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Sommario del 22/06/2012
Benedetto XVI ai vescovi della Colombia: alimentate una fede viva di fronte all'oblio di Dio
◊ Moltiplicare le opere di amore e misericordia verso chi soffre e rinnovare la propria fede di fronte “all’oblio di Dio”. Sono le indicazioni che il Papa ha dato ai vescovi della Colombia in visita ad limina e ricevuti stamani in Vaticano. Benedetta Capelli:
"Colombia no es ajena a las consecuencias del olvido de Dios…"
“La Colombia non è immune alle conseguenze dell’oblio di Dio”. E’ una delle frasi forti del Papa ai vescovi del Paese latinoamericano. Paese che in passato aveva nella fede uno dei collanti dell’unità nazionale, ma oggi la “crisi di valori spirituali e morali” ha inciso negativamente sulla società. Pertanto – raccomanda Benedetto XVI – è indispensabile ravvivare nei fedeli “la coscienza di essere discepoli e missionari di Dio”. Il Papa conosce gli sforzi compiuti dall’episcopato colombiano per favorire le iniziative per un’evangelizzazione in grado di dare frutti consistenti. In particolare, il "Piano Globale" della Conferenza episcopale (2012-2020), “risultato – riconosce il Papa – di un discernimento consapevole” della Chiesa in Colombia. Il Pontefice invita poi i vescovi a recepire le proposte dell’Anno della Fede:
"El creciente pluralismo religioso es un factor que exige..."
“Il crescente pluralismo religioso è un fattore che richiede una seria considerazione – evidenzia il Papa – la presenza sempre più attiva delle comunità pentecostali ed evangeliche, non solo in Colombia ma anche in molte parti dell'America Latina, non può essere ignorato o sottovalutato”. Da qui, l’esortazione a “purificare e rivitalizzare la fede attraverso la guida dello Spirito Santo” con un nuovo impulso pastorale:
"Pues muchas veces la gente sincera que sale de nuestra Iglesia..."
Molte volte la gente che abbandona la Chiesa – sottolinea il Papa richiamando il documento conclusivo della Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e dei Caraibi – lo fa “non per ragioni dottrinali se non esperienziali, non per motivi dogmatici se non pastorali, non per problemi teologici ma metodologici della nostra Chiesa”:
"Se trata, por tanto, de ser mejores creyentes, más piadosos, afables..."
“Si tratta quindi di essere cristiani migliori, più pii, accoglienti nelle parrocchie e nelle comunità”, promuovendo, ha indicato Benedetto XVI, catechesi per i giovani, per gli adulti, l’insegnamento della dottrina cattolica nelle scuole e nelle università, e l'incremento della spiritualità mariana:
"Facilitar un intercambio sereno y abierto con los otros cristianos..."
“Facilitare – aggiunge il Papa – uno scambio sereno e aperto con gli altri cristiani, senza perdere la propria identità può anche contribuire a migliorare le relazioni con loro e superare la sfiducia e gli scontri inutili”.
Poi lo sguardo di Benedetto XVI si posa sulla situazione della Colombia, esorta a guardare al “volto straziato di Cristo sulla Croce” per rafforzare i programmi a favore di coloro che sono detenuti ingiustamente ma non solo:
"De modo peculiar a los que son víctimas de desastres naturales…"
"In modo particolare – auspica – le vittime di catastrofi naturali, i poveri, i campesinos, i malati e gli afflitti. Vanno moltiplicate le iniziative di solidarietà in favore di chi deve emigrare perché ha perso il lavoro e fatica a trovarne un altro, chi è privo dei diritti fondamentali, chi deve abbandonare le proprie famiglie sotto la minaccia della mano oscura del terrore e del crimine, o chi è caduto nella rete infame del commercio di droga e delle armi:
"Deseo alentarles a proseguir este camino de servicio generoso y fraterno..."
Benedetto XVI chiede così un "servizio fraterno e disinteressato" verso i più deboli: servizio "che nasce dall’amore di Dio e del prossimo e non dal calcolo umano".
Nell'indirizzo di saluto il presidente della Conferenza episcopale colombiana, mons. Rubén Salazar Gómez, arcivescovo di Bogotá, ha rimarcato i cambiamenti in corso nel Paese latinoamericano ma ha aggiunto che i vescovi vogliono essere "un segno dell'amore di Gesù Cristo". "Ogni giorno - ha sottolineato il presule - la Chiesa si sforza di mostrare al mondo la bellezza e la ricchezza del Vangelo" con l'impegno secondo i principi evangelici.
Il Papa alla Coldiretti: crisi si supera col primato dell'etica. Intervista al presidente Marini
◊ La crisi economica chiama gli imprenditori agricoli e ittici “a sfide inedite e certamente difficili”, che vanno affrontate con “un rinnovato e profondo senso di responsabilità, dando prova di solidarietà e di condivisione”. Il Papa si è rivolto in questo modo all’assemblea nazionale della Coldiretti ricevuta questa mattina in udienza in Vaticano. Il Santo Padre ha chiesto di fare particolare attenzione ai giovani. Alessandro Guarasci:
La crisi ha colpito duramente anche l’agricoltura. La terra perde valore e i coltivatori diretti in questi anni hanno assistito a un drastico calo dei loro redditi. Basta dire che il prezzo alla produzione dell’olio è calato del 32 per cento, della frutta dell’8 per cento. Il Papa chiede quindi agli imprenditori agricoli “solidarietà e condivisione”:
“Considerato che alla base dell’attuale difficoltà economica vi è una crisi morale adoperatevi con sollecitudine affinché le istanze etiche mantengano il primato su ogni altra esigenza”.
