Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 03/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Viaggio del Papa in Libano: pubblicato il programma, ad Harissa la firma dell’Esortazione apostolica per il Medio Oriente
  • Nel pomeriggio, il Papa si trasferisce a Castel Gandolfo. Intervista con mons. Semeraro
  • Rinuncia e nomine
  • Indagini documenti trafugati. P. Lombardi: ascoltate 28 persone, cruciale prossima settimana
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • A Roma il Gruppo di contatto internazionale sulla Somalia
  • Il Messico al presidente Peña Nieto. Il nunzio: alternanza garantisce democrazia
  • Kosovo: piena sovranità da settembre, resta il nodo del Nord
  • Vescovi Usa: nella Festa dell’Indipendenza, chiude la campagna per la libertà religiosa
  • Unesco, accesso ai farmaci: crisi acuisce disuguaglianze
  • Filo d’Argento: anziani più soli e poveri in Italia. Piano emergenza per l'estate
  • Drammatica la situazione delle carceri italiane. Troppi in attesa di giudizio
  • La paura della globalizzazione e la speranza della fede nel libro di Andrea Riccardi
  • Festival cinema cattolico. Intervista con Robert Hossein, autore di "Una donna di nome Maria"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Messico: vescovi chiedono al neopresidente Peña Nieto di non tradire la fiducia degli elettori
  • I segretari degli episcopati europei: "Il futuro dell'Europa passa per la fede"
  • Il cardinale Filoni chiede ai vescovi di curare la formazione di laici e candidati al sacerdozio
  • Belgio: nuova Commissione per la protezione dei bambini e dei giovani
  • Myanmar: liberati prigionieri politici
  • Aiuto alla Chiesa che Soffre: 82 milioni di euro raccolti nel 2011. Finanziati oltre 4.500 progetti
  • Filippine: ritirata legge sul divieto ai segni religiosi nei luoghi pubblici. Plauso dei vescovi
  • Vietnam: cattolici nel mirino di teppisti. Decine di feriti durante una Messa
  • India: la richiesta di un ruolo più attivo dei laici nella Chiesa
  • Spagna: messaggio dei vescovi per la festa della Madonna del Carmelo
  • Brasile: le ultime statistiche confermano la vitalità della Chiesa
  • Zambia: la Chiesa ribadisce l'importanza dei laici nell'evangelizzazione
  • Burkina Faso: le conseguenze sociali della corsa all'oro
  • Slovacchia: Lettera pastorale dei vescovi per l'Anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio
  • Polonia: l'Opera del Nuovo Millennio per gli insegnamenti del Beato Giovanni Paolo II
  • Roma: la mostra "I Papi della memoria" a Castel Sant’Angelo
  • Spagna. Mille frasi di Don Bosco sul cellulare: la nuova "app" lanciata dai Salesiani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Viaggio del Papa in Libano: pubblicato il programma, ad Harissa la firma dell’Esortazione apostolica per il Medio Oriente

    ◊   La Sala Stampa Vaticana ha pubblicato oggi il programma del viaggio apostolico del Papa in Libano, in programma dal 14 al 16 settembre prossimi. Occasione del 24.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI è la firma e la pubblicazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Una visita in Libano per abbracciare tutti i popoli del Medio Oriente. Benedetto XVI partirà da Ciampino la mattina del 14 settembre alla volta di Beirut, dove poco prima delle 14 ore locali si terrà la cerimonia di benvenuto nell’aeroporto internazionale “Rafiq Hariri”. Il Papa si trasferirà nel pomeriggio ad Harissa, dove nella Basilica di St. Paul firmerà l’Esortazione apostolica post sinodale per il Medio Oriente. Il giorno dopo, nella mattinata, il Pontefice compirà la visita di cortesia al presidente della Repubblica nel palazzo presidenziale di Baabda. Qui, successivamente, incontrerà i capi delle comunità religiose musulmane, i membri del governo, delle istituzioni con il corpo diplomatico e i capi religiosi e rappresentanti del mondo della cultura.

    Il Papa pranzerà poi con i Patriarchi, i vescovi del Libano e i membri del Consiglio speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, nel refettorio del Patriarcato armeno cattolico di Bzommar Bkerké. La seconda giornata di Benedetto XVI in Libano si concluderà con l’incontro con i giovani nel piazzale antistante il Patriarcato maronita di Bkerké. Domenica 16 settembre, il Papa presiederà la Messa e consegnerà l’Esortazione apostolica post-sinodale per il Medio Oriente, al Beirut city center waterfront. Quindi, dopo il congedo dalla nunziatura apostolica ad Harissa, avrà un incontro ecumenico nel Salone d’onore del Patriarcato siro-cattolico di Charfet. Infine, intorno alle ore 18.30 locali, la cerimonia di congedo all’aeroporto internazionale di Beirut. Il rientro a Roma è previsto poco prima delle ore 22.

    inizio pagina

    Nel pomeriggio, il Papa si trasferisce a Castel Gandolfo. Intervista con mons. Semeraro

    ◊   Con l’inizio di luglio, come di consueto per Benedetto XVI matura il momento di un periodo di riposo. Oggi pomeriggio, alle 17.30, il Papa si trasferirà in elicottero alla residenza estiva di Castel Gandolfo, dove per tutto il mese non presiederà udienze private e pubbliche, ad eccezione dell’Angelus domenicale. L’agenda pontificia prevede tuttavia qualche impegno nei prossimi giorni, come ricorda – al microfono di Emanuela Campanile – il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro, nella cui diocesi è situata la cittadina castellana:

    R. – Quest’anno, ci sarà l’appuntamento della Santa Messa a Frascati alla metà di luglio e anche qualche momento culturale. La Prefettura della Casa Pontificia ha anche diffuso la notizia di qualche concerto e ci sarà anche qualche "rimpatriata": dalla sua Baviera verranno a salutarlo persone e gruppi di pellegrini.

    D. – Ricordiamo che nel periodo estivo, tra l’altro, sono sospese tutte le udienze private che poi riprenderanno…

    R. – ...riprenderanno da Castel Gandolfo con il mese di agosto e questo è anche un piccolo segnale per noi. Il Papa, spesso, soprattutto nei periodi estivi, ha l’occasione per ricordare quanto opportuno sia il tempo estivo per diverse ragioni. Anzitutto, per un più prolungato dialogo con il Signore, per una preghiera più distesa, più serena. Vorrei ricordare la lettera che il Santo Padre ha scritto in occasione della Giornata mondiale per le comunicazioni sociali, quando ha abbinato il silenzio e la parola: il tempo dell’estate è anche occasione per ritrovarci nel silenzio, nello studio, nelle buone letture e anche per cercare relazioni sane. Penso al rapporto dei genitori con i figli, con gli amici, e anche alla solidarietà verso qualcuno che è più bisognoso. L’altra cosa che il Papa spesso sottolinea negli Angelus durante l’estate è il sapere gustare la bellezza della natura. Anzi, proprio l’anno scorso, per questa stessa occasione, salutando il gruppo di pellegrini che era giunto nella piazza per accoglierlo dall’alto della finestra, egli ha detto: io da qui vedo tutto, vedo il mare, ho la collina, il verde della natura. L’amministrazione comunale ha voluto incidere questa frase, che si riferiva al panorama di Castel Gandolfo, ponendola sul palazzo comunale. Questo è stato bello per noi. Però, credo che il Santo Padre – che soprattutto nel mese di luglio riserva tempo allo studio e direi anche alle relazioni familiari, perché in genere il fratello lo raggiunge nel mese di agosto – ci dia soprattutto un esempio su come saperci rapportare con Dio, con noi stessi, con gli altri e con la natura.

    D. – Ricordiamo che il giorno di Ferragosto come ogni anno ci sarà la celebrazione mattutina dell’Assunta nella chiesetta centrale di Castel Gandolfo…

    R. – E’ una tradizione avviata da Giovanni XXIII. Quest’anno, avremo la gioia di potergli presentare restaurata, rinnovata e ripulita la chiesa parrocchiale dove egli celebrerà come di consueto la Santa Messa nel giorno dell’Assunzione della Vergine Maria. E’ un momento molto bello, dedicato soprattutto ai parrocchiani di Castel Gandolfo. Sarà una bella introduzione per tutti noi, avendo il Papa fisicamente vicino, per l’Anno della Fede.

    inizio pagina

    Rinuncia e nomine

    ◊   In India, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Visakhapatnam, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Mariadas Kagithapu, M.S.F.S. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Prakash Mallavarapu, trasferendolo dalla diocesi di Vijayawada.

    Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo di Steubenville mons. Jeffrey M. Monforton, del clero dell’arcidiocesi di Detroit, finora Parroco della "Saint Andrew Parish" a Rochester. Mons. Jeffrey M. Monforton è nato il 5 maggio 1963 a Detroit. Ha compiuto gli studi di filosofia presso il "Sacred Heart Seminary" a Detroit (1989) e quelli di teologia presso il Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma e la Pontificia Università Gregoriana (1992). Ha ottenuto la Licenza (1994) e, successivamente, il Dottorato in Teologia Spirituale sempre presso la Gregoriana (2002). È stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Detroit il 25 giugno 1994. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale del "National Shrine of the Little Flower"
    a Royal Oak (1994-1996); Segretario personale del Cardinale Adam J. Maida (1998-2005) e collaboratore parrocchiale della "Saint Paul on the Lake Parish" a Grosse Pointe Farms (1998-2002) e della "Saint Jane Frances de Chantal Parish"
    a Sterling Heights (2002-2005); Docente presso la Facoltà del "Sacred Heart Seminary"
    a Detroit (2002-2005); Parroco della "Saint Thérèse of Lisieux Parish"
    a Shelby Township (2005-2006); Rettore del "Sacred Heart Seminary" (2006-2012). Nel maggio scorso è stato nominato Parroco della "Saint Andrew Parish"
    a Rochester. Nel 2005 la Congregazione per l’Educazione Cattolica (dei Seminari e degli Istituti di Studi) lo ha inserito tra i Visitatori della Visita Apostolica ai Seminari statunitensi per l’anno accademico 2005-2006. Nello stesso anno è stato nominato Cappellano di Sua Santità. Oltre l’inglese parla l’italiano.

    inizio pagina

    Indagini documenti trafugati. P. Lombardi: ascoltate 28 persone, cruciale prossima settimana

    ◊   Un faccia a faccia con i giornalisti per spaziare sui temi di stretta attualità vaticana, dai prossimi impegni di Benedetto XVI alla vicenda delle indagini sui documenti trafugati, fino alle questioni riguardanti i vertici dello Ior. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha risposto nella tarda mattinata di oggi a una nutrita serie di domande, fornendo ai media chiarimenti e particolari. Il servizio di Francesca Sabatinelli:

    Non ci sarà né una commissione né un commissario, al contrario di quanto riportato da un articolo dove si parlava di questa soluzione per definire definitivamente la vicenda Gotti Tedeschi. Padre Federico Lombardi smentisce così, in un briefing con i giornalisti, quanto apparso sulla stampa nei giorni scorsi a proposito dell’ex presidente dello Ior. Il portavoce della Santa Sede puntualizza poi quelli che potranno essere i tempi di una nuova nomina, tenendo conto dei tempi che occorrono per le consultazioni e per avere le risposte:

    “La situazione è da considerarsi chiarita per cui Gotti Tedeschi non è più il presidente e adesso si sta cercando il nuovo presidente. Come tempi, non ve l’aspettate prima dell’estate un nuovo presidente. In questa situazione, come si era già detto, le funzioni le ha il vicepresidente per la governance del consiglio, per la nomina non è da pensare imminente, è da pensare nell’autunno”.

