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Sommario del 10/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Nota della Santa Sede su un'ordinazione episcopale illegittima in Cina
  • Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale de Araújo Sales
  • Il Papa e il valore dell'annuncio: il mondo ha bisogno di persone che parlino a Dio per parlare di Dio
  • Il presidente Napolitano al concerto di domani a Castel Gandolfo in onore del Papa
  • Nomina in Cile
  • Armi nel mondo, un morto al minuto. Mons. Tomasi: manca la volontà politica sul disarmo, troppi interessi
  • Slovacchia: comunicato della nunziatura sul caso dell'arcivescovo Bezak
  • Congo: il cardinale Filoni ha concluso la sua visita nel Paese incontrando i sacerdoti
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Roger Bouchahine: positivo dialogo Assad-Annan ma scenari di tregua poco chiari
  • Eurogruppo: sì allo "scudo" anti-spread. Bce sarà agente del Fondo salva-Stati
  • I cristiani in fuga dall'Iraq. Mons. Warduni: per farcela dobbiamo restare uniti
  • Antigone: misure alternative per risparmiare e migliorare la qualità di vita in carcere
  • Un omaggio a Debussy alla 69.ma Settimana musicale senese
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Ocse: in Europa 48 milioni di disoccupati, 15 milioni in più rispetto al 2007
  • Siria. Comitato interreligioso "Mussalaha": a Homs 300 combattenti pronti a cedere le armi
  • I vescovi maroniti: "Storica visita del Papa in Libano per tutto il Medio Oriente"
  • Congo: per i vescovi non è negoziabile l'integrità territoriale del Paese
  • Congo: 14 anni di carcere a Lubanga per aver arruolato bambini soldato
  • Nigeria: Boko Haram rivendica la strage di domenica costata la vita a 22 persone
  • Mali: a Bamako una Forza speciale per la transizione
  • Sud Sudan: ministro elogia l’opera della Chiesa per la pace e la ricostruzione del Paese
  • Perù: per la Chiesa positivo l'avvio del dialogo su Cajamarca
  • Colombia. Appello dei vescovi a governo e guerriglia: “Il conflitto deve cessare”
  • India: appello del vescovo dell’Assam per le vittime delle alluvioni
  • Pakistan: un operaio cristiano ucciso in Sindh
  • Anglicani: aggiornata a settembre la discussione sulle donne vescovo
  • A Sarajevo il 26.mo Incontro mondiale per la pace
  • Spagna: al via la Campagna "Aborto zero"
  • Gran Bretagna: record di partecipanti al Festival delle vocazioni
  • Roma: all'Ospedale Bambino Gesù la rassegna del cinema per ragazzi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nota della Santa Sede su un'ordinazione episcopale illegittima in Cina

    ◊   La Santa Sede condanna, con una nota ufficiale, l’ordinazione episcopale illegittima del rev. Giuseppe Yue Fusheng, avvenuta ad Harbin, in Cina, il 6 luglio scorso. Ordinato senza mandato pontificio, il rev. Yue Fusheng è incorso automaticamente nella scomunica, come previsto dal Codice di Diritto Canonico. Allo stesso tempo, la Santa Sede esprime apprezzamento per tutti i cinesi che hanno pregato per il ravvedimento del reverendo e confida nell’effettivo desiderio di dialogo delle autorità governative cinesi. Il servizio di Isabella Piro:

    “La Santa Sede non riconosce il rev. Yue Fusheng come vescovo dell’amministrazione apostolica di Harbin, ed egli è privo dell’autorità di governare i sacerdoti e la comunità cattolica nella provincia di Heilongjiang”, si legge nella nota. Tanto più che il reverendo “era stato informato da tempo che non poteva essere approvato dalla Santa Sede come candidato episcopale, e più volte gli era stato richiesto di non accettare l’ordinazione episcopale senza il mandato pontificio”. La nota ufficiale, inoltre, ricorda che anche “i vescovi, che hanno preso parte all’ordinazione episcopale illegittima e si sono esposti alle sanzioni previste dalla legge della Chiesa, devono riferire alla Santa Sede circa la loro partecipazione alla cerimonia religiosa”.

    Apprezzamento, invece, viene espresso per “quei sacerdoti, quelle persone consacrate e quei fedeli laici che hanno pregato e digiunato per il ravvedimento del rev. Yue Fusheng, per la santità dei vescovi e per l’unità della Chiesa in Cina”.

    Di qui, l’invito a “tutti i cattolici in Cina, Pastori, sacerdoti, persone consacrate e fedeli laici”, a “difendere e a salvaguardare ciò che appartiene alla dottrina e alla tradizione della Chiesa”, poiché “anche nelle presenti difficoltà essi guardano con fiducia al futuro, confortati dalla certezza che la Chiesa è fondata sulla roccia di Pietro e dei suoi Successori”.

    Confidando, inoltre, “nell’effettivo desiderio delle autorità governative cinesi di dialogare con la Santa Sede – prosegue la nota - la Sede Apostolica auspica che le autorità non favoriscano gesti contrari a tale dialogo”. Ed “anche i Cattolici cinesi attendono passi concreti nello stesso senso, primo fra tutti quello di evitare le celebrazioni illegittime e le ordinazioni episcopali senza mandato pontificio, che creano divisione e recano sofferenza alle comunità cattoliche in Cina e alla Chiesa universale”.

    Infine, la nota della Santa Sede indica come “motivo di apprezzamento e di incoraggiamento” l’ordinazione del rev. Taddeo Ma Daqin a vescovo ausiliare della diocesi di Shanghai, avvenuta sabato 7 luglio. Tuttavia, “la presenza da parte di un vescovo che non è in comunione con il Santo Padre”, viene definita “inopportuna”, una dimostrazione di “mancanza di sensibilità verso un’ordinazione episcopale legittima”.

    La nota odierna segue quella del 3 luglio scorso, a firma della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in cui si condannava già l’ordinazione del rev. Yue Fusheng, che era stata “programmata in modo unilaterale” e destinata a produrre “divisioni, lacerazioni e tensioni nella comunità cattolica in Cina”.

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    Il cordoglio del Papa per la morte del cardinale de Araújo Sales

    ◊   Benedetto XVI ha espresso il suo profondo cordoglio per la morte, avvenuta nella notte a Rio de Janeiro, del cardinale brasiliano Eugênio de Araújo Sales, arcivescovo emerito di Rio: il porporato aveva 91 anni. Il Papa, in un telegramma, lo ricorda come “pastore intrepido” e “testimone autentico del Vangelo in mezzo al suo popolo” che ha indicato a tutti “la via della verità nella carità e del servizio alla comunità, nella costante attenzione ai più svantaggiati”. Il cardinale de Araujo Sales – ha detto il Papa – ha attuato nella vita il suo motto episcopale “Mi prodigherò e mi consumerò”, diventando per tutti in Brasile anche “un sicuro punto di riferimento e di fedeltà alla Sede Apostolica”.

    Il porporato era nato ad Acari, diocesi di Caicó (nello Stato di Rio Grande do Norte), l’8 novembre 1920. Ordinato sacerdote il 21 novembre 1943, ha esercitato il ministero negli ambienti rurali. In seguito, è stato chiamato nel Seminario di Natal per ricoprire gli incarichi di economo, professore e direttore spirituale. Nominato da Pio XII - vescovo titolare di Tibica e ausiliare per l’arcidiocesi di Natal - il primo giugno 1954, ha ricevuto la consacrazione episcopale il 15 agosto dello stesso anno. Nell’ottobre del 1962 è succeduto - in qualità di amministratore apostolico sede plena - all’arcivescovo di Natal. In questa sede ha promosso una serie di iniziative subito diffusesi in tutto il nord-est del Brasile: ha fondato il servizio di assistenza sociale per i lavoratori rurali, per i quali ha pure realizzato dei centri per l'educazione di base, e dato inizio a trasmissioni radiofoniche per l'istruzione elementare e media dei ragazzi che non potevano raggiungere le scuole della città e dei vari centri. Nel 1964, in seguito alle precarie condizioni di salute del cardinale Alvaro da Silva, è stato nominato amministratore apostolico sede plena di São Salvador da Bahia, e ne è divenuto arcivescovo il 29 ottobre 1968. In questa arcidiocesi ha intrapreso nuove iniziative pastorali e si è adoperato per la promozione sociale delle fasce meno abbienti della popolazione, anche in qualità di Presidente del Segretariato nazionale brasiliano per l'azione sociale.

    Durante il Concilio Vaticano II è stato membro della Commissione per l'apostolato dei laici e della Commissione mista che elaborò lo schema della Gaudium et spes. Paolo VI lo ha creato cardinale nel 1969. Per più di trent’anni, dal 13 marzo del 1971 al 25 luglio 2001, è stato arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro. Rilevante è stata pure la sua attività nell'ambito del Consiglio Episcopale Latino Americano (CELAM) dove ha diretto il dipartimento per l'azione sociale. Dal 22 giugno 1972 al 3 ottobre 2001 è stato anche ordinario per i fedeli di rito orientale sprovvisti di ordinario del proprio rito. Ha ricoperto anche l’incarico di presidente delegato all’Assemblea Speciale per l’America del Sinodo dei Vescovi (16 novembre - 12 dicembre 1997).

    Con la scomparsa del porporato brasiliano, il Collegio Cardinalizio risulta ora composto da 208 cardinali, di cui 121 elettori e 87 ultraottantenni.

