle forze dell’ordine il potere di effettuare verifiche sullo stato di immigrato per chiunque venga sottoposto a fermo di polizia. Le critiche – riferisce L’Osservatore Romano - si appuntano sul fatto che le norme lascerebbero comunque spazio a eventuali abusi, per ragioni razziali, da parte delle forze dell’ordine. Leader religiosi e altri, riuniti in sostegno a una coalizione di organizzazioni come, per esempio, il National Immigration Law Center, l’American Civil Liberties Union, il Mexican American Legal Defense and Educational Fund, hanno promosso nei giorni scorsi un ricorso alla Corte distrettuale dello Stato al fine di bloccare l’applicazione pratica delle nuove norme. Tra i casi citati di abusi vi è quello dell’ufficio dello sceriffo Joe Arpaio, noto come il «più duro d’America», che nel giugno scorso ha fatto arrestare una bimba di sei anni sospettata di essere entrata illegalmente negli Stati Uniti. La bimba, secondo un portavoce dello sceriffo citato da fonti di stampa, ha affermato di provenire da El Salvador ed era assieme ad altri quindici presunti immigrati clandestini in viaggio nel Paese. Peraltro la legge ha innescato una serie di questioni in merito alla regolamentazione dei poteri di verifica dello status immigratorio e di eventuale arresto tra le forze di polizia locali e quelle federali. «La nostra Costituzione — ha affermato una rappresentante del National Immigration Law Center, Karen Tumlin — protegge da quelle leggi che intendono discriminare sulla base del colore della pelle di una persona o della sua nazionalità». La legge dell’Arizona in tema di immigrazione è divenuta «modello» anche per altri Stati, limitando in alcuni casi anche le stesse attività di assistenza spirituale e materiale dei religiosi nei confronti degli stranieri. Uno stretto giro di vite all’immigrazione è stato dato in Arizona, Georgia, Utah, Indiana, Alabama e South Carolina. A subire pesanti limitazioni, è spiegato in un documento dell’episcopato cattolico, sono le strutture che offrono accoglienza o gli stessi membri del clero che amministrano i sacramenti agli immigrati irregolari: si tratta di leggi «in Alabama e in altri Stati che proibiscono ciò che il Governo considera “dare rifugio” alle persone prive di documenti legali e che per la Chiesa è invece carità e cura pastorale». L’episcopato cattolico in una nota dei mesi scorsi, aveva comunicato, fra l’altro, di aver presentato alla Corte Suprema — assieme alla comunità evangelica luterana e presbiteriana e al Servizio immigrati e rifugiati luterano — una relazione di carattere giuridico con la quale si intende ribadire la necessità di promuovere il valore della famiglia e il rispetto della dignità umana. Leggi come quella dell’Arizona, si osserva, pongono infatti a forte rischio anche l’unità delle famiglie, sotto il profilo dei ricongiungimenti. Anche l’Amministrazione Obama ha preso nel tempo posizione contro le severe leggi sull’immigrazione in alcuni Stati. Secondo l’Amministrazione, queste norme — adottate con l’intento di colpire il fenomeno degli irregolari — si rivelano «crudeli e discriminatorie nei confronti degli immigrati legali». Il Governo ha nei mesi scorsi deciso, fra l’altro, di promuovere la creazione di un gruppo di lavoro congiunto che ha come obiettivo quello di «scremare» il numero degli immigrati irregolari a rischio di espulsione, eliminando dalle liste coloro che hanno commesso reati di non grave rilevanza per la sicurezza pubblica e coloro che non hanno commesso reati. Di conseguenza l’attività giudiziaria si concentrerebbe soltanto sui casi ritenuti «più gravi», lasciando agli altri immigrati la possibilità di poter regolarizzare la propria presenza e attività sul territorio statunitense.