Bisogna infatti intervenire alla radice della crisi, “favorendo la riscoperta di quei valori spirituali dai quali poi scaturiscono le idee, i progetti e le opere”. Dunque, l’etica è la chiave di volta, con un occhio attento alle future generazioni.
“Occorre che la famiglia, la scuola, il sindacato e ogni altra istituzione politica, culturale e civica svolgano un’importante opera di collaborazione e di raccordo, di stimolo e di promozione, soprattutto per quanto riguarda i giovani. Essi sono carichi di propositi e di speranze, cercano con generosità di costruire il loro avvenire e attendono dagli adulti esempi validi e proposte serie. Non possiamo deludere le loro attese”.
E poi va rimarcato il ruolo sociale dell’imprenditore, affinché “si attuino valide politiche sociali in favore della persona e della sua professionalità, considerando specialmente il ruolo cruciale della famiglia per l’intera società”. Valori che vengono dalle radici cristiane che animano la Coldiretti. “Vi sono richiesti – continua il Papa – una nuova consapevolezza e un ulteriore sforzo di responsabilità nei confronti del mondo agricolo”. Tutto ciò perseguendo il bene comune, la dignità della persona, l’onesta e la trasparenza nella gestione dei servizi.
Dunque, Benedetto XVI ha richiamato gli agricoltori della Coldiretti alla solidarietà in questo momento di crisi. Sentiamo il presidente dell’organizzazione Sergio Marini, intervistato da Alessandro Guarasci:
R. – Questo è il momento della solidarietà. Tra l’altro, è l’unico modo che abbiamo per contenere la crisi sociale e mantenere la coesione sociale. È un momento difficilissimo per il Paese, e non solo, anche per l’Europa. Ciascuno di noi, nell’ambito delle proprie possibilità, deve impegnarsi per la coesione sociale. La solidarietà è sicuramente il mezzo migliore per farlo.
D – Oggi, per un’impresa agricola è difficile ricercare il bene comune, oppure i valori che voi avete incarnato vi fanno da riferimento?
R. - I valori che abbiamo incarnato sono fondamentali, e noi siamo impegnati da tempo nel far comprendere che il cibo non è una qualsiasi merce, ma è proprio un bene comune. Il nostro impegno sta nel realizzare un cibo di qualità al giusto prezzo, disponibile a tutti, che sia sostenibile da punto di vista ambientale, sociale, e che possa anche creare comunità e identità. L’impegno deve continuare, deve essere rafforzato, ma è questa la strada giusta.
D. – Secondo lei, quali sono le prossime sfide, le nuove sfide dei cattolici, anche imprenditori come voi, impegnati in politica e nella società?
R. – Sul piano del contenuto valoriale, e anche sul piano dell’idea di Paese e di economia sostenibile pensiamo a un modello di sviluppo che faccia leva su quelli che sono i valori propri dell’Italia. E poi, il nostro territorio, la nostra cultura, la nostra creatività, la nostra capacità di fare innovazione. Penso che meglio dei cattolici, che hanno una base valoriale comune, nessuno possa esprimerli. Non si parla al momento di un partito dei cattolici, questo il Forum delle associazioni cattoliche del mondo del lavoro l’ha detto più di una volta. Ma questo non esclude una responsabilizzazione forte proprio come contributo che vogliamo portare alla crescita del Paese.
Il cardinale Bertone: universali e gratuite le cure per i malati di Aids
◊ Forinire ai malati di Aids l’accesso gratuito ed universale alle cure è un obiettivo possibile ed economicamente percorribile. Questo l’appello che questa mattina il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha rivolto alla comunità internazionale durante l’ottava conferenza internazionale di “Dream” il progetto della comunità di Sant’Egidio che si occupa di curare la trasmissione dell’Hiv dalle madre a figli nell’Africa sub sahariana. Un programma che assiste oggi 180 mila persone e si occupa di 20 mila gravidanze in donne sieropositive. Il segretario di Stato ha inoltre ricordato come “la fedeltà sia una qualità fondamentale per tutti i collaboratori, anche quelli del Santo Padre”, rispondendo così al presidente della comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, che lo aveva ringraziato “per la fedeltà al Pontefice". Il servizio di Michele Raviart:
“L’accesso universale e gratuito alle cure per l’Aids è una proposta concreta per salvare la vita di ciò che nel mondo è più fragile e allo stesso tempo più carico di futuro: i bambini e le loro madri”. Così il cardinale Bertone, a nome del Santo Padre e di “tanti sofferenti e tanti malati che non hanno voce”, si è rivolto ai numerosi ministri della salute e alle delegazioni dei Paesi dell’Africa subsahariana dove opera il progetto "Dream". Un programma nato nel 2002 in Mozambico per combattere l’avanzata dell’Hiv in Africa con la somministrazione di farmaci antriretrovirali e che oggi opera in 10 Paesi. Un approccio pioneristico che ha portato a importanti risultati scientifici, come ci spiega Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’ Egidio:
"E’ soprattutto la dimostrazione che se si porta in Africa la cura antiretrovirale - cioè quella che si fa in occidente, con il superamento di tante barriere culturali - l’Africa potrà vivere, perché questa cura mostra sia scientificamente che economicamente che soltanto nell’accesso universale alle cure l'Aids sarà vinto. Oggi, da Sant’Egidio, dal programma Dream, possiamo dire che l’Aids sta per essere sconfitto. Ma bisogna dare un accesso universale alle cure".