    P. Lombardi ha poi fatto riferimento ad un articolo uscito ieri su un quotidiano:

    "C’era un articolo ieri in cui si parlava anche con dei 'virgolettati' di un colloquio tra il cardinale Bertone e il Santo Padre: anche questo è frutto di costruzione, non corrisponde ad una realtà oggettiva".

    Sollecitato anche dalle domande, padre Lombardi ha poi affrontato la questione delle indagini su Paolo Gabriele. La settimana cruciale sarà probabilmente la prossima, ha detto, quella della conclusione degli interrogatori formali, e della chiusura della fase istruttoria dell’inchiesta. Questo non vuol dire, ha precisato, che la sentenza conclusiva, proscioglimento o rinvio a giudizio, arrivi subito dopo. Ha poi aggiunto:

    "Certamente, se si deve pensare ad un processo con un dibattimento pubblico formale, si va al di là, si va in autunno. Poi, naturalmente, bisogna vedere come evolvono le cose. Con un processo nel senso formale del termine, con il dibattimento eccetera, si andrebbe certamente, credo, addirittura a ottobre. Non è una cosa certamente imminente".

    Paolo Gabriele resta l’unica persona indagata. Il portavoce ha spiegato che si è proceduto a raccogliere altre testimonianze e ha poi smentito qualsiasi rogatoria: ci si è mossi nell’ambito dell’ordinario vaticano, ha precisato. Aggiungendo che la Commissione cardinalizia presieduta dal cardinale Herranz ha finora ascoltato 28 persone, e che la stessa commissione farà poi, probabilmente entro la fine di luglio, rapporto al Papa:

    "Attenzione però a distinguere sempre bene il fatto di essere sentiti e dell’essere sospettati: queste sono due cose assolutamente diverse e quindi non si trae minimamente conclusione di sospetto dal fatto che uno sia stato sentito".

    Padre Lombardi durante il briefing ha anche precisato gli appuntamenti del Papa a luglio, il primo dei quali il 9, quando Benedetto XVI si recherà in visita privata a Nemi alla casa dei Verbiti. E' una visita che ha un significato personale: là il Papa soggiornò, nel 1964, durante i lavori del Concilio Vaticano II in qualità di perito conciliare. Padre Lombardi si è poi soffermato sulla situazione siriana in vista del viaggio di Benedetto XVI in Libano a settembre:

    "La situazione in Siria è quella che sappiamo e che sentiamo ogni giorno dalle informazioni. Però, la preparazione del viaggio e la prospettiva che la situazione in Libano sia sotto controllo e il viaggio si possa svolgere normalmente è quella in cui siamo oggi e continuiamo a muoverci senza incertezze".

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Due donne, due castelli: in prima pagina, il vice direttore su Teresa e Chiara per capire meglio la vita cristiana.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi nel nord del Mali.

    Non tutto si può controllare: in cultura, Cristian Martini Grimaldi sul mistero della vita in "50/50" di Jonathan Levine.

    Un articolo del cardinale Giovanni Coppa dal titolo "Beethoven e il Paradiso": tutte le esecuzioni della "Nona".

    Quando certi libri facevano paura: Anna Foa su scritti quattrocenteschi contro la stampa.

    Un articolo di Marco Agostini dal titolo "L'attimo terribile di un dramma desolato": il martirio dei santi Processo e Martiniano nell'interpretazione artistica di Jean de Boulogne.

    Di fronte al mistero del male: Giulia Galeotti recensisce il volume di Matteo Borri "Storia della malattia di Alzheimer".

    La straordinaria normalità della famiglia: nell'informazione religiosa, monsignor Gualtiero Bassetti, arcivescovo metropolita di Perugia-Città della Pieve, a un mese dall'incontro mondiale di Milano.

    Se il prete dà fastidio alla cultura mafiosa anticristiana: nell'informazione vaticana, riguardo ai recenti decreti approvati da Benedetto XVI, intervista di Nicola Gori al cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    A Roma il Gruppo di contatto internazionale sulla Somalia

    ◊   “Troppo sangue è stato versato dalla società somala”. Queste le parole del ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, che ha inaugurato ieri a Roma i lavori del Gruppo di contatto internazionale sulla Somalia, che proseguono oggi. Presenti delegazioni di 28 Paesi, 10 organismi internazionali e i rappresentanti dei principali gruppi politici somali. Tra gli argomenti in discussione, la bozza per la Costituzione stilata con l’ausilio dell’Onu: un accordo è stato raggiunto il 20 giugno e dovrà essere approvata entro il prossimo 20 agosto. Al momento, la missione africana Amisom ha ridimensionato l’insurrezione attiva degli Al Shabaab, ma zone del Paese restano senza controllo. Della situazione in Somalia e delle prospettive, Fausta Speranza ha parlato con Aldo Pigoli, docente di storia dell’Africa contemporanea all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Il Paese è in una costante situazione di instabilità politico-miliare e dal 1991 non c’è controllo in parte del territorio, da parte delle istituzioni. La Somalia ha un contesto politico, sociale, estremamente frammentato, seppure all’interno di una coesione di tipo etnico che riguarda la maggior parte della popolazione, appunto di etnia somala, però estremamente frammentata dal punto di vista dei clan, familiare. Questo ha caratterizzato l’instabilità degli ultimi vent’anni insieme alla presenza di gruppi politico-militari, politico-economici, che cercavano di controllare varie parti del territorio, i famosi “warlords” somali. Il problema della pirateria è emerso in maniera evidente negli ultimi anni, poi c’è il tema del terrorismo che, soprattutto dall’11 settembre, ha visto la Somalia come uno dei principali epicentri.

    D. – L’approvazione della Costituzione attesa per il 20 agosto che prospettive dovrebbe aprire?

    R. – Dalla fine dell’anno scorso, è in atto un processo legato alla cosiddetta road map per la Somalia, che è un documento che riguarda la definizione di questioni come la sicurezza, la Costituzione nuova della Somalia in sostituzione di quella che sta per scadere, la definizione di nuove istituzioni, l’inclusione delle varie componenti politico-sociali del Paese, la questione della pirateria ed altro… Diciamo che il processo sta andando avanti in maniera positiva sia da un punto di vista della definizione delle varie questioni in ballo, sia dal punto di vista concreto della capacità delle istituzioni di far applicare questa road map, una nuova costituzione e quello che verrà in futuro. Da un altro punto di vista, però, non bisogna dimenticare che questo è uno degli ennesimi tentativi di riappacificazione interna di processo di sviluppo politico-istituzionale che in passato più di una volta sono falliti. Le attese sono molte. C’è anche forse la sensazione da più parti che sia la volta buona, sia la volta giusta, però all’interno del contesto somalo l’instabilità regna ancora sovrana e tutti guardano al processo di pace e di sviluppo istituzionale somalo con grande attenzione, perché da questo potrebbe dipendere poi a catena la capacità dell’intera regione di stabilizzarsi.

    inizio pagina

    Il Messico al presidente Peña Nieto. Il nunzio: alternanza garantisce democrazia

    ◊   Enrique Peña Nieto, il nuovo presidente messicano, ha riportato al potere, dopo 12 anni, il Partito Rivoluzionario Istituzionale. La crisi economica e la narco-guerra che insanguina il Paese nord-americano saranno le prime consistenti sfide che dovrà affrontare. Non meno importante, però, sarà il suo personale impegno per l’unità nazionale, così come annunciato ieri, durante il primo incontro con i giornalisti. Sulle sfide che dovrà affrontare il nuovo presidente, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento dell’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio apostolico in Messico:

    R. - Prima di tutto, penso che la vittoria del Pri non rappresenti il ritorno del vecchio partito, perché i tempi sono cambiati. Vedo questo cambiamento come un’alternanza, che è il risultato della vita democratica. Ritorna un partito che sarà senz’altro diverso.

    D. - Un partito diverso, nuovo, di fronte però a problemi antichi...

    R. - La situazione del Paese difficile. Il Messico però è un Paese che cresce, che ha ancora molti poveri. La povertà è anche la causa di altri problemi molto seri, come quello del narcotraffico, che a sua volta genera la violenza. Il governo di Calderon, l’ex presidente, negli ultimi sei anni ha fatto uno sforzo immenso per lottare contro questi problemi. Questo però ha generato scontento e insoddisfazione, perché non si è risusciti a risolvere l’emergenza. Penso, però, che non sia facile trovare altre soluzioni. Vedremo un po’ cosa farà il nuovo governo.

    D. - Lo stesso Peña Nieto ha parlato del volto nuovo del partito rivoluzionario istituzionale che, negli oltre settanta anni al potere, era stato caratterizzato da forti limitazioni alla libertà, anche per la Chiesa. In che modo questa nuova facciata dovrà necessariamente manifestarsi?

