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Sommario del 15/06/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu: impegno comune per la pace e lo sviluppo
  • Giornata per la santificazione dei sacerdoti. L’insegnamento del Papa: al servizio della Chiesa, secondo il Cuore di Gesù
  • Istituito l'"Our Lady the Southern Cross", Ordinariato personale per gli ex anglicani in Australia
  • Altre udienze e nomine
  • La Santa Sede su Rio+20: la vera sostenibilità parte dal rispetto dell'uomo
  • Il direttore della Fao da Silva: assicurato dal Papa sostegno per Sahel e Corno d'Africa
  • Congresso eucaristico. L’Arcivescovo di Dublino: la Chiesa sta cambiando nella giusta direzione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Egitto: alta tensione dopo lo scioglimento del parlamento da parte della Corte Costituzionale
  • Bce: pronti a intervenire sulle banche, ma più integrazione. L'opinione dell'economista Marseguerra
  • Terremoto: domani Monti a Bologna. Intesa raggiunta per la ripresa delle imprese
  • Cina: scuse ufficiali dopo la foto-choc della donna costretta ad abortire a sette mesi
  • Forum di GreenAccord a Trento: la montagna, "anello" tra uomo e Dio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Siria. A Qusayr chiesa occupata dai miliziani. A Homs 800 civili chiedono di lasciare la città
  • Cattolici croati e ortodossi serbi insieme per "guarire le ferite" del passato
  • Appello dei vescovi asiatici ai leader mondiali: "Fermate il traffico d’armi"
  • Congo: i ribelli sabotano un acquedotto. Per l'Onu è un "atto criminale"
  • Striscia di Gaza: le acque contaminate danneggiano la salute della popolazione
  • Myanmar: nel Rakhine calma apparente dopo le violenze religiose
  • Nepal: sempre più spose bambine, si abbassa il tasso di alfabetizzazione
  • Ecuador: Forum della Chiesa sui mega progetti minerari
  • Germania: appello di mons. Zollitsch per rendere l'Europa "un continente di speranza"
  • Il cardinale Bagnasco all'Università Cattolica: "Continuare con coraggio ed entusiasmo"
  • Ricerca Cesnur: in Italia atei fermi al 7,4% ma i lontani dalla Chiesa sono il 70,8%
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu: impegno comune per la pace e lo sviluppo

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani in udienza, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, presidente della 66.ma sessione dell’Assemblea Generale dell’Onu. Il cordiale colloquio, informa una nota della Sala stampa vaticana, ha avuto come tema centrale il ruolo dell’Onu, e in particolare dell’Assemblea Generale, “nella risoluzione dei conflitti, con particolare attenzione a quelli in atto in diverse regioni del mondo, soprattutto in Africa e in Medio Oriente, e alle gravi situazioni di emergenza umanitaria che ne conseguono”. In seguito, conclude la nota, “ci si è soffermati sull’importanza del contributo della Chiesa Cattolica alla pace ed allo sviluppo, nonché sul rilievo della cooperazione tra le religioni e le culture.”

    Dopo l’incontro con il Papa, Al-Nasser ha incontrato il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Giornata per la santificazione dei sacerdoti. L’insegnamento del Papa: al servizio della Chiesa, secondo il Cuore di Gesù

    ◊   “Senza i sacerdoti, la Chiesa stessa non potrebbe esistere”: così, il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, parla in un’intervista al quotidiano “Avvenire”, in occasione dell’odierna Giornata mondiale per la santificazione dei sacerdoti. Una ricorrenza strettamente collegata alla solennità del Sacro Cuore di Gesù che si celebra oggi. Sul tema della santificazione dei sacerdoti secondo il cuore di Gesù, Benedetto XVI ha offerto numerose riflessioni, in particolare durante l’Anno Sacerdotale. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Chiesa e il mondo hanno bisogno di sacerdoti santi. Benedetto XVI non si stanca di ripeterlo, fin dall’inizio del suo Pontificato. Un’invocazione che si fa ancor più pressante di fronte alla terribile piaga degli abusi perpetrati da alcuni sacerdoti nei confronti di minori. Il Papa denuncia con forza lo scandalo dei pastori che “si tramutano in ladri delle pecore” a loro affidate. C’è bisogno, ribadisce, di sacerdoti secondo il cuore di Gesù. Proprio come San Giovanni Maria Vianney, modello sempre attuale per ogni sacerdote:

    “A ben vedere ciò che ha reso santo il Curato d’Ars è l’essere innamorato di Cristo. Il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore che nutriva per il Mistero eucaristico, annunciato, celebrato e vissuto, e che è diventato amore delle pecore di Cristo, delle persone che cercano Dio”. (Udienza generale 5 agosto 2009).

    La Chiesa, sottolinea il Papa all’inizio dell’Anno Sacerdotale che celebra il 150.mo della morte del Curato d’Ars, “ha bisogno di sacerdoti santi, di ministri che aiutino i fedeli a sperimentare l'amore misericordioso del Signore e ne siano convinti testimoni”:

    “Se guardiamo alla storia, possiamo osservare quante pagine di autentico rinnovamento spirituale e sociale sono state scritte con l’apporto decisivo di sacerdoti cattolici, animati soltanto dalla passione per il Vangelo e per l’uomo, per la sua vera libertà, religiosa e civile”. (Angelus, 13 giugno 2010)

    Il sacerdote, osserva ancora il Papa, “è un dono del Cuore di Cristo: un dono per la Chiesa e per il mondo”. Non per caso, dunque, l’Anno Sacerdotale, nel 2010, si conclude nella solennità del Sacro Cuore di Gesù:

    “Dal Cuore del Figlio di Dio, traboccante di carità, scaturiscono tutti i beni della Chiesa e in modo particolare tra origine la vocazione di quegli uomini che, conquistati dal Signore Gesù, lasciano tutto per dedicarsi interamente al servizio del popolo cristiano, sull’esempio del Buon Pastore”. (Angelus, 13 giugno 2010)

    Il sacerdote, sottolinea il Papa, deve allora essere “plasmato dalla stessa carità di Cristo”. Solo così potrà annunciare la Parola del Signore, non omologandosi “ad alcuna cultura o mentalità dominante”:

    “C’è grande bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo e che presentino a Dio il mondo; uomini non soggetti ad effimere mode culturali ma capaci di vivere autenticamente quella libertà che solo la certezza dell’appartenenza a Dio è in grado di donare”. (Udienza alla Congregazione per il Clero, 12 marzo 2010)

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    Istituito l'"Our Lady the Southern Cross", Ordinariato personale per gli ex anglicani in Australia

    ◊   “Our Lady the Southern Cross”. È questa la denominazione dell’Ordinariato Personale che la Congregazione per la Dottrina della Fede ha eretto, in data odierna, nel territorio della Conferenza episcopale australiana, a norma della Costituzione Apostolica Anglicanorun coetibus. Come primo ordinario Benedetto XVI ha nominato il reverendo Harry Entwistle, 72 anni, originario di Chorley, in Inghilterra. Battezzato come anglicano, dopo gli studi presso il "St. Chad's College" nell'Università di Durham, è stato ordinato prete anglicano nel 1964 per la Diocesi di Blackburn. Ha esercitato il ministero a Fleetwood, Hardwick, Weedon, Aston Abbots e Cubligton, quindi ha svolto il servizio di cappellano nelle carceri da metà degli anni Settanta fino a ridosso degli anni Novanta.

