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Sommario del 17/06/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Da un piccolo seme spezzato, un frutto: l’amore di Dio che trasforma ciò che è piccolo, nelle parole del Papa all’Angelus
  • Con il video messaggio del Papa, nel pomeriggio si conclude il Congresso Eucaristico a Dublino
  • Oggi la Beatificazione della diciottenne Cecilia Eusepi, "Giglio profumato” di Nepi
  • Con un telegramma il Papa incoraggia l’impegno del Forum di Greenaccord su problemi ambientali e aspetti etici
  • La preghiera, faro di luce: così il card. Bertone illustra il nuovo regolamento di preghiera ai gruppi di Padre Pio
  • Il Segretario di Stato oggi in visita a Cagnano Varano, in Puglia
  • Vangelo e aviazione: seminario del Pontificio Consiglio Migranti e Itineranti
  • Oggi in Primo Piano

  • Troppa violenza: sospesa missione caschi blu in Siria. Stamane 11 persone uccise a Homs
  • Egitto, ballottaggio per le presidenziali
  • Giornata mondiale contro la desertificazione. A rischio i terreni agricoli dei Paesi industrializzati
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Almeno 7 morti, tra cui bambini, per attacchi in Nigeria: colpite due chiese
  • Due palestinesi uccisi in Cisgiordania
  • Grecia, 10 milioni al voto per le attese elezioni politiche
  • Francia al voto per le elegislative: favoriti i socialisti
  • Rio+20. Mons. Chullikatt: dare voce a chi non ha voce
  • Si terrà a Beirut il Congresso mondiale di Signis nel 2013
  • Bolivia: il 28% dei bambini lavora nei campi o nelle città
  • Colombia: l’opera dei salesiani per il contrasto del lavoro minorile
  • Torna a Roma l’International Catholic Film Festival
  • Il Papa e la Santa Sede



    Da un piccolo seme spezzato, un frutto: l’amore di Dio che trasforma ciò che è piccolo, nelle parole del Papa all’Angelus

    ◊   La grandezza dell’amore di Dio che “trasforma ciò che sembra insignificante” è al centro delle parole del Papa che all’Angelus ricorda la parabola del granello di senape. Poi il pensiero alla prossima Giornata Mondiale del Rifugiato, alla conclusione del Congresso Eucaristico nel pomeriggio in Irlanda e alla beatificazione della giovane Cecilia Eusepi. Il servizio di Fausta Speranza:

    “La debolezza è la forza del seme, lo spezzarsi è la sua potenza”: così il Papa sottolinea il significato più alto delle parabole di Gesù sui semi della terra, che la liturgia ripropone oggi. Il seme che cresce anche se il contadino dorme e il granello di senape, più piccolo tra tutti. Sono metafora del Regno di Dio, spiega Benedetto XVI.

    “Una realtà umanamente piccola, composta da chi è povero nel cuore, da chi non confida nella propria forza, ma in quella dell’amore di Dio, da chi non è importante agli occhi del mondo; eppure proprio attraverso di loro irrompe la forza di Cristo e trasforma ciò che è apparentemente insignificante”.

    “Il Regno di Dio anche se esige la nostra collaborazione – afferma il Papa – è innanzitutto dono del Signore”. Tutto questo emerge in particolare dal “contrasto che esiste tra la piccolezza del seme e la grandezza di ciò che produce”. Da qui l’invito del Papa a fare esperienza di questo miracolo di Dio:

    “La nostra piccola forza, apparentemente impotente dinanzi ai problemi del mondo, se immessa in quella di Dio non teme ostacoli, perché certa è la vittoria del Signore. È il miracolo dell’amore di Dio, che fa germogliare e fa crescere ogni seme di bene sparso sulla terra”.

    “Il tempo presente è tempo di semina – afferma il Papa – e la crescita del seme è assicurata dal Signore”.

    “E’ Lui il Signore del Regno, l’uomo è suo umile collaboratore, che contempla e gioisce dell’azione creatrice divina e ne attende con pazienza i frutti. Il raccolto finale ci fa pensare all’intervento conclusivo di Dio alla fine dei tempi, quando Egli realizzerà pienamente il suo Regno”.

    Il granello di senape pur così minuto “è pieno di vita, dal suo spezzarsi nasce un germoglio capace di rompere il terreno, di uscire alla luce del sole e di crescere fino a diventare «più grande di tutte le piante dell’orto»”.

    “Ogni cristiano, allora, sa bene di dover fare tutto quello che può, ma che il risultato finale dipende da Dio: questa consapevolezza lo sostiene nella fatica di ogni giorno, specialmente nelle situazioni difficili. A tale proposito scrive Sant’ Ignazio di Loyola: «Agisci come se tutto dipendesse da te, sapendo poi che in realtà tutto dipende da Dio»”

    Dopo la preghiera mariana, il pensiero del Papa alla Giornata Mondiale del Rifugiato promossa dalle Nazioni Unite il 20 giugno, che – ricorda il Papa – “vuole attirare l’attenzione della comunità internazionale sulle condizioni di tante persone, specialmente famiglie, costrette a fuggire dalle proprie terre, perché minacciate dai conflitti armati e da gravi forme di violenza”.

    “Per questi fratelli e sorelle così provati assicuro la preghiera e la costante sollecitudine della Santa Sede, mentre auspico che i loro diritti siano sempre rispettati e che possano presto ricongiungersi con i propri cari.”

    Poi la preghiera in comunione con quanti partecipano al “Congresso Eucaristico Internazionale, che durante questa settimana ha fatto di Dublino la città dell’Eucaristia”.