    Sulla figura del cardinale de Araujo Sales, la collega Cristiane Murray ha sentito un altro porporato brasiliano, il cardinale João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica:

    R. – Noi, davanti a questa figura del cardinale Eugenio Sales, che ieri è passato alla casa del Padre, e che è stato per tanto tempo successore degli apostoli nella Chiesa brasiliana, dobbiamo – penso – avere nel cuore un atteggiamento di profonda gratitudine verso Dio. E’ stato un episcopato molto lungo, un episcopato segnato da valori molto belli. Lui ha inaugurato nuovi metodi di evangelizzazione con l’uso dei mezzi di comunicazione, soprattutto la Radio. Nella sua vita ha sempre lavorato per la comunione tra i vescovi del Brasile e uno dei segni più belli, come vescovo, è stato il suo atteggiamento di profonda comunione con Roma e con il Papa. E’ una delle figure in Brasile che più ci hanno indicato la comunione della Chiesa di tutto il Brasile con Roma. Lui ha attraversato un lungo periodo della storia brasiliana che storicamente e politicamente ha cambiato tanto il Paese: siamo passati dalla dittatura militare alla democrazia, e lui in questa fase storica è stato sempre importante per i suoi scritti e per il suo modo di proclamare la fede cristiana. E’ stato importante nell’indicare l’orizzonte verso cui noi potevamo camminare. Ricordo anche questa sua preoccupazione per la formazione dei vescovi in Brasile, che ha fatto sì che potesse iniziare un corso di formazione per vescovi tutti gli anni. Noi siamo grati a Dio per questa figura così meravigliosa: una figura di spicco, una figura di grande profondità e di grande santità. Che Dio possa dare al cardinale Eugenio quel riposo e quella vita che ha sempre cercato per tutti noi e anche per lui.

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    Il Papa e il valore dell'annuncio: il mondo ha bisogno di persone che parlino a Dio per parlare di Dio

    ◊   La liturgia del Vangelo di oggi, nel quale Gesù invita a pregare perché Dio mandi operai nella sua messe, echeggia alcuni pensieri espressi ieri mattina dal Papa nella sua visita alla comunità dei Padri Verbiti di Nemi. La Chiesa, ha affermato Benedetto XVI, ha il dovere di vivere in un continuo “dinamismo” dell’annuncio dell’amore di Dio al mondo, perché il bene “ha la necessità in sé di comunicarsi”. Un tema sul quale il Pontefice è tornato diverse volte negli ultimi mesi, in particolare parlando della nuova evangelizzazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Diventare terra di missione dopo essere stata una terra di missionari. È la capriola all’indietro del cristianesimo in Occidente. Una lenta erosione che dopo duemila anni dal primo annuncio ha portato, in quest’area del pianeta, a un analfabetismo di ritorno del Vangelo che ha reso indispensabile una seconda diffusione del messaggio di Cristo. La nuova evangelizzazione è il terreno sul quale Benedetto XVI ha scelto di combattere una delle buone battaglie del suo Pontificato. E l’arma utilizzata è quella prevista dalla “legge del chicco di grano”, che vuole uomini e donne che prima di ammaestrare le folle in pubblico sappiano mettersi in ginocchio in silenzio:

    "Il mondo di oggi ha bisogno di persone che parlino a Dio, per poter parlare di Dio. E dobbiamo anche ricordare sempre che Gesù non ha redento il mondo con belle parole o mezzi vistosi, ma con la sua sofferenza e la sua morte. La legge del chicco di grano che muore nella terra vale anche oggi; non possiamo dare vita ad altri, senza dare la nostra vita". (Discorso ai Nuovi evangelizzatori, 15 ottobre 2011)

    In questo modo, nota il Papa, chi annuncia non perde di vista che è Dio stesso a dare forza alle sue parole e non il contrario. Il che è poi massima garanzia di successo nella diffusione del Vangelo. Poi, certo, duemila anni di storia della santità sono lì a dimostrare che audacia, dedizione, entusiasmo sono monete che un testimone della fede non può non trafficare lungo la via che porta Cristo:

    “E su questa via non si cammina mai da soli, ma in compagnia: un’esperienza di comunione e di fraternità che viene offerta a quanti incontriamo, per partecipare loro la nostra esperienza di Cristo e della sua Chiesa. Così, la testimonianza unita all’annuncio può aprire il cuore di quanti sono in ricerca della verità, affinché possano approdare al senso della propria vita”. (Indizione Anno della fede, 16 ottobre 2011)

    La maggiore efficacia che Benedetto XVI attribuisce alla “testimonianza unita” dilata la riflessione su un cerchio più ampio, quello ecumenico:

    "La mancanza di unità tra i cristiani impedisce un annuncio più efficace del Vangelo, perché distrugge o mette in pericolo la nostra credibilità. Come possiamo dare una testimonianza convincente se siamo divisi? Certamente, per quanto riguarda le verità fondamentali della fede, ci unisce molto più di quanto ci divide”. (Udienza generale, 18 gennaio 2012)

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    Il presidente Napolitano al concerto di domani a Castel Gandolfo in onore del Papa

    ◊   Ci sarà anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, al concerto che domani alle 18, a Castel Gandolfo, vedrà la bacchetta di Daniel Baremboim dirigere la West-Eastern Divan Orchestra nell’esecuzione della Sinfonia n. 6 in fa maggiore (Pastorale) e la Sinfonia n. 5 di do minore di Ludwig van Beethoven, in un programma ideato e offerto dal maestro argentino in onore del Papa.

    Verso le 17.50 – informa una nota del direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi – il capo di Stato italiano verrà accolto dal Pontefice nel Giardino del Moro della residenza pontificia di Castel Gandolfo. “Lì – spiega la nota – sosterranno per un breve saluto e una foto ricordo e, insieme, percorreranno il cortile interno del Palazzo Apostolico per arrivare al luogo dove si terrà il concerto”, al termine del quale – conclude la nota – “il presidente della Repubblica, accompagnato dalla consorte, sarà ospite del Papa per la cena”.

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    Nomina in Cile

    ◊   In Cile, Benedetto XVI ha nominato ausiliare dell'Arcidiocesi di Santiago de Chile l’Eccellentissimo Monsignore Pedro Mario Ossandón Buljevic, finora ausiliare della diocesi di Concepción. Mons. Pedro Ossandón Buljevic è nato a Santiago il 16 ottobre 1957. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia presso la Pontificia Università Cattolica del Cile e di Teologia presso il Pontificio Seminario Maggiore di Santiago. Ha ottenuto la Licenza in Teologia presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 20 dicembre 1986, con incardinazione nell'arcidiocesi di Santiago de Chile. Come sacerdote ha svolto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale nelle parrocchie di "San Gregorio" e di "Cristo, Nuestro Redentor", Parroco di "Santa Cruz de Mayo de la Villa O’Higgins", Professore dell’"Instituto Teológico para la América Latina" a Bogotá e Segretario Generale Aggiunto della Conferenza Episcopale del Cile. Dal 2006 al 2008 è stato Vicario Episcopale della "Zona Norte" dell’arcidiocesi di Santiago de Chile. Il 4 novembre 2008 è stato nominato Vescovo titolare di La Imperial ed Ausiliare dell’arcidiocesi di Concepción. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il 12 dicembre 2008.

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    Armi nel mondo, un morto al minuto. Mons. Tomasi: manca la volontà politica sul disarmo, troppi interessi

    ◊   Il processo del disarmo nel mondo continua a segnare il passo: a Ginevra i negoziati sulle armi atomiche riprenderanno a settembre - ma non tra grandi speranze - mentre a New York è in corso la Conferenza dell’Onu per provare a raggiungere l’accordo su un Trattato vincolante per il controllo del commercio delle armi: e anche in questo caso il successo dell’incontro appare improbabile, dicono molti osservatori. Intanto, ogni minuto nel mondo muore una persona a causa della violenza armata. Sergio Centofanti ha sentito mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra:

    R. - La volontà politica di disarmare il mondo trova ostacoli continui. Per esempio la Conferenza del disarmo qui a Ginevra non riesce da più di 10 anni a trovare un accordo per un piano di lavoro. E in questi giorni si sta negoziando a New York questo nuovo Trattato sul commercio delle armi e ci auguriamo che si arrivi a un risultato efficace. A rappresentare la Santa Sede c’è mons. Chullikatt, nunzio a New York, che è direttamente coinvolto e segue gli sviluppi dell’evento e ci può dare informazioni più corrette e più precise. Con questo Trattato si mira a concludere un accordo che regoli il commercio di armi convenzionali come carri armati, veicoli militari, sistemi di artiglieria, aerei ed elicotteri da combattimento, navi da guerra, piccole armi e le munizioni per queste armi e questo punto mi pare molto importante perché se non si controllano anche le munizioni non si arriva a un Trattato solido. L’importazione, l’esportazione e il trasferimento di queste armi, con questo nuovo Trattato, verrebbero controllate ma non proibite: cioè, l’obiettivo del Trattato non è di proibire qualsiasi uso di arma convenzionale o la produzione di armi convenzionali ma di regolare il trasporto attraverso un territorio, quindi l’esportazione, l’importazione, in modo che ci sia una conoscenza di dove vanno a finire queste armi e che non cadano in mani sbagliate come quelle dei narcotrafficanti, dei terroristi o della criminalità urbana. A me sembra che la novità stia nel provvedere a uno strumento globale che dia regole per il commercio delle armi convenzionali con trasparenza e responsabilità.

    D. - Oggi ci troviamo di fronte a una situazione che in molti definiscono anarchica, con le armi che spesso non riconoscono frontiere. Amnesty ricorda che è regolata più severamente la vendita delle banane che quella di pistole e mitra. Quali sono le maggiori difficoltà per il raggiungimento di un Trattato vincolante?

    R. - Sono gli interessi economici e il profitto che gruppi persone traggono da questa vendita non trasparente di armi…

    D. - Si parla di un giro di affari di 60 miliardi di dollari. Il commercio delle armi, anche in questo periodo, non sembra conoscere crisi…

    R. - Il commercio delle armi e le spese militari continuano a crescere. Dobbiamo pensare che il peso annuale globale della violenza causata da queste armi è di circa 400 miliardi di dollari, quindi i costi umani, le conseguenze sociali, sono enormi!