    Emigrato in Australia nel 1988, è stato "Senior Chaplain" per il "Department of Corrective Services" nella diocesi di Perth. Dal 1992 al 1999 è stato arcidiacono e parroco di Northam, dal 1999 al 2006 Parroco a Mt Lawley. Nel 2006 è entrato a far parte della "Traditional Anglican Communion" ed è stato nominato vescovo per la regione occidentale e Parroco a Maylands in Perth. Dopo essere stato accolto nella piena comunione con la Chiesa Cattolica ed essere stato ordinato diacono, ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale nella Cattedrale di Perth il 15 giugno 2012.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale della Colombia, in Visita "ad Limina Apostolorum". Oggi pomeriggio riceverà in udienza il cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    In Francia, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Belley-Ars presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Guy Bagnard, in conformità al canone 401§ 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Vescovo di Belley-Ars, in Francia, l’Ecc.mo Mons. Pascal Roland, finora Vescovo di Moulins.

    Nelle Antille, il Santo Padre ha nominato Vescovo di Basse-Terre et Pointe-à-Pitre, nelle Antille, S.E. Mons. Jean-Yves Riocreux, trasferendolo dalla Diocesi di Pontoise, in Francia.

    In Canada, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Moncton, presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor André Richard, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo Metropolita di Moncton Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Valéry Vienneau, finora Vescovo di Bathurst.

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    La Santa Sede su Rio+20: la vera sostenibilità parte dal rispetto dell'uomo

    ◊   Il diritto allo sviluppo, a un ambiente sano e al benessere sociale sono “intimamente collegati” alla dignità dell’uomo. Viceversa il mondo sarebbe preda di un tecnicismo senza etica. Lo si afferma nel documento elaborato dalla Santa Sede per la terza sessione del Comitato preparatorio della Conferenza Onu “Rio+20”, dedicata allo sviluppo sostenibile. I contenuti del documento nel servizio di Alessandro De Carolis:

    L’edificio poggia su tre pilastri alti, nella loro idealità, e insieme fragili per via delle sabbie mobili del “sottosviluppo” e del “degrado ambientale” che li minacciano continuamente. I tre pilastri – si legge nel position paper della Santa Sede – sono “la crescita economica, la protezione dell’ambiente e la promozione del benessere sociale”. Valori, si riconosce, che hanno fatto la storia del concetto di “sviluppo sostenibile” e gli hanno conquistato spazio nella coscienza civile mondiale, grazie ai vertici internazionali, tra cui quello di Rio de Janeiro di vent’anni fa. Tuttavia, appressandosi la nuova Conferenza di Rio, la Santa Sede intende ribadire il punto di vista dal quale, sostiene, ogni riflessione deve partire: “È l’essere umano – scandisce – che viene per primo”, e senza di lui al centro non può esservi vero sviluppo sostenibile. Non si può, infatti, affidare il processo di sviluppo alla sola tecnica, perché in tal modo esso rimarrebbe senza orientamento etico”, si legge nel documento, che precisa: “È vero che la tecnica imprime alla globalizzazione un ritmo particolarmente accelerato, ma va ribadito il primato dell’essere umano sulla tecnica, senza il quale si rischia uno smarrimento esistenziale e una perdita del senso della vita”.

    Dunque, si asserisce, “una tale presa di coscienza deve portare gli Stati a riflettere insieme sul futuro a breve e medio termine del pianeta”, affinché Rio+20 possa contribuire “alla ridefinizione di un modello di sviluppo tanto più significativo quanto più il dibattito che emergerà dalla Conferenza tenderà ad edificare tale modello” su determinati principi. I quali vengono elencati dalla Santa Sede. Tra i primi, “l’accesso ai beni primari” come “il nutrimento, l’educazione, la sicurezza, la pace, la salute”. In quest’ultimo caso, si chiarisce, “va sempre ricordato che il diritto alla salute deriva dal diritto alla vita: l’aborto e la contraccezione sono strumenti che si oppongono gravemente alla vita e non possono essere considerate questioni di salute”. Poi si rimarca la “solidarietà a dimensione universale, capace di riconoscere l’unità della famiglia umana”, la “salvaguardia del creato” dalla quale dipende “la solidarietà intergenerazionale”, che “richiede – si afferma – di prendere in considerazione le abilità delle generazioni future a superare le difficoltà dello sviluppo”, e quindi la “giustizia sociale” e la “destinazione universale non solo dei beni ma anche dei frutti dell’attività umana”.

    Gli ultimi punti del documento si soffermano sul principio di sussidiarietà come perno per il rafforzamento “della governance internazionale dello sviluppo sostenibile”, sul ruolo della famiglia, considerata come “ultima linea di difesa del principio di sussidiarietà contro i totalitarismi”, sullo sviluppo sostenibile come “parte dello sviluppo umano integrale” – perché, si dice con chiarezza, “ogni decisione economica ha una conseguenza di carattere morale” – e infine sull’economia “verde”. Questo in particolare, è per la Santa Sede un “ambito di interesse” che tuttavia, si nota, “fatica a trovare una chiara definizione”, pur potenzialmente in grado di “dare un importante contributo alle cause della pace e della solidarietà internazionali”. È “importante – si conclude – che sia applicato in modo inclusivo, orientandolo chiaramente alla promozione del bene comune e allo sradicamento locale della povertà” e impedendo, inoltre, che questo tipo di economia sostenibile “dia luogo a nuove forme di ‘condizionamenti’ del commercio e dell’assistenza internazionale, diventando una forma nascosta di ‘protezionismo verde’”.

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    Il direttore della Fao da Silva: assicurato dal Papa sostegno per Sahel e Corno d'Africa

    ◊   La Chiesa impegnata nell’aiuto alle popolazioni africane del Sahel e del Corno d’Africa. È questo quanto ha assicurato ieri Benedetto XVI al neo-direttore generale della Fao, José Graziano da Silva, ricevuto in udienza in Vaticano. Lo riferisce lo stesso da Silva, avvicinato al termine dell’udienza dal collega della redazione brasiliana della nostra emittente, Rafael Belincanta:

    R. – His Holiness Pope Benedict was very receptive…
    Benedetto XVI è stato molto sensibile alla richiesta avanzata dalla Fao per la tutela delle popolazioni contro la fame, in Africa in particolare e specialmente nelle regioni del Sahel e del Corno d’Africa. Ha chiesto maggiori informazioni sulla situazione in queste due aree e io gli ho detto che nel Corno d’Africa ha iniziato a piovere e questa è una buona notizia perché significa che i contadini possono iniziare a seminare e a piantare, e possono coltivare meglio le loro piante. Mentre per quanto riguarda la crisi del Sahel, la situazione va sempre peggiorando, in particolare a causa dei conflitti. Ci sono massicci movimenti di migrazione di popolazione dalla regione nordorientale a quella sudorientale: questo potrebbe influenzare anche Paesi come il Niger, il Burkina Faso, il Congo e anche il Ghana. Sua Santità ha assicurato che la Chiesa cattolica sosterrà ogni azione della Fao nella regione e mi ha confermato la collaborazione con la Fao per i prossimi mesi.