    “Nel mistero dell’Eucaristia Gesù ha voluto restare con noi, per farci entrare in comunione con Lui e tra di noi. Affidiamo a Maria Santissima i frutti maturati in questi giorni di riflessione e di preghiera.”

    Poi il Papa ricorda la beatificazione a Nepi, nella Diocesi di Civita Castellana, di Cecilia Eusepi, morta a soli 18 anni.

    “Questa giovane che aspirava a diventare suora missionaria, fu costretta ad abbandonare il convento a causa della malattia, che visse con fede incrollabile, dimostrando grande capacità di sacrificio per la salvezza delle anime Negli ultimi giorni della sua esistenza, in profonda unione con Cristo crocifisso, ripeteva: «È bello darsi a Gesù, che si è dato tutto per noi».”

    Tra i saluti in varie lingue, l’invito in francese a “vivere nella fiducia”. In inglese l’incoraggiamento “a pregare Dio perché trasformi la nostra debolezza e i desideri sinceri in grandi opere di amore”. In spagnolo la consapevolezza che “la partecipazione ai sacramenti e la preghiera costante fanno maturare frutti abbondanti di fede”. In polacco il Papa ricorda che la Chiesa ha celebrato nei giorni scorsi la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e la memoria del Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria e dunque augura di “imparare dal Cuore Divino di Gesù, che è traboccante di bontà e d’amore, la sensibilità alle necessità altrui, specialmente di chi è debole, provato dalla sofferenza”. In italiano il saluto ai pellegrini di lingua italiana, in particolare quanti hanno partecipato agli incontri promossi dal Movimento dell’Amore Familiare su ‘La preghiera del Padre Nostro e le radici cristiane della famiglia e della società’, i fedeli delle parrocchie Madonna del Cavatore in Carrara e Natività di Nostro Signore Gesù Cristo in Roma, come pure quelli provenienti da Giulianova, Fermo, Fossalunga, Scandicci e Napoli. A tutti l’augurio di una buona domenica.

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    Con il video messaggio del Papa, nel pomeriggio si conclude il Congresso Eucaristico a Dublino

    ◊   Si chiude oggi a Dublino il 50.mo Congresso Eucaristico Internazionale. Nel primo pomeriggio il cardinale Marc Ouellet, Legato pontificio, presiederà la Messa “Statio Orbis” a Croke Park. Durante la celebrazione verrà trasmesso un videomessaggio di Benedetto XVI. Per un primo bilancio su questo grande evento ecclesiale, la nostra inviata a Dublino, Emer McCarthy, ha intervistato padre Vittore Boccardi, della segreteria del Pontificio Comitato per i Congressi Eucaristici Internazionali:

    R. – E’ stata una settimana molto intensa, ben costruita e strutturata, attraverso i programmi consueti dei Congressi eucaristici che sono basati sulle liturgie, sulle catechesi e sulle testimonianze. Io sottolineerei dunque la qualità delle liturgie: sono state delle liturgie ben celebrate, ben vissute, serene, con dei gesti anche interessanti e innovatori, come l’uso dell’incenso che passa attraverso la folla al momento dell’offertorio. La qualità delle liturgie si vede soprattutto nella capacità di coloro che partecipano nell’entrare nello spirito della celebrazione attraverso non soltanto i canti, ma anche l’attenzione alla Parola di Dio e alle omelie dei celebranti. A proposito di celebranti, le liturgie sono sempre state presiedute da persone eminenti della Chiesa cattolica, a partire dal cardinale Ouellet, che ha celebrato la Messa di inizio del Congresso, domenica scorsa, al cardinale Brady.

    D. – Molti pellegrini sono rimasti colpiti dall' intervento del cardinale Maradiaga, mercoledì su “ministero e comunione”, e da quello del cardinale Brady sulla guarigione nella comunione...

    R. – Il cardinale Maradiaga ha parlato nel giorno in cui in qualche modo si metteva in relazione l’Eucaristia e la comunione con il Sacramento dell’Ordine, quindi con il presbiterato e i ministeri ecclesiali. E' riuscito a mostrare come attraverso l’Eucaristia si possa costruire davvero una Chiesa capace di servire il mondo attraverso tante possibilità, ma soprattutto che è capace di entrare nel mondo con la forza del Vangelo per dargli nuova linfa, nuovo coraggio per affrontare le nuove sfide. Particolarmente toccante è stata l’omelia del cardinale Brady sulla guarigione, sul perdono. Un’omelia che sicuramente è nata dalla profondità del suo cuore, perché conosciamo bene anche i momenti difficili che la Chiesa irlandese e anche il cardinale Brady stanno vivendo. Altro momento interessante è stato quello della liturgia presieduta dal Patriarca di Gerusalemme, Twal, il quale ha ottenuto forse, più di tutti, attenzione e riconoscimento: la sua omelia è stata interrotta più volte da applausi da parte dell’assemblea. A proposito di assemblea, bisognerà sottolineare che forse mai come questa volta, le assemblee liturgiche sono state davvero devote, partecipate: la gente ha partecipato con tutto il cuore, con tutta l’anima e ha cercato di entrare nello spirito della liturgia, dandogli davvero la dimensione della comunione fraterna, della comunione universale.

