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Sommario del 14/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Vigilia della visita del Papa a Frascati. Il vescovo, mons. Martinelli: Benedetto XVI arriva con semplicità al cuore di tutti
  • Nomina in Canada
  • Quando la musica mette in accordo la pace: editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Usa e Onu denunciano massacri e inerzia. Padre Dall'Oglio: il mondo protegga i civili
  • Visita di Hillary Clinton in Medio Oriente: da oggi al Cairo, lunedì in Israele
  • Germania, sentenza sulla circoncisione. Il rabbino di Roma, Di Segni: grati per la solidarietà delle altre religioni
  • Terremoto: è legge decreto che stanzia 2,5 miliardi per la ricostruzione in Emilia
  • Figlie di S. Camillo in festa per i 100 anni dell'ospedale romano "Madre Giuseppina Vannini"
  • Convegno mondiale dei laici agostiniani: essere "corpo di Cristo" nel mondo di oggi
  • Il commento al Vangelo della domenica del teologo padre Bruno Secondin
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Croazia: per i vescovi è "disumana" la nuova legge sulla fecondazione assistita
  • In Europa quasi un milione di persone ridotte in schiavitù
  • Vertice Asean: nessun accordo per le controversie sulle isole del Mar cinese
  • Yemen: in aumento le vittime di mine antiuomo. La maggior parte sono bambini
  • Il nunzio in Terra Santa: l'esodo dei cristiani non è legato a motivi religiosi ma politici
  • Kenya: i vescovi chiedono maggiore sicurezza nei luoghi di culto
  • Lo Yad Vashem omaggia la figura del cardinale Saliège "Giusto tra le nazioni"
  • Papua Nuova Guinea: le celebrazioni per il 100.mo della nascita del Beato To Rot
  • Mar dei Caraibi: sempre più persone rischiano la vita in cerca di sicurezza
  • Messico: i giornali cattolici contribuiscono alla Nuova evangelizzazione
  • Londra: Conferenza internazionale cattolica sulla disabilità per le Paralimpiadi
  • Hong Kong: i media cattolici si preparano alla Fiera internazionale del libro
  • Il Papa e la Santa Sede



    Vigilia della visita del Papa a Frascati. Il vescovo, mons. Martinelli: Benedetto XVI arriva con semplicità al cuore di tutti

    ◊   La cittadina di Frascati, una delle "perle" paesaggistiche dei Castelli Romani, conta le ore che la separano dalla visita pastorale che domattina Benedetto XVI compirà sul suo territorio, 32 anni dopo quella che vide protagonista Giovanni Paolo II. Grande folla è attesa per le 9.30, ora in cui il Papa darà inizio alla Messa davanti alla Cattedrale cittadina, al termine della quale farà rientro a Castel Gandolfo per la recita dell'Angelus. Federico Piana ha chiesto al vescovo di Frascati, mons. Raffaello Martinelli, come si sia preparata la città all'incontro con Benedetto XVI:

    R. – La preparazione è soprattutto, naturalmente, di natura spirituale, dove si sviluppano tre dimensioni. La prima è quella della riscoperta della natura della missione che Gesù Cristo ha affidato a Pietro e ai suoi successori: l’essere roccia su cui costruire la Chiesa, l’essere segno di unità, di comunione ecclesiale. La seconda dimensione, che abbiamo cercato di sviluppare, è quella di invitare le persone a conoscere sempre di più in maniera diretta quello che il Papa insegna. Oggi, abbiamo maggiori possibilità, rispetto al passato, perché ad esempio attraverso Internet possiamo accedere immediatamente e facilmente, anche stando a casa, ai vari discorsi, alle varie omelie che il Papa rivolge a tutta la Chiesa. In modo particolare, ho invitato i nostri sacerdoti, e anche i nostri fedeli, ad accostarsi, di settimana in settimana, soprattutto alla catechesi del mercoledì e all’Angelus domenicale, perché il Papa sa affrontare tematiche difficili da un punto di vista teologico e le sa affrontare in una maniera molto semplice, molto comprensibile e accessibile alle persone. Terza dimensione, su cui stiamo cercando di lavorare, è di pregare per lui, pregare per il Papa, per la sua missione. Per questo, in ogni celebrazione eucaristica stiamo recitando la preghiera che ho composto per questa straordinaria venuta fra di noi del Papa, che con noi celebrerà l’Eucaristia.

    D. – Secondo lei, questa visita del Papa cosa porterà alla diocesi?

    R. – Personalmente, io mi auguro che questa venuta del Papa fra noi porti a un rafforzamento della fede in ciascuno di noi, anche perché siamo ormai alle soglie dell’Anno della fede, che il Santo Padre ha indetto per tutta la Chiesa. Siamo credenti, però dobbiamo crescere molto in questo senso. L’altro aspetto, è che finalmente possiamo avere qualche vocazione sacerdotale e religiosa, che provenga dalle nostre famiglie tuscolane e che si metta a servizio della nostra diocesi: purtroppo è da oltre 20 anni che questa nostra diocesi non ha una vocazione sacerdotale che provenga da una delle nostre famiglie. Quindi si può immaginare quale desiderio e quale bisogno ha la nostra diocesi di avere tanti e santi - soprattutto santi - sacerdoti.

    D. – Che cosa avete pensato di regalare al Papa?

    R. – Effettivamente, diverse persone, da quando hanno saputo che veniva il Papa fra noi – sia persone singole che imprese che istituzioni – mi hanno chiesto di poter donargli qualcosa. Allora, ho proposto loro di non regalare cose materiali, ma di mettere in una busta un assegno intestato a Sua Santità Benedetto XVI e di mettere nella busta anche un biglietto di accompagnamento, in cui si diceva che quell’offerta era per le attività caritative internazionali del Papa. Le buste mi verranno consegnate chiuse e chiuse verranno messe in un cesto e presentate al Papa durante la celebrazione eucaristica. Quindi, mi auguro che la generosità delle persone, delle istituzioni, sia una generosità molto proficua, che possa dare aiuto al Papa che pensa ai bisogni e alle necessità di tutto il mondo.

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    Nomina in Canada

    ◊   In Canada, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Edmonton il rev.do Gregory Bittman, vicario giudiziale e cancelliere della medesima arcidiocesi, assegnandogli la sede titolare di Caltadria. Il rev.do Gregory Bittman è nato il 5 marzo 1961 a Hamilton, Ontario. Ha avuto una formazione iniziale presso il Seminario dei Benedettini di Christ the King a Mission, British Colombia, dove ha ottenuto ilMaster of Divinity. In seguito ha lavorato presso l’ospedale di Edmonton, come infermiere. Proseguendo poi gli studi, ha ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Catholic University of America. E’ stato ordinato sacerdote il 15 agosto 1996. Dopo la sua ordinazione, ha ricoperto i seguenti incarichi: Amministratore della Parrocchia Sacred Heart di Gibbons (1996-1997); Parroco di Our Lady of the Prairies di Daysland (1997-1999); Parroco diChrist King a Settler, e di Our Lady of Grace a Castor (1999-2000); Parroco di Saint Agnes e Saint Anthony (2000-2001); Cancelliere dell’arcidiocesi di Edmonton e Membro del Collegio dei Consultori (2000). Dal 2009 è Vicario Giudiziale.