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    Congresso eucaristico. L’Arcivescovo di Dublino: la Chiesa sta cambiando nella giusta direzione

    ◊   Quinto giorno di lavori per il 50.mo Congresso eucaristico internazionale di Dublino. Oggi, solennità del Sacro Cuore di Gesù, si svolgono relazioni, workshop e sono in programma testimonianze per riflettere sul tema “Comunione nella sofferenza e nella guarigione”. Nel pomeriggio, la celebrazione dell’Eucarestia con l’Unzione degli infermi, presieduta dal Patriarca Latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Il punto dall'inviata della nostra redazione inglese a Dublino, Emer McCarthy:

    Al centro dell’attenzione oggi, nella ricorrenza liturgica del Sacro Cuore di Gesù - una festa molto sentita qui in Irlanda - tutti coloro che portano la croce della sofferenza fisica e spirituale. I malati al primo posto e quanto possono insegnarci del Cristo morto e risorto, nell’Eucaristia. Nonostante la pioggia incessante che affligge Dublino da due giorni, il Congresso si sta avvicinando al momento culminante e la folla non sembra diminuire, anzi stamattina già dalle 8.30 c’era la fila fuori dalle aule per le catechesi. Ancora un’altra volta, una prova di quanto ci sia fame qui in Irlanda di imparare di più di questo dono che ci viene affidato dal Signore. Oggi, nel pomeriggio, in primo piano i cristiani del Medio oriente, le loro sofferenze. La liturgia del pomeriggio, nell’Arena del Royal Dublin Society sarà presieduta dal Patriarca di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Poi, la catechesi centrale verrà introdotta e presentata da mons. Bashar Matte Warda, arcivescovo di Arbil in Iraq. Lui verrà qui a parlare delle sofferenze dei cristiani in quel Paese martoriato per far sì che noi, con le nostre preghiere qui a Dublino possiamo entrare veramente in comunione con i nostri fratelli sofferenti in altre parti del mondo.

    “Venendo qui al Congresso eucaristico si capisce che molte cose nella Chiesa stanno cambiando e stanno cambiando nella direzione giusta”. Così l’arcivescovo di Dublino mons. Diarmuid Martin. L'inviata Emer McCarthy lo ha intervistato:

    R. – Domenica mattina, entrando nella grande aula, si percepiva il grande entusiasmo, c’era un grande senso di ottimismo. Tanti esempi di quello che di grande accade nella Chiesa in Irlanda. E poi, la qualità delle liturgie e la partecipazione di persone di tutto il mondo, ma anche degli irlandesi stessi. E si capisce che molte cose nella Chiesa irlandese stanno cambiando e stanno cambiando nella direzione giusta.

    D. – Lei ha parlato di una Chiesa a volte divisa al suo interno: l’Eucaristia allora è riscoperta come segno di comunione della Chiesa irlandese, assieme alla grande sfida di portare il Congresso e i suoi frutti fuori dall’Arena…

    R. – Certamente, la Chiesa a Dublino ha vissuto una condizione di missione, negli ultimi mesi, forse anche non comprendendo esattamente cosa stesse succedendo. In questo periodo, abbiamo cercato di portare il tema del Congresso e il tema della nuova evangelizzazione nelle parrocchie e nelle comunità e soprattutto ai giovani. Ci sono dei piccoli esempi di ciò: c’è un cammino tra sette chiese, al quale c’è stata grande risposta. Ma ogni parrocchia ha avuto momenti di catechesi, soprattutto per gli adulti, cosa che in Irlanda in passato non è mai accaduta, perché la catechesi era soprattutto per la scuola. Abbiamo pensato anche di portare il messaggio del Congresso agli anziani: abbiamo celebrato una Messa per gli anziani in ogni casa di risposo, per facilitare la loro partecipazione al Congresso. Abbiamo avuto anche un raduno con tutti coloro che vengono alle mense per i poveri per ribadire che coloro che fanno parte della Chiesa, della comunione con Cristo, si preoccupano anche per le persone che non hanno da mangiare o che soffrono di solitudine, e che questa idea del nutrimento e della comunione e della solidarietà vanno di pari passo, a partire proprio dalla comunione con Cristo. Adesso, vedremo l’effetto a lungo termine di questo evento: difficile saperlo ora. In una settimana non si cambia la Chiesa cattolica in Irlanda. Però i segni, le indicazioni ci sono e io spero che il giorno dopo il Congresso si riprenda l’attività di evangelizzazione. E probabilmente, l’Anno della Fede sarà un’opportunità veramente favorevole per noi.

    Una delle peculiarità del Congresso Eucaristico resta l’incontro e dialogo tra persone di ogni nazione, lingua e percorsi di vita diversi riuniti intorno alla tavola del Signore. Come conferma Padre John Pelotta, responsabile dell’Opera don Orione in Irlanda, intervistato dall’inviata a Dublino Emer McCarthy:

    R. – Questo Congresso eucaristico è rappresentato da diverse realtà: c’è la realtà spirituale che la gente un po’ alla volta sta assimilando con liturgie, adorazioni, confessioni; però c’è anche un’altra realtà: questo venire di gente da tutte le nazioni, dall’Africa, dall’Asia, da altri Paesi che alle volte noi non conosciamo, molti dal Sud America, dall’Europa. Poi qui ci rendiamo conto che l’Eucaristia, lo spezzare il pane per i poveri sono due cose che sono molto legate.

    D. – Parlando con i pellegrini, i visitatori qual è stato il suo parere … l’interesse che suscita in loro don Orione …?

    R. – Io ho avuto esperienze meravigliose, persone dal Brasile e dall’Argentina che hanno visto don Orione e si sono rialzate perché il cuore di don Orione è in Sud America, don Orione che è sempre vicino alla gente che voleva aiutare… anche apparendo…

    D. – Che impressione ha avuto della Chiesa in Irlanda? E’ vero che pur essendo una Chiesa stanca, lei vede segni di speranza?

    R. – La maggior parte è ancora credente, però l’Irlanda ha bisogno di leader e io non vedo ancora leader nella Chiesa e neanche nella società. La società è un’opportunità ora per la Chiesa, che essa adesso deve cogliere.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La piccola agricoltura chiave dello sviluppo africano: nell'informazione internazionale, Pierluigi Natalia sul Forum continentale a Libreville.

    Duecentomila biglietti per il vessillo di don Bosco: in cultura, la conferenza di Antonio Paolucci sulla basilica del Sacro Cuore nel contesto dell'arte romana a 150 anni dall'unità politica d'Italia a 125 anni dalla sua costruzione e dalla sua consacrazione.

    Se la normalità è straordinaria: Gaetano Vallini sulla settima edizione di "Fotografia Europea" a Reggio Emilia.

    La Regina che voleva insegnare la Torah: Cristiana Dobner recensisce il libro di Maria Teresa Milano "Regina Jonas. Vita di una rabbina. Berlino 1902 - Auschwitz 1944".

    Quella fitta rete che ha formato una coscienza europea: Giorgio Otranto e Rocco Benvenuto su un convegno internazionale dedicato agli ordini religiosi e ai santuari in età medievale e moderna.

    Lì dove i libri valgono più delle armi: la cronaca della presentazione della Guida ai fondi della Vaticana, ieri pomeriggio, nell'Aula vecchia del Sinodo.

    La riconciliazione che guarisce: nell'informazione religiosa, l'inviato Mary Nolan sui lavori del Congresso eucaristico internazionale di Dublino.

    Per un cammino di pace alla luce del Vangelo: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori all'arcivescovo di Bogotà in visita "ad limina Apostolorum".

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    Oggi in Primo Piano



    Egitto: alta tensione dopo lo scioglimento del parlamento da parte della Corte Costituzionale

    ◊   Alla vigilia del ballottaggio delle presidenziali di domani e domenica, in Egitto il processo di transizione politico sembra rimesso in discussione dalla sentenza della Corte costituzionale che abroga la legge elettorale - che impediva agli esponenti del vecchio regime di entrare in politica - e scioglie il parlamento appena eletto. La decisione elimina gli ostacoli alla corsa alla presidenza di Shafiq, ultimo premier del governo Mubarak. I Fratelli musulmani parlano di golpe nonostante il loro candidato al ballottaggio, Mohamed Morsi, abbia detto che la sentenza va rispettata. La decisione scontenta anche i partiti laici che parlano di controrivoluzione. C’è quindi una volontà di mantenere una continuità di potere nelle mani delle forze armate? Marco Guerra lo ha chiesto a Paolo Branca, docente di Storia dei Paesi islamici all’Università Cattolica di Milano:

    R. – Sicuramente l’esercito in Egitto è una grossa forza sul territorio perché lo controlla ed è anche una grossissima forza economica, circa il 30-40% dell’economia egiziana passa per le mani dell’esercito. Quindi, se anche non si espone direttamente, dietro le quinte lavora e lavorerà comunque con chiunque sarà a prevalere. Certamente, questo è forse inevitabile: dagli anni ’50 il potere è nelle mani dell’esercito e non si può, da un giorno all’altro, voltare pagina in modo troppo brusco, eliminando uno dei grandi protagonisti della vita del Paese.