    R. - Peña Nieto ha fatto una campagna elettorale, annunciando che farà delle riforme profonde per migliorare la situazione del Paese. Bisogna ascoltare un po’ le sue promesse e verificare ciò che farà, perché questo Paese ha veramente bisogno di riforme strutturali profonde per poter crescere economicamente, ridurre un po’ la povertà e risolvere anche i problemi scottanti come quello del narcotraffico, delle relazioni con gli Stati Uniti, specie nel campo dell’immigrazione, un settore dove la Chiesa è molto impegnata. Il Messico si trova tra il Sud e il Nord America con due frontiere immense da dove passano moltissimi migranti provenienti dal Sud, che cercano di arrivare negli Stati Uniti; quelli che non ci riescono, rimangono qui. È un dramma immenso e c’è bisogno di trovare una soluzione. Non dico che sarà facile.

    D. - A proposito della Chiesa messicana, che si è pronunciata anche durante la campagna elettorale: come si pone di fronte a questo cambio di rotta politica?

    R. - La Chiesa non ha mai abbracciato un partito e, del resto, non deve mai farlo. La Chiesa difende sempre valori fondamentali e ha una visione che pone la persona sempre al centro. Certamente ciò che ha sempre interessato la Chiesa è il rispetto della vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Poi c’è il problema del rispetto delle persone, dei migranti, a cui si aggiunge quello della violenza: negli ultimi cinque anni sono morte migliaia e migliaia di persone. Molte di queste sono sparite, non abbiamo più avuto notizie. Questi sono problemi molto scottanti. Poi la Chiesa vuole essere sempre rispettata come tale. Il regime della libertà religiosa deve essere migliorato nella legislazione; c’è ancora tutto un lavoro da fare. Bisogna ricordare che, fino al 1992, la Chiesa non era legalmente riconosciuta. Ci sono ancora passi importanti da fare e speriamo che vengano fatti, perché la Chiesa ha dialogato sempre con tutti.

    inizio pagina

    Kosovo: piena sovranità da settembre, resta il nodo del Nord

    ◊   Il Kosovo acquisterà la piena sovranità in settembre, quando cesserà la sorveglianza internazionale sull'indipendenza proclamata nel febbraio 2008. La decisione è stata presa ieri a Vienna dal Gruppo internazionale di orientamento (International Steering Group), del quale fanno parte 25 Paesi che hanno sostenuto l'indipendenza di Pristina, compresi Stati Uniti e i maggiori Stati membri della Ue. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    Il Kosovo oggi festeggia quella che il premier Thaci ha definito una "giornata storica", ovvero l’acquisizione, in settembre, della piena sovranità. Una decisione che corona un percorso iniziato dalla proclamazione dell’indipendenza nel febbraio 2008 e che ora apre nuovi percorsi al cammino di Pristina. La decisione dell'Isg comunque non avrà ricadute sulla presenza nel Paese della Forza Nato e della missione civile europea di polizia e giustizia, che continueranno ad espletare regolarmente le loro attività. Il premier Thaci ha anche annunciato la presentazione in tempi rapidi di un piano per la piena integrazione dei serbi. Nel Nord del Kosovo, infatti, la popolazione è a maggioranza serba, e non accetta la sovranità di Pristina, mantenendo di fatto proprie strutture parallele di governo. In questo contesto si muove il percorso per avviare i negoziati di adesione della Sebia all’Ue, condizione necessaria: l’abolizione di queste strutture parallele e il riconoscimento del Kosovo da parte di Belgrado. Sul fronte internazionale, sono 91 i Paesi (sul totale di 193 rappresentati all'Onu) che hanno riconosciuto l'indipendenza proclamata il 17 febbraio 2008 da Pristina. I principali oppositori all'indipendenza sono Russia e Cina, no anche da Spagna, Grecia, Romania, Cipro e Slovacchia. Il commento di Francesco Martino di "Osservatorio Balcani e Caucaso":

    R. - Questo è un passaggio sicuramente importante, dal punto di vista simbolico, soprattutto per le istituzioni di Pristina. Quanto però il governo kosovaro potrà muoversi liberamente rispetto ad oggi, è tutto da vedere: sia per quanto riguarda la sicurezza, che resterà nelle mani delle forze militari internazionali, sia per quanto riguarda la possibilità di confrontarsi con la Serbia e con l’Unione Europea. Probabilmente i cambiamenti saranno molto ridotti rispetto ad oggi.

    D. - Rimane aperto il nodo con il nord del Kosovo a maggioranza serba, dove di fatto esistono delle strutture governative parallele. Questa realtà come si risolve?

    R. - Questa è la grande domanda che al momento rimane senza risposta, ed il passaggio della piena indipendenza formale non avrà il potere di sciogliere i nodi. Il problema può essere risolto soltanto attraverso una soluzione congiunta: Belgrado deve essere coinvolta nelle decisioni. C’è da dire che la popolazione locale è assolutamente contraria a riconoscere l’autorità di Pristina sul Nord del Kosovo. Probabilmente oltre - e forse più - dell’indipendenza formale di Pristina, conterà l’atteggiamento del nuovo governo di Belgrado. Nei giorni scorsi, il mandato è stato posto nelle mani di Ivica Dačić, leader del partito socialista - che era già stato di Milošević
    - un partito che da allora è profondamente cambiato, ma che per la prima volta - dopo 12 anni - riprende il potere. Bisognerà quindi vedere come il nuovo premier serbo, deciderà di muoversi rispetto alle due grandi questioni parallele: il Kosovo e l’integrazione europea.

    D. – L’eventuale avvio dei negoziati per l’adesione della Serbia all’Unione Europea, può essere una leva per portare ad una risoluzione di questa situazione?

    R. - La situazione purtroppo è molto complessa, perché anche all’interno dell’Unione Europea non c’è unità di vedute. In questo momento, sicuramente centrale è la posizione della Germania, che è stata in qualche modo lo Stato più severo nei confronti di Belgrado: nel richiedere lo smantellamento delle strutture presenti nel nord del Kosovo ed in qualche modo a legare il riconoscimento del Kosovo alle negoziazioni della Serbia per l’ingresso nell’Unione Europea. Però in questo momento, non si vedono dei cambiamenti possibili a breve termine, che possano sbloccare la situazione. Quello che conta è la volontà, sia da parte delle élite locali - kosovara e serba - ma anche soprattutto dell’Unione europea, che è di fatto il facilitatore delle negoziazioni, per portare a termine un compromesso, che possa essere accettabile da entrambe le parti. Ultimamente si sono tentate delle soluzioni di forza, per spingere i serbi del nord del Kosovo ad accettare le condizioni imposte, che però si sono rivelate inefficaci. La mia opinione personale è che sia necessaria una soluzione di compromesso, e che le voci di tutte le parti vadano ascoltate.

    inizio pagina

    Vescovi Usa: nella Festa dell’Indipendenza, chiude la campagna per la libertà religiosa

    ◊   Si conclude domani, significativamente nell’"Independence Day", la campagna per la libertà religiosa promossa dai vescovi degli Stati Uniti. L’iniziativa, durata due settimane, denuncia le misure della riforma sanitaria voluta dall’amministrazione Obama che obbligano anche gli istituti cattolici a fornire farmaci abortivi e contraccettivi ai propri dipendenti. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Momenti di preghiera, dibattiti, articoli, cortei: per due settimane le diocesi degli Stati Uniti si sono impegnate coralmente in difesa della libertà religiosa e dell’obiezione di coscienza, minacciate da alcune disposizioni della riforma sanitaria in materia di aborto e contraccettivi. L’iniziativa, intitolata icasticamente Fortnight for Freedom, “Due settimane per la libertà”, si concluderà domani in modo solenne con una Messa al Santuario nazionale dell’Immacolata Concezione di Washington. Al microfono di Christopher Wells, il cardinale arcivescovo di Chicago Francis E. George sottolinea l’importanza di questa battaglia dei presuli americani:

    “The United States proud himself to be the land of free, but religion liberty…
    Gli Stati Uniti si vantano di essere la terra della libertà. Ma la libertà religiosa, che è la prima libertà, è ora seriamente a rischio se non si cambierà la riforma sanitaria. Sin dal 1990 i vescovi hanno affermato che l’accesso universale ai servizi sanitari caratterizza una buona società: sulla realizzazione di questi obiettivi siamo d’accordo anche noi con la Casa Bianca. Ma non dovremmo in nome della realizzazione di questi obiettivi sacrificare la libertà religiosa. Con questa poi sacrificheremmo anche la libertà di grandi istituzioni ad agire nel campo dell’assistenza sanitaria, dell’educazione, dei servizi sociali, come anche delle istituzioni caritatevoli cattoliche”.

    E domani, la Conferenza episcopale statunitense ha invitato tutte le parrocchie del Paese a far suonare le campane per sottolineare che la libertà religiosa è il valore più caro al popolo americano. Ancora una riflessione del cardinale George:

    “To be a public institution you must be secular…
    Per essere un’istituzione pubblica, dice ora il governo, è necessario essere laici. Questo per noi rappresenta un momento nuovo: come se la Terza Repubblica francese fosse arrivata in Nord America. Non abbiamo mai avuto questa esperienza e siamo quindi sorpresi. Il governo ha deciso cosa sia religioso, ma questo essere religioso non coincide con il nostro essere religiosi! Prima, negli Stati Uniti, eravamo liberi di essere cattolici e il governo lo rispettava. Adesso no! Il governo ci dice: non dovete qualificarvi come cattolici se volete essere educatori, se operate nel settore sanitario o nei servizi sociali … Ma così anche le nostre istituzioni non sono cattoliche! E’ un’identità rubata! Il problema è molto serio!”.