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    Quando la musica mette in accordo la pace: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Talvolta un accordo di note, così come un’immagine, vale più di tante parole sulla pace. Se poi a suonare quelle note sono artisti il cui fatto di essere l’uno accanto a l’altro è un “miracolo” di coesistenza, quelle note diventano un simbolo di fraternità. È accaduto mercoledì scorso, quando a Castel Gandolfo si è esibita davanti al Papa la West-Eastern Divan Orchestra, diretta dal maestro Daniel Baremboim. Un evento sul quale si sofferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per il settimanale di informazione “Octava dies” del Centro Televisivo Vaticano:

    Straordinario concerto, quello a Castel Gandolfo per la festa di San Benedetto, alla presenza del Papa! Idea geniale, quella del Presidente italiano, Napolitano, di far incontrare il Papa con l’ormai famosa Orchestra di giovani musicisti israeliani, palestinesi e di altri paesi arabi fondata dal grande direttore ebreo Daniel Barenboim e dal letterato palestinese Edward Said. E le due sinfonie di Beethoven eseguite, la quinta e la sesta – come ricordava il Papa – esprimono rispettivamente i due aspetti fondamentali della vita: il dramma e la pace. Davvero l’esercizio dell’arte, ben aldilà del procurare solo un godimento estetizzante, può diventare messaggio potente di valori vitali per l’umanità. Può fondere insieme, grazie alla musica, i talenti di popoli di cultura e religione diversa per farne ambasciatori di pace! Ebrei, musulmani, cristiani che accordano non solo i loro strumenti per l’armonia dei suoni, ma i loro animi per l’armonia del saper vivere e costruire insieme!

    Il Papa si prepara a un viaggio nel Libano a settembre, per portare ai fedeli e ai popoli del Medio Oriente i frutti dell’assemblea celebrata due anni fa dai vescovi della regione. Dopo di allora i Paesi arabi sono entrati in profondo fermento, la Siria è dilaniata dalla violenza, la Terra Santa continua ad attendere la soluzione di conflitti e tensioni interminabili. Ma come ha detto il Papa, bisogna continuare a lavorare per la pace, “lasciando da parte la violenza e le armi, impegnandosi per la conversione personale e comunitaria, con il dialogo, con la paziente ricerca delle intese possibili”. Questo concerto è un segno di speranza, piccolo forse, ma di forza spirituale intensissima. Splendido augurio anche per il prossimo viaggio del Papa.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In rilievo, nell'informazione internazionale, la Siria, con la condanna, da parte della comunità internazionale, del massacro di Tremseh.

    Davanti alla mappa della devozione: in cultura, Giorgio Otranto illustra il secondo volume della collana "Santuari d'Italia" dedicato alla Puglia.

    Per comandare occorrono le ali: Inos Biffi sull'arte del governo e della guida secondo Bonaventura.

    La politica come vocazione: il saggio di Mary Ann Glendon in uscita sul prossimo numero di "Vita e Pensiero".

    Per leggere la realtà con gli occhi del cuore: nell'informazione religiosa, le carmelitane scalze di Noto sul libro del Papa "Gesù di Nazaret. Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione".

    La vera famiglia è fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna: l'intervento di monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vice presidente della Commissione degli episcopati della Comunità europea, all'incontro di Bruxelles sul tema: "Solidarietà intergenerazionale: definire i parametri della società di domani in Europa".

    Nella città che dopo Roma ha dato più Papi alla Chiesa: domani Benedetto XVI a Frascati.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Usa e Onu denunciano massacri e inerzia. Padre Dall'Oglio: il mondo protegga i civili

    ◊   Osservatori dell'Onu stanno cercando di raggiungere Tremseh, nella provincia di Hama, dove sono stati massacrate almeno 220 persone, di cui molti civili. Il nunzio apostolico, mons. Zenari esorta la comunità internazionale a muoversi con decisione per fermare ulteriori e più gravi violenze. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, denuncia lo stallo del Consiglio di sicurezza e il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, parla di “un regime che deliberatamente ha assassinato civili innocenti”. L'Unicef lancia un appello per difendere i bambini. Dell’impegno possibile della comunità internazionale e di altri aspetti della guerra civile in atto in Siria, Fausta Speranza ha parlato con padre Paolo Dall’Oglio, gesuita che nel 1982 ha ridato vita al Monastero di Deir Mar Musa, a nord di Damasco. Lo ha incontrato a Roma, tappa di una missione all’estero:

    R. – La situazione siriana richiede, da parte della comunità internazionale, un’azione duplice. La prima è la protezione delle popolazioni nella zona interessata dal conflitto civile, quella che va dall’Oronte al mare: in questa zona occorre assolutamente cercare un accordo con la Russia, con la Cina, con l’Iran per la protezione dei civili. La seconda azione dovrebbe essere quella di chiedere di nuovo, e cocciutamente, ai brasiliani di rendersi disponibili per svolgere il ruolo d’interposizione dei caschi blu. Per il resto, invece, penso che la comunità internazionale dovrebbe esprimere una capacità di azione pacifista – non solo pacifica e pacificamente, ma pacifista, attivamente pacifista – attraverso la presenza di migliaia di attivisti della società civile globale, che vengano ad assistere quella siriana nella mutazione democratica assolutamente non prorogabile.

    D. – Dunque, un Consiglio di sicurezza che riesca a pronunciarsi in modo forte…

    R. – Un modo col quale si garantisca alla Russia che non si vuole far smottare la Siria verso uno spazio geostrategico nel quale la Russia sarebbe come sconfitta sul piano, per così dire, delle pedine di questo grande gioco di scacchi. Un grande gioco strategico è in atto – pur essendo non buono per l’umanità – e alla fine è un fatto del quale bisogna tener conto. Quindi, la Siria è per tanti motivi legata storicamente anche agli interessi russi e questo deve essere considerato. In qualche modo, bisogna convincere Iran e Arabia Saudita che la Siria non può essere monopolio di nessuno, ma deve essere il luogo in cui sunniti e sciiti si armonizzano.

    D. - Nelle ultime parole della Clinton, è chiara la condanna del comportamento del regime: “Bombardamenti deliberati contro i civili”…

    R. – Direi che gli osservatori un minimo informati, che non soffrono di pregiudizi ideologici, che non hanno una spessa benda sugli occhi, hanno capito fin dall’inizio che la repressione da parte del potere siriano non ha avuto alcuno scrupolo a colpire civili inermi. Questa non è una novità. Questo è cominciato, sin dall’inizio, ed è più di un anno che si va avanti cosi.

    D. – In questa che ormai è drammaticamente da definire guerra civile, qual è la situazione dei cristiani?

    R. – Sicuramente, i gruppi estremisti salafiti pongono un problema: quei gruppi che hanno già giocato un ruolo in Iraq, dove si è vista una polarizzazione nelle sue frange più estreme aggressiva e direttamente mirata verso i cristiani. Sicuramente, è motivo di grande angoscia per molti cristiani la prospettiva di un’islamizzazione della società siriana, che si ipotizza perché lo spazio politico pluralista si è ridotto a causa della repressione e l’esercito libero è sicuramente caratterizzato – anche se non in tutto - da una attitudine musulmana. Tutto questo fa intravedere un futuro in cui la Siria sarà più islamica. In alcune zone, poi, effettivamente le infiltrazioni più estremiste rischiano di colorare confessionalmente il conflitto. E io mi chiedo addirittura se non si sia possibile trovare canali per parlare con questa gente, aprendo canali di comunicazione simbolica per riuscire a comunicare con i loro desideri simbolici profondi… Quando mi è capitato di poterlo fare, ho visto un risultato: a me è stato consegnato un rapito: restituito proprio un rapito in seguito ad una esperienza di dialogo.

