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Sommario del 27/06/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'udienza generale: Dio non vuole grandezza ma servizio
  • Presentato al Papa uno studio all'avanguardia sulle staminali adulte
  • Rinunce e nomine
  • Ior: incontri al vertice in vista della scelta del nuovo presidente del Consiglio di Sovrintendenza
  • Cortile dei Gentili. I cardinali Ravasi e Tauran discutono di diplomazia e verità
  • Lusaka: aperto ieri il Congresso regionale africano delle infermiere cattoliche
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Crisi: il futuro dell'Ue in gioco al Consiglio europeo di domani e venerdì
  • Morsi ai cristiani: nessuna discriminazione nel nuovo Egitto. Le parole del portavoce cattolico, padre Griech
  • L'Onu sulla Siria: è come una guerra civile. L'opinione: no alla Nato, sì al dialogo
  • Consumo di droghe e narcotraffico. L'esperto: mercato globale che prospera sulla corruzione
  • Alluvioni in Bangladesh: circa 100 morti, 500 mila sfollati
  • L'Italia e i diritti umani: 86 ong chiedono più impegno al governo Monti
  • Focolari: prende forma il Genfest 2012 a Budapest
  • Nei cinema "Il cammino di Santiago", storie di uomini lungo il celebre viaggio dell'anima
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria: situazione disperata per le famiglie intrappolate a Homs
  • Aiuti umanitari in Siria: pubblicati i dati Unicef
  • Terra Santa: il nunzio apostolico ricevuto dal presidente palestinese Mahmoud Abbas
  • Libano: il patriarca Béchara Raï ad Antiochia per la festa dei Santi Pietro e Paolo
  • Sud Sudan: 900 le vittime del conflitto dei mesi scorsi nella regione di Jonglei
  • Messico. Appello dei vescovi per le presidenziali: votare per il bene del Paese
  • Usa: sostegno dai vescovi alla pastorale in America Latina
  • Bolivia: la povertà incrementa il traffico di esseri umani e la prostituzione
  • Perù: Campagna di solidarietà della Chiesa per anziani e bambini
  • Colombia: delusione dei vescovi per la riforma della giustizia
  • Australia: battello con 150 profughi naufraga al largo dell’isola di Natale
  • Regno Unito: la preoccupazione della Caritas per i tagli del governo al Welfare
  • Malaysia: oltre 5.000 Bibbie dissequestrate dal governo per i cristiani del Borneo
  • Kenya: il ruolo delle comunità di base per elezioni pacifiche
  • Italia: Messaggio dei vescovi sulla salvaguardia del creato
  • Il cardinale Vallini alla diocesi di Roma: “Il 29 giugno manifestiamo il nostro affetto al Papa”
  • Prato. Mons. Simoni sul bambino morto in gita: “Affranti per la tragedia, vicini alla famiglia”
  • La santa reliquia del Cuore di San Camillo vola con Alitalia verso il Brasile
  • Concluso il Forum di Bonn su cultura, formazione e ruolo dei media
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'udienza generale: Dio non vuole grandezza ma servizio

    ◊   La logica umana cerca potere, dominio, mezzi potenti ma la piena realizzazione è nello “svuotarsi di se stessi”. Lo ha detto il Papa all’udienza generale di questa mattina in Aula Paolo VI, ricordando la via indicata da Cristo e commentando la Lettera di San Paolo ai Filippesi, definita un “inno cristologico”. Il servizio di Fausta Speranza:

    “L’ascesa a Dio” si realizza nella “discesa del servizio”. Con queste parole Benedetto XVI sintetizza la via indicata da Cristo. “Colui che si è profondamente abbassato prendendo la condizione di schiavo, viene esaltato, innalzato sopra ogni cosa dal Padre”. La via della Croce, dell’umiliazione, del dono di sé nella “obbedienza alla volontà del Padre”, è la via che San Paolo sposa, dice il Papa. Solo questo giustifica le sue parole di gioia e serenità nella Lettera ai Filippesi, scritta quando l’apostolo è in prigione e “sente prossima la morte”, il martirio. “Gesù ha raggiunto il massimo grado dell’umiliazione, perché la crocifissione era la pena riservata agli schiavi e non alle persone libere”:

    La logica umana, invece, ricerca spesso la realizzazione di se stessi nel potere, nel dominio, nei mezzi potenti. L’uomo continua a voler costruire con le proprie forze la torre di Babele per raggiungere l’altezza di Dio, per essere come Dio”.

    Il Papa ricorda il gesto che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena sottolineando: “E' importante ricordarlo”. Gesù ha lavato i piedi agli Apostoli e ha detto loro di fare la stessa cosa gli uni agli altri. E a braccio Benedetto XVI afferma: “Dio non vuole grandezza, Dio vuole il dono di sé nell’amore, nel servizio”:

    “L’ascesa a Dio avviene proprio nella discesa dell’umile servizio, nella discesa dell’amore, che è l’essenza di Dio e quindi la forza veramente purificatrice, che rende l’uomo capace di percepire e di vedere Dio”.

    E dunque, ancora a braccio, aggiunge parole semplici e fortissime: “Solo se usciamo da noi stessi – dice – ci troviamo”. Qui, il Papa dà un’indicazione precisa:

    “Nella preghiera, nel rapporto con Dio, noi apriamo la mente, il cuore, la volontà all’azione dello Spirito Santo per entrare in questa stessa dinamica di vita.”

    “La preghiera – dice il Papa – è fatta di silenzio e di parola, di canto e di gesti che coinvolgono l’intera persona”. E aggiunge un pensiero a un gesto preciso:

    “La genuflessione davanti al Santissimo Sacramento o il mettersi in ginocchio nella preghiera esprimono proprio l’atteggiamento di adorazione di fronte a Dio, anche con il corpo”.
    “Da qui – afferma Benedetto XVI - l’importanza di compiere questo gesto non per abitudine e in fretta, ma con profonda consapevolezza”:

    “Quando ci inginocchiamo davanti al Signore noi confessiamo la nostra fede in Lui, riconosciamo che è Lui l’unico Signore della nostra vita”.
    Infine, l’invito del Papa:

    “Sostiamo in adorazione più spesso davanti all’Eucaristia, per far entrare la nostra vita nell’amore di Dio, che si è abbassato con umiltà per elevarci fino a Lui”.

    Nei saluti in varie lingue, torna il riferimento alla Lettera di San Paolo ai Filippesi come a un “grande inno cristologico”. In francese la sintesi dei sentimenti di Gesù: “l’amore, l’umiltà, l’obbedienza a Dio” e il saluto in particolare ai gruppi da Syros in Grecia e da Haiti. In inglese, l’incoraggiamento a scoprire che “abbassandoci nell’umiltà e nell’amore, noi ci innalziamo a Dio”, con un pensiero particolare alla delegazione ecumenica dei leader cristiani dalla Corea. In spagnolo, ancora parole sulla condizione divina e umana di Gesù, che ha vissuto l’incarnazione, la morte in croce, l’esaltazione nella gloria di Dio, con il saluto ai pellegrini provenienti da Spagna, Messico, Colombia. In polacco e in ungherese, il riferimento alla prossima solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, ricordati “in particolare a Roma dove hanno insegnato, hanno dato la loro testimonianza e hanno subito il martirio in nome di Cristo”. “La visita alle loro tombe – dice – sia per tutti l’occasione di un consolidamento nella fede”.

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    Presentato al Papa uno studio all'avanguardia sulle staminali adulte

    ◊   E’ stata presentata oggi a Benedetto XVI, dopo l'udienza generale, la prima copia del volume "Our Stem Cells: The Mistery of Life and Secrets of Healing". Si tratta di un testo innovativo per la ricerca sulle cellule staminali adulte, che indaga le terapie possibili grazie al loro impiego nel campo medico, ma anche le loro implicazioni culturali ed etiche. Un’opera unica, risultato della collaborazione tra il Pontificio Consiglio della Cultura - attraverso la sua fondazione caritatevole STOQ International - e la "Stem for Life Foundation". Il testo, che sarà disponibile entro la fine dell’anno, contiene anche un discorso di Benedetto XVI, con il quale si esorta a un sostegno e a una sensibilizzazione maggiori per i progressi nella ricerca sulle cellule staminali adulte, al fine di alleviare le sofferenze umane.

    Nello specifico, lo studio mette a fuoco i concetti discussi nella prima Conferenza internazionale sulle cellule staminali adulte, svoltasi in Vaticano lo scorso anno, e offre al lettore una panoramica affascinante e completa del loro ruolo vitale nel futuro della medicina rigenerativa, compresa la loro capacità di riparare il cuore e gli organi danneggiati, ridare la vista, uccidere il cancro, curare il diabete, guarire le ustioni e fermare la marcia di malattie degenerative come l’Alzheimer, la sclerosi multipla e il morbo di Lou Gehrig. “Il libro – ricco di casi reali ha affermato Robin Smith, amministratore delegato di NeoStem – non parla soltanto del successo della nostra partnership storica con il Vaticano, ma pone le basi per i nostri prossimi appuntamenti”. Sulla stessa linea mons. Tomasz Trafny, del Pontificio Consiglio della Cultura, convinto che il volume possa promuovere un dialogo intenso tra la comunità scientifica e quella religiosa all’interno dell'importante cornice della ricerca della verità e dei più alti valori etici.

    “Ci auguriamo – conclude mons. Trafny – che possa contribuire a educare le persone di tutto il mondo sull’importanza di una ricerca scientifica etica, e aiutarle a capire che non è necessario scegliere tra la propria fede e la scienza, ma che, in realtà, le due possono lavorare insieme per migliorare profondamente l'umanità.” A consegnare la prima copia al Pontefice, oltre monsignor Tomasz Trafny e al dott. Robin Smith, erano presenti anche il presidente della Stem for Life Foundation e il dottor Max Gomez, fiduciario della medesima Fondazione. (A cura di Cecilia Seppia)

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    Rinunce e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wrexham (Galles, Regno Unito), presentata da S.E. Mons. Edwin Regan, in conformità al can. 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo di Wrexham (Galles, Regno Unito) il Rev.do Mons. Peter Brignall, finora Vicario Generale della medesima diocesi. Il Rev.do Mons. Peter Brignall è nato a Londra, nell'arcidiocesi di Westminster, il 5 luglio 1953. Ha svolto gli studi secondari presso il Barnet College of Further Education, Hertfordshire e quelli filosofici e teologici presso il seminario di Allen Hall di Londra. E' stato ordinato sacerdote per la diocesi di Manevia il 18 febbraio 1978. Fino al 1980 è stato Vicario Parrocchiale, prima a Blessed Sacrament, Connah's Quay, e poi ad Our Lady Star of the Sea, Llandudno. Dal settembre 1980 al gennaio 1984 ha servito come Cappellano all'University College North Wales, Bangor e al NHS Hospital, Bangor. E' successivamente diventato Parroco di Knighton & Presteigne. Quando, nel 1987, è stata creata la diocesi di Wrexham, ha deciso di appartenergli trasferendosi nel nord del Galles. Per dieci anni è stato Parroco di Our Lady of the Immaculate Conception, Bangor. Nel febbraio 1999 è diventato Decano della Cattedrale di Our Lady of Sorrows, Wrexham e Cappellano dell'ospedale locale. Nel settembre del 2003 è stato nominato Vicario Generale della diocesi di Wrexham.

    Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Leopoldina (Brasile) il Rev.do Sacerdote José Eudes Campos do Nascimento, del clero dell’arcidiocesi di Mariana, finora Parroco della Parrocchia "Santa Efigênia" a Ouro Preto e Vicario Episcopale. Il Rev.do José Eudes Campos do Nascimento è nato il 30 aprile 1966 a Barbacena, nell’arcidiocesi di Mariana, Stato di Minas Gerais. Dopo gli studi preparatori nella sua città di origine, ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Istituto di Filosofia dei Padri Salesiani a São João del Rei (1988) e presso l’Istituto di Filosofia "Santo Tomás de Aquino" a Belo Horizonte (1989-1990). Ha studiato Teologia presso il Seminario Maggiore" São José" dell’arcidiocesi di Mariana (1991-1994). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 22 aprile 1995 ed è stato incardinato nel Presbiterio dell’arcidiocesi di Mariana, nella quale ha svolto gli incarichi di: Vicario parrocchiale, Amministratore parrocchiale, Assessore arcivescovile per la Pastorale Giovanile, Parroco, Direttore Spirituale del Seminario Maggiore, Membro del Consiglio Presbiterale e del Collegio dei Consultori, Rappresentante dei Presbiteri dell’arcidiocesi presso gli organismi ecclesiali regionali e nazionali. Attualmente svolge l’incarico di Vicario Episcopale della regione nord dell’arcidiocesi di Mariana e di Parroco della Parrocchia "Santa Efigênia"nella città storica di Ouro Preto.

    Il Pontefice ha nominato Vescovo di Parral (Messico) S.E. Mons. Eduardo Carmona Ortega, C.O.R.C., finora Vescovo di Puerto Escondido. S.E. Mons. Eduardo Carmona Ortega, C.O.R.C., è nato a Città del Messico il 18 marzo 1959. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel Seminario degli Operai del Regno di Cristo a Querétaro, Messico, e nel Seminario Maggiore di Toledo, Spagna. Ha ottenuto la Licenza in Teologia dogmatica a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. È stato ordinato sacerdote il 20 agosto 1983 per la diocesi di Tacámbaro; incardinandosi nel 1991 nella Fraternità Sacerdotale degli Operai del Regno di Cristo. E’ stato Prefetto di disciplina e, poi Vice Rettore del Seminario degli Operai del Regno di Cristo a Querétaro. In seguito, è stato nominato Segretario regionale e Vice Rettore del Seminario della Fraternità a Olías del Rey, Toledo, Spagna. Dal 1991 al 1994 ha svolto l’incarico di Rettore del medesimo Seminario. Dal 1994 al 1997 è stato Parroco nell’arcidiocesi di Los Angeles, U.S.A. Nel 1997 è stato eletto Direttore regionale per il Messico della Fraternità Sacerdotale degli Operai del Regno di Cristo e, poi, nel 2002 è stato rieletto per il medesimo incarico. L’8 novembre 2003 è stato nominato primo Vescovo di Puerto Escondido, ricevendo l’ordinazione episcopale il 7 gennaio 2004. In seno alla Conferenza Episcopale del Messico è responsabile della Dimensione pastorale per i ministeri laicali.

    Il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare dell’arcidiocesi di São Paulo (Brasile) il Rev.do Sacerdote Sérgio de Deus Borges, del clero della diocesi di Cornélio Procópio, finora Parroco della Parrocchia "Imaculada Conceição" a Jataizinho, Presidente del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Londrina, Docente e Direttore di Studi dell’Istituto Teologico di Londrina, assegnandogli la sede titolare vescovile di Gergi. Il Rev.do Sérgio de Deus Borges è nato il 4 aprile 1966 a Alfredo Wagner, nella diocesi di Rio do Sul, Stato di Santa Catarina. Ha compiuto gli studi di Filosofia presso l’Istituto di Filosofia I.P.A.S. a Ponta Grossa (1985-1987) e quelli di Teologia presso l’Istituto di Teologia Paulo VI a Londrina (1989-1993). Ha, poi, ottenuto la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma (1997-2000) e la Licenza in Teologia, presso la Pontificia Università Cattolica di Curitiba. Il 6 febbraio 1993 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale ed è stato incardinato nella diocesi di Cornélio Procópio, nella quale ha svolto gli incarichi di Parroco, Assessore della pastorale per la gioventù, per la famiglia e per i carcerati; Direttore Spirituale del Movimento "Serra Clube"; Professore del Seminario "Menino Deus" (1993-1994), Professore e Rettore del Seminario Maggiore "São José" a Jataizinho (1995-2011). Nell’ambito della Provincia Ecclesiastica ha svolto dal 2007 la funzione di Docente e Direttore di Studio dell’Istituto di Teologia di Londrina e Presidente del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano di Londrina. Dal 2011 è Parroco della Parrocchia "Imaculada Conceição" a Jataizinho.

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    Ior: incontri al vertice in vista della scelta del nuovo presidente del Consiglio di Sovrintendenza

    ◊   Importante incontro al vertice, questa mattina allo Ior. Il Consiglio di Sovrintendenza dell’Istituto per le Opere di Religione, informa una nota ufficiale della Sala Stampa Vaticana, ha riunito i suoi membri – il vicepresidente, Ronaldo Hermann Schmitz, il prof. Carl Albert Anderson e i dottori Antonio Maria Marocco e Manuel Soto Serrano – i quali si sono successivamente incontrati con la Commissione cardinalizia di vigilanza, presieduta dal cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone.

    “Si è trattato – precisa la nota – di due incontri molto utili per condividere informazioni e proposte sia per la gestione ordinaria, sia per l’individuazione dei criteri di professionalità ed esperienza universalmente riconosciuti, in vista della scelta del nuovo Presidente del Consiglio di Sovrintendenza”. Benedetto XVI, termina la nota, “segue da vicino l’attuale situazione dell’Istituto per le Opere di Religione e viene costantemente informato dal Cardinale Segretario di Stato”.

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    Cortile dei Gentili. I cardinali Ravasi e Tauran discutono di diplomazia e verità

    ◊   Il tema “Diplomazia e verità” è stato al centro, ieri sera a Roma, nella sede dell’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, del nuovo appuntamento del “Cortile dei Gentili”, la struttura del Pontificio Consiglio della Cultura dedicata al dialogo tra credenti e non credenti. Ospiti di Palazzo Borromeo, numerosi cardinali e diplomatici hanno dato vita a un vivace dibattito sulla possibilità di conciliare due termini considerati in contraddizione. Per noi c’era Fabio Colagrande:

    “L’ambasciatore è un uomo onesto mandato a mentire all’estero per il bene del suo Paese”. Con un’aforisma di Izaak Walton, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del dicastero vaticano della cultura, introduce subito, nell’affollato cortile di Palazzo Borromeo, la questione centrale. E’ possibile, oltre gli stereotipi, riconciliare verità e diplomazia? Sì, se le diplomazie individuano come fondamento di verità comune la natura umana, il diritto naturale, recuperando una concezione classica di verità che si oppone all’attuale soggettivismo. Ma la “nuda veritas” di Orazio – spiega ancora il cardinale Ravasi – è più affascinante se “vestita” dalla prudenza, dalla discrezione, evitando però i rischi connaturati alla riservatezza:

    “Il segreto ha sempre due volti: da un lato, è sicuramente sinonimo di discrezione, quindi custodire in un certo senso anche quegli elementi che potrebbero essere di provocazione, di esplosione perfino. Ma, dall’altra parte, ha anche un volto negativo: può voler dire nascondere ai popoli una verità che invece è necessaria, che porta all’esame di coscienza, alla critica e magari alla trasformazione di una società. Per questo, i diplomatici come i politici camminano sempre su un crinale estremamente delicato”.

    E’ un diplomatico di carriera, come il cardinale Jean-Louis Tauran, già Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, a sottolineare invece come “un ambasciatore che mente, raramente giunge al suo scopo”, mentre la diplomazia deve essere sempre “al servizio della realizzazione dell’uomo”. Gli fa eco l’ambasciatore Usa presso la Santa Sede, Diaz, quando sottolinea l’importanza di un’azione diplomatica che faccia gli interessi del proprio Paese “ma promuova al contempo il bene comune”. Nel dibattito, emergono però anche l’allarme democratico legato alla dialettica tra diplomazia e trasparenza nel mondo globalizzato e la sfida che l’istantaneità dell’informazione, all’epoca del web 2.0, lancia ai tempi lenti dei diplomatici. Riassume la discussione il padrone di casa, l’ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Maria Greco:

    R. – Oggi, stiamo assistendo ad una certa globalizzazione della verità, vale a dire non è più facile oramai nascondere le posizioni del singolo Stato, del singolo uomo politico, perché? Perché siamo, effettivamente, sotto una campana di vetro. Quindi, anche le opinioni, in qualche modo, sono state globalizzate e anche la verità è sottoposta a questo screening globale. Poi, per quello che riguarda il punto specifico del rapporto che può esistere tra la privacy e l’esternazione di determinati punti di vista, ritengo che lì abbia detto bene, ancora una volta, il cardinale Ravasi: “La verità deve essere sempre vestita di prudenza”, quindi non ci si deve far scudo di una verità assoluta e mettersi al riparo di questa verità assoluta per manifestare in maniera incondizionata e senza riserve determinati punti di vista. La prudenza è sempre d’obbligo, soprattutto per chi fa questo mestiere.

    D. – Infine, come ambasciatore d’Italia presso al Santa Sede, come guarda al progetto del Cortile dei Gentili che ormai ha compiuto diversi passi in Italia e all’estero?

    R. – Il Cortile dei Gentili è un’iniziativa ideale. Nasce, appunto, per fare dialogare le persone: abbiamo detto che dialogos vuol dire “la parola che attraversa”, la parola che attraversa probabilmente le frontiere, la parola che attraversa i muri della incomunicabilità. Quindi, il Cortile dei Gentili già di per sé è un’iniziativa straordinaria, molto affine alla vocazione di un diplomatico: un diplomatico deve gestire la diversità, quindi deve gestire il dialogo tra persone appartenenti a diversi credo: che siano credo politici, religiosi o di altra natura. Il Cortile dei Gentili di per sé è dunque qualcosa di estremamente vicino alla nostra sensibilità, al nostro modo di vedere le cose, alla nostra missione, al nostro operare quotidiano. Si sono allargate sempre più le frontiere alle tematiche affrontate dal Cortile dei Gentili: ritengo che stia svolgendo anche una funzione civica e sociale tutt’altro che trascurabile. Non so se sia già ufficiale il fatto che, ad esempio, una sessione del Cortile dei Gentili avrà luogo a Catanzaro, quindi in aree che rivestono e presentano qualche criticità.

