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Sommario del 08/06/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa al presidente dello Sri Lanka: favorire la riconciliazione nel Paese dilaniato dal conflitto interno
  • L'Eucaristia permei tutta la vita quotidiana: così il Papa nella solennità del "Corpus Domini"
  • Attesa a Dublino per il Congresso eucaristico internazionale, il Papa registra un messaggio per l'evento
  • Seminario a Lourdes. Mons. Zimowski: scienza e fede, alleate per l'uomo e la vita
  • Altre udienze e nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Ancora violenze in Siria, polemiche sul possibile ruolo diplomatico dell'Iran
  • Entro il weekend formale richiesta di aiuti da parte di Madrid all’Ue
  • Legge 194 al vaglio della Consulta. D'Agostino: serve un diritto europeo a difesa della vita
  • La Cei sul piano famiglia del governo: un segno positivo, ma bisogna fare di più
  • Dramma dei migranti in Messico: testimonianza di un sacerdote minacciato di morte perché li difende
  • Angeli e Demoni, tema della 67.ma Sagra musicale umbra
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Guatemala: in migliaia per l'estremo saluto al cardinale della pace, Quezada Toruño
  • Pakistan. Attentato contro un autobus a Peshawar: 18 morti e 40 feriti
  • Pakistan: dopo l'attentato a Quetta la Chiesa chiede pace e fine della violenza
  • Sudan: conclusa senza un accordo la prima fase dei colloqui tra Juba e Khartoum
  • Sudan: ultimato il ponte aereo, trasferite 12mila persone da Nord a Sud
  • Venezuela: il nunzio chiede di rafforzare il dialogo Chiesa-Stato
  • Rapporto Unicef: polmonite e dissenteria uccidono ogni anno milioni di bambini
  • Giornata Mondiale degli Oceani per migliorarne la gestione e la conservazione
  • Perù: nel conflitto minerario la Chiesa invoca il dialogo
  • Forum cattolico-ortodosso: “La fede comune può rispondere alla crisi”
  • Pakistan sotto osservazione su diritti umani e minoranze religiose
  • Repubblica Ceca: prosegue l’iter parlamentare della legge sulla restituzione dei beni alle Chiese
  • Solidarietà con i terremotati dell’Emilia: domenica colletta nazionale per la Caritas
  • Macerata-Loreto: al via domani il 34.mo pellegrinaggio con la Fiaccola della pace
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa al presidente dello Sri Lanka: favorire la riconciliazione nel Paese dilaniato dal conflitto interno

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto, stamani, in udienza in Vaticano il presidente della Repubblica Socialista Democratica dello Sri Lanka, Mahinda Rajapaksa. Durante i cordiali colloqui, informa una nota della Sala Stampa vaticana, “sono stati illustrati i passi compiuti per favorire lo sviluppo economico-sociale e la riconciliazione tra le comunità colpite dal lungo conflitto interno che ha dilaniato il Paese”. Inoltre, prosegue la nota, è stato “formulato l’auspicio che si possa giungere rapidamente ad una soluzione globale e condivisa, corrispondente alle legittime attese di tutte le parti interessate”. Nell’incontro, è stato anche “sottolineato come la Chiesa cattolica, che offre un contributo rilevante alla vita del Paese attraverso la sua testimonianza religiosa e le attività educative, sanitarie ed assistenziali, continuerà ad impegnarsi per il bene comune, la reciproca comprensione e lo sviluppo integrale di tutti i cittadini”.

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    L'Eucaristia permei tutta la vita quotidiana: così il Papa nella solennità del "Corpus Domini"

    ◊   Il valore del culto eucaristico e la sacralità dell’Eucaristia: a questi due aspetti ha dedicato la sua omelia Benedetto XVI alla Messa, celebrata ieri sera sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano, nella Solennità del Corpus Domini. Al termine, il Papa ha presieduto la Processione eucaristica verso la Basilica di Santa Maria Maggiore, alla presenza di decine di migliaia di fedeli. Il servizio di Adriana Masotti:

    E’ importante, esordisce il Papa nella sua omelia, riprendere in considerazione due aspetti del Mistero eucaristico oggi in parte trascurati: il culto dell’Eucaristia, in particolare l’adorazione del Santissimo Sacramento, e la sua sacralità. Un’interpretazione parziale del Concilio Vaticano II, osserva, ha portato a restringere in pratica l’Eucaristia al solo momento celebrativo in cui il Signore convoca in assemblea il suo popolo, ma concentrando tutto il rapporto con Gesù Eucaristia nel solo momento della Santa Messa, si rischia di svuotare della sua presenza il resto del tempo:

    E così si percepisce meno il senso della presenza costante di Gesù in mezzo a noi e con noi, una presenza concreta, vicina, tra le nostre case, come «Cuore pulsante» della città, del paese, del territorio con le sue varie espressioni e attività. Il Sacramento della Carità di Cristo deve permeare tutta la vita quotidiana”.

    Il culto del Santissimo Sacramento, continua Benedetto XVI, costituisce come l’ambiente spirituale entro cui la comunità può celebrare bene l’Eucaristia:

    “L’incontro con Gesù nella Messa si attua pienamente quando la comunità riconosce che Egli, nel Sacramento, abita la sua casa, ci invita alla sua mensa, e poi, dopo che l’assemblea si è sciolta, rimane con noi e ci accompagna continuando a raccogliere i nostri sacrifici spirituali e ad offrirli al Padre”.

    Benedetto XVI ricorda l’esperienza tante volte vissuta, quella dello stare tutti insieme in silenzio davanti al Signore:

    “Stare tutti in silenzio prolungato davanti al Signore, presente nel Suo Sacramento, è una delle esperienze più autentiche del nostro essere Chiesa”.

    E per spiegare ciò che si vive in ginocchio davanti al Sacramento dell’amore, il Papa fa riferimento a qualcosa che appartiene anche ai rapporti interpersonali:

    Per comunicare veramente con un’altra persona devo conoscerla, saper stare in silenzio vicino a lei, ascoltarla, guardarla con amore. Il vero amore e la vera amicizia vivono sempre di questa reciprocità di sguardi, di silenzi intensi, eloquenti, pieni di rispetto e di venerazione”.

    Passando all’aspetto della sacralità dell’Eucaristia, Benedetto XVI osserva che una certa mentalità secolaristica degli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ha portato ad un certo fraintendimento circa la novità cristiana che riguarda il culto. Se è vero che il centro del culto non sta più nei riti e nei sacrifici antichi, ma in Cristo stesso, tuttavia...

    “...Egli non ha abolito il sacro, ma lo ha portato a compimento, inaugurando un nuovo culto, che è sì pienamente spirituale, ma che tuttavia, finché siamo in cammino nel tempo, si serve ancora di segni e di riti”.

    Il sacro, dice il Papa, ha una funzione educativa e la sua scomparsa inevitabilmente impoverisce la cultura, in particolare la formazione delle nuove generazioni. E cita l’esperienza della celebrazione in corso:

    Se, per esempio, in nome di una fede secolarizzata e non più bisognosa di segni sacri, venisse abolita questa processione cittadina del Corpus Domini, il profilo spirituale di Roma risulterebbe «appiattito», e la nostra coscienza personale e comunitaria ne resterebbe indebolita”.

    Gesù, dunque, istituì il Sacramento del suo Corpo e del suo Sangue, ponendo se stesso al posto dei sacrifici antichi, ma all’interno di un rito, che comandò agli Apostoli di perpetuare. Con questa fede, conclude Benedetto XVI, celebriamo oggi e ogni giorno il Mistero eucaristico e lo adoriamo quale centro della nostra vita e cuore del mondo.