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    Oggi la Beatificazione della diciottenne Cecilia Euspei, "Giglio profumato” di Nepi

    ◊   Questo pomeriggio a Nepi, in provincia di Viterbo, sarà beatificata Cecilia Eusepi, terziaria dell’Ordine dei Servi di Maria, che morì a soli 18 anni nel 1928, stroncata dalla malattia, una Croce che l’abbracciò per tutta la sua breve vita, offerta totalmente a Gesù. In rappresentanza del Santo Padre ci sarà il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Roberta Barbi:

    “Giungerò a Gesù per un piccolo sentiero, molto breve, fatto di umiltà, abbandono e amore”. A 9 anni Cecilia Eusepi aveva letto la “Storia di un’anima” di Santa Teresa di Lisieux, aveva appreso l’amore per l’Eucaristia e la devozione alla passione di Cristo da San Gabriele dell’Addolorata, ma soprattutto aveva già idea che la sua esistenza terrena sarebbe stata breve e volle dedicarla interamente al Signore, consapevole che gli anni non si misurano in base al numero, ma in base all’intensità dell’amore. Tornerà alla Casa del Padre a 18 anni, come Chiara Badano, la focolarina elevata agli onori degli altari due anni fa. Al microfono di Roberto Piermarini il cardinale Amato sottolinea l’unicità di questa giovane:

    “Nonostante la giovane età ha mostrato una maturità eroica nell'affrontare con profonda fede le mille difficoltà della sua breve esistenza”.

    Nata in un paesino di campagna, rimasta molto presto orfana di padre, da piccolissima fu affidata alle Monache Cistercensi affinché la educassero. Cecilia considerava questa la sua più grande fortuna: essere stata tolta dal mondo per vivere tra le spose del Signore. Dopo la prima grazia ricevuta nel Battesimo, ricordava la Prima Comunione come il momento più bello della sua vita, perché vissuto “cuore a cuore con Gesù”. Presto il suo corpo fu minato dalla malattia, che le impedì di diventare una religiosa tra le Mantellate Serve di Maria di Pistoia e la costrinse a tornare a casa. Ma non perse il sorriso, né la spinta a diventare Santa. Il cardinale Amato ricorda come affrontò questa prova:

    “Con estrema fortezza e serenità, senza perdersi d'animo. Nonostante la pena e la sofferenza per questo allontanamento, non si scoraggiò mai ma, totalmente immersa nella preghiera, offrì i suoi patimenti fisici al Signore, con estrema carità. Credo che Cecilia possa essere considerata fedele alla parola di Gesù che dice: ‘Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua’”.

    Cecilia viene amorevolmente ricordata come un giglio profumato, che continua a far crescere sul cammino tanti gigli, perché nell’ammirare le sue virtù altri possano seguirne i passi sulla via della santità ed essere conquistati alla medesima vocazione di servizio e di fedeltà alle piccole cose ordinarie. Ecco il suo insegnamento ai giovani di oggi:

    “Un duplice messaggio: di fortezza e di speranza. Inoltre, la Beata Cecilia Eusepi invita i suoi coetanei ad avere speranza nel Signore, a sollevare lo sguardo al cielo e ad aprire la mente e il cuore all'orizzonte della vita eterna, al paradiso”.

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    Con un telegramma il Papa incoraggia l’impegno del Forum di Greenaccord su problemi ambientali e aspetti etici

    ◊   “Che questo forum susciti sempre più una consapevole attenzione ai problemi ambientali favorendo una comunicazione attenta agli aspetti etici.” Con questo augurio tramite telegramma, Benedetto XVI ha salutato i giornalisti riuniti a Trento in occasione del IX Forum dell’informazione cattolica, sul tema “Salì sul monte. Mons sanus pro corpore sano”. L’incontro, che si è concluso questa mattina, è stato promosso dall’Associazione Green Accord Onlus. Il servizio di Marina Tomarro:

    La montagna ci insegna che oltre la vetta non si può salire e se non si ci ferma in tempo si rischia solo di precipitare. La crescita del consumo della natura ormai supera ogni anno il 20% in più delle risorse che può produrre la terra, quindi dobbiamo fare necessariamente e urgentemente un passo indietro. Solo così lasceremo alle nuove generazioni un futuro migliore. E’ con questo appello ai governanti che si riuniranno nei prossimi giorni nel Summit internazionale di Rio di Janeiro che si è concluso il IX forum dell’informazione cattolica a Trento. E il forum ha voluto raccontare la montagna attraverso i suoi tanti aspetti, gli abitanti, la sua ricchezza naturale, i suoi paesaggi ma anche i disagi e i disastri dietro i quali purtroppo spesso c’è stata l’incuria dell’uomo. E parte integrante del territorio montano sono i boschi e le foreste. Francesco della Giacoma, vicepresidente dello Schema di Certificazione forestale più diffuso nel mondo:

    R. - Il problema principale oggi non è tanto di difendere il bosco, perché il bosco sta espandendosi, sta migliorando e sta diventando più naturale e più bello, ma è quello di gestirlo, perché altrimenti perdiamo una grande opportunità: il bosco - è appunto il modello Trentino - riesce a darci prodotti, riesce a darci protezione del territorio, riesce a darci regolazione del ciclo dell’acqua, riesce a darci paesaggio, riesce a darci ambiente. E’ possibile tenere insieme questi vantaggi facendo una gestione oculata. La certificazione è proprio il sigillo che viene dato, la garanzia che viene data al consumatore finale che quel legno non deriva dalla distruzione di foreste, come è stato vero in passato e come in alcune parti del mondo è ancora vero, ma deriva da una gestione che è attenta a mantenere le foreste e a migliorarle addirittura.

    D. - In che modo si possono educare le persone al rispetto dei boschi, delle foreste e quindi della natura?

    R. - Da una parte portandoli in bosco, perché sicuramente si crea un rapporto che è essenziale mantenere; dall’altra parte raccontando anche che questo può essere assolutamente compatibile con la gestione del bosco. Non c’è una contrapposizione oggi, qui da noi, tra la conservazione del bosco e il suo utilizzo: è possibile utilizzarlo in modo attento, sostenibili, per cui questo ci permette di utilizzare i prodotti, ma di continuare a farci ricreazione, ad avere paesaggio, ad avere ambiente….