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    Lusaka: aperto ieri il Congresso regionale africano delle infermiere cattoliche

    ◊   Si è aperto ieri a Lusaka (Zambia) il quinto Congresso della Regione Africana Anglofona del Ciciams (Comitato Internazionale Cattolico delle Infermiere e delle Assistenti Medico-Sociali) con una liturgia eucaristica presieduta dal cardinale Joseph Medardo Mazombwe nella cattedrale dedicata al Bambino Gesù. Hanno concelebrato l’arcivescovo di Lusaka, mons. Telesphore George Mpundu, il presule incaricato della pastorale della salute in Zambia, mons. George Lungu, vescovo di Chipata, il segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Jean-Marie Mupendawatu, mons. Charles Namugera, officiale dello stesso dicastero, e vari cappellani. In apertura dei lavori hanno quindi preso la parola anche il nunzio apostolico a Lusaka, mons. Julio Murat, e il ministro della Salute zambiano, dott. Kasonde, intervenuto in rappresentanza del governo.

    Nel suo discorso, il dott. Kasonde ha ringraziato la Chiesa cattolica per il suo impegno, qualitativo oltre che quantitativo, nel mondo della salute; in proposito ha rilevato anche che ad essa si deve il 60% dei servizi sanitari accessibili nelle zone rurali. Ha quindi espresso la volontà del governo zambiano di continuare a collaborare con la Chiesa in questo settore, molto importante per il Paese. Nel pomeriggio mons. Mupendawatu ha tenuto il suo intervento davanti ad oltre 300 infermiere ed infermieri cattolici provenienti da vari paesi anglofoni: Zambia, Zimbabwe, Nigeria, Malawi, Kenya, Tanzania, Sud Africa, Stati Uniti d’America, Scozia e Irlanda. Il giorno precedente, lunedì 25 giugno, il segretario, accompagnato dal vescovo incaricato per la pastorale della salute, dalla coordinatrice nazionale zambiana della pastorale della salute, suor Matilda Mubanga, e da mons. Namugera, aveva visitato alcune strutture sanitarie cattoliche a Lusaka: il nuovo ospedale della Conferenza episcopale dello Zambia, il “Cardinal Adams Memorial Hospital”, il St. Francis Zambian-Italian Orthopedix Hospital (per bambini disabili) e l’Our Lady’s Hospice Kalingalinga (per gli ammalati di HIV-AIDS).

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La via della vita cristiana: Benedetto XVI all’udienza generale riflette sul significato del canto per Cristo contenuto nella lettera ai Filippesi.

    In prima pagina, riguardo a un articolo sulla “New York Review of Books” un editoriale di Lucetta Scaraffia dal titolo “Elogio delle suore”.

    Nell’informazione internazionale, un intervento della Santa Sede dal titolo “Quando il debito è ostacolo allo sviluppo”.

    Sono le più antiche omelie cristiane: in cultura, Manlio Simonetti sui testi di Origene scoperti nel codice “Monacense greco 314” della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco.

    Due tradizioni in una sola voce: John Hall, decano di Westminster, sul coro di Westminster Abbey e la Cappella Musicale Pontificia insieme nella basilica di San Pietro.

    Con Etty accanto alla malattia: Cristiana Dobner recensisce il libro di Mariapia Bonanate “Io sono qui”.

    Sotto la soglia dei 45 decibel: le nuove vetrate del Salone Sistino della Biblioteca Apostolica Vaticana.
    Ingiustificata diffidenza: critiche al Cnr sul “Corriere della Sera” per la scarsa attenzione alle scienze umanistiche.

    L’elemento fondante del vivere umano: il secondo numero di “donne chiesa mondo” dedicato alla cura.

    Nell’informazione religiosa, il messaggio della Conferenza episcopale italiana per la settima Giornata per la salvaguardia del creato (che si celebrerà il prossimo primo settembre) sul tema “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”.
    Nel lavoro si riscopre Dio: l’omelia del prelato dell’Opus Dei, Javier Echevarria, presso la basilica di Sant’Eugenio, in occasione della festa di San Josemaría Escrivá.

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    Oggi in Primo Piano



    Crisi: il futuro dell'Ue in gioco al Consiglio europeo di domani e venerdì

    ◊   Una vigilia carica di tensione. Da domani a venerdì, a Bruxelles, l’Europa si gioca il proprio futuro, in un Consiglio Europeo - il ventesimo dall’inizio della crisi - da cui dovranno uscire misure concrete per la crescita e meccanismi in grado di reggere l’effetto altalena dei mercati. Il servizio è di Salvatore Sabatino:

    A preoccupare maggiormente le cancellerie di mezzo mondo è la rigidità della Germania, che continua ad insistere sul “no” agli Eurobond. Una posizione talmente netta che la cancelliera Merkel ieri ha tuonato: “Finché sarò viva, non ci saranno”. Oggi, vedrà a Parigi il presidente Hollande e chissà che all’Eliseo non si riesca ad ammorbidire la posizione tedesca. Eppure, l’emissione degli Eurobond è stata ventilata più volte dalle istituzioni europee: in primis dal presidente del Consiglio Europeo, Van Rompuy, che oggi, nella lettera di invito ai leader europei, ha precisato che “la sfida di questo Vertice è quella di segnalare, in un modo chiaro e concreto, che stiamo facendo tutto ciò che è richiesto per rispondere alla crisi”. Ma si sta davvero facendo tutto il possibile? L’economista Francesco Carlà:

    “Secondo me, no. Perché, come si è visto fin dall’inizio di questa crisi, ci sono due aspettative molto diverse tra i Paesi-chiave. Le aspettative sono alte soprattutto in Italia e Spagna, un po’ anche negli Usa, perché sono Paesi che hanno poco tempo. Mentre in Germania e Francia lo scenario è abbastanza diverso e meno forte l’attesa. Insomma, per come la vedo io i mercati sono sintonizzati su mediocri risultati per questo euro-summit, e potrebbero rimbalzare se, invece, si raggiungessero intese più ampie”.

    E sempre Van Rompuy ha annunciato anche che il Consiglio verrà seguito dal summit dei leader della zona dell'euro, a cui parteciperà anche il presidente della Bce, Mario Draghi. Intanto, le preoccupazioni non mancano: per il premier italiano Monti “servono azioni di stabilità per l'euro, no al rigore che crea recessione”. Da parte sua, il premier spagnolo Mariano Rajoy lancia l’allarme: “Madrid non potrà continuare a finanziarsi sul lungo periodo ai tassi attuali, visto il livello dello spread tra i bund e i titoli spagnoli” attestato a 525 punti base.

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    Morsi ai cristiani: nessuna discriminazione nel nuovo Egitto. Le parole del portavoce cattolico, padre Griech

    ◊   Il neoeletto presidente egiziano, Mohammed Morsi, è al lavoro per dare forma al futuro governo del Paese, mentre ancora resta da sciogliere il nodo dell’uscita dal potere della giunta militare. Intanto, mentre resta valida l’ipotesi di un incarico di governo a Mohammed el Baradei, premio Nobel ed ex direttore dell’agenzia atomica, Morsi ha ricevuto a colloquio i rappresentanti della chiesa copta e di quella cattolica, ai quali ha promesso che tutti i cittadini egiziani saranno trattati con pari dignità a prescindere dal credo religioso. Stefano Leszczynski ne ha parlato con padre Rafic Griech, portavoce della Chiesa cattolica egiziana:

    R. - The Christian community in Egypt is a little worried …
    La comunità cristiana in Egitto è un po’ preoccupata dal fatto che il nuovo presidente provenga dalla componente islamista degli egiziani, dai Fratelli musulmani. E sono preoccupati non solo per le loro vite, perché i cittadini egiziani vorrebbero che il loro Paese fosse un Paese tranquillo, ma anche perché temono un processo di islamizzazione della società egiziana: una società che era nota per la sua apertura, per la sua indipendenza, per la sua creatività specie in letteratura, per la libertà di azione... Speriamo che nella nuova era che stiamo vivendo, i cristiani possano trovare giustizia e non discriminazione. Questo è quello che il nuovo presidente Mursi ha promesso in più occasioni e ancora ieri quando ha incontrato i vescovi della Chiesa copta ortodossa. Oggi, ha incontrato la Chiesa cattolica di Egitto, i cui esponenti si sono recati al palazzo presidenziale per presentare le loro congratulazioni al nuovo presidente e per avere un colloquio.

    D. - Quali sono i punti principali la gerarchia cattolica intende discutere?

    R. - The main theme will be first of all …
    Prima di tutto, la giustizia per tutti gli egiziani. Poi, che il nuovo presidente – come ha promesso – aiuti i poveri, i senzatetto, gli analfabeti. Come lei sa, il 40% della popolazione egiziana vive al di sotto della soglia di povertà. Questo è ciò che come cristiani chiediamo per il popolo dell’Egitto, musulmani o cristiani che siano: migliorare le condizioni di vita dei cittadini, affinché si possa uscire dall’attuale condizione di povertà. Questo è uno dei temi principali che i vescovi desiderano affrontare.

    D. - Che cosa significa, per gli egiziani, la proposta del presidente di creare un governo di unità nazionale?

    R. - Since the fall of the Mubaraks, from January 2011 …
    Dalla caduta di Mubarak, nel gennaio 2011, ognuno ha una sua propria idea politica, il che fa sì che il popolo egiziano si sia diviso in tanti gruppi: liberali, socialisti, islamisti con tutte le sfumature dell’islamizzazione. Ora, vogliamo che ci sia un vero spirito di riconciliazione con un governo di unità nazionale che ci aiuti a tornare ad essere un solo Paese, come è giusto che sia.

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    L'Onu sulla Siria: è come una guerra civile. L'opinione: no alla Nato, sì al dialogo

    ◊   Sale la tensione in Siria. Il ministro dell'Informazione Omran al Zoubi ha accusato l'Unione Europea e le organizzazioni arabe e internazionali di avere in qualche modo responsabilità per l’attacco di questa mattina contro la televisione di stato a Damasco, al Ikhbariya. Almeno sette persone sono rimaste uccise, tre giornalisti e quattro guardie. Altre sette persone sono state rapite da un commando di rivoltosi. In questo scenario, la Commissione internazionale di inchiesta sulla Siria, in un rapporto presentato oggi al Consiglio dell’Onu, evidenzia come in alcune zone del Paese i combattimenti siano ''sempre più militarizzati'' e abbiano le caratteristiche di una guerra civile. Intanto, le forze turche al confine con la Siria sono in ''allerta rossa'' in seguito all'abbattimento venerdì scorso di un F4 Phantom da parte di Damasco. Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste:

    R. - Naturalmente, il fatto che il regime non sia voluto andare, in tutto questo tempo, ad alcuna forma di accordo sta portando la parola alle armi. Credo che nulla possa essere imputato all’Unione eEropea: è una forzatura, perché non è un problema di colpevolezza delle organizzazioni internazionali che - devo dire seppur non con grande capacità - hanno comunque tentato di trovare situazioni in Siria. E’ chiarissimo agli occhi di tutti che il deteriorarsi della situazione è prima di tutto dovuto all’atteggiamento durissimo del governo siriano. Detto questo, vi è pochissimo tempo prima che si brucino completamente anche le chances di possibile intervento ultimo da parte delle Nazioni unite e credo che su questo debba puntare tutta la comunità internazionale.

