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Sommario del 01/07/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • No a una visione puramente orizzontale e materialista della vita: così il Papa all’Angelus, con un appello a curare i malati con “l’attenzione del cuore”
  • Orrore e preoccupazione: così padre Lombardi sulla strage a Garissa, in Kenya. Almeno 16 morti in due attacchi alla Cattedrale e a una chiesa vicina
  • Omelia del Cardinale Bertone alla messa per la Plenaria della Pontificia Accademia di San Tommaso
  • Oggi in Primo Piano

  • A Ginevra Onu, Ue e alcuni Paesi arabi chiedono una transizione politica in Siria
  • Monti protagonista del passo in avanti della Ue: così la stampa internazionale parla del premier italiano dopo il vertice
  • Guinea Bissau tra povertà e speranze: la testimonianza di mons. Zilli
  • Presto padre Puglisi sarà Beato: il ricordo di Don Ciotti
  • In arrivo in Italia il nuovo Isee, ma per il Forum le famiglie rischiano di essere penalizzate
  • Nella città siciliana di Enna, il Giubileo dei Giovani
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Il Movimento eucaristico dei giovani francesi celebra 50 anni
  • La spiritualità della Russia ortodossa in una mostra dell’arcivescovo fotografo di Vólogda
  • Due emissioni filateliche ricordano i 50 anni di relazioni diplomatiche tra Senegal e Santa Sede
  • Il Papa e la Santa Sede



    No a una visione puramente orizzontale e materialista della vita: così il Papa all’Angelus, con un appello a curare i malati con “l’attenzione del cuore”

    ◊   “Gesù è venuto a guarire il cuore dell’uomo, a donare la salvezza e chiede la fede in Lui”. Il Papa commenta il racconto delle guarigioni di due donne da parte di Gesù, riportate oggi dal vangelo di Marco, sottolineando che “Gesù è venuto a liberare l’essere umano nella sua totalità”, corpo e Spirito. Poi un pensiero forte a quanti aiutano gli ammalati a portare la loro Croce, che chiama “riserve di amore”. E l’invito a cogliere nella “stagione del meritato riposo” anche l’occasione per maggiore attenzione a Dio e al prossimo. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Un invito a superare una visione puramente orizzontale e materialista della vita”. Questo secondo Benedetto XVI è il significato del racconto delle guarigioni di Gesù. Gesù – ricorda il Papa – “si china sulla sofferenza umana e guarisce il corpo” ma poi – sottolinea – “la guarigione fisica è strettamente legata alla guarigione più profonda, quella che dona la grazia di Dio a chi si apre a Lui con fede”.

    “A Dio noi chiediamo tante guarigioni da problemi, da necessità concrete, ed è giusto, ma quello che dobbiamo chiedere con insistenza è una fede sempre più salda, perché il Signore rinnovi la nostra vita, e una ferma fiducia nel suo amore, nella sua provvidenza che non ci abbandona”.

    E il Papa guarda a coloro che definisce «riserve di amore»: “tutti coloro – spiega - che aiutano gli ammalati a portare la loro croce, in particolare i medici, gli operatori sanitari e quanti assicurano l’assistenza religiosa nelle case di cura”. Queste persone – dice – “recano serenità e speranza ai sofferenti”.

    “Occorre innanzitutto la competenza professionale - essa è una prima fondamentale necessità - ma questa da sola non basta”.

    Si tratta di esseri umani – afferma il Papa - che per loro chiede “umanità e attenzione del cuore”.

    “A tali operatori è necessaria anche, e soprattutto, la “formazione del cuore”: occorre condurli a quell'incontro con Dio in Cristo che susciti in loro l'amore e apra il loro animo all'altro” (n. 31).

    Dunque la preghiera a Maria di “accompagnare il nostro cammino di fede e il nostro impegno di amore concreto specialmente verso chi è nel bisogno”.
    Dopo la preghiera mariana, i saluti in varie lingue. In francese l’invito a “saper dedicare tempo a Dio durante il periodo estivo”, e ad assicurare “misericordia” e “tenerezza” a quanti soffrono. In inglese l’incoraggiamento a cogliere nel racconto delle guarigioni di Gesù “l’invito a crescere nella fede”. In spagnolo e portoghese torna la sottolineatura alle parole di Gesù: “Non temete”. In Slovenia un saluto particolare alle ragazze del gruppo «Splendor Gloriae» di Voglje, appartenente alla Famiglia Spirituale «L'Opera». In polacco, il Papa parla della “stagione del meritato riposo” con l’augurio che “sia anche un’occasione per dedicare più tempo e più attenzione a Dio e agli uomini, per approfondire la vita spirituale grazie alla preghiera, alla lettura, al contatto con il creato e ai momenti distensivi”. In italiano un pensiero particolare ai fedeli della parrocchia di San Giovanni Battista in Latisana e i laici camilliani del Piemonte. A tutti l'augurio di "una buona domenica e un sereno mese di luglio", di "buone vacanze".

