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Sommario del 07/06/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Corpus Domini. Messa del Papa a San Giovanni in Laterano e processione a Santa Maria Maggiore
  • Campionati Europei di calcio. Il Papa: un invito a superare individualismo ed egoismo
  • Rinuncia in Australia e nomina in Argentina
  • Aperto in Irlanda il Simposio teologico in preparazione al Congresso Eucaristico Internazionale
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Damasco nega paternità strage. Cardinale Sandri: in pena per i civili
  • La Merkel annuncia piano per una Unione politicamente più forte
  • Afghanistan. Karzai: "ingiustificabile" il bombardamento Isaf a Logar
  • Ecumenismo e solidarietà: siglato accordo tra governo di Cipro e Comunità di Sant'Egidio
  • La Ue: bene l'Italia sulle pensioni, ma continuare con le riforme
  • Aborto e obiezione. Luciano Eusebi: buon medico è chi si pone problemi di coscienza
  • La natura dell'uomo è rapporto con l'infinito: presentata la 33.ma edizione del Meeting di Rimini
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Cristiani e musulmani in Pakistan: “I governi diano più sostegno alla disabilità”
  • India: aborti selettivi femminili in crescita fino all’ottavo mese di gravidanza
  • Rio+20. Appello dei cattolici: attenzione ai poveri e a uno sviluppo sostenibile
  • Otto morti per una bomba a Quetta, in Pakistan: la terza in poche settimane
  • Ancora minacce dalla setta Boko Haram in Nigeria
  • Congo. I vescovi: violenza e caos nel Kivu
  • Dal 9 al 13 luglio a Bangkok il IV Incontro dei vescovi asiatici sull'Apostolato delle donne
  • Elezioni in Romania. I vescovi: i cristiani votino chi difende giustizia, pace, famiglia, vita
  • Mons. Miglio: reti di solidarietà per salvare chi vuole suicidarsi
  • Lourdes: primo Seminario scientifico internazionale su guarigione e scienza
  • Il Papa e la Santa Sede



    Corpus Domini. Messa del Papa a San Giovanni in Laterano e processione a Santa Maria Maggiore

    ◊   “I credenti sappiano riconoscere nell'Eucaristia la presenza vivente del Risorto, che li accompagna nella vita quotidiana”. Recita così l’intenzione di preghiera generale di Benedetto XVI per il mese di giugno. La frase rimanda alla solennità del Corpus Domini, che il Papa celebrerà questa sera, alle 19, presiedendo la Messa sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano. In questo servizio, Alessandro De Carolis ricorda alcune riflessioni del Pontefice sull’importanza dell’Eucaristia nella quotidianità di un cristiano:

    Gesù ci chiede di entrare nel nostro cuore “non soltanto per lo spazio di un giorno, ma per sempre”. E l’anima di un cristiano ha l’“udito interiore” in grado di percepire il suo bussare, rispettoso, che chiede spazio con una delicatezza spesso destinata a non essere nemmeno intesa per la disabitudine a fare silenzio dentro. Eppure, non c’è quasi angolo di mondo privo di quel tipo di silenzio. Dovunque vi sia la porta di una chiesa, e quella più piccola di un tabernacolo:

    "L’Eucaristia è il Sacramento del Dio che non ci lascia soli nel cammino, ma si pone al nostro fianco e ci indica la direzione (...) Dio ci ha creati liberi, ma non ci ha lasciati soli: si è fatto Lui stesso 'via' ed è venuto a camminare insieme con noi, perché la nostra libertà abbia anche il criterio per discernere la strada giusta e percorrerla". (Omelia del Corpus Domini, 8 giugno 2007)

    Essere liberi di inginocchiarsi davanti al Dio fatto pane vuol dire – affermò qualche tempo fa Benedetto XVI – non doversi inginocchiare davanti a nessuna potenza terrena. È questa la strada della Chiesa da quel primo pane spezzato nel Cenacolo. Un corpo libero di dividere l’ostia in mezzo agli uomini e alle donne di ogni epoca:

    “Per ogni generazione cristiana l’Eucaristia è l’indispensabile nutrimento che la sostiene mentre attraversa il deserto di questo mondo, inaridito da sistemi ideologici ed economici che non promuovono la vita, ma piuttosto la mortificano; un mondo dove domina la logica del potere e dell’avere piuttosto che quella del servizio e dell’amore; un mondo dove non di rado trionfa la cultura della violenza e della morte”. (Omelia del Corpus Domini, 23 maggio 2008)

    Dunque, non solo “un mistero di intimità”, come ebbe a dire il Papa, ma un dono per tutti, “pubblico” nel senso più alto e sacro della parola. Come le migliaia di processioni del Corpus Domini oggi rendono evidente per le strade del pianeta, e come Benedetto XVI farà percorrendo la strada che da San Giovanni arriva a Santa Maria Maggiore:

    “In questo sacramento il Signore è sempre in cammino verso il mondo e questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa: noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case, la nostra vita quotidiana alla sua bontà”. (Omelia del Corpus Domini, 27 maggio 2005)

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    Campionati Europei di calcio. Il Papa: un invito a superare individualismo ed egoismo

    ◊   Lo sport di squadra aiuta a superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo: è quanto scrive Benedetto XVI in un Messaggio inviato al presidente della Conferenza episcopale polacca, mons. Józef Michalik, in occasione dei Campionati Europei di calcio che si svolgeranno, a partire da domani, in Polonia e in Ucraina. Il servizio di Sergio Centofanti:

    I campionati Europei di calcio sono un evento sportivo – scrive il Papa - che coinvolge tutta la società e “anche la Chiesa non rimane indifferente”, in particolare riguardo “alle necessità spirituali di coloro che ne prendono parte”. Benedetto XVI accoglie “con riconoscenza” le informazioni sui programmati incontri catechetici, liturgici e di preghiera.