Grazie al programma di prevenzione verticale dell’infezione, che avviene durante la gravidanza e l’allattamento, 17 mila bambini sono nati sani con un tasso di trasmissione del 3% a 18 mesi dalla nascita del bambino. “Una realtà che conferma i successi di una cooperazione condivisa tra Europa e Africa”, ha spiegato la première dame della Repubblica di Guinea, Djené Condé Kaba, mentre il ministro italiano per la cooperazione internazionale e l’integrazione, Andrea Riccardi, ha ricordato come l’Aids, che colpisce in Africa 23 milioni di persone, sia la più seria ipoteca per un continente in cui i giovani sono la larga maggioranza. Ancora Marco Impagliazzo:
"A questo convegno, ci sono molti ministri della salute che ci chiedono un intervento: chiedono che programma Dream arrivi nel loro Paese. Ascolteremo con attenzione le loro domande. Ci sono domande da Paesi come l’India, Paesi asiatici colpiti gravemente dall’Aids. Dovremmo trovare le risorse umane ed economiche per fare questo. Ci siamo quasi. Culturalmente, la battaglia è vinta. Dobbiamo investire le risorse".
Il progetto Dream è attivo in 33 centri e ha coinvolto negli anni oltre un milione di persone, che ricevono oltre alle cure, educazione sanitaria, sostegno nutrizionale e corsi di prevenzioni.
Veglia di preghiera per il Papa in Piazza San Pietro, promossa dal Movimento “Amore Familiare”
◊ Una veglia di preghiera per Benedetto XVI e per il suo Pontificato: è l’iniziativa del Movimento dell'“Amore Familiare” che si terrà stasera in Piazza San Pietro, a partire dalle ore 21. La veglia sarà presieduta dal cardinale Angelo Comastri, che guiderà la recita dei misteri dolorosi del Santo Rosario. Sul significato di questa veglia, Federico Piana ha intervistato Lolita Fersini, del Movimento dell'“Amore Familiare”:
R. - Organizziamo questa veglia per il Papa, che facciamo ormai ogni anno, proprio per stringerci tutti intorno a lui e alla Chiesa tutta, in questo frangente anche così importante - come sappiamo - in cui il Papa sta vivendo un momento di prova. Allora vogliamo manifestare il nostro amore e la nostra vicinanza, come pecorelle che si stringono al loro pastore, per dirgli che gli stiamo vicini e che vogliamo pregare per lui, affinché il Signore gli dia forza e luce in questo momento!
D. - La veglia sarà presieduta dal cardinale Angelo Comastri…
R. - Sì. Ancora una volta il cardinale Comastri ha accettato questo nostro invito: anche lui sente questo momento particolare e la necessità di vivere strettamente uniti al Santo Padre. Ci tengo proprio a sottolineare il fatto che pregheremo un Rosario: percorreremo così, insieme a Gesù, i suoi misteri dolorosi e Maria ci darà la luce per capire come vivere le croci della nostra vita guardando Gesù, proprio come ha fatto Lui. Oltre a pregare per il Papa, ci saranno in questi misteri delle meditazioni anche sulla vita sociale che stiamo vivendo in questo momento un po’ difficile. Quindi percorreremo insieme, con delle meditazioni che abbiamo preparato noi famiglie del movimento, alcuni momenti della nostra vita quotidiana.
D. - Come si svolgerà questa veglia?
R. - Inizieremo accendendo dei flambeaux, segno della luce di Cristo che veglia su di noi e che ci apre la strada. Staremo sotto la finestra del Papa, in Piazza San Pietro, stretti a lui. Ci sarà questo Rosario guidato proprio da noi, quindi dalle famiglie del movimento, e - anche quest’anno - dal gruppo dei ragazzi del nostro movimento “Gli amici di Gesù e Maria”. Anche loro hanno preparato una meditazione, cercando di parlare, cuore a cuore, agli altri ragazzi che verranno alla veglia e sottolineando il fatto che seguire Gesù è una cosa bella e non bisogna vergognarsene. Ci teniamo quindi a invitare non solo le famiglie, ma anche i ragazzi, i sacerdoti, i consacrati e le consacrate a venire, perché il Papa ha bisogno di noi!
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Una fede purificata e ravvivata: Benedetto XVI ai vescovi della Colombia in visita "ad Limina".
In prima pagina, un editoriale di Anna Meldolesi dal titolo "Bambine mai nate": se il muro dell'indifferenza inizia a franare.
Obiettivo fame zero: in rilievo, nell'informazione internazionale, i lavori di Rio+20.
Riguardo all'Anno della fede, in cultura un articolo del cardinale Gianfranco Ravasi dal titolo "L'uomo e la fede": tra gli estremi della superficialità e del fanatismo c'è una gamma di tonalità tutte da indagare.
In terza classe rincorrendo Bonaventura: Barbara Faes sull'impresa del frate filologo Fedele da Fanna che per nove anni percorse l'Europa alla ricerca di manoscritti.
Per primo in Europa capì chi era Newman: Edoardo Aldo Cerrato ricorda, a cent'anni dalla morte, il cardinale Alfonso Capecelatro.
Corto circuito nell'arte: Isabella Ducrot tra i padiglioni di Art Basel.
Un articolo di Maria Maggi dal titolo "E il matematico scoprì che è intelligente solo chi commette anche errori": il 23 giugno 1912 nasceva a Londra Alan Turing, pioniere degli studi della logica dei computer.
Alle radici morali della crisi economica: nell'informazione vaticana, il Papa all'assemblea nazionale della Coldiretti.
Egitto. Nuove proteste di piazza. Padre Samir: transizione sarà lenta
◊ In Egitto, decine di migliaia di persone si sono radunate oggi in piazza Tahrir, al cairo dopo la preghiera del venerdì per una nuova protesta contro il "colpo di Stato" dello scioglimento del Parlamento egiziano, ispirato dai militari. Sono in molti a sostenere che la Giunta militare stia gestendo il processo democratrico in Egitto in modo autoritario, controllando di fatto le altre istituzioni di governo. Su questo aspetto, Fabio Colagrande ha sentito il gesuita padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut e al Pontificio Istituto Orientale di Roma:
R. - L’esercito sta cercando di riequilibrare e di vedere tutti i giochi possibili, le manipolazioni che sono state fatte. Dobbiamo aspettare un po’. C’è il rischio che l’esercito cerchi di riprendere il potere come al tempo di Mubarak o come subito dopo che sono stati i più potenti. C’è anche il rischio contrario che mettano un po’ di ordine laddove c’è una prevalenza di un gruppo sull’altro non giustificata: il semplice fatto che già lunedì scorso il partito islamico abbia annunciato la vittoria degli islamisti per influire sul futuro, indica anche una cosa che è contraria al diritto.
D. - Padre Samir, come commenta la partecipazione dei cristiani copti al recente ballottaggio per le presidenziali? Sembrano che abbiano voto in massa per Shafiq?
R. - La prima cosa positiva è che questa volta i copti hanno votato largamente, cosa che non era mai successa nei voti precedenti. Questo significa che fino a ieri i cristiani non si sentivano parte della decisione politica, mentre adesso - malgrado tutto - dicono: noi abbiamo voce nella decisione. Dunque, sono intervenuti in massa. L’orientamento è andato a Shafin e non per Shatiq come tale, perché è stato un voto anti islamistico. Qual è il problema con l’islamismo? Che venga rinforzato ancora di più l’art. 2 della Costituzione, che dice che la sharia è il fondamento della legislazione. Ma la sharia non è come la Costituzione, perché la sharia è basata sulla scienza personale degli ulema. Le tendenze islamiche un giorno dicono “no, noi non vogliamo la sharia”, ma l’indomani un altro invece dice “sì, noi vogliamo applicare la sharia” e questo a secondo della persona con la quale stanno parlano. Questo fa sì che vi sia una mancanza di fiducia da parte dei cristiani, come anche dei liberali musulmani, che dicono preferiamo un altro partito.
D. - Lei è appena tornato dall’incontro internazionale della Fondazione Oasis a Tunisi: quali confronti possiamo fare tra la Tunisia, Paese capofila della “primavera araba”, e l’Egitto?
R. - La Tunisia è sempre stata, già cinquant’anni fa con Bourguiba, molto più avanti nel progresso democratico, soprattutto il ruolo della donna è stato meravigliosamente corretto dalla Costituzione. Questo lo possiamo vedere ancora oggi. Anche se il partito Ennahda che deriva dai Fratelli musulmani è al potere, è stato chiaramente detto che non intendono mettere la sharia come fondamento della legislazione, tanto più che sono contrari a qualunque tipo di estremismo. Durante i lavori della Fondazione Oasis, abbiamo avuto la visita del presidente della Repubblica in persona, Moncef Marzouki, che si è offerto di venire a tenere una conferenza breve ma formidabile. Il presidente ha parlato, in particolare, della libertà di coscienza e ha avuto il coraggio di dire davanti a tutti, in lingua francese: “Noi siamo per una società di cittadini. Vogliamo che chi è musulmano o cristiano o un ebreo oppure un ateo - e ha ripetuto ‘oppure ateo’ - abbia gli stessi diritti di tutti”.
Pakistan: i talebani attaccano un hotel di Kabul, almeno 17 morti
◊ E’ pesante il bilancio di un attacco condotto, stamani, dai talebani contro l’Hotel Spozhma nella periferia nord della capitale Kabul. Le forze di sicurezza governative parlano di almeno 17 morti, compresi 5 terroristi. Intanto, fonti di intelligence lanciano l’allarme per il pericolo di un’offensiva in grande stile prima del ritiro del contingente internazionale. Stefano Leszczynski ha intervistato Riccardo Redaelli, docente di geopolitica all’Università Cattolica di Milano:
R. - I talebani vogliono dimostrare che quanto dice la Nato - e cioè che il Paese è in via di stabilizzazione, che si sta cercando di trasferire le competenze e la sicurezza alle forze afghane - è in realtà il tentativo di nascondere il fallimento della Nato stessa. Quindi questa serie di attacchi, anche attacchi molto spettacolari, cruenti, che colpiscono la capitale, che colpiscono luoghi simbolo, vogliono dimostrare che sono loro - i talebani - i veri vincitori sul terreno.
D. - Il governo centrale spesso ha fatto delle aperture nei confronti dei talebani, a condizione che ovviamente deponessero le armi e cessassero le ostilità: è una politica che paga questa del dialogo con i talebani?
R. - L’etichetta "talebani" identifica in realtà una galassia di movimenti e spesso con forti differenze e obiettivi molto diversi. Le stesse forze governative sono molto divise: alcuni vogliono un compromesso con gruppi di talebani; alcuni, invece, non vogliono alcun compromesso, soprattutto i tagiki o le fazioni non pashtun. Vi sono poi gli accordi regionali: non dimentichiamo che il Pakistan, che è stato l’"inventore" dei talebani, si è cercato di escluderlo dalle trattative. Tutto questo, però, si è dimostrato impossibile. Il Pakistan ha una voce in capitolo e spinge per sostenere i gruppi dei "propri" talebani: ogni volta che Kabul cerca di marginalizzare il Pakistan, questi gruppi si fanno sentire con una serie di attacchi mirati, anche nella capitale.
