![]() | ![]() |

Sommario del 02/07/2012
Il Papa nomina mons. Gerhard Ludwig Müller prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
◊ Il Papa ha nominato mons. Gerhard Ludwig Müller, finora vescovo di Ratisbona, nuovo prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede nonché presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, della Pontificia Commissione Biblica e della Commissione Teologica Internazionale. Il presule tedesco, elevato in pari tempo alla dignità di arcivescovo, succede a tali incarichi al cardinale William Joseph Levada che lascia per raggiunti limiti di età. Mons. Müller è nato 64 anni fa a Magonza, nel Land della Renania-Palatinato. Ordinato sacerdote a 30 anni e vescovo a 52, è stato per 16 anni professore ordinario di Dogmatica presso l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera. Come vescovo di Ratisbona e membro della Conferenza episcopale tedesca si è occupato in particolare di nuova evangelizzazione ed ecumenismo, promuovendo l'apostolato dei laici e progetti umanitari per i Paesi in via di sviluppo. Il suo motto episcopale è “Dominus Jesus”, ovvero “Gesù è il Signore”, tratto dalla Lettera di San Paolo ai Romani.
L'intenzione di preghiera del Papa per luglio: tutti abbiano un lavoro stabile e sicuro
◊ L’intenzione generale di preghiera di Benedetto XVI per il mese di luglio è di stringente attualità: “Perché tutti possano avere un lavoro e svolgerlo in condizioni di stabilità e di sicurezza”. Un tema al quale il Papa, complice l’epoca di crisi che il pianeta vive da anni, ha dedicato ampie pagine del suo magistero. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune:
Quando si presentò al mondo a metà aprile di sette anni fa, la crisi economica globale covava come magma pronta all’eruzione sotto la crosta di un’apparente normalità. Per questo, alla folla internazionale che si trovò in Piazza San Pietro – e a quella ancor più enorme che seguiva la scena in tv – quelle parole discrete, venate da un accento di timidezza, non parvero altro che un breve cenno spirituale, una finestra aperta sull’anima di colui che si apprestava a prendere il timone della barca di Pietro”:
“Sono un umile lavoratore della vigna del Signore…”.
Si definì così davanti al mondo Benedetto XVI e nessuno allora colse, né poteva, in quelle otto parole un che di profetico. Che invece c’era. Il nuovo Papa si presentava come “lavoratore” e, soprattutto, “umile”, una qualità socialmente irrilevante al cospetto di una parte di pianeta – l’Occidente – abituata da troppo tempo a vivere al di sopra delle proprie possibilità, in ciò blandita dai denari facili di una finanza ancora più “facile”, e a considerare “umile lavoratore” l’africano assoldato a cottimo piuttosto che la donna slava di professione badante.
Due anni dopo, il mondo aprì gli occhi. Crisi del subprime, crisi alimentare, recessione, bolle speculative diventarono gli inquietanti lemmi di un dizionario imposto a un pianeta scopertosi improvvisamente più fragile, più povero, più insicuro. Un pianeta che da quel momento il Papa non ha smesso di invitare, insistendo a parole e per iscritto, a ridare valore alla dignità all’uomo, seppellito sotto gli strati creativi di una finanza che lo vedeva e lo vede un valore di mercato. La “profezia” del Papa sta nell’aver delineato la qualità del lavoratore al tempo della crisi. Una persona sfrondata dall’euforia del benessere, che reimpara a vivere di ciò che – come una vignaiolo – sa produrre con le sue forze:
“Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti”. (Discorso agli amministratori del Lazio, 12 gennaio 2009)
Quei “tutti”, per il Papa sono in particolare le famiglie, pilastri della sostenibilità sociale presente e costruttrici del futuro grazie ai loro figli. E, in generale, tutti coloro che lavorano, specie chi, del lavoro, conosce la fatica ma non le garanzie:
"Cari lavoratori e lavoratrici (...) la Chiesa sostiene, conforta, incoraggia ogni sforzo diretto a garantire a tutti un lavoro sicuro, dignitoso e stabile. Il Papa vi è vicino, è accanto alle vostre famiglie, ai vostri bambini, ai vostri giovani, ai vostri anziani e vi porta tutti nel cuore davanti a Dio". (Discorso ai partecipanti al pellegrinaggio della diocesi di Terni, 26 marzo 2011)
“Davanti a Dio”. Cioè in quello spazio dove i beni prodotti diventano davvero un bene se, come afferma il Papa, si ricorda che il vero capitale da “scudare” è l’uomo:
“Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”. (Discorso alle Acli, 27 gennaio 2006).
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giuseppe Versaldi, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, e l’arcivescovo Pier Luigi Celata, già segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.
Mons. Bezák sollevato dalla cura pastorale dell’arcidiocesi di Trnava
◊ Il Papa ha sollevato dalla cura pastorale dell’arcidiocesi di Trnava, in Slovacchia, mons. Róbert Bezák, C.SS.R.
Il cardinale Filoni in Congo: la Chiesa promotrice di riconciliazione, giustizia e pace
◊ “E' con grande gioia che mi trovo tra voi stamattina per questa celebrazione eucaristica, che segna l'inizio della mia visita apostolica nel vostro Paese, bello e grande. Sono lieto di iniziare il mio soggiorno con questo momento intenso di preghiera e di comunione fraterna, al fine di affidare a Dio il programma dei prossimi giorni”. Con queste parole il cardinale Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha iniziato la sua omelia ieri 1° luglio, presiedendo la concelebrazione Eucaristica nella cattedrale di Notre Dame du Congo, a Kinshasa, cui hanno partecipato - riferisce l'agenzia Fides - tutti i vescovi congolesi, il nunzio apostolico, mons. Tito Yllana, autorità civili, oltre a religiosi, religiose e laici. Il cardinale ha sottolineato: “Questa visita apostolica in terra congolese ha lo scopo di confermarvi nella fede. Vuole anche e soprattutto manifestare la vicinanza del Santo Padre, che vi porta nel suo cuore e nella sua preghiera”. Commentando il vangelo della domenica, la guarigione dell’emorroissa e la risurrezione della figlia di Giairo, il cardinale Filoni ha detto: “il vangelo di oggi insegna, in particolare, che Gesù ha potere non solo sulla malattia, ma anche sulla morte. Il miracolo della resurrezione della figlia di Giairo ha un valore didattico e pedagogico. Significa che Gesù è la Risurrezione e la Vita e che ha ricevuto da Dio Padre, il potere di dare la vita. Un altro insegnamento possiamo trarre dal racconto di Marco. L'intervento di Gesù viene sempre come risposta alla fede proclamata dai suoi interlocutori o suscita la loro fede”. Quindi il Prefetto del Dicastero Missionario ha fatto alcune applicazioni sul piano sociale ed ecclesiale. “Sul piano sociale, la malattia e la morte che hanno indotto l'intervento di Gesù rappresentano tutti i mali e le tragedie di cui soffrono oggi i congolesi. Molti sono vittime di ingiustizie sociali, della violazione dei diritti umani, della violenza indiscriminata, di guerre incessanti e dell’insicurezza. I flagelli della povertà, delle malattie, dell'odio e della divisione sono una vera causa di sofferenza per gli individui e per le famiglie. Sul piano ecclesiale, la malattia e la morte rappresentano il nostro peccato personale e comunitario, i problemi morali e spirituali che affliggono la Chiesa e i comportamenti contrari alla