    D. – Adesso lei è fuori dalla Siria soprattutto, diciamo così, per far conoscere tante cose e immagino trovare vie di dialogo e vie di diplomazia. E’ stato a Beirut, è stato in Iraq proprio di recente e vi tornerà. Sulla questione dei cristiani, che cosa sta succedendo nel Medio Oriente? C’è un discorso più generale da fare…

    R. – Io direi che i cristiani stanno finendo nella centrifuga delle lotte intestine nel mondo musulmano. Noi abbiamo di fatto, anche se tanti lo rifiutano teoricamente, un conflitto tra islam sunnita e islam sciita, che poi diventa anche un conflitto sulle due sponde del Golfo Persico-Arabico. Ogni volta che si creano conflitti, specie conflitti armati, finisce che la minoranza cristiana si trova schiacciata e comunque sfidata da queste attitudini al rialzo sul piano ideologico dei diversi schieramenti musulmani. Io dico che in tutto il mondo, laddove è possibile, dobbiamo cercare di favorire il dialogo tra musulmani. E penso, per esempio, alle iniziative della rivista Oasis, a Sant’Egidio, al Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, solo per citare le realtà che mi vengono in mente relative al mondo cattolico. Ma bisognerebbe coinvolgere tutte le realtà: sto cercando di coinvolgere anche istituzioni del mondo protestante, per questo sono stato anche in Norvegia la settimana scorsa. L’immagine che uso è questa: i cristiani si sappiano far "menisco" di questo ossuto "ginocchio".

    D. – Noi raccontiamo i numeri dei morti, le stragi, ma il dolore espresso dalla popolazione, dalla gente lei ce l’ha sicuramente negli occhi e nelle orecchie…

    R. – Sento soprattutto due sentimenti terribilmente opposti: uno, lo scoraggiamento, vedendo che poi è la popolazione civile che ci va di mezzo in un modo così mostruoso. L’altro, l’alta considerazione per uomini e donne che si sono giocati la vita per riottenere la dignità. Quindi, grande rispetto per della gente che sacrifica tutto per un ideale.

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    Visita di Hillary Clinton in Medio Oriente: da oggi al Cairo, lunedì in Israele

    ◊   Comincia oggi dal Cairo il viaggio in Medio Oriente del segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, che il 16 e 17 di questo mese sarà invece a Gerusalemme. La visita in Egitto sarà anche la prima dopo l’elezione del presidente egiziano Mohammed Morsi, dei Fratelli Musulmani. Davide Maggiore ha chiesto a Giorgio Bernardelli, giornalista esperto di Medio Oriente, se questo cambio al vertice inciderà nei rapporti tra Stati Uniti ed Egitto:

    R. - Il cambiamento è già nelle cose, la presenza di un presidente che proviene dallo schieramento dei Fratelli Musulmani è un fatto nuovo. Fino ad ora, l’amministrazione americana ha adottato un grande pragmatismo rispetto a questa novità e probabilmente questa sarà comunque la strada che verrà percorsa anche nelle prossime settimane. Teniamo però presente che questa visita avviene in un momento molto particolare: in Egitto è in corso un braccio di ferro tra il presidente Morsi ed i militari. Credo che Hillary Clinton cercherà soprattutto di puntare sulle garanzie rispetto alla futura Costituzione, che è la vera posta in palio e in discussione. Penso che sarà molto forte, per esempio, il tema del rispetto dei diritti delle minoranze, sul quale ci si sta dividendo in maniera abbastanza netta all’interno del fronte islamista egiziano.

    D. - Quale situazione troverà invece la Clinton in Israele e nei territori palestinesi?

    R. - Una situazione di stallo, che dura ormai da molto tempo. E’ difficile pensare in questo momento a grandi novità dal punto di vista del negoziato, che è fermo ormai da un anno e mezzo. Da questo punto di vista, non ci sono grandi novità all’orizzonte: se ci saranno nuove iniziative da parte dell’amministrazione americana, forse potranno essere dopo le elezioni di novembre, non certo in questo momento. Credo che il tema centrale del viaggio della Clinton a Gerusalemme sarà la questione della Siria, sulla quale in questi ultimi giorni l’amministrazione americana ha preso posizioni molto forti. Anche Israele è molto preoccupato per quanto sta succedendo in Siria. Però, allo stesso tempo vive la preoccupazione di non ritrovarsi a due passi da casa, con un dopo Assad che sia nelle mani di forze legate ad Al Qaeda

    D. - Può riuscire il segretario di Stato americano a mantenere buoni rapporti, tanto con l’Egitto, in cui acquistano un nuovo ruolo i Fratelli musulmani, che con Israele le cui priorità prevedibilmente saranno opposte?

    R. - E’ la grande sfida di questo momento storico in Medio Oriente, non solo per questa visita. Bisognerà vedere, ovvero bisognerà anche capire, per esempio - nello specifico della questione - che fine fanno gli accordi di Camp David, quelli storici firmati da Sadat tra Israele ed Egitto. Anche su questo non è ancora affatto chiara quale sia la posizione dei Fratelli musulmani: più volte hanno cercato di rassicurare dicendo che quegli accordi non sono in discussione, in altri casi ci sono state dichiarazioni in cui si puntava a delle modifiche. E’ una situazione in grande movimento, io credo che in questa fase non c’è da aspettarsi, né da una parte né dall’altra, grandi cambiamenti perché nessuno ha oggi l’interesse ad aprire un fronte di tensione nuovo. Il tempo dirà se si tratta di una tregua momentanea, o se è l’inizio di un approccio molto più pragmatico anche da parte del mondo islamista nei confronti di questa questione.

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    Germania, sentenza sulla circoncisione. Il rabbino di Roma, Di Segni: grati per la solidarietà delle altre religioni

    ◊   Dopo la veemente protesta dei rabbini, contro la sentenza che in Germania ha di recente equiparato la circoncisione a un reato, il governo e il parlamento tedeschi si sono messi al lavoro per garantire a breve una normativa che dia legittimità giuridica a un rito comune a diverse fedi. Al microfono di Gabriella Ceraso, il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, spiega le motivazioni che hanno spinto la comunità ebraica a questa ferma presa di posizione:

    R. - Vorrei che fosse compresa la durezza del comunicato. Si tratta di norma fondamentale dell’identità ebraica. Noi adempiamo ad un preciso precetto religioso. Se questa norma non può essere rispettata, significa che c’è una libertà fittizia e monca; quindi questo è il motivo per il quale si reagisce così duramente, tanto più quando si parla di un Paese come la Germania che ha reso impossibile la presenza ebraica attraverso i modi che conosciamo. Quello che è importante, è la solidarietà da parte delle altre religioni su questo punto. Perché quando si parla di libertà religiosa, il modello che c’è necessariamente è quello della religione prevalente, per cui è importante che le chiese cristiane abbiano compreso perfettamente la delicatezza della cosa e si siano schierate a favore.