    Ieri sera a Cavalese, nel cuore della Val di Fiemme, i giornalisti del forum hanno partecipato ad una solenne celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Luigi Bressan, arcivescovo di Trento. Ci spiega cosa abbia voluto dire per la diocesi ospitare questo convegno:

    R. - Per noi è molto importante, perché siamo anche ereditari di una natura molto varia - dalle campagna alle vallate, non estesissime, alle montagna, alle nevi perenni - perché il nostro ambiente è delicato, per la sua stessa natura e per il fatto che accoglie anche molti turisti e molte persone che possono ristabilire la loro salute d’inverno e d’estate; perché la tradizione stessa ci ha insegnato ad essere molto rispettosi dell’ambiente. C’è una organizzazione ormai secolare della difesa contro gli incendi: abbiamo un corpo di volontari di Vigili del Fuoco composto da oltre 6 mila persone; una Protezione Civile molto organizzata. E l’informazione è importantissima: sia per informare la gente su quanto avviene, sia per informare anche sulla necessità della difesa del Creato, sia anche per aprire gli occhi sulla bellezza.

    D. - Eccellenza perché queste montagne richiamano tanto alla spiritualità?

    R. - Perché la montagna, per sua natura, si eleva; perché ha un qualcosa di misterioso. Girando fra le montagne, ogni cento-duecento metri si vede un aspetto diverso: non è un massiccio tutto di un blocco. E poi la varietà: mi meraviglio di un fiore che in breve esplode, come anche della neve splendente e lucente al sole d’estate, del verde delle piante, dai larici agli abeti, ma anche alle piccole, ai mughi. La montagna ha un messaggio fortissimo. Certo, per chi ha un’educazione cristiana basta vedere quanto la Bibbia parla della montagna: tantissimi sono i passaggi sia nella vita di Cristo che nell’Antico Testamento. Perciò la montagna evoca anche questo fondo di educazione cristiana e, a sua volta, lo arricchisce.

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    La preghiera, faro di luce: così il card. Bertone illustra il nuovo regolamento di preghiera ai gruppi di Padre Pio

    ◊   “Essere pronti a rispondere agli appelli del Santo Padre e dei Vescovi di fronte alle sfide della nuova evangelizzazione”. E’ questa la finalità del nuovo regolamento dei gruppi di preghiera di S. Pio da Pietrelcina, illustrata ieri dal Segretario di Stato, card.inale Tarcisio Bertone, nel suo saluto al raduno internazionale dei gruppi di preghiera a San Giovanni Rotondo. Il nuovo regolamento – in continuità con lo Statuto dei Gruppi del 1986 - pone l’accento sulla preghiera personale e comunitaria, sulla famiglia come Chiesa domestica, sull’impegno nella carità e sulla testimonianza a favore della cultura della vita. La preghiera, ha dichiarato il Segretario di Stato, è “il perno principale su cui si regge l’attività dei gruppi”. “Essa – ha proseguito il cardinale – è chiamata ad essere un faro di luce che assicuri un orientamento morale e valoriale per quanti non riescono a discernere in una ‘ giungla di relativismo’, qual è il vero bene per l’uomo di oggi”.

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    Il Segretario di Stato oggi in visita a Cagnano Varano, in Puglia

    ◊   Gli uomini sono “collaboratori per l'avvento del regno di Dio, che consiste nell’azione dello Spirito Santo che fa germogliare e crescere il seme, che guida e anima la Chiesa”. E’ stato questo il punto centrale dell’omelia del Segretario di Stato, card. Tarcisio Bertone, nel corso della sua breve visita a Cagnano Varano, in Puglia. Collaborare, ha spiegato il cardinale, significa “irrorare il seme evangelico gettato da Cristo nel mondo con l’acqua viva della fede, della speranza e della carità”. “Il seme – ha proseguito il segretario di Stato – attecchisce grazie alla preghiera; all’impegno quotidiano nel compiere il proprio dovere” e “ai gesti concreti di comprensione, di bontà, di perdono”. Gesti – aveva ricordato in precedenza il porporato – propri non solo di santi come padre Pio da Pietrelcina, paese vicino a Cagnano Varano, ma anche della virtù “feriale” vissuta “da tutti coloro che si prendono cura della convivenza civile del vostro paese”.

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    Vangelo e aviazione: seminario del Pontificio Consiglio Migranti e Itineranti

    ◊   “Nuova evangelizzazione nel mondo dell'aviazione civile” è stato il tema del XV Seminario mondiale dei cappellani cattolici dell'aviazione civile e dei membri delle cappellanie, che si è svolto a Roma, in settimana. Fabio Colagrande ha intervistato il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che ha organizzato il seminario:

    R. - Il risultato è certamente positivo. I partecipanti - sacerdoti, religiosi e laici - sono stati attivamente coinvolti nei lavori e reattivi nei dibattiti. Il Seminario si è aperto nella sala del Concistoro, dove il Santo Padre ci ha ricevuti in Udienza. I cappellani e gli operatori pastorali si sono sentiti incoraggiati a continuare il loro impegno ad avere per tutti “un cuore accogliente”, come ha detto il Santo Padre, “disponibili al dialogo, all’ascolto e alla comprensione”.