nostra vocazione cristiana alla santità. Sono le gelosie che creano conflitti e divisioni all'interno delle comunità cristiane, il tribalismo, il nepotismo e tutto ciò che provoca il rifiuto dell’altro, la mancanza di fede sincera e di impegno che si traduce nella frequenza irregolare ai sacramenti, nel sincretismo religioso, nella frequentazione delle sette e nell'apostasia. Emerge in modo particolare la situazione problematica della famiglia, a causa della mancanza di rispetto della morale coniugale cattolica, della convivenza, del divorzio e della poligamia. Su tutte queste questioni la Chiesa-Famiglia nella Repubblica Democratica del Congo ha bisogno di conversione e di rinnovamento. Per voi, la voce di Gesù risuona ancora più forte: Talitha kum! Alzati! Lui vi invita ad un sussulto spirituale”. Oggi, lunedì 2 luglio, il Prefetto del Dicastero Missionario parlerà ai vescovi della Conferenza episcopale congolese (Cenco) riuniti in Assemblea plenaria, quindi incontrerà separatamente i vescovi delle diverse province ecclesiastiche: Mbandaka, Kisangani, Kananga, Lubumbashi, Bukavu. Nel pomeriggio di domani è in calendario l’incontro con i religiosi e le religiose congolesi, mentre la mattina del giorno seguente, 4 luglio, il cardinale Filoni si recherà in visita al Primo Ministro, Capo del governo, ed al Presidente della Repubblica. Nel pomeriggio raggiungerà l’orfanotrofio gestito dalle suore di Madre Teresa e l’ospedale Saint Joseph, nel comune di Limete. La mattina di giovedì 5 luglio sarà dedicata alla visita alla diocesi di Kisantu (parrocchia Santa Rita; Centri di alfabetizzazione, di avviamento al lavoro; Centro pediatrico di Kimbondo; parrocchia e collegio Mater Dei) mentre nel pomeriggio, a Kinshasa, avrà luogo l’incontro con i membri del Comitato nazionale dei Laici e con i rappresentanti delle Commissioni dei Laici. La mattina di venerdì 6 luglio il cardinale Filoni si recherà in visita all’Università cattolica del Congo, quindi ad un Seminario dell’arcidiocesi di Kinshasa. Nel pomeriggio la partenza per Roma. (R.P.)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Quelle riserve d'amore per i sofferenti: all'Angelus Benedetto XVI rivolge il suo pensiero ai malati, agli operatori sanitari e agli assistenti religiosi negli ospedali.
In rilievo, nell'informazione internazionale, le violenze contro i cristiani in Kenya.
In cultura, un articolo del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo "Le catacombe del dialogo e della tolleranza": la Fondazione "Heydar Aliyev" dell'Azerbaijan sovvenziona il restauro dei cubicoli dipinti dell'area dei santi Marcellino e Pietro sulla via Casilina; e un contributo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Cento affreschi da salvare nei meandri sotterranei".
Per andare oltre la crisi: l'inviato Marta Lago sul cardinale Antonio Canizares Llovera e l'ex presidente del Governo spagnolo José Luis Rodriguez Zapatero a confronto sull'umanesimo nel XXI secolo. Un'iniziativa senza precedenti nel Paese organizzata dall'Universidad Catolica de Avila e dal quotidiano "La Razon".
Un articolo di Maurizio Fontana dal titolo "Pio XII restituito alla storia": corretta la didascalia al museo di Yad Vashem.
E dopo tredici anni la croce fu restituita al cardinale Ratzinger: una mostra su "I Papi della memoria" a Castel Sant'Angelo.
Nell'informazione religiosa, la rielezione di Renzo Gattegna alla guida dell'Ucei. Il presidente confermato all'unanimità per un altro quadriennio.
Attacchi contro i cristiani in Kenya. Il cardinale Njue: non è guerra di religione
◊ “Atti di violenza ingiustificabile”: così il cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi e presidente della Conferenza episcopale del Kenya, definisce gli attentati avvenuti ieri a Garissa. Scenario degli attacchi, la cattedrale cattolica e una chiesa evangelica della città. Secondo l’ultimo bilancio, i morti sono 17 morti, 50 i feriti. Il porporato ha riaffermato la propria convinzione che “non si tratta di una guerra di religione” e a nome di tutti i vescovi ha chiesto ai cittadini “di lavorare per la promozione di una coesistenza pacifica” collaborando con le istituzioni nella lotta contro il terrorismo. Dietro le violenze ci sarebbe la mano degli Al Shabaab, gli estremisti islamici responsabili della destabilizzazione in Somalia. E non è un caso che Garissa sia distante poco meno di cento chilometri dal Paese del Corno d’Africa. La Santa Sede - attraverso il portavoce vaticano padre Federico Lombardi - ha espresso orrore e preoccupazione per gli attacchi. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Azioni simultanee e ben organizzate, quelle di ieri a Garissa, che hanno preso di mira la cattedrale cattolica e una piccola chiesa evangelica appartenente all'Africa Inland Indipendent Church; qui l’attacco più feroce, con almeno 16 morti. Momenti drammatici, ripercorsi, in un’intervista all’agenzia Fides, da mons. Paul Darmanin, vescovo di Garissa; uomini armati e mascherati “hanno gettato alcune bombe a mano all’interno dell’edificio – riferisce – con lo scopo di farli fuggire fuori, dove sono stati colpiti con i fucili presi a due soldati uccisi all’esterno della chiesa”. Il vescovo ritiene, inoltre, che la pista più probabile non sia quella religiosa, ma politica: “gli Shabaab – sottolinea – avevano minacciato rappresaglie per le operazioni condotte dall’ottobre 2011 dall’esercito del Kenya in Somalia. Della stessa opinione anche padre Franco Moretti, direttore della Rivista “Nigrizia”, intervistato da Antonella Palermo:
"Ricordiamo che tutta la provincia orientale del Kenya, che è immensa, è occupata da somali. Sono i fratelli, sono i cugini della gente che abita dall’altra parte del confine. Il Kenya ha sempre avuto questo problema: 30 anni fa c’erano i guerriglieri shifta; poi ci sono stati altri guerriglieri, che erano più gruppi di banditi; e ultimamente ci sono gli al Shebaab. Teniamo anche presente che il presidente e i membri del governo del Kenya, tutte le domeniche, appaiono in tv durante la Messa o i riti protestanti. Quindi lo si può capire – non certo giustificare, ma si può capire – questo odio che i somali hanno nei confronti del Kenya, che viene avvertito come una nazione cristiana – metà cattolica e metà protestante. Se una persona dice: l’unico modo per difendermi è compiere atti di terrorismo, gli obiettivi più facili sono le chiese".
Di un "undici settembre infinito" parla il cardinale nigeriano Anthony Olobunmi Okogie. Attentati che avvengono "nell'indifferenza del mondo" - sottolinea in un'intervista al quotidiano La Stampa - e che fanno vivere al continente africano un "martirio senza via d'uscita". ''In Nigeria come in Kenya - spiega - i terroristi hanno finanziatori e sponsor dentro e fuori i confini nazionali.
Già in passato i miliziani islamici somali di Al Shabaab avevano condotto altre azioni terroristiche in Kenya. La città di Garissa ospita un’importante base militare dell’esercito keniano e si trova ad un centinaio di chilometri dall’enorme campo profughi di Dadaab, dove vivono attualmente oltre 450 mila rifugiati somali, in fuga dalla guerra e dalla carestia. Venerdì scorso proprio a Dadaab erano stati rapiti i quattro operatori umanitari stranieri liberati questa mattina in Somalia. Fonti locali annunciano che sono in buona salute e che sono già in viaggio verso Nairobi.