    D. - Anche a Ginevra la Conferenza sul disarmo atomico procede lentamente …

    R. - Il problema della volontà politica di disarmare il mondo non sembra ancora essere maturo, purtroppo. La Conferenza del disarmo a Ginevra da più di 10 anni, come dicevo, non trova un accordo neanche su un’agenda di lavoro. Non c’è accordo nemmeno per cominciare il negoziato per un Trattato che la maggioranza degli Stati desidera sottoscrivere sul materiale fissile. E intanto, purtroppo, altri Stati sembrano interessati ad avere, per la loro sicurezza – dicono – queste armi così micidiali.

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    Slovacchia: comunicato della nunziatura sul caso dell'arcivescovo Bezak

    ◊   Ieri la nunziatura apostolica in Slovacchia, per conto della Santa Sede, ha rilasciato un comunicato per chiarire alcune informazioni errate diffuse a seguito della decisone di Benedetto XVI di sollevare dall’incarico pastorale mons. Róbert Bezák, arcivescovo di Trnava. “Sulla base di numerose segnalazioni riguardanti la situazione pastorale nell’arcidiocesi di Trnava inviate da sacerdoti e fedeli direttamente alla Santa Sede, il segretario di Stato vaticano - si legge nel comunicato - aveva autorizzato la Congregazione per il clero a condurre una visita apostolica in quella Chiesa particolare allo scopo di verificare le lamentele”. La visita si è svolta dal 22 gennaio al 1° febbraio 2012 sotto la guida di mons. Jan Baxant, vescovo di Litomerice (Repubblica Ceca) e i risultati ottenuti sono stati inviati alla Congregazione per il clero per essere esaminati dalle autorità competenti. In seguito, la Congregazione per i vescovi ha informato mons. Bezák delle questioni più importanti relative alla sua persona e alle sue attività pastorali, chiedendo al vescovo di esaminare quanto emerso e di spiegare la sua posizione. Il Santo Padre, dopo un’attenta riflessione, ha deciso di chiedere a mons. Bezák di dimettersi dal suo incarico pastorale nell’arcidiocesi di Trnava. Dopo il rifiuto del vescovo, il Santo Padre ha deciso di sollevarlo dal suo incarico, pubblicando la decisione il 2 luglio 2012. La Santa Sede ha espresso “profondo rammarico” per il fatto che mons. Bezák abbia diffuso anzitempo la decisione rompendo così il “segreto papale”. La nunziatura apostolica invita i fedeli della Slovacchia ad “accettare di buon grado e con spirito di fede la decisione del Santo Padre” esprimendo l’auspicio che “l’unità della Chiesa nel Paese possa rafforzarsi”. (R.P.)

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    Congo: il cardinale Filoni ha concluso la sua visita nel Paese incontrando i sacerdoti

    ◊   “Oggi, il vostro ministero non può limitarsi alla gestione di quello che è stato acquisito, ma dovete dare prova di creatività, e armarvi di un profondo spirito missionario, per portare il Vangelo al largo e in profondità, in modo che penetri in tutte le aree geografiche, culturali e sociali del vostro Paese”: questa l’esortazione del prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Fernando Filoni, ai sacerdoti congolesi, incontrati sabato scorso - riferisce l'agenzia Fides - nell’ultimo giorno della sua visita pastorale nel Paese africano. “Molti dei vostri concittadini attendono ancora di ricevere la Buona Novella della Salvezza – ha ricorda il porporato -. Come ho già avuto modo di dire ai vescovi riuniti nella Conferenza episcopale, il rilancio della Missione ad gentes e dell’evangelizzazione in profondità della cultura e della mentalità del vostro popolo, sono tra le priorità della vostra Chiesa”. Il Prefetto del Dicastero Missionario ha sottolineato nel suo discorso l’importanza per il sacerdote di essere in piena comunione con il proprio vescovo, in spirito di obbedienza, e di rispondere all’appello alla santità, che scaturisce dalla vocazione sacerdotale, attraverso l’unione profonda con Cristo, come i tralci e la vite, riservando un posto di primo piano alla vita spirituale. “La qualità dei fedeli di una Chiesa dipende dalla qualità dei suoi sacerdoti. Per questo non è sufficiente predicare il Vangelo solo a parole, ma dobbiamo proclamarlo con i fatti e nella verità” ha ribadito il cardinale, esortando alla trasparenza nell’amministrazione economica delle parrocchie e delle diocesi, e a tenere una condotta morale e disciplinare esemplare: “siate esempi per la vostra generosità nel lavoro e irreprensibili nel vostro comportamento”. Infine il cardinale Filoni ha esortato i sacerdoti congolesi a mantenere sempre vivo “il senso della gratuità” che deve caratterizzare il loro ministero pastorale: “Non è per i vostri meriti che siete diventati sacerdoti. Ma è un dono del Signore da accogliere. Non si tratta di un progetto personale, ma di quello di Dio, che dovete realizzare con un impegno generoso e disinteressato”. (R.P.)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Due poeti per il Sinodo: in prima pagina, Robert P. Imbelli sulla sfida della nuova evangelizzazione.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, gli spiragli di dialogo in Siria.

    In cultura, un articolo di Emanuela Ghini dal titolo "In nome del fine": Fabrizio Mandreoli ripercorre l'appassionante cammino di Giuseppe Dossetti.

    Alleanza della lettura: Marco Tibaldi sul testo biblico da cui scaturisce l'efficacia dell'annuncio.

    La musica si spiega da sola: anticipazione del programma beethoveniano di sala, curato da Franco Pulcini, del concerto - domani a Castel Gandolfo - in onore di Benedetto XVI, diretto da Daniel Barenboim.

    Spavalda nel pentolone: Antonio Paolucci sulla "Santa Veneranda" di Pietro Alemanno, tra le raccolte d'arte da poco catalogate della città di Ascoli Piceno.

    Guarigione e rinnovamento: nell'informazione religiosa, la prefazione al volume con gli atti del simposio internazionale, svoltosi a Roma nel febbraio scorso, sul tema degli abusi sessuali su minori commessi da chierici.

    Nei sotterranei si è più vicini alle fondamenta: nell'informazione vaticana, il cardinale Sandri e l'arcivescovo Vasil' incontrano i greco-cattolici di Bielorussia.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Roger Bouchahine: positivo dialogo Assad-Annan ma scenari di tregua poco chiari

    ◊   All’indomani dell’incontro ieri a Damasco tra il presidente Assad e l’inviato dell’Onu, Kofi Annan, con l'obiettivo di riportare la pace in Siria, ci si chiede quali reali possibilità vi siano di fermare il massacro per un conflitto civile che ha già causato oltre 17 mila morti dall’inizio della crisi, 16 mesi fa. Intanto, proseguono sul campo gli scontri: almeno 41 i morti nei combattimenti nelle ultime 24 ore a Damasco e Homs. Roberta Gisotti ne ha parlato con Roger Bouchahine, direttore dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:

    R. – Il fatto che l'incontro di ieri sembri essere molto positivo – immediatamente Kofi Annan è andato a Teheran – secondo le nostre analisi non sembra affatto una situazione positiva. Al contrario, l’accordo russo-americano o russo-israeliano – come noi lo definiamo – sembra sia arrivato alla fine e l’azione sembra già programmata.

    D. – Resta in piedi l’ipotesi di un governo di transizione, con esponenti del regime e dell’opposizione?

    R. – Presumibilmente, dopo la fuga del figlio di Tlass, sembra si sia creata una voragine e sembra che gli americani, insieme con i francesi, ci contassero molto. Era l’azzardo da giocare su una personalità di quel livello e pare, da quel momento in qua, che le forze di sicurezza di Assad siano andate in tilt. Sappiamo quanto sia stata dolorosa la fuga di questo generale per Assad, ma sembra che questo abbia riaperto giochi per un rovesciamento. E’ in atto una nuova azione dei Fratelli musulmani in Siria, sembra si siano organizzati e che stiano supportando l’opposizione. Si parla di questi 50 mila soldati, queste nuove brigate riunitesi contro il regime... E sembra che, con l’aiuto di Tlass, si possa arrivare a un esito definitivo per il regime: o mollare per non distruggere ulteriormente il Paese, o catturare e consegnare i responsabili. Questo è il piano che si è visto e pensato nei giorni scorsi.

    D. – Possiamo dire, quindi, che si stanno vivendo giorni assolutamente decisivi, con epiloghi anche imprevedibili…

    R. – Fino a poco tempo fa, si parlava di mesi ed eventualmente di una guerra civile sul lungo periodo. Da questa guerra civile non si tornerà mai più indietro: anche se Assad domani venisse catturato, o se eventualmente lasciasse il potere e scappasse, il Paese non tornerebbe in mano alla Siria di un anno fa. E’ chiaro che la guerra civile è il destino di quel Paese, almeno per un periodo. Poi, in base ai compromessi che si vogliono far compiere a questa opposizione, per così dire, si potrà ottenere la pace nuel Paese o no. Per far capire che non si andrà verso un’azione militare contro il regime – si parla di un suo eventuale rovesciamento o della cattura e della consegna di Assad alla giustizia – è sufficiente ascoltare il (direttore dei servizi russi): non daranno più armi al dittatore Assad fin quando non si arriverà a una tregua nel Paese. Sembra un segnale molto evidente quello della Russia, che ha “mollato”, almeno in parte, questo regime, chiaramente in cambio di qualcos’altro, anche se non sappiamo fino in fondo quali siano state le trattative. La cosa peggiore che posso segnalare negli ultimi due mesi è la mancata attenzione alla situazione iraniana: nonostante Teheran avesse detto di considerarsi la chiave della soluzione in Siria e di non essere stata invitata all’ultimo tavolo delle trattative, di Teheran non ne parla più nessuno. Né della rivoluzione all’interno di Teheran, né della preparazione della bomba atomica: non si parla più di Teheran dopo la sconfitta di Ahmadinejad. Sembra che Teheran abbia trovato una soluzione meno dolorosa per il regime siriano, ma non meno dolorosa per la Siria o per il popolo siriano. Dobbiamo aspettare, secondo me, qualche ora ancora per capire dove stiano andando tutti attraversoi compromessi che si giocano dietro le quinte.