    D. - Quali sono state le cose più interessanti?

    R. - I cappellani che operano in questo contesto umano, che ho definito megalopoli aeroportuale, hanno un ruolo fondamentale: sono gli apostoli del nostro tempo. Essi annunciano il Vangelo con la presenza, la parola e la testimonianza. I nostri operatori propongono il messaggio di Cristo, ma non lo impongono. Interessante è stata la presentazione della situazione attuale, da cui traspare come nei Paesi a sviluppo avanzato vi sia un certo sopore, un certo torpore della coscienza cristiana. Certamente è in atto un grande cambiamento tecnologico e culturale, dove anche le nuove tecnologie della comunicazione modificano il modo di rapportarsi alla realtà creando nuove modalità. Guardiamo a questi nuovi mezzi come opportunità per annunciare e far comprendere il Vangelo all’uomo contemporaneo.

    D. - Quali prospettive dopo il Seminario per l’attività del Dicastero?

    R. - I partecipanti al Seminario hanno raccolto l’invito del Santo Padre “ad essere strumenti efficaci nell’aiutare le persone” a varcare la porta della fede per incontrare Cristo. L’attività dei cappellani deve fare perno sempre più sulla Liturgia, che rende visibile l’annuncio. La Liturgia offre i segni di cui la vita ha bisogno e deve essere ben preparata, affinché i contenuti siano comprensibili e lascino un orientamento in chi li ascolta. Particolarmente delicato è il processo di pre-evangelizzazione, che impegna i cappellani, con l'esperienza acquisita negli aeroporti, a rispondere alle domande più profonde degli uomini e delle donne del nostro tempo. Per essere evangelizzatori efficaci, come testimoni viventi del Vangelo di Cristo, essi sono sollecitati a far leva sulla loro formazione umana che li porta anche a manifestare sentimenti di misericordia e di riconciliazione. Certo dopo un seminario che è durato quattro giorni, duranti i quali ci sono state proposte, ci sono state discussioni, ci sono state critiche - benvenute, perché sempre la critica aiuta a fare meglio - il nostro dicastero sarà impegnato maggiormente a seguire anche questo mondo.

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    Oggi in Primo Piano



    Troppa violenza: sospesa missione caschi blu in Siria. Stamane 11 persone uccise a Homs

    ◊   Si fermano i 280 berretti blu della missione Onu (Unsmis) a causa della escalation di violenza in Siria: troppo rischiosa la missione tra repressione e rivolta armata. Stamane a Homs almeno 11 persone sono state uccise e diverse decine ferite sotto i bombardamenti governativi. Un migliaio di civili, musulmani e cristiani, sono intrappolati nella terza città siriana ormai semidistrutta. Robert Mood, comandante della missione Onu, denuncia un'intensificazione delle violenze armate in tutta la Siria. Gli Stati Uniti annunciano consultazioni con i partner internazionali ''sui prossimi passi verso una transizione politica in Siria, come richiesto dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu''. Da domani, al margine del G20 di Los Cabos in Messico, Obama parlerà di Siria con i colleghi russo Putin e cinese Hu Jintao. Dopo trent’anni di permanenza nel Paese, è stato costretto a lasciare Damasco il gesuita padre Paolo Dall'Oglio che, da Beirut si chiede se il mondo ora resterà solo a guardare.

    Nel frattempo il New York Times ha scritto che la Russia sta inviando in Siria sofisticati sistemi missilistici di difesa che potrebbero essere usati per abbattere aerei o affondare navi qualora gli Stati Uniti o altri Paesi occidentali tentassero di intervenire per mettere fine al conflitto siriano. Dell’attendibilità di questa notizia e soprattutto delle possibile vie di azione, Fausta Speranza ha parlato con Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes:


    R. - Ad impedire, o quantomeno a scoraggiare, un intervento internazionale di matrice occidentale e araba, tipo quello che è accaduto in Libia. La Siria è un grande cliente di armi russe ed è probabilmente oggi l’unico Stato che possiamo considerare filorusso nella regione. Mosca vuole far sentire la sua voce nel cortile di casa.

    D. – Altri stanno in questo momento cercando di far sentire la voce diversamente. Per esempio la Francia preme sull’acceleratore per un cambio di regime in Siria e forse anche per qualcos’altro. Qualcuno dice che ipotizza seriamente un intervento tipo quello in Libia, ma sarebbe possibile?

    R. – Intanto, dal punto di vista militare la vedo piuttosto complicata per la Francia da sola o anche per un’alleanza Nato o con più Paesi del Golfo. Innanzitutto, perché la Siria, o meglio il regime siriano, ha degli armamenti molto sofisticati e moderni, che renderebbero difficile una guerra molto più di quanto non sia già stata difficile quella della Libia. L’esperienza della Libia, inoltre, non dovrebbe incoraggiare altri interventi militari, vista la situazione di sostanziale guerra civile che lì perdura.

    D. – Che cosa ipotizzare da parte della comunità internazionale in questo momento? Siamo davvero in un momento di buio?

    R. – Non mi pare che sia in vista una soluzione, anche perché la questione non è tanto quella del presidente Assad, quanto, da una parte, della minoranza alawita, legata al mondo sciita e all’Iran e, dall’altra, alle opposizioni, al plurale, che sono fra l’altro abbastanza divise fra loro, sostenute soprattutto dai Paesi del Golfo, dall’Arabia Saudita e un pochino meno dall’Occidente. Credo che la partita resterà aperta ancora molto a lungo.