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    Attesa a Dublino per il Congresso eucaristico internazionale, il Papa registra un messaggio per l'evento

    ◊   Benedetto XVI ha registrato stamani un messaggio per il Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino che prenderà il via domenica prossima. Il tema del grande evento ecclesiale è “L’Eucaristia, comunione con Cristo e tra noi”, tratto dalla “Lumen gentium”. Il servizio da Dublino di Enzo Farinella:

    “La principale ispirazione del Concilio Vaticano II è stata l’ecclesiologia di comunione”, lo ha affermato, ieri pomeriggio, il cardinale Marc Ouellet, parlando al Simposio Teologico Internazionale, in svolgimento presso l’Università di Maynooth, in preparazione al Congresso Eucaristico Internazionale della settimana prossima, ecclesiologia, ancora in via di sviluppo e di approfondimenti teologici. Questa ecclesiologia, ha aggiunto il porporato, ha dato tanti frutti nei settori della collegialità episcopale, dell’apostolato dei laici, dei movimenti carismatici ed ecclesiali, dell’ecumenismo e del dialogo con il mondo moderno. Essa ha rivitalizzato la Chiesa dal di dentro e moltiplicato le sue aperture ecumeniche e missionarie all’esterno, impegnandola maggiormente nelle problematiche della pace e della giustizia nel mondo, nella solidarietà su scala globale e nella promozione del dialogo interreligioso. L’ecclesiologia della comunione si impone sempre più come la realizzazione concreta della Chiesa, come forza di attrazione e di evangelizzazione, quale Sacramento di salvezza, basato precisamente sul Battesimo e l’Eucaristia. Essa promuove atteggiamenti spirituali e pratici che ci permettono di vivere più profondamente ed intensamente la dipendenza della Chiesa dall’Eucaristia, e si fa anche Chiesa domestica, basata sulla famiglia, diventando la prima cellula vitale della società. In un tempo in cui stiamo assistendo a una crisi antropologica senza precedenti, caratterizzata dalla perdita di un senso del matrimonio e della famiglia, la Chiesa può e deve contare sulla risorsa della famiglia, fondata sul Sacramento del matrimonio, per far fronte alle sfide delle società secolarizzate, ha detto il cardinale Oullet. Quale Sacramento o “segno” e strumento di unione tra Dio e l’intera umanità, l’ecclesiogia della comunione è la portatrice di una realtà divina misteriosa che nessuna imagine o analogia può esprimere adeguatamente, e sul piano esistenziale, il cardinale Oullet ha affermato il futuro della missione della Chiesa passa attraverso la sua testimonianza di unità e il suo dialogo con tutta l’umanità. Oggi il cardinale Kurt Koch presenterà una visione ecumenica della relazione tra Eucaristia e comunione ecclesiale.

    Sul significato che questo Congresso eucaristico ha per la Chiesa e la società irlandese, Fabio Colagrande ha intervistato mons. John Kennedy, officiale della Congregazione per la Dottrina della Fede, originario della diocesi di Dublino:

    R. – Da circa 20 anni abbiamo sperimentato delle difficoltà, nella Chiesa, a causa degli scandali per gli abusi su minori da parte di certi sacerdoti. Questi gesti, ad opera di alcuni sacerdoti, hanno procurato così tanti danni alla Chiesa che la gente, adesso, si chiede se la Chiesa ha ancora qualcosa da offrire loro, come nel passato. Un’altra domanda riguarda anche la celebrazione o meno del Congresso eucaristico. Ma come nel passato, così in questo momento il Santo Padre, dandoci la possibilità di celebrare i 50 anni del Concilio Vaticano II, 50 anni di “Lumen Gentium”, ed anche i 50 anni del Congresso eucaristico, ci offre l’opportunità di avere la riconciliazione, la pace, e di guardare nuovamente, nell’ambito della nuova evangelizzazione, al ruolo della Chiesa, all’aspetto della fede!

    D. – In questo senso, mons. Kenendy, assume un significato particolare il tema che i vescovi irlandesi hanno scelto ed hanno poi proposto al Comitato Vaticano che l’ha approvato per questo 50.mo Congresso di Dublino: “L’Eucaristia, comunione con Cristo e tra noi”, che deriva proprio da un testo del Concilio Vaticano II, la “Lumen Gentium”…

    R. – Esattamente. E’ anche interessante vedere come, il primo giorno, il tema sia la comunione nel Battesimo, un giorno ecumenico in cui tante persone non cattoliche ma battezzate possono partecipare ad una liturgia della Parola e del Battesimo, ricordare quanto abbiamo in comune. E’ importante porre l’accento sulle cose che abbiamo in comune.

    D. – Questo è davvero un momento in cui l’Irlanda ha bisogno di riconciliazione, di questa spinta verso la comunione…

    R. – C’è una grande fame per la fede, per conoscere Cristo e per celebrare i Sacramenti. Anche nei momenti di difficoltà, la fede rimane. Forse è un po’ sepolta sotto i vari livelli di modernismo e di ricchezze. Noi abbiamo sperimentato proprio questo, in Irlanda: siamo diventati ricchissimi, in un arco di 10, 15 anni, e poi con la crisi economica siamo nuovamente diventati poveri. Ma la cosa che non passa mai è la fede.

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    Seminario a Lourdes. Mons. Zimowski: scienza e fede, alleate per l'uomo e la vita

    ◊   “Lourdes, guarigione e scienza: cosa significa essere curati oggi?” è il tema del primo Seminario scientifico internazionale che si tiene fino a domani a Lourdes, in Francia. Organizzato dall’Ufficio delle Constatazioni Mediche e dal Comitato medico internazionale della città mariana, col patrocinio del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, l’incontro ha visto stamani gli interventi - tra gli altri - dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del dicastero vaticano, e del prof. Luc Montagnier, Premio Nobel per la medicina 2008. Il servizio di Giada Aquilino:

    Scienza e fede devono “essere alleate nel servizio alla vita”, “sono chiamate ad annunciare e coltivare il vangelo della vita”, tutelando la grandezza e la preziosità di questo dono e respingendo “ogni minaccia e violenza nei confronti” della stessa. È la riflessione dell’arcivescovo Zygmunt Zimowski, stamani all’apertura del Seminario a Lourdes. In occasione del XX anniversario dell’istituzione della Giornata mondiale del Malato, voluta da Giovanni Paolo II e svoltasi per la prima volta a Lourdes nel 1993, il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ha ricordato che l’obiettivo di scienza e fede è quello di professare “apertamente il valore inviolabile di ogni persona, in qualunque fase o condizione della sua esistenza, denunciando – ha proseguito - ogni cultura di morte promossa da forti correnti culturali, economiche e politiche, portatrici di una concezione efficientistica della società”. Certo, ha riconosciuto il presule, “la relazione tra scienza e fede non sempre è stata armonica”, “non sempre” ci sono stati o ci sono “rapporti di pacifica convivenza”: eppure, secondo la Chiesa cattolica, è possibile superare le “barriere” venutesi a creare nel tempo. La comunità cristiana, ha precisato mons. Zimowski, ritiene che “la certezza di fede, che porta a proclamare l'esistenza di un Dio che benevolmente e con eleganza dà origine a tutte le cose, infonda nel cercatore della verità scientifica un entusiasmo, un ottimismo, una fiducia, una carica che possono giocare un grande ruolo positivo nei confronti dell'impegno a comprendere la realtà”. L’auspicio, soprattutto in campo sanitario, è stato quello che le industrie farmaceutiche non facciano “mai prevalere il profitto economico sulla considerazione dei valori umani”, mostrandosi “sensibili alle esigenze di quanti non godono di un'assicurazione sociale, ponendo in atto valide iniziative per favorire i più poveri ed emarginati”. Occorre quindi operare per “ridurre e, se possibile, eliminare le differenze esistenti tra i vari Continenti, esortando - ha detto l’arcivescovo Zimowski - i Paesi più avanzati perché mettano a disposizione di quelli meno sviluppati esperienza, tecnologia e una parte delle loro ricchezze economiche”. In fondo, ha concluso, scienza e fede “anzitutto devono servire l’uomo”: il loro “referente principale” è dunque l’essere umano, “la sua dignità, il suo benessere”. Proprio sull’incontro tra scienza e fede, Hélène Destombes ha intervistato il dottor Alessandro de Franciscis, presidente dell’Ufficio delle Constatazioni Mediche di Lourdes:

    "À Lourdes on apprend que il y a le mystère …".
    A Lourdes ci rendiamo conto che c’è il mistero. Al giorno d’oggi, abbiamo a disposizione tutte le conoscenze, i poteri della medicina, strumenti come la diagnostica, la risonanza magnetica, lo scanner, le analisi, tutti strumenti impensabili nel XIX secolo. Ma, allo stesso tempo, ci troviamo davanti il mistero. Questo è ciò che penso di Lourdes. Non esiste posto al mondo - e non mi riferisco al mondo della Chiesa ma al mondo in generale - dove la persona malata o con handicap occupano lo stesso posto se non addirittura il posto d’onore nella vita quotidiana. A Lourdes la presenza della religione è fortissima, ma al contempo, la città è aperta ad un’umanità non obbligatoriamente cristiana, spesso appartenente ad altri credi. Sarà forse per la semplicità del luogo o per quella che io definisco la “fisicità” del posto, la ricchezza, la cura del malato, la presenza, non lo so… A Lourdes c’è qualcosa che percepiamo come curativo e che ci insegna ad essere più umili.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani un gruppo di presuli della Conferenza Episcopale di Papua Nuova Guinea e delle Isole Salomone, in Visita “ad Limina Apostolorum”. Oggi pomeriggio riceverà in udienza il cardinale Marc Ouellet, Prefetto della Congregazione per i Vescovi.

    Negli Usa, il Santo Padre ha nominato Vescovi Ausiliari di Rockville Centre Mons. Nelson J. Perez, del clero dell’arcidiocesi di Philadelphia, finora Parroco della “Saint Agnes Parish” a West Chester, assegnandogli la sede titolare vescovile di Catro, e Mons. Robert J. Brennan, del clero della diocesi di Rockville Centre, Vicario Generale, Moderatore della Curia e Parroco della “Saint Mary of the Isle Parish” a Long Beach, assegnandogli la sede titolare vescovile di Erdonia.