    D. - Vi rassicura la pronta disponibilità del governo della Germania di intervenire su questa questione?

    R. - Si tratta dell’unica risposta necessaria rispetto a questo problema. La sentenza ha messo in evidenza che esiste un conflitto di diritti: il diritto al libero esercizio della religione, e il diritto del minore di essere tutelato nella sua integrità fisica o di dare consensi rispetto ad un altro che non può controllare. A questo punto si crea un vuoto legislativo. È importante che il governo tedesco si renda conto della gravità della situazione - già se ne è reso conto - e faccia gli interventi legislativi per risolvere questa intricata questione. Tutte le comunità ebraiche del mondo, in questo momento, si sentono minacciate anche perché, c’è sempre il rischio che determinati comportamenti poi si estendano a macchia d’olio, e che quindi il problema si complichi.

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    Terremoto: è legge decreto che stanzia 2,5 miliardi per la ricostruzione in Emilia

    ◊   Due nuove lievi scosse di magnitudo 2 e 4.1, con epicentro a Mirandola, sono state avvertite nella notte nelle zone della pianura padana colpite dal sisma del maggio scorso. Intanto, la protezione civile fa sapere che sono scese a 10.136 le persone assistite nei campi di accoglienza, mentre è stato tramutato in legge il decreto del governo che stanzia 2,5 miliardi in tre anni per la ricostruzione. Stanziamenti definiti “inadeguati” dalla Cgil dell’Emilia-Romagna. Per un commento sui fondi per gli interventi e la situazione nei campi, Marco Guerra ha intervistato Gianluca Pedrazzi, caposervizio della Gazzetta di Modena:

    R. – Io credo che allo stato attuale sia un primo segnale importante da parte del governo Monti. Però, i danni – come ben sappiamo – sono superiori perché si parla di circa cinque miliardi di euro di danni. Ricordo sempre che parliamo di una delle aree-traino dell’azienda Italia: in questa realtà emiliana si produce l’1% del Pil nazionale. Vorrei ricordare che il distretto del Biomedicale europea, secondo solamente all’America, è dove produciamo cuori artificiali, reni artificiali e sacche per le trasfusioni: quindi se si ferma il Polo biomedicale di Mirandola e modenese vuol dire che a catena – a effetto domino – si fermano anche i rifornimenti agli ospedali.

    D. – La fase di emergenza è stata superata?

    R. – Non è stata superata perché le tendopoli continuano ad essere ben presenti. La gente inizia a rientrare nella case, quelle agibili, ma molti edifici sono completamente inagibili o hanno bisogno di lavori strutturali importanti. C’è un problema anche di comunicazione e di rapporti sociali. Penso, ad esempio, ai giovani che in questo momento si trovano con palestre distrutte, campi di calcio occupati dalle tendopoli… Ci sono problemi terra-terra, banali, che vengono messi in secondo ordine, ma si rischia di non avere più attività sportiva nei prossimi mesi. La situazione di emergenza continua e continuerà, credo, ancora per molti mesi. In più c’è il fattore caldo – che certamente è meglio del fattore gelo e neve dell’inverno – e in più c’è il problema che sta emergendo giorno dopo giorno degli infiltrati. Ci sono persone che occupano le tendopoli senza averne assolutamente bisogno. Si stanno facendo ora controlli incrociati per vedere chi occupa le tendopoli, dove hanno la residenza, se la lero casa è agibile o non agibile e perché quindi occupano la tendopoli.

    D. – In vista dell’inverno, per gli oltre 10 mila sfollati quali soluzioni sono previste?

    R. – E’ un grande punto interrogativo, perché soluzioni certe non ce ne sono. Si sta pensando a prefabbricati; i privati stanno dando la caccia a queste casette di legno, ma sono sempre soluzioni tampone. Siamo abbastanza in alto mare... Ci sono soluzioni, invece, per le scuole: a settembre si vuole assolutamente ripartire e quindi si faranno dei poli scolastici modulari e le scuole riapriranno regolarmente.

    D. – Quali risposte si attendono per il completo ritorno alla normalità e per far partire la ricostruzione?

    R. – No burocrazia, scelte rapide, chiarezza nelle leggi e nelle norme che sono stati emanate per far fronte a questa catastrofe. E poi fatti e non parole sia dal fronte creditizio, sia dal fronte politico. Devo dire, oggettivamente, che in questo il governo Monti si sta muovendo abbastanza bene.

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    Figlie di S. Camillo in festa per i 100 anni dell'ospedale romano "Madre Giuseppina Vannini"

    ◊   Ricorre oggi la solennità di San Camillo De Lellis. A Roma, l'ospedale "Madre Giuseppina Vannini" delle Figlie di San Camillo, ha aperto le celebrazioni per i 100 anni di presenza del nosocomio nella capitale. Ce ne parla Davide Dionisi:

    Da pensionato per anziani, ambulatorio per i poveri, clinica chirurgica, sino all'evoluzione più bella e impegnativa nel 1980: la trasformazione in ospedale. Oggi, il Vannini compie 100 anni di presenza a Roma e nel giorno della solennità di San Camillo conferma la sua vocazione ispirata – come ha detto durante l'omelia, mons. Giuseppe Marciante, vescovo ausiliare del settore Est della capitale – alla figura del buon samaritano. Il presule ha poi spiegato l'attualità della figura e del messaggio dell'apostolo di Bucchianico in un momento in cui il sistema sanitario soffre particolarmente:

    R. – San Camillo, in qualche modo, aveva un approccio integrale alla persona umana. Questa è la sua caratteristica. Sapeva che la persona umana ha bisogno, non solo della cura del corpo, ma anche della cura dello spirito. E’ necessaria, in questo momento, una visione integrale dell’uomo, un approccio olistico, come si dice oggi, a tutta la persona umana. Allora, solo con questo tipo di visione si può considerare la persona guarita: nella misura in cui si guarisce non solo il corpo, ma anche lo spirito. Questa mi sembra una delle esigenze e delle prospettive importanti per la sanità.

    D. - La notizia di oggi è che proprio in una situazione di emergenza e di crisi, al Vannini vengono inaugurati tre nuovi reparti...

    R. – Certamente, se oggi dovessero smettere di lavorare tutti gli ospedali di ispirazione cattolica e tutti i centri Caritas, lo Stato si troverebbe in difficoltà. Penso, quindi, che la carità della Chiesa vada oltre quelli che sono i rapporti istituzionali: li tiene in considerazione, ma va oltre, perché attinge non solo da quelli che possono essere i fondi che vengono dallo Stato, ma soprattutto dalla generosità dei fedeli, dalla generosità dei cristiani, dei credenti.

    D. - Un'utenza multietnica richiede da parte di un ospedale cattolico competenze e professionalità che vanno al di là della preparazione specifica…

    R. – Certo. Innanzitutto, non si chiede mai l’identità religiosa alla persona che viene curata. Neanche il buon samaritano ha chiesto all’uomo incappato nei briganti di che religione fosse: l’ha curato e basta, perché ha visto un bisogno. Certo, poi c’è anche il rispetto dell’altro: è necessario rispettare la sua identità, i suoi valori e anche la sua religione, nel caso fosse di una religione diversa da quella cristiana, da quella cattolica. E proprio la carità ci fa capire che la vita va oltre a volte le differenze e la differenza è nell’approccio, cioè nella visione che si ha della persona umana. Questo a volte fa davvero la differenza. Noi mettiamo il cuore di Cristo nelle mani dei medici, nelle mani degli infermieri, dei volontari, di tutti, perché è la carità di Cristo che ci edifica, la carità di Cristo che ci fa crescere.