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    Egitto, ballottaggio per le presidenziali

    ◊   Ultimo giorno di voto oggi in Egitto per il ballottaggio delle presidenziali tra Mohammed Morsi, del partito dei Fratelli Musulmani, e Ahmed Shafiq, ex primo ministro di Mubarak. Calma la situazione ai seggi mentre sale la tensione sul confine con Israele, dopo che due razzi hanno colpito – senza vittime - il territorio israeliano. Secondo il quotidiano Haaretz, la responsabilità sarebbe di beduini del Sinai “legati ad Hamas e ai fratelli Musulmani”. Il servizio di Davide Maggiore :

    I risultati ufficiali del voto, boicottato dalle forze laiche protagoniste delle proteste del 2011 contro il regime, sono attesi per giovedì. Tuttavia già ieri i Fratelli musulmani hanno diffuso dati secondo cui Morsi sarebbe in testa con il 69 per cento dei consensi. Nelle stesse ore il movimento islamico ha respinto come illegittimo il verdetto della Corte costituzionale che aveva decretato lo scioglimento del Parlamento, decisione riaffermata anche dal Consiglio Supremo delle Forze Armate, in carica da dopo la deposizione di Mubarak. La richiesta dei Fratelli musulmani è quella di un referendum popolare sulla decisione. Potrebbero pesare sul ballottaggio anche le preoccupazioni sulla sicurezza: ancora la scorsa notte, uno scontro a fuoco per le vie della capitale ha fatto almeno due vittime, secondo la stampa locale. Intanto le autorità del Cairo hanno negato che i razzi contro Israele siano stati lanciati dal territorio egiziano. Da parte sua Amos Ghilad, generale e dirigente del ministero della Difesa israeliano, ha dichiarato di ritenere improbabile che i Fratelli musulmani siano coinvolti, ricordando come siano molti e diversi i gruppi in azione nel Sinai.

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    Giornata mondiale contro la desertificazione. A rischio i terreni agricoli dei Paesi industrializzati

    ◊   Si celebra oggi la giornata mondiale contro la desertificazione, quest’anno dedicata alla tutela del terreno fertile. Ogni anno infatti 12 milioni di ettari vengono persi a causa dell’aridità, influendo direttamente su oltre un miliardo di persone. “L’uso sostenibile dei terreni è un prerequisito indispensabile per garantire la sicurezza alimentare e tutelare le forniture d’acqua”, ha scritto in un messaggio il Segretario generale dell’Onu Ban Ki-Moon. Ma la desertificazione non è un fenomeno che riguarda solamente i Paesi economicamente più deboli, come ci spiega al microfono di Michele Raviart, il professor Giampiero Maracchi, bioclimatologo del Cnr:

    D. - Per quanto riguarda i Paesi industrializzati, la fertilità - negli ultimi 50 anni - si è ottenuta prevalentemente con i fertilizzati chimici, che rilasciano ossidi e azoto nell’atmosfera e l’ossido di azoto è sei volte più efficace dell’anidride carbonica nel creare l’effetto serra. Quindi bisognerà preoccuparsi di riportare fertilità organica: l’agricoltura del passato si preoccupava della fertilità organica, specialmente attraverso l’uso del letame, che veniva dagli allevamenti di bestiame. Quindi vanno un po’ riviste tutte le tecniche sia per ridurre l’effetto serra, sia per riproporre la fertilità organica.

    D. - Questo avviene nei Paesi sviluppati?

    R. - Su questo modello si stanno muovendo anche la Cina, l’India, il Brasile, la Russia e quindi sostanzialmente altri tre miliardi di persone, che di rifiuti ne fanno tanti. Come ha detto anche il Papa, due anni fa, “l’agricoltura è il futuro dell’umanità” e io concordo con questa valutazione del Pontefice.

    D. - Tecnicamente come avviene il processo di desertificazione?

    R. - C’è una desertificazione di origine climatica, che è legata ai fattori limitanti del clima, in particolare all’aridità; ma c’è anche una desertificazione di tipo antropico e cioè dovuta alla cattiva gestione del territorio e questo succede anche in Italia: allora più che di desertificazione, bisognerebbe parlare di degrado del territorio e cioè un territorio che non è più produttivo ai fini agricoli e ai fini naturali.

    D. - Le terre aride coprono oltre il 40 per cento della superficie terrestre: come si combatte questo fenomeno?

    R. - L’aridità si combatte raccogliendo l’acqua anche in quelle regioni dove piovo poco, con dei mezzi - a volte - anche semplici: è possibile immagazzinare e stoccare l’acqua in vasi; è possibile attingere alle falde; in alcune aree africane c’è addirittura la possibilità di avere dell’acqua a grandissima profondità. Si tratta più di politiche ragionevoli in questo senso, più che di limiti naturali.

    D. - Vent’anni fa fu adottata la Convenzione delle Nazioni Unite contro la desertificazione. Come giudica gli sforzi della Comunità internazionale e quali sarebbero le misure da intraprendere a livello planetario?

    R. - Da una parte senz’altro in positivo, perché è un elemento che serve anche a sensibilizzare attraverso i mezzi di informazione le popolazioni, i governi; dal punto di vista pratico, francamente grandi risultati non ci sono, finché questi temi non diventano una parte integrante delle politiche dei Paesi, a partire però dai Paesi industrializzati. Tutti questi problemi richiedono obiettivamente modelli diversi.