    D. – L’Egitto è un punto di riferimento per tutti i Paesi arabi; questa persistente instabilità, quali conseguenze può avere sugli equilibri della regione?

    R. – La persistenza del caos porta ad una non soluzione di tanti problemi, che sono aperti sia nel Paese che nella regione e questo potrebbe perfino essere gradito, a chi teme che magari una o l’altra delle parti che si contendono il Paese possano prevalere. È un Paese però di 80 milioni di persone, strategico per tanti motivi: il Canale di Suez, la pace con Israele ecc. Tirare le cose per le lunghe, non credo che alla fine sia una politica che possa avvantaggiare veramente i diretti interessati. Penso che anche il caos in cui versa attualmente l’Egitto, sia stato favorito e sia anche gradito da chi non vuole che ci sia un ruolo di leadership egiziana all’interno del mondo arabo.

    D. – Dopo la parcellizzazione del voto al primo turno, quale candidato riuscirà a concentrare più consensi domenica?

    R. – Questo è molto difficile dirlo, perché come si è visto i Fratelli musulmani, o comunque le correnti religiose, dopo aver detto in un primo tempo che non avrebbero presentato un loro candidato ne hanno presentati ben due. Si sono spaccati ed hanno visto nascere anche la componente salafita, che era imprevista ed è probabilmente finanziata dai Paesi del Golfo. Quindi bisognerà vedere se al momento del ballottaggio queste forze divise, dello stesso fronte, sapranno coalizzarsi. Dall’altra parte, c’è da dire anche che la gente è molto stanca di questa continua insicurezza, di queste continue manifestazioni e non va trascurata anche la componente copta, che sicuramente voterà per il candidato avverso al capo dei Fratelli musulmani. Temo che chiunque dei due la spunti, ci sarà una lunga scia di manifestazioni e di scontenti, che possono ancora a lungo travagliare la vita del Paese, che avrebbe invece bisogno di stabilità e tranquillità per riprendersi, soprattutto dal punto di vista economico.

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    Bce: pronti a intervenire sulle banche, ma più integrazione. L'opinione dell'economista Marseguerra

    ◊   Per la cancelliera tedesca, Angela Merkel, non si può “condividere la responsabilità tutti insieme se lasciamo i controlli a livello nazionale''. Il commissario europeo Olli Rehn aggiunge che l'azione della Ue ha contenuto la crisi, ma non l'ha domata. Intanto la Bce è pronta a intervenire in appoggio del sistema bancario, se sarà necessario. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    Di fronte alle imprese familiari tedesche, Angela Merkel, usa toni ancora più duri del solito: no agli eurobond, la mediocrità non può diventare il modello in Europa. Da Roma, invece, incontrando il presidente tedesco Gauck rimarca che non c’è alcuna spaccatura tra il Nord e l’Europa e puntualizza: l’Italia ha fatto i conti con i propri ritardi. Intanto la Banca Centrale Europea continuerà a venire incontro alle esigenze delle banche solventi. Mario Draghi precisa poi che non si vedono ancora tutti gli effetti del programma di prestiti triennali all'1%. Il numero uno dell’Eurotower mette però in luce come sia necessario continuare col piano d’integrazione europea. Draghi si dice convinto che i leader europei renderanno nota "molto presto" una "visione comune" dell'Eurozona, vitale per rassicurare i mercati e i cittadini. L’opinione dell’economista della "Cattolica", Giovanni Marseguerra:

    “Serve che i Paesi europei costruiscano una vera unione politica europea delegando poteri. Dal punto di vista della crisi economico-finanziaria bisogna rilanciare gli investimenti attraverso gli EuroUnionBond, attraverso partenariati pubblico-privati, e poi intervenire sui mercati finanziari attraverso norme, come la Tobin tax, che colpiscono la speculazione a breve”.

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    Terremoto: domani Monti a Bologna. Intesa raggiunta per la ripresa delle imprese

    ◊   Domani nuova visita del premier Monti e del sottosegretario Catricalà a Bologna per incontrare il presidente dell'Emilia-Romagna, Errani, e discutere delle problematiche legate al terremoto e alla ripresa economica. Di ieri, invece, l’intesa firmata tra Regione, banche, e imprenditori per la disponibilità di finanziamenti immediati, con priorità per le aziende che decidono di restare sul territorio. Le scosse intanto non si fermano, così come sempre attiva è la rete di solidarietà e volontariato. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Sono 15.902 gli assistiti tra Lombardia, Emilia e Veneto in tendopoli, luoghi coperti e alberghi: confortanti i dati della Protezione civile post-terremoto. 5.500 i volontari attivi, positivi i riscontri delle diverse raccolte di fondi. Ma sul territorio è guerra di nervi, anche perché la terra non si ferma: l’ultima scossa nel modenese è avvenuta alle 11 di oggi, con magnitudo di 3.6. E’ corsa contro il tempo per ripartire, non delocalizzare e non perdere commissioni estere invece sul fronte imprese. “Importante l’intesa raggiunta ieri” con le banche e la Regione, dice Unioncamere, firmataria dell’accordo. Il segretario generale, Ugo Girardi:

    “Dare la possibilità di avere finanziamenti tendenzialmente a costo zero significa far ripartire un pezzo fondamentale della nostra economia. Le Camere di commercio a loro volta hanno stanziato cifre importanti che, unite a 2 milioni a livello nazionale, portano ad avere già 5 milioni e 700 mila euro subito a disposizione delle imprese”.

    Ora, occorre poter rientrare a lavoro in sicurezza. Continua Girardi:

    “La prima cosa sulla quale anche le Camere stanno lavorando molto, insieme con la Regione e con la Protezione civile, sono gli interventi immediati di messa in sicurezza, perizie fatte dagli ordini, che consentano l’agibilità. Pensiamo che se nel settore della sanità, a livello nazionale, entro una settimana non si sblocca la situazione biomedicale, sono a rischio tutte le dialisi per i malati”.

    Se il biomedicale vive dunque un momento delicato, reagiscono bene invece il settore meccanico e la ceramica, ma l’impegno non si esaurisce in questi settori: l’assessore regionale alle Politiche produttive, Giancarlo Muzzarelli:

    “Abbiamo bisogno di sviluppare subito un piano per la casa perché non si può stare molto nelle tende. Almeno entro settembre-ottobre, bisogna sapere che cosa mettere in campo. Bisogna lavorare molto con le scuole. Noi abbiamo oltre 350 scuole con problemi e 92 che devono essere demolite e ricostruite. Quindi, come si può ben immaginare, quando io parlo di comunità parlo dell’insieme di lavoro, parlo dell’insieme della scuola, ma parlo anche dei centri storici con oltre 1.500 strutture, soprattutto chiese: un pezzo fondamentale di quella coesione sociale che tutti insieme noi dobbiamo ricostruire, perché il senso profondo della nostra comunità passa attraverso queste radici”.

    Sterile la polemica sulla costruzione dei capannoni sollevata ancora oggi dall’Associazione prefabbricatori italiani, aggiunge Muzzarelli, che sottolinea l’appoggio avuto finora dallo Stato.