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    Orrore e preoccupazione: così padre Lombardi sulla strage a Garissa, in Kenya. Almeno 16 morti in due attacchi alla Cattedrale e a una chiesa vicina

    ◊   Orrore e preoccupazione: con queste parole padre Federico Lombardi commenta gli attacchi a Garissa, in Kenya, a due chiese cristiane. Almeno 16 persone hanno perso la vita e diverse decine sono rimaste ferite. Ascoltiamo il portavoce vaticano:

    I sanguinosi attentati in Kenya, nella città di Garissa, contro due chiese cristiane, fra cui la cattedrale cattolica, nel corso delle riunioni di preghiera domenicali sono un fatto orribile e molto preoccupante. Sembra infatti che fra i gruppi terroristi l’attacco ai cristiani riuniti la domenica nei loro luoghi di culto diventi un metodo considerato particolarmente efficace per la diffusione dell’odio e della paura. La viltà della violenza nei confronti di persone inermi riunite pacificamente in preghiera è inqualificabile. Oltre ad essere vicini alle vittime, occorre riaffermare e difendere decisamente la libertà religiosa dei cristiani e opporsi ad atti irresponsabili che alimentino l’odio fra le diverse religioni, come pure agire efficacemente per una soluzione stabile dei drammatici problemi della Somalia, che si riflettono nella regione.

    E’ accaduto nella città di Garissa, nel nord-est del Kenya, verso il confine con la Somalia. Di altri particolari ci riferisce Eugenio Bonanata:

    Granate e colpi d’arma da fuoco contro i fedeli presenti alle celebrazioni domenicali. L’assalto ad opera di un commando a volto coperto composto da sette persone in tutto e diviso in due gruppi. Nel mirino la cattedrale cattolica e un’altra chiesa poco distante appartenente alla congregazione Africa Inland Indipendent Church. Qui – secondo le prime informazioni - il maggior numero di vittime, tra cui due agenti. Diversi decessi durante il trasporto in ospedale, una decina i feriti gravi. “Una scena terribile”, riferiscono testimoni dopo l’attentato. Il Consiglio supremo dei musulmani del Kenya ha immediatamente condannato il gesto chiedendo rispetto per i luoghi di culto. La polizia ha isolato la zona e recuperato un ordigno inesploso nella cattedrale. I sospetti si concentrano sui miliziani islamici somali di Al Shabaab già accusati in passato di altre azioni terroristiche in Kenya dopo che l’anno scorso le truppe di Nairobi sono entrate in Somalia proprio per combattere i ribelli. La città di Garissa ospita un’importante base militare dell’esercito keniano. Ad un centinaio di chilometri, invece, c’è l’enorme campo profughi di Dadaab con oltre 450 mila rifugiati somali. Solo venerdì scorso il rapimento di quattro operatori umanitari stranieri, impiegati nella struttura.

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    Omelia del Cardinale Bertone alla messa per la Plenaria della Pontificia Accademia di San Tommaso

    ◊   L'Anno della Fede ci aiuti ad essere “testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi, capaci di indicare alle tante persone in ricerca la “porta della fede”: così il cardianle Bertone Segretario di Stato vaticano all'Omelia della messa per la 12.ma Plenaria della Pontificia Accademia di San Tommaso d'Aquino, che si è svolta stamani nella cappella Paolina. Il porporato, che ha salutato a nome del Papa, ha iniziato la sua meditazione con una strofa dell’Inno 'Adoro te devote' ricordando la figura di San Tommaso. Poi, prendendo spunto dal Vangelo e dalla prima lettura, ha richiamato il tema di “Dio e di Gesù Cristo come sorgente di vita, che ha un potere assoluto sulla morte fisica e sulla malattia”. Così il cardinale ha posto al centro delle sue parole l’Eucaristia. Una fede profonda e luminosa - ha affermato – “anima Tommaso d’Aquino quando contempla il Santissimo Sacramento, «Panis vivus, vitam praestans homini». Nell’Eucaristia Gesù Signore è presente come fonte di vita; è presente in forma visibile, tangibile sotto le specie del pane e del vino”. Anche se ti dicono che non c’è più niente da fare – ha proseguito – “anche se sembra che la morte abbia avuto l’ultima parola, non temere, continua soltanto ad avere fede. Anche se i sapienti di questo mondo, riuniti al capezzale dell’umanità, deridono Gesù e lo commiserano per la sua ingenua fiducia in Dio, tu non temere, continua a credere e a sperare”. Lo scrittore sapienziale – ha aggiunto – “ci offre una delle risposte più limpide e preziose alla domanda di sempre: se Dio ha creato tutto, ed è buono, da dove viene il male? La risposta è netta: «Dio non ha creato la morte» (Sap 1,13), ma questa «per l’invidia del diavolo è entrata nel mondo» (Sap 2,24)”. Per il cardinale Bertone, in questo pellegrinaggio, sostenuto dal «Panis viatorum» “la Chiesa è chiamata a seguire Gesù non solo quanto al fine, ma anche quanto ai mezzi e ai modi per giungere al Regno”. Tutto questo – ha affermato ancora – indica “bene la rotta per quello che sarà l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI". (E.B.)