Messico: Peña Nieto del Pri nuovo presidente
◊ Messico. Alle presidenziali si afferma Enrique Peña Nieto candidato del Partito Rivoluzionario Istituzionale. I risultati sono ancora provvisori, ma ormai sembra certa la sua vittoria che significa anche il tramonto del governo del Partito d'Azione Nazionale da 12 anni alla guida del Paese. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Manca solo l’ufficializzazione, ma ormai la notizia è quasi certa: Enrique Peña Nieto è il nuovo presidente del Messico e con lui torna al potere il Partito Rivoluzionario Istituzionale che governò il Paese tra luci e ombre dal 1929 al 2000. Di quel periodo si ricordano il pugno duro con il quale il Paese venne condotto al limite del totalitarismo, con le forti restrizioni nei confronti della Chiesa cattolica e la sanguinosa repressione della protesta studentesca in Piazza delle Tre Culture, alla vigilia delle Olimpiadi di Città del Messico del 1968. Se i messicani hanno nuovamente scelto il Pri è sicuramente per la forte insoddisfazione nel confronti della gestione del Partito d’Azione Nazionale e del presidente Calderon. 12 anni nei quali problemi come la sicurezza, il narcotraffico, la corruzione, la crisi economica, solo parzialmente ammorbidita dalla dipendenza economica dagli Usa, sono rimasti irrisolti e anzi si sono aggravati.
Onu: Conferenza sul commercio delle armi, si lavora per trattato vincolante
◊ Ogni minuto una persona muore a causa della violenza armata. E’ uno dei dati sui quali rifletteranno esperti di tutto il mondo a partire da oggi fino al 27 luglio, a New York dove si apre la Conferenza Onu sul traffico di armi. Sul tavolo la messa a punto di un trattato vincolante per il commercio internazionale di armi e l’introduzione di regole stringenti per le esportazioni. Diversi gli scogli da superare, da un lato bisogna vincere le resistenze degli Stati Uniti che non vogliono includere nel documento anche le munizioni; dall’altro Russia e Cina spingono perché non ci siano indicazioni esplicite sul rispetto dei diritti umani. Quali le attese per questa conferenza? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Maurizio Simoncelli di Archivio Disarmo:
R. - Le attese sono duplici: da un lato ci si aspetta un risultato significativo perché è la prima volta che a livello internazionale si parla - in ambito ONU - di accordo relativo al commercio delle armi, e quindi il fatto che si sia arrivato a questo, è già un risultato. Però ci sono altre attese che probabilmente rischieranno di rimanere deluse: sembra che ci siano forti resistenze ad arrivare ad una normativa internazionale, precisa e vincolante, sul problema complesso degli armamenti. In particolare, facciamo riferimento a cosa considerare effettivamente materiale di armamento, perché se è facile considerare materiale di armamento un carro armato a volte si aprono dei dibattiti su quello che sono le armi leggere che possono essere ad uso militare o ad uso civile.
D. - Ma cosa significherebbe avere un trattato vincolante per il commercio delle armi?
R. – Noi ci troviamo di fronte ad una situazione anarchica. Dal punto di vista legislativo, ogni Paese ha una propria normativa, se ce l’ha riguardo alle autorizzazioni, alle modalità delle licenze per le esportazioni, ai modi in cui si controllano le produzioni nelle fabbriche, su chi è autorizzato a produrre le armi, chi è autorizzato ad esportarle, chi è che fa l’intermediazione e così via. Quindi, è una situazione sostanzialmente anarchica, per cui troviamo che alcuni Paesi hanno una normativa abbastanza avanzata, ma altri Paesi hanno una normativa completamente differente. Riuscire quindi a far sì che ci siano una serie di parametri condivisi su scala mondiale è fondamentale perché altrimenti noi potremmo non esportare armi a determinati Paesi - in base alla nostra normativa - ma altri invece lo faranno. Possiamo quindi evitare forniture di armi a regimi dittatoriali, a regimi che non rispettano i diritti umani, o aree dove ci sono guerre in corso, ad eserciti più o meno regolari, se non addirittura a bande armate, terrorismo e così via. Ci troviamo in una situazione di anarchia internazionale magari l’Italia non vende, ma vende - per dire .- l’Ucraina, la Russia o un altro Paese ancora.
D. - Stati Uniti, Russia e Cina hanno già posto dei paletti: sono resistenze che secondo lei comunque si possono vincere?
R. - Sono resistenze molto forti, qui vedremo se la comunità internazionale riuscirà ad agire in modo convinto ed omogeneo, per fare pressione nei confronti di questi Paesi. Ricordiamo che spesso Stati Uniti, Russia e Cina, rispetto a molti trattati, si sono astenute, hanno preso posizioni autonome, indipendenti, non hanno siglato; hanno detto che li avrebbero rispettati di fatto ma poi non li hanno ratificati e non è la prima volta che questo avviene. Speriamo che si possa riuscire ad arrivare ad un accordo - ripeto che è molto difficile che si possa ottenere effettivamente tutto quello che si spera - però certamente è un primo passo che almeno nel 2012 si è cominciato a parlare di questo. Possiamo vederlo come un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto: vediamolo però come un bicchiere mezzo pieno.
D. - Quanto, secondo lei, l’attualità come il conflitto in Siria può condizionare i negoziati?
R. - Certamente può in parte condizionarli, ma non si tratta solamente del conflitto in Siria. Le forniture di armi a Paesi dove non vengono rispettati i diritti umani, fanno parte di un gioco di alleanze a livello internazionale, ed è per questo motivo che in questo caso la Russia, per esempio, si oppone ad una serie di norme molto stringenti nei confronti della Siria. Questo avviene anche nei confronti di altri Paesi. Certamente, questi sono elementi che contano molto, perché gli accordi in questo ambito sono anche accordi di politica internazionale, non solamente relativi ad una semplice fornitura di armi e spesso e volentieri fanno parte di un pacchetto di collaborazioni che sono economiche e politiche, ed anche militari.
Lavoro. Istat: disoccupati record fra i giovani. L'esperto: serve fiducia
◊ La disoccupazione in Italia a maggio ha subito un lieve calo, ma resta altissima, al 36.2%, quella giovanile. Sono i dati sul mercato del lavoro diffusi oggi dall’Istat, a cui si aggiunge l’annuncio di ieri della Fiat che chiuderà cinque stabilimenti Iveco in Europa entro l’anno. Roberta Barbi ha raggiunto telefonicamente la prof.ssa Maria Teresa Salvemini, consigliere del Cnel, per un commento sulla situazione:
R. – Questo problema della disoccupazione non è limitato al fatto che ci sia qualche grande impresa che licenzia, come la Fiat, ma è un problema generale di scarsità della domanda di tutti i sistemi avanzati. L’origine non riguarda però un particolare punto del sistema: è tutto il sistema che ha perso posti di lavoro a causa del ridursi delle disponibilità a pagare della famiglia: si riduce la disponibilità delle famiglie e la voglia di comprare. Meno occupati ci sono, meno soldi da spendere ci sono e più disoccupati si producono. Ma c’è anche una preoccupazione di tutti i consumatori, per cui invece di spendere di più spendono di meno. La situazione è di una gravità estrema.