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    Convegno mondiale dei laici agostiniani: essere "corpo di Cristo" nel mondo di oggi

    ◊   Provengono da 28 Paesi dei 5 continenti i 200 laici agostiniani riuniti a Roma per il terzo convegno che li vede protagonisti sul tema “In cammino con Sant’Agostino: essere il Corpo di Cristo per il mondo di oggi”. L’incontro, che si sta svolgendo all’Augustinianum e che si concluderà martedì prossimo, è un appuntamento che raduna ogni sei anni quanti vivono il Vangelo alla luce degli insegnamenti di Sant’Agostino e si impegnano nella Chiesa in svariati modi. Tiziana Campisi ha chiesto a Mimma Guelfi, rappresentante dei laici agostiniani italiani, cosa contraddistingue l’impegno di chi si ispira alla spiritualità del vescovo di Ippona:

    R. – L’impegno dell’agostiniano è l’impegno, prima di tutto, di nutrire dentro di sé la fede, la speranza e la carità sotto la libertà dello Spirito Santo. Questo è il nostro impegno nella vita: di essere cittadini del mondo con la spiritualità di Sant’Agostino.

    D. – Laici agostiniani a convegno da tutto il mondo per la terza volta. In che modo questi incontri arricchiscono la vostra vita, il vostro cammino?

    R. – Per noi, che abbiamo l’amore e l’amicizia come base, è un momento di grandissima importanza, di grandissima forza, di grandissima speranza, nella capacità di vivere in profondità di cuore questa esperienza, che i religiosi che ci accompagnano vivono con noi, in modo da crescere tutti in questi sentimenti di amore e di volontà di camminare.

    Ma in che modo l’Ordine di Sant’Agostino cura la pastorale per i laici? Padre Alejandro Moral, consigliere generale dell’Ordine:

    R. – L’Ordine lavora soprattutto alla loro formazione. Un agostiniano laico, un agostiniano religioso, deve avere questi principi, fondamentalmente: la comunione - perché la fede per noi è importante, la carità e la speranza, sono importantissime, ma sempre in funzione, come dice Sant’Agostino, della comunione attraverso Cristo, della comunione tra di noi - e poi l’interiorità. Ognuno, cioè, sia capace di incontrare se stesso attraverso l’interiorità, per poter comunicare questa vita agli altri. Il concetto di interiorità agostiniana consiste in questo: Dio è dentro di me e devo entrare in me per poter trascendere ed arrivare a Dio. Questo pensiero di Sant’Agostino per noi è molto importante: interiorità e comunione.

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    Il commento al Vangelo della domenica del teologo padre Bruno Secondin

    ◊   Nella 15.ma domenica del tempo ordinario, la liturgia presenta il brano del Vangelo nel quale Gesù invia i Dodici due a due ad evangelizzare e a guarire i malati, senza avere alcuna preoccupazione materiale e con questa raccomandazione:

    “Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro”.

    Su questo brano evangelico, ecco il commento del
    padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Siamo alla prima esperienza di missione per i discepoli che Gesù si è scelto: semplici e dirette le parole da dire, ancora più povero l’equipaggiamento, perché non contrasti il messaggio: nessun li identifichi con quello che possiedono. E leggera anche l’andatura: non fissarsi in nessun luogo, ma fare solo delle soste provvisorie. E poi audaci nella libertà, fino a scuotersi simbolicamente di dosso la polvere dei luoghi dove l’accoglienza è negata.

    La forza sarà nella Parola, nell’invito a cambiare mentalità e prospettiva, perché i sogni dei padri e le speranze dei profeti si stanno realizzando. Parola e casa, pane e dolori vanno mescolati, intrisi di fraternità e novità, perché ogni male abbia fine. E vanno due a due, per sorreggersi nella solitudine e per incoraggiare il cuore nella lotta al male. Perché non si annuncia un concetto, ma una nuova maniera di stare insieme, di mangiare il pane della fraternità e di portare i pesi della vita. È un’avventura, ma anche una promessa: Dio è in mezzo a noi, è vicino a ciascuno, basta aprire occhi, cuore e casa, e altro senso avrà la vita. Ma bisogna prendere posizione, mettersi in gioco: noi da che parte stiamo?

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Croazia: per i vescovi è "disumana" la nuova legge sulla fecondazione assistita

    ◊   Una legge “profondamente immorale”, “disumana”, che minaccia i valori fondamentali della vita, della famiglia e del matrimonio. La Conferenza episcopale croata reagisce all’approvazione, da parte del parlamento di Zagabria, della legge che emenda la normativa sulla fecondazione assistita. Il provvedimento, varato con una esigua maggioranza nell’Assemblea nazionale, consente il congelamento dei gameti ma anche degli embrioni. Inoltre l’accesso alla fecondazione medicalmente assistita è assicurato sia alle coppie sposate che non possono generare figli, così come alle coppie di fatto e alle donne single. La legge - riporta l'agenzia Sir - indica dapprima il ricorso alla fecondazione omologa (ossia con gameti della coppia) e, in caso di impossibilità in questo senso, diventa possibile ricorrere alla eterologa. La legge finora vigente in Croazia vietava il congelamento degli embrioni. Inoltre ai genitori è fatto obbligo di portare a conoscenza del figlio al momento del raggiungimento della maggiore età (18 anni) la sua origine biologica. I vescovi hanno dunque riaffermato, come emerso dal mondo cattolico durante l’iter legislativo, il giudizio fortemente negativo sulla legge. “Nessuna vittoria elettorale - hanno affermato - consente un potere illimitato sulla vita o sulla morte né permette di porre in pericolo valori fondamentali come il matrimonio e la famiglia”. I vescovi invitano infine i cristiani alla preghiera e all’impegno per la tutela della vita. (R.P.)

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    In Europa quasi un milione di persone ridotte in schiavitù

    ◊   L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo), secondo quanto riferito dall’agenzia Zenit, ha effettuato un’indagine sulla situazione della schiavitù nell’Unione Europea. Dai dati emersi sarebbero quasi un milione, soprattutto donne, le persone ridotte in schiavitù per sfruttamento sessuale (270mila) o lavoro forzato (670mila). Ci sono, inoltre, migliaia di adulti e bambini costretti ad esercitare attività illecite come ad esempio l’accattonaggio. Provengono dall’Asia, dall’Africa e dell’Europa centrale e sudorientale le donne che vengono sfruttate in traffici di matrice sessuale, mentre al lavoro forzato sono obbligati soprattutto cittadini comunitari, impiegati in settori agricoli, edilizi, manifatturieri e domestici. Beate Andrees, direttore del programma dell’Ilo contro il lavoro forzato, ha spiegato che “le vittime sono ingannate con false offerte di lavoro, per poi scoprire che le condizioni sono peggiori di quello che speravano” e ha sottolineato che sono tanti coloro che, essendo immigrati irregolari, non hanno potere contrattuale. Secondo il direttore, il fenomeno è in crescita, soprattutto a causa della crisi economica che rende le persone più vulnerabili agli abusi. L’agenzia dell’Onu ha ricordato che l’Unione Europea sta cercando di unificare gli sforzi per combattere la drammatica situazione, e l’Ilo stessa ha lavorato in collaborazione con i governi di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Polonia, Portogallo e Romania per indagare sui meccanismi di reclutamento, truffe e abusi. Nonostante i sensibili progressi effettuati e l’aumento della capacità degli ispettori del lavoro, in alcuni Paesi, a segnalare casi di lavoro forzato, Andrees ha sottolineato che “non si perseguono ancora in modo adeguato gli individui responsabili di tante sofferenze inflitte ad un numero tanto alto di persone”. (A.C.)