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    Giappone. La polizia presenta le scuse formali ai vescovi per l’irruzione in una chiesa cattolica

    ◊   Le autorità di polizia giapponesi hanno presentato le loro scuse formali per l’irruzione senza mandato compiuta dalle forze dell’ordine in una chiesa cattolica di Kawasaki per arrestare un immigrato filippino. L’incidente, avvenuto il 27 maggio scorso, Domenica di Pentecoste, ha provocato le vive proteste della Conferenza episcopale che ai primi di luglio ha consegnato una lettera alla Commissione nazionale per la pubblica sicurezza (Npsc) per chiedere spiegazioni e come intenda comportarsi per tutelare la libertà religiosa nel Paese. La missiva, firmata dal presidente mons. Jun Ikenaga, arcivescovo di Osaka, chiede alle forze di sicurezza di astenersi da operazioni di polizia all’interno dei luoghi di culto. Alla lettera – riporta l’agenzia Ucan - ha risposto in questi giorni il capo della polizia giapponese Yasuhiro Shirakawa che ha informato mons. Ikenaga di avere diffuso una circolare in tutte le prefetture che definisce l’episodio “ingiustificabile” e presenta le scuse formali della prefettura di Kanagwa. La circolare ricorda inoltre che “l’accesso delle forze dell’ordine in un qualsiasi edificio pubblico deve essere compiuto nel rispetto della legge e in particolare della libertà religiosa”. Le direttive dell’Agenzia nazionale di polizia auspicano inoltre una migliore preparazione e formazione del personale di polizia affinché simili incidenti non si ripetano. Prima di mons. Ikenaga, anche mons. Masahiro Umemura, vescovo di Yokohama, nella cui diocesi rientra Kawasaki, aveva protestato contro l’arresto nella chiesa dell’immigrato filippino, definendolo “una violazione del diritto umano fondamentale della libertà religiosa”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Hong Kong. Il cardinale Tong: “La Chiesa sia la casa delle persone che soffrono”

    ◊   “Aprite la porta della Chiesa domestica e della grande famiglia della Chiesa, perché nessuno al mondo è senza famiglia e la Chiesa è la famiglia di ognuno. Dovete assumere il servizio di diaconi perché la Chiesa diventi la casa delle persone che soffrono”: così il cardinale John Tong Hon, vescovo di Hong Kong, ha esortato i nuovi diaconi permanenti che ha ordinato il 14 luglio. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese) ripreso dall'Agenzia Fides, una trentina di sacerdoti hanno concelebrato con il porporato davanti a più di mille fedeli, e soprattutto ai familiari dei tre diaconi permanenti ordinati, che hanno espresso esplicitamente il loro pieno appoggio e sostegno al ministero dei loro congiunti. Durante la celebrazione, i neo-diaconi hanno condiviso la loro esperienza e il cammino della vocazione, confermando l’importanza della famiglia. Secondo loro “la famiglia è il grande sostegno della vocazione, e condivide anche le grazie della vocazione”. “L’atmosfera di devozione religiosa in famiglia – ha detto un neo-diacono - mi ha aiutato moltissimo nella vita di fede e voglio trasmettere questa tradizione ai miei figli, perché condividano l’amore e il Vangelo con gli altri”. Secondo Hong Kong Catholic Church Directory 2011, al 31 agosto 2010, la diocesi di Hong Kong contava 357.000 fedeli con 15 diaconi permanenti.

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    I giovani focolari lanciano un Osservatorio permanente sulla fraternità universale