D. – I dati Istat diffusi oggi fotografano una situazione di lieve calo della disoccupazione in Italia…
R. – I dati da un giorno all’altro possono avere oscillazioni. L’indicatore disoccupazione può significare che la discesa della domanda si è fermata e che qualche minimo di ripresa ci sia. Dobbiamo sperare nella fiducia, cioè che le imprese ricomincino a credere che nei prossimi sei mesi riusciranno a vendere i loro prodotti e quindi ricomincino a produrre e che le famiglie credano che tra sei mesi avranno ancora un reddito e quindi continuino a spendere anziché non spendere.
D. – La disoccupazione tra i giovani però è al 36,2 per cento, la più alta di sempre…
R. – Anche in Spagna pare che sia addirittura al 50 per cento. Credo che l’Istat misuri certamente bene la disoccupazione dei giovani, però è un dato abbastanza difficile da misurarsi perché bisogna essere iscritti alle liste di collocamento e molti sono addirittura scoraggiati… Quindi, potrebbe darsi che smettano di iscriversi alle liste di collocamento perché tanto sanno che non troveranno mai un lavoro. Io su questi dati non fonderei un grande discorso di cambiamento della situazione.
D. – Restando sempre in tema giovanile, c’è chi chiede incentivi per le assunzioni degli under 30 e per i giovani imprenditori: possono essere una soluzione?
R. – Non penso che ci sia questa soluzione. Non si possono spostare gli incentivi da una categoria all’altra. Non credo in questo tipo di cose. A parte il fatto che lo Stato non ha queste risorse, non vedo perché dobbiamo privilegiare un under 30 e non un padre di famiglia che ha 50 anni… L’incentivo principale sarebbe la riduzione generalizzata del divario tra i salari e la tassazione sul posto di lavoro, riducendo in qualche modo la tassazione sul lavoratore, ad esempio i contributi previdenziali: si è fatto sempre molto in passato, questo in qualche modo può ridurre il costo di lavoro per le imprese.
Israele. Il nunzio: modifica didascalia su Pio XII, atto di onestà intellettuale
◊ “Pio XII e l’Olocausto”, questo il titolo della didascalia comparsa per la prima volta nel 2005 nello Yad Vashem di Gerusalemme, il Memoriale dello sterminio degli ebrei sotto il nazismo e il fascimo negli anni del secondo conflitto mondiale. Nel testo – che è stato ieri modificato – si accusava Papa Pacelli di non avere difeso gli ebrei denunciando la loro persecuzione. Roberta Gisotti ha intervistato l’arcivescovo Antonio Franco, nunzio apostolico in Israele, che nel 2007 aveva protestato pubblicamente, sollevando il caso a livello internazionale:
R. - La notizia per me non è stata una sorpresa; perché dal 2007, da quella protesta, scaturì anche un impegno di lavoro con Yad Vashem, che ha potato a diversi incontri, tra i quali anche un workshop organizzato dall’Istituto Ratisbon dei Salesiani nel marzo del 2009, prima della visita del Santo Padre. Ci sono stati anche altri frequenti contatti, che avevano già portato al pensiero di sostituire questa didascalia, poi successivamente all’impegno anche del direttore del Consiglio di amministrazione e finalmente, alcuni mesi fa, si è arrivati alla discussione dei contenuti di questa nuova presentazione. Quindi, per me è stato vedere realizzato quello che era maturato in questi tempi.
D. - Dunque, non si può certo parlare di pressione del Vaticano, come infatti ha escluso la dirigenza del Museo, ma di un’opera di giusta mediazione. Ma qual è la portata di questa modifica? Si può parlare di correzione e di recupero del ruolo positivo svolto da Papa Pacelli?
R. – No. Credo che bisogna vedere ciò come primo passo nel senso di apertura a una visione un po’ più aderente a quello che è stato lo spirito e l’azione del Papa e della Santa Sede. Se lei tiene presente la precedente didascalia, si renderà conto che c’è un cambiamento di approccio. Nella prima c’erano giudizi di condanna molto espliciti, fatti in prima persona dal Museo. Ora, c’è invece una presentazione della controversia tuttora esistente, nel senso che esiste un filone di storiografia - bene o male informato - di libri, di posizioni che danno un’interpretazione molto negativa secondo la quale il Papa non si sarebbe pronunciato e non avrebbe condannato pubblicamente, insieme con tutte le altre accuse che si muovono. Adesso, lo Yad Vashem prende atto che c’è ancora questa controversia tra coloro che hanno un’interpretazione negativa e chi invece vede l’azione del Papa e della Santa Sede in senso positivo, perché ha salvato molte vite umane dal momento che si era ritenuto che una condanna avrebbe avuto effetti molto più catastrofici rispetto all’azione delle autorità naziste. In conclusione, si auspica l’apertura degli archivi per arrivare a capire ancora meglio, perché finché non si avrà la possibilità di studiare più approfonditamente sui documenti originali ci sarà ancora questa controversia. Ora, nella didascalia c’è il riferimento al messaggio natalizio di Pio XII del 1942, c’è il riferimento all’azione del Papa Pacelli in favore degli ebrei. Ci sono gli aspetti positivi e gli aspetti di critica.
D. - Possiamo dire che questa integrazione testimonia la volontà di onestà intellettuale da parte della direzione del Museo, lasciando aperto il giudizio storico riguardo l’azione di Pio XII in quel drammatico contesto?
R. - Sono stato a contatto per tutti questi sei anni con la direzione del Museo: posso dire che c’è veramente onestà storica. Non ci sono pregiudizi riguardo una posizione ideologica contraria, perché non è stata cambiata solo quella scritta, ma il fatto stesso di aver tenuto questo workshop nel Museo - e di avere auspicato e di auspicare tutt’ora che si possa continuare ad avere simili iniziative culturali insieme, assieme al desiderio, espresso ripetutamente, che storici di Yad Vashem possano avere accesso alla documentazione per avere uno studio più accurato - tutto questo dimostra una certa volontà e apertura intellettuale senza pregiudizi e non una condanna a priori. Purtroppo, tutta l’evoluzione che c’è stata dopo la pubblicazione del famoso libro "Il Vicario" e tutto il resto, la ricerca di un capro espiatorio, è stato una realtà. Ma veramente credo che negli storici di Yad Vashem ci sia questa onestà intellettuale.
Roma. Al via il Festival cattolico internazionale del cinema
◊ "Mirabile Dictu" è il titolo del Festival cattolico internazionale del cinema che prenderà il via oggi alle 18 all’Auditorium Conciliazione di Roma, con nomi di primo piano del panorama cinematografico e culturale. Si tratta della terza edizione che si aprirà lanciando anche un altro evento particolare e parallelo: il congresso Internazionale “Cinema e nuova evangelizzazione”, che gode dell’Alto patronato dei Pontifici Consigli della Cultura e della Nuova Evangelizzazione. Delle due iniziative Rosario Tronnolone ha parlato con la regista, produttrice ed editrice del Festival, Liana Marabini:
R. - Penso che entrare in un mondo così anche a volte difficile come quello del cinema e trasformarlo in un servizio per la Chiesa sia una cosa molto utile e molto buona. Quindi, visto che mi occupo di film, ho pensato di trasformare questa attività in un invito mondiale - a chi produce, scrive, dirige, vende e distribuisce film - di prediligere film con valori ed eroi positivi.
D. - E’ anche l’occasione per far partire il Congresso internazionale dedicato a cinema e nuova evangelizzazione. Si tratta di un appuntamento che in realtà durerà per tutto l’anno, fino al 31 dicembre 2013. Vuole raccontarci come si svolgerà il Congresso internazionale?