Rio+20. Oggi l'intervento del cardinale Scherer a nome della Santa Sede
◊ “Un’occasione sprecata”. È drastica la definizione che le associazioni ambientaliste e i gruppi della società civile danno, in una lettera alle Nazioni Unite, del vertice di “Rio+20” sulla sostenibilità ambientale, che oggi si chiude a Rio de Janeiro alla presenza di rappresentanti di 190 Stati. Tuttavia, proseguono con un certo grado di ottimismo, l’incontro potrà portare frutti in futuro. Ed è ciò che sostiene anche il rappresentante vaticano al vertice, l'arcivescovo di San Paolo, il cardinale Odilo Scherer, che oggi terrà il suo intervento a Rio. Le parole del porporato al microfono di Christiane Murray, della nostra redazione brasiliana:
R. - La Conferenza Rio+20 sicuramente porta a dei risultati anche positivi. Certo ci sono motivi di critica, di rammarico da diverse parti. Diverse voci avrebbero voluto inserire più decisioni e punti concreti nella dichiarazione finale, che è stata negoziata nell'arco di circa otto mesi con un lavoro molto intenso, che si è concentrato soprattutto negli ultimi giorni a Rio de Janeiro. Ma anche se non si arriva a certe decisioni - come lo stabilire una quota di partecipazione dei Paesi ricchi per finanziare l’economia sostenibile, o definrie degli obiettivi di taglio dei consumi di fonti di energia fossile come petrolio e carbone che sono quelle più inquinanti - tuttavia ritengo che il risultato sia abbastanza positivo, perché si è riusciti a fare un documento comune. Si rischiava di non arrivare a nessun documento, invece in questo documento ci sono anche dei punti di progresso apprezzabili, come l’affermazione che l’uomo è il centro dell’economia e anche la definizione di ciò che va meglio compreso come l’economia sostenibile. I tre punti di riferimento sono: lo sviluppo economico in quanto tale, lo sviluppo sociale che pone l’uomo, l’essere umano nel centro della preoccupazione e che l’economia sostenibile sia anche ecologicamente sostenibile, quindi che abbia sempre in considerazione anche l’ecosistema. Credo che il risultato più apprezzabile di questa Conferenza sia la presenza di circa 190 rappresentanti di Paesi. Quindi la partecipazione della comunità internazionale è molto grande. Tutti sono convinti che è importante che si faccia qualcosa. È importante non rimandare oltre, la decisione di cambiare le cose. Questo fa cultura. Questa presa di coscienza è poi importante per una vigilanza più ampia dei Paesi, gli uni sugli altri.
D. - Persiste per un po’ di delusione sui mancati risultati di questa Conferenza...
R. - Il rammarico da parte di tutti riguarda la mancata partecipazione di alcuni capi di Stato, di Paesi importanti come la stessa Italia, gli Stati Uniti, il Giappone... I grandi non sono venuti di persona. Ma gli altri Paesi dell’Occidente per esempio sono tutti qui e sono molto attivi. Si vede che c’è una partecipazione dei Paesi in via di sviluppo, Paesi di nuova leadership, e quindi questo dà spessore a questa Conferenza.
D. - Cosa ha significato la partecipazione della Delegazione della Santa Sede?
R. - Da parte della Santa Sede, la nostra partecipazione qui è quella di osservatori attenti. Va detto che, durante il periodo dei negoziati, il nostro osservatore presso l’Onu è stato molto attivo con il suo gruppo. Oggi, terzo giorno a Rio, avrò la possibilità di intervenire: diremo quella che è la parola della Chiesa in riferimento anche alle posizioni già manifestate nei documenti magisteriali e la ribadiremo davanti al grande plenum della Conferenza.
Al via la campagna dei Moige contro l'adescamento di minori sul web
◊ In Italia un minore su 2 è stato contattato via web più volte con proposte indecenti da sconosciuti. A 3 minori su 10 è stato chiesto un appuntamento al buio. Il 30% di chi ha subito un tentativo di adescamento online ha almeno 15 anni. Più di 200mila minori hanno accettato proposte oscene in cambio di una ricarica telefonica. E’ questo l’allarmante quadro che emerge da un’ idagine elaborata dal Moige, Movimento Italiano Genitori che, per contrastare il fenomeno dell’adescamento pedofilo, lancia la campagna “Ogni genitore dovrebbe sapere che”. Per sostenere questa iniziativa è possibile donare 2 euro fino al prossimo 3 luglio con sms anche da rete fissa al 45509. Il servizio di Paolo Ondarza:
E’ più diffuso di quanto si pensi il fenomeno dell’adescamento di minori Online. Da un’indagine Swg-Moige su 600 ragazzi, tra i 16 e i 21 anni utenti di Internet emerge che il tempo di navigazione medio si attesta tra le 3 e le 4 ore giornaliere con picchi di 5. Social network, informazione e posta elettronica le attività più utilizzate, seguite dal download di musica e film. Meno gettonati chat e gioco. Solo il 40% dei giovani dispone di sistemi di sicurezza o filtri anti pedopornografia. Circa il 50%, in prevalenza femmine, è stato approcciato da sconosciuti con proposte indecenti. La reazione più comune è l’interruzione della connessione, ma in pochi ne parlano con i genitori. Riguardo a questi ultimi emerge un dato inquietante. Solo il 20% pone limiti al tempo di navigazione e il 17% non dà consigli ai propri figli su come muoversi nel web. Per questo motivo spiega Maria Rita Munizzi, presidente del Moige nasce la campagna nazionale “Ogni genitore dovrebbe sapere che”:
R. - Quello che vogliamo lanciare è un allarme di attenzione sull’adescamento pedofilo. Purtroppo le indagini esprimono dei dati allarmanti: un minore su due è stato contattato via web da sconosciuti. E’ per questo che abbiamo lanciato questo sms solidale, per il quale chiediamo il contributo di tutti, di tutti i genitori, di tutti coloro che ritengono che i giovani siano un bene da tutelare, un bene sociale.