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    Eurogruppo: sì allo "scudo" anti-spread. Bce sarà agente del Fondo salva-Stati

    ◊   C’è accordo tra i 17 ministri dell’Eurogruppo sul "forte impegno a mette in campo tutto ciò che è necessario per assicurare la stabilità finanziaria della zona euro". In particolare si punta all’uso flessibile del Fondo salva Stati, la Bce sarà l’agente diretto operativo. Confermato il sostegno alla Spagna che avrà un anno in più per riportare il proprio deficit sotto la soglia del 3%, confermato anche il mandato fino a fine anno del presidente dell'eurogruppo, Jean Claude Juncker. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    Un vertice positivo è stato definito l’Eurogruppo di Bruxelles, terminato alle 2.30 della scorsa notte. Riaffermato il forte e totale impegno per stabilizzare i mercati, vinte almeno per il momento le resistenze della Finlandia, le reticenze dell'Olanda e i dubbi della Germania sulle misure anti-spread. Si punta in particolare all'uso “flessibile ed efficiente” dell'Efsf e l'Esm, il Fondo salva Stati, per i Paesi che “rispetteranno le raccomandazioni” dell'Ue e "tutti gli altri impegni del semestre europeo". Sarà tecnicamente la Bce l'agente del Fondo che condurrà le operazioni di mercato, come l’acquisto dei Bond in funzione anti-spread. Sulla crisi spagnola, in conferenza stampa al termine di quasi nove ore di lavori, il presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, ha confermato che gli aiuti alle banche saranno erogati sotto forma di prestiti con scadenze ''fino a 15 anni''. La prima tranche, pari a 30 miliardi d euro, arriverà entro fine mese. I dettagli del programma saranno approvati nella prossima riunione del 20 luglio. Su Grecia e Cipro è stato precisato che proseguono le missioni della cosiddetta troika (Ue, Bce, Fmi), ma l’attenzione rimane a Bruxelles dove si è aperto l’Ecofin.

    Per un’analisi della situazione, Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del prof. Roberto Artoni, ordinario di Scienza delle finanze alla Bocconi di Milano:

    R. – Sembra di capire che l’ipotesi di un intervento diretto tra Banca centrale europea su mandato del Fondo europeo sia stato accettato. Però, il problema fondamentale - come già nel precedente vertice - resta quello di definire esattamente le condizioni su cui può avvenire questo intervento. Quello che si sa ora è un po’ ambiguo. Bisognerebbe conoscere con esattezza a quali condizioni sarà possibile per la Banca centrale europea acquistare i titoli di Stato dei singoli Paesi. Al momento non possiamo dire nulla, possiamo solo apprezzare il fatto che non si sia chiuso il discorso.

    D. – La Spagna avrà un anno in più per riportare il proprio deficit sotto la soglia del 3 per cento e riceverà 30 miliardi di euro entro fine mese…

    R. – Questo non risolve il problema della Spagna. Si prova a tamponare la situazione delle singole banche. Ora arrivano 30 miliardi su un totale di 100, speriamo che gli altri 70 arrivino rapidamente, perché la situazione delle banche è molto pesante. I principi sono accettabili, ma sono i tempi di esecuzione di queste forme di aiuto che sono veramente avvolti nella nebbia. Se si vuole salvare l’euro, si devono proteggere i Paesi dalle ondate speculative e risolvere dei problemi che si sono accumulati nel passato, ma con tempestività! Quanti vertici hanno fatto in questi anni? 20-25 e sempre si rimanda la decisione: anche adesso si rimanda al 20 luglio, speriamo che sia l’ultima volta. Ci vorrebbe più volontà esplicita di salvare l’euro e non pure affermazioni.

    D. – Stiamo vivendo una crisi reale o è una crisi apparente?

    R. – La crisi finanziaria c’è ed è diventata da un paio d’anni anche una crisi reale molto profonda. Oggi, i dati di produzione industriale in Italia, ma anche in Francia, sono molto negativi. Siamo ai primi anni Trenta del XX secolo. Se non si concepisce una forma di intervento coordinata e forte a livello europeo continueremo per 20 anni ad essere in crisi: questa è una citazione di un articolo di ieri del Financial Times.

    D. – In Germania, ci sono delle posizioni antieuro. Anche altri Paesi ne parlano, ma è ipotizzabile un’Europa fuori dall’euro?

    R. – L’euro è una condizione essenziale perché un’area economica possa accedere a un’integrazione finanziaria, politica ed economica. Se non si vuole costruire l’Europa unitaria, è bene evitare tutte le penalizzazioni dei singoli Paesi con queste politiche assurde…. L’esempio è quello degli Stati Uniti: si sono costruiti rapidamente uno Stato federale.

    D. – Sta dicendo che accanto ad un’unità economica deve necessariamente esserci un’unità politica?

    R. – Più che un’unità politica, una prospettiva politica unitaria. I grandi padri fondatori dell’Europa hanno costruito un’Europa importante: Schuman, De Gasperi, Adenauer avevano una visione dinamica, di progresso, di miglioramento. Oggi cosa ci annunciano? Politiche di riduzione di posti letto, di tagli alla ricerca… Non si costruisce nessuna prospettiva in questo contesto. Oltre tutto, queste politiche sono sbagliate sul piano economico, come dimostra la vicenda degli anni Trenta nel mondo.

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    I cristiani in fuga dall'Iraq. Mons. Warduni: per farcela dobbiamo restare uniti

    ◊   Sono cinquemila le famiglie cristiane che hanno lasciato negli ultimi mesi la zona di Mossul nel nord dell’Iraq. Mossul, distante 400 chilometri da Baghdad, è tornata ad essere insicura e le violenze sono all’ordine del giorno malgrado il piano di sicurezza ideato dal premier, Nuri al-Maliki, e l’impegno dichiarato dell’esercito. Dal 2005 alla fine del 2011 sono stati almeno 69 casi di omicidio tra i membri della comunità cristiana, in particolare giovani e studenti di scuola e università. Della situazione dei cristiani in Iraq Fausta Speranza ha parlato con mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, che innanzitutto allarga il discorso a tutto il Medio Oriente:

    R. – La situazione in Medio Oriente, in genere, non è buona - come tutti sanno - e questo influisce anche sull’Iraq. Inoltre, la nostra situazione non è tranquilla perché ci sono diverse questioni tra il governo, i partiti e le confessioni e ciò influisce negativamente su tutto il Paese. Noi dobbiamo parlare innanzitutto dela situazione in generale degli iracheni, perché i cristiani vivono in questo ambiente. In più, il numero di noi cristiani è minore rispetto a quello degli altri, specialmente dei musulmani, e questo ci fa vivere tante altre difficoltà. La fuga dei cristiani, purtroppo, non si ferma e avviene ovunque: da Mosul, dal Nord, da Baghdad. I cristiani di Mosul in genere vanno al Nord oppure fuggono all’estero, verso altre nazioni. Da noi manca la pace, manca la sicurezza, mancano le occasioni di lavoro.

    D. – Come mai la politica non riesce a sostenere i cristiani o comunque è troppo debole l’intervento in difesa delle minoranze?

    R. – Ci fanno tante belle promesse, ma di fatti ce ne sono pochi. Una delle cause è che il governo è occupato nella riconciliazione fra questo e quello, tra chi chiede di più e chi chiede di meno, e non guardano quindi al bene della nazione. Dicono di voler risolvere tutti i problemi, di volere il bene di tutti, però nei fatti non è così. C’è però una lacuna anche nei cristiani, nella loro mancanza di unità, mancanza di cooperazione, mancanza di aiuto reciproco. Questa è una grande lacuna. Quindi, noi dobbiamo unirci per poter resistere e per poter preparare, offrire, presentare le nostre difficoltà con unità, con più forza.

    D. – Durante la guerra in Iraq, molti cristiani sono fuggiti in Siria. Ora, queste persone stanno fuggendo anche dalla Siria, stanno tornando in Iraq, e cosa altro?

    R. – Certamente, molti di loro stanno fuggendo. Molti sono andati in Turchia, molti sono voluti andare in Giordania, ma non li fanno restare e sono tornati in Iraq, e molti, forse, sono andati in Libano. Quindi, questi poveri fuggono da un posto all’altro e solo il Signore li aiuta, perché il mondo è occupato nei suoi affari: come fare politica, come vendere di più le armi a questo o quello. Questi sono i mali della guerra o i mali del mondo di oggi: gli interessi, mammona. Ciascuno vuole per sé.

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    Antigone: misure alternative per risparmiare e migliorare la qualità di vita in carcere

    ◊   Rendere possibili entro l’estate, per migliaia di detenuti, le misure alternative al carcere permetterebbe da una parte di ottenere un notevole risparmio, dall’altra di migliorare la vita negli istituti di pena. L‘associazione Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri, lancia la proposta di rivedere proprio in questa direzione lanormat della spending review. Di ieri, le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Paola Severino, che concorda: applicando le misure alternative di detenzione si possono contenere le spese della giustizia. Francesca Sabatinelli ha intervistato Patrizio Gonnella, presidente di Antigone:

    R. – Noi abbiamo pensato che possono essere circa 10 mila persone, tra chi sta scontando una pena inferiore ai tre anni e ha problemi di tossicodipendenza, i potenziali beneficiari di questo provvedimento, che potrebbe rientrare nella spending review. Un detenuto in misura alternativa ha un costo di 6-7 volte inferiore a un detenuto ristretto in un carcere. Costerebbe sui 20-25 euro al giorno, forse anche meno, mentre un detenuto in carcere costa 130-140, in alcuni posti anche di più. Avremmo quindi un risparmio che abbiamo quantificato in circa un milione di euro al giorno, 365 milioni di euro l’anno! Questo nei tempi brevi, perché le cifre aumentano nei tempi lunghi. Le statistiche criminali dimostrano che un detenuto in misura alternativa compie 3-4 volte di meno reati da recidivo, rispetto a un detenuto che ha scontato l’intera pena in galera.