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    Vertice Asean: nessun accordo per le controversie sulle isole del Mar cinese

    ◊   Le controversie territoriali sul Mar cinese meridionale hanno impedito - ed è la prima volta in 45 anni - all'Asean, l'Associazione delle nazioni del sudest asiatico, di concludere e Phnom Penh, in Cambogia, la riunione dei ministri degli esteri con un comunicato congiunto. Contrasti e polemiche - riferisce l'agenzia AsiaNews - che hanno segnato la riunione sono rimasti anche dopo la fine dell'incontro. Oggetto del contendere sono isolette e, a volte, scogli sparsi nel Mar cinese meridionale, ricchi di risorse naturali, compresi gas e, probabilmente, petrolio. La Cina rivendica la sovranità su quasi tutti questi territori. Le pretese di Pechino vedono l'opposizione di Filippine, Vietnam, Malaysia, Brunei e Taiwan che, a loro volta, avanzano diritti su alcune isole. Così, le Spratlys e le Paracels sono al centro di una disputa tra Cina e Vietnam e la Secca di Scarborough oppone Pechino e Manila. A Phnom Penh, dove si è tenuto l'incontro dei 10 Paesi che fanno parte dell'Associazione, conclusosi ieri, si sono scontrate di fatto due opzioni: quella cinese, che vuole la risoluzione delle controversie attraverso accordi bilaterali e quella che voleva invece un "Codice di comportamento" su base multilaterale, tesi sostenuta da diversi Paesi, compresi gli Stati Uniti. I fautori di quest'ultima impostazione sostengono che ogni negoziato a due sarebbe sbilanciato, vista la potenza della Cina. Prima dell'incontro era stato anche annunciata l'elaborazione di una serie di regole sui diritti marittimi e la navigazione, oltre che le procedure da seguire in caso di disaccordi fra le nazioni. Ma la Cina non è un Paese membro dell'Asean e ha respinto il tutto. Assente per tale motivo, Pechino ha fatto comunque pesare le sue posizioni. Diplomatici cinesi erano a Phnom Penh già prima dell'incontro e proprio la Cambogia, Paese ospitante e legato alla Cina, è stata accusata di averne tutelato gli interessi. Le Filippine e la Thailandia l'hanno apertamente accusata di essersi "costantemente opposta a qualunque menzione della secca" e di avere più volte insistito che non era possibile emettere un comunicato congiunto. Il ministro degli esteri del'Indonesia, Marty Natalegawa, molto impegnato per la ricerca di un accordo, ha espresso "profondo disappunto". "C'è ancora - ha aggiunto - una opinione comune che dobbiamo quanto meno accrescere i nostri sforzi per lavorare a un Codice di condotta per cominciare i nostri colloqui con la Cina sul Codice". (R.P.)

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    Yemen: in aumento le vittime di mine antiuomo. La maggior parte sono bambini

    ◊   Per evitare nuove vittime causate da mine e ordigni inesplosi nel sud dello Yemen, urgono sforzi concertati da parte delle autorità e delle organizzazioni specializzate. Nelle ultime quattro settimane - spiega l’organizzazione medico umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) - il personale del centro di chirurgia d’emergenza di Msf ad Aden, ha costatato un forte aumento del numero delle vittime di mine e ordigni inesplosi, provenienti dalle città di Jaar e Lawdar. Msf ha curato 19 pazienti in meno di quattro settimane, undici dei quali erano bambini sotto i 14 anni. "Abbiamo ricevuto 10 casi il mese scorso, tre dei quali sono morti a causa delle ferite", dichiara il coordinatore medico di Msf in Yemen, l'italiana Claudia Lodesani. "La scorsa settimana, altri 9 pazienti sono arrivati dal governatorato di Abyan, tutti bambini, e molti erano in pericolo di vita". La maggior parte di questi pazienti ha subito gravi fratture agli arti che richiedono un intervento chirurgico d'emergenza e una riabilitazione a lungo termine. In alcuni casi, la vita dei pazienti è stata irrimediabilmente compromessa, come per Ahmed Jamal, 12 anni, di Jaar, le cui ferite erano così gravi che si è reso necessario amputare entrambe le gambe. Centinaia di famiglie sfollate sono tornate nelle loro case nelle città meridionali di Jaar, Lawdar e Zinjibar dopo la fine dei combattimenti, il mese scorso. Molte aree sono state però contaminate da mine potenzialmente fatali e ordigni inesplosi e non vi è sufficiente consapevolezza da parte dei residenti circa la necessità di prendere le giuste precauzioni per evitare nuove vittime. "Questi esplosivi rappresentano un rischio immediato e una minaccia per la vita delle persone, in particolare dei bambini che giocano inavvertitamente vicino alle zone interessate", prosegue Claudia Lodesani. E’ fondamentale che i residenti prendano ulteriori precauzioni per proteggere se stessi e le loro famiglie, rimanendo lontani dalle aree dove possono trovarsi le mine antiuomo e avvertendo le autorità nel caso in cui si trovino dispositivi di natura sospetta. Nonostante i continui sforzi delle autorità nazionali e locali per bonificare queste aree ed educare le comunità ai pericoli delle mine e degli ordigni inesplosi, Msf è preoccupata che, senza un maggiore sostegno da parte della comunità internazionale e delle organizzazioni specializzate, il numero delle vittime continui ad aumentare. (R.P.)

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    Il nunzio in Terra Santa: l'esodo dei cristiani non è legato a motivi religiosi ma politici

    ◊   «L’esodo dei cristiani non è legato a motivi religiosi ma politici. E fino a quando il conflitto arabo-israeliano non sarà risolto i fedeli continueranno a lasciare questa terra». Questa l’amara dichiarazione rilasciata da mons. Antonio Franco ad Aiuto alla Chiesa che Soffre. Nunzio in Israele e Cipro e delegato apostolico per Gerusalemme e Territori palestinesi, mons. Franco ha accolto due volte Benedetto XVI: nel 2009 in Terra Santa e nel 2010 a Cipro. E in vista del prossimo viaggio apostolico in Libano valuta il probabile contenuto dell’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente, che sarà firmata durante la visita. «Chi crede che il Papa elaborerà un’agenda politica per risolvere il conflitto, rimarrà inevitabilmente deluso», spiega ad alcuni membri della Fondazione pontificia ricevuti nella sua residenza a Gerusalemme Est. Secondo mons. Franco, il Pontefice incoraggerà semplicemente i cristiani a promuovere un’atmosfera di pace e riconciliazione, «nel cui ambito si possono trovare ovviamente anche le giuste soluzioni politiche». Nel documento - redatto sulla base delle quarantaquattro proposizioni finali dell’Assemblea speciale per il Medio Oriente del 2010 – verrà inoltre posto l’accento sui principi della Dottrina sociale della Chiesa, con particolare riferimento al rispetto della dignità umana. «Ma l’esortazione principale del Santo Padre – ritiene il nunzio – riguarderà un tema ampiamente dibattuto durante il Sinodo: quello della comunione». Il Papa inviterà ad una più stretta comunione tra i diversi riti della Chiesa cattolica e tra tutte le Chiese della regione. «E’ questa l’unica via da percorrere. Solo così la comunità cristiana potrà influenzare positivamente la situazione che vive la Terra Santa e contribuire alla soluzione dei problemi che la affliggono». (R.P.)