D. – Talvolta i genitori sottovalutano i rischi che derivano dalla rete: in pochi pongono dei limiti anche alla navigazione o parlano con i loro figli dei pericoli che da questa derivano. Altro dato inquietante è che solo una minoranza dei ragazzi, tra quelli che sono stati adescati, parla di questo con i genitori...
R. – Proprio per questo vogliamo sviluppare una grossa iniziativa rivolta ai giovani e ai genitori, per aiutarli a gestire questo fenomeno. Tutto quello che raccoglieremo dal contributo di questo sms andrà a sviluppare iniziative nelle piazze e nelle scuole, rivolte ai giovani, ai bambini, ai propri genitori, agli insegnanti e agli adulti di riferimento.
Si può sostenere la campagna donando 2 euro con un sms, anche da rete fissa al 45509.
Si è spenta a 98 anni Enrichetta Beltrame Quattrocchi, figlia dei Beati Maria e Luigi
◊ All’età di 98 anni, si è spenta sabato scorso Enrichetta Beltrame Quattrocchi, ultimogenita dei Beati genitori Maria e Luigi. Enrichetta è la figlia che “non doveva nascere”. Infatti, al quarto mese di gravidanza, un celebre ginecologo di Roma disse alla madre che doveva interrompere la gravidanza se si voleva “tentare” di salvare “almeno” lei. Maria e Luigi rifiutarono l’aborto senza esitazioni abbandonandosi totalmente alla volontà di Dio. E così Enrichetta, la bambina che non doveva nascere, è vissuta quasi cento anni. Per un ricordo sulla sua figura e la sua testimonianza di fede, Alessandro Gisotti ha intervistato Attilio Danese, co-presidente dell’Associazione “AMARLUI”, intitolata ai Beati Beltrame Quattrocchi:
R. - Io l’ho conosciuta nel 1997 insieme a mia moglie, quando l’allora incaricato della famiglia nazionale della Cei ci chiese di scrivere una biografia sui genitori che ancora non erano stati proclamati Beati, ma si aspettava negli anni a venire questo evento. Ricordo in particolare il sorriso con cui ci accolse in casa insieme ai suoi due fratelli ancora vivi, don Tarcisio e padre Paolino. Fu un momento molto bello perché ci raccontarono dei loro genitori. Per noi fu un’esperienza di testimonianza viva di come la famiglia riesce ad essere feconda negli anni, anche attraverso persone consacrate. Questo sorriso l’ha accompagnata per tutto il resto dei 15 anni in cui l’abbiamo frequentata. Non c’è stata una volta in cui l’abbiamo trovata imbronciata; sempre disponibile, sempre pronta anche nell’esprimere i suoi pareri; però sempre dolce.
D. - Questa serenità sicuramente le derivava da quel miracolo che era innanzitutto la famiglia, “la sua famiglia”, come disse Giovanni Paolo II nella cerimonia di Beatificazione..
R. - Il primo miracolo, forse, era lei stessa, perché era la figlia che "non doveva nascere", che il ginecologo di allora aveva assegnato alla morte. Ma il loro “no” così deciso, l’ha lasciata in vita ed è stata molto longeva. Certo, poi condivideva, esprimeva, assicurava anche da sola questa fecondità della famiglia nella quale era cresciuta e vissuta.
D. - C’è un messaggio particolare che, più di altri, ci viene, soprattutto alle famiglie dalla testimonianza di Enrichetta?
R. - Enrichetta, in molte occasioni, ha espresso la sua gioia per i doni ricevuti dall’unità dell’amore e della fede dei suoi genitori. Lo faceva sempre con gioia tutte le volte che dava una testimonianza. Lei concludeva, quasi sempre, con un invito alle coppie presenti ad essere nella volontà di Dio ma con uno "spirito feriale", cioè senza grandi eventi, ma nella ferialità e nella quotidianità per un vissuto straordinario come era stato quello dei suoi genitori. E questa è la sintesi del messaggio che lascia a noi come associazione: diffondere nel mondo della famiglia questa vita ordinaria che può essere vissuta anche in maniera straordinaria, come ebbe a dire anche il Papa Giovanni Paolo II in occasione della Beatificazione.