    D. – Per misure alternative s’intende la detenzione domiciliare, quella in un centro di recupero: ci sono anche altre misure che possono essere studiate?

    R. – Sì, addirittura ci sono delle misure che possono essere produttive per il detenuto e per la società: lavori socialmente utili nei fine settimana, lavori per la collettività… In questo modo, avremmo un aiuto, diciamo, in termini di servizi. Ci possono poi essere forme di sostegno volontario alla comunità sociale, ci possono essere affidamenti ai centri di accoglienza. Basterebbe mettersi al tavolo, il ministro con tutto il mondo della cooperazione, del terzo settore, con la società civile, quella laica e quella cattolica, le parrocchie. C’è un’energia e una creatività in giro che potrebbero portare a una presa in carico di migliaia di persone a costo zero per la società.

    D. – La strada è aperta: ora si tratta – come diceva lei – di mettersi a tavolino e poi di passare la palla al parlamento…

    R. – Mettersi al tavolino subito, perché questa cosa è già in parlamento: c’è il decreto legge sulla spending review e c’è una misura che a noi non piace perché ha tagliato i fondi sul vestiario e sui beni primari nelle carceri. E’ pur vero che, se non ci fosse la Caritas, i detenuti poveri sarebbero tutti nudi e poveri già da anni, però non si può formalizzare che di questo se ne debbono occupare i cittadini, i volontari, le Chiese e le organizzazioni della società civile esterna. E’ compito dello Stato dare la biancheria, la carta igienica, questi generi qui. Siccome la spending review è in fase di conversione in legge, facciamo ora un provvedimento in cui con una norma si dica: tutti i detenuti con meno anni di pena possono usufruire di queste misure.

    D. – Il discorso del risparmio è importantissimo, ma le misure alternative garantirebbero anche di superare la fase critica legata anche al sovraffollamento…

    R. – Sì, abbiamo 66.500 detenuti per 45 mila scarsi posti letto. Bisogna quindi prendere atto che un provvedimento di questo genere, oltre a far risparmiare, potrebbe riportare le carceri in una condizione di legalità. Questo ha un quarto effetto indiretto: quella della prevenzione dei suicidi. I suicidi non hanno un legame diretto con il sovraffollamento, ma un legame indiretto sì, perché si suicida una persona disperata, di questa disperazione molte volte gli operatori non si accorgono, perché, avendo a disposizione poche ore di lavoro per un numero infinito di persone, le persone diventano numeri e quindi non ci si rende conto se quella persona sta male, se quella persona è in crisi e si ammazza nella solitudine.

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    Un omaggio a Debussy alla 69.ma Settimana musicale senese

    ◊   Apre questa sera Jurij Temirkanov con l’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo e chiude il 3 agosto, con un concerto straordinario, Maurizio Pollini: alla 69.ma Settimana musicale senese, organizzata dall’Accademia Musicale Chigiana, si guarda al presente con una affermata compositrice serba, le Olimpiadi alle porte e un omaggio a Claude Debussy. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Note russe per il concerto inaugurale affidato a una delle Orchestre più famose del mondo, affiancata a una giovanissima star, la giapponese Sayaka Shoji, con il suo prezioso Stradivari “Elman” del 1729; poi ancora una presenza femminile, quella della compositrice serba Isidora Žebeljan che presenta in prima esecuzione assoluta “Due teste e una ragazza”, fiaba musicale ispirata a un’antica leggenda indiana rivisitata in chiave slava; segue un’inaspettata celebrazione delle Olimpiadi londinesi, affidata ai virtuosismi vocali e strumentali del settecento con l’Orchestra Barocca di Venezia diretta da Andrea Marcon e due ottime soliste di canto; infine, Claude Debussy, nel 150.mo anniversario della nascita, con un omaggio resogli addirittura dalla compagnia di marionette più famosa d’Italia, quella milanese di Carlo Colla e figli. Pur con appuntamenti ridotti, causa la crisi, Aldo Bennici, direttore artistico della storica manifestazione toscana, ha costruito un programma sempre di alto profilo artistico legato, in modo diverso, agli stimoli e alle celebrazioni del nostro presente, come spiega ai nostri microfoni:

    R. – Una grande festa iniziale, con l’Orchestra di San Pietroburgo e Temirkanov. Ma quello che a me interessa molto è che suona una nostra ex allieva. Qui abbiamo avuto tanti bambini prodigio e lei, entrata a 11 anni, a 16 anni aveva già vinto il Paganini. Era allieva di Uto Ughi. Desidero, almeno finché sarò qui, fare una produzione contemporanea, ossia creare un lavoro dal nulla. Sono rimasto affascinato da questo tipo di musica e sono rimasto affascinato da questa signora, perché ha una scrittura molto densa e in più adopera il materiale della sua terra. L’altra cosa sono le Olimpiadi. Questo testo del Metastasio è un po’ un gioco e credo sia stato scritto da più di 50 musicisti. L’altro, invece, è quello di Debussy, ed è strano, perché la prima esecuzione de “La boîte à joujoux” in Italia è stata fatta dai fratelli Colla, in forma privata per i Visconti di Modrone. La cosa che si potesse riprendere con la stessa compagnia, mi ha affascinato molto. Anche in questo programma la mia idea era quella di far sorridere. In questo momento, forse, è l’unica cosa che possiamo desiderare: un sorriso.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Ocse: in Europa 48 milioni di disoccupati, 15 milioni in più rispetto al 2007

    ◊   Sono circa 48 milioni i disoccupati in Europa, quasi 15 milioni in più rispetto all'inizio della crisi finanziaria nel 2007. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Ocse sulle prospettive dell'occupazione, presentato oggi a Parigi. La situazione occupazionale dei giovani e delle persone scarsamente qualificate – si legge nel dossier - "rimane particolarmente preoccupante". A maggio il tasso di disoccupazione nell'area dell'Eurozona è stato dell'11,1%. A guidare la classifica europea è la Spagna che quest'anno toccherà un livello di disoccupazione del 24,5%. Segue la Grecia con 21,2%. La Germania, invece, presenta la situazione migliore con un tasso del 5,4%. L’Italia dovrebbe passare dal 9,4% nel 2012 al 9,9% nel 2013. "L'Italia – scrive l’Ocse - é stata colpita duramente dalla crisi ed è probabile che la disoccupazione continui ad aumentare". L’Ocse elogia la riforma del mercato del lavoro approvata lo scorso giugno dal Parlamento e invita l’Italia ad attuarla in tempi rapidi. (A.L.)

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    Siria. Comitato interreligioso "Mussalaha": a Homs 300 combattenti pronti a cedere le armi

    ◊   Oltre 300 combattenti nella diverse fazioni armate dell’opposizione siriana a Homs hanno accettato di cedere le armi, di entrare sotto la tutela del Comitato popolare interreligioso “Mussalaha” e di continuare una “opposizione politica non armata”. E’ il risultato - riferisce l'agenzia Fides - di uno storico accordo promosso dal movimento “Mussalaha” (“Riconciliazione”), nato spontaneamente dalla società civile siriana, che sta riscuotendo la fiducia di tutte le parti in lotta, di famiglie, clan, comunità diverse, di settori del governo e dell’opposizione armata. Gli oltre 300 armati sono perlopiù giovani che si trovano asserragliati nelle diverse stradine del centro storico di Homs come Khalidiye, Jouret al shiyah, Qarabis, Hamidiyah, Bustan Diwan e dintorni, tuttora assediate dalle forze dell’esercito siriano. Nel complesso, si stima che i resistenti armati all’interno di quell’area della città vecchia siano oltre 1.000. Il Comitato della “Mussalaha” di Homs, che include il sacerdote siro-cattolico padre Michel Naaman, altri leader religiosi musulmani e diversi leader della società civile e rappresentanti di comunità, dopo un lungo sforzo di mediazione, è riuscito a raggiungere un risultato fino a ieri impensabile. “I 300 giovani pronti a deporre la armi sono giovani e adolescenti che avevano deciso di combattere, presi dallo spirito e dagli ideali della rivoluzione. Fra loro vi sono parenti, figli, amici, di persone che fanno parte della Mussalaha e questo ha notevolmente facilitato il dialogo e l’accordo. Sono i figli del popolo siriano”, nota a Fides il sacerdote di Homs. I giovani hanno avuto dall’esercito siriano garanzie che, deponendo le armi, saranno liberi e potranno continuare una “opposizione politica non violenta”. Ieri, sempre grazie al Comitato della “Mussalaha” due famiglie cristiane hanno potuto lasciare il centro storico di Homs e sono state tratte in salvo. Nell‘area di Bustan Diwan circa 100 cristiani sono aiutati dai padri Gesuiti che danno aiuti umanitari, aprendo il loro convento il mercoledì e la domenica. Offrono cibo, conforto, preghiere e farmaci. (R.P.)