R. - Sì, diciamo che il Congresso durerà anche più di un anno: 18 mesi, un anno e mezzo. Comincia adesso, e devo dire che a Roma è forse nella sua forma più semplice, perché si tratta di un evento che apre il Festival. Nelle altre grandi città - 10 città del mondo - invece, durerà un giorno intero, quindi sotto forma di un workshop e conferenze. Invariabilmente, però, la giornata dedicata al Congresso finirà con un film in prima nazionale nel Paese che ci ospita. In Europa, le città saranno Vienna, Budapest, Barcellona, Parigi, Oxford. Nelle Americhe andremo a Toronto durante il Festival del film, a Rio de Janeiro durante la Giornata mondiale della gioventù, e poi a Los Angeles che è, per così dire, “l’amica del cinema”. Quindi, anche questo Congresso nasce dal mio desiderio di mostrare la capacità del cinema, dovuta alla sua enorme versatilità ed accessibilità di diventare uno strumento di evangelizzazione. Colgo anche l’occasione di ringraziare veramente di cuore sia il cardinale Ravasi, presidente del Consiglio della Cultura, che mons. Fisichella, che mi hanno dimostrato un’enorme fiducia, dandomi gli alti patronati dei dicasteri che loro dirigono. Anche questo quindi mi incoraggia e mi dà forza.
Invito alla danza: il festival estivo riparte a Roma con l'Hamburg Ballett
◊ Tanti spettacoli di danza e compagnie prestigiose per il Festival "Invito alla danza", giunto alla 22.ma edizione e accolto come tradizione nell’incantevole scenario di Villa Pamphilj a Roma. La rassegna si apre domani e accompagnerà il pubblico estivo con una serie di proposte ispirate alla bellezza e all’armonia fino al 31 luglio. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Ventidue anni con il meglio dei vari generi e dei vari stili della danza, nazionale e internazionale, con esclusive e novità assolute. Questo è stato finora “Invito alla Danza” e la tradizione si ripete: sin dall’apertura con le stelle dell’Hamburg Ballett di John Neumeier: primi ballerini e solisti di questa grande compagnia con uno spettacolo firmato da Silvia Azzoni. Marina Michetti, direttrice artistica di Invito alla danza:
“I suoi capisaldi, dalla Dama delle Camelia al concerto di Maller, a una serie di interpretazioni - ad esempio - dello Schiaccianoci si vedono all’Hamburg Ballett di John Neumeier; ballate da questi artisti meravigliosi di grande qualità e - grazie a Dio - di grande emozione”.
Anche Tango e Flamenco. In cartellone due serate straordinarie: la prima con il Romulo Larrea Tango Ensemble e la voce strepitosa di Verónica Larc con una splendida orchestra dal vivo, e poi un omaggio a Picasso, l’autore di Malaga, da parte della Compagna FlamenQueVive. Ancora Marina Michetti:
“La cosa molto intrigante è che ci sono filmati, fotografie, proiezioni che percorrono tutta la vita di Picasso, da quando è piccolo con la sua frangetta a Malaga fino alla sua morte a Parigi”.
Per gli amanti dei classici anche due titoli come “Il Lago dei Cigni” affidato ai migliori artisti russi del momento e “Coppelia” ballata dalla Junior Ballett di Toscana. Uno spettacolo veramente per tutti.
Fiore all’occhiello, però, di questa edizione sono “Les Ballets Trockadero” di Montecarlo, con la loro danza ironica, proprio sul mondo del balletto. Infine, la rassegna si chiude con il contemporaneo Spellbound Contemporary Ballett, non prima di aver reso omaggio a una grande artista italiana famosa nel mondo, l’etoile Elisabetta Terabust.
Kenya: condanna dei musulmani per gli attentati alle chiese
◊ Il Consiglio supremo dei musulmani del Kenya ha condannato gli attentati che ieri hanno colpito due chiese nella città nord-orientale di Garissa, sottolineando che “tutti i luoghi di culto devono essere rispettati” e facendo le condoglianze ai familiari delle 17 vittime. “Siamo rattristati – ha detto il presidente dell’organismo, Abdulghafur El-Busaidy – che non siano stati ancora effettuati arresti”. Gli attentati hanno preso di mira la chiesa cattolica e una chiesa della congregazione Africa Inland Independent Church. Secondo le ricostruzioni della polizia, attorno alle 10.30, mentre si stava celebrando la messa, sette assalitori hanno lanciato ordigni esplosivi e sparato raffiche di mitra all’interno e all’esterno dei luoghi di culto. Responsabili dei servizi di soccorso hanno detto che i feriti sono più di 40. Gli attentati non sono stati rivendicati ma alcuni ufficiali di polizia hanno ipotizzato un coinvolgimento di Al Shabaab, un gruppo armato contro il quale l’esercito keniano ha avviato un’offensiva militare nel sud della Somalia. Abitata per lo più da popolazioni di origini somale e fede musulmana, Garissa è stata utilizzata più volte come base per le operazioni oltreconfine cominciate a ottobre. A credere alla pista Al Shabaab sono anche missionari sentiti dall'agenzia Misna a Nairobi. Secondo padre Joachim Omolo, animatore dell’organizzazione interreligiosa People for Peace in Africa, gli attentati contro le chiese nella città nord-orientale di Garissa, sono una conseguenza dell’offensiva keniana in Somalia e non, in alcun modo, il segno di un rapporto conflittuale tra cristiani e musulmani. "La strage di ieri non ha niente a che fare con un conflitto interreligioso – afferma padre Joachim – ma è una conseguenza dell’offensiva militare contro Al Shabaab nel sud della Somalia: erano stati gli stessi ribelli a minacciare attentati contro obiettivi civili in Kenya”. A livello internazionale uno dei primi a condannare gli attentati è stato il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. Washington è uno dei principali sostenitori dell’offensiva di Nairobi in Somalia. (R.P.)
Kenya: sono liberi e stanno bene i cooperanti sequestrati venerdì scorso
◊ Il portavoce dell’Ong Norwegian Refugee Council (Nrc), Eirik Christophersen, ha confermato all’agenzia Misna la liberazione e le buone condizioni di salute dei quattro cooperanti sequestrati venerdì scorso in Kenya. La liberazione sarebbe avvenuta grazie ad un blitz congiunto di militari keniani e somali, e proprio le Forze armate del Kenya sono state le prime a darne l’annuncio questa mattina. I cooperanti erano stati rapiti mentre si spostavano a bordo di due macchine vicino al campo profughi di Dadaab, dove vivono circa 500.000 rifugiati somali fuggiti dal conflitto del loro Paese di origine. Il sequestro dei cooperanti rientra in una serie di violenze che sono scoppiate a partire da ottobre, in seguito all’offensiva delle Forze armate keniane contro i ribelli che controllano il sud della Somalia. (A.C.)
Siria: ancora morti. Sale la tensione tra Damasco e Ankara
◊ Almeno 20 persone sono morte stamane nelle violenze in Siria, secondo un bilancio dei Comitati locali di coordinamento dell'opposizione, di cui 16 nella sola provincia di Homs. Ieri, secondo la stessa fonte, le vittime in tutto il Paese erano state 69. Oggi i Comitati segnalano nuovi bombardamenti governativi, in particolare nei sobborghi di Damasco, a Duma e Beit Sawa, nella città di Kafar Shams e in quella di Naima, nella provincia meridionale di Daraa. C’è poi notizia di sei caccia turchi che si sono mossi in volo dopo aver intercettato elicotteri siriani troppo vicini al confine della Turchia meridionale. C’è il rischio che risalga la tensione tra Ankara e Damasco dopo l'abbattimento del jet turco la scorsa settimana. Intanto sul fronte diplomatico lo scenario non migliora, nonostante l'accordo raggiunto nel fine settimana a Ginevra dal 'Gruppo di Azione sulla Siria' con un documento che traccia la strada della transizione con un governo di unità nazionale. Questa volta regime e opposizione sono stati concordi nel parlare di fallimento della riunione in Svizzera. (F.S.)