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    Oggi in Primo Piano



    A Ginevra Onu, Ue e alcuni Paesi arabi chiedono una transizione politica in Siria

    ◊   Il mediatore internazionale per la Siria Kofi Annan ha ottenuto ieri a Ginevra l'appoggio dei cinque Paesi permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu ad un piano di transizione politica in Siria per porre fine alle violenze e agli scontri nel Paese. Ma le divergenze sul futuro del presidente siriano al Assad non sembrano appianate. Il Piano di transizione è stato approvato al termine di una lunga giornata di colloqui del nuovo Gruppo d'Azione, che oltre ai cinque Paesi membri del Consiglio di sicurezza ha coinvolto i ministri di Iraq, Qatar, Kuwait, Turchia, i segretari generali dell'Onu e della Lega araba, e l'Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue. Il documento si pronuncia per "un processo politico che porti ad una transizione che soddisfi le legittime aspirazioni del popolo siriano" e la creazione di un organo esecutivo di transizione che potrà' ''includere membri dell'attuale governo, dell'opposizione e di altri gruppi'' e dovrà essere ''formato sulla base di un mutuo consenso''. Per Damasco la riunione è stata un “fallimento”.

    Intanto cresce il numero dei bambini e adolescenti che scappano dal conflitto in corso in Siria. Secondo le stime dell’Unicef, entro i prossimi mesi le persone in cerca di protezione saranno più di 185mila pertanto è necessario far fronte alla richiesta di aiuto. Benedetta Capelli ha raccolto l’appello di Andrea Iacomini, portavoce Unicef Italia:

    R. – Sta aumentando in maniera esponenziale e molto forte il numero dei rifugiati nei Paesi vicini alla Siria. La situazione, quindi, in particolar modo dei bambini e delle donne, che sono il 75 per cento di questo numero di rifugiati, è chiaramente molto difficile e va assolutamente risolta. Basti pensare che si parla di 85 mila rifugiati in Giordania, in Turchia e in Iraq … Ma occorre uno sforzo economico molto grande, ed è per questo che l’Unicef ha lanciato una raccolta fondi di circa 14,4 milioni di dollari proprio per intervenire immediatamente, sostenere con i propri programmi i bambini siriani che sono, purtroppo, rifugiati in queste zone, come ha detto anche l’Unhcr nell’ultimo rapporto di qualche giorno fa.

    D. – Come si può contribuire e quindi aiutare i bambini siriani?

    R. – Naturalmente, andando sul nostro sito dove si possono donare fondi per raggiungere quella cifra. E’ chiaro che la situazione è abbastanza precaria sia dal punto di vista dell’istruzione, perché un dato fondamentale che l’Unicef sta cercando di realizzare è proprio riuscire a dare continuità di studi a questi bambini: questi sono bambini violati, bambini che con i loro occhi assistono alla guerra. L’Unicef, invece, proprio attraverso i suoi programmi – e quindi, per questo è importante donare – sta cercando ad esempio in Giordania di sostenere i corsi di studio di questi bambini in maniera assolutamente gratuita; poi, viene data assistenza sanitaria e igienica a circa 7 mila bambini rifugiati, insieme all’acqua. E questo, forse, è l’intervento più importante e quello più costoso.

    D. – Quindi, abbiamo detto: scuola, assistenza sanitaria. Altri tipi di sostegno?

    R. – Sì: scuola, assistenza sanitaria – quindi abbiamo detto acqua, forniture igieniche – ma anche veri programmi sia di protezione psicologica – non dimentichiamo che questi bambini hanno visto il terrore. Proprio per questo, nei campi dove sono rifugiati– e quindi specialmente in Turchia, ma anche in Iraq – in aiuto e in collaborazione con i governi, l’Unicef sta allestendo spazi per i bambini dove vengono sviluppate molteplici attività all’interno delle quali, quindi, si cerca di creare un ambiente il più possibile “dalla parte dei bambini”, il più possibile consono alle loro attitudini, naturalmente senza che gli sconvolgimenti della guerra cadano sulle loro spalle.

    D. – Ti chiedo di fare un bilancio dell’attività dell’Unicef in Siria.

    R. – Il bilancio è assolutamente positivo. In particolar modo, ci tengo a dare un dato che è fondamentale. Abbiamo detto che ci sono circa 85 mila rifugiati di cui la metà sono donne e bambini. L’Unicef stima addirittura che nei prossimi mesi questi rifugiati arriveranno a 185 mila e che quindi la cifra dei bambini siriani aumenterà sempre di più. Il bilancio è certamente positivo proprio perché l’Unicef in un Paese come la Giordania ha assistito ben 13 mila bambini; in Paesi come la Turchia, l’Iraq l’Unicef assiste circa 7-8 mila bambini. E’ chiaro che bisogna fare di più ed è chiaro che la donazione ci aiuta a raggiungere il maggior numero possibile di bambini, proprio alla luce dell’aumento di rifugiati, di bambini che fuggiranno dalla Siria con le proprie famiglie, nei prossimi mesi.