    L’iniziativa dei vescovi ha incontrato il sostegno fattivo anche di esponenti di altre fedi presenti negli Stati Uniti, tra cui Leith Anderson, presidente dell’Associazione nazionale degli Evangelici, e l’imam Faizul R. Khan, fondatore della Società islamica di Washington. In una lettera aperta, firmata da molti leader religiosi d’America, viene sottolineato che “nessun governo dovrebbe dire alle organizzazioni religiose in cosa credere”. Di qui, l’esortazione alle autorità politiche, affinché vengano corrette quelle norme della riforma sanitaria che violano la libertà di coscienza.

    inizio pagina

    Unesco, accesso ai farmaci: crisi acuisce disuguaglianze

    ◊   È un tema davvero cruciale quello del diritto al trattamento sanitario che ha riunito ieri a Trento, nelle sale della Fondazione di studi scientifici umanistici e religiosi Bruno Kessler, il Comitato di bioetica dell’Unesco, presieduto dal prof. Stefano Semplici dell’Ateneo di Tor Vergata. A seguire l’avvenimento c’era Claudia Stamerra:

    Il panel internazionale ha esposto i punti essenziali dell’agenda 2012-2013 mettendo in luce i rapporti tra sviluppo medico e bioetica e la necessità di combattere fenomeni drammatici acuiti dalla crisi come la discriminazione nell’accesso alle cure e la stigmatizzazione della malattia. L’Occidente, dove esistono sacche di inefficienza critica, non è escluso. Stefano Semplici, presidente del Comitato di Bioetica dell’Unesco:

    “Guai a pensare che le faglie insidiose della disuguaglianza tagliano semplicemente il Nord dal Sud del mondo. Queste faglie della disuguaglianza dovrebbero creare problemi di coscienza etica anche nel cosiddetto Nord del mondo”.

    Le difficoltà risiedono anche nell’impatto economico dell’assistenza sanitaria anche dove l’attesa di vita è più elevata:

    “Non c’è dubbio che il problema dell’assistenza sanitaria è anche un problema di allocazione delle risorse e di efficienza ed efficacia. Il costo dell’assistenza sanitaria é destinato a crescere, sia perché andiamo incontro a un progressivo invecchiamento della popolazione, sia perché capita spesso che le cure più efficaci comportino un incremento e non una riduzione dei costi”.

    La crisi economica che il mondo attraversa è un ulteriore fattore di aggravio e riflessione anche in Italia:

    “Quando arriva la crisi, la crisi rende ancora più difficile - e lo vediamo in questi giorni con le problematiche in relazione alla spending review - garantire le risorse che sono indispensabili per assicurare un sistema sanitario efficiente e aperto a tutti”.

    La raccomandazione è quella di non perdere mai di vista a tutti i livelli il gravissimo rischio legato alla discriminazione:

    “Le risorse devono essere mobilitate anche per portare sollievo alla condizione di vita di milioni di esseri umani che in molti Paesi del mondo non possono contare su una speranza di vita di 80 anni, come accade in Italia, ma di poco più di 40”.

    inizio pagina

    Filo d’Argento: anziani più soli e poveri in Italia. Piano emergenza per l'estate

    ◊   Sempre più soli e bisognosi di aiuto: cosi gli anziani in Italia, come denuncia l’Auser associazione di volontariato impegnata nel favorire l'invecchiamento attivo. Stamane è stato presentato a Roma il V Rapporto nazionale del Filo d’Argento, servizio di telefonia sociale attivo al numero verde 800995988. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Circa 6 milioni gli anziani sopra i 65 anni in Italia, ben 450 mila assistiti lo scorso anno dai volontari del Filo d’Argento, 2 milioni e 360 mila gli interventi resi, oltre il 7 per cento in più. Il 2011, anno delle emergenze sociali e degli esclusi, denuncia il Rapporto. Michele Mangano presidente Auser:

    R. - I problemi sono quelli legati alle patologie, alle cronicità, al trasporto sociale, perché ci sono tante, troppe barriere per fare uscire le persone anziane dalle loro abitazioni. Quindi il problema del trasporto sociale e quello della solitudine, ma anche i problemi di una povertà che va sempre più crescendo, richiedono ovviamente interventi mirati, seri, adeguati per queste persone. Purtroppo questi provvedimenti non possono solo ridursi all’intervento attraverso la social card. Quindi, è questo il punto sul quale noi lavoriamo molto anche in funzione di vincere ed abbattere i problemi della solitudine, della depressione che spesso colpisce gran parte delle persone anziane, che vivono da sole.

    D. - Il Filo d’Argento ha predisposto anche un piano emergenza per l’estate?

    R. - Come sempre, tutte le estati i nostri circoli - circa 1600 in tutta Italia - resteranno aperti nel mese di luglio ed agosto per intrattenere le persone anziane, per aiutarle, portarle anche nelle sedi climatizzate, in modo da superare il disagio della calura estiva, e per socializzare. Continuiamo anche la nostra attività di "domiciliarità leggera" per portare i farmaci, la spesa, ecc. Ci sono poi anche dei consigli pratici, attraverso il nostro opuscolo, su come fronteggiare gli attacchi di calore: uno dei consigli - soprattutto per le persone anziane - che appare quasi banale, ma banale non è, è quello di bere almeno due litri di acqua al giorno. Considerare l’acqua un farmaco, magari berla a piccoli sorsi, per evitare le forme di disidratazione, che tra le persone anziane sono molto presenti, perché non c’è la tendenza a bere.

    D. - C’è poca consapevolezza che gli anziani sono ormai gran parte della nostra società…

    R. - E’ proprio questo uno dei punti fondamentali. La classe dirigente di questo Paese - mi permetto di dire anche in Europa - non affronta seriamente i tre grandi fenomeni che investono il nostro mondo, il mondo occidentale in modo particolare: la denatalità, l’invecchiamento e l’immigrazione. Questi tre versanti - che hanno rivoluzionato la società civile - non vengono affrontati con una politica di programmazione, di interventi mirati a sostegno dei temi dell’accoglienza, del disagio sociale, che è sempre crescente, e dei temi appunto dell’incoraggiamento del sostegno alle famiglie, che vogliono fare dei figli e vogliono crescerli in modo sano. Oggi, dai giornali si legge che c’è una disoccupazione del 36%, è un fatto non più drammatico ma tragico per i giovani e per le famiglie. Occorre quindi dare maggiore attenzione a questi temi centrali e fondamentali della nostra società.

    inizio pagina

    Drammatica la situazione delle carceri italiane. Troppi in attesa di giudizio

    ◊   Occorre introdurre al più presto il reato di tortura per impedire la sistematica violazione dei diritti e della dignità delle persone detenute in carcere o nei Cie, Centri di identificazione ed espulsione. La richiesta è stata presentata dopo aver ascoltato un quadro deprimente per quanto riguarda le carceri e i Cie. Il servizio di Fabio Brenna:

    Secondo la Commissione straordinaria diritti umani del Senato, a fine febbraio scorso, erano 66.632 i detenuti in Italia, a fronte di soli 45.742 posti nei 206 istituti di pena. Secondo il rapporto, “il sovraffollamento costituisce l’elemento centrale di un disagio umano, psicologico e si ripercuotono sul piano sanitario, sulla socialità interna e sulle attività lavorative”. Il 40% della popolazione carceraria è detenuta in attesa di giudizio, e per più di un terzo, è formata da stranieri; segno questo, secondo il rapporto, di un modo sbagliato di affrontare il tema dell’immigrazione. La comunità internazionale ha dato in vari modi un giudizio fortemente critico sul sistema penitenziario italiano. Novantadue le raccomandazioni emanate sull’Italia; mentre la Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha condannato l’Italia per la violazione dell’art.3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Pietro Marcenaro è il presidente della Commissione Diritti Umani del Senato.

    “Il sovraffollamento è una cosa molto grave; non è una causa, è una conseguenza. Conseguenza di una società e di uno Stato che ha dimenticato che la funzione della pena non è solo punire ma è anche “riaccompagnare”. Uso questa parola perché mi para abbia un significato più efficace”.

    Introdurre il reato di tortura, servirebbe a rendere illegale le condizioni, ricorrenti oggi, in cui un detenuto non ha almeno tre metri quadrati a sua disposizione. Don Roberto Davanzo è il direttore di Caritas Ambrosiana.

    “Ci sembra un passaggio di civiltà importante, anche perché non possiamo ignorare che oggi la condizione dei detenuti nelle nostre carceri, vergognosamente sovraffollate. E la condizione degli immigrati irregolari trattenuti fino a 18 mesi secondo la normativa attuale nei cosiddetti Cie, possono, per certi versi configurarsi come forme di tortura”.

    Attenzione è stata portata poi sulle condizioni di sospensione dei diritti e con forti riflessi negativi sulla personalità dei migranti, che possono essere indistintamente rinchiusi nei Centri di identificazione ed espulsione per diciotto mesi, senza sostanziali garanzie né assistenza.

    inizio pagina

    La paura della globalizzazione e la speranza della fede nel libro di Andrea Riccardi

    ◊   Uno sguardo ai fatti dell’attualità, con l’occhio dello storico e del credente impegnato nel mondo. E’ il volume “Dopo la paura, la speranza” del ministro italiano per la cooperazione Andrea Riccardi, che raccoglie due anni di editoriali pubblicati su “Famiglia Cristiana”. Il volume, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, è stato presentato ieri al Senato delle Repubblica italiana. Il servizio di Michele Raviart:

    Globalizzazione, individuo, istituzioni, ma anche identità e confronto con il diverso. Dal superamento dei conflitti tra questi aspetti della vita tanto pubblica quanto privata del cittadino prende le mosse il libro di Andrea Riccardi, nel tentativo di superare la paura che, in tempo di crisi, rischia di paralizzare ogni ripresa sia economica sia soprattutto etica. Mario Monti, presidente del consiglio italiano:

    "La paura viene dall’improvviso avvicinarsi del diverso, che una volta era lontano - sia che si tratti di fenomeni di migrazione sia che si tratti di fenomeni di contaminazione culturale - e spesso la leadership politica ha seguito le paure, che naturalmente sussistono circa il diverso, e sta portando in un continente che ha raggiunto un buon grado di integrazione, come l’Europa, a pericolosi sintomi di dis-integrazione".

    Ecco quindi che l’Europa, che pure per prima ha trovato il modo di organizzarsi in maniera democratica e “globalizzata”, rischia di subire la fascinazione di modelli politici alternativi, che spesso ignorano i diritti acquisiti con la democrazia, per risultati economici più efficienti. Ancora Mario Monti:

    "C’è un accorciamento della pazienza per l’azione di governo, per l’azione politica e sembra pagare solo ciò che dà effetti immediati. Credo che la paura che dovremmo avere - e che non sempre abbiamo - è di rendere un cattivo servizio all’immagine della democrazia e rendere i nostri cittadini sufficientemente scettici nei confronti del miglior sistema di governo, che è la democrazia, in nome della bontà dei risultati".