    D. - Ma il piano Kofi Annan inviato dell’Onu e della Lega araba ormai che spazi di manovra ha?

    R. – Il piano va rivisto. Va visto ormai non più come un accordo di cessate-il-fuoco, ma come interposizione. Quindi, diventa più complesso e su questo, in qualche modo, si deve trovare l’accordo con la Russia e la Cina: soprattutto con la Cina che ha dato chiare dimostrazioni di essere già in contatto, seppur in maniera molto segreta e nascosta, con le forze di opposizione ad Assad. Questa è una notizia che in genere è tenuta riservata, ma della quale siamo a conoscenza. La Cina sta già trattando, checché ne dica.

    D. – Ci sono poi le forze turche che, al confine con la Siria, sono in allerta rossa dopo l’abbattimento venerdì di un caccia da parte di Damasco. Anche qui, una situazione estremamente tesa e pericolosa...

    R. – Questo è esattamente l’opposto di quello che si dovrebbe fare, nel senso che quello che noi dobbiamo cercare, a mio parere, di fare come comunità internazionale è evitare che si arrivi a una vera e propria guerra civile. Fin quando si può evitare la guerra, che non è mai una soluzione, tutto va fatto. E tentare di coinvolgere la Nato, come è accaduto sulla vicenda dell’aereo turco, è un errore perché questo non spaventa Assad, il quale usando i missili contro l’aereo di Ankara ha già dato dimostrazione che non teme nulla. L’arma di evocare la Nato, come anche fa la Turchia, è un’arma spuntata. Se Assad ha deciso di andare fino in fondo andrà fino in fondo. Si devono usare altre armi, armi diplomatiche, negoziali, salvacondotti, e questo può essere fatto soltanto in sede delle Nazioni Unite.

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    Consumo di droghe e narcotraffico. L'esperto: mercato globale che prospera sulla corruzione

    ◊   È di ieri il drammatico dato dell’Onu sui 27 milioni di persone al mondo che patiscono problemi a causa dell’uso di stupefacenti e sui circa 200 mila tossicodipendenti che perdono la vita per le droghe. Uno scenario che si collega a quello del narcotraffico, il quale oltre ai gravi problemi di ordine pubblico e di sicurezza che genera, si segnala anche per le proporzioni globali dell’economia illecita che lo caratterizza. Ma qual è il volume di affari dei grandi “cartelli” del narcotraffico? Davide Maggiore lo ha chiesto ad Antonio Mazzitelli, rappresentante in Messico dell’agenzia delle Nazioni Unite contro la Droga e il crimine:

    R. – Per quanto riguarda il traffico di droga, ci sono le stime fatte per le Nazioni Unite per quanto riguarda la produzione e il turn-over finanziario relativo alla produzione di eroina e alla produzione di cocaina. Quello che, invece, è impossibile determinare è il valore di mercati come quello della cannabis, della marijuana, delle droghe sintetiche. Nel 2010, il volume di denaro "sporco" in circolazione era di 1,6 trilioni di dollari. Questo, però, includeva tanto i mercati della droga come anche gli altri mercati e il denaro generato dalla corruzione.

    D. – Qual è la portata di questo fenomeno della corruzione?

    R. – Non esistono mercati illeciti senza la corruzione, soprattutto quando hanno come oggetto beni ad alto valore aggiunto, come possono essere le droghe. Per le organizzazioni di traffico, sicuramente la corruzione è lo strumento più efficace per minimizzare i rischi della perdita economica, cioè assicurarsi, attraverso il pagamento di quote, il passaggio della merce da una frontiera all’altra. La violenza viene utilizzata quando la corruzione o l’intimidazione non sono riuscite a rimuovere gli ostacoli per lo svolgimento degli affari criminali.

    D. – Per quanto riguarda invece i flussi di denaro, secondo un recente rapporto di una università colombiana, solo poco più del 2% dei proventi illeciti resta nei Paesi produttori, mentre il resto va ad alimentare circuiti internazionali...

    R. – La struttura del mercato, dell’industria della droga, è una struttura a forma piramidale. La produzione è distribuita in migliaia di piccoli produttori, che ricevono molto poco di quello che è il valore aggiunto sui mercati finali. Questo perché il valore aggiunto delle droghe, in particolare, è rappresentato dal numero di chilometri e dal numero di frontiere che devono essere superate per poter arrivare nel mercato finale. Da qui questa struttura piramidale, e più ci si avvicina al vertice, più ci si avvicina a quelli che sono i cosiddetti cartelli o le organizzazioni di trasporto. Guardando ai mercati finali, anche in questo caso si evidenzia una struttura piramidale, con un vertice, però, capovolto. Le organizzazioni di traffico controllano i due vertici e la distribuzione finale, invece, è nelle mani di piccoli distributori, che sono però, come nel caso dei produttori, migliaia.

    D. – Per quanto riguarda, invece, i proventi delle grandi organizzazioni, cosa si sa dei percorsi che normalmente questo denaro segue e dei passaggi, che servono a ripulire questi proventi illeciti?

    R. – Si utilizzano un’infinità di metodi. Sempre di più, soprattutto a livello nazionale, si utilizzano imprese di facciata o anche negozi, hotel, ristoranti, che fatturano ingressi molto alti, quando in realtà non hanno clienti o non hanno un giro d’affari reale.

    D. – In quale direzione si dovrebbe agire per bloccare questa economia, che fornisce ossigeno alle grandi organizzazioni malavitose?

    R. – Ridurre la domanda di droga, attraverso prevenzione, trattamento e riabilitazione di chi oggi consuma droga sono alcuni dei punti. Come pure operare sequestri sempre più importanti: perdere due, tre, dieci tonnellate di cocaina all’anno rappresenta una perdita dal punto di vista economico importante, anche per la più forte organizzazione criminale.

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    Alluvioni in Bangladesh: circa 100 morti, 500 mila sfollati

    ◊   Torna l’emergenza maltempo in Bangladesh a causa delle piogge monsoniche che flagellano il Paese in questo periodo, con conseguenti frane e smottamenti. La zona più colpita quella di Chittagong dove si contano 94 morti e oltre 500 mila sfollati. In molti villaggi sono inoltre interrotte le linee elettriche e i soccorritori faticano a raggiungere la popolazione. Cecilia Seppia ha raggiunto telefonicamente nel villaggio di Bandarban, Leonor Crisostomo, Responsabile nell'area dei progetti umanitari di Terres des hommes:

    R. – La situazione è insostenibile, la pioggia ha causato erosioni, straripamenti di fiumi, case crollate, il servizio dei treni completamente bloccato, black-out per 24 ore, voli cancellati e molte aree portuali sono alluvionate.

    D. – Ovviamente, quello che colpisce sono per il momento le vittime. Descrivi una situazione difficile: i soccorsi stanno arrivando, riescono a raggiungere le zone colpite dalle alluvioni?

    R. – Ci sono zone ancora isolate. Ovviamente, l’intervento è complicato fino a quando la pioggia non cessa. Ci sono aree di per sé critiche, cronicamente critiche. Le famiglie sono ancora sfollate, per cui il panico e la paura di non riuscire a sostenere l’impatto delle piogge è notevole. Il governo è intervenuto, c’è anche un piano di evacuazione.

    D. - Se le piogge proseguiranno anche i danni per l’agricoltura saranno notevoli e ci sarà bisogno di aiuti alimentari, di cure mediche, perché c'è poi il rischio epidemie…

    R. – Sì, esatto. I danni sono a case e persone ma anche ai raccolti. La pioggia ininterrotta ha allagato e quindi si rischia che il raccolto vada perduto.

    D. - Probabilmente, stanno arrivando lì anche molte ong internazionali, oltre Terres des hommes che è lì…

    R. – Sì, anche "Solidarité internationale". Adesso è importante intervenire subito e in maniera coordinata, soprattutto perché l’area è estesa.

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    L'Italia e i diritti umani: 86 ong chiedono più impegno al governo Monti

    ◊   Furono 92 le raccomandazioni che nel 2010 il Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani inviò all’Italia, in occasione della Revisione Periodica Universale. Dopo due anni, e due governi, Roma non ha ancora preparato il suo rapporto. Per questo, la rete delle 86 organizzazioni e associazioni che fanno parte del Comitato per la promozione e la protezione dei Diritti Umani oggi, per la seconda volta, ha presentato il suo monitoraggio, sollecitando il governo Monti a preparare, come fatto da altri Paesi dell’Ue, un rapporto in merito agli impegni assunti. Francesca Sabatinelli ha intervistato Carola Carazzone, portavoce del Comitato per la promozione e protezione dei Diritti Umani, nonché presidente del Vis:

    R. – Purtroppo, sembra confermata la tendenza di questo governo a prendere, se mi è consentito, un po’ sotto gamba questo genere di obblighi internazionali. Faccio notare che non ha nemmeno tradotto le 92 raccomandazioni e non soltanto: non ha fatto un proprio monitoraggio, un proprio follow-up, come invece hanno fatto tanti altri Paesi, non solo europei.

    D. – Non possiamo elencare tutte le raccomandazioni che a suo tempo arrivarono all’Italia, però più di una riguarda lo stesso tema. Su che cosa l’Onu aveva in particolare sollecitato il governo italiano?

    R. – L’Italia era stata sollecitata tantissimo sui diritti dei migranti, sui diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati. In particolare, per quanto riguarda i Cie, i Centri di detenzione amministrativa, c’erano state molte raccomandazioni, molto specifiche e molto importanti. Altre quattordici di queste raccomandazioni avevano sottolineato la grande anomalia del nostro Paese, che è l’unico dell’Unione Europea senza un garante per i diritti umani, senza un’istituzione nazionale indipendente per i diritti umani. L’Italia, sui diritti umani, ha una pletora di organismi governativi a livello locale, a livello nazionale, ma non ha neppure un’istituzione nazionale indipendente, come invece hanno tutti gli altri 26 Paesi dell’Unione Europea.

    D. – Quindi, il Comitato sta sollecitando il governo affinché prepari questo rapporto di medio termine...

    R. – Noi chiediamo un impegno più serio. Sappiamo che non esistono Paesi immuni: la promozione e protezione dei diritti umani deve essere veramente garantita come materia prioritaria da parte di qualunque Paese del mondo. Quindi, per esempio, una delle raccomandazioni aveva riguardato la mancanza nell’ordinamento giuridico italiano del reato di tortura. Al governo chiediamo essenzialmente due cose: di impegnarsi di più per la Revisione Periodica Universale, quindi di predisporre un rapporto di medio termine, che contenga anche una traduzione e una diffusione delle raccomandazioni ricevute il 9 giugno del 2010. Chiediamo di fare un rapporto di medio termine da inviare all’Alto Commissariato per i diritti umani, per rendere conto di quanto è stato fatto per dare attuazione alle raccomandazioni che il governo italiano ha accettato il 9 giugno del 2010. E poi, più in generale, come rete di 86 organizzazioni non governative, chiediamo la costituzione di un’istituzione nazionale indipendente.