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    Monti protagonista del passo in avanti della Ue: così la stampa internazionale parla del premier italiano dopo il vertice

    ◊   L'eurogruppo dei 17 ministri finanziari del 9 luglio prossimo è incaricato di trasformare in atti concreti vari punti del pacchetto complessivo uscito dal vertice Ue. mentre in Germania la stampa parla di sconfitta della Merkel, la stampa internazionale mette in luce il “trionfo” di Mario Monti, “l'uomo che ha piegato la Merkel”. La vittoria più significativa Monti l’ha avuta sulle misure antispread. Si celebra il premier italiano come il vero leader delle forze pro-crescita e in particolare il New York Times parla del “leader che ha persuaso la Merkel a fare uno dei passi più lunghi verso l'integrazione da quando e' iniziata la crisi''. Ma viene anche sottolineato come al premier ora occorra un cambio di marcia anche in Italia, sull'onda del successo europeo. Ma in definitiva quale segnale è emerso dal vertice Ue? Antonella Palermo lo ha chiesto a Stefano Zamagni, docente di economia politica all’Università di Bologna:

    R. - Il segnale che emerge da questo summit è la volontà di proseguire sulla via degli Stati Uniti d’Europa. Non so quanto tempo ci vorrà, ma sicuramente questo è il segnale giusto. Si è finalmente affermato che il rischio euro non è un problema che può essere affrontato dal singolo Paese, ma deve essere affrontato in maniera cooperativa a livello europeo. Secondo, lo scudo anti spread: questo è merito del governo italiano, che si è battuto riuscendo ad ottenere quello che chiedeva. L’Italia, probabilmente, non userà lo scudo - come il presidente Monti ha dichiarato - però il fatto che i mercati speculativi, la finanzia speculativa sappia che c’è uno scudo anti spread serve esattamente a scongiurare quello che abbiamo visto in questi ultimi giorni e settimane.

    D. - Cosa avrebbe convinto la cancelliera Merkel a dare segnali di apertura?

    R. - L’hanno convinta sicuramente due cose: la prima, la presa di posizione compatta per la prima volta tra Francia, Italia e Spagna; la seconda, uno studio recente - pubblicato in Germania - ha mostrato come l’uscita dall’euro avrebbe comportato dei costi elevatissimi per la Germania in termini sia di tasso di disoccupazione, sia di costi monetari.

    D. - Se non avessimo avuto Draghi alla Bce avremmo ottenuto lo stesso risultato, secondo lei?

    R. - Forse no! Bisogna soltanto ricordare adesso alla nostra classe politica che l’anno prossimo, quando si andrà alle elezioni, non si distrugga quello che si è cominciato a fare.

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    Guinea Bissau tra povertà e speranze: la testimonianza di mons. Zilli

    ◊   Dopo il golpe del 12 aprile scorso, la Guinea Bissau vive un momento di grande incertezza. Per garantire la sicurezza dei civili, la Comunità economica degli Stati dell'Africa occidentale ha dispiegato il proprio contingente, che ha preso il posto della missione militare dell'Angola, che era presente in Guinea Bissau da oltre un anno. La forte instabilità si traduce in una crisi politica che vede la giunta militare non riconosciuta dalle organizzazioni internazionali africane e intanto la diplomazia europea è al lavoro per giungere ad una soluzione. Sulla situazione nel Paese, Salvatore Sabatino ha intervistato mons. Pedro Zilli, vescovo di Bafatà:

    R. – Hanno fatto un governo, ma il presidente e il primo ministro che erano al potere prima del golpe non hanno ancora rinunciato: è una situazione giuridicamente complessa. Di fatto c’è un governo, il cui presidente dovrebbe preparare le elezioni e preparare il futuro della nazione. E’ un momento difficile per la gente, perché mancano queste garanzie giuridiche. Stiamo aspettando, stiamo vedendo come andranno le cose. Si tratta di una democrazia molto debole, in cui i militari rappresentato una forza – come io dico sempre – troppo forte.

    D. – Proprio queste tensioni politiche e la situazione generale così complicata – la guerra che c’è stata nel ’98, il colpo di Stato – hanno poi portato il Paese, anche economicamente in una situazione drammatica. Un dato su tutti: la Guinea Bissau ha un debito pari a 921 milioni di dollari…

    R. – Si vede come vive la gente: la gente vive male; la gente vive così, un po’ alla giornata; la gente che vive in campagna ha un po’ di riso, un po’ di granoturco, un po’ di queste cose… E poi i giovani: le prospettive veramente mancano. Quali speranze per questi giovani? Ho scritto una lettera pastorale dal titolo “La speranza non inganna”, nella quale mi domandavo quale speranza c’è per questi giovani. I giovani, se possono, vanno via; vengono in Europa, perché qui comunque si sta un po’ meglio, nonostante la crisi.