    Nel libro di Riccardi, che nelle parole del cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, mette “i fatti prima delle idee”, aleggia uno “spirito di speranza”, che, per i credenti, non può che essere rafforzato dalla fede. Il cardinale Giuseppe Betori:

    "La speranza è, appunto, ciò che può guarirci dalla paura e dalla solitudine. Ci vuole una cultura della speranza che non abbia niente a che fare con l’utopia. L’utopia è proiettare sul fluire del tempo una immagine che non appartiene a questo tempo; la speranza, invece, non fugge questo tempo: è ciò che noi scopriamo, scrutando il tempo, i fatti quindi. Le realtà sono la strada su cui cammina la speranza. Certo per un credente c’è un fatto che è fondamentale e che è la Risurrezione di Cristo".

    In questo senso, il ruolo della Chiesa appare insostituibile, non solo perché guidata nella sua azione dalla storicità della Risurrezione, ma anche perché i fatti “dell’uomo” non possono essere interpretati solo in chiave secolarizzata. Ancora il cardinale Betori:

    "C’è la convinzione da parte di alcuni che la Chiesa non possa sapere chi è l’uomo, non abbia da dire niente all’uomo, perché la Chiesa è troppo "impastoiata" con le sue certezze dogmatiche, che sarebbero appunto delle certezze fittizie... Al centro della Chiesa, non sta qualche idea, sta la realtà concreta dell’uomo creatura di Dio. Non lavoriamo per l’interesse cattolico, ma sempre per l’uomo".

    Un uomo che, parafrasando Giovanni Paolo II, non deve avere paura e che, nelle parole di Benedetto XVI, “non è mai solo” perché creatura di Dio, che solo nella sua relazione con gli altri trova il compimento della sua natura. Andrea Riccardi, fondatore della "Comunità di Sant'Egidio", autore del volume:

    "Io credo che la speranza dobbiamo costruirla assieme, certo il nostro mondo è pieno di paure: paura della guerra, paura dell’assenza di prospettive, paura dei vicini, paura dei lontani. Io credo che oggi il problema sia proprio battere questa paura, e per battere questa paura ci vuole cultura, ci vuole politica. Bisogna costruire un incrocio ed un dialogo tra le genti".

    inizio pagina

    Festival cinema cattolico. Intervista con Robert Hossein, autore di "Una donna di nome Maria"

    ◊   Si è inaugurata ieri sera a Roma la terza edizione di "Mirabile Dictu" - International Catholic Film Festival, in programma all’Auditorium Conciliazione fino al 5 luglio, con il film dello spettacolo teatrale "Una donna di nome Maria" realizzato da Robert Hossein a Lourdes. Una produzione che ha tenuto l’artista francese, famoso per la sua lunga carriera nel cinema e per la realizzazione di "Jésus était son nom", impegnato per ben due anni di lavoro nel celebre Santuario mariano. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Il 13 agosto del 2011 Robert Hossein ha vinto una battaglia ideale: sul palcoscenico appositamente creato dinanzi alla Basilica di Nostra Signora del Rosario a Lourdes, all'imbrunire, oltre ottanta fra attori e comparse hanno partecipato a un’impresa epica recitando "Una donna di nome Maria" per trentamila spettatori – seimila gli ammalati - e un pubblico televisivo di due milioni. Storia semplice e universale: Bernadette chiede alla Signora di raccontarle la storia del Figlio e così i personaggi, evocati dalle parole di Maria, danno vita agli episodi più noti dei Vangeli. Abbiamo chiesto al famoso attore e regista com’è nato questo progetto.

    R. – Il n’on rien décidé. Je suis allé comme président du Festival…
    “Non era deciso niente. Sono andato come presidente del Festival di teatro Gavarnie nei Pirenei: rientrando dai Pirenei, mi sono fermato a Lourdes, ho visto così Lourdes per la prima volta. Quando ho visto Lourdes, quando ho visto la Basilica e la spianata mi è capitato qualcosa che non posso ancora spiegare: ho avuto uno shock e sono caduto a terra. Mi sono rialzato dopo tre minuti e ho cominciato a piangere… non so perché e non lo so ancora oggi il perché. Ho sentito che dovevo fare qualcosa lì, in quel luogo: mi sono detto di voler fare uno spettacolo a Lourdes, davanti alla Basilica. Ho montato lo spettacolo e ho costruito la grotta da un lato… Ho avuto così il permesso per realizzare lo spettacolo. Poi ci ho riprovato: ci ho impiegato un anno per ottenere l’autorizzazione e ci ho messo un anno per ripeterlo”.

    D. - Lei ha realizzato lo spettacolo con un grande entusiasmo e lo ha dedicato a tutti, credenti e non…

    R. – Que vous soyez croyant ou non croyant…
    Che voi siate credenti o non credenti, vi dico che chi vedrà il film non sarà più come prima quando uscirà… Se non abbiamo il potere di guarire, abbiamo ancora il potere di aiutare, di amare e di condividere. Penso che altrimenti alla nostra terra, al nostro pianeta resterà molto poco tempo.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Messico: vescovi chiedono al neopresidente Peña Nieto di non tradire la fiducia degli elettori

    ◊   La Conferenza episcopale del Messico (Cem) si congratula con il popolo messicano per il comportamento tenuto durante le elezioni di domenica scorsa, 1° luglio, e chiede al nuovo governo di Enrique Peña Nieto di soddisfare "le esigenze più autentiche del popolo messicano" e di non tradire la fiducia degli elettori. "Siamo contenti quando si riconosce nella democrazia una via privilegiata per raggiungere la pace, la giustizia e lo sviluppo, tanto desiderati dai messicani. Ci congratuliamo con quanti hanno vinto le elezioni e riconosciamo la civiltà dei candidati e dei partiti che non sono stati scelti dal voto cittadino, per aver riconosciuto che, in democrazia, la volontà popolare deve prevalere": così si esprimono i vescovi in una dichiarazione ripresa dall’agenzia Fides, firmata da mons. Carlos Aguiar Retes, presidente della Cem, e mons. Victor Rene Rodriguez Gomez, segretario generale dei vescovi messicani. Domenica scorsa ha vinto le elezioni il Partito Rivoluzionario Istituzionale (Pri), che era stato al governo per circa 71 anni e vi ritorna dopo 12 anni. Peña Nieto, secondo la stampa locale, ha ottenuto il 38% dei voti, mentre il leader della sinistra Andrés Manuel López Obrador, il 31%. (R.P.)

    inizio pagina

    I segretari degli episcopati europei: "Il futuro dell'Europa passa per la fede"

    ◊   “Il futuro dell’Europa passa anche attraverso una rinnovata testimonianza della fede in politica. Una ragione umana illuminata della fede saprà trovare le risposte adeguate alle sfide politiche ed economiche attuali”. È quanto sostengono i segretari generali delle 38 Conferenze episcopali europee (Ccee) convenuti ad Edimburgo (29 giugno - 2 luglio) per il loro 40° incontro annuale incentrato sulla nuova evangelizzazione, sul ruolo dei cristiani nella vita pubblica e sul bisogno che l‘Europa ha di Dio. “La nuova evangelizzazione - si legge nel comunicato finale diffuso oggi e ripreso dall'agenzia Sir - è un richiamo al rinnovamento interiore della vita di fede di tutti i cattolici. Proprio per questo ha anche una dimensione pubblica che tocca tutti gli ambiti della società europea”. Per i segretari generali la tendenza che esiste, in molti Paesi europei, di “relegare Dio nella sfera del privato” è “una perdita per tutta la società, particolarmente visibile in un tempo di crisi economica come il nostro; tempo che è segnato da una grande sete di Dio”. I segretari generali Ccee denunciano anche “forme subdole di limitazione della libertà religiosa delle Chiese, se non addirittura a forme d’intromissione degli Stati nella vita della Chiesa”. Nel loro comunicato i segretari generali sottolineano come “l’attuale cultura individualista, materialista e edonista, è una strada senza sbocco, dalla quale è necessario uscire”. Una soluzione suggerita dai lavori è quella di crescere nella “virtù dell’eccellenza”, e in particolare dell’eccellenza intellettuale. La Chiesa cattolica è chiamata a un “rinascimento intellettuale”. “Alla vita pubblica - si legge nel comunicato - la Chiesa non porta soltanto alcune regole morali necessarie per una sana convivenza, ma reca una razionalità per comprendere la vita e anche i fondamenti dell’etica e della morale. La Chiesa non propone soluzioni tecniche ai problemi attuali, ma è convinta che la ragione illuminata dalla fede è capace di trovare le vie necessarie per riportare speranza alla società europea. La salvezza non viene dalla politica, ma da Dio, e quanti si lasciano illuminare da Lui porteranno al mondo la sua luce”. Da Edimburgo è giunta anche solidarietà alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti d‘America, “in un momento in cui dall’altra parte dell‘Atlantico, una serie di interventi legislativi mettono a repentaglio la libertà religiosa”. I segretari generali hanno poi parlato dei sistemi di finanziamento delle chiese in Europa ravvisando come “i media spesso veicolano un’immagine falsata, distorta e spesso molto parziale riguardo a questo tema”. (R.P.)

    inizio pagina

    Il cardinale Filoni chiede ai vescovi di curare la formazione di laici e candidati al sacerdozio