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    Focolari: prende forma il Genfest 2012 a Budapest

    ◊   Un anno dopo l’inizio dei lavori, 90 tra autori, produttori, coreografi, tecnici, giovani e adulti del Movimento dei Focolari si sono riuniti a Roma per fare il punto sulla preparazione del Genfest 2012, manifestazione che vedrà a Budapest, dal 31 agosto al 2 settembre, circa 12 mila giovani da tutto il mondo. Quasi definito il ricco programma che prevede momenti artistici, scambio di esperienze, spazi di preghiera e di riflessione. “Let’s bridge!” il titolo scelto. Al microfono di Adriana Masotti, Irene Lombardo, di Firenze, che fa parte dell’equipe internazionale che coordina la preparazione dell’evento:

    R. - Si sta lavorando incessantemente in tutte le parti del mondo. Ogni giorno, tra l’altro, aumentano le iscrizioni: a oggi, siamo a oltre 9.000 iscrizioni di giovani di tutte le parti del mondo, più duemila posti dedicati ai giovani dell’Ungheria. Poi, il programma che si svolgerà allo Sport Arena di Budapest è ormai definito: prevede numerose testimonianze di giovani di tutto il mondo, che testimonieranno che il mondo unito è possibile. Ancora, si stanno incidendo le canzoni che verranno eseguite da una band internazionale, si stanno facendo le ultime prove delle coreografie in Italia, nelle Filippine, in India, in Medio Oriente. Proprio in Medio Oriente, tra l’altro, stanno facendo un’esperienza particolarmente forte, perché lì è difficile incontrarsi per provare. Per cui, nei vari Paesi - in Israele, nei Territori palestinesi, in Iraq, Giordania, Algeria, Egitto, Libano, Turchia - si stanno condividendo video per imparare gli stessi passi e poi eseguirli all’unisono sul palco. Insomma, si sta lavorando a tutte le cose pratiche, ma c’è anche tutta una preparazione spirituale per il Genfest.

    D. - Saranno tre giorni molto intensi. Ma quale messaggio sarà lanciato dal Genfest?

    R. - Il tema centrale è l’unità. Il titolo “Let’s bridge!”, che significa “Costruiamo ponti”, significa per noi costruire ponti con chi ci sta accanto. È questo il messaggio. Pregheremo per la pace nel mondo. E poi verrà lanciato il progetto “Mondo unito”, una raccolta di firme planetaria per chiedere all’Onu il sostegno per un Osservatorio permanente sulla fraternità universale. Poi, chiederemo il riconoscimento di una Settimana per il mondo unito, in cui i Paesi aderenti si impegnano, per mettere in pratica politiche di fraternità.

    D. – Ci si sta dando da fare anche perché a nessuno manchi la possibilità concreta di arrivare a Budapest …

    R. – Già da un anno si sta lavorando, e già da un anno è scattata una comunione mondiale in cui i Paesi con maggiori possibilità hanno dimostrato tutta la loro generosità per aiutare giovani provenienti da Paesi con maggiori difficoltà. Ma da ogni parte del mondo, davvero, ogni giorno arrivano notizie delle più svariate attività che si stanno svolgendo ovunque, con tanta creatività per raccogliere fondi, dalle piccole cose come il lavaggio di auto, una vendita di biscotti, fino alle lotterie. Addirittura, una ragazza del Canada, che è maratoneta, ha fatto una maratona e tramite gli sponsor ha raccolto fondi per il Genfest, per aiutare chi ha difficoltà economiche per partecipare. Poi, va avanti la ricerca di sponsor: già abbiamo ricevuto generose donazioni da aziende che hanno aderito al nostro messaggio e al nostro obiettivo.

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    Nei cinema "Il cammino di Santiago", storie di uomini lungo il celebre viaggio dell'anima

    ◊   Esce oggi nei cinema italiani "Il Cammino per Santiago", un film scritto e diretto da Emilio Estevez e interpretato dal padre, l’attore americano Martin Sheen. Lungo la strada del più famoso pellegrinaggio del mondo, alcuni personaggi scoprono se stessi e mettono in comune le loro sofferenze, aprendo il loro futuro a una dimensione più consapevole e spirituale. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Lasciamo che sia uno dei personaggi del delicato e profondo film di Emilio Estevez a parlare: spiega che cosa è il Cammino di Santiago a Martin Sheen, che interpreta Tom, un padre americano costretto a prendere contatto con diverse realtà: la morte del figlio Daniel, interpretato dallo stesso regista, la storia del pellegrinaggio, l’apertura a una dimensione di fede attraverso il dolore subito e la solidarietà delle persone incontrate:

    Tom: “Che cosa stava facendo?”.

    Capitano Henri: “Era in pellegrinaggio lungo il Cammino. Percorreva la strada che conduce a Santiago. Persone di ogni estrazione sociale, fede ed età decidono di percorrere quel cammino che dai Pirenei francesi conduce a Santiago de Compostela. Da oltre mille anni si percorrono 800 chilometri da est ad ovest nel Nord della Spagna. A noi credenti è stato insegnato che le spoglie di San Giacomo, l’apostolo di Gesù, riposano a Santiago. Così andiamo in pellegrinaggio. Ed era questo che faceva suo figlio Daniel”.

    Tom: “Come mai era da solo?”.

    Capitano Henri: “Molti scelgono di partire da soli. Il cammino è un viaggio molto personale, monsieur Avery …”.

    E’ dunque un film sereno, nella speculare indagine dei tormenti dell’anima che affliggono quattro pellegrini provenienti da ogni parte del mondo: lungo la via parlano delle loro vite, delle loro angosce, si mettono a nudo, stringono amicizia e arriveranno a varcare la soglia della cattedrale di Santiago de Compostela come persone interiormente nuove. Sheen è un attore profondamente religioso e con il figlio ha deciso di affrontare in un film l’essenza stessa del Cammino, che diventa una metafora della vita, il percorso in cui si riflette sul senso e sul destino, la storia e il futuro, ciò che il nostro cuore cerca e la nostra ragione spesso ostacola. Una splendida esperienza di cinema in cui, con grande sincerità e poesia, anime inquiete si mettono a nudo. Tom troverà la quiete al suo dolore senza motivo, ai piedi della statua di San Giacomo, in un’atmosfera soffusa di luce e profumata dall’incenso che avvolge le antiche mura della chiesa. Riportando una vittoria e onorando la memoria del figlio assurdamente perduto, e ritrovato nella speranza, su quella stessa strada da lui percorsa.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria: situazione disperata per le famiglie intrappolate a Homs

    ◊   Si fa terribile la situazione dei civili nel centro storico di Homs. I circa 400 civili cristiani, intrappolati nel quartieri di Hamidiyeh e Bustan Diwan insieme con altri 400 civili musulmani sunniti, lanciano un grido disperato tramite i sacerdoti siriani, delle diverse Chiese cristiane presenti a Homs, che i civili riescono a contattare. Come confermato all'agenzia Fides dai sacerdoti siriani di Homs padre Abdallah Amaz, padre Michel Naaman e padre Maxime El Jamale, si tratta di famiglie siro-cattoliche, greco-cattoliche e greco-ortodosse, che vivono nascoste e sperano di poter uscire vive da una situazione che si fa sempre più dura e pericolosa. Nei giorni scorsi la Croce Rossa Internazionale e la Mezzaluna Rossa, dopo lunghi negoziati fra le parti in lotta, erano riuscite a ottenere un cessate-il-fuoco, con la speranza di poter entrare nell’area ed evacuare i civili dai quartieri di Khalidiyah, Hamidiyeh e Bustan Diwan. Ma la tregua non è stata rispettata ed è stato impossibile portare avanti le operazioni umanitarie. “I civili non possono uscire dai loro nascondigli e sono terrorizzati. C’è un solo panificio funzionante e solo alcuni, sfidando la sorte, escono una volta al giorno per procurare cibo. Intanto la truppe dell’esercito siriano, da circa tre giorni, sembrano aver cambiato strategia: invece di bombardamenti indiscriminati, penetrano nella “zona calda” con piccole unità militari per cercare di stanare i gruppi ribelli in quella che si prospetta, d’ora in poi, come una vera e propria guerriglia urbana. Mentre il Paese è dilaniato dal conflitto, iniziative e incontri di pace si stanno moltiplicando, nascendo in modo del tutto spontaneo e indipendente: nei giorni scorsi un nuovo incontro che ha visto coinvolti leader civili, leader religiosi moderati, cristiani e musulmani, leader tribali, cittadini sunniti e alawiti del mosaico che compone la società siriana, si è tenuto a Deir Ezzor, nella provincia di Djazirah (Siria orientale), nei pressi dell’Eufrate. Il movimento, notano fonti di Fides, intende dire “No” alla guerra civile e rimarca che “non si può continuare con un bilancio che si attesta fra 40 e 100 vittime al giorno. La nazione viene dissanguata, perde i giovani e le sue forze migliori”. Per questo urge una iniziativa nuova che viene dal “genio popolare”, da persone “che desiderano una vita dignitosa, che rifiutano la violenza settaria e il conflitto confessionale, come le contrapposizioni ideologiche e politiche precostituite”. (R.P.)

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    Aiuti umanitari in Siria: pubblicati i dati Unicef

    ◊   L’Unicef ha pubblicato ieri un appello affinché continui il sostegno all’azione che sta portando avanti in Siria in favore dei bambini. Secondo i dati forniti dal Fondo per l’infanzia delle Nazioni Unite, a partire da gennaio 2012, gli aiuti hanno raggiunto 115.000 persone, di cui 80.000 bambini, oltre al contributo dato al Ministero della Salute siriano per la vaccinazione di 284.000 bambini. L’Unicef ricorda, inoltre, di aver distribuito a 5.800 famiglie kit non alimentari, attraverso la Mezzaluna Rossa Araba Siriana (Sarc) e i suoi partner. In totale i kit non alimentari sono stati donati a 33.000 siriani sfollati, tra cui 20.000 bambini e sono stati consegnati kit per bambini a più di 7.400 famiglie sfollate. Collaborando con il Ministero dell’Istruzione siriano, l'Unicef ha organizzato corsi di recupero in 17 scuole, lavorando nel campo dell’istruzione, attività ricreative e sostegno psicosociale in favore di più di 4.800 bambini. Sono stati, infine, distribuiti 2.450 kit per l’istruzione per i bambini di famiglie sfollate. Sempre collaborando con la Sarc, l’Unicef ha creato quattro "Spazi a misura di bambino" che possono ospitare fino a 2.000 bambini, e sono stati formati 20 operatori sanitari che lavorano sul monitoraggio nutrizionale dei minori. Per quanto riguarda gli sfollati siriani in Libano, Giordania, Iraq e Turchia, l’Unicef si è impegnato ad intervenire nei settori della formazione, sostegno psicosociale e fornitura di acqua e servizi igienici. (A.C.)