    D. – Questo fa ancora più rabbia, perché potenzialmente potrebbe essere un Paese – invece – molto ricco. Ricordiamo che in Guinea Bissau c’è il petrolio, che c’è la bauxite. Come al solito in Africa le risorse ci sono, ma non vengono sfruttate poi dalla popolazione del posto…

    R. – La domanda è a cosa serviranno queste cose per la gente? Ci sono altre esperienze in atto in Africa e non solo: la gente resta, per qualche ragione, più povera di prima!

    D. – Il 45 per cento della popolazione è animista, mentre i musulmani ammontano – più o meno – al 40 per cento della popolazione. Vi è poi una discreta minoranza cristiana formata per lo più da cattolici: siamo intorno al 15 per cento. Qual è il ruolo dei cattolici nel Paese?

    R. – Da noi c’è un rapporto bellissimo tra cattolici cristiani, musulmani e appartenenti alla religione tradizionale, gli animisti. La Chiesa cattolica è molto rispettata per il lavoro che fa. E il lavoro che la Chiesa svolge lo posso riassumere in tre punti fondamentali. Il primo, l’annuncio del Vangelo; l’altro, la sanità; e, il terzo, la scuola. Adesso siamo tre vescovi e quando scriviamo un messaggio o esprimiamo la nostra opinione, veniamo ascoltati molto. Facciamo dei lavori insieme ai musulmani ed è bello: abbiamo scritto insieme due lettere in determinate situazioni, come in questa del colpo di Stato, firmata da cattolici, evangelici e musulmani. Questa è una bella cosa. La gente vuole bene alla Chiesa, grazie a Dio.

    D. – Come vede il futuro di questo Paese o meglio che cosa auspica per il futuro della Guinea Bissau, lei che vive lì da tanti anni?

    R. – Parto da un punto fondamentale, che è un punto di fede: il Signore ama tutte le persone di questo mondo ed ama quindi anche la Guinea Bissau e non ha abbandonato la Guinea Bissau. Nonostante le tante difficoltà, ci sono dei segnali positivi, anche a livello di Stato: hanno fatto, per esempio, più strade; hanno fatto la rete telefonica mobile: questi sono segni. E’ arrivato anche Internet, non per tutti, ma certo si riesce già a navigare. Una volta le ragazze non andavano a scuola, perché "servivano" soltanto per partorire e per cucinare; adesso invece le ragazze vanno a scuola e i genitori mandano a scuola non soltanto i figli, ma anche le figlie. La sanità, nonostante tutto, funziona: ci sono le campagne di vaccinazioni per il morbillo, per la poliomelite… Quindi vedo una prospettiva positiva e si sta lottando per questo. Basterebbe un pochino più di tranquillità…. Quindi, nonostante tutto, la mia prospettiva è positiva.

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    Presto padre Puglisi sarà Beato: il ricordo di Don Ciotti

    ◊   “Un modello di amore e di fedeltà al Vangelo”. Così il presidente di Libera, don Luigi Ciotti descrive padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993 e che presto sarà Beato. Al microfono di Emanuela Campanile, don Luigi Ciotti comincia il suo ritratto dalla “fine”, dalle parole con le quali padre Puglisi venne ricordato al suo funerale:

    R. – Per me è importante quello che disse proprio il grande cardinale Salvatore Pappalardo al suo funerale, quando disse: “Hanno ucciso un prete che faceva il proprio dovere e concepiva la missione evangelica secondo principi moderni”. Per lui l’attività pastorale era anche promozione civile.

    D. – Don Puglisi è stato un uomo coraggioso e franco, che ha fatto un bellissimo sogno: portare il sole nel quartiere di Brancaccio. Dopo di lui è sembrato che la speranza si fosse spenta. Qual è stata l’eredità in questa zona così difficile?

    R. – Devo dire che quel modello di sacerdote che la mafia voleva cacciare in sagrestia, oggi viene riconosciuto dalla Chiesa come la massima fedeltà al Vangelo, cioè che la vita di don Pino, il suo impegno – l’impegno sacerdotale, innanzitutto – la sua voglia di togliere i ragazzi dalla strada, la sua passione educativa, il suo coraggio sociale fino ad esporsi anche contro il potere delle mafie, ha graffiato le coscienze, ha stimolato molti di noi a continuare, raccogliendo il testimone, questo impegno proprio sulla strada, nei quartieri difficili, nelle periferie delle grandi città. Ora è un incoraggiamento, è stato ed è per noi, proprio a servire la Chiesa nelle periferie, nei quartieri difficili, nel contrasto alla violenza, con la dimensione educativa, con la testimonianza cristiana, con la responsabilità civile, nell’annuncio di una parola per dare aiuto a cercare verità e costruire giustizia.