    In Portogallo, il Papa ha nominato Ausiliare dell’arcidiocesi di Braga il Reverendo Sac. António Manuel Moiteiro Ramos, del clero di Guarda, finora Parroco della Cattedrale della medesima diocesi, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cabarsussi.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Ritorno al sacro: nella Messa del Corpus Domini il Papa ribadisce il valore del culto eucaristico e dell'adorazione del Santissimo Sacramento.

    Il buon uso del calcio: messaggio di Benedetto XVI per gli Europei in Polonia e Ucraina (in cultura, un articolo di Sandro Mazzola dal titolo "Con Din Don Dano fioccavano i numeri 10").

    In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: per il capo della Federal Reserve il vero pericolo mondiale non è la Cina ma il debito Ue.

    Al mondo che soffre per mancanza di pensiero: in cultura, sull'importanza del coinvolgimento delle università cattoliche nella nuova evangelizzazione, anticipazione della lectio magistralis del cardinale segretario di Stato al Collegium Maius della Pontificia Università Giovanni Paolo II, a Cracovia, dove gli viene conferito un dottorato honoris causa.

    Un articolo di Luca Possati dal titolo "Genealogia della menzogna": appena uscito in Francia un saggio di Alain Besancon sulla "Santa Russia" della tradizione e il Paese dell'utopia comunista.

    Anticipazione dell'intervento del cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, in apertura della presentazione, a Roma, del volume "Il ritratto segreto del cardinale Celso Costantini. In 10.000 lettere dal 1892 al 1958".

    Silvia Guidi ed Emilio Ranzato sullo scrittore Raymond Douglas Bradbury - morto martedì all'età di 91 anni -, autore di "Fahrenheit 451" e di "The Martian Chronicles".

    Sulle orme di Gesù Cristo abbracciando la Croce: nell'informazione religiosa, il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, sulla tumulazione del servo di Dio Nguyen Van Thuan, avvenuta l'8 giugno nella Chiesa romana di Santa Maria della Scala di cui è stato cardinale diacono.

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    Oggi in Primo Piano



    Ancora violenze in Siria, polemiche sul possibile ruolo diplomatico dell'Iran

    ◊   In Siria, ennesimo venerdì di preghiera all’insegna delle violenze. Due agenti di polizia sono rimasti uccisi nell'esplosione di un'autobomba a Qudssaya, un sobborgo di Damasco. L'artiglieria governativa, invece, ha ripreso nelle ultime ore a bombardare pesantemente alcuni quartieri di Homs, epicentro della rivolta anti-regime; anche qui si registrano due morti, questa volta civili. Gli osservatori delle Nazioni unite, respinti ieri a colpi d'arma da fuoco, dal canto loro, stanno cercando in queste ore di raggiungere il villaggio di Mazraat al-Qubeir dove sono state massacrate decine di persone, mentre continua a far discutere l’idea lanciata dall’inviato speciale di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, di creare un nuovo gruppo di contatto, con la presenza dell’Iran, per arrivare a tracciare un percorso di uscita di scena del presidente siriano Bashar el Assad. La proposta è stata aspramente criticata dagli USA. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il collega iraniano Ahmad Rafat:

    R. - Che l’Iran entri a far parte del gruppo di contatto può avere svolte positive, in quanto ha una grande influenza sulla Siria, ma che l’Iran accetti che Assad se ne vada ed al suo posto venga l’attuale gruppo dell’opposizione siriana lo vedo molto difficile anche perché l’ayatollah Khamenei, proprio qualche giorno fa, ha ribadito il sostegno ad Assad e la contrarietà ad ogni cambio di regime in Siria.

    D. - Ci sono, comunque, dei punti che potrebbero far cadere la politica dei blocchi contrapposti che siamo abituati a vedere in questi ultimi periodi?

    R. - Io credo che con quei massacri compiuti ultimamente si sia aperto un varco anche nel blocco pro-Assad, specialmente tra russi e cinesi. Se gli americani e gli occidentali potessero garantire una loro presenza come forza in Siria anche dopo Assad, secondo me il fronte opposto si sfalderebbe, in un certo senso.

    D. - Un ingresso dell’Iran nel gruppo di contatto per la Siria potrebbe favorire il programma nucleare iraniano?

    R. - L’Iran utilizza ogni possibilità diplomatica per rafforzare la sua posizione, ma io non credo che l’appoggio russo possa influenzare o influire in qualche modo, perché questo appoggio già c’era. Ricordo che i russi sono quelli che stanno aiutando l’Iran a costruire centrali nucleari.

    D. - Ahmadinejad continua ad essere indubbiamente uno dei nemici più acerrimi degli Stati Uniti: una possibile buona riuscita del negoziato per la Siria potrebbe, secondo te, far riavvicinare in qualche modo Teheran a Washington?

    R. - Teheran sta cercando, da più di un anno, di avvicinarsi o aprire un canale di dialogo con gli Stati Uniti e lo stesso sta facendo Obama. Ma il problema è che in Iran sia Ahmadinejad che il leader supremo vogliono essere ognuno l’interlocutore degli americani; questa è una lotta interna al regime che è iniziata da qualche mese e che si andrà ad intensificare nei prossimi mesi in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno.

    D. - Anche le questioni interne possono, dunque, influire nei rapporti con gli Stati Uniti?

    R. – Già influiscono in quanto, se un rapporto ci sarà, ognuno vorrà rivendicarne il merito e su questo c’è una battaglia tra Khamenei e Ahmadinejad, che da tempo sono ai ferri corti.

    D. - Oggi che tipo di ruolo realmente svolge l’Iran nell’area mediorientale?

    R. - Un ruolo importante, perché l’Iran è un elemento capace di destabilizzare molti Paesi: dall’Iraq al Libano, alla Siria, fino al Barhain. Pertanto è un ruolo che dà all’Iran importanza facendolo diventare interlocutore degli occidentali, almeno se vogliono portare una certa stabilità in Medio Oriente.

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    Entro il weekend formale richiesta di aiuti da parte di Madrid all’Ue

    ◊   La Spagna dovrebbe presentare una richiesta di aiuti all'Ue nel corso del fine settimana. E' quanto scrive l'agenzia Reuters citando fonti europee. Ieri sera era arrivata per Madrid la doccia fredda del declassamento da parte dell’agenzia di rating Fitch di ben tre livelli. La necessità della Spagna di ricorrere ad aiuti Ue è legata alla crisi del settore bancario e all'esigenza di ricapitalizzare diversi istituti, tra cui Bankia, per un fabbisogno totale stimato tra i 50 e i 100 miliardi di euro. Proprio del ruolo delle banche nella crisi Fausta Speranza ha parlato con l’economista Paolo Guerrieri, docente di Economia internazionale all’Università La Sapienza di Roma:

    R. – La crisi europea è nata dalle banche. La crisi europea è nata con un enorme indebitamento dei privati che le banche - tutte le banche, quelle della Germania, della Francia, della Spagna – in qualche modo hanno favorito. Il dissesto bancario si è poi tramutato in un dissesto dei conti pubblici e lì è nata questa crisi gemella, nel senso che la crisi dei debiti sovrani aggrava quella delle banche e quella delle banche aggrava quella dei debiti sovrani. Bisogna intervenire, naturalmente, facendo in modo che i costi del dissesto bancario non siano addossati ai contribuenti, siano essi spagnoli o siano essi europei. Ma per questo ci vorrebbe in qualche modo un meccanismo europeo che ripartisse costi e, quindi, anche un aggiustamento. Da quello che si capisce, l’intervento che si metterà in piedi per la Spagna sarà il solito, quello di dare dei soldi ad un Paese - la Spagna in questo caso e si parla di 50, 80 miliardi di euro – e alla fine sarà il Paese a doversi far carico in qualche modo di questa ristrutturazione, addossandola ai contribuenti. Non si va da nessuna parte in questo modo: si guadagna un altro po’ di tempo, per ritrovarsi con i problemi di sempre.
    D. – Con uno sguardo proprio più a lungo termine, si dice da più parti che ci vuole un’unione che sia più forte politicamente e poi un’unione bancaria e finanziaria. Finora abbiamo avuto solo moneta unica senza politiche comuni. Cosa farebbe un’unione bancaria concretamente?
    R. – Un’unione bancaria innanzitutto significa guardare ai problemi delle banche oggi in Europa, dei gruppi bancari, come ad un problema europeo. La dimensione di questi gruppi va ben oltre le dimensioni di un singolo Paese; significa in qualche modo intervenire nelle banche che sono praticamente, di fatto, fallite, non addossando i costi ai contribuenti, ma facendoli poi pagare a chi quei debiti ha permesso che si accumulassero e fossero soprattutto dei debiti inesigibili. Significherebbe quindi la possibilità di avere tempo di una ristrutturazione fatta non per salvare la lobby finanziaria di un Paese, ma per rimettere in piedi un efficiente sistema bancario europeo. E’ difficilissimo perché le gelosie nazionali, ma soprattutto gli interessi delle lobby nazionali, finanziarie, hanno di fatto finora impedito e continuano a impedire che si faccia questo passo verso una maggiore integrazione sul piano del sistema bancario, che è fondamentale però, perché siamo arrivati ormai all’ultima fase di una crisi che è peggiorata a vista d’occhio e non troverà a breve una soluzione nei soliti modi di rimandare la soluzione dei problemi.
    D. – Di fronte a questa richiesta di un’unione bancaria, il premier italiano Monti spinge; però, ha sottolineato: “definiamola unione finanziaria”. Qual è la differenza?
    R. – Innanzitutto c’è da stabilire un fatto: l’unione bancaria non si realizza in una settimana. Qui è importante che ci sia una volontà politica espressa, dichiarata, di voler arrivare ad un vero e proprio sistema bancario e finanziario integrato. Il che significa naturalmente che il sistema bancario in Europa fa parte dell’intermediazione finanziaria. E’ una parte importante, ma non tutta. Allora significa sempre di più: abbiamo creato l’euro, abbiamo creato una sola moneta, l’euro ha creato questo mercato finanziario europeo, che era molto integrato fino alla crisi, e dobbiamo non solo salvaguardarlo, ma rafforzarlo. Parlare oggi di un’unione finanziaria significa ad esempio evitare quello che sta succedendo: la rinazionalizzazione dei mercati finanziari. Le banche italiane prestano i soldi ad imprenditori italiani e così avviene in Germania e così avviene in Spagna e poi vengono salvate. Quindi, il richiamo ad un’unione bancaria, ma in realtà ad un’unione finanziaria, è questo: fermiamo questa rinazionalizzazione, dandoci naturalmente degli strumenti di governo nel mercato finanziario europeo, altrimenti è un semplice auspicio che lascerà il tempo che trova.

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    Legge 194 al vaglio della Consulta. D'Agostino: serve un diritto europeo a difesa della vita

    ◊   Le legge 194 sull’aborto sarà al vaglio della Consulta il prossimo 20 giugno a seguito del ricorso presentato dal tribunale di Spoleto lo scorso gennaio che ha chiesto l’esame di costituzionalità della norma dopo la domanda di una minorenne di abortire senza coinvolgere i genitori. In particolare l’articolo invocato, su cui la Consulta è chiamata a pronunciarsi è il n. 4 che però non riguarda le minorenni. Dunque la questione al vaglio è ben più ampia come spiega, al microfono di Gabriella Ceraso, il presidente dell'Unione Giuristi Cattolici italiani, Francesco d’Agostino:

    R. - L’articolo della Legge 194 che riguarda le minorenni è l’articolo 12. L’articolo 4 riguarda, invece, tutti gli aborti di minorenni e di maggiorenni, compiuti nei primi 90 giorni di gravidanza.

    D. - Quindi il caso in esame potrebbe avere conseguenze sull’intero impianto della legge?

    R. - Esatto. Il giudice ha chiesto alla Corte Costituzionale di valutare se la grande discrezionalità che è riconosciuta alle donne che chiedono un aborto legale nei primi 90 giorni di gravidanza, è giustificata o no. Attualmente, in base all’articolo 4, un aborto è consentito quando la gravidanza comporta un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna. Attenzione però: questo pericolo va letto in relazione non solo allo stato di salute della donna, ma anche alle sue condizioni economiche, sociali e familiari o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento.

    D. - Nel caso di una minorenne, si è arrivati al giudice tutelare seguendo un iter stabilito da questa legge. Questo giudice ha ritenuto che la norma della legge 194 sarebbe in contrasto con quanto previsto dalla Corte di Giustizia Ue il 18 ottobre del 2011 e poi in contrasto anche con altri articoli della Costituzione sulla tutela dei diritti inviolabili dell’uomo, dei diritti alla salute, del diritto all’assistenza sanitaria ed ospedaliera. Che cosa significa questo?

    R. - Significa che la Corte europea di giustizia, pochi mesi fa, ha elaborato una sentenza che è davvero rivoluzionaria perché ha riconosciuto che il principio della dignità umana si applica ad ogni individuo umano sin dal concepimento, quindi ai nascituri e agli embrioni stessi. Così la Corte europea di giustizia ha, in qualche modo, revocato in dubbio il principio su cui si era mossa la Corte costituzionale italiana tanti anni fa per giustificare la costituzionalità della legge sull’aborto, quando aveva stabilito che tra gli interessi della donna - che è persona - e gli interessi del nascituro - che persona deve ancora diventare - dovrebbero legittimamente essere considerati prevalenti gli interessi abortivi della donna. Questo argomento non vale più, perché la differenza tra donna e nascituro dal punto di vista della dignità personale è stata negata dalla Corte europea di giustizia.

    D. - Dato che la Corte europea ha un parere vincolante, secondo lei, quale sarà la posizione della Corte Costituzionale a questo punto?

    R. - La Corte Costituzionale italiana dovrebbe aver il coraggio di leggere nella sentenza della Corte europea di giustizia non tanto un dispositivo garante del nostro ordinamento, perché non è così, ma un principio di civiltà giuridica o, se si vuole, un messaggio di civiltà giuridica, che la Corte europea di giustizia ha mandato a tutti i Paesi europei. Se la Corte costituzionale si muoverà in questo senso, avremo la prova che sta realmente nascendo un diritto europeo condiviso da tutti i Paesi del nostro continente; altrimenti dovremmo, con tristezza, prendere atto che siamo ancora molto lontani dal condividere valori unificanti a livello europeo.

    D. - L’aborto rimarrà lecito, ma la donna potrebbe trovarsi nella posizione di giustificare la sua volontà con motivazioni più sostenute, secondo lei?

    R. - Sicuramente il punto debole - alcuni dicono: l’ipocrisia - dell’attuale legge italiana sull’aborto sta nel fatto che si riconosce un aborto legale alla donna, quando la donna invoca ragioni di salute, e questo potrebbe anche essere accettabile; ma subito si riconducono queste ragioni di salute a motivazioni di carattere economico sociale, che molto spesso con la salute non hanno assolutamente niente a che fare. È su questo nodo che dovremmo intervenire con onestà intellettuale, indipendentemente dall’impulso che potrebbe essere dato dalla Corte europea di giustizia.

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    La Cei sul piano famiglia del governo: un segno positivo, ma bisogna fare di più

    ◊   Ieri, l’approvazione del piano famiglia da parte del governo italiano. "L'obiettivo - ha spiegato l’esecutivo - è garantire centralità e cittadinanza sociale alla famiglia attraverso una strategia di medio termine che supera la logica degli interventi disorganici e frammentari avuti sino a oggi". Alessandro Guarasci ha sentito l’opinione di don Paolo Gentili, direttore dell’ufficio per la pastorale della famiglia della Cei:

    R. – Questo del governo è un segno fortemente positivo in questo momento, perché vuol dire portare a termine tutto un lungo percorso – affrontato anche dai due governi precedenti – ancora, però, inconcluso. C’è certamente bisogno di un passo in più, nel senso che siamo ancora un po’ lontani dal vero e proprio “fattore-famiglia”, come proposto dal Forum delle associazioni familiari, cioè dove la famiglia è un autentico fattore di sviluppo e, quindi, viene considerata la vera risorsa della società.

    D. – Nei prossimi mesi, lei si attende anche un intervento del governo più fattivo, dal punto di vista economico, per trovare maggiori risorse da dare alle famiglie?

    R. – Ci sono Paesi, in Europa, dove il terzo figlio diventa un fattore di benessere e di ricchezza per gli altri componenti del nucleo familiare. Questo, purtroppo, ancora non avviene in Italia. Lo stiamo aspettando, anche perché il decremento demografico che stiamo vivendo sta facendo invecchiare in tutti i sensi la società e, di certo, mostra un futuro particolarmente nebuloso. Investire sulla famiglia, quindi, vorrebbe dire avere il vero futuro di speranza, quello che abbiamo vissuto e sperato insieme a Milano.

    D. – Un maggior impegno economico vuol dire anche dare un impulso ad un maggior impegno culturale a favore della famiglia?

    R. – Assolutamente sì, perché significa riconoscere il principio presente nell'articolo 29 della Costituzione, per cui la famiglia fondata sul matrimonio è il vero fattore di sviluppo. La cultura si vive innanzitutto a partire proprio da quel legame familiare che diventa occasione di sperimentare il dono di sé. E’ la mamma che si dona per il bambino, è il papà che si dona per il proprio figlio e che, insieme, possono donarsi per il futuro della società.

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    Dramma dei migranti in Messico: testimonianza di un sacerdote minacciato di morte perché li difende

    ◊   Ha 67 anni, e da sempre lavora in difesa dei migranti centroamericani che attraversano il Messico nel tentativo di arrivare negli Stati Uniti. Padre Alejandro Solalinde Guerra è un sacerdote cattolico che dal 2007, nello Stato di Oaxaca, nel sud, uno dei più poveri del Paese, dirige il rifugio per migranti “Hermanos en el Camino”. Da lui arrivano honduregni, guatemaltechi, salvadoregni, nicaraguensi, tutti alla ricerca di assistenza umanitaria e di ristoro. Sono migliaia i migranti, tra loro anche donne e bambini, che sistematicamente in Messico sono vittime di sequestri di massa, di torture, stupri e uccisioni da parte del crimine organizzato, che in alcuni casi agisce in collusione con polizia e pubblici ufficiali. In soli sei mesi, da aprile a settembre 2010, sono stati sequestrati 11.333 migranti. Al fianco di padre Solalinde, che ha ricevuto diverse minacce di morte, si sono schierati Amnesty International e Peace Brigades International, che hanno chiesto alle autorità messicane la sua protezione. Francesca Sabatinelli ha intervistato padre Alejandro Solalinde:

    R. - El Mexico…
    Il Messico sta vivendo una crisi molto difficile, soprattutto per la violenza generata dalla guerra contro il narcotraffico, ma anche per la corruzione delle istituzioni, e per l’impunità che si vive. I migranti soffrono la violenza di questo difficile Messico.

    D. – Chi sono le persone che esercitano violenza sui migranti?

    R. – Son todas aquellas personas que forman...
    Sono tutte quelle persone che fanno parte della delinquenza organizzata, membri dei cartelli della droga, ma tra loro ci sono anche poliziotti, agenti dell’immigrazione e funzionari pubblici. La delinquenza organizzata si è ormai infiltrata nel 75 per cento della struttura nazionale. Non dico che ci sia complicità da parte di tutto il governo, ma c’è da parte di molti funzionari.

    D. – Lei denuncia torture, sparizioni, sequestri, e la continua violenza sessuale sulle donne…

    R. – Sí, sobretodo con las mujeres...
    Sì, soprattutto alle donne accade qualcosa di orribile. Non è tanto una violenza per soddisfare l’istinto, ma è un odio di genere. Il Messico è lo Stato con il maggior numero di donne assassinate. Anche tra i giornalisti, che sono nel mirino di questi criminali (finora ne sono stati uccisi 107 - ndr), il numero maggiore di vittime è tra le donne.

    D. – Nessuno nel suo Paese riesce a quantificare il numero degli scomparsi, una cifra molto alta. Sappiamo però che sono migliaia le persone che vengono rapite ogni anno con richiesta di riscatto: chi è che paga?

    R. – A un familiar, a un contacto de Estados Unidos...
    Un familiare o un contatto negli Stati Uniti si incaricano di trovare i soldi e di pagare il riscatto. Il sequestrato, che prima del rilascio subisce violenza e tortura, deve poi trovarsi un lavoro per ripagare quel debito. Il riscatto alla fine deve pagarlo la persona che era stata sequestrata.

    D. – La sua associazione, “Hermanos en el camino” sostiene e accoglie i migranti. Chi arriva da voi e in che condizioni?

    R. – Bueno, vienen muy cansados...
    Arrivano molto stanchi, sono tutti poveri e la maggior parte di loro sono giovani che lasciano la loro casa e la loro terra per poter studiare, lavorare o per scappare dalla violenza. Arrivano da noi dopo aver magari trascorso ore e ore in cima ad un treno da carico, sotto la pioggia, sotto il sole, esposti al freddo. Arrivano affamati, assetati, a volte senza vestiti, senza denaro.

    D. – Lei continua a difendere i migranti, nonostante ormai da tempo riceva minacce di morte. Ma non ha paura?

    R. – De hecho toda mi vida...
    Di fatto tutta la mia vita è stata a rischio. Negli ultimi due mesi ho ricevuto 6 minacce di morte. I miei superiori, ma anche Amnesty International e Peace Brigades International, mi hanno chiesto di ritirarmi per un periodo e ho accettato, anche per riposarmi un po’, fino al 3 luglio. Nel frattempo andranno avanti le indagini per scoprire chi sta pagando i sicari per uccidermi, perché si tratta di politici. Ma non ho paura, la mia vita è nelle mani di Dio. Non sono preoccupato per me stesso, ma per i migranti, e per la situazione che si vive in Messico. Mi domando: quando supereremo la crisi? E non solo quella economica, ma anche quella morale! Un buon segnale arriva dai giovani messicani, loro sono una vera forza che dice ‘no’ a questo Messico. Vogliono il cambiamento e stanno lavorando per ottenerlo. La maggior parte di loro è cattolica e rappresenta il futuro, anche della nostra Chiesa.

    D. – Ha appena concluso un giro in alcuni Paesi europei per denunciare quello che sta accadendo in Messico, ma che cosa si aspetta dall’Europa?

    R. – La primera, que Europa tambien...
    Che faccia la sua parte con i suoi immigrati, che risolva i loro problemi, che si ricordi che sono nostri fratelli, che sono la presenza di Gesù. Noi siamo troppo lontani perché l’Europa ci possa aiutare, però che almeno sostenga chi entra nei suoi confini.

    D. – Nel suo recente viaggio in Messico, il Papa ha lanciato un appello contro la violenza nel Paese. Come si può interpretare il messaggio di Benedetto XVI?

    R. – Yo pienso que la voz del Papa...
    Io penso che la voce del Papa sia sempre una voce forte, da tradurre in azioni concrete. Cosa possiamo fare? Abbassarci ed ascoltare le persone, i giovani, le donne, uscire per la strada e vivere la realtà di ciò che ci circonda. Questo credo sia quello che dobbiamo fare.

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    Angeli e Demoni, tema della 67.ma Sagra musicale umbra

    ◊   Angeli e i Demoni è il tema quest’anno della 67.ma Sagra musicale umbra presentata oggi a Perugia e al via il 7 settembre prossimo. In programma 10 concerti nei luoghi più belli della regione, tra cori infernali e armonie angeliche, con alcune importanti rarità, tra cui la prima assoluta della cantata Amphion di Luigi Cherubini. Inaugurazione affidata alla Royal Philarmonic Orchestra diretta da Charles Dutoit, a cui si alterneranno, fino al 15 settembre, tra gli altri, la Kölner Akademie, il Saint Jacob’s Chambre Choir di Stoccolma, il piano di Maurizio Baglini, la voce di Alessandro Corbelli e i solisti di Perugia. La scelta del tema nelle parole del direttore della Sagra Alberto Batisti. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. – E’ un tema che per esempio nella storia dell’arte, dell’arte figurativa, è importantissimo; nella letteratura, naturalmente, anche. Ma il confronto tra bene e male, tra i diversi messaggeri dell’umanità e della spiritualità, mi è sembrato particolarmente avvincente e degno di essere indagato.

    D. – Quindi, dieci concerti in cui questi due elementi sono a confronto. Ma la musica – penso ad una “Canzone di Mefistofele”, penso alle “Suggestioni diaboliche”, alla “Danza macabra”, ha delle scelte particolari nel suo linguaggio, per raccontare il diabolico? Intendo, dinamiche, timbriche armoniche o si tratta solo di titoli?

    R. – No, no: sicuramente, innanzitutto ci sono delle tonalità che sono squisitamente diaboliche. Per esempio il re minore, se non diabolica è comunque metafisica, nel senso di un sacro terrore di fronte al mistero, di fronte all’aldilà. Così anche il modo di scrivere “ritmicamente agitato e scomposto” attraverso la sincope, per esempio, e anche l’uso della dissonanza.

    D. – Allora, quali le pagine più evocative sul tema guida dell’edizione, secondo il direttore della Sagra?

    R. – Sicuramente, le Cantate di Bach per la festa di San Michele Arcangelo, che mettono in scena la lotta tra l’angelo e il dragone. Anche questo oratorio di Carissimi di Dives malus dove figurano turbe demoniache, così come invece la Maddalena – altro oratorio seicentesco romano di Domenico Mazzocchi- dove la Maddalena incontra l’Angelo davanti al sepolcro vuoto del Cristo … E, ovviamente, per quanto riguarda la vocazione di questa edizione in particolare, il tema più avvincente è il concorso internazionale di composizione di musica sacra “Francesco Siciliani”:il Pontificio Consiglio della Cultura, ha voluto lanciare questo tema del “Credo” degli Apostoli come sfida per una nuova musica liturgica contemporanea.

    D. – In programma anche un’intera serata nella chiesa di San Bevignate, che è una chiesa sconsacrata del Duecento dei Templari, un concerto dedicato alla produzione rituale musicale massonica di Cherubini e di Mozart … in che modo si inserisce nel programma…

    R. – E’, come dire, un’altra ritualità. Il diavolo, in questo caso, sarebbe la massoneria ma senza nessuna voglia di offendere nessuno. E abbiamo questa opportunità straordinaria di eseguire per la prima volta nella storia – mai stata eseguita, nemmeno ai tempi dell’autore! – la cantata Amphion di Luigi Cherubini.