Al via la campagna dei vescovi Usa in difesa della libertà religiosa
◊ A Fortnight for Freedom, “Due settimane per la libertà”: è l’iniziativa promossa dalla Conferenza episcopale degli Stati Uniti, iniziata ieri e che proseguirà fino al prossimo 4 luglio, Festa dell’Indipendenza. Con questa grande manifestazione che coinvolge tutte le diocesi Usa, i presuli americani vogliono richiamare l’attenzione sul tema della difesa della libertà religiosa, minacciata da alcune disposizioni della riforma sanitaria varata dall’Amministrazione Obama. La norma, che entrerà in vigore il prossimo anno, prevede infatti che anche istituzioni ed ospedali cattolici siano obbligati a fornire servizi e farmaci contraccettivi ed abortivi. La campagna di preghiera e sensibilizzazione per la difesa della libertà religiosa e di coscienza ha avuto inizio con una Messa nella Basilica dell’Immacolata di Baltimora, celebrata da mons. William E. Lori. Il presule, oltre ad essere l’arcivescovo locale, presiede anche la Commissione ad hoc per la libertà religiosa dell’episcopato statunitense. “La libertà religiosa – ha detto mons. Lori – include la libertà degli individui ad agire secondo la propria fede, ma anche la libertà delle istituzioni della Chiesa ad agire in base ai propri insegnamenti e a servire da barriera tra il potere dello Stato e la libertà della coscienza individuale”. (A.G.)
India, mons. Gracias: fermare gli aborti selettivi femminili
◊ La pratica degli aborti forzati in India continua. Dopo i gravi episodi di feti ritrovati nelle scorse settimane nel distretto di Beed, anche nelle altre zone dello Stato del Maharashtra la polizia avrebbe ritrovato – riferisce l’agenzia "AsiaNews" – i feti di altre cinque bambine abortite forzatamente negli ultimi mesi. La polizia ha avviato un'indagine tra le cliniche, sospettando che avvengano effettuati test illegali per la determinazione del sesso del nascituro. Il vescovo ausiliario dell’arcidiocesi di Mumbai, mons. Agnelo Gracias, ha definito questi episodi come “l’ennesimo caso di atrocità e discriminazione commesse contro le bambine. Ma dobbiamo indignarci per tutti gli aborti – ha proseguito il presule – la vita umana di ciascuno è sacra, sin dal concepimento”. Mons. Gracias ha, infine, sottolineato che, giustificando l’aborto in nome del ‘diritto di scegliere’, non ci si può stupire dei feticidi e degli infanticidi femminili. (A.C.)
Indonesia: la Chiesa locale organizza un seminario per la lotta alla corruzione
◊ La Conferenza episcopale indonesiana, in collaborazione con la Fondazione Bhumiksara, ha organizzato un seminario di tre giorni dal titolo “Ethical Leadership Workshop”, sul tema della lotta alla corruzione nel Paese e all’interno della Chiesa, problema molto diffuso in diversi Stati dell’Asia. L’evento, che si è tenuto a Jakarta, è stato guidato da Ronnie V. Amorado, direttore dell’Osservatorio filippino contro la corruzione EheM!, che si occupa di combattere questo problema in tutta l’area del Sudest asiatico. La principale indicazione emersa dall’incontro, al quale hanno partecipato circa 33 persone tra sacerdoti, studiosi, uomini d’affari e membri della società civile, è stata quella della necessità di trasparenza e dell’onestà a partire dalle istituzioni del governo. Tra le proposte emerse – riferisce l’agenzia AsiaNews – c’è quella di creare dei gruppi di lavoro collegati fra loro che possano creare modelli di lotta alla corruzione. Amorado ha presentato la modalità adottata dalla sua associazione, che si divide in quattro moduli: esperienza di prima mano, analisi, riflessione e azione. (A.C.)
Pakistan: il lavoro delle Carmelitane in favore dell’istruzione femminile
◊ L’attenzione per lo sviluppo del settore dell’educazione è al centro della missione di un gruppo di cinque Suore carmelitane srilankesi, che dal 1981 sono presenti in Pakistan per volontà dell’arcivescovo di Lahore. Le carmelitane – riferisce l’agenzia AsiaNews – gestiscono un istituto a Issanagri, due a Gujranwala e sei a Lahore, nei quali si occupano in modo particolare dell’educazione femminile. La prima sfida è stata, infatti, quella di convincere le famiglie a far studiare le figlie femmine. Poiché i maschi di solito ricevevano un’istruzione migliore, i genitori ritenevano inutile mandare a scuola le bambine. Attraverso un lavoro di educazione delle famiglie durato anni, ora le ragazze si ritrovano ad avere conoscenze scolastiche più elevate rispetto ai maschi per cui la situazione si è ribaltata. Un tempo i genitori non volevano spendere soldi per l’educazione dei figli, mentre ora ne comprendono i benefici e incoraggiano i propri figli a studiare. Il momento più difficile di questi anni per il gruppo di Carmelitane è stato quello in cui hanno ricevuto minacce dai fondamentalisti islamici che intimavano di abbandonare un istituto creato a Swat Valley. Dopo essersi trovate in mezzo al conflitto tra talebani ed esercito, hanno dovuto evacuare l’istituto che cinque giorni dopo è stato bombardato e distrutto dagli estremisti. Nonostante le difficoltà e la paura, il lavoro delle religiose continua con il sostegno dell’attuale arcivescovo di Lahore, mons. Lawrence J. Saldanha. (A.C.)
Costa d’Avorio: 13 mila gli sfollati in un clima di tensione
◊ Dopo gli attacchi dei giorni scorsi contro la città di Taï e i villaggi vicini, in Costa d’Avorio, sarebbero circa 13 mila gli sfollati nelle regioni sudoccidentali, che hanno dovuto lasciare le proprie case e rifugiarsi dai propri parenti. La notizia – riferisce l’agenzia Misna – è stata confermata dalla rappresentanza locale del’Ufficio di coordinamento degli Affari umanitari (Ocha), che sta lavorando per portare gli aiuti alla popolazione, resi difficili dall’insicurezza generale. Dallo scorso 8 giugno, infatti, sono morte 22 persone, tra cui sette peacekeeper nigerini, per cui la gente è traumatizzata e vive in uno stato di panico per il timore di nuovi attacchi, nonostante le frontiere con la Liberia siano pattugliate dai militari. Nello stato confinante, infatti, sono rifugiati molti dei sostenitori dell’ex presidente ivoriano, Laurent Gbagbo, ritenuti ufficialmente responsabili dell’ondata di violenza. Il governo ha spiccato una decina di mandati di arresto di esponenti del vecchio regime che potrebbero essere coinvolti negli attacchi. (A.C.)
Il cardinale Koch ordinerà domani sacerdoti e diaconi della Fraternità di San Carlo
◊ Sei nuovi sacerdoti e nove diaconi, appartenenti alla Fraternità sacerdotale dei Missionari di San Carlo Borromeo, saranno ordinati sabato 23 giugno, a Roma, dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. I nuovi sacerdoti, di età media di circa 32 anni, arrivano da esperienze di vita diverse e saranno inviati in varie parti del mondo. Quasi tutti sono entrati in seminario dopo aver conseguito una laurea nei campi più diversi, dal canto lirico all'ingegneria alle scienze naturali. Dopo l’ordinazione sono destinati alla missione, in comunità con altri sacerdoti della stessa società, e andranno in Taiwan, a Denver, Madrid, Santiago del Cile, mentre un paio resteranno a Roma. La Fraternità di San Carlo ha 24 case in 15 paesi del mondo, per un totale di 110 sacerdoti e 50 seminaristi. È stata fondata nel 1985 da don Massimo Camisasca su ispirazione di don Luigi Giussani. (A.C.)
Simposio Universitari, il cardinale Vallini: un'occasione per il futuro delle nuove generazioni
◊ “Questo Simposio è un’occasione significativa di riflessione e di proposta d’intenti per un futuro fecondo delle nuove generazioni, nelle quali i valori fondamentali dell’umanità sono ancora fortemente presenti”. Così ieri pomeriggio a Roma in Campidoglio, il cardinal vicario Agostino Vallini, ha aperto il IX Simposio internazionale dei docenti universitari sul tema “Giovani, formazione, Università”. L’incontro, che si conclude domani, è promosso dall’ Ufficio diocesano per la Pastorale Universitaria e vede la presenza di oltre 500 partecipanti provenienti da tutto il mondo. “L’università - ha continuato il porporato - con il suo rigoroso lavoro scientifico attraverso la ricerca e la docenza, nelle diverse discipline, dovrebbe sviluppare l’ansia di conoscenza di verità, che è propria dell’uomo, con l’indispensabile funzione di essere ponte tra la tradizione e le sfide culturali che avanzano, impegnando le migliori energie intellettuali nei diversi campi del sapere. A voi docenti, compagni di viaggio dei giovani, va il grazie della Chiesa di Roma per il vostro importante compito”. E mansione dell’università diventa quella di concentrarsi sulla formazione dei ragazzi, valorizzandone le competenze e creando anche quelle condizioni di mercato grazie alle quali diventi sempre più possibile l’integrazione tra esperienza educativa e realtà professionale. “I giovani vanno messi al centro del progetto educativo, a maggior ragione in un momento nel quale più di altri soffrono gli effetti della crisi economica, e del disagio culturale che stiamo vivendo – ha spiegato Francesco Profumo, ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca - Dobbiamo costruire quindi un terreno fertile per la crescita e la maturazione della personalità dei giovani, lo sviluppo delle eccellenze, l’integrazione dei saperi. Solo se sapremo realizzare un’osmosi tra le tradizioni di eccellenza e le esigenze alle quali ci richiama la modernità, l’università tornerà ad essere il perno del tessuto intellettuale e produttivo del Paese”. E, questa mattina, i partecipanti hanno preso parte a cinque workshop sul tema del meeting, dove si sono confrontati sull’esigenza dei ragazzi di trovare dei docenti che li guidino con fiducia verso il futuro e sull’utilità di scambi culturali tra le varie università nel mondo. Domani le conclusioni dell’incontro, con la presenza di alcuni protagonisti dell’imprenditoria internazionale. (A cura di Marina Tomarro)
Usa: premiata suora comboniana per l'impegno contro la tratta di esseri umani
◊ Una religiosa comboniana, Azezet Habtezghi Kidane, è stata premiata a Washington dal governo degli Stati Uniti – riferisce l’agenzia Misna – per la sua lotta contro la tratta dei migranti africani. La consacrata, di origine ertitrea, ha ricevuto una targa consegnatale da Hillary Clinton e la notizia è stata resa nota dal sito ufficiale del dipartimento di Stato americano. La scelta di dare un riconoscimento alla suora comboniana, premiata insieme ad altre 10 persone, è stata fatta sulla base dello studio "Trafficking in Persons Report 2012", appena pubblicato dall’amministrazione americana. Suor Azezet, che ha dedicato il premio alle vittime, lavora da oltre due anni, in collaborazione con i medici dell’ong "Physicians for Human Rights" (Phr), a Tel Aviv e Gerusalemme, aiutando i migranti eritrei e sudanesi che raggiungono Israele. “Abbiamo ascoltato racconti che non avremmo voluto ascoltare”, ha affermato la comboniana, mettendo in evidenza la drammatica condizione di questi migranti che spesso sono vittime di violenze e abusi da parte dei trafficanti. Suor Azezet ha concluso lanciando un appello affinché questa situazione possa essere fermata, perché ci sono persone “che soffrono, che muoiono, che sono schiave”. (A.C.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 174