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    In arrivo in Italia il nuovo Isee, ma per il Forum le famiglie rischiano di essere penalizzate

    ◊   E’ in dirittura di arrivo la riforma dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente utilizzato per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate, ma è già polemica. Per il ministro, Elsa Fornero, ai fini del calcolo occorre considerare il patrimonio delle persone. La Cgil chiede che siano tutelate le fasce più deboli, mentre per il Forum delle famiglie va bene rendere questo strumento più efficace, ma senza penalizzare i nuclei con figli o situazioni di disabilità. “Non è accettabile – spiega il presidente Francesco Belletti - che siano considerate per il calcolo dell’Isee le somme percepite a titolo di sostegno, come assegni familiari o di invalidità, e che la valutazione immobiliare avvenga secondo i parametri Imu". Paolo Ondarza ha intervistato Francesco Belletti:

    R. – Ci pare che il nuovo Isee abbia l’obiettivo principale di far cassa. La prima questione, uno dei punti molto critici, è inserire nella lettura dell’Isee anche tutti gli interventi di sostegno economico dello Stato, della pubblica amministrazione.

    D. – Cioè l’assegno di invalidità, ad esempio?

    R. – Esatto, perché anziché essere considerato un servizio che non fa ricchezza, che non fa reddito, viene inserito nel conteggio della ricchezza della famiglia. Questo ci sembra paradossale perché lo Stato da un lato ti dà una cosa e poi contemporaneamente te la riprende perché risulteresti più ricco. La seconda questione, che è quella che sta più a cuore al Forum delle associazioni familiari, è la misurazione dei carichi familiari. Nel fattore famiglia del Forum un figlio vale 0,8 nel nuovo Isee varrebbe 0,2. La terza questione infine è che questo nuovo Isee sarà molto più alto.

    D. - Perché terrà conto dei patrimoni, in particolare della valutazione del patrimonio immobiliare con i parametri Imu?

    R. – Certo. Abbiamo chiesto anche al Ministero delle politiche sociali di pesare diversamente la residenza prima casa. Quello che vorremmo, che ci aspetteremmo dal nuovo Isee, è che sia una buona notizia per le famiglie, visto che le famiglie lo devono usare non solo per l’accesso ai servizi assistenziali, e non lo usano solo le famiglie povere: l’Isee serve per l’accesso all’università, per l’accesso all’asilo nido... L’equità familiare per noi è un criterio di sviluppo del Paese.

    D. – Quindi si rischia di non agevolare le famiglie nell’accesso alle prestazioni sociali, ad esempio gli asili nido, con una ricaduta negativa sugli stessi servizi perché perdendo utenza perderebbero fondi e quindi qualità del servizio?

    R. – Sì, l’Isee di fatto serve per misurare il contributo degli utenti ai servizi, ma se questo contributo diventa troppo costoso le persone saranno costrette a non utilizzare i servizi, quindi i servizi costeranno di più perché si ridurrà la platea dei destinatari. Insomma è un po’ un meccanismo che rischia di razionare ulteriormente l’accesso ai servizi e rischia di conservare quella grave disparità ed iniquità tra famiglie senza figli, e famiglie con carichi familiari che noi crediamo sia una delle fragilità del nostro Paese. Oggi una famiglia che accoglie un nuovo figlio si impoverisce del 25-30 per cento perché non c’è nessun meccanismo di sostegno pubblico per un figlio che in fondo, va rimarcato, è un bene comune, è un valore pubblico.

    D. – Ed è sotto gli occhi di tutti, la famiglia è stata un fondamentale salvagente in questo momento di crisi …

    R. – Se la famiglia non avesse resistito in questi 4-5 lunghi anni di crisi, le conseguenze sociali, anche per la coesione sociale e la presenza di rivolte sociali, sarebbero state pesantissime.

    D. – Quindi ancora una volta richiamate l’attenzione della politica sulla famiglia …

    R. - Non ci interessano solo le riforme istituzionali, non ci interessa chi sarà il prossimo presidente della Repubblica: alle famiglie serve sentirsi in un Paese che investe sul futuro, che investe su di loro.