Elezioni in Senegal: iniziato lo spoglio dei voti. Bassa l'affluenza
◊ Si sono svolte regolarmente e nella calma ma senza grande partecipazione le elezioni legislative di ieri: è quanto dichiarato dalla Commissione elettorale nazionale autonoma (Cena) che, però, non ha ancora pubblicato dati ufficiali globali sullo spoglio in corso. Dalle prime tendenze diffuse da 1700 osservatori nazionali dell’Associazione culturale di autopromozione educativa e sociale (Acapes), riferisce l'agenzia Misna, ha votato solo il 21% dei 5,3 milioni di senegalesi attesi alle urne. Ieri erano chiamati a scegliere i 150 deputati dell’Assemblea nazionale tra 7200 candidati di 24 liste, un record storico. Di questi 90 saranno scelti su base regionale, o meglio dagli elettori dei 45 dipartimenti in cui il territorio è suddiviso, e gli altri 60 lo saranno sulla base di liste nazionali. Secondo altri dati, a non votare è stato il 65% dei senegalesi: un tasso di astensione inferiore rispetto alle legislative del 2007 ma sempre “troppo alto” riferisce il quotidiano privato Walfadjri, che lo interpreta come “il poco entusiasma degli elettori nel dare una solida maggioranza parlamentare” al presidente Macky Sall. La stessa lettura della giornata elettorale viene data dagli altri giornali, tra cui L’Office, secondo chi è “il trionfo dell’astensionismo”. Oltre alla partecipazione, l’altra posta in gioco non è tanto chi otterrà la maggioranza in parlamento ma quanti seggi conquisterà l’ex partito al potere, il Partito democratico senegalese (Pds) del Capo di Stato uscente Abdoulaye Wade. Dai primi exit poll emerge un netto vantaggio per la coalizione Bennoo Bokk Yaakaar (Bby, Uniti con la stessa speranza in lingua wolof), che ha sostenuto Sall alle presidenziali dello scorso febbraio, in una quarantina di dipartimenti (su 45) e nei principali capoluoghi, tra cui Dakar, la capitale, Thies, Kaolack e Saint Louis. All’opposizione, divisa in due formazioni, non è ancora chiaro quale sia stata la più votata tra il Pds e i dissidenti della coalizione più liberale Bokk Guiss-Guiss (Visione comune) guidata dal presidente del Senato, Pape Diop, e dell’Assemblea nazionale, Mamadou Seck. Alcuni osservatori sottolineano anche i netti progressi compiuti dalle liste presentate da capi religiosi, che dovrebbero ottenere diversi rappresentanti in parlamento. Dalla nuova assemblea che uscirà dalle urne faranno parte 75 donne, come conseguenza della legge approvata nel maggio 2010 e che sancisce la parità assoluta in tutte le istituzioni elette; nel parlamento uscente sedevano 33 donne. (R.P.)
Egitto. Primi passi istituzionali del presidente Morsy, tra potere militare e piazza
◊ Mohamed Morsy sta gradualmente prendendo il controllo delle leve del potere, facendo prova di mantenere posizioni di equilibrio e moderazione. Prima, sabato scorso, il giuramento come nuovo presidente d’Egitto, quindi, ieri, il primo incontro ufficiale con il capo del governo, Kamal al Ganzoury. La Misna scrive che nel tira e molla con l’esercito, che continua a detenere poteri legislativi dopo lo scioglimento del parlamento, Morsy ha alla fine ceduto prestando giuramento come capo dello Stato davanti alla Suprema Corte costituzionale. Così facendo - hanno sottolineato diversi media arabi - il quinto presidente egiziano si sarebbe legato alle posizioni dell’esercito. Un fatto smorzato in precedenza da un simbolico giuramento a piazza Tahrir, di fronte a migliaia di sostenitori venuti ad acclamarlo. Potrebbe essere il segnale di una volontà di tenere una posizione moderata tra la piazza e i poteri forti del vecchio regime. Morsy ha anche promesso di lavorare per la liberazione dei civili arrestati dai militari. Tra le sue prime iniziative, la decisione di aumentare del 15% pensioni e salari dei dipendenti governativi. Con Ganzoury e l’attuale Consiglio dei ministri, Morsy ha discusso il programma dei suoi primi 100 giorni da presidente e secondo la stampa egiziana nell’incontro di ieri si è discusso anche di alcuni aspetti economici, della gestione delle acque del Nilo, di sussidi, della possibilità di creare un governo di coalizione e della questione degli egiziani in Libia. Di un nuovo governo non si è ancora parlato in maniera approfondita, sebbene circolino nomi di candidati ministri. (F.S.)
Si aggrava la situazione umanitaria nel Nord del Mali
◊ Il peggioramento della situazione umanitaria nel nord del Mali e la distruzione dei mausolei di Timbuctù sono stati al centro di un intervento del segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. Secondo l’ultimo rapporto dell’Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha) gli sfollati interni sono 158.857. In un comunicato diffuso ieri, il massimo rappresentante delle Nazioni Unite ha ribadito il suo sostegno agli sforzi per risolvere la crisi condotti in particolare da Unione Africana e Comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale (Cedeao), riunitasi giovedì e venerdì scorso per affrontare la questione maliana e gli altri fronti caldi della regione, ma ha anche manifestato rammarico per la perdita di patrimoni culturali senza prezzo come i mausolei di Sidi Mahmoud, Sidi Moctar e Alpha Moya. I mausolei – scrive la Misna - erano stati inseriti soltanto la scorsa settimana nella lista del patrimonio mondiale in pericolo. La decisione era stata presa dal Comitato del Patrimonio mondiale dell’Unesco (Organizzazione Onu per l’educazione, la scienza e la cultura) riunito a San Pietroburgo. Sebbene invocata dal governo di Bamako, la misura potrebbe però aver sortito l’effetto contrario a quello sperato, spingendo Ansar al Din – uno dei gruppi armati che controlla il nord del Mali – a distruggere luoghi di culto e pellegrinaggio che esulano dalla sua rigida interpretazione dell’islam. Di quella lista fa parte anche la tomba di Askia, a Gao, ancora apparentemente integra. A Gao gli islamisti del Movimento per l’unicità e il jihad nell’Africa occidentale (Mujao) stanno intanto consolidando il controllo della città, completamente sottratta all’influenza già relativa dei tuareg del Movimento nazionale di liberazione dell’Azawad (Mnla). Di questi ultimi, cacciati da Gao ma anche da Timbuctù, non sono ancora chiari né posizione né possibili nuovi obiettivi. C’è poi da dire dei rifugiati registrati in Burkina Faso, Mauritania e Niger: almeno 181.742. A questi occorre aggiungere i migliaia che hanno trovato riparo in Algeria dove gli aiuti non sono coordinati dalla comunità internazionale. (F.S.)