    D. - Quale dovrebbe essere la prima cosa da fare per lottare contro la desertificazione?

    R. - Naturalmente la prima cosa da fare è un censimento delle aree che sono più a rischio. La seconda cosa da fare è valutare che tipo di agricoltura c’è in queste aree. Le faccio un esempio pratico: nel nostro Paese, tradizionalmente, per duemila anni si è prodotto frumento, perché? Perché si semina in ottobre-novembre e si raccoglie a giugno e quindi utilizza l’acqua di pioggia e senza spreco d’acqua, perché piove e quindi non c’è la necessità di dover utilizzare le riserve idriche durante l’estate; dal dopoguerra in poi si sono, invece, affermate colture di origine subtropicale - come il mais, il girasole, la soia - che hanno bisogno di tantissima acqua, perché hanno un ciclo estivo e non invernale o primaverile. Bisogna rivedere anche questi modelli di agricoltura.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Almeno 7 morti, tra cui bambini, per attacchi in Nigeria: colpite due chiese

    ◊   In Nigeria, almeno 7 persone, tra cui bambini, sono rimasti uccisi nei tre attentati in due diverse località del Nord. Due degli ordigni erano diretti contro chiese. Non ci sono notizie precise ma diverse agenzie di stampa parlano di vittime sia tra i cristiani che i musulmani. Alcuni testimoni parlano di “molte vittime” nella cattedrale di Zaria e in una chiesa della stessa città. Questi episodi seguono numerosi altri attacchi contro edifici di culto, portati avanti negli scorsi mesi dalla setta radicale islamista Boko Haram. Gli ultimi, domenica scorsa, avevano provocato almeno 1 morto e 41 feriti. (D.M.)

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    Due palestinesi uccisi in Cisgiordania

    ◊   Due Palestinesi sono morti ed uno è rimasto ferito in uno scontro a fuoco in Cisgiordania, vicino a Hebron. Contrastanti le versioni sull’accaduto: secondo Radio Gerusalemme i due avrebbero aggredito e ferito un camionista israeliano, che avrebbe aperto il fuoco per impedire che si allontanassero con il suo camion. Il responsabile di un municipio palestinese ha invece attribuito a “un colono” israeliano la responsabilità dell’uccisione dei due palestinesi, diretti, secondo questa ricostruzione, “al lavoro”. (D.M.)

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    Grecia, 10 milioni al voto per le attese elezioni politiche

    ◊   In Grecia, 10 milioni di persone sono chiamate oggi al voto per le elezioni politiche, convocate di nuovo dopo che nel maggio scorso il parlamento appena insediato non era riuscito ad esprimere una maggioranza. L’esito delle elezioni è atteso anche dai governi europei, perché potrebbe condizionare la permanenza di Atene nella zona euro. In mattinata, un sospetto ordigno, non esploso, è stato lanciato contro la sede di una TV. (D.M.)

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    Francia al voto per le elegislative: favoriti i socialisti

    ◊   In Francia, urne aperte da stamattina alle 8 per il secondo turno delle elezioni politiche. Sono 541 i deputati da eleggere; altri 36 erano già stati indicati dopo il primo turno del 10 giugno. Favoriti i socialisti, partito del presidente della repubblica François Hollande, che sembrano poter conquistare, assieme agli alleati Verdi e al Fronte delle sinistre, una solida maggioranza. E’ alta l’attenzione sull’estrema destra di Marine le Pen, che potrebbe ottenere 3 o 4 seggi, tornando in Parlamento per la prima volta dal 1994. (D.M.)

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    Rio+20. Mons. Chullikatt: dare voce a chi non ha voce

    ◊   Vent’anni dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sull’ambiente e lo sviluppo (Rio-92), Rio de Janeiro torna ad essere punto di incontro per i leader di tutto il mondo, in occasione della Conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile (Rio+20), in programma dal 20 al 22 giugno. Ai lavori partecipa mons. Francis Chullikatt, Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, il quale – secondo quanto riportato dal sito della Conferenza episcopale brasialiana – avrà una missione importante: “valorizzare la persona umana e i problemi ecologico-sociali dei Paesi più poveri che molte volte non hanno voce in conferenze così grandi”. Soffermandosi, nello specifico, sul ruolo della Chiesa a Rio+20, mons. Chullikatt sottolinea tre aspetti dello sviluppo sostenibile: la sostenibilità economica, quella sociale e quella ambientale. “La Chiesa – dice – è molto importante nello sviluppo di questi tre aspetti. Riguardo all’aspetto economico, sappiamo che essa si preoccupa da sempre dei Paesi più poveri. Quando parliamo di sociale, abbiamo bem presente che la Chiesa è pienamente coinvolta nella crescita delle condizioni sociali nel mondo. E quanto all’ecologia, i cattolici si prendono cura della natura perché credono nella conservazione del Creato”. “Siamo venuti – conclude mons. Chullikat – a dare risalto soprattutto a coloro che non hanno voce, in particolare i popoli dei Paesi poveri. Difendiamo l’umanità e le persone vittime di violenza nel mondo. Dobbiamo avere per la vita umana che deve essere tutelata”. Sulla stessa linea il card. Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo e capo della delegazione della Santa Sede aRio+20: “La Chiesa ha un suo pensiero, un suo sguardo su questi temi – ha detto - una visione dell‘uomo, una posizione sull‘economia, la cultura, la vita”. “Perciò la parola della Chiesa, tramite la Santa Sede – ha concluso il porporato - può aiutare a servire ed illuminare, e ciò fa parte della sua missione evangelizzatrice”.La Delegazione della Santa Sede a Rio+20 è composta dal card. Odilo Scherer, arciv. di San Paolo, Capo Delegazione; mons. Francis Chullikatt, Osservatore permanente della S.Sede presso le Nazioni Unite a New York; tre officiali: il rev. Philip J.Bené, il rev. Justin Wylie e l’avv. Lucas Swanepoel. (I.P.)