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    Terra Santa: il nunzio apostolico ricevuto dal presidente palestinese Mahmoud Abbas

    ◊   Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha ricevuto domenica scorsa nella sede presidenziale di Ramallah, il nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico a Gerusalemme mons. Antonio Franco. Erano presenti, come riferisce il portale www.abouna.org, Saeb Ureiqat, membro del Comitato esecutivo dell’Olp, Nimr Hammad, consigliere politico del presidente, e Ziyad El Bandak, consigliere del presidente per le relazioni con i cristiani. Nel corso dell’incontro sono state prese in considerazione le storiche relazioni che legano la Palestina e il suo popolo con la Santa Sede e la Chiesa cattolica. Si è convenuto di accelerare la conclusione dell’accordo tra l’Olp e la Santa Sede. A questo proposito sono state chiarite alcune questioni di reciproco interesse per entrambe le parti. Il presidente ha infine chiesto al nunzio apostolico di trasmettere i suoi saluti al Papa. (T.C.)

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    Libano: il patriarca Béchara Raï ad Antiochia per la festa dei Santi Pietro e Paolo

    ◊   Il patriarca maronita Béchara Raï è partito oggi per la Turchia, per una visita pastorale che lo porterà ad Adana, Tartous, Antiochia (Antakya), Mersin e Iskenderun. Il 29 giugno prossimo, festa dei santi Pietro e Paolo, il patriarca celebrerà la messa ad Antiochia, in una chiesa rupestre che secondo la tradizione è stata scavata sul fianco di una collina ai tempi di Pietro (40-50 d.C), forse usata dallo stesso principe degli apostoli. Va detto - riferisce l'agenzia AsiaNews - che il patriarca della Chiesa maronita porta il titolo «di Antiochia», essendo legato alla tradizione apostolica antiochena. La Turchia classifica la chiesa rupestre come monumento storico, ma permette che ogni tanto si celebrino messe e preghiere, come a Natale e nella festa dei santi Pietro e Paolo. La celebrazione del patriarca Raï sarà la prima nel suo genere; lo stesso pellegrinaggio ad Antiochia è senza precedenti nella storia della Chiesa maronita. Gli Atti degli Apostoli narrano che proprio ad Antiochia i discepoli di Gesù, provenienti dall'ebraismo e dal paganesimo, vengono chiamati per la prima volta « cristiani ». Il patriarca maronita porta il titolo di Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente in riferimento a un'epoca in cui dal punto di vista culturale e demografico, la città di Antiochia era uno dei centri più vibranti dell'impero romano. Al tempo degli apostoli essa contava circa mezzo milione di abitanti ed era divenuta un punto di origine importante per lo sviluppo del cristianesimo nascente. Nella delegazione del patriarca è compreso anche il suo vice, mons. Boulos Sayah. Il gruppo avrà anche alcuni incontri con le autorità turche. Intanto, la Fondazione dei maroniti nel mondo si è affrettata a preparare un aereo speciale per trasportare sul luogo alcune centinaia di personalità maronite, insieme a una delegazione di giornalisti. La messa ad Antiochia sarà celebrata alle 11.30 (ora locale) e trasmessa in diretta da Télé-lumiere, la televisione cattolica libanese. Alcuni mesi fa il patriarca si è recato ad Ankara per prendere contatto con le autorità religiose e civili della Turchia, che sembra aprirsi sempre più al dialogo interreligioso. Dal punto di vista demografico, la presenza maronita nella regione è insignificante. Ad Antiochia vi sono solo due famiglie maronite; un centinaio a Mersin e una trentina a Iskenderun. A Tarso, la città natale di San Paolo, vi sono tracce di un boom economico avvenuto negli anni '20 del XX secolo, che ha portato molti cristiani del Libano a lavorare nella coltura del legno e del cotone. L'ordine dei monaci Antonini aveva in quel tempo una scuola e un convento. Negli ultimi tempi, le autorità turche hanno fatto alcuni gesti di apertura verso la Chiesa ortodossa, ritornando ai legittimi proprietari alcuni edifici confiscati un tempo. La Chiesa maronita spera anch'essa di poter riavere indietro alcuni beni confiscati nell'epoca del laicismo ad oltranza che ha segnato la storia turca subito dopo la Prima guerra mondiale. (R.P.)

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    Sud Sudan: 900 le vittime del conflitto dei mesi scorsi nella regione di Jonglei

    ◊   La divisione diritti umani della Missione Onu in Sud Sudan (Unmiss), ha pubblicato il rapporto relativo al conflitto che – riferisce l’agenzia Misna - ha contrapposto alcune delle comunità della regione settentrionale di Jonglei nei mesi tra dicembre e marzo. Il numero delle vittime degli scontri armati sarebbe di 900 persone, di cui 612 sono state uccise durante l’avanzata di 7000 Lou-Nuer verso la cittadina di Pibor, mentre le altre 276 sono morte nelle rappresaglie delle settimane successive. La comunicazione dell’Unmiss smentisce, di fatto, le dichiarazioni degli amministratori locali che parlavano di circa 3000 vittime. La scintilla del conflitto tra le comunità Lou-Nuer e Murle era stato il furto di migliaia di capi di bestiame, avvenimento che è stata espressione del disagio più ampio legato alla scarsità di risorse e della lotta per il controllo dei pascoli e delle fonti d’acqua. Secondo Unmiss la situazione di Jonglei è stata peggiorata anche dall’incapacità dell’esercito di gestire la situazione con una risposta adeguata. (A.C.)

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    Messico. Appello dei vescovi per le presidenziali: votare per il bene del Paese

    ◊   “Votare con responsabilità per il bene del Messico”: questo l’appello lanciato dalla Conferenza episcopale messicana (Cem), in vista delle elezioni presidenziali, in programma per domenica 1.mo luglio. In una nota a firma di mons. José Luís Chávez Botello, si chiamano in causa tutti i “diversi protagonisti del processo elettorale”, ossia “i partiti politici, i candidati, le autorità e soprattutto i cittadini”, affinché ciascuno, “nell’ambito delle proprie competenze”, partecipi alle elezioni “in modo civile, responsabile, maturo e valido”. In particolare, i vescovi fanno un richiamo “urgente” alla coscienza di candidati ed elettori, affinché tutti agiscano “al di sopra dei benefici e delle vittorie personali, integrando il lavoro degli avversari politici nonostante la diversità di opinione”. L’obiettivo finale, ribadisce la Cem, è “lavorare insieme per il bene della patria, unire le mani per costruire quel Messico che tutti vogliamo e di cui abbiamo bisogno, ossia un Paese con uno sviluppo sociale integrale, in cui ogni messicano possa realizzare le condizioni necessarie per una vita dignitosa”. Di qui, l’esortazione che la Chiesa del Messico rivolge a coloro che verranno eletti, affinché mettano in atto “riforme legislative orientate al superamento dei principali problemi del Paese”, tra cui “la ricostruzione ed il rafforzamento del tessuto sociale; il consolidamento dello Stato di diritto, soprattutto nella gestione ed attuazione della giustizia, volta ad eliminare l’impunità; il raggiungimento di un accordo politico per dare il via alla crescita economica del Paese, così da garantire il lavoro alle nuove generazioni; il miglioramento della qualità dell’istruzione pubblica; la tutela, in ambito lavorativo, dei padri di famiglia; il rilancio dell’agricoltura per garantire il sostegno alimentare del Paese; la protezione dell’ambiente e delle risorse naturali”. In quest’ottica, scrive la Cem, il voto “cosciente e responsabile” di domenica prossima potrà essere “una festa della speranza per incoraggiare la riconciliazione ed il lavoro comune”, affinché “in Messico si consolidi la democrazia”. (I.P.)

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    Usa: sostegno dai vescovi alla pastorale in America Latina

    ◊   La Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America (Usccb) ha annunciato l’erogazione di aiuti alla Chiesa in America Latina per un valore totale di 5 milioni di dollari. Verranno così finanziati 121 progetti pastorali e la ricostruzione di diverse opere in 20 paesi della regione latinoamericana, con una forte attenzione su Haiti. La voce principale è infatti quella dedicata alla ricostruzione delle strutture della Chiesa ad Haiti, con 3,3 milioni dollari. Dopo il terremoto che ha distrutto gran parte del Paese nel 2010, la Chiesa si è impegnata ad un meticoloso processo di ricostruzione seguendo le vigenti norme di sicurezza e di prevenzione dalle catastrofi. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides, i grandi progetti includono la costruzione di un edificio polifunzionale nella diocesi haitiana di Jacmel e il rinforzo delle strutture della concattedrale di Miragoâne (diocesi di Anse-à-Veau e Miragoâne). Mons. Thomas Gerard Wenski, arcivescovo di Miami, membro del gruppo consultivo per Haiti della Usccb, ha detto riguardo a questo progetto che "il rafforzamento e l'isolamento delle fondamenta della concattedrale viene realizzato con elementi dell'ultima tecnologia, non solo per prevenire i morti in un eventuale terremoto futuro, ma anche per contribuire a salvare la storica Cattedrale". Il sostegno alle vocazioni sacerdotali e religiose è un altro punto di particolare attenzione per la Conferenza episcopale degli Stati Uniti: per la formazione del clero, dei seminaristi, dei religiosi e delle religiose sono stati stanziati 650 mila dollari, di cui beneficeranno 1.100 persone in formazione. (R.P.)

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    Bolivia: la povertà incrementa il traffico di esseri umani e la prostituzione

    ◊   In Bolivia ogni anno almeno 200 persone cadono nella rete delle organizzazioni criminali che li recludono in centri dove vengono sfruttati sessualmente o li portano a lavorare fuori dal Paese come sarte, muratori, contadini, domestici e tante altre attività. Argentina, Perù, Stati Uniti e Europa, sono le destinazioni più frequenti. La tratta e il traffico di esseri umani sono fenomeni strettamente collegati con la povertà, lo sfruttamento e l’inefficienza giuridica. Secondo una ricerca del Centro de Capacitación y Servicio para la Mujer, ripresa dall'agenzia Fides, la maggior parte delle vittime vengono attratte da pubblicità ingannevoli. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio della Tratta e del Traffico di esseri umani lancia l’allarme sullo sfruttamento sessuale al quale sono sottoposte le indigene boliviane nelle miniere del Perù. Le vittime più frequenti sono adolescenti prese dalle comunità più povere che quando arrivano nelle miniere vengono identificate dal loro abbigliamento. Negli ultimi 5 anni oltre mille vittime della tratta sono state registrate e, nonostante le denunce, il loro caso non è mai arrivato in tribunale. In tutto il Paese nel 2012 sono stati già riscontrati 94 casi, la maggior parte a La Paz, El Alto, Santa Cruz e Cochabamba. (R.P.)

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    Perù: Campagna di solidarietà della Chiesa per anziani e bambini

    ◊   “Volti che ci interrogano: anziani abbandonati e bambini affetti da Aids”: è questo il tema della campagna di solidarietà “Condividere 2012”, lanciata oggi dalla Conferenza episcopale del Perù (Cep). A presentare l’iniziativa, nella sede della Cep, il presidente della Commissione episcopale per la Pastorale sociale, mons. Héctor Vera Colona. La tutela ed il sostegno ad anziani e bambini sono temi particolarmente sentiti in Perù: secondo gli ultimi dati della Chiesa locale, infatti, nel Paese ci sono circa 2 milioni e mezzo di anziani, la maggior parte dei quali non ha accesso ai servizi sanitari e sociali. Quanto ai minori, il 36% della popolazione peruviana è formata da bambini tra zero e 17 anni e il 45% di loro vive in povertà ed è affetta dal virus Hiv. “Di fronte a queste realtà – informa una nota della Cep – la Chiesa cattolica del Perù promuove una campagna di solidarietà per portare un’assistenza integrale agli anziani soli e ai minori malati”. Un’assistenza che i vescovi del Paese promuovono da molti anni: la prima campagna “Condividere”, infatti, risale al 1990; ogni anno, viene scelto un tema diverso, mentre l’obiettivo resta lo stesso: “promuovere il dovere solidale, fraterno e comunitario di condividere i beni con i fratelli che soffrono”. (I.P.)

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    Colombia: delusione dei vescovi per la riforma della giustizia

    ◊   La Conferenza episcopale, attraverso l'Ufficio per le relazioni con lo Stato, ha giudicato negativamente le modalità di approvazione della riforma della giustizia e ha invitato i membri del Congresso che hanno partecipato a questo lavoro ad assumersene la responsabilità politica. "I vescovi hanno invitato ripetutamente i rappresentanti dei diversi pubblici poteri a favorire un clima di maggior dialogo perché la riforma della giustizia fosse frutto del consenso” ha sottolineato padre Pedro Mercato Cepeda, segretario aggiunto della Conferenza episcopale, incaricato delle relazioni con lo Stato. Allo stesso modo hanno ricordato che “lo scopo principale della riforma deve essere quello di stabilire una giustizia efficace e rapida, in grado di tutelare i diritti e gli interessi di tutti i cittadini, soprattutto dei più poveri e svantaggiati". I vescovi colombiani ritengono che il testo approvato dal Congresso presenti temi estranei all’autentico benessere e all’interesse generale del popolo colombiano. Nel testo inviato all’agenzia Fides si legge che, a loro parere, “la Riforma contiene misure che indeboliscono molto i controlli penali e disciplinari e il potere decisionale dei Congressisti”. Inoltre non è stata il risultato del consenso che ci dovrebbe essere, su diverse materie, tra i poteri pubblici; contiene disposizioni che riguardano il principio della separazione dei poteri, come l'autonomia e l'indipendenza della magistratura, in particolare per quello che si riferisce all’auto-governo amministrativo, tecnico, di pianificazione e il budget. Infine non sembrano aver ricevuto sufficiente attenzione dal legislatore, le misure per rendere più rapida ed efficace la giustizia colombiana, fine primario della Riforma. L’episcopato chiede ai principali responsabili dei poteri pubblici di assumersi la loro responsabilità politica di fronte al popolo colombiano. "La gravità di quanto è successo deve spingere i nostri leader ad agire con più rigore politico e rispetto per la Costituzione. Inoltre deve servire all’opinione pubblica per prendere coscienza della necessità urgente di assumere un ruolo più partecipativo e da protagonista nelle decisioni dello Stato" conclude la dichiarazione. (R.P.)

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    Australia: battello con 150 profughi naufraga al largo dell’isola di Natale

    ◊   Una barca contenente almeno 150 profughi diretti verso l'Australia si è rovesciata a nord dell'isola di Natale, a una settimana di distanza da un incidente analogo che ha causato l'affondamento di un battello sempre nella stessa zona. L'Autorità australiana per la sicurezza in mare (Amsa) riferisce che nella prima mattinata di oggi l'imbarcazione ha lanciato una richiesta di aiuto; all'appello hanno risposto due mercantili che navigavano nelle vicinanze, avviando le operazioni di recupero delle persone cadute in acqua, la cui nazionalità è ancora incerta. Anche due navi della marina di Canberra e un aereo da ricognizione - riferisce l'agenzia AsiaNews - si sono diretti nell'area teatro del rovesciamento per contribuire alle operazioni di soccorso. Le acque che separano l'Indonesia dall'isola di Natale - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono una rotta assai battuta da profughi e richiedenti asilo politico, che transitano attraverso l'Indonesia e con l'aiuto di trafficanti privi di scrupoli cercano di arrivare con ogni mezzo in Australia. Il continente è una meta ambita per persone comuni, perseguitati, prigionieri politici in fuga da aree povere o teatro di guerra come Afghanistan, Iraq o Sri Lanka fra gli altri. Le barche utilizzate per il trasporto sono però inadeguate, sovraffollate e in condizioni pessime tanto da metterne a rischio la navigazione. Nel dicembre 2010 a largo dell'isola sono morte 50 persone nell'affondamento del loro battello. Secondo quanto riferisce l'Amsa, vi sarebbero dei sopravvissuti all'affondamento del battello ma non specifica il loro numero; le condizioni nella zona sono "buone, ma non ideali" per prestare soccorso. Sulla vicenda è intervenuta anche la premier australiana Julia Jillard che parla di un numero variabile di profughi a bordo: "vi sono buone ragioni per credere che - spiega il Primo Ministro - ci sono fra le 123 e le 133 persone" e aggiunge che secondo "le migliori previsioni 123 sono state recuperate". Il numero impreciso di occupanti, conclude la Jillard, significa che non è possibile capire se e quanti sono al momento i dispersi. La scorsa settimana 110 persone sono state soccorse nella stessa zona, in seguito all'affondamento di una nave carica di profughi con oltre 200 persone a bordo, in maggioranza rifugiati afghani. Le vittime sono più di 90, ma i soccorritori hanno potuto recuperare solo 17 corpi. Il dramma degli affondamenti e i tentativi di sbarco sono causa di un profondo scontro politico a Canberra fra maggioranza labourista e opposizione liberal. L'esecutivo ha inoltre rilanciato la richiesta di un accordo di massima con la Malaysia per arginare il fenomeno e contenere l'emergenza. (R.P.)

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    Regno Unito: la preoccupazione della Caritas per i tagli del governo al Welfare

    ◊   “Estremamente preoccupata”: così si definisce la Caritas del Regno Unito (Csan) riguardo ai tagli sul Welfare decisi dal governo di David Cameron. La nuova normativa, infatti, prevede la cancellazione del sussidio d’affitto per i giovani minori di 25 anni e la limitazione degli assegni familiari alle famiglie con tre bambini. Misure che la Csan non approva e alle quali risponde con una nota: “I sussidi per i minori esistono per provvedere ai bisogni basilari dei bambini; imporre dei limiti sulla base del numero di componenti della famiglia significa privare molti bambini di un supporto essenziale”. Per questo, la Caritas ribadisce l’importanza di “supportare la salute, l’alimentazione e gli altri diritti fondamentali dei minori, piuttosto che imporre arbitrariamente dei limiti che non solo penalizzano le persone che hanno figli, ma si ripercuotono anche, in modo sproporzionato, sui genitori delle tante famiglie che vivono in difficoltà economiche”. Quanto alla proposta di cancellare il sussidio d’affitto per i minori di 25 anni, la Csan afferma che essa avrà “un impatto dannoso” sulla società, poiché “la maggior parte della popolazione che riceve il sussidio d’affitto ha un lavoro sottopagato, oppure è in cerca d’occupazione o persino troppo malata per lavorare”. Eliminare il contributo economico, quindi, “creerà disagi e, in molti casi, minerà gli sforzi delle persone nel cercare un impiego”. Tanto più che, per molte di queste persone, non è possibile tornare nella casa paterna: un dato che, nel Regno Unito, porta ad 80mila la cifra di giovani i quali, ogni anno, diventano senzatetto. Per questo, conclude la Csan, il sussidio d’affitto è “materia di sicurezza e creare una rete di sicurezza significa rendere la società capace di assicurare la tutela dei più deboli”. (I.P.)

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    Malaysia: oltre 5.000 Bibbie dissequestrate dal governo per i cristiani del Borneo

    ◊   Soddisfazione nella comunità cristiana delle province di Sabah, Sarawak e nel territorio federale dell’isola di Labuan, parte della Malaysia insulare: come riferito all'agenzia Fides da fonti locali, il governo ha dato l’autorizzazione all’uso delle Bibbie in lingua Bahasha Malaysia che contengono la parola “Allah” per riferirsi a Dio. Le autorità hanno concesso una deroga, in quanto è ancora in corso una controversia legale avviata dalla Chiesa cattolica, che due anni fa aveva rivendicato l’uso del termine “Allah”, che il governo voleva vietare. Il processo legale in primo grado si era concluso con un verdetto favorevole alla Chiesa, ma il governo aveva presentato appello e, nel frattempo, il tribunale aveva sospeso l’uso e la diffusione di tali Bibbie. Ora nelle province del Borneo, dove i cristiani contano una presenza massiccia, le autorità locali hanno concesso la libera circolazione delle Bibbia, dissequestrando, fra l’altro, oltre 5.000 copie della antica versione della Bibbia in lingua malay, chiamata “Alkitab”, che erano bloccate alla dogana nei porti di Klang e Kuching. La traduzione della Bibbia “Alkitab” ha compiuto di recente 400 anni: dunque da secoli i cristiani locali utilizzavano la parola “Allah” per indicare Dio, “ben prima della formazione della Malaysia, nata nel 1963”, notano fonti di Fides. Fu lo studioso cristiano Albert Corneliszn Ruyl a completare la traduzione del Vangelo di Matteo in lingua Bahasha Malaysia nel 1612, e la prima pubblicazione della traduzione ci fu nel 1629, in un testo che conteneva anche i Dieci comandamenti, preghiere, salmi e inni. (R.P.)