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    Nella città siciliana di Enna, il Giubileo dei Giovani

    ◊   Grande partecipazione per il Giubileo dei Giovani ad Enna dove continuano i festeggiamenti per il 600esimo anniversario della proclamazione della Patrona della città, la Madonna della Visitazione. A presiedere la celebrazione di questa sera, il cardinale Stanislaw Rylko, Presidente del Pontificio Consiglio per i Laici e organizzatore delle GMG nel mondo. Domani anche l’arrivo del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei che dopo incontri con i rappresentanti delle istituzioni prenderà parte alla tradizionale processione della statua della Madonna sulla nave d’oro. Cecilia Seppia ha sentito mons. Michele Pennisi vescovo di Piazza Armerina

    R. – Questa figura della Madonna della Visitazione rappresenta per gli ennesi la Madre di tutti, la Madre della città. E’ importante mettere in evidenza come si tratti di Maria Santissima, una donna di carne ed ossa. Spesso qualche guida turistica parla della festa della Madonna come se si volesse riprendere il culto di Cerere. In realtà, la Madonna non è una dea-madre ma è la Madre di Dio, pur essendo una persona in carne ed ossa, che ha creduto nel Signore e di cui la gente si fida. Soprattutto nel mistero della Visitazione, la gente vede in Maria un modello da imitare perché la Madonna della Visitazione è un modello anche dell’attenzione agli altri, della solidarietà verso gli altri.

    D. – Domenica scorsa c’è stato il Giubileo della famiglia ad Enna, ora quello dei giovani. Parliamo di questo evento: è una sorta di piccola Gmg?

    R. – Tra la Gmg di Madrid e la prossima di Rio de Janeiro, c’è questa piccola Gmg che si svolge ad Enna. Vuole essere l’occasione da parte dei giovani per ringraziare Giovanni Paolo II ma anche per riaffermare la loro vicinanza, la loro solidarietà al Santo Padre Benedetto XVI come hanno fatto i giovani di Roma ieri in Piazza San Pietro, all’indomani della festa dei Santi Pietro e Paolo.

    D. – Durante questo giubileo, anche la venerazione della reliquia del Beato Giovanni Paolo II, che sarà itinerante presso le sedi delle istituzioni civili e militari: un segno importante per tutta la Sicilia …

    R. – Ieri sera, all’accoglienza, il duomo era strapieno: c’era tanta gente, tante famiglie, tanti bambini. Attesa con grande ansia anche per i carcerati che - ricordo - quando morì Giovanni Paolo II, hanno voluto che la prima messa in suffragio del Papa venisse celebrata proprio al carcere: c’è un legame profondo tra i carcerati e Giovanni Paolo II.

    D. – Lei diceva che l’intento di questo Giubileo dei giovani è sicuramente far giungere al Papa l’abbraccio di tutti i ragazzi, la gioia della Sicilia, ma anche dimostrare che in Sicilia la Chiesa è viva …

    R. – Sì, in Sicilia la Chiesa è viva, ed è viva anche grazie alla pietà popolare che è molto sentita. Tutti si riconoscono in Maria, Maria Santissima, come Colei che è il modello della fede. Oggi, in preparazione dell’Anno della Fede, Maria viene presentata ai giovani come modello di fede, come una laica cristiana che ha svolto il suo pellegrinaggio della fede, un pellegrinaggio al quale i giovani debbono associarsi.

    D. – Tra l’altro, quella dei giovani è una manifestazione forte, anche di solidarietà, perché è un momento difficile per il pontificato di Benedetto XVI …

    R. – Sì, è un momento difficile, però abbiamo la certezza – come ha detto il Santo Padre durante l’omelia per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo– che le forze del male non prevarranno. E certamente, il fatto che il Papa si senta confortato dalla preghiera e dalla simpatia di tanti giovani dev’essere per lui un motivo di conforto e di aiuto.

    D. –Il 2 luglio ci sarà la solenne processione della Madonna sulla Nave d’Oro; ci sarà anche il cardinale Bagnasco. Anche questo, è un momento molto sentito dalla gente …

    R. – Sì, è un momento in cui c’è un’altissima partecipazione popolare: quasi tutti i cittadini di Enna – ma verranno anche da altri paesi della Sicilia – parteciperanno a questa processione che vuole essere proprio un seguire Maria nel suo pellegrinaggio della fede, per crescere nella fede.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Il Movimento eucaristico dei giovani francesi celebra 50 anni

    ◊   Ha 50 anni ma non li dimostra, il Movimento eucaristico dei giovani (Mej) di Francia. Nato nel 1962 con l’intento di avvicinare i ragazzi al sacramento dell’Eucaristia, il Mej si basa sulla pedagogia di Sant’Ignazio di Loyola e aiuta i giovani a crescere. Passato sotto la responsabilità della Conferenza episcopale francese nel 1971, oggi il Mej contra seimila iscritti e circa un migliaio di animatori volontari. Per celebrare solennemente il “Giubileo d’oro”, il Movimento ha organizzato, dal 17 al 24 settembre prossimi, il suo primo Incontro internazionale che si terrà a Buenos Aires, in Argentina, mentre dal 2 al 4 novembre è in programma l’Assemblea generale. I festeggiamenti, però, hanno già avuto un’anticipazione nella Messa di ringraziamento celebrata a Vienna il 10 giugno scorso e che ha visto la presenza di 700 giovani. Per i prossimi mesi, inoltre, sono previsti spettacoli teatrali sulla figura di Sant’Ignazio, serate speciali dedicate alle testimonianze dei ragazzi e momenti di preghiera eucaristica. Particolare l’attenzione che il Movimento riserva alla musica: per il 2013 si attende l’uscita di un album contenente canzoni ispirate alla Parola di Dio e composte dagli stessi ragazzi. ”Il Mej festeggia i 50 anni contemporaneamente al Concilio Vaticano II”, sottolinea Isabelle Colson, direttrice del Centro nazionale del Movimento, in un’intervista pubblicata sul sito web della Conferenza episcopale francese. “Educare i giovani - continua - corrisponde a una necessità. Ma coloro che sanno trovare il tempo di guardare alle proprie giornate nell’ottica della preghiera, sapranno anche fare scelte buone non solo per se stessi, ma anche per i loro cari e per la società”. “La gioia e la felicità dei ragazzi - conclude Isabelle Colson – ci incoraggia ad andare avanti per i prossimi 50 anni”. (I.P.)