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    Cina: scuse ufficiali dopo la foto-choc della donna costretta ad abortire a sette mesi

    ◊   Provoca choc e fortissimo sdegno la foto della giovane donna cinese con accanto il feto del piccolo che ha dovuto abortire a sette mesi di gravidanza, a causa della legge che impone il figlio unico. Lei ha già una bambina e non è stata in grado di pagare la multa che in casi come questi può fare eccezione alle normative. Il governo di Ankang, città della provincia settentrionale di Shaanxi dove il terribile episodio è avvenuto il 2 giugno scorso, ha sospeso gli impiegati del family planning locale e ha presentato scuse, rilasciando il permesso alla donna di avere un nuovo figlio. Ma il marito, che vuole un processo, afferma che “il governo non dovrebbe avere il potere di dire quando e come avere figli". Della politica demografica condotta dalla Cina negli ultimi 30 anni, Fausta Speranza ha parlato con Patrizia Farina, docente di Demografia presso l’Università di Milano Bicocca e esperta di Cina:

    R. – Gli anni Ottanta e Novanta, sono stati gli anni di quello che tutti sanno o conoscono come la “politica del figlio unico”, che tuttavia fino al 2002 non è stata sorretta da una legge organica, che dicesse le ragioni e a quali condizioni e chi dovesse avere uno o più figli. Non è stato un caso: là dove non esiste una legge precisa e viene demandata alla normativa provinciale o alle regolamentazioni generiche, le possibilità di esercitare arbitrii naturalmente si moltiplicano. E questo è accaduto negli anni Ottanta. Questo arco di tempo ha segnato l'avvio di una “politica del figlio unico” violenta, coercitiva. Poi ha lasciato il posto gradualmente alla consapevolezza di alcune conseguenze, anche in un certo senso all’adesione ai principi della conferenza del Cairo, svoltasi proprio nel 2002, quindi al diritto ad allentare la morsa del figlio unico. Accade soprattutto per ragioni di opportunità demografica perché ci si è resi conto che vent’anni di politica stretta rispetto alla riproduzione hanno fatto sì che l’equilibrio fra le diverse componenti della popolazione venisse meno. Quindi, la mancanza di alimentazione delle nascite ha fatto sì che la popolazione cinese, prima ancora di diventare ricca, diventi, dal punto di vista demografico, molto povera. Di questo si sono resi conto i cinesi, anche in senso funzionale o strumentale: la politica del figlio unico di fatto è stata allentata, se non in alcune aree addirittura abbandonata.

    D. – Dunque, questo drammatico episodio è una sorta di eccezione in una controtendenza...

    R. – Esatto, sicuramente negli ultimi anni.

    D. – Lei che conosce il mondo cinese, pensa si sia aperto un dibattito su questa legge, pensa che si potrà rivedere? E anche a livello internazionale, è una questione di diritti umani da sollevare e si possono ipotizzare misure precise?

    R. – Sicuramente, è una questione di diritti umani. La questione demografica è sempre stata una questione di diritti umani. Su questo la comunità internazionale non è proprio stata silente, magari lo è stata rispetto ai media. Però, tutte le organizzazioni internazionali legate all’Onu hanno presentato interrogativi su interrogativi al governo cinese, che però non hanno avuto nessun effetto. Ora, non è la politica del figlio unico ma è l’aborto selettivo la questione demografica cruciale. E’ l’aborto selettivo l’emergenza, perché in Cina, purtroppo – nonostante tutti gli indicatori sociali ed economici – l’essere bambina vale meno che l’essere un bambino. E in Cina come in altri Paesi asiatici si abortisce se si aspetta una bimba.

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    Forum di GreenAccord a Trento: la montagna, "anello" tra uomo e Dio

    ◊   Sono oltre 100 e provengono da tutte le diocesi d’Italia i giornalisti che partecipano al IX Forum dell’informazione cattolica promosso dall’associazione GreenAcccord Onlus, apertosi ieri sera a Trento. Questa mattina, prima giornata dei lavori con interventi sulla montagna e la sua spiritualità. Tema del meeting “Salì sul monte. Mons sanus pro corpore sano”. Il servizio di Marina Tomarro.

    “Nella Bibbia, la figura della montagna è costantemente presente. Da Abramo a Mosè ed Elia fino ad arrivare ai Vangeli, Dio ha parlato all’uomo sulla montagna, invitandolo però poi a portare il suo messaggio a coloro che vivono nella valle”: così il biblista Piero Rattin ha aperto questa mattina la prima giornata del IX Forum dell’Informazione Cattolica. “Sul monte – ha continuato Rattin – Dio diede a Mosè i Dieci Comandamenti, sul monte Tabor avvenne la trasfigurazione di Cristo e sul Monte del Calvario ci fu la Crocifissione. Il cammino che l’uomo fa nella sua vita è simile a un percorso in montagna, ma attenzione: la cima deve essere una meta non una conquista che noi dobbiamo raggiungere per volare verso l’eterno”. E il biblista ha invitato ai presenti ad affidarsi a Dio nelle difficoltà, perché “solo lui è roccia in cui confido, e la sua fedeltà è granitica nei secoli”.

    Tra gli interventi di oggi, anche quello di Annibale Salsa, presidente del comitato scientifico “Accademia di montagna”, che ha spiegato le difficoltà che spesso incontrano gli abitanti dei paesi sulle alture. “Spesso la gente – ha detto – ha una visione romantica delle montagne, ma chi ci vive conosce bene tutte le difficoltà che invece ci sono, soprattutto in inverno. L’economia si ferma in pianura e trascura chi abita in questi paesi, non ci sono investimenti e i centri si svuotano. Bisogna perciò puntare di più sulla valorizzazione del territorio, soprattutto con le giovani generazioni”. E il convegno proseguirà anche questo pomeriggio puntando l’attenzione sulle biodiversità e sui ghiacciai che stanno pian piano scomparendo. Ma perché la montagna ci fa sentire più vicini a Dio? La riflessione del biblista, Piero Rattin:

    "La montagna vista come provocazione ha un dialogo bello, ha un dialogo entusiasta. Quindi, non è soltanto un dialogo di sofferenza o di prova, espressione di finitudine e di fatica, di stanchezza. Per potere arrivare a questo, però, occorre tenere presenti due fattori. Il primo è che, secondo la Bibbia, ogni creatura esiste per una parola di Dio: quindi anche le creature di montagna, dalle più grandiose quali possono essere le masse, i picchi dolomitici, al più semplice quale può essere un fiore che spunta da una roccia. L’altro dato di fatto è la coscienza di fede del credente: ecco allora che la Parola dei Vangeli trova riscontro, trova eco – diciamo – nella parola che c’è nelle creature delle montagne. Allora, si capisce come sia vera l’espressione di Efrem il Siro, ovvero che l’universo, montagna compresa, è un’infinità di simboli. E allora, l’atteggiamento migliore da mettere in atto è quello dell’attenzione, quello di fermarsi a contemplare. Perché non è detto che subito e con immediatezza, guardando una cosa e dicendo che è bella, si è in grado di percepire il messaggio che c’è dietro. E’ attraverso la riflessione, attraverso il confronto con le proprie esperienze di vita, il confronto anche con un’espressione del Vangelo, con una pagina della Bibbia che ci viene in mente, che capisci il messaggio che c’è dietro a quella creatura".