Mali: la Caritas dona riso e vestiti alle persone colpite dalla carestia e dalla guerra
◊ Caritas Mali ha donato questa settimana 100 tonnellate di riso e pacchi di indumenti raccolti dai bambini di una scuola cattolica di Bamako. Lo riferisce all’agenzia Fides don Edmond Dembele, segretario della Conferenza episcopale del Mali, che precisa che i doni sono destinati “alle popolazioni del nord del Paese e a favore degli sfollati che vivono nel centro di accoglienza cattolica di Nyamana di Bamako, oltre che alle famiglie dei militari feriti o deceduti a seguito della crisi sociopolitica che sta vivendo il Paese”. “Questo gesto di Caritas Mali - prosegue il sacerdote - è un contributo della Chiesa cattolica per sostenere le vittime della crisi alimentare provocata dal cattivo raccolto agricolo del 2011 e della crisi politica scoppiata a partire del gennaio 2012”. Il segretario generale del Ministero dell’Azione Umanitaria e della solidarietà, che rappresentava il governo alla cerimonia di consegna del riso e degli indumenti, ha ringraziato Caritas Mali e i suoi partner europei per i doni offerti. Mentre il nord del Mali è in mano da mesi ad alcuni movimenti armati (che sono tra loro divisi), le istituzioni centrali sono indebolite a seguito del golpe militare di marzo. Nonostante la creazione di istituzioni “di transizione”, che dovrebbero ristabilire la democrazia e la legalità, la situazione politica a Bomako resta incerta. (R.P.)
Sahel: insicurezza alimentare per 10 milioni di persone, un milione bambini
◊ Oltre 10 milioni di persone nel Sahel patiscono varie forme di insicurezza alimentare. Di questi, un milione sono bambini che soffrono di malnutrizione severa e altri 2 milioni di malnutrizione meno acuta. Questi dati sono stati presentati da mons. Paul Ouedraogo, arcivescovo di Bobo-Dioulasso e presidente di Ocades-Caritas Burkina, alla Conferenza sullo sviluppo sostenibile (Uncsd), denominata anche Rio+20, che si è svolta dal 20 al 22 giugno 2012 a Rio de Janeiro. I Paesi più colpiti dalla crisi alimentare sono Niger (con 5 milioni e mezzo di persone in sofferenza); Mali (3 milioni); Burkina Faso (1,7 milioni) e Senegal (850.000). Le cause della crisi sono il magro raccolto nella stagione 2011-12, conseguenza delle scarse piogge, e più in generale la riduzione della produttività nei Paesi della regione (Mauritania, Niger, Senegal, Mali, Burkina Faso, Ciad) provocata dai cambiamenti climatici. Nel caso del Mali, si aggiungono la violenza e l’insicurezza nel nord del Paese, che ha generato un forte afflusso di rifugiati nei Paesi limitrofi (vi sono nel solo Burkina Faso 150.000 rifugiati maliani). Le conseguenze della crisi alimentare sono, secondo quanto riporta mons. Ouedraogo, la riduzione del numero e della quantità dei pasti giornalieri, la perdita del bestiame, la migrazione dei giovani nelle grandi città. Per affrontare il problema, il presidente di Ocades-Caritas Burkina indica diversi provvedimenti: stabilire un sistema di allarme sulle condizioni climatiche, migliorare la ridistribuzione delle risorse alimentari nell’area, stabilire fondi di emergenza, formare gli agricoltori a nuove tecniche agricole, costruire pozzi e dighe, diversificare le fonti di reddito (attualmente l’80% della popolazione attiva è impiegata nell’agricoltura che rappresenta tra il 30 e il 40 del Pil dei Paesi del Sahel). “I Paesi del Sahel hanno la possibilità di far fronte alla crisi. Hanno solo bisogno di risorse per rafforzare le azioni che sono già avviate sul terreno. Investendo nel rafforzamento della capacità di recupero, i partner saranno in grado di offrire ai Paesi che patiscono la crisi alimentare una meravigliosa opportunità di rispondere in prima persona, nel modo più efficace e nella situazione più difficile in cui vivono” conclude mons. Ouedraogo. (R.P.)
Il Rwanda si prepara ad accogliere il Pellegrinaggio ecumenico di Taizé
◊ Entrano nel vivo i preparativi per il Forum internazionale dei giovani, tappa del Pellegrinaggio ecumenico di fiducia sulla terra della Comunità di Taizé, che quest’anno si terrà in Rwanda dal 14 al 18 novembre. Nei giorni scorsi si è tenuto un incontro preparatorio a Kigali, dal tema “Visitare ed incontrare persone di speranza”. In questa fase molti giovani stanno visitando le parrocchie della capitale per organizzare l’evento di novembre. Al Pellegrinaggio, che torna in Africa dopo l’edizione 2008 del Kenya, è prevista la partecipazione di circa 8.000 persone di diverse confessioni religiose, provenienti da quasi tutti i continenti. Il sito web della comunità di Taizè informa che l’incontro ha l’obiettivo “di celebrare Cristo, di andare tutti insieme alle sorgenti della fiducia e di rinnovare l’impegno nella Chiesa e nella società”. I pilastri dell’incontro saranno la preghiera comune, la riflessione biblica, la condivisione delle esperienze, le famiglie ospitanti e le comunità cristiane locali. La scelta del Rwanda non è stata casuale. Il Paese rappresenta un segno di speranza per tutti i Paesi vicini, per la capacità che ha avuto di compiere ingenti sforzi per la ricostruzione dopo il genocidio del 1994. L’occasione dà la possibilità di meditare sulla risurrezione di Cristo e del suo amore che è più forte del male e della violenza. “Incontrare chi ha vissuto il dramma del genocidio del 1994 e le sue conseguenze – sottolinea il sito web – e coloro che hanno attraversato la sofferenza dura, quelli che hanno lottato per anni per trovare la pace e la libertà del cuore e possono ora affrontare la sfida della riconciliazione nelle loro comunità e partecipare alla costruzione del loro Paese, sarà un regalo unico e un’esperienza di Vangelo”. (A.C.)
El Salvador: i vescovi preoccupati per il conflitto di poteri tra organi dello Stato
◊ La Conferenza episcopale salvadoregna (Cedes) ha lanciato un appello ai deputati dell'Assemblea perché abbandonino l’atteggiamento di scontro nei confronti dei giudici della Camera Costituzionale della Corte Suprema. Quest’ultima infatti ha dichiarato incostituzionale l’elezione dei magistrati, fatta dai deputati, per gli anni 2006 e 2012. In una dichiarazione in otto punti, inviata all’agenzia Fides, i vescovi dicono di essere "profondamente preoccupati" per il riacutizzarsi dello scontro, verificatosi nelle ultime settimane, invece che della sua soluzione. Il presidente della Conferenza episcopale, l'arcivescovo della capitale, mons. Jose Luis Escobar Alas, presentando il documento ha sottolineato che “la Camera Costituzionale ha agito nell’ambito delle sue funzioni", ed ha definito l'attrito tra gli organi di Stato come "un problema politico", perciò ha esortato i funzionari di entrambe le parti a "dialogare in profondità". A causa delle possibili conseguenze legali e sociali che potrebbe avere questo conflitto, l'arcivescovo ha chiesto, in nome del bene comune, che l'Assemblea riconosca la legittimità delle sentenze emesse dalla Camera Costituzionale. (R.P.)