    ◊   “Situata nel cuore dell'Africa, la Chiesa del Congo è tra le più antiche della regione sub-sahariana, con i suoi numerosi frutti conosciuti e ammirati da tutti, in particolare la santità”. Con queste parole il prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Fernando Filoni, ha elogiato la fecondità della Chiesa congolese nel discorso pronunciato ieri - riferisce l'agenzia Fides - durante l’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale congolese (Cenco). La Chiesa locale si caratterizza inoltre per il dinamismo della fede dei suoi fedeli, per la corresponsabilità nella vita e nella missione della Chiesa, che danno come frutti la crescita continua dei fedeli, la fioritura delle vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa, lo slancio missionario delle comunità ecclesiali. “Nonostante le risorse limitate di cui dispone, e in condizioni spesso difficili, la Chiesa cattolica contribuisce notevolmente ad alleviare la condizione delle popolazioni oppresse dalla povertà, dall’insicurezza e costrette a fuggire – ha sottolineato il Cardinale -. La vostra Conferenza episcopale nazionale merita vive congratulazioni ed incoraggiamento per la sua costante attenzione alla situazione socio-politica del Paese, per la correttezza delle sue analisi e soprattutto per i messaggi pertinenti e le coraggiose dichiarazioni pubblicate in occasione degli avvenimenti che segnano la vita della nazione. La fiducia della popolazione nei vescovi deve incoraggiarvi a proseguire questa missione profetica rimanendo uniti al servizio della verità e del bene comune. Questo è un segno di credibilità e di efficacia pastorale, quando i vescovi sono uniti e parlano con una sola voce!”. Il prefetto di Propaganda Fide ha comunque esortato a non privilegiare le questioni sociali e politiche “a scapito della riflessione e di un lavoro approfondito sulle gravi questioni ecclesiali e pastorali che scuotono le comunità cristiane”, invitando la Conferenza episcopale ad una maggiore attenzione alla crescita spirituale e morale del popolo di Dio, concentrandosi sui suoi problemi interni, come la missione del vescovo diocesano e i suoi rapporti con il clero; la situazione morale dei sacerdoti e delle persone consacrate; la gestione finanziaria trasparente delle diocesi. Oltre a questi, altri importanti problemi pastorali da affrontare sono il rilancio dell’Evangelizzazione ad gentes, la pastorale familiare, la formazione permanente del clero e dei laici, la lotta al tribalismo e i conflitti etnici. “Nonostante la crescita della Chiesa locale e l’autentico progresso dell'Evangelizzazione, persiste infatti una difficoltà riguardo alla penetrazione e all'adesione profonda al Vangelo negli strati culturali e nelle tradizioni popolari – ha sottolineato ancora il cardinale Filoni -. Credenze e pratiche superstiziose, stregoneria e magia, che condizionano la vita quotidiana delle persone e alimentano la paura e i sospetti, sono ancora vivi nelle comunità cristiane. Sacerdoti, religiosi e religiose non sono esenti da questa situazione. Mentre le chiese indipendenti e le sette si moltiplicano, i conflitti etnici e il tribalismo causano gravi danni alla società congolese e alla Chiesa. Questa sfida, grande e importante, deve essere affrontata con due impegni prioritari per l'episcopato del Congo: la formazione integrale e la formazione permanente dei laici e dei candidati al sacerdozio o alla vita religiosa consacrata”. Riprendendo il tema dell’Assemblea plenaria “La Chiesa in Congo: dal Concilio Vaticano II ai nostri giorni. Evoluzione, sviluppo, analisi”, il cardinale Filoni ha invitato a diffondere l’Esortazione apostolica 'Africae munus', “che deve ispirare la vita e il lavoro pastorale della Chiesa in Africa nei prossimi anni. Per quanto riguarda in particolare la Repubblica Democratica del Congo, tenuto conto dei molteplici conflitti che persistono a livello sociale ed ecclesiale, tra le priorità della Chiesa locale, oltre alla Giustizia e alla Pace, figura la Riconciliazione”. L’Anno della Fede, che inizierà l’11 ottobre, è l’occasione per una autentica conversione, e il cardinale Filoni ha esortato i vescovi a promuovere nelle diocesi “una riflessione sulla fede per aiutare i fedeli ad essere più consapevoli e a rinvigorire la loro adesione al Vangelo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Belgio: nuova Commissione per la protezione dei bambini e dei giovani

    ◊   Coordinare le linee di condotta già in vigore e l’azione delle varie istituzioni ecclesiali in collaborazione con le autorità civili per contrastare e prevenire in modo più incisivo il fenomeno degli abusi sessuali sui bambini. Sarà questa la missione centrale della nuova Commissione nazionale per la protezione dei bambini e dei giovani istituita il 1° luglio dalla Conferenza episcopale belga. La sua istituzione - riferisce il sito di informazione cattolica Infocatho.be ripreso dall’agenzia Apic - completa la serie di misure annunciate lo scorso gennaio nel documento "Una sofferenza nascosta. Per un approccio globale degli abusi sessuali nella Chiesa" preparato dai vescovi e dai superiori religiosi per rispondere ai casi di abusi in seno alla Chiesa. Il documento, di 52 pagine, era stato pubblicato sulla scia dei lavori della Commissione parlamentare sugli abusi sessuali, che ha portato tra l'altro alla creazione di tribunali arbitrali incaricati a risarcire le vittime anche nei casi prescritti dalla legge. Nell’opuscolo i leader religiosi della Chiesa belga delineano un nuovo piano d'azione in cinque punti: volontà di stare dalla parte delle vittime; rompere il silenzio; cooperare per il riconoscimento e la riparazione; non lasciare in pace coloro che abusano e assicurare la prevenzione in futuro. Tra le misure annunciate per raggiungere questi obiettivi l’apertura di centri di contatto per le vittime che sono già operativi. La nuova commissione avrà appunto il compito di supportare i centri di contatto cui le vittime potranno rivolgersi per sottoporre i loro casi e ottenere risarcimenti, ma anche quella di garantire una collaborazione ottimale tra le autorità civili e quelle ecclesiastiche per garantire un approccio globale al problema della pedofilia. La Commissione renderà conto del proprio lavoro con una relazione annuale sulle denunce presentate e sul seguito dato ai vari casi. A presiederla è stato chiamato il professore emerito Manu Keirse, specialista in Psicologia dell’elaborazione del lutto presso la Facoltà di Medicina dell’Università cattolica di Lovanio. Tra i suoi membri figurano poi rappresentanti dei vescovi e dei superiori religiosi, dei responsabili dell’educazione cattolica, della pastorale giovanile nonché di medici e psicologi. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Myanmar: liberati prigionieri politici

    ◊   Almeno 20 prigionieri politici sono stati rilasciati oggi dalle autorità carcerarie del Myanmar nell’ambito di una amnistia concessa a 46 detenuti. Lo riferiscono fonti di stampa locale riprese dall'agenzia Misna, aggiungendo che tra le persone liberate ci sono diversi esponenti del gruppo studentesco Generazione 88. Secondo dichiarazioni rilasciate dal capo dell’opposizione Aung San Suu Kyi nelle carceri birmane si trovano attualmente 330 prigionieri politici, ma nell’ultimo anno sono migliaia i prigionieri rilasciati e 650 gli attivisti tornati in libertà dopo anni di detenzione. Da circa un anno il nuovo governo del presidente Thein Sein – che nel giugno 2011 ha preso il posto della giunta militare al potere da decenni – ha varato una serie di aperture accolte positivamente sia dall’opposizione che è potuta tornare alla vita politica attiva, conquistando il 1° aprile 43 dei 44 seggi in palio alle elezioni suppletive, sia dalla comunità internazionale. I concreti passi avanti fatti da Sein sono stati premiati dall’Unione Europea con l’abrogazione di sanzioni economiche finora in vigore, ad accezione dell’embargo sulle armi. (R.P.)

    inizio pagina

    Aiuto alla Chiesa che Soffre: 82 milioni di euro raccolti nel 2011. Finanziati oltre 4.500 progetti

    ◊   La Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs) ha pubblicato il rapporto annuale relativo all’anno 2011 che fa un bilancio delle offerte raccolte e delle modalità di impiego. Sono 82 i milioni di euro messi insieme grazie alla generosità di oltre 600.000 benefattori, anche se la crisi economica si è fatta sentire con 4,8 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente. Attraverso le donazioni ricevute, Acs ha potuto finanziare 4.634 progetti in 145 Paesi, con appropriate modalità di intervento: aiuti all’edilizia 29,3%, intenzioni di Sante Messe 15,2%, aiuti pastorali 12,9%, formazione teologica 10,9%, catechesi 9,7%, apostolato mediatico 8,4%, motorizzazione 5,1%, apostolato biblico 4,4%, sostentamento 2,8%, aiuti d’emergenza 1,3%. L’aiuto ai rifugiati è stato di circa 110mila euro. Sono state riparate o costruite 476 chiese, 37 seminari e 191 conventi. Il direttore di Acs Italia, Massimo Ilardo, ha sottolineato che la Fondazione assiste in tutto il mondo i cristiani che soffrono la persecuzione, “persone che hanno le mani vuote ma il sorriso pieno di speranza”. Dal quartier generale di Acs a Königstein in Germania, invece, il presidente esecutivo Johannes Heereman von Zuydtwyck ricorda che gli sforzi si sono concentrati maggiormente in Africa e Medio Oriente, che sono le aree di maggiore criticità. Da quando, lo scorso dicembre, Acs è stata elevata a Fondazione pontificia per desiderio di Benedetto XVI, sono state create nuove strutture che facilitano l’impiego degli aiuti. (A.C.)

    inizio pagina

    Filippine: ritirata legge sul divieto ai segni religiosi nei luoghi pubblici. Plauso dei vescovi

    ◊   Nelle Filippine è stato ritirato un progetto di legge che voleva vietare le manifestazioni e i simboli religiosi in tutti gli edifici pubblici e statali. La proposta era stata presentata da un deputato del “Kabataan Partylist” (il Partito dei Giovani) con l’argomento che le espressioni pubbliche della fede “minano la neutralità che lo Stato deve mantenere nei confronti delle diverse religioni” stabilita dalla Costituzione filippina. La notizia del ritiro del progetto – riferisce l’agenzia d’informazione dei Missionari di Parigi Eglises d’Asie - è stata accolta con unanime soddisfazione dai vescovi filippini che, insieme alle organizzazioni cattoliche, avevano espresso un coro di critiche all’iniziativa. Tra queste quella di mons. Deogracias Iniguez, vescovo di Kallokan e responsabile degli affari pubblici della Conferenza episcopale (Cbcp), secondo il quale “lungi dal garantire la libertà di fede, la legge avrebbe semplicemente limitato la pratica religiosa”. In una nota la Conferenza episcopale aveva inoltre rilevato che la stragrande maggioranza dei dipendenti pubblici filippini sono cattolici e che la presenza di un crocifisso e la recita di qualche preghiera non possono che avere effetti positivi”. Ironico il commento del responsabile dell’Ufficio stampa della Cbcp mons. Pedro Quitorio secondo il quale il governo filippino ha sicuramente “problemi più importanti di questa legge”. Particolarmente duro poi il giudizio di mons. Ricardo Vidal, arcivescovo emerito di Cebu: “La religione cattolica fa parte della nostra identità – ha dichiarato nei giorni scorsi il presule. Essa dà i valori essenziali a partire dai quali lo Stato definisce il proprio ordinamento etico e spirituale. Senza di essa lo Stato diventerebbe un’area senza diritto”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Vietnam: cattolici nel mirino di teppisti. Decine di feriti durante una Messa