    D. – Altro spunto interessante è quell’apertura alla spiritualità ebraica che c’è nel programma: sarà la giornata del 13 settembre …

    R. – Una serata totalmente angelica: sono visioni spirituali che mettono a confronto un’ispirazione squisitamente cristiana, come quella di Arvo Part, con due compositori israeliani – Boaz Avni e Ben Ofer Amots– e le loro opere che richiedono addirittura, nel caso di quella di Amots, una voce sinagogale. Credo che la Sagra abbia necessità di aprire anche alle più disparate forme di spiritualità espresse in musica.

    D. – Ma non è solo la musica, perché la serata dedicata ai Santi e ai peccatori nel cinema muto farà entrare di prepotenza anche il film nell’ambito della Sagra …

    R. – Devo ringraziare la Filmoteca Vaticana per aver messo a disposizione queste rarità, come la “Jeanne d’Arc” di Albert Capellani del 1908: una prima, primissima Giovanna d’Arco cinematografica, ma soprattutto il primo San Francesco del cinema di Enrico Guazzoni, del 1911, testimonianze davvero preziose degli albori della storia del cinema. E poi, questo capolavoro pochissimo conosciuto, almeno dalle nostre parti, di Carl Theodor Dreyer, del 1920, che ci richiama invece il tema infernale: “Pagine del libro di Satana”. Io vorrei che il pubblico capisse quanta infinita materia di rappresentazione dell’umano, del suo eterno confronto con il divino ci sia nel repertorio musicale …

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Guatemala: in migliaia per l'estremo saluto al cardinale della pace, Quezada Toruño

    ◊   “Chiediamo al cardinale Quezada che ci guidi nel nostro cammino, poiché ci ha fatto un lascito”: così si è espresso mons. Oscar Vian Morales, arcivescovo di Guatemala, presiedendo le esequie del cardinale Rodolfo Quezada Toruño nella cattedrale metropolitana di Città del Guatemala gremita di fedeli. A migliaia si sono voluti riunire per l’estremo saluto al porporato scomparso lunedì a 80 anni, spargendo petali di fiori e coriandoli di vari colori al passaggio del feretro, poi inumato in una cripta della cattedrale. Presente - riferisce l'agenzia Misna - anche il presidente Otto Pérez che ha ricordato il ruolo di spicco ricoperto dal cardinale nei negoziati di pace che nel 1996 misero fine a 36 anni di guerra civile. “Credo che in gran parte dobbiamo a lui la fine del conflitto armato. Fece un grande sforzo per far sì che le trattative si facessero con le parole e non con le armi” ha detto Pérez, generale a riposo dell’esercito. Presidente della Conferenza episcopale tra il 1988 e il 1992, insieme a mons. Juan José Gerardi Conedera, vescovo ausiliare di Guatemala – brutalmente assassinato il 26 aprile 1998 da due militari – fu il conciliatore ufficiale tra il governo e la guerriglia della Unidad Nacional Revolucionaria. Rinunciando al suo incarico di arcivescovo metropolitano il 2 ottobre 2010, il porporato scrisse una lettera di congedo in cui ricordò l’importanza di battersi per la tutela dei diritti umani di “migliaia di persone che vivono stipate in baracche e degli indigeni di tutte le etnie che vivono nelle città cercando un futuro”. (R.P.)

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    Pakistan. Attentato contro un autobus a Peshawar: 18 morti e 40 feriti

    ◊   Il terrorismo continua a mettere in ginocchio il Pakistan. Teatro di un feroce attacco oggi la città di Peshawar, dove l’esplosione di una bomba ha provocato la morte di 18 persone e il ferimento di altre 40, alcune in modo grave. L’ordigno, forse attivato a distanza da un telecomando sarebbe esploso al passaggio di un autobus sul quale viaggiavano dipendenti del governo della provincia di Khyber. L’attentato non ancora rivendicato, arriva all’indomani delle accuse lanciate dal segretario di Stato americano Clinton e dal capo del Pentagono Leon Panetta ad Islamabad di non fare abbastanza per combattere il terrorismo legato alla rete di Al Qaeda e a quella di Haqqani. Proprio oggi la dura replica del governo pachistano che punta nuovamente il dito contro i raid statunitensi, l'ultimo dei quali costato la vita a 17 civili, definendoli illegali. Su questo anche l’intervento delle Nazioni Unite. A conclusione della sua visita nella capitale pachistana, l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritto Umani, Navi Pillai, ha detto che “le incursioni aeree con i droni sollevano seri dubbi sul rispetto del diritto internazionale” quindi ha auspicato un’indagine indipendente dell’ Onu sulle operazioni contro i covi talebani nelle regioni tribali. (A cura di Cecilia Seppia)

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    Pakistan: dopo l'attentato a Quetta la Chiesa chiede pace e fine della violenza

    ◊   Una bomba è esplosa ieri davanti al cancello di una scuola religiosa islamica (madrasa) a Quetta, capitale delle provincia pakistana del Beluchistan. Il bilancio della potente deflagrazione è di 15 morti e 51 feriti, fra i quali diversi giovani studenti e alcuni bambini, trasportati negli ospedali della città. “La violenza settaria e il terrorismo imperversano. Condanniamo tali azioni che uccidono innocenti e hanno un assoluto disprezzo della vita umana. Come cristiani continuiamo a chiedere la fine della violenza” ha commentato in un colloquio con l’agenzia Fides padre Inayat Gill, pro-vicario apostolico di Quetta. “E' urgente ristabilire il pieno rispetto della dignità e dei diritti umani in questa provincia, dove il contesto sociale e politico è così difficile e delicato” ha aggiunto il pro-vicario. “Ogni domenica preghiamo intensamente per la pace e la giustizia”. La provincia del Beluchistan è da mesi al centro del dibattito politico nazionale, in quanto vi si registra una violenza settaria che negli ultimi anni ha causato oltre 550 atti terroristici, mentre oltre 100.000 persone hanno abbandonato la provincia a causa di insicurezza e disordini. La violenza è di carattere sociale e politico e tocca il rapporto fra la comunità maggioritaria, i beluci musulmani sunniti, e quella minoritaria, gli hazara di religione musulmana sciita. Inoltre da circa 40 anni nella provincia, ricchissima di risorse naturali, è attiva una guerriglia indipendentista, a cui il governo risponde con un massiccio stanziamento di militari, i “Frontier Corps”. I cristiani nel distretto di Quetta sono, nel complesso circa 70mila, fra i quali circa 40mila cattolici, perlopiù immigrati da altre aree del Paese. La comunità cristiana, generalmente, non è coinvolta nè toccata dalla violenza. (R.P.)

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    Sudan: conclusa senza un accordo la prima fase dei colloqui tra Juba e Khartoum

    ◊   Si è concluso senza un accordo sulla creazione di una zona smilitarizzata lungo la frontiera comune, il primo turno dei colloqui di pace tra Sudan e Sud Sudan in corso in questi giorni ad Addis Abeba. Le delegazioni dei due Paesi hanno lasciato la capitale etiopica dove dovranno rincontrarsi tra due settimane. Nel frattempo, il mediatore africano Thabo Mbeki si recherà a New York per informare il Consiglio di Sicurezza Onu sui dettagli del negoziato. L’iniziale ottimismo dei mediatori sull’incontro, che sembrava potesse sbloccare l’attuale situazione di stallo, è stato demolito dalle controversie sorte attorno alle mappe da utilizzare per tracciare un confine su cui delineare la ‘zona cuscinetto’. La proposta di una cartina geografica abbozzata dai responsabili dell’Unione Africana lungo i confini del 1956 ma che lasciava indefinita l’attribuzione di alcune aree contese, è stata rifiutata dalla delegazione di Juba. I rappresentanti di Khartoum accusano il Sud Sudan di avanzare nuove rivendicazioni territoriali, la più importante delle quali riguarderebbe il giacimento petrolifero Heglig. Il sito è considerato di vitale importanza per l’economia del Sudan, sprofondata in una crisi senza precedenti dopo la separazione delle regioni meridionali ricche di idrocarburi. L’esercito del Sud Sudan aveva temporaneamente occupato Heglig durante il recente conflitto di frontiera. (R.P.)