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    I vescovi maroniti: "Storica visita del Papa in Libano per tutto il Medio Oriente"

    ◊   “Una visita storica che, si spera, porterà benefici per il Paese e per tutto il Medio Oriente” e per la quale è necessario “prepararsi per accogliere il contenuto dell’Esortazione apostolica che fa seguito al Sinodo speciale dei vescovi per il Medio Oriente”. E’ quanto scrivono i vescovi maroniti nel comunicato diffuso al termine del loro incontro mensile che li ha visti riunirsi, lo scorso 4 luglio, a Bkerke sotto la presidenza del loro patriarca Bechara Boutros Rai. Nel testo - riferisce l'agenzia Sir - i vescovi, in merito al prossimo viaggio di Benedetto XVI, in settembre, esortano i fedeli “a partecipare in gran numero alle celebrazioni domenicali e festive nelle parrocchie e a recitare la preghiera in preparazione alla visita papale a partire da domenica 15 luglio”. I padri maroniti si soffermano anche sulla situazione interna del Paese e si dicono “costernati per la crisi e la paralisi che regnano in Libano, per la mancanza di fiducia che si nota nel popolo e per i dubbi legati alla capacità dello Stato di proteggere la società”. A tale proposito i vescovi ricordano il Patto nazionale del 1943 con il quale “i libanesi si sono impegnati a proteggere l‘unità interna e le sue relazioni con altri Paesi. ‘Né Oriente né Occidente’, è la formula che lo riassume e che esprime il ‘sì’ al vivere insieme, e il ‘no’ alle interferenze esterne”. Dalla Assemblea dei presuli maroniti giunge anche la condanna di fenomeni “come l’aggressione ed il rapimento di cittadini, il blocco delle strade, l’assenza di controlli alle frontiere libanesi” e l’appello all’apertura “urgente di un tavolo dialogo nazionale”. Un cenno particolare, infine, viene riservato alle scuole cattoliche messe a dura prova da “una serie di leggi e di progetti che impongono aumenti salariali con effetto retroattivo degli stipendi dei docenti decisi senza concertazione e che rischiamo di compromettere la sopravvivenza degli istituti. Di contro - conclude il documento - lo Stato non onora i suoi impegni verso le scuole gratuite e né verso le famiglie che hanno scelto la scuola privata in virtù del loro diritto di scelta”. (R.P.)

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    Congo: per i vescovi non è negoziabile l'integrità territoriale del Paese

    ◊   Un risveglio patriottico per salvare una nazione messa in pericolo da un “piano di balcanizzazione” più volte denunciato: a chiederlo sono i vescovi della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco) al termine della loro Assemblea plenaria che si è svolta a Kinshasa e che ha visto la presenza, venerdì, del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in visita nel Paese africano. Dopo aver espresso “stupore” per la “guerra che imperversa all’Est, nel Nord e Sud-Kivu, uccidendo pacifici cittadini congolesi”, i vescovi hanno annunciato l’avvio di una vasta campagna di sensibilizzazione in tutte le parrocchie cattoliche del Paese. “Le popolazioni devono rendersi conto che il nostro Paese è in guerra e devono difendere ogni centimetro quadrato del nostro territorio nazionale” ha dichiarato padre Léonard Santedi, segretario generale della Cenco, invitando parlamentari e governanti a considerare la guerra dell’Est come “la prima delle priorità” da affrontare. Secondo padre Santedi, servono anche azioni esterne affinché la comunità internazionale si “renda conto che il popolo congolese si alza come un uomo solo per dire no al piano macabro di balcanizzazione e di sgretolamento del nostro Paese”. In interviste rilasciate all’emittente Radio Okapi - riferisce l'agenzia Misna - emerge che nella capitale Kinshasa parte dei cittadini attribuisce il conflitto dell’Est al “malgoverno” e al “lassismo delle autorità che non dicono la verità su quanto sta accadendo”. Dal terreno le notizie in circolazione sono spesso confuse o contraddittorie, anche se più fonti danno credito alla possibilità di un’offensiva della ribellione del Movimento del 23 marzo (M23) su Goma, capoluogo della provincia del Nord-Kivu, dove truppe congolesi e caschi blu della Monusco stanno per essere dispiegati in tempi brevi. Nei giorni scorsi i ribelli, stimati oggi in 2000 uomini, hanno conquistato Bunagana, alla frontiera con l’Uganda, e sei altre località della provincia, tra cui Rutshuru. Da ieri sera sembra confermato il ritiro dell’M23 dal centro di Rutshuru, ora sotto il controllo di unità della polizia nazionale, anch’esse costituite da ex ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp, tutsi) del generale latitante Bosco Ntaganda – ricercato dalla Corte Penale Internazionale (Cpi) dell’Aja – che rivendicano l’attuazione degli accordi firmati nel 2009 con il governo di Kinshasa grazie ai quali erano stati integrate nelle forze di sicurezza. Oggi la situazione del Nord-Kivu sarà al centro di una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu e domani ad Addis Abeba si terrà un incontro interministeriale urgente tra Paesi della regione dei Grandi Laghi per cercare di ridurre la crescente tensione tra Kinshasa e Kigali, accusata di sostenere i ribelli dell’M23 con uomini e mezzi. (R.P.)

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    Congo: 14 anni di carcere a Lubanga per aver arruolato bambini soldato

    ◊   La Corte Penale Internazionale ha condannato a 14 anni di detenzione Thomas Lubanga, ex capo della milizia delle Repubblica Democratica del Congo per aver arruolato e fatto combattere bambini soldato nella regione di Ituri, nell'est del Paese. Gli scontri per il controllo delle miniere d'oro e di altre risorse naturali tra le milizie di Lubanga e quelle del gruppo etnico Lendu hanno provocato la morte, a partire dal 1999, di oltre 60.000 persone. Il processo ha avuto inizio nel 2009. L’accusa aveva inizialmente chiesto che l’imputato fosse condannato a trenta anni. I giudici hanno riconosciuto come attenuante la costante collaborazione di Lubanga con la Corte. La difesa, che ha 30 giorni di tempo per ricorrere in appello, non si è ancora dichiarata intenzionata a procedere in tal senso. Rinchiuso nel centro di detenzione speciale a Scheveningen fin dal 2006, Lubanga è stato riconosciuto colpevole lo scorso marzo dai giudici dell’Onu. E’ stato il primo ricercato per crimini di guerra arrestato in base ad un ordine di cattura emesso dai magistrati delle Nazioni Unite. La Corte Penale Internazionale, entrata in carica nel 2003, è il primo Tribunale penale internazionale permanente per perseguire presunti responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra. (A.L.)

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    Nigeria: Boko Haram rivendica la strage di domenica costata la vita a 22 persone

    ◊   In Nigeria il gruppo estremista islamico Boko Haram ha rivendicato gli attacchi di domenica a Jos, costati la vita a 22 persone, tra cui due deputati, e avvenuti durante i funerali di alcune delle vittime di drammatici scontri scoppiati sabato a Barkin Ladi, nello Stato di Plateau. Le autorità nigeriane avevano inizialmente attribuito la responsabilità della strage di domenica a pastori nomadi di etnia fulani, originari del nord del Paese a maggioranza islamico, in competizione per la terra e per l’acqua con gruppi di agricoltori stanziali di fede cristiana dello Stato di Plateau. Il bilancio complessivo delle violenze, avvenute tra sabato e domenica, è pesantissimo. Tra i cristiani, le vittime sono oltre 100. Commentando la drammatica situazione in Nigeria, il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi ha ribadito che “la violenza e il terrorismo contro le minoranze religiose e le minoranze etniche” devono “essere un motivo e un impulso per ogni governo e ogni coscienza delle nostre società civili ad alzare la voce”. Chi colpisce le minoranze cristiane - ha proseguito - adotta una “strategia terroristica”. Per prevenire e lottare contro questo terrorismo - ha affermato il ministro Terzi - occorre lavorare intensamente per un’autentica educazione e sensibilizzazione. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Mali: a Bamako una Forza speciale per la transizione

    ◊   Un corpo di élite indipendente formato da 1200 uomini con il mandato di “garantire la sicurezza del capo di Stato, del primo ministro, del presidente dell’Assemblea nazionale e delle altre istituzioni di transizione”: ad annunciarne la nascita è il ministero della Comunicazione di Bamako. La decisione è stata presa del primo ministro Cheick Modibo Diarra, che assume anche l’interim della presidenza, due giorni dopo una visita ufficiale in Marocco e un vertice della Comunità economica dei paesi dell’Africa occidentale (Cedeao/Ecowas) a Ouagadougou. Il comunicato ufficiale ripreso dall'agenzia Misna, precisa che le Forze speciali “saranno indipendenti dal resto dell’esercito e risponderanno all’autorità diretta del presidente della Repubblica”. La creazione del corpo di élite è stata presa di “comune accordo” tra Diarra e il presidente di transizione, Dioncounda Traoré, in esilio a Parigi da maggio dopo un’aggressione subita proprio nel suo ufficio. I due, riferisce il quotidiano ‘Journal du Mali’, hanno sollecitato il sostegno degli ‘amici’ del Mali per la formazione dell’unità e per rafforzare l’equipaggiamento materiale e logistico. “Del corpo di élite - ha dichiarato Hamadoun Touré, portavoce del governo - faranno parte gli ultimi elementi diplomati alla scuola di polizia e gendarmeria; ne prenderemo 1200 su 1800. Il Mali dimostra così di poter contare su un forte potenziale umano che ha solo bisogno di perfezionare la propria formazione e di avere un po’ di sostegno logistico, dopo di ché sarà operativo”. Se la tutela delle istituzioni di transizioni è stata più volte auspicata dalla mediazione regionale della Cedeao, in particolare all’ultimo vertice di Ouagadougou, alcuni osservatori sottolineano che Bamako ha anticipato i tempi dotandosi da sola di un’unità speciale. Fonti locali dell'agenzia Misna hanno già raccontato che a Bamako non tutti vedono di buon occhio un intervento esterno sul territorio nazionale e che alcune forze sono convinte che l’esercito maliano sia in grado di affrontare da solo la crisi del Nord, passato da tre mesi sotto il controllo di ribelli tuareg e islamici. Su questo punto esistono significative divisioni all’interno della classe politica: c’è chi, come il Fronte democratico e repubblicano (Fdr, anti giunta), considera “necessario” il sostegno della Cedeao, che per ora non ha reagito all’iniziativa di Bamako. Intanto due esponenti della mediazione dell’Africa occidentale – il ministro degli Esteri burkinabé Djibril Bassolé e l’ivoriano Ally Coulibaly – sono arrivati a Parigi per incontrare il presidente in esilio, Traoré, che sabato scorso non ha potuto partecipare al vertice di Ouagadougou (Burkina Faso). Secondo alcuni osservatori, gli inviati nella capitale francese potrebbero esercitare pressioni sul capo di Stato ad interim perché rientri in patria e costituisca un governo di unità nazionale entro la scadenza del 31 luglio. Dopo quella data la Cedeao escluderà il Mali dalle istituzioni regionali. Da Traoré dipendono anche le sorti del Nord: formalmente è lui che deve chiedere alle Nazioni Unite e alla Cedeao il dispiegamento di una forza regionale a sostegno delle truppe maliane per difendere l’integrità del territorio nazionale. Di un parere diverso è il governo della confinante Algeria. “La crisi del Mali deve essere risolta nell’ambito di un accordo politico in modo da evitare un intervento militare. Siamo convinti che esiste ancora uno spiraglio importante per una soluzione negoziata: questa è la nostra posizione comune” ha dichiarato il ministro degli Esteri Mourad Medelci al termine di un incontro ad Algeri dell’Unione del Maghreb arabo (Uma). (R.P.)

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    Sud Sudan: ministro elogia l’opera della Chiesa per la pace e la ricostruzione del Paese

    ◊   Il ministro dell’Informazione dello Stato sud-sudanese dei Laghi Charles Badiri Mayan ha elogiato il ruolo fondamentale svolto dalle Chiese cristiane nel raggiungimento dell’indipendenza del Paese, conseguita un anno fa. Intervenendo ieri ad una cerimonia ufficiale nella diocesi cattolica di Rumbek per celebrare il primo anniversario della nascita del nuovo Stato, avvenuta il 9 luglio del 2011, l’esponente politico sud sudanese ha sottolineato lo straordinario contributo dato dal Consiglio nazionale delle Chiese (di cui è membro anche la comunità locale cattolica locale) all’accordo globale di pace siglato nel 2005 a Nairobi che ha posto le basi per la separazione del Sud Sudan dal Nord dopo più di venti anni di guerra civile. Un particolare apprezzamento – riporta l’emittente della diocesi “Radio Good News” - è stato espresso alla Chiesa cattolica non solo per il suo sostegno alla pace e al lungo e difficile processo di indipendenza, ma anche alla costruzione della nuova Nazione. In particolare ha richiamato il suo contributo alla crescita umana, sociale e civile della società sud-sudanese. Dall’indipendenza del Sud-Sudan le Chiese cristiane non hanno mai cessato il loro impegno a tutti i livelli per la riconciliazione tra i due Stati schiacciati da un conflitto ultraventennale e per la ricostruzione del suo tessuto economico, sociale e civile. Inoltre la loro voce è tornata a farsi sentire in questi mesi con il riaccendersi delle tensioni e per il controllo delle risorse petrolifere meridionali. L’ultimo intervento è della settimana scorsa: in un messaggio congiunto diffuso in occasione dell’anniversario, l’arcivescovo cattolico di Juba, mons. Paulino Lukudu Loro, ed il primate anglicano del Sudan Daniel Deng Bul hanno puntato il dito contro l’inaccettabile deterioramento dei rapporti tra i Governi di Juba e Khartoum, ribadendo che la guerra non è “un’opzione per risolvere i conflitti” ed invitando le parti in causa a cessare il fuoco.(L.Z.)

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    Perù: per la Chiesa positivo l'avvio del dialogo su Cajamarca

    ◊   Il “facilitatore” per il dialogo tra il governo centrale e i dirigenti del dipartimento settentrionale di Cajamarca, mons. Miguel Cabrejos, ha definito “fruttuosa” la riunione avuta ieri con esponenti delle autorità e della società civile locali nell’omonima capitale regionale in merito al controverso progetto minerario Conga, all’origine di proteste degenerate a più riprese in violenze. “Ritengo che la riunione sia andata molto bene. E’ stato un primo incontro, ce ne deve essere un altro, il dialogo non deve essere interrotto” ha detto il presule, arcivescovo di Trujillo, parlando ai giornalisti dopo il colloquio con il presidente regionale Gregorio Santos a cui ha partecipato insieme al sacerdote Gastón Garatea, l’altro mediatore della Chiesa peruviana, per ascoltare i reclami dell’ampio fronte che si oppone al progetto. Sfidando lo stato d’emergenza imposto dopo gli ultimi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, conclusi con cinque vittime, alcune centinaia di persone hanno atteso fuori dall’edificio che ha ospitato l’incontro gridando slogan contro il presidente Ollanta Humala. Mons. Cabrejos e padre Garatea - riporta l'agenzia Misna - torneranno la prossima settimana a Cajamarca per visitare le zone interessate dal progetto Conga, gestito dall’azienda Yanacocha, filiale della statunitense Newmont che nella regione già sfrutta il giacimento aurifero più importante dell’America Latina. Con investimenti stimati in circa 4,8 miliardi di dollari, che ne fanno il principale progetto minerario al livello nazionale, Conga prevede il prosciugamento di quattro bacini idrici, due per destinarli all’estrazione di oro e rame, gli altri per utilizzarli come depositi dei residui: la popolazione di Cajamarca teme danni irreparabili alle fonti idriche che metterebbero a rischio agricoltura e allevamento, diffuse attività di sussistenza nel territorio. Oggi, riferiscono i media peruviani, mons. Cabrejos incontrerà anche rappresentanti del governo Humala per informarli sull’esito della riunione a Cajamarca. Le prime reazioni da Lima sull’avvio del dialogo sono state positive: “Siamo disposti a parlare, a sederci al tavolo del dialogo, non possiamo continuare a scontrarci peruviani contro peruviani” ha detto la vice presidente Marisol Espinoza. Il Perù è il secondo produttore mondiale di rame, dopo il Cile, e il sesto di oro: il settore minerario rappresenta il 61% delle esportazioni. (R.P.)

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    Colombia. Appello dei vescovi a governo e guerriglia: “Il conflitto deve cessare”

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Ruben Salazar Gomez, ha rivolto un appello urgente al governo e ai guerriglieri perché aprano i negoziati di pace.. "Il conflitto armato deve cessare" ha detto ieri mons. Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà, in occasione dell'apertura della 93.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale, durante la quale i vescovi - riferisce l'agenzia Fides - analizzeranno in dettaglio la situazione sociale, economica e ambientale in relazione all'attività mineraria, legale e illegale. Dopo l'apertura dell'Assemblea, l'arcivescovo Salazar Gomez ha parlato con i giornalisti sulla questione del conflitto colombiano, sottolineando che la Chiesa è favorevole ai progetti approvati dal Congresso: la legge sulle terre e quella per il risarcimento alle vittime del terrorismo, oltre al disegno di legge per nuove norme legali inerenti al processo di pace. Ha però segnalato che non è aumentata la sicurezza in Colombia, perché, a suo parere, la strategia della guerriglia è cambiata: ci sono attacchi terroristici difficili da controllare che provocano molta paura nella popolazione. La 93.ma Assemblea plenaria della Conferenza episcopale colombiana iniziata ieri, si concluderà il 13 luglio; L’analisi del settore minerario e la nuova normativa pastorale saranno i due temi centrali. (R.P.)


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    India: appello del vescovo dell’Assam per le vittime delle alluvioni

    ◊   "Le vittime delle alluvioni in Assam, donne e bambini in particolare, hanno bisogno di ogni aiuto possibile: preghiere, cibo e cure mediche. Devono ricostruire tutto, anche la loro dignità di esseri umani". Attraverso l'agenzia AsiaNews, mons. Joseph Aind, vescovo della diocesi di Dibrugarh, lancia un appello per aiutare la popolazione dello Stato nordorientale indiano, colpita a fine giugno da devastanti inondazioni. Al momento, quasi mezzo milione di persone vive in campi profughi sparsi in tutto lo Stato; tutti gli altri hanno trovato rifugio in istituti e strutture cattolici, o all'aperto. Il bilancio ufficiale parla di 81 morti certi, la maggior parte dei quali spazzati via dall'esondazione del fiume Bhramaputra. Almeno 16 persone sono state sepolte dal fango. La Chiesa cattolica locale è in primo piano nel prestare aiuto e soccorsi di vario tipo. "Decine di migliaia di persone - spiega il vescovo ad AsiaNews - hanno perso casa, proprietà, coltivazioni di tè, per non parlare dei danni alle infrastrutture. La diocesi, grazie al costante impegno delle nostre religiose, aiuta come può: distribuiamo derrate alimentari secchi, medicine, coperte, zanzariere e tende. Senza distinzione di casta o credo". In questo contesto, è fondamentale il lavoro del Seva Kendra, Ong della diocesi che opera nei distretti di Tinsukia, Dibrugarh, Sivasagar, Jorhat e Golaghat. "Le alluvioni - sottolinea mons. Aind - hanno lasciato le persone nella miseria più totale. Non hanno distrutto solo le loro case, ma anche foreste e animali. Ogni fonte di sussistenza non esiste più. C'è bisogno di aiuto per ricostruire tutto, anche la loro dignità di esseri umani". (R.P.)

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    Pakistan: un operaio cristiano ucciso in Sindh

    ◊   Un operaio cristiano, Shera Masih, 26 anni, è stato ucciso da un imprenditore musulmano, di cui era alle dipendenze, nella città di Kot Ghulam Muhammad, nei pressi di Hyderabad, nella provincia del Sindh. L’uomo è stato ucciso in modo brutale, per motivi che non sono ancora chiari: è stato legato ad un’auto e trascinato, poi finito a colpi di pistola. Il suo cadavere è rimasto abbandonato, e solo 4 ore dopo il decesso è arrivata la polizia. Come riferiscono fonti dell'agenzia Fides, Faisal Kachhelo, l’imprenditore presunto omicida, è un grande proprietario terriero che ha alle sue dipendenze molti operai, fra i quali uomini indù e cristiani che spesso subiscono discriminazioni e umiliazioni. Ora, dopo il delitto, parlamentari, politici, funzionari amici dell’imprenditore stanno cercando di insabbiare il caso e salvarlo. I genitori di Shera Masih hanno subito sporto denuncia contro l’imprenditore ma la polizia ha arrestato una sua guardia, un uomo innocente, al suo posto. I parenti del ragazzo e altri cristiani hanno protestato bloccando una strada provinciale per alcune ore, chiedendo giustizia e l’arresto del vero killer. Fonti di Fides rimarcano che l’episodio è una spia della condizione delle minoranze religiose, indù e cristiane, in Sindh. Nei giorni scorsi due cristiani, Amil e Jawed, sono stati arrestati dalla polizia di Karachi, capitale del Sindh, e malmenati con l’accusa di furto ai danni del loro datore di lavoro, un musulmano. L’accusa, raccontano i due, è scattata quando essi hanno rifiutato di convertirsi all'islam. Solo l’intervento in loro favore da parte del parlamentare cristiano Saleem Khursheed Khokhar ne ha permesso il rilascio. (R.P.)