    ◊   Un gruppo di teppisti legato al Fronte patriottico vietnamita, fomentati dalle autorità locali, ha colpito i fedeli riuniti in una casa di preghiera di Con Cuông - distretto della provincia di Nghệ An, diocesi di Vinh - intenti a celebrare la messa domenicale. L'attacco contro la comunità cattolica è avvenuto la sera del 1° luglio ed è solo l'ultimo di una serie di episodi di persecuzione, che hanno preso di mira le comunità cristiane della zona dal novembre dello scorso anno. La sera del 1° luglio, come ogni domenica, padre J.B. Nguyễn Đình Thục ha riunito i fedeli in una cappella di Con Cuông per celebrare la messa. All'improvviso, un gruppo di teppisti - con molta probabilità vicini ad un movimento nazionalista ed estremista - ha interrotto la funzione prendendo di mira i presenti. Gli assalitori hanno colpito con forza e brutalità ferendo dozzine di persone. A dispetto di minacce e persecuzioni che proseguono da un anno e mezzo, padre B. Nguyễn Đình Thục continua a celebrare la messa domenicale e i riti legati alle principali festività. In tutta risposta, l'amministrazione locale ha rafforzato la politica repressiva "mobilitando centinaia di persone fra forze di polizia, agenti in borghese e gruppi di malviventi" che lanciano sassi, colpiscono i fedeli, compiono arresti. In risposta all'ennesimo attacco, i parrocchiani hanno protestato davanti agli uffici del Comitato popolare del distretto Con Cuông, chiedendo al segretario locale del partito di mettere fine alle violazioni e rispettare il principio della libera professione del culto. (R.P.)

    inizio pagina

    India: la richiesta di un ruolo più attivo dei laici nella Chiesa

    ◊   Incoraggiare la promozione del ruolo dei laici nella vita della Chiesa in linea con le indicazioni del Concilio. Con questo obiettivo si è svolto nei giorni scorsi a New Delhi , il primo sinodo regionale dei laici dell’India. A promuoverlo la All India Catholic Union (Aicu) , la più importante associazione laicale cattolica indiana che rappresenta circa 17 milioni di cattolici del Paese e la Federazione delle associazioni cattoliche dell’arcidiocesi di Delhi. Il sinodo, il primo di una serie di sei incontri regionali che si protrarranno fino al febbraio 2013, ha coinvolto un centinaio di delegati delle 15 diocesi del nord del Paese, tra i quali anche 11 vescovi. Sono stati due giorni di intenso confronto da cui, come ha spiegato all’agenzia Ucan il vice presidente dell’Aicu Eugene Gonsalves, è emersa la comune richiesta di una presenza più incisiva del laicato nel governo della Chiesa in India e quindi nella sua missione profetica, sacerdotale e regale, come indicato dal Concilio. Ad introdurre la consultazione è stato il cardinale Telesphore Placidus Toppo, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici (Ccbi). Nel suo intervento il capo della Chiesa latina indiana ha sottolineato l’importanza dell’incontro che, ha detto, rappresenta un modo nuovo e dinamico per incoraggiare la partecipazione dei laici alla vita della Chiesa. Una partecipazione, ha peraltro puntualizzato, che deve servire a promuovere la sua crescita e unità. Tra le proposte avanzate dai partecipanti il rafforzamento del peso dei consigli parrocchiali, il potenziamento della formazione dei laici attraverso le associazioni laicali e un maggiore spazio ai diaconi. Le proposte serviranno all’elaborazione delle risoluzioni finali, la cui pubblicazione è prevista dopo l’ultimo appuntamento a febbraio. (L.Z.)

    inizio pagina

    Spagna: messaggio dei vescovi per la festa della Madonna del Carmelo

    ◊   “Apostoli del mare, testimoni della nuova evangelizzazione”: si intitola così il messaggio della Conferenza episcopale spagnola (Cee) per la Festa della Madonna del Carmelo, che ricorre il 16 luglio e che coincide con la Giornata dei marittimi. Nel testo, a firma di mons. Luis Quinteiro Fiuza, promotore dell’Apostolato del mare, si ricorda che “Maria è la grande educatrice, la Stella del mare che ci guida nelle acque difficili della vita, soprattutto in questi momenti duri di crisi economica”. “Nella sofferenza della separazione dalle famiglie lungo i mesi in mare – continua il messaggio – i marinai contano sulla consolazione dell’amore di Dio che arriva a loro attraverso Maria e che li riunisce con i loro cari, al di là della distanza fisica”. Di qui, l’invito a guardare “al mondo marittimo sempre più eterogeneo”, “ai porti trasformati in crocevia dell’umanità”, “alle navi con a bordo equipaggi composti da persone di diverso credo e nazionalità”. Di fronte a tale realtà, ribadisce la Cee, “i cristiani devono annunciare la Buona Novella di salvezza non solo con le parole, ma anche con quell’affetto e quell’entusiasmo proprio di coloro che amano condividere l’esistenza ed il progetto di Gesù”. Essenziale, quindi, portare “l’annuncio di un mondo nuovo, riconoscendo nel volto dell’altro una persona da amare e rispettare”. Infine, l’Apostolato del mare ricorda in modo speciale i marinai defunti durante l’anno, manifestando il proprio “appoggio morale e spirituale” alle loro famiglie. Le ultime righe del messaggio sono un’invocazione a Maria, “faro luminoso”, affinché protegga gli uomini in “questi tempi difficili”. (I.P.)

    inizio pagina

    Brasile: le ultime statistiche confermano la vitalità della Chiesa

    ◊   Una Chiesa ancora maggioritaria e “viva” nonostante l’accresciuta diversificazione religiosa registrata in questi ultimi decenni nella società brasiliana. È questo il quadro incoraggiante che emerge dall’ultimo rapporto annuale riferito al 2010 del Centro di Statistica e Indagini Sociali (Ceris) della Conferenza episcopale brasiliana (Cnbb). Lo conferma anche l’ultimo censimento del governo di Brasilia del 2010. Secondo i dati registrati dall’Istituto brasiliano di geografia e Statistica (Ibge) il 64, 4% della popolazione brasiliana si dichiara cattolica con punte che raggiungono più del 70% nel Nordeste, contro il 22,2% degli evangelici e l’8% di chi dichiara di non appartenere ad alcuna religione. Il numero dei fedeli cattolici cresce con l’età: la proporzione è, infatti, maggiore tra gli ultra-quarantenni e raggiunge il 75,2% tra chi ha più di 80 anni. In netto aumento dal 1994 al 2010, secondo i dati della Chiesa, anche il numero complessivo delle parrocchie e delle nuove diocesi. Positiva inoltre l’evoluzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, anche se con situazioni molto diverse da regione a regione: nel 2010 si contavano in tutto 22.119 sacerdoti contro i 16.772 del 2000. I dati dunque sembrano smentire la tesi di una progressivo allontanamento della società brasiliana dalla religione e da quella cattolica in particolare. "I teorici della secolarizzazione dicono che la religione è destinata al fallimento, ma ciò che vediamo dice il contrario”, commenta il Ceris nel suo rapporto. “Il quadro generale dimostra una certa vitalità della religione cattolica, grazie anche a nuove forme e modi di vivere la fede, alle nuove comunità e movimenti ecclesiali, al ritorno alle origini ideali delle prime comunità cristiane” che ha anche fatto riavvicinare dalla Chiesa chi se ne era allontanato. Un’analisi condivisa dal sociologo padre José Carlos Pereira, già collaboratore del Ceris, che parla di una Chiesa “viva”. (L.Z.)


    inizio pagina

    Zambia: la Chiesa ribadisce l'importanza dei laici nell'evangelizzazione

    ◊   “Il futuro dell’Europa passa anche attraverso una rinnovata testimonianza della fede in politica. Una ragione umana illuminata della fede saprà trovare le risposte adeguate alle sfide politiche ed economiche attuali”. È quanto sostengono i segretari generali delle 38 Conferenze episcopali europee (Ccee) convenuti ad Edimburgo (29 giugno - 2 luglio) per il loro 40° incontro annuale incentrato sulla nuova evangelizzazione, sul ruolo dei cristiani nella vita pubblica e sul bisogno che l‘Europa ha di Dio. “La nuova evangelizzazione - si legge nel comunicato finale diffuso oggi e ripreso dall'agenzia Sir - è un richiamo al rinnovamento interiore della vita di fede di tutti i cattolici. Proprio per questo ha anche una dimensione pubblica che tocca tutti gli ambiti della società europea”. Per i segretari generali la tendenza che esiste, in molti Paesi europei, di “relegare Dio nella sfera del privato” è “una perdita per tutta la società, particolarmente visibile in un tempo di crisi economica come il nostro; tempo che è segnato da una grande sete di Dio”. I segretari generali Ccee denunciano anche “forme subdole di limitazione della libertà religiosa delle Chiese, se non addirittura a forme d’intromissione degli Stati nella vita della Chiesa”. Nel loro comunicato i segretari generali sottolineano come “l’attuale cultura individualista, materialista e edonista, è una strada senza sbocco, dalla quale è necessario uscire”. Una soluzione suggerita dai lavori è quella di crescere nella “virtù dell’eccellenza”, e in particolare dell’eccellenza intellettuale. La Chiesa cattolica è chiamata a un “rinascimento intellettuale”. “Alla vita pubblica - si legge nel comunicato - la Chiesa non porta soltanto alcune regole morali necessarie per una sana convivenza, ma reca una razionalità per comprendere la vita e anche i fondamenti dell’etica e della morale. La Chiesa non propone soluzioni tecniche ai problemi attuali, ma è convinta che la ragione illuminata dalla fede è capace di trovare le vie necessarie per riportare speranza alla società europea. La salvezza non viene dalla politica, ma da Dio, e quanti si lasciano illuminare da Lui porteranno al mondo la sua luce”. Da Edimburgo è giunta anche solidarietà alla Conferenza episcopale degli Stati Uniti d‘America, “in un momento in cui dall’altra parte dell‘Atlantico, una serie di interventi legislativi mettono a repentaglio la libertà religiosa”. I segretari generali hanno poi parlato dei sistemi di finanziamento delle chiese in Europa ravvisando come “i media spesso veicolano un’immagine falsata, distorta e spesso molto parziale riguardo a questo tema”. (R.P.)