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    Sudan: ultimato il ponte aereo, trasferite 12mila persone da Nord a Sud

    ◊   Sono terminati ieri i voli da Khartoum a Juba, avviati tre settimane fa dall’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (Iom) per trasferire i sud sudanesi presenti nei territori del Nord Sudan che erano stati considerati dal governatore locale una “minaccia per la sicurezza”. Attraverso 79 voli sono state trasferite 12mila persone, ma sarebbero ancora 350.000 i sud sudanesi ancora presenti al nord, secondo le stime delle Nazioni Unite. Dopo l’indipendenza del sud – riferisce l’agenzia Misna – dichiarata lo scorso luglio, c’era stata l’intenzione da parte dei governi di regolarizzare la presenza dei cittadini provenienti dal territorio vicino, migrati in massa a causa dei conflitti e della guerra civile degli ultimi decenni. Jill Elke, capo dello Iom, sostiene che, invece, “i due governi hanno messo in atto legislazioni contrastanti perché, se per ottenere la cittadinanza sud sudanese basta avere un antenato, anche di tre generazioni passate, nato nelle regioni meridionali, al nord un cittadino con genitori misti, e sono tanti, viene considerato uno straniero”. L’obiettivo al momento è quello di scongiurare nuovi conflitti e trovare un accordo politico per risolvere le questioni irrisolte della separazione. (A.C.)

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    Venezuela: il nunzio chiede di rafforzare il dialogo Chiesa-Stato

    ◊   Il vice Presidente del Venezuela, Elias Jaua, e il Ministro degli Esteri, Nicolas Maduro, si sono incontrati mercoledì scorso con il nunzio apostolico in Venezuela, l'arcivescovo mons. Pietro Parolin, al fine di rafforzare le relazioni tra il governo nazionale del Venezuela e la Santa Sede. Jaua ha detto che "la riunione è stata chiesta dal Presidente come parte della revisione delle relazioni con i diversi Stati con i quali il Venezuela intrattiene rapporti, così abbiamo esaminato i rapporti tra il Vaticano e lo Stato venezuelano, una conversazione sulla situazione del Paese e sul processo elettorale che stiamo vivendo, cosa che corrisponde allo sviluppo di un normale rapporto tra le due istituzioni". Da parte sua - riferisce l'agenzia Fides - l’arcivescovo mons. Parolin ha dimostrato apprezzamento per la riunione: “Ritengo che faccia parte del dialogo da realizzare tra il Vaticano e il Venezuela, qui siamo a livello diplomatico, siamo rappresentanti del Santo Padre, ma anche questo corrisponde al quadro del dialogo con la Chiesa cattolica, quindi sono davvero grato e in attesa che questo esercizio di dialogo possa continuare ed essere rafforzato". (R.P.)

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    Rapporto Unicef: polmonite e dissenteria uccidono ogni anno milioni di bambini

    ◊   Esiste una grave disparità nel mondo nei trattamenti sanitari e nella cura preventiva di malattie come diarrea e polmonite. Se i piccoli dei 75 Paesi dove si registra il tasso di mortalità infantile più elevato venissero curati alla stessa maniera del 20% dei loro coetanei che vivono nei Paesi occidentali, ne morirebbero almeno due milioni in meno. A lanciare l’allarme il Rapporto Unicef 2011, ripreso dall’agenzia Fides, che insiste su pochi accorgimenti da prendere per ribaltare cifre tristemente drammatiche. In primo luogo l’accesso all’acqua potabile, ai servizi igienico-sanitari, ai vari programmi di vaccinazioni quindi una buona alimentazione, in particolare nel periodo dell’allattamento materno. Nonostante i passi avanti fatti nel settore sanitario, infatti, secondo gli esperti, meno del 40% dei piccoli con meno di sei mesi nei Paesi in via di sviluppo, si nutre esclusivamente di latte materno, fondamentale per assicurare una buona salute. Inoltre solo il 60% dei bambini malati di polmonite ha la possibilità di essere curato in un Centro medico specializzato, meno del 50% nel caso dell’Africa subsahariana. Gli esperti dunque sostengono che se tutta la popolazione infantile dei Paesi più poveri vivesse nelle stesse condizioni di vita di quelli più ricchi, si registrerebbe una riduzione del 30% delle morti per polmonite e del 60% per diarrea. Il 90% si concentra tra le popolazioni più povere dell’Africa subsahariana e del sudest asiatico. (C.S)

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    Giornata Mondiale degli Oceani per migliorarne la gestione e la conservazione

    ◊   Quest’anno la Giornata Mondiale degli Oceani si celebra nello stesso giorno - l'8 giugno - che segna una tappa importante per la comunità internazionale: il 30mo anniversario della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare. Quando la Convenzione fu firmata il 10 dicembre 1982, fu giustamente definita una “costituzione per gli oceani”. Plasmata attraverso un processo negoziale tra più di 150 Stati, il trattato è un monumento vivente alla cooperazione internazionale. "L’adozione della Convenzione sul Diritto del Mare - scrive il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon nel suo Messaggio in occasione dell'odierna Giornata degli Oceani - ha segnato la storia dei trattati. Con 320 articoli e 9 allegati che coprono tutti gli aspetti degli oceani e dell'ambiente marino, la Convenzione stabilisce un delicato equilibrio tra diritti e doveri. La tutela degli oceani e delle coste è tra gli obiettivi principali della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile, che si terrà a Rio de Janeiro tra soli 12 giorni. La Convenzione - ribadisce il Segretario generale dell'Onu - contribuisce a tale obiettivo attraverso le sue disposizioni, che includono conservazione dell'ambiente marino, ricerca scientifica marina e trasferimento della tecnologia marina. Occorre fare di più - avverte Ban Ki-moon - per gli oceani del nostro pianeta, minacciati da inquinamento, esaurimento delle risorse legate alla pesca, impatto del cambiamento climatico e del deterioramento dell'ambiente marino. Rio +20 deve mobilitare Nazioni Unite, governi e altri partner per migliorare la gestione e la conservazione degli oceani attraverso iniziative che frenino la pesca eccessiva, che migliorino la protezione dell'ambiente marino e riducano l'inquinamento dell'oceano e l'impatto del cambiamento climatico. Non potrebbe esserci modo più adatto per commemorare la Giornata Mondiale degli Oceani che quello di ratificare la Convenzione sul Diritto del Mare da parte di tutti i Paesi che ancora non lo hanno fatto. Facciamo che il 2012 diventi un’altra pietra miliare per gli oceani mondiali, così da poter salpare verso il futuro che vogliamo", conclude il Segretario generale dell'Onu nel suo messaggio. (R.P.)

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    Perù: nel conflitto minerario la Chiesa invoca il dialogo

    ◊   La Chiesa cattolica denuncia la polizia di averla ingiustamente accusata di aver istigato le violente manifestazioni antiminerarie verificatesi nella provincia meridionale di Espinar, dove la scorsa settimana sono stati uccisi due manifestanti. “Siamo stati accusati di essere violenti, di provocare la manifestazione nella città di Espinar. Queste sono accuse false e oltraggiose” ha detto il Vicario generale della prelatura di Sicuani, padre Eduardo Adelmann. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, i rappresentanti del vicariato di Sicuani, del vicariato della Solidarietà e della Commissione di Azione Sociale della Conferenza episcopale peruviana, hanno parlato durante una conferenza stampa tenuta a Lima, dove hanno sottolineato che "la loro voce è quella della Chiesa". Hanno anche manifestato la loro sorpresa per l'arresto ad Espinar di due collaboratori del vicariato della Solidarietà, accusati dalla polizia di portare munizioni in un veicolo dell'istituzione. Il vicario generale della prelatura di Sicuani, padre Adelmann, ha osservato che la Chiesa è costantemente preoccupata per il benessere della popolazione, e mantiene anche buoni rapporti con la società mineraria svizzera Xstrata. I residenti e le autorità di Espinar chiedono quindi alla società mineraria di valutare accuratamente l'impatto ambientale provocato dalle operazioni di estrazione del rame a Tintaya e di aumentare dal 3% al 30% il suo contributo volontario alla comunità. Le proteste della scorsa settimana ad Espinar hanno causato decine di feriti e di arresti, tra cui il sindaco Oscar Mollohuanca, e hanno portato alla dichiarazione dello stato di emergenza per 30 giorni. Il presidente della Conferenza episcopale peruviana, mons. Salvador Piñeiro, parlando ad una agenzia di informazione del Paese, ha esortato ad intraprendere la via del dialogo, ed ha chiesto alla popolazione di dialogare con i rappresentanti del governo per risolvere definitivamente il problema, riferendosi esplicitamente ai due luoghi in conflitto: per il Progetto Conga, Cajamarca e la città di Espinar, Cusco. (R.P.)