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Siria. A Qusayr chiesa occupata dai miliziani. A Homs 800 civili chiedono di lasciare la città

    ◊   La chiesa greco-cattolica di Sant’Elia a Qusayr, cittadina nei pressi di Homs, è stata occupata da un gruppo di miliziani dell’opposizione siriana, che vi hanno stabilito la loro base. Secondo quanto riferito all'agenzia Fides da testimoni oculari, la mattina del 13 giugno, gli uomini, probabilmente islamici radicali, avevano fatto irruzione nella chiesa, forzando la porta, suonando le campane e compiendo un’azione dimostrativa di scherno che aveva sollevato preoccupazione nei leader cristiani locali. Ma il gruppo, invece di lasciare l’edificio, si è accampato all’interno dell’aula liturgica e vi soggiorna ora in modo permanente, espletandovi tutte le proprie attività. La Chiesa locale condanna l’episodio, definendo “inaccettabile tale comportamento irrispettoso verso un luogo sacro”, come hanno dichiarato a Fides esponenti della gerarchia della diocesi di Homs, che lanciano un appello perchè nel conflitto in corso “non si degeneri nella dissacrazione di templi e luoghi sacri, di tutte le comunità”. Stanno, intanto, lasciando Qusayr i pochissimi cristiani che erano rimasti, per la maggior parte anziani che non avevano voluto abbandonare le loro case. Intanto le famiglie cristiane e musulmane sunnite intrappolate nel centro storico di Homs hanno lanciato un disperato appello: “Lasciateci andare, in nome di Dio!”. Si tratta di circa 800 civili, fra i quali donne, anziani, giovani, bambini, disabili che oggi – riferisce una fonte di Fides impegnata nel tentativo di negoziato – “sono in reale pericolo di vita. Non hanno nulla, vivono nel panico, sono nel bel mezzo di bombardamenti e combattimenti”. Le famiglie bloccate in città, racconta la fonte di Fides, lanciano un appello “per ragioni umanitarie”, chiedendo l’aiuto delle Nazioni Unite, della Croce Rossa, della Mezzaluna Rossa, perché possa essere salvata la loro vita. Le famiglie si trovano nelle aree di Warsheh, Salibi, Bustan Diwan, Ozon, Hamidiyeh, Wadi Sayeh, tutte nel cuore di Homs. Attualmente l’esercito siriano sarebbe disponibile a un cessate-il-fuoco per far uscire i civili, ma una delle fazioni dei ribelli asserragliati in città, capeggiata dal leader Abou Maan, si rifiuta di acconsentire. I miliziani, infatti, temono che, una volta usciti i civili, l’esercito siriano possa rafforzare la sua offensiva verso il centro città. La situazione è ancora in fase di stallo, ma la condizione delle famiglie peggiora di ora in ora. I circa 400 cristiani sono gli ultimi rimasti degli oltre 80mila che popolavano Homs prima dell’inizio del conflitto. (R.P.)

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    Cattolici croati e ortodossi serbi insieme per "guarire le ferite" del passato

    ◊   Riflettere “con rispetto e responsabilità su ogni avvenimento del passato”, perché “solo così si possono guarire le ferite e si può guardare al futuro più serenamente”. Lo scrivono il primate della Chiesa ortodossa serba, il Patriarca Ireneo, e l’arcivescovo di Zagabria, cardinale Josip Bozanić, in un comunicato congiunto diffuso oggi in seguito ad un incontro che i responsabili delle due Chiese accompagnati da alcuni membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa serba e della Conferenza episcopale croata hanno avuto venerdì 8 giugno nel palazzo arcivescovile di Zagabria. “I partecipanti all’incontro, quali Pastori dei loro fedeli e cittadini dei loro Paesi sono consapevoli che molte domande sul passato sono ancora pietre d’inciampo”. Ed aggiungono: “È necessario quanto prima chiarire gli avvenimenti di cui ancora non esiste abbastanza sensibilità nell’opinione pubblica sia croata che serba”. I vescovi hanno quindi dato il loro “appoggio” alle commissioni che lavorano nella ricerca dei crimini del regime comunista e il loro “sostegno” affinché vengano segnate in modo decoroso le tombe delle vittime. Il comunicato lancia un importante appello “ai responsabili della vita politica e sociale, ma anche ad ogni uomo che ha qualche conoscenza sulle persone scomparse negli eventi di guerra degli anni Novanta del secolo scorso, che non sono state ancora trovate, affinché aiutino al loro ritrovamento o informino dove sono sepolti”. “Questo è uno straordinario atto di umanità e di aiuto alle famiglie - scrivono i vescovi cattolici e ortodossi - che non smettono di vivere nel dolore, alcune da più di venti anni. A tutti coloro che sono nel dolore e soffrono, i vescovi esprimono non solo cordoglio ma anche la loro umana vicinanza, solidarietà cristiana e partecipazione al dolore”. Il processo di guarigione delle ferite del passato deve però avvenire con “giustizia e parità di trattamento” e quindi affrontato “con la luce del Vangelo”. Il comunicato si conclude esprimendo il desiderio che l’incontro di Zagabria “sia di testimonianza dei valori cristiani fondamentali comuni di entrambe le Chiese”. Alla fine dell’incontro il patriarca ha donato al cardinale la croce che la Chiesa ortodossa serba dona alle personalità più importanti; da parte sua il cardinale ha omaggiato il patriarca di un’esemplare unico dell’immagine della Beata Vergine Maria “Madre di Dio della Porta di Pietra”, patrona della Città di Zagabria. (R.P.)

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    Appello dei vescovi asiatici ai leader mondiali: "Fermate il traffico d’armi"

    ◊   Il traffico d'armi è "la prima causa di violazioni dei diritti umani" e per fermarlo "i vescovi dell'Asia devono esortare i leader di tutto il mondo a firmare l'Arms Trade Treaty". È l'appello che mons. Charles Bo, arcivescovo di Yangon (Myanmar) e presidente dell'ufficio per lo Sviluppo umano della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (Fabc) rivolge a tutti i prelati asiatici. Dal 2 al 27 luglio prossimi a New York, le potenze globali negozieranno l'adesione all'Arms Trade Treaty (Att), un trattato multilaterale voluto dalle Nazioni Unite, che dovrebbe regolare il commercio internazionale di armi convenzionali. La campagna lanciata dalla Fabc per la sottoscrizione dell'Att - riferisce l'agenzia AsiaNews - si articola nei seguenti punti: nessuna arma per atrocità, genocidi o violenze contro l'umanità; nessuna arma per la violazione dei diritti umani; trasparenza nel commercio; responsabilità e rispetto verso lo sviluppo sostenibile e la coesistenza pacifica. "Alcuni governi - spiega mons. Bo - investono di più in armamenti che in sviluppo sociale, infrastrutture e sanità. La spesa militare globale e il traffico di armi è di 1000 miliardi di dollari l'anno". Nel comunicato, l'arcivescovo sottolinea che il possesso, la produzione e il traffico di armi hanno profonde implicazioni etiche e sociali. "Per questo - aggiunge - deve esserci una regolamentazione che tenga conto dei principi di ordine morale e legale. Ogni pistola, nave da guerra o razzo - aggiunge - rappresenta un furto a quanti hanno fame e non hanno di che sfamarsi; a chi ha freddo, e non ha vestiti". (R.P.)

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    Congo: i ribelli sabotano un acquedotto. Per l'Onu è un "atto criminale"

    ◊   “Un atto criminale di guerra intollerabile”. Così il portavoce della Monusco (Missione delle Nazioni Unite in Congo) ha definito il sabotaggio delle condutture di acqua che serve 5 località nell’area di Rutshuru, nel Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Il condotto che portava l’acqua a Bunagana - riporta l'agenzia Fides - è stato distrutto nella località di Nyarubara. Le località di Gikoro, Mutingo, Bunagana, Cheya e Rubona sono ora prive di acqua. Secondo gli abitanti, i responsabili del sabotaggio sono i ribelli del Movimento del 23 marzo (M23), formato in gran parte da disertori dell’esercito congolese. I militari disertori - riferisce l'agenzia Fides - sono ex appartenenti a precedenti gruppi ribelli che, dopo gli accordi con il governo di Kinshasa, erano stati integrati nei ranghi delle Fardc (le Forze armate congolesi). Secondo Radio Okapi, negli ultimi due giorni i ribelli dell’M23 hanno attaccato diverse posizioni dell’esercito regolare. I guerriglieri sembrano guadagnare terreno. Da aprile oltre 200.000 persone sono sfollate dal Nord Kivu per sfuggire alle violenze. (R.P.)