    inizio pagina

    Burkina Faso: le conseguenze sociali della corsa all'oro

    ◊   La febbre dell’oro pervade i giovani del Burkina Faso alla ricerca di una fonte di sostentamento alternativa all’agricoltura, in crisi a causa della siccità. L’oro “giallo” ha ormai sostituito quello “bianco”, il cotone, come prima esportazione del Paese, afferma un’inchiesta di Ocades Caritas Burkina. Se l’80% della forza lavoro locale è ancora impiegata nell’agricoltura, il settore minerario è in piena espansione. La produzione industriale di oro è passata da 5.000 kg nel 2008 a 11.642 kg nel 2009. Il settore minerario è in mano a società straniere (statunitensi, francesi, canadesi, australiane). Accanto all’estrazione industriale c’è quella artigianale, alla quale si dedicano migliaia di burkinabé, attratti dalla possibilità di guadagno, ma la cui vita non è affatto facile. Si tratta infatti di setacciare le sabbie dei fiumi alla ricerca di quantità minime di oro: un lavoro duro e ingrato, fatto per ore e ore sotto il sole accecante. “Ma quelli che riescono a trovare l’oro si contano sulle dita della mano” afferma l’inchiesta. Il sindaco di Boroum, uno dei siti di ricerca dell’oro, mette in luce i danni sociali provocati dall’arrivo dei cercatori improvvisati: “il fenomeno della ricerca dell’oro è molto inquietante. Quando i giovani riescono a ottenere un po’ di denaro, preferiscono dilapidarlo nelle grandi città invece di usarlo per aiutare i loro genitori. Nei siti di ricerca si assiste ad ogni sorta di pratica malsana: consumo di stupefacenti, prostituzione, furti e stupri. Alcuni giovani tornano a casa malati. Anche se sono privi di mezzi, i loro genitori si sentono obbligati a dare fondo a tutte le loro magre risorse per curarli. La ricerca dell’oro ci sta creando dei problemi seri”. Il Segretario esecutivo nazionale di Ocades Caritas Burkina, don Isidore Ouedraogo, afferma che il fenomeno dei cercatori d’oro è “uno dei problemi principali sul quale dobbiamo lavorare”. Questo problema è ancora più importante visto che la gente si è più volte ribellata contro le compagnie minerarie, accusate di essere interessate solo all'accumulo di profitti e non alla costruzione di infrastrutture e alla creazione di posti di lavoro per le popolazioni locali. (R.P.)

    inizio pagina

    Slovacchia: Lettera pastorale dei vescovi per l'Anno giubilare dei Santi Cirillo e Metodio

    ◊   “Numerose nazioni del mondo sono orgogliose di ricordare quei momenti della loro storia in cui, toccate da Dio, si sono lasciate plasmare dal Vangelo di Gesù. Ecco perché ci stiamo preparando a celebrare il 1150° anniversario di quell’evento che ha dato un nuovo orientamento alla storia della nostra nazione slovacca e di altri Paesi slavi”. Con queste parole i vescovi slovacchi si sono rivolti ai fedeli in una lettera pastorale scritta in occasione dell’apertura dell’Anno giubilare dei santi Cirillo e Metodio, letta ieri in tutte le parrocchie cattoliche del Paese. Questi “eroi dello spirito”, scrivono i vescovi, “hanno permesso ai nostri predecessori di sperimentare la rinascita della Parola di Dio nella loro lingua madre” e in questo modo “i testi della Sacra Scrittura sono diventati un costante stimolo ad approfondire la fede”. I vescovi vedono nella “profonda fede, nel sacrificio personale, nell’insegnamento e nella creatività comunicativa” dei santi Cirillo e Metodio un “luminoso esempio di nuova evangelizzazione” che può diventare “guida nel cammino dal deserto alla vita” anche per la gente del nostro tempo, specialmente nel contesto dell’imminente Anno della fede. La lettera pastorale invita i fedeli a conoscere le origini “della nostra storia e cultura slovacca” e a pregare “affinché possiamo compiere con fede, speranza, amore e forza spirituale, la nostra missione umana e cristiana” sull’esempio dei due fratelli di Tessalonica del IX secolo. (R.P.)

    inizio pagina

    Polonia: l'Opera del Nuovo Millennio per gli insegnamenti del Beato Giovanni Paolo II

    ◊   Commemorare il pontificato del Beato Giovanni Paolo II divulgando i suoi insegnamenti e aiutando quei giovani che vogliono studiare e non hanno possibilità economiche. Con queste finalità opera da 12 anni la fondazione della Conferenza episcopale polacca “Dzielo Nowego Tysiaclecia” (Opera del Nuovo millennio). Istituita nel 2000 dopo il settimo viaggio apostolico in Polonia di Giovanni Paolo II del 1999, la fondazione è conosciuta per l’organizzazione della cosiddetta “Giornata del Papa”, dedicata a Giovanni Paolo II e celebrata ogni anno in Polonia nel mese di ottobre e per l’assegnazione del Premio “Totus”. Ma la sua più importante area di impegno è nel campo culturale ed educativo in particolare nella promozione di opportunità educative per i giovani di talento provenienti da aree svantaggiate (campagne e periferie) attraverso borse di studio. Ad oggi sono 2.500 gli studenti che hanno usufruito del suo aiuto nelle scuole primarie, nelle scuole medie nei ginnasi, e negli studi universitari. I sussidi sono finanziati da donazioni raccolte ogni anno con la colletta “Condividiamo l’amore” organizzata in occasione della Giornata del Papa. (L.Z.)

    inizio pagina

    Roma: la mostra "I Papi della memoria" a Castel Sant’Angelo

    ◊   La realtà supera sempre la fantasia quando si ha a che fare con i capolavori dell’arte; sfogliando le schede della «Banca dati delle opere illecitamente sottratte» delle Forze dell’Ordine italiane può capitare di imbattersi nel rocambolesco ritrovamento di un capolavoro del Guercino — il dipinto Santa Margherita di Antiochia rubato nel 1976 da San Pietro in Vincoli a Roma — nascosto sotto la boiserie di un insospettabile studio di diagnostica medica di Bologna, o di seguire le vicissitudini dell’antica Crux Veliterna — omaggio di Federico ii di Svevia a Papa Alessandro IV — che nella seconda metà del Novecento ha legato il suo nome a quello dell’allora cardinale Ratzinger. La realtà supera sempre la fantasia anche quando si ha a che fare con la storia millenaria della città di Roma, inestricabilmente legata al cristianesimo e ai successori di Pietro: nella mostra «I Papi della Memoria», inaugurata il 27 giugno scorso a Castel Sant’Angelo, rivivono sette secoli di storia, dal primo Anno Santo indetto nel 1300, al quello del 2000. Fino al prossimo 8 dicembre - riporta L'Osservatore Romano - si potranno ammirare dipinti, sculture, oggetti sacri, meraviglie di oreficeria, prestiti dei maggiori musei nazionali, ma anche quelle opere recuperate da Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato di cui si accennava all’inizio. Il caso della Crux Veliterna è emblematico: rubata nel 1983, la duecentesca Croce di Velletri fu ritrovata e riconsegnata alla città nel 1996, quando l’allora cardinale Ratzinger era titolare della Sede suburbicaria di Velletri-Segni. Tra i capolavori esposti si possono ammirare un Volto di Cristo attribuito all’ Angelico, il ritratto di Sisto IV di Tiziano, il ritratto di Clemente VII di Sebastiano del Piombo, un calice reliquario di Benvenuto Cellini e il celebre Busto reliquiario di San Rossore di Donatello recuperato dalla Guardia di Finanza negli anni Settanta. La mostra, dedicata a Benedetto XVI in occasione del cinquantesimo anniversario del Concilio Vaticano II, è stata promossa dal Centro Europeo del Turismo e dal ministero per i Beni e le Attività Culturali. (S.G.)

    inizio pagina

    Spagna. Mille frasi di Don Bosco sul cellulare: la nuova "app" lanciata dai Salesiani

    ◊   Accedere dal telefono cellulare a mille frasi e pensieri di Don Giovanni Bosco: è la nuova applicazione lanciata, in Spagna, dalla Congregazione Salesiana, fondata proprio dal religioso piemontese. La nuova ‘app’, già operativa da alcuni giorni, dispone di un motore di ricerca che permette di trovare frasi significative di Don Bosco a seconda della parola-chiave desiderata. La selezione dei pensieri da visualizzare sui cellulari è stata fatta dal Collegio salesiano “San Francesco di Sales” situato a Cordoba. “Don Bosco era un uomo all’avanguardia – spiega la Congregazione salesiana in una nota – Molti parlano di lui come di un sacerdote noto per la sua presenza nelle carceri e nelle piazze, per la sua promozione di un sistema educativo al servizio dei giovani più bisognosi”. La nuova applicazione, scaricabile dal sito wwwdonbosco2015.es, permetterà a qualunque membro della Famiglia salesiana e a qualunque persona devota a Don Bosco di avere a disposizione materiale utile per la riflessione. Questa novità tecnologica è solo una delle tante iniziative lanciate dai salesiani in vista del 2015, anno in cui la Congregazione celebrerà il bicentenario della nascita del suo fondatore. Tra gli altri progetti realizzati fino ad ora, c’è il significativo pellegrinaggio dell’urna contenente le reliquie di Don Bosco: iniziato nell’aprile del 2009, il pellegrinaggio si concluderà il 31 gennaio 2014, dopo aver attraversato tutti e cinque i continenti, nelle nazioni in cui operano i salesiani. Fino ad ora, l’urna è stata in America Latina, Asia, Oceania, Africa e Madagascar. Da settembre a novembre prossimi, invece, sarà in Europa occidentale, mentre nel 2013 girerà il Nord Europa per poi tornare, tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2014, in Italia. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 185

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.