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    Kenya: i vescovi chiedono maggiore sicurezza nei luoghi di culto

    ◊   Intensificare la sicurezza dei luoghi di culto per proteggerli da attacchi terroristici: lo chiede la Chiesa del Kenya al governo locale, alla luce degli attentati avvenuti il 1.mo luglio contro due chiese cristiane di Garissa e che hanno provocato 17 morti. A lanciare l’appello è stato mons. Philip Sulumet, vescovo di Kakamega che è intervenuto ad un convegno locale delle scuole cattoliche. Richiamando la necessità di un “riallineamento delle forze di sicurezza”, il presule ha sottolineato che “i fedeli cristiani sono spaventati, si trovano di fronte a tante domande senza risposta; molti di loro, ora, hanno paura di andare in Chiesa per pregare e si sono ridotti a guardare le celebrazioni liturgiche in tv”. Di qui, l’invito alle autorità affinché trovino ed arrestino gli autori della strage di Garissa. “Tutti i cittadini del Kenya – ha detto mons. Sulumet – dovrebbero essere uniti nel condannare gli assassini di coloro che amano la pace di Dio”. Ribadendo che simili attacchi sono perpetrati da criminali e che “non devono essere visti come uno scontro di religioni”, il presule ha affermato: “I kenioti sono sempre stati tolleranti nei confronti del credo religioso degli altri ed a nessuno dovrebbe essere permesso di seminare malcontento”. “Non dobbiamo permettere – ha detto ancora il vescovo di Kakamega – che la nostra ricerca di una pace duratura, i nostri appelli all’unità nazionale ed il processo di riconciliazione siano sviati dai vili attacchi di un manipolo di criminali”. Per questo, mons. Sulumet ha invitato tutti i cittadini del Kenya a fare attenzione ciascuno alla sicurezza dell’altro e a non lasciare la questione esclusivamente in mano alla polizia, data anche la disparità numerica tra forze di sicurezza e civili. (I.P.)

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    Lo Yad Vashem omaggia la figura del cardinale Saliège "Giusto tra le nazioni"

    ◊   Lo Yad Vashem di Gerusalemme ha in questi giorni onorato la figura del cardinale Jules-Gérard Saliège, dichiarato "Giusto tra le nazioni" nel 1970, attraverso la decisione di incidere sul retro della medaglia dei Giusti la frase del Talmud “Chi salva una vita salva l’umanità”. Il cardinale, che è stato arcivescovo di Tolosa dal 1928 al 1956, ha lavorato con coraggio per difendere gli ebrei durante la persecuzione nazista, pubblicando anche una lettera pastorale nel 1942 in cui ricordava ai cristiani che gli ebrei “sono nostri fratelli”. Il museo della Legion d’onore di Parigi ha ieri reso omaggio a mons. Saliège esponendo la medaglia dei Giusti accanto alla Croce della liberazione e alla medaglia della Legion d’onore del cardinale. Di recente le ricerche effettuate da Sylvie Berney, effettuate su documenti inediti, hanno rivelato che le dure prese di posizione dei vescovi in Francia nei confronti della persecuzione contro gli ebrei, non furono iniziative individuali ma una strategia pianificata all’interno dell’episcopato francese, incentivata per volere di Pio XII dal nunzio apostolico mons. Valerio Valeri. Da quel momento la comunità ebraica ha beneficiato dell’aiuto di molti cattolici, soprattutto attraverso gli istituti religiosi, e le diocesi inserirono tra gli obiettivi pastorali proprio l’assistenza agli ebrei perseguitati. (A.C.)

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    Papua Nuova Guinea: le celebrazioni per il 100.mo della nascita del Beato To Rot

    ◊   Il valore della famiglia e del matrimonio cristiano, il Beato Peter To Rot come modello di fedeltà al Vangelo: su questi punti si è soffermato il cardinale Joseph Zen, Inviato di Benedetto XVI alle celebrazioni per il 100° anniversario della nascita del beato Peter To Rot, laico catechista e martire, primo Beato della Papua Nuova Guinea. Arrivato in Papua, il cardinale Zen ha presieduto la solenne celebrazione a Rakunai, villaggio natio di To Rot. Hanno concelebrato - riferisce l'agenzia Fides - il nunzio apostolico, l’arcivescovo di Rabaul, mons. Francesco Panfilo, altri vescovi della Papua, e oltre 40 sacerdoti, alla presenza delle autorità civili e di migliaia di fedeli. Il cardinale ha ricordato che, oltre all’evento del Centenario, il 2012 è un anno di particolare importanza per la Papua: 130 anni fa (nel 1892) i primi Missionari del Sacro Cuore sbarcarono a Matupit Island, mentre 100 anni fa (nel 1912), le suore Figlie di Maria Immacolata hanno fondato una prima comunità a Rabaul. Prima della fine della Messa, l'arcivescovo di Rabaul ha letto una lettera del presidente della Conferenza episcopale del Giappone, mons. Leo Giugno Ikenaga. Nella missiva, i presuli nipponici, in occasione del 100° anniversario della nascita del Beato To Rot, ricordano il suo martirio e presentano profonde scuse alla popolazione della Papua Nuova Guinea da parte del Giappone, dato che il Beato fu ucciso ai tempi dell’occupazione giapponese, per aver rifiutato di accettare la poligamia. I vescovi ricordano che “il Giappone non è un Paese cristiano e l'esercito giapponese durante la Seconda Guerra Mondiale non ha condiviso la visione cristiana del matrimonio”, riconoscendo, inoltre, che “il Giappone ha inflitto danni enormi dal punto di vista umanitario a molte nazioni, tra cui la Papua Nuova Guinea”. Dopo la Celebrazione Eucaristica, 57 catechisti, che esercitano il loro ministero da oltre 25 anni nell'arcidiocesi di Rabaul, hanno ricevuto un riconoscimento e un elogio per la loro opera, svolta sull’esempio e sui passi del Beato To Rot. (R.P.)