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    Si terrà a Beirut il Congresso mondiale di Signis nel 2013

    ◊   Sarà la città di Beirut, in Libano, ad ospitare nel 2013 il Congresso mondiale di Signis, ovvero dell’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. L’evento avrà come tema “I media per una cultura della pace: creare delle immagini insieme alla nuova generazione”. Come informa una nota di Signis, “il Medio Oriente evoca immagini di guerra, di sconvolgimenti e rivendicazioni di cambiamenti sociali e politici; eppure, stanno emergendo anche nuove iniziative in favore del dialogo, della riconciliazione e della pace”. E molte di queste iniziative, continua la nota, “sono realizzate da giovani spiriti creativi che rimettono in discussione le nostre certezze attraverso le loro speranze e le loro immagini di una cultura di pace”. In questo contesto, spiega ancora l'associazione, “Beirut è al centro di molte di queste nuove speranze e la scelta di questa città per organizzare il prossimo Congresso mondiale di Signis è una testimonianza della solidarietà verso quelle voci e quelle immagini alternative della pace sulla nostra terra”. Quanto al tema scelto per l’evento, il presidente di Signis, Augustine Loorthusamy, spiega che esso rimanda “all’impegno incessante dell’Associazione a lavorare con i bambini ed i ragazzi per promuovere i loro diritti attraverso e all’interno dei mass media”. In quanto Associazione cattolica di professionisti della comunicazione, continua Loorthusamy, “noi vogliamo incoraggiare e lavorare con le nuove generazioni per creare immagini forti e positive che esprimano le loro speranze e le loro aspirazioni per una cultura di pace globale”. I preparativi del Congresso del 2013, così come i lavori che si svolgeranno a Beirut potranno essere seguiti anche sui social network come Facebook o Twitter. Da ricordare, infine, che l’ultimo Congresso mondiale dell’Associazione si era tenuto a Chiang Mai, in Thailandia, nel 2009, radunando più di 600 professionisti dei media e dello sviluppo, comunicatori cattolici e giovani del mondo intero. (I.P.)

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    Bolivia: il 28% dei bambini lavora nei campi o nelle città

    ◊   Sono 850 mila i minori che in Bolivia sono costretti a lavorare a causa della povertà, della migrazione e della disgregazione delle famiglie. Essi – riferisce l’agenzia Fides – rappresentano il 28% della popolazione tra i 5 e i 17 anni e tra questi oltre l’87% fa un lavoro pericoloso per la propria salute, integrità fisica, mentale e per la propria dignità. Nel Paese sudamericano l’età minima prevista per lavorare è di 14 anni, tuttavia più della metà dei minori che lavorano ne hanno meno di 13. La maggior parte dei bambini lavoratori si trova nei campi, anche se una cospicua fetta (397 mila) lavora nelle città. Il 77,7% dei piccoli lavoratori non viene pagato e lavora con la propria famiglia. Sono 22.270 quelli che invece di frequentare le scuole si guadagnano da vivere facendo i domestici; 258.940 hanno un solo genitore e quindi devono contribuire all’economia familiare. (A.C.)

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    Colombia: l’opera dei salesiani per il contrasto del lavoro minorile

    ◊   L’opera salesiana Ciudad Don Bosco, nella regione di Sinfanà, in Colombia, ha avviato un programma di recupero destinato a bambini e ragazzi che lavorano. Secondo la tradizione locale, infatti, il lavoro minorile, in particolare nelle miniere, è ritenuto normale, perché attraverso di esso ciascuno può contribuire all’economia della propria famiglia. La zona, ricca di miniere di carbone sfruttate illegalmente, ha circa 6 mila bambini che – riferisce l’agenzia Fides – vengono impiegati per l’estrazione di carbone perché sono una fonte di produzione a basso costo. Il programma di rieducazione promosso dai salesiani prevede la possibilità di offrire ai minori e alle loro famiglie nuovi metodi per la promozione della salute, della nutrizione, della formazione ai valori e ai diritti. Viene applicato, com’è proprio dello stile salesiano, un sistema preventivo che impedisce ai minori di finire a lavorare nelle miniere, contrasta lo sfruttamento illegale e promuove l’educazione e la formazione ad altri tipi di lavoro. I minori, attualmente circa 300, ricevono il pranzo, la merenda, programmi di ricreazione, sport, cultura, alimentazione e psicologia. I più grandi, con età compresa tra i 15 e i 18 anni, vengono formati in sartoria, lavorazione del legno, metalmeccanica e meccanica automobilistica. Questo progetto ha contribuito a ridurre del 70% il numero dei bambini impiegati nelle miniere di carbone della zona. (A.C.)

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    Torna a Roma l’International Catholic Film Festival

    ◊   Si svolgerà dal 2 al 5 luglio a Roma la III edizione dell’International Catholic Film Festival, nato con l’intento di valorizzare prodotti cinematografici che promuovano valori morali universali e modelli positivi. Il 25 giugno a Roma saranno annunciati i titoli dei film finalisti che concorreranno per le categorie di miglior film, miglior documentario, miglior cortometraggio, migliore attrice o attore protagonista e migliore regista. Sarà inoltre consegnato un premio alla carriera. Durante l’inaugurazione del Festival, riferisce l’Agenzia Zenit, sarà presentato anche il programma del Congresso internazionale “Cinema e nuova evangelizzazione”. Il Congresso, che gode dell’alto patronato del Pontificio Consiglio della Cultura e del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione, sarà il primo di una serie di appuntamenti che si svolgeranno in 10 città del mondo (tra cui Vienna, Los Angeles, Toronto e Rio de Janeiro) tra il 2012 e del 2013. (M.R.)


    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 169

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