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    Striscia di Gaza: le acque contaminate danneggiano la salute della popolazione

    ◊   A cinque anni dall’imposizione del blocco di Gaza, circa 50 organizzazioni internazionali hanno ricordato ieri l’anniversario lanciando un appello comune a Israele, nel quale viene ricordato – come riferisce l’agenzia Misna – che più di 1,6 milioni di persone, di cui la metà bambini, ha vissuto in questi anni sotto embargo, e viene chiesto di porre fine al blocco. Save the children e Medical aid for palestinians, tra i firmatari dell’appello, hanno anche pubblicato un rapporto sulla pessima condizione delle falde acquifere, che stanno provocando numerosi danni alla salute dei bambini e alla popolazione. Il blocco, infatti, sta impedendo l’accesso nel territorio ai macchinari di potabilizzazione delle acque, oltre al fatto che l’operazione dell’esercito israeliano “Piombo fuso”, tra il 2008 e il 2009, ha danneggiato il sistema fognario. Le due Ong sottolineano che “l’unica risorsa di acqua disponibile a Gaza è contaminata da fertilizzanti e rifiuti, e il blocco sta mettendo a repentaglio vite umane. Dal 2007 – prosegue il rapporto – il numero dei bambini sotto cura per diarrea è raddoppiato. L’alto livello di nitrato rilevato nelle acque di Gaza può essere collegato anche ad alcune forme di tumore e costituisce un grande rischio per le donne in gravidanza”. (A.C.)

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    Myanmar: nel Rakhine calma apparente dopo le violenze religiose

    ◊   Le autorità birmane riferiscono che nello Stato di Rakhine, teatro nelle scorse settimane di violenze interconfessionali fra buddisti e musulmani, è tornata la calma e la situazione è sotto il controllo delle forze di sicurezza. L'annuncio arriva dal colonnello Htein Linn, responsabile dei Confini e della sicurezza dello Stato nord-occidentale, che in una conferenza stampa nella capitale Sittwe annuncia: "Possiamo dire che, adesso, la situazione è sotto controllo". Delle violenze a sfondo religioso in Myanmar ha parlato anche Aung San Suu Kyi, impegnata in un tour europeo iniziato due giorni fa in Svizzera e che nei prossimi giorni farà tappa in Norvegia, Irlanda, Inghilterra e Francia. La Nobel per la pace ha sottolineato che nel Paese deve valere il "principio della legalità" e della "supremazia della legge", ma non ha voluto spendere - forse per non irritare troppo la leadership di governo a Naypyidaw e lo stesso presidente Thein Sein - troppe parole di solidarietà per la minoranza musulmana Rohingya, ancora una volta vittima di abusi, straniera in patria (Myanmar) e respinta dalle nazioni musulmane dell'area (su tutti il Bangladesh). Il colonnello Linn ha spiegato che sono tuttora in corso gli interventi a sostegno della popolazione locale e nega le voci circolate nelle ultime ore, secondo cui i rifugiati - nei campi e non - sarebbero ridotti alla fame. E aggiunge che quasi 32mila persone a oggi sono ospitate in 37 Centri di accoglienza governativi sparsi per lo Stato di Rakhine, conosciuto anche col nome di Arakan. Tuttavia, nella zona si respira ancora una certa tensione e resta il timore di possibili nuovi scontri. Per questo - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono intervenuti anche i leader religiosi birmani, invitando i fedeli alla calma e a collaborare con le autorità per riportare la pace. A scatenare le violenze nello Stato di Rakhine, lo stupro e seguente omicidio di una donna buddista avvenuto a fine maggio. Nei giorni seguenti una folla inferocita ha accusato alcuni musulmani uccidendone 10 di loro, che viaggiavano su un autobus ed erano del tutto estranei al fatto di sangue. La spirale di odio, sfociata in una vera e propria guerriglia, è quindi continuata nei giorni successivi e ha causato la morte di altre 29 persone, di cui 16 musulmani e 13 buddisti, altri 38 i feriti. Secondo le fonti ufficiali sono andate in fiamme almeno 2600 abitazioni. Al momento sono tre i musulmani sotto processo per la morte della donna. (R.P.)

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    Nepal: sempre più spose bambine, si abbassa il tasso di alfabetizzazione

    ◊   Il fenomeno dei matrimoni precoci in Nepal coinvolge ogni anno migliaia di ragazzine. Il ministero nepalese per l’Educazione – riferisce l’agenzia AsiaNews – ha pubblicato alcuni dati secondo i quali oltre il 34% dei nuovi matrimoni nel Paese coinvolgono, contro la legge, spose dell’età di 15 anni. La situazione è fuori controllo soprattutto in alcuni distretti, dove il 50% delle spose ha meno di 12 anni. Il problema emerge in particolare nelle fasce più povere della popolazione, tra le quali questa pratica si è diffusa per ragioni di convenienza economica. Il “prezzo” di una sposa, infatti, varia dai 200 ai 20.000 dollari in base a diversi fattori come ad esempio l’età o l’istruzione. Più giovane e meno colta è una ragazza, e inferiore è la somma che deve pagare la famiglia dello sposo. A causa del fenomeno, migliaia di ragazzine abbandonano la scuola per sposarsi. Secondo i dati del governo, il tasso di alfabetizzazione tra i bambini dai 6 ai 15 anni è del 72% tra i maschi e solo del 51% tra le femmine. (A.C.)

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    Ecuador: Forum della Chiesa sui mega progetti minerari

    ◊   Si svolge oggi nella città di Zamora (Zamora Chinchipe), il forum "La Chiesa dinanzi ai mega progetti minerari", organizzato dalla Pastorale sociale del sud del paese, comprendente le giurisdizioni di Zamora Chinchipe, Azuay, Azogues, Loja e Oro, maggiormente interessate al tema. Il forum discuterà alcune questioni legate all'attività mineraria: le questioni ambientali; la perdita di sicurezza e della sovranità alimentare; la vulnerabilità dei diritti sociali, culturali, ambientali; l'immigrazione e l’emigrazione. Come cornice a questo forum va ricordato che i vescovi, riuniti per l'Assemblea generale nel mese di aprile, avevano espresso il loro sostegno per la cura e la conservazione dell’ambiente con la lettera: "Abbiamo cura del nostro pianeta". Secondo la comunicazione inviata all’agenzia Fides dal vicariato di Zamora, il relatore principale del forum di oggi è mons. Julio Parrilla, vescovo di Loja, che interverrà sul tema: “Contributi del Magistero e della dottrina sociale della Chiesa”. Quindi interverranno Txarli Azcona Goni sul tema: “Esperienze di resistenza alla vulnerabilità dei diritti della natura e della comunità”; il dottor Eduardo Calva su “Posizione dello Stato dinanzi ai progetti minerari”; Mauricio López e Teodoro Delgado su “L'impatto dell'inquinamento socio-culturale-ambientale causato dai megaprogetti di estrazione”. La settimana scorsa si è svolto un incontro dei responsabili del settore minerario dell’Ecuador e del Perù, per un effettivo controllo delle aziende che lavorano in questo settore. Il vice ministro dell’industria mineraria ha affermato che è iniziato il processo di autorizzazione per 68 impianti di estrazione di minerali, a cui viene richiesto di non gettare i rifiuti nei fiumi vicini e di costruire filtri adeguati in accordo con il Consiglio Provinciale della zona. Uno degli impegni assunti durante l'incontro è stato che l'Ufficio del regolamento per le attività estrattive si occuperà del monitoraggio di controllo, insieme al Ministero dell'Ambiente, per l'applicazione delle leggi ambientali nella zona di frontiera. (R.P.)