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    Mar dei Caraibi: sempre più persone rischiano la vita in cerca di sicurezza

    ◊   L'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) è particolarmente preoccupato per le morti causate da incidenti in mare che si verficano nel Mar dei Caraibi tra coloro che cercano di sfuggire alle difficili condizioni ad Haiti. Martedì scorso una donna è annegata quando un'imbarcazione con a bordo oltre 100 migranti haitiani si è incagliata vicino alle Bahamas. In precedenza un'altra tragedia si era verificata il 12 giugno, quando oltre una dozzina di cittadini haitiani hanno perso la vita nelle acque delle Bahamas e degli Stati Uniti mentre cercavano di raggiungere le coste della Florida. Questi eventi sono solo alcuni degli atti estremi cui talvolta le persone che si trovano in situazioni difficili fanno ricorso. Dopo il terremoto del 2010 ad Haiti persistono difficoltà che stanno inducendo migliaia di persone ogni anno a lasciare il proprio paese, spesso a bordo di malmesse imbarcazioni. Al momento non sono disponibili statistiche esatte sul fenomeno, ma secondo le stime le vittime di queste tragedie sarebbero centinaia ogni anno. In base ai dati forniti dalla Guardia Costiera Usa, dal dicembre 2011 a seguito di operazioni di soccorso o intercettazione sono state individuate oltre 900 persone, tra le quali 652 cittadini haitiani, 146 cubani e 111 dominicani. All'interno di Haiti resta inoltre elevato il numero di sfollati: sono 421.000 le persone che vivono ancora in campi nella capitale Port-au-Prince, ai suoi margini e in altre regioni dal Paese. La situazione politica resta tesa, mentre si registra una crescita della criminalità e dell'insicurezza. Continua poi l'epidemia di colera. L'Unhcr è inoltre preoccupato per i respingimenti degli haitiani da parte di alcuni Paesi, che in tal modo ignorano un precedente accordo congiunto tra la stessa Agenzia e l'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani (Ohchr) nel quale si chiedeva agli Stati di non respingere gli haitiani - per ragioni umanitarie - senza un'adeguata verifica della protezione su base individuale. L'appello congiunto era stato inoltrato in vista delle notevoli sfide umanitarie che Haiti sta ancora affrontando, ulteriormente acuite dal terremoto del gennaio 2010. L'Unhcr continua a promuovere attivamente l'inclusione di adeguate garanzie di protezione per gli individui fermati in mare e auspica che tali tragedie in futuro possano essere evitate attraverso una rafforzata cooperazione internazionale nella regione. (R.P.)

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    Messico: i giornali cattolici contribuiscono alla Nuova evangelizzazione

    ◊   Si è concluso ieri in Messico il 2° incontro nazionale dei giornali cattolici dal tema “La stampa cattolica come strumento della Nuova Evangelizzazione nella Missione continentale permanente”, tre giorni di riflessione sull’argomento che si sono tenuti a Cuautitlàn Izcall. La segreteria della Commissione della Pastorale delle Comunicazioni della Conferenza episcopale del Messico ha inviato una nota all’agenzia Fides, informando che lo scopo dell’incontro era quello di “rivalutare il processo di formazione professionale giornalistica, necessario perché la pastorale della comunicazione venga incorporata nella formazione completa dei discepoli missionari, in modo di poter arrivare ai più lontani”. Il segretario esecutivo della Commissione, padre Antonio Camacho Muñoz ha espresso la certezza che una formazione professionale aiuterà ad aumentare la qualità delle pubblicazioni e darà un contributo alla nuova evangelizzazione nel contesto della Missione Continentale. In Messico la Chiesa cattolica sta sviluppando molto il settore dei nuovi mezzi di comunicazione, affiancandoli a quelli più tradizionali, riuscendo così a raggiungere gran parte della popolazione, non solo cattolica. In tutto il Centro America il lavoro dei giornalisti sta diventando essenziale per dar voce a coloro che non hanno voce, motivo per cui molti giornalisti lavorano in situazioni estremamente rischiose. Negli ultimi mesi ben 22 giornalisti in America Latina hanno perso la vita. (A.C.)

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    Londra: Conferenza internazionale cattolica sulla disabilità per le Paralimpiadi

    ◊   “Ognuno ed ogni corpo ha il suo posto”: su questo tema - che in inglese si basa sul gioco di parole “Everybody/ Every body has a place” - si è svolta giovedì, a Londra, una Conferenza internazionale sulla disabilità, organizzata dalla Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. L’evento è stato voluto in vista delle Paralimpiadi che si terranno a Londra dal 29 agosto al 9 settembre. Ad aprire la conferenza, che ha visto oltre 160 partecipanti tra religiosi, accademici e disabili accompagnati dalle loro famiglie, è stato l’arcivescovo di Southwark, Peter Smith, il quale ha ribadito l’unicità di ciascuno e di ogni corpo nel Creato. Tra i relatori, anche Cristina Gangemi, consulente per la disabilità della Chiesa locale, la quale ha definito le imminenti Paralimpiadi “un evento cristologico”, poiché “ci mostrano quello che Cristo ci chiede di fare, ovvero di guardare alla persona a prescindere dal suo aspetto fisico, riflettendo su tutte le sue potenzialità e situandola in una società in cui la disabilità scompare”. “Le Paralimpiadi – ha continuato la Gangemi – sono espressione di quella ‘teologia del corpo’ descritta da Giovanni Paolo II nel corso delle Udienze generali tenute tra il 1979 il 1984”. Ricordando che Papa Wojtyla era “un grande sportivo, sempre in forma e permetteva allo Spirito di guidarlo nello sport”, la studiosa ha quindi concluso sottolineando come “Giovanni Paolo II, sperimentando in prima persona la disabilità fisica, abbia dimostrato che c’è una continuità tra la salute e la malattia e che il corpo va rispettato ed onorato in ogni condizione”. La conferenza internazionale è stata poi accompagnata da una Giornata nazionale sulla disabilità, intitolata “È ora di essere amici” e svoltasi nel monastero carmelitano di Aylesford Priory. Articolata in momenti di preghiera, ma anche di musica, arte e sport, la giornata si è conclusa con una Santa Messa celebrata da mons. John Hine, ausiliare di Southwark. (I.P.)

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    Hong Kong: i media cattolici si preparano alla Fiera internazionale del libro

    ◊   I mass media cattolici di Hong Kong si stanno preparando a partecipare all’annuale “Hong Kong Book Fair 2012”, che si terrà dal 18 al 24 luglio, con la presenza di oltre 530 case editrici di tutto il mondo e 350 appuntamenti culturali. Ogni anno, secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, la Chiesa locale considera questa Fiera internazionale del libro come un’opportunità per l’evangelizzazione e lo scambio culturale: il 19 ed il 23 luglio sono in programma due importanti incontri che vedranno sacerdoti e rappresentanti di case editrici cattoliche dialogare con i lettori e i visitatori della Fiera. Secondo gli operatori delle pubblicazioni cattoliche, le opere che riguardano la fede o la spiritualità tradotte dalle lingue straniere sono molto importanti per la crescita della fede. Leggendo, i lettori attingono al rapporto personale dell’autore con Dio. Ma devono anche imparare a conoscere le interpretazioni del pensiero della fede nelle diverse culture e tradizioni. Suor Helen Ng, superiora della comunità di Hong Kong delle Figlie di San Paolo, a margine della presentazione delle pubblicazioni paoline di luglio, ha sottolineato che la loro scelta delle pubblicazioni e delle traduzioni dipende soprattutto dalle esigenze mostrate dai lettori e dai fedeli. Come sempre per questa circostanza, l’Associazione Cattolica dei Laici, il Kong Ko Bao, il Centro diocesano Audiovisivo, l’Ufficio Comunicazioni Sociali, le istituzioni e le realtà cattoliche culturali e delle comunicazioni sociali, saranno presenti alla Fiera. Il settore dell’Associazione Cattolica dei Laici è intitolato “Gioia. Pace” e offrirà a lettori e visitatori una opportunità di conoscere Cristo e la Chiesa. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 196

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.