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    Kenya: il ruolo delle comunità di base per elezioni pacifiche

    ◊   “Il ruolo delle comunità di base per elezioni pacifiche”: su questo tema la Chiesa del Kenya è intervenuta al Forum sulla costruzione della pace, svoltosi a Mombasa nei giorni scorsi. Un evento significativo in vista delle consultazioni elettorali in programma per il 4 marzo 2013, le prime in Kenya dopo l’approvazione della nuova Costituzione. E proprio a partire dalla Costituzione e dai suoi riferimenti a Dio si è articolato il discorso di mons. Charles Odira Kwanya: “Abbiamo bisogno dell’intervento di Dio nel perseguire la pace sostenibile in Kenya – ha detto il presule – ed il ruolo delle comunità di base, spesso definite ‘popolo di Dio’, è indispensabile”. Per questo, ha detto mons. Odira, tali comunità hanno “il mandato costituzionale, l’obbligo ed il diritto concesso da Dio di accompagnare i cittadini del Kenya verso elezioni pacifiche che guidino la nazione alla prosperità”. Di qui, l’invito affinché si organizzino incontri di preghiera per la pace, “promuovendo uno spirito di riconciliazione e perdono tra le persone”. In questo, ha aggiunto mons. Odira, le comunità di base devono essere esemplari nel non rimanere legate alle questioni etniche, ma nel farsi “voce dei senza voce, pronte ad affrontare, senza paura e al di là degli interessi personali, i leader politici”. Non solo: anche i leader religiosi devono evitare di schierarsi politicamente e le comunità di base devono educare la popolazione sulle buone qualità necessarie ad un candidato politico, senza dare indicazioni di voto. Centrale, poi, il richiamo che il presule ha fatto sulla diversità etnica del Kenya: definita “un grande valore”, essa non andrebbe mai strumentalizzata a fini elettorali, una strategia che mons. Odira ha definito “vergognosa ed antipatriottica”. Ai politici, inoltre, il presule ha chiesto di non usare le persone come un semplice oggetto di voto e di rispettare Dio, poiché “chi non è timorato di Dio non può tutelare e promuovere i valori della Costituzione che riconosce la supremazia di Dio Onnipotente”. “Solo i leader timorati di Dio – ha ribadito mons. Odira – possono guidare il Kenya verso una pace duratura e durevole”. Infine, il presule ha concluso il suo intervento richiamando tutti alla “responsabilità individuale e collettiva” nella difesa del Paese. (I.P.)

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    Italia: Messaggio dei vescovi sulla salvaguardia del creato

    ◊   “Celebrare la Giornata per la salvaguardia del creato significa rendere grazie al Creatore”, senza “dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra.” Si apre così il Messaggio per la 7ª Giornata per la salvaguardia del creato, che si celebra il 1° settembre sul tema “Educare alla custodia del creato per sanare le ferite della terra”. Il Messaggio - diffuso oggi - è firmato dalle Commissioni episcopali per i problemi sociali, la giustizia e il lavoro e per l’ecumenismo e il dialogo. “La nostra celebrazione - osservano i vescovi italiani nella nota ripresa dall'agenzia Sir - non può dimenticare le ferite di cui soffre la nostra terra, che possono essere guarite solo da coscienze animate dalla giustizia e da mani solidali”. I vescovi ricordano, in particolare, “le tante sofferenze sperimentate, in questo anno, da numerose comunità, segnate da eventi luttuosi”, come “le immense ferite inflitte dal terremoto nella pianura padana”: “Mentre riconosciamo la nostra fragilità, cogliamo anche la forza della nostra gente, nel voler ad ogni costo rinascere dalle macerie e ricostruire con nuovi criteri di sicurezza”. I vescovi invitano anche a denunciare “che viola per avidità la sacralità della vita e il dono della terra” e citano, a questo proposito, la questione dell’eternit a Casale Monferrato, “con i gravi impatti sulla salute di tanti uomini e donne, che continueranno a manifestarsi ancora per parecchi anni. Un caso emblematico - scrivono - che evidenzia lo stretto rapporto che intercorre tra lavoro, qualità ambientale e salute degli esseri umani. L’attenzione vigilante per tale drammatica situazione e per i suoi sviluppi deve accompagnarsi alla chiara percezione che l’amianto è solo uno dei fattori inquinanti presenti sul territorio. Vi sono anzi aree nelle quali purtroppo la gestione dei rifiuti e delle sostanze nocive sembra avvenire nel più totale spregio della legalità, avvelenando la terra, l’aria e le falde acquifere e ponendo una grave ipoteca sulla vita di chi oggi vi abita e delle future generazioni”. Da qui l’impegno per la “messa in atto di scelte e gesti quali stili di vita intessuti di sobrietà e condivisione, un’informazione corretta e approfondita, l’educazione al gusto del bello, l’impegno nella raccolta differenziata dei rifiuti, contro gli incendi devastatori e nell’apprendistato della custodia del creato, anche come occasioni di nuova occupazione giovanile”. (R.P.)

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    Il cardinale Vallini alla diocesi di Roma: “Il 29 giugno manifestiamo il nostro affetto al Papa”

    ◊   Il cardinale vicario di Roma, Agostino Vallini, ha lanciato un appello alla diocesi della capitale affinché manifesti viva partecipazione in occasione della solennità dei Santi Pietro e Paolo. I patroni di Roma, prosegue il cardinale, esortano “a ricordare le origini della nostra Chiesa e a ringraziare Dio per il ministero del Papa, successore dell’apostolo Pietro e Vescovo della nostra città”. Vallini – riferisce l’agenzia Zenit – ha ricordato come, in questi anni, Benedetto XVI sia stato molto presente nella vita della diocesi, attraverso le visite pastorali nelle parrocchie e in diversi luoghi di sofferenza. “Roma ama profondamente il Papa – sottolinea il porporato – ed è grata alla Provvidenza che ha voluto che il successore di Pietro avesse qui la propria cattedra”. Il messaggio, infine, invita parrocchie, associazioni e movimenti a partecipare all’Angelus in Piazza San Pietro il prossimo 29 giugno alle ore 12, e a manifestare, anche attraverso striscioni, l’affetto e la gratitudine verso il Papa. (A.C.)

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    Prato. Mons. Simoni sul bambino morto in gita: “Affranti per la tragedia, vicini alla famiglia”

    ◊   Mons. Gastone Simoni, vescovo di Prato, interviene, attraverso una dichiarazione all’agenzia Sir, sulla tragica morte del bambino di 11 anni avvenuta ieri nella sua diocesi durante una gita parrocchiale sul monte della Calvana. “Si è trattato di una disgrazia in una situazione che non può essere considerata di pericolo” ha affermato il vescovo, sottolineando che il gruppo saliva su per una strada di comuni passeggiate pratesi. Smentendo diverse notizie riportate dai giornali, mons. Simoni ha specificato che non si trattava di un monte impervio e che è falso che i ragazzi fossero disidratati ma che “avevano l’acqua ed era accaldati come lo si può essere, normalmente, in una gita estiva”. Il ragazzo ad un tratto ha cominciato a fare discorsi senza senso e poi è morto per un arresto cardiaco, nonostante i tentativi di salvarlo trasportandolo in elicottero all‘ospedale di Careggi a Firenze. Il vescovo ha espresso vicinanza alla famiglia e ha dichiarato di essere fortemente affranto, così come il parroco don Carlo Gestri. “È stato un improvviso fulmine estivo disastroso – ha poi proseguito mons. Simoni – che sconvolge una realtà bellissima che è quella dei nostri oratori estivi, ai quali partecipano quasi 3.500 ragazzi in tutta la diocesi”. Il prelato ha, inoltre, sottolineato l’importanza del servizio che gli oratori, circa 40 nella diocesi di Prato, fanno ai ragazzi, alle famiglie, alle parrocchie e la società in generale. “La disgrazia – ha concluso il vescovo – ci ha prostrato, pensiamo al dolore atroce della famiglia a cui ancora una volta manifestiamo la nostra vicinanza, con la coscienza serena, per quanto afflitta, di realizzare delle esperienze oratoriali estive e anche invernali veramente preziose, esemplari, una delle realtà più belle della diocesi”. (A.C.)

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    La santa reliquia del Cuore di San Camillo vola con Alitalia verso il Brasile

    ◊   Un aereo Alitalia il prossimo 30 giugno trasporterà la santa reliquia del Cuore di San Camillo a bordo di un Boeing B777 della sua flotta, nel viaggio da Roma Fiumicino a San Paolo del Brasile. La reliquia del santo protettore degli Infermi e degli Operatori Sanitari sarà trasportata per la conclusione di un mese di celebrazioni per commemorare i 90 anni della presenza dei religiosi Camilliani in terra brasiliana. La santa reliquia seguirà un lungo pellegrinaggio passando per ben dieci diocesi sparse in tutto il Brasile. La pellegrinazione della santa reliquia fa parte delle iniziative che l’Ordine ha indetto nella preparazione dell’anno giubilare 2014 quando si commemorerà il IV° centenario della morte del Santo Camillo de’ Lellis. La reliquia del Cuore di San Camillo sarà prelevata il 30 giugno presso la Casa Generalizia dei religiosi Camilliani, dove è esposta per la visita e venerazione nel "Cubiculum", la stanza dove il Santo ha vissuto gli ultimi mesi di vita. Camillo de’ Lellis è morto il 14 luglio 1614 ed è stato canonizzato il 29 giugno 1746 dal Papa Benedetto XIV. In quell’occasione il Santo Padre disse: “Camillo è fondatore di una nuova scuola di carità”. A bordo del Boeing B777 di Alitalia tutto il personale di volo della Compagnia sarà preparato ad accogliere la reliquia ed a supervisionare il trasporto speciale da Roma a San Paolo. A consegnare la Santa Reliquia al comandante dell'aereo Alitalia, ci sarà l’ambasciatore del Brasile presso lo Stato Italiano José Viegas Filho, padre José Maria dos Santos e padre Francisco De Macedo. (R.P.)

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    Concluso il Forum di Bonn su cultura, formazione e ruolo dei media

    ◊   Mentre cala il sipario sul quarto Global Media Forum, promosso da Deutsche Welle, si sente ancora l’eco dei problemi trattati, durante tre intense giornate di lavoro, su Cultura, Formazione e ruolo dei Media nel creare un mondo sostenibile. “La formazione è essenziale”, ha dichiarato Dick Niebel, ministro della Pubblica Istruzione in Germania. “L’Africa si sta svegliando, grazie all’opera dell’istruzione, che sta trasformando il Continente nero”, ha affermato Trevor Ncube, vice presidente di M&G Media del Sud Africa. “La formazione promuove la democrazia” ha detto il prof. Godberg, uno dei membri dell’anti-apartheid in Sud Africa, mentre Erick Betterman, direttore di Deutsche Welle, ha parlato su come formazione e sapere aiutino a costruire un futuro migliore. Il ruolo dei media è stato evidenziato dal Premio Nobel Mohan Munasinghe, che ha sostenuto l’importanza cruciale dell’informazione nel mondo intero. Al di là di questi temi discussi, è stato interessante osservare l’entusiasmo con cui oltre 1.000 giovani, provenienti da circa 100 nazioni diverse, hanno seguito i lavori del congresso, dando voce alle speranze che essi nutrono per un futuro più roseo e un mondo migliore in cui la cultura, quale fondamento di tutti i valori, primo fra tutti quello della persona umana, con una propria dignità suprema e una sua vocazione escatologica, possa illuminare quanti sono proposti a governare e a programmare le basi educative delle future generazioni. (Da Bonn, Enzo Farinella)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 179

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.