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    Anglicani: aggiornata a settembre la discussione sulle donne vescovo

    ◊   Ancora un nulla di fatto sulle donne vescovo. Si è conclusa così la discussione sull’argomento al Sinodo generale della “Chiesa di Inghilterra”, che all’incontro di York avrebbe dovuto invece dare l‘approvazione definitiva mettendo così la parola fine a 12 anni di battaglie legali sulla questione. La legislazione - si legge invece in un comunicato del sinodo generale ripreso dall'agenzia Sir - è stata rimandata, ancora una volta, dal Sinodo generale della “Chiesa di Inghilterra”, alla Camera dei vescovi chiedendo loro di riconsiderare l’emendamento introdotto lo scorso maggio per le parrocchie contrarie alle donne. Tutto dunque di nuovo rimandato a settembre quando si riunirà la Camera dei vescovi. Il nodo della questione risulta essere la parte della legislazione relativa alle parrocchie contrarie alle donne. Queste ultime avrebbero potuto, chiedere di essere amministrate da un vescovo uomo che non abbia mai ordinato donne e che non creda in questa ordinazione. Una concessione eccessiva per i sostenitori delle donne che avrebbero bocciato la legislazione, costringendo la “Chiesa di Inghilterra” a ricominciare daccapo. “Il Sinodo generale della ‘Chiesa di Inghilterra’ funziona un po’ come un parlamento”, spiega padre Robert Byrne, portavoce per l’ecumenismo della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. ”Deve trovare, di conseguenza, una soluzione che accontenti tutti i fedeli. Con l’aggiornamento i vescovi anglicani hanno più tempo per pensare a questo problema dell’ordinazione delle donne all’episcopato che deve essere formulato nel modo giusto per tutti. La decisione della ‘Chiesa di Inghilterra’ di procedere in questa direzione rimane un enorme ostacolo all’unità ecumenica, per la quale dobbiamo continuare a lavorare”. (R.P.)

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    A Sarajevo il 26.mo Incontro mondiale per la pace

    ◊   A vent’anni dal drammatico assedio di Sarajevo, la Comunità di Sant’Egidio e l’arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo promuovono l’Incontro Mondiale per la Pace “Uomini e Religioni”, che avrà luogo nella città bosniaca dal 9 al 11 settembre 2012. L’iniziativa, che intende realizzarsi in collaborazione con tutte le realtà religiose, politiche e culturali della Bosnia ed Erzegovina, vedrà la partecipazione di leader di tutte le grandi religioni, di esponenti del mondo politico e culturale internazionale oltre a diversi rappresentanti di governo. Il meeting si colloca nella linea degli eventi annuali di dialogo interreligioso - dopo il 25° tenutosi a Monaco di Baviera - promossi dalla Comunità di Sant’Egidio nello spirito di Assisi, la storica Giornata di Preghiera voluta dal Beato Giovanni Paolo II nel 1986. L’Incontro inoltre intende coinvolgere le realtà culturali e politiche di tutti i Paesi del nostro continente, per riaffermare, ripartendo da Sarajevo - luogo di sofferenza e di speranza, antica società della convivenza tra diversi - la cultura del vivere insieme come valore europeo e proposta dell’Europa al mondo intero. Nel 2012 ricorre il ventennale dell’inizio della guerra in Bosnia, che ha avuto Sarajevo come città simbolo della sofferenza e della distruzione. L’appuntamento di settembre serve a mettere in rilievo il nuovo ruolo delle religioni che oggi diventano elemento di unità e convivenza. La Bosnia è Europa e l’Europa può contribuire attivamente alla ricostruzione del Paese. Da Sarajevo, città martire può nascere un nuovo spirito di incontro, oltre le ferite e i rancori, per una nuova memoria condivisa”. Sarajevo, paradigma della convivenza tra diversi – ha affermato il cardinale Puljic – ha bisogno di un evento come questo, segno di grande speranza per la rinascita di una regione che ha sperimentato dolore e sofferenza. L’emersione di un Islam dialogante in Bosnia può contaminare positivamente la qualità di quella che è ormai diventata la seconda religione in Europa”. Il cardinale ha ricordato le parole del beato Giovanni Paolo II che, visitando la capitale bosniaca, la definì “Gerusalemme d’Europa”. (R.P.)

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    Spagna: al via la Campagna "Aborto zero"

    ◊   Si è aperta il 5 luglio in Spagna la Campagna di mobilitazione "Aborto zero". Sono previste, infatti, iniziative in tutto il Paese per ricordare al Primo Ministro Mariano Rajoy il suo impegno elettorale a favore della protezione della vita e della maternità. A promuovere la campagna – riferisce l’agenzia Sir - è la piattaforma Derecho a Vivir (Diritto a vivere), impegnata da anni in Spagna a favore della vita nascente e della maternità. La data non è stata scelta a caso: il 5 luglio ricorre il secondo anniversario della nuova legge sull'aborto, la cui applicazione, ricorda Derecho a Vivir, ha prodotto 230.000 aborti. La portavoce della piattaforma, Gádor Joya ha consegnato nella sede del Partito popolare (Pp) a Madrid il manifesto "Aborto zero", rivolto al premier Mariano Rajoy. Durante l'estate e in parte dell'autunno, il movimento pro-life raccoglierà un milione di adesioni a questo manifesto, con il quale si chiede l'abrogazione della legge sull'aborto e la promozione, al suo posto, di una legge di protezione della vita umana e di sostegno alla maternità, come ha promesso il Pp durante la campagna elettorale. Il movimento pro-life non esclude di concludere la campagna con una grande manifestazione nel prossimo autunno a Madrid. (L.Z.)

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    Gran Bretagna: record di partecipanti al Festival delle vocazioni

    ◊   Che cos’è la vocazione e cosa significa per la mia vita? A questa la domanda di fondo hanno cercato una risposta i circa 400 partecipanti alla terza edizione del Festival “Invocation 2012”, svoltosi dal 6 all’8 luglio a Oscott College, nella diocesi di Birmingham. Lanciato per la prima volta nel 2010 dai vescovi inglesi e gallesi e organizzato in collaborazione con la Conferenza dei direttori diocesani per le vocazioni (Cddv), l’evento è rivolto a tutti i ragazzi e le ragazze tra i 16 e i 35 anni che vogliono approfondire il proprio rapporto con Dio e che non escludono di abbracciare la vita religiosa. Fra laboratori, momenti di preghiera e di riflessione, i partecipanti hanno potuto ascoltare le testimonianze di sacerdoti, religiosi, religiose e vescovi, come suor Catherine Holum, ex campionessa olimpionica di pattinaggio. Tra i momenti più significativi – riporta l'agenzia dei vescovi Ccn - l’ostensione della reliquia di San Giovanni Maria Vianney, noto come il Curato d’Ars, che domenica ha concluso proprio a Birmingham un pellegrinaggio di quattro giorni nel Regno Unito. All’evento sono intervenuti anche l’arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale inglese e gallese, che ha concelebrato la Messa conclusiva insieme all’arcivescovo di Birmingham Bernard Langley e al nunzio apostolico in Gran Bretagna mons. Antonio Mennini. “Il Festival Invocation - ha sottolineato mons. Mennini nell’omelia - è un’occasione straordinaria per cercare altre persone che con voi condividono il desiderio di discernere la volontà di Dio e che vi ricordano che non siete soli”. Soddisfatto del successo dell’evento, che ha registrato una partecipazione record superiore alle aspettative, padre Stephen Langridge presidente della Conferenza dei direttori diocesani per le vocazioni: "Per noi - ha detto - è un privilegio aiutare questi giovani cattolici a trovare la vita alla quale Dio li ha chiamati. Con l’aiuto del Signore la Chiesa può guardare con fiducia a un futuro entusiasmante”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Roma: all'Ospedale Bambino Gesù la rassegna del cinema per ragazzi

    ◊   Si accendono oggi in anteprima all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma i riflettori della 42a edizione della più celebre kermesse cinematografica internazionale per ragazzi, la Giffoni Experience, con la proiezione di alcuni dei più famosi film animati della Disney all’insegna della felicità, tema conduttore del Giffoni Film Festival 2012. Ai piccoli pazienti verranno proposti in versione digitalizzata e rimasterizzata “La carica dei 101”, “La bella e la bestia” e “Cenerentola”, oltre a spettacoli dei burattinai del Giffoni che gireranno nei reparti dell’Ospedale. Si rinnova anche quest’anno - riporta l'agenzia Sir - il sodalizio stretto nel novembre del 2010 con la firma dell’accordo tra Bambino Gesù, Giffoni Experience e Associazione Aura, “con l’obiettivo - spiegano i partner - di realizzare un percorso che mettesse il cinema al servizio della salute con nuovi strumenti, iniziative e opportunità per migliorare la qualità di vita dei piccoli pazienti”. Lo scorso anno, in occasione del 41° Festival, un gruppo di ragazzi lungodegenti - presieduto dal 17enne che nel settembre del 2010 ha ricevuto il primo trapianto di cuore artificiale permanente - ha fatto parte della giuria del Giffoni. Dopo il “debutto” romano, il Festival prenderà il via nella sua sede naturale, a Giffoni Valle Piana (Salerno, 14-24 luglio) con 3.300 giurati provenienti da ogni angolo del mondo (ben 54 i Paesi rappresentati) e con 168 opere in programma. (R.P.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 192

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.