Argentina: i vescovi sulla depenalizzazione del possesso di droghe ad uso personale
◊ Nessuna criminalizzazione dei tossicodipendenti che vanno invece aiutati, ma fermo rifiuto di qualsiasi legalizzazione del consumo di droghe. I vescovi argentini esprimono così la loro posizione in merito ad alcuni progetti allo studio delle Commissioni della Camera dei Deputati che vogliono depenalizzare il possesso di droghe per consumo personale. In una nota diffusa nei giorni scorsi in occasione della Giornata internazionale contro la droga e il traffico illecito di stupefacenti, la Commissione per la tossicodipendenza della Conferenza episcopale ricorda che la droga “è sempre nociva e dannosa per la salute, ma colpisce con maggiore durezza i più deboli” e segnatamente i poveri. “Si può riconoscere ai poveri il diritto di drogarsi, quando non gli sono stati garantiti il diritto all’alimentazione durante la loro infanzia, a una vita dignitosa, assistenza sanitaria,un’educazione di qualità e tanti altri diritti?”, si chiedono i vescovi argentini. La nota ribadisce quindi che se la Chiesa è sempre stata contraria alla la criminalizzazione dei tossicodipendenti, sostiene anche che “se non si offrono possibilità concrete di recupero, il povero finisce per rubare, prostituirsi o mendicare per potere acquistare le sostanze stupefacenti”. Per questo i vescovi argentini insistono nel dire che “la discussione non può essere ridotta a un sì o un no alla depenalizzazione, ma va inserita in un quadro più ampio”. Secondo i presuli, occorre “contestualizzare la legislazione in materia”. “Se ai giovani e alla società arriva un messaggio che promuove il consumo di droghe – ammoniscono – continueremo a seguire una strada sempre peggiore”. Quello che occorre invece – conclude la nota - è investire di più nell’aiuto e nell’assistenza ai tossicodipendenti e alle loro famiglie, piuttosto che in misure solo repressive. (L.Z.)
India. I cristiani: no alla legge "anti-conversione” nel Manipur
◊ I cristiani rifiutano la proposta di introdurre una “legge anti-conversione” nello stato di Manipur (India Orientale), che sottoporrebbe a un lungo iter, tramite la polizia e la magistratura, il cittadino che volesse cambiare religione. La proposta, sollevata da un “Forum dei Popoli indigeni” nei giorni scorsi, viene presentata come “legge per garantire la libertà di religione”. Invece, nota all'agenzia Fides il “Global Council of Indian Christians” (Gcic), “in tutte le sedi, nazionali e internazionali, si è definito che tali leggi anti-conversione sono leggi draconiane che violano i diritti fondamentali e costituzionali dei cittadini”. Secondo i cristiani, tali leggi sono strumenti nelle mani di gruppi estremisti indù che sono contrari alla presenza dei cristiani nel Paese e li accusano di “proselitismo e conversioni forzate”. “Le leggi anti-conversione in Orissa, Madhya Pradesh e Chhattisgarh – nota il Gcic – sono state sottoposte ad abusi da parte di forze estremiste indù per colpire le minoranze religiose, avvelenando il tessuto sociale e seminando odio all'interno degli Stati di Orissa e Gujarat”. Il Gcic chiede al governo la autentica tutela della libertà di coscienza e di religione e dei diritti fondamentali di ogni cittadino. (R.P.)
Filippine: dalla Banca mondiale fondi per lo sviluppo a Mindanao
◊ La Banca Mondiale ha concesso un nuovo contributo per lo sviluppo della popolazione di Mindanao. Il nuovo stanziamento, concesso alla “Bangsamoro Development Agency” (Bda) e a due organizzazioni della società civile, consta di 3 milioni di dollari in tre anni e mira ad aumentare l'accesso ai servizi di base nelle zone colpite dal conflitto di Mindanao. Grazie a tali fondi, si estenderà l'assistenza allo sviluppo in favore di oltre 20.000 famiglie in 21 comuni di nove province a Mindanao. Il contributo - riferisce l'agenzia Fides - si aggiunge ai 16 milioni di dollari già stanziati in passato, per attivare un programma attraverso cui la comunità internazionale offre sostegno alla pace e allo sviluppo a Mindanao. Per sostenere la ripresa economica e sociale, si forniranno servizi come ambulatori, strade, sistemi di approvvigionamento idrico, di cui beneficeranno 62 villaggi. Il programma coinvolge il “Fronte islamico di liberazione Moro” (Milf) nel condurre e gestire gli aiuti, per il risanamento e lo sviluppo delle zone colpite dal conflitto. Il Consigliere presidenziale sul processo di pace, Teresita Deles, ha elogiato l’accordo raggiunto con la Banca Mondiale, auspicando che le comunità locali “possano godere dei frutti dello sviluppo e della pace”, mentre Saffrullah Dipatuan, presidente della Bda, ha approvato “progetti e programmi per alleviare le sofferenze delle persone nelle zone colpite dal conflitto a Mindanao”. Il nuovo accordo di partenariato, nota la Banca Mondiale, aumenterà l’erogazione dei servizi sociali a Mindanao e favorirà una più stretta collaborazione tra il governo e il Milf, dando così anche un contributo al processo di pace in corso. (R.P.)
Premio Colombe d'Oro per la pace 2012 all'arcivescovo di Jos mons. Kaigama
◊ È stato assegnato a mons. Ignatius Kaigama, arcivescovo di Jos in Nigeria, il Premio Archivio Disarmo Colombe d’Oro per la pace 2012. L’arcivescovo sarà a Roma per ritirare la Colomba d’Oro mercoledì prossimo. La Giuria del Premio, presieduta da Rita Levi-Montalcini, ha attribuito a mons. Kaigama il prestigioso riconoscimento per il coraggio e l’impegno con cui promuove ogni giorno i valori della comprensione, della riconciliazione e della pacifica convivenza nel grande paese africano dilaniato dal conflitto etnico e religioso. Per la sezione giornalisti le Colombe d’Oro sono state assegnate a Francesca Caferri de La Repubblica, che da oltre dieci anni segue le maggiori crisi umanitarie del mondo arabo e musulmano con particolare attenzione al genere femminile, a Giovanni Porzio, storico inviato di Panorama autore di servizi e reportage dai fronti di guerra più caldi e a Giovanni Tizian, della Gazzetta di Modena, che con tenacia denuncia il radicamento della criminalità organizzata nel tessuto economico e sociale dell’Italia settentrionale. L’Archivio Disarmo, festeggia quest’anno i 30 anni di vita. (R.P.)
Continua il Jospers Journey dell’Orp, prossima tappa ad Assisi
◊ Il pellegrinaggio di preghiera Jospers Journey, organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi (Orp), farà tappa ad Assisi il 2 agosto, in occasione della Festa del perdono. L’iniziativa, inaugurata l’11 febbraio a Lourdes, permette a tutti coloro che non hanno la possibilità di intraprendere un viaggio verso le più importanti mete di pellegrinaggio del mondo, di farvi giungere comunque le proprie intenzioni di preghiera. Un piccolo gruppo di pellegrini dell’Orp si fa carico di portare le richieste, provenienti da tutti i continenti, nella successiva meta indicata. Dopo aver deposto le oltre 2000 intenzioni raccolte tra la tappa di Lourdes e quella di Roma del 13 maggio, davanti alla statua della Madonna di Fatima, il gruppo di pellegrini partirà da Foligno per giungere poi ad Assisi e affidare le intenzioni di preghiera alle Clarisse delle Basilica di Santa Chiara. L’appuntamento successivo di quest’anno è previsto per 10 dicembre in Terra Santa. (A.C.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 184