    ◊   Dare più valore al “principio dimenticato” della fraternità, e capire quanto incide oggi sulle scelte individuali e collettive. È l’obiettivo dello "United World Project" che si propone di istituire un osservatorio internazionale permanente sulla fraternità universale. Un progetto concepito e sviluppato dai giovani dei Focolari e aperto alla collaborazione di tutti e che sarà lanciato in occasione del Genfest 2012, dal 31 agosto al 2 settembre a Budapest. In nota diffusa alla stampa Francesco Ricciardi, uno dei promotori, spiega che si tratta di “allargare lo sguardo e costatare come ogni giorno milioni di persone scelgono di accogliere, di dare, di perdonare, di vivere da fratelli”. È già in atto “un’esperienza straordinariamente concreta e allo stesso tempo ardita com’è la fraternità universale”. L’idea del progetto è nata nel giugno del 2011, durante la preparazione del Genfest. Nel settembre successivo, si è costituita una commissione internazionale, che ha elaborato l’idea iniziale fino ad articolare il progetto in tre fasi: Network, ovvero il comporsi di una rete di giovani in tutto il mondo ai quali si chiede di prendere un impegno personale con la propria firm; Watch: la costituzione di un Osservatorio internazionale permanente per prendere in esame azioni e iniziative che di fatto sono state in grado di generare un “incremento di fraternità” nel pianeta; Workshop: la richiesta all’ONU di riconoscere l’interesse internazionale della Settimana Mondo Unito, allargando ancora di più l’appuntamento annuale che da più di quindici anni vede i giovani dei Focolari impegnati a dare voce alla fraternità universale. La prima fase del progetto inizierà durante il Genfest e si svolgerà fino all’avvio della prossima Settimana Mondo Unito, il primo maggio 2013, quando si costituirà ufficialmente l’Osservatorio permanente. È già avviato, invece, il processo di riconoscimento presso l’Onu. "United World Project" è indirizzato a tutti i Paesi, a tutti i popoli, ma questo percorso di fraternità vuole assegnare un posto privilegiato all’Africa, “profezia del terzo millennio”. Il logo, realizzato da un giovane grafico italiano, si compone da due cerchi. Quello interno – tratteggiato a matita, a dire la sua vulnerabilità – rappresenta il mondo. Quello esterno – di colore blu, a significare l’universalità del cielo – rappresenta un manto che protegge. Sono esclusi altri significati religiosi o politici. (M.G.)

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    Francia: un pellegrinaggio per testimoniare le radici cristiane d’Europa

    ◊   La dimensione spirituale e quella sociale dell’Europa non possono essere disgiunte, è la certezza che anima gli oltre 200 partecipanti del “Cammino della speranza”, il pellegrinaggio attraverso la regione centrale francese del Bourbonnais per pregare a sostegno del futuro del Vecchio Continente, richiamandone esplicitamente le radici cristiane. Il cammino, che prende il via domani per concludersi il 2 agosto, si svolge da Souvigny (monaci di Cluny, X secolo) a Notre Dame du Port (chiesa romanica nella cittadina di Clermont-Ferrand), ed è organizzato dagli Amici di Sant Jacques en Bourbonnais, con l’appoggio dei vescovi di Moulins, mons. Pascal Roland, e di Clermont-Ferrand, mons. Hippolyte Simon. Gli organizzatori spiegano al Sir che “giovani, adulti e famiglie sono stati invitati al pellegrinaggio per testimoniare la speranza nel cuore d’Europa”. Ogni giorno, dal 21 al 27 luglio, partirà da Souvigny un gruppo di pellegrini, che faranno ritorno nello stesso luogo una settimana dopo. Il programma prevede, oltre al percorso quotidiano, momenti di riflessione sulla storia, la cultura e l’attualità europea, la preghiera comunitaria, l’incontro con comunità religiose. Dal presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, è giunta ai promotori una lettera di sostegno, richiamando il valore della speranza che “invita a preparare il futuro”. Per informazioni: www.chemin-esperance.eu. (M.G.)

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    L'Osservatore Romano presto distribuito anche negli Stati Uniti

    ◊   “L'Osservatore Romano" comincerà ad essere distribuito negli Stati Uniti. Il quotidiano sarà pubblicato dalla casa editrice cattolica "Our Sunday Visitor" dell'Indiana, che pubblica la rivista cattolica di maggior tiratura nazionale "Our Sunday Visitor Newsweekly". La casa editrice statunitense si occuperà anche del servizio di abbonamenti e delle strategie di marketing per promuovere la diffusione de "L'Osservatore Romano" nel Paese. Con questa iniziativa le notizie riguardanti il Papa e il Vaticano saranno rese più accessibili alle famiglie statunitensi.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 202

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.