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    Germania: appello di mons. Zollitsch per rendere l'Europa "un continente di speranza"

    ◊   Esprimersi con coraggio in favore di un’Europa forte: lo ha auspicato mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), nel suo intervento ieri a Düsseldorf in occasione di una conferenza organizzata dalla Fondazione Konrad Adenauer. Mons. Zollitsch - riferisce l'agenzia Sir - ha rivolto un appello a rendere l’Europa “un continente di speranza”. “Occorrono cristiani coraggiosi e responsabili, che declinino il messaggio del Vangelo nelle questioni attuali, affinché la Casa Europa sia stabile e resistente alle intemperie”, ha affermato. “In tempi di salvataggi e di tagli ai debiti, si impone la domanda su cosa si debba intendere esattamente per Europa solidale e libera”, ha detto mons. Zollitsch, preoccupato per l’atteggiamento di deriva nazionalistica mostrato dai popoli europei nell’attuale crisi. Al contrario, l’Europa unita “è l’unico modello europeo di successo che abbia garantito al nostro continente non solo pace e libertà ma anche un crescente benessere, libertà e anche una moneta unica”. Mons. Zollitsch ha inoltre esortato i politici ad adoperarsi maggiormente per incrementare “l’accettazione dell’Europa nella popolazione”: al proposito, “la crisi dell’Euro potrebbe sfociare in un rafforzamento dell’unificazione europea e dei rapporti tra i popoli europei”. (R.P.)

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    Il cardinale Bagnasco all'Università Cattolica: "Continuare con coraggio ed entusiasmo"

    ◊   L’”iniziale ispirazione” di padre Gemelli “non è affatto superata: i tempi sollecitano a continuare con coraggio ed entusiasmo la strada dei padri in un rinnovato sforzo di riflessione culturale alta a tutto campo”. Lo ha detto - riferisce l'agenzia Sir - il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nell’omelia della Messa celebrata ieri sera, in occasione della solennità del Sacro Cuore, patrono dell’Università Cattolica, nella Chiesa centrale dell’ateneo. “La pretesa di ridefinire tutto in base a criteri di pura soggettività - ha ammonito il cardinale - si rivolta contro l’uomo stesso che inevitabilmente diventa anch’esso oggetto di manipolazione di poteri forti in grado di condizionare il modo di pensare e di vivere”. L’Università Cattolica, ha esordito il cardinale, ha contribuito ad alimentare nella “storia del nostro Paese” quella “visione integrale della persona, aperta e trascendente, che sta al cuore dell’umanesimo cristiano e che ha ispirato la civiltà italiana ed europea”. Una lezione, questa, che insegna ancora oggi come “la necessaria cultura della specializzazione non deve diventare frammentazione, e nessuna ricerca specifica deve mai perdere il riferimento all’insieme antropologico che sembra essere oscurato e trascurato dal dibattito contemporaneo”. “La Chiesa che è in Italia guarda all’Università Cattolica con simpatia e fiducia”, ha assicurato il cardinale Bagnasco. “Come sarebbe possibile - si è chiesto il presidente della Cei - affrontare in modo adeguato le questioni odierne - penso alla bioetica, alla biopolitica, alla famiglia, al bene della libertà di educazione e di religione, ma anche al diritto e alla medicina - senza una visione antropologica completa e aperta? E come contribuire in modo efficace e argomentato alla volontà di ridefinire le cose - compreso l’uomo, l’autonomia, l’amore, la vita, la famiglia - come se tutto fosse a nostra assoluta disposizione? Oggetto di qualunque opinione individuale e culturale?”. “Tra studio e libertà responsabile - ha proseguito il cardinale Bagnasco - esiste un rapporto intrinseco, e il mondo accademico deve essere scuola di intelligenza per la ricerca della verità oggettiva, di libertà per saper scegliere il bene vero, di cuore per poter amare la società e le persone anche con il sacrificio di sé”. “Fucina di intelligenze, di formazione, di cultura cattolica”: questa è stata l’Università Cattolica per la “felice intuizione” del Beato Giuseppe Toniolo. In essa, ha ricordato il cardinale, “si sentiva forte l’esigenza di un crogiolo di lato livello dove l’incontro tra ragione e fede, Vangelo e cultura, potesse avvenire in modo non occasionale ma sistematico, onesto e sereno, come metodo virtuoso e fecondo a beneficio dell’uomo e della società”. E “così è stato nella storia del nostro Paese”. (R.P.)

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    Ricerca Cesnur: in Italia atei fermi al 7,4% ma i lontani dalla Chiesa sono il 70,8%

    ◊   Gli atei in Italia sono fermi da vent’anni intorno al 7% della popolazione, ma cresce il numero di coloro che – senza dirsi, per la maggioranza, atei – non sono in contatto con nessuna forma organizzata di religione, una condizione che ormai caratterizza circa il 70% degli italiani. Sono i risultati di una ricerca sull’ateismo e l’irreligiosità del Cesnur (Centro Studi sulle Nuove Religioni) dal titolo Gentili senza cortile, diretta dal sociologo torinese Massimo Introvigne e dal vice-direttore dello stesso Cesnur PierLuigi Zoccatelli, e sarà presentata domani, 16 giugno, all'Istituto Salesiano di Gela dagli autori e da mons. Michele Pennisi, vescovo di Piazza Armerina. La ricerca è stata condotta nella Sicilia Centrale, in un’area che già tre precedenti ricerche sociologiche hanno identificato come rappresentativa dell’Italia in generale. «Abbiamo distinto – spiega Introvigne – due categorie di atei. Gli “atei forti”, in grado di motivare il loro ateismo con ragioni ideologiche, sono il 2,4% e sono più presenti tra le persone più anziane e meno istruite, dove sorprendentemente è ancora forte anche un ricordo dell’ateismo comunista. Gli “atei deboli”, meno ideologici ma che considerano Dio e la religione irrilevanti in un mondo dove contano solo il lavoro, il denaro e le relazioni affettive, sono il 5% e sono più numerosi fra i più giovani e fra le persone più colte». Gli atei non sono pochi – proiettati sul numero totale degli italiani adulti si tratta di tre milioni di persone – ma la ricerca nota che il loro numero tende a rimanere stabile, senza crescere, dagli anni 1990 a oggi. «Ben diverso però – spiegano Introvigne e Zoccatelli – è il discorso sui “lontani dalla religione”, una cifra che, comprendendo anche gli atei, arriva nella ricerca al 70,8% della popolazione. Si tratta di persone che nella grande maggioranza non si dicono atee ma hanno perso ogni contatto con la religione: vanno in chiesa solo per i matrimoni e i funerali, e se pure si dicono religiose o “spirituali” mettono insieme credenze disparate. Si tratta ormai di una solida maggioranza degli italiani». La ricerca indaga anche sulle cause che tengono così tanti italiani lontani dalla religione istituzionale e in particolare dalla Chiesa Cattolica. Anche qui le ragioni ideologiche – tra cui l’idea che la scienza renda obsoleta la religione – sono nettamente minoritarie. Ai primi posti ci sono la sensazione che la religione abbia poco da dire sui problemi concreti della vita contemporanea, il rifiuto degli insegnamenti morali delle Chiese, e – per quanto riguarda una crescente ostilità al cattolicesimo – gli scandali dei preti pedofili e le polemiche sulle ricchezze e i privilegi fiscali della Chiesa. (T.C.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 167

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.