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    La spiritualità della Russia ortodossa in una mostra dell’arcivescovo fotografo di Vólogda

    ◊   In Russia la straordinaria ricchezza della spiritualità cristiana ortodossa si mantiene da secoli inalterata nelle terre della Vólogda, una regione del nord dagli orizzonti infiniti, dalla bellezze naturali mozzafiato. Prima della rivoluzione sovietica vi si contavano 38 monasteri, parecchi ancor oggi sono animati da comunità di monaci; così come devotissimi fedeli frequentano un migliaio delle 1340 chiese preesistenti. A questa “Fivaida” – chiamata con il nome della Tebaide del deserto egiziano, dove fiorirono numerosi i monasteri dei primi cristiani, e che da sempre ha donato alla Chiesa santi eremiti e asceti, intrepidi monaci, custodi e difensori dell’ortodossia russa – è dedicata una spettacolare mostra fotografica inaugurata ieri sera a Roma nel Centro russo di scienza e cultura. Protagonista l’arcivescovo Maximilian di Vólogda e di Velikij Ustug perché proprio lui ha fermato le immagini di una bellezza affascinante di quel patrimonio naturale e spirituale che si manifesta e si vive ogni giorno, ma è sconosciuto alla cristianità di Occidente ed è tanto importante per la causa ecumenica. Fra queste immagini indimenticabili quelle degli affreschi di Dionisio di Mosca, iconografo del ‘500, nel monastero di Ferapóntovo; del lastricato del monastero di Kirillo Belozersk, il più grande della Russia, ove sono incise le “tavole della storia”; delle cupole turchesi della chiesa che si affaccia sul fiume Kubeno; del volto del monaco Gherasim. L’arcivescovo-fotografo, “emozionato perché mi trovo in Italia”, ha detto che non dovevano restar nascosti nello scrigno tanti tesori, che dicono le meraviglie della bellezza del Creato e della vera arte . A contribuire alla realizzazione di questa mostra, per la prima volta fuori dalla Russia dopo il successo raccolto a Mosca e a San Pietroburgo, hanno collaborato personalità del Sovrano Militare Ordine di Malta, il presidente della Camera di commercio italo-russa e rappresentanti di aziende italiane, presenti alla “vernice” con autorità religiose, civili e diplomatici. (A cura di Graziano Motta)

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    Due emissioni filateliche ricordano i 50 anni di relazioni diplomatiche tra Senegal e Santa Sede

    ◊   Era il 1961 quando il Senegal stabiliva, primo tra i Paesi dell’Africa Orientale, relazioni diplomatiche con la Santa Sede. A distanza di poco più di cinquant’anni da quello storico avvenimento, la Nunziatura apostolica di Dakar ha presentato nei giorni scorsi due speciali emissioni filateliche. Realizzate dalle Poste del Senegal, le due serie di francobolli raffigurano, rispettivamente, le bandiere dei due Paesi e un affresco del Perugino – “La consegna delle chiavi all’Apostolo Pietro” – il cui originale si trova nella Cappella Sistina, in Vaticano. Presentando l’iniziativa alla stampa, il Nunzio apostolico in Senegal, mons. Mariano Montemayor, ha sottolineato “la collaborazione franca” tra il Paese africano e la Santa Sede, “in particolare nel campo della pace”. “Celebrare i 50 anni di relazioni diplomatiche – ha ribadito mons. Montemayor – significa prendere coscienza di tutti gli sforzi compiuti nel tempo affinché tali rapporti crescessero nella cordialità e nel rispetto reciproco”. Dal canto suo, la Direzione generale delle Poste senegalesi ha ricordato il grande contributo offerto dalla Chiesa al processo di pace nella nazione, così come la collaborazione armoniosa tra le tradizioni religiose cristiana e musulmana. Infine, da notare che quelle attuali seguono un’altra importante emissione filatelica risalente al 1992, quando vennero stampati francobolli speciali per celebrare la visita di Giovanni Paolo II in Senegal. (I.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 183

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