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    Forum cattolico-ortodosso: “La fede comune può rispondere alla crisi”

    ◊   Si conclude oggi a Lisbona il Forum europeo cattolico-ortodosso, dal titolo “La crisi economica e la povertà: sfide per l’Europa di oggi”, tema sul quale si sono confrontati per tre giorni i rappresentanti delle Conferenze episcopali europee e dei Patriarcati e Chiese ortodosse in Europa. Il card. Péter Erdő, presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee, che ha presieduto le sessioni di lavori, in un’intervista all’agenzia Sir afferma che l’incontro ha cercato risposte alla luce della fede comune, perché “è diventato chiaro che anche sul tema della crisi economica e della povertà, le fedi cattolica e ortodossa hanno la stessa base per affrontare queste difficoltà”. È necessario rafforzare la famiglia, ha poi commentato, “come luogo di socializzazione dove la persona impara la responsabilità e il rispetto verso l’altro, l’amore”. Inoltre occorre valorizzare “il lavoro umano come valore e come fonte di benessere” e “approfondire la nostra responsabilità nei confronti della comunità”. Di assunzione di responsabilità parla anche Gennadios di Sassima, metropolita del patriarcato di Costantinopoli, per il quale la Chiesa “condivide questa sofferenza del suo popolo. Usa tutti gli strumenti materiali a sua disposizione per rispondere alla richiesta di aiuto ai poveri e a quelli che sono divenuti poveri, ma – conclude – ci sono anche altri strumenti a cui la Chiesa fa riferimento: la fede, la speranza e il ritorno alle radici della vita spirituale”. (A.C.)

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    Pakistan sotto osservazione su diritti umani e minoranze religiose

    ◊   Aumentare gli sforzi per proteggere i diritti umani, approvare leggi su questioni cruciali come la tortura, l'istruzione e i diritti delle donne: è quanto ha chiesto al governo pakistano l’Alto Commissario Onu per i Diritti umani, Navi Pillay, a conclusione di una visita di quattro giorni nel Paese (4-7 giugno). “Tutti i diritti devono essere garantiti a tutte le persone in Pakistan, indipendentemente dal loro sesso, religione, gruppo sociale” ha rimarcato, notando che il Pakistan ha compiuto alcuni progressi ma “ha una lunga strada da percorrere in altri settori”, per un maggiore rispetto dei diritti umani, in particolare per quanto riguarda le minoranze religiose. Ieri - riferisce l'agenzia Fides - Navy Pillay ha avuto anche un incontro diretto con Paul Bhatti, Consigliere Speciale del Primo Ministro per l’Armonia nazionale, discutendo delle questioni che toccano, in particolare, le minoranze religiose e i programmi sociali. Come riferito all’Agenzia Fides, Bhatti ha affermato che “il governo sta prendendo tutte le misure possibili per affrontare problemi come la povertà, l'analfabetismo e l'intolleranza”, invitando la comunità internazionale a collaborare con il Pakistan “per stabilire la pace, promuovere l'armonia interreligiosa”. Bhatti ha ricordato l’esistenza di una “Commissione Nazionale per le Minoranze religiose” e il suo lavoro nel Ministero per l’Armonia nazionale, nato proprio per attenuare i problemi fra “maggioranza e minoranze”. La Pillay ha elogiato gli sforzi del governo per la tutela delle minoranze, guardando con favore “i programmi di borse di studio all’estero per studenti pakistani”. Proprio nei giorni scorsi, dopo un dibattito che durava da mesi, il presidente del Pakistan Ali Zardari ha firmato il decreto che istituisce la “Commissione Nazionale sui Diritti Umani”, che avrà il compito di monitorare la situazione, accogliere segnalazioni, promuovere inchieste particolari nel campo dei diritti umani. La Commissione, che sarà rinnovata ogni quattro anni, sarà composta di 10 membri: un presidente; un rappresentante per ognuna delle quattro Province e dei due Territori in cui è divisa la nazione; due esponenti delle minoranze religiose; la presidente della Commissione nazionale sullo status delle donne. Almeno due membri della Commissione devono essere donne. Come appreso da Fides, la Chiesa cattolica e la società civile hanno accolto con favore tale passo compiuto dal governo pakistano, sperando che “la nuova istituzione serva a migliorare realmente lo standard della tutela dei diritti umani nel Paese”. (R.P.)

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    Repubblica Ceca: prosegue l’iter parlamentare della legge sulla restituzione dei beni alle Chiese

    ◊   E’ passata in seconda lettura alla Camera dei deputati del Parlamento della Repubblica Ceca la proposta di legge sulla restituzione dei beni alle Chiese. Ne dà notizia il sito web della Conferenza episcopale ceca. Dopo la terza lettura e l’eventuale approvazione del Senato, si concluderebbe il travagliato cammino della restituzione del patrimonio confiscato durante il periodo comunista alla Chiesa cattolica ed alle altre Chiese riconosciute dallo Stato. La proposta di legge in esame al parlamento, oltre alla restituzione di immobili del valore totale di 75 miliardi di corone ceche (circa 3 miliardi di euro), prevede anche una compensazione economica di 59 miliardi di corone (oltre 2 miliardi di euro) ed un contributo agli stipendi dei sacerdoti per i prossimi 17 anni con la somma di circa 1 miliardo e mezzo di corone ceche annue (circa 58 milioni di euro). Cifra destinata a diminuire nel corso degli anni. La discussione parlamentare da anni viene accompagnata da un acceso dibattito pubblico e mediatico, spesse volte ideologizzato, soprattutto dai membri del partito post-comunista. La Conferenza episcopale ceca ha dovuto istituire sul proprio sito web un’apposita rubrica per smentire le errate notizie diffuse dai mezzi di comunicazione, intitolata intenzionalmente: “Miti e realtà mediatiche sulla restituzione del patrimonio ecclesiale”. Il settimanale “Týden”, ad esempio, nell’articolo pubblicato il 4 aprile scorso con il titolo “La crociata cattolica verso il patrimonio”, afferma che alla Chiesa dovrebbe essere riconsegnato il 69 per cento del patrimonio boschivo. Si tratta, tuttavia, di un dato infondato, poiché tutt'al più, la Chiesa potrà riacquisire la proprietà del 7 per cento del patrimonio forestale sottrattole. (J.G.-T.C.)

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    Solidarietà con i terremotati dell’Emilia: domenica colletta nazionale per la Caritas

    ◊   Domenica prossima, 10 giugno, in tutte le chiese italiane si svolgerà una colletta a sostegno delle attività che la Caritas Italiana sta portando avanti nei territori colpiti dal terremoto in Emilia. Dopo il sostegno concreto manifestato nelle scorse settimane dal Santo Padre e i 3 milioni di euro donati dalla Cei, la colletta di domenica sarà un ulteriore contributo per la Caritas dell’Emilia Romagna, che ha allestito a Finale Emilia un centro di coordinamento per facilitare gli aiuti e gestire i volontari. Oggi il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu è nelle zone colpite, visitate anche nei giorni scorsi dal presidente dell’organismo italiano, mons. Giuseppe Merisi. Gli interventi finanziati dai fondi raccolti dalla Caritas riguardano diversi aspetti: monitoraggio dei bisogni delle parrocchie coinvolte; sostegno al lavoro dei parroci; aiuto nei Centri di accoglienza; risposte ai bisogni primari; cura di anziani, ammalati disabili e minori; attività di animazione; aiuto per il disbrigo di pratiche amministrative. A questo tipo di sostegno immediato si affiancherà una particolare attenzione a lungo termine dopo la fine dell’emergenza. (A.C.)

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    Macerata-Loreto: al via domani il 34.mo pellegrinaggio con la Fiaccola della pace

    ◊   “Solo chi rimane chiuso nei propri palazzi, o nello stretto ambito delle proprie idee astratte, può evitare di commuoversi contemplando un popolo, e soprattutto un popolo che ‘si muove’ verso una meta”. Così il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, parla del 34° pellegrinaggio Macerata-Loreto nell’ultimo numero del Bollettino “Amici del pellegrinaggio”. Oltre 150 i pullman provenienti da tutta Italia per partecipare al pellegrinaggio che partirà domani, sabato 9 giugno dallo stadio Helvia Recina di Macerata. A dare il via ufficiale al pellegrinaggio - riporta l'agenzia Sir - sarà l’arrivo della fiaccola della pace da Roma. Benedetta dal Papa mercoledì 6 giugno dopo l’udienza in piazza San Pietro, la fiaccola giungerà dopo 311 chilometri di staffetta a opera di venticinque atleti appartenenti a gruppi sportivi marchigiani e pugliesi che si alterneranno nel cammino. Tappe intermedie per i tedofori, da Roma a Macerata, sono state Terni nella serata del 6 giugno, la cattedrale di San Lorenzo a Perugia l’indomani, la tomba di San Francesco ad Assisi e San Severino oggi. La messa che sarà celebrata sabato, alle ore 20.30, dal cardinale Piacenza all’Helvia Recina di Macerata darà ufficialmente il via al cammino verso Loreto. “Tra le testimonianze che arricchiranno il pellegrinaggio - preannunciano gli organizzatori - ci sarà quella di Lorenzo Minotti, ex nazionale azzurro di calcio e ora dirigente cesenate, l’ex tennista Mara Santangelo, e lo scrittore Fabio Salvatore, malato da dieci anni, che farà il cammino per chiedere alla Madonna la grazia della guarigione”. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 160

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