    Quindi cita il Beato Giovanni Paolo II laddove afferma che “le potenzialità del fenomeno sportivo lo rendono strumento significativo per lo sviluppo globale della persona e fattore quanto mai utile per la costruzione di una società più a misura d'uomo. Il senso di fratellanza, la magnanimità, l'onestà e il rispetto del corpo - virtù indubbiamente indispensabili ad ogni buon atleta - contribuiscono all'edificazione di una società civile dove all'antagonismo si sostituisca l'agonismo, dove allo scontro si preferisca l'incontro ed alla contrapposizione astiosa il confronto leale. Così inteso, lo sport non è un fine, ma un mezzo; può divenire veicolo di civiltà e di genuino svago, stimolando la persona a porre in campo il meglio di sé e a rifuggire da ciò che può essere di pericolo o di grave danno a se stessi o agli altri” (28 ottobre 2000).

    “Lo sport di squadra, poi, qual è il calcio – sottolinea Benedetto XVI - è una scuola importante per educare al senso del rispetto dell’altro, anche dell’avversario sportivo, allo spirito di sacrificio personale in vista del bene dell’intero gruppo, alla valorizzazione delle doti di ogni elemento che forma la squadra; in una parola, a superare la logica dell’individualismo e dell’egoismo, che spesso caratterizza i rapporti umani, per lasciare spazio alla logica della fraternità e dell’amore, la sola che può permettere – a tutti i livelli – di promuovere l’autentico bene comune”.

    Il Papa, infine, auspicando che questo evento “sia vissuto come l’espressione delle più nobili virtù e azioni umane, nello spirito di pace e di sincera gioia”, affida “a Dio i pastori, i volontari, i calciatori, i tifosi e tutti coloro che si impegnano nella preparazione e nello svolgimento dei Campionati”.

    Sul messaggio del Papa, Salvatore Sabatino ha sentito la riflessione di Massimo Achini, presidente del Centro Sportivo Italiano:

    R. – Credo che il messaggio di Benedetto XVI sia molto importante per tutto il mondo delle sport, indubbiamente, ma anche per tutti i giovani e per tutta l’umanità. E’ sempre stato così e lo è sempre stato in modo particolare nei momenti di difficoltà della vita delle persone e della vita della società. Lo sport è uno straordinario strumento educativo, capace davvero – con un’immediatezza unica – di trasmettere nel cuore dei ragazzi e dei giovani i veri valori della vita ed è motivo di speranza in un tempo di crisi e di emergenza educativa; è anche uno strumento straordinariamente capace di unire i popoli, di generare sentimenti di fratellanza, laddove la diplomazia e tante dimensioni ufficiali del mondo di oggi non riescono ad arrivare.

    D. – Questi Europei giungono in un momento di grave crisi economica per il vecchio continente. Che tipo d’impulso e di contributo possono dare?

    R. – Io credo che il contributo sia, prima di tutto, sul piano dei valori. Indubbiamente c’è anche una ricaduta economica, perché è bene ricordare che il calcio di oggi quota in modo molto significativo nel prodotto interno lordo di molti Paesi, partendo dall’Italia; ma soprattutto mi auguro che sia una ricaduta importante in termini di valori. Questi Europei hanno una grande occasione: ritrovare un po’ di umanità dentro questo calcio business, che spesso arriva a delle esasperazioni fortemente sbagliate, per diventare un momento non in cui la gente dimentica quello che sta accadendo nella società, ma invece per riscoprire i valori, i sentimenti veri della vita dentro quei grandi appuntamenti che sono, per esempio, gli Europei di calcio.

    D. - Questi Europei possono anche essere l’occasione per risvegliare nei Paesi maggiormente in difficoltà uno spirito di appartenenza e di unione?

    R. – Devono esserlo! E’ un’occasione unica. Io credo – e penso, per esempio, alla Grecia – che possa essere così: certo questo è legato poi anche banalmente all’andamento della squadra, perché è ovvio che questo sentimento si alimenta anche con qualche successo sul campo. Però questa speranza c’è ed è una speranza molto forte. Credo che l’abbiamo vissuta anche noi e spesso si alimenta anche di piccoli gesti: vedere la Nazionale italiana visitare Auschwitz, ad esempio, credo che sia una cosa che ha toccato un po’ il cuore a tutti gli sportivi.

    D. – Sappiamo che questi grandi eventi possono fare da volano per i Paesi che li organizzano o causare grossi danni alle casse degli Stati, come è successo – ad esempio – per le Olimpiadi di Atene. In questo caso per Polonia e Ucraina che effetti avranno?

    R. – L’esperienza insegna che la valutazione va fatta sempre a consuntivo. E’ chiaro che prima dell’evento, tutti garantiscono che c’è una compatibilità economica e che, di fatto, l’ospitare questi grandi appuntamenti si traduce in qualcosa di positivo per il Paese. La storia insegna che molto spesso non è così! Indubbiamente sono un’occasione importante, indubbiamente generano - sia sul piano dell’economia che sul piano dell’entusiasmo, del sentimento popolare – grande, grande fermento. Credo che la chiave di lettura giusta sia proprio questa: in un tempo di crisi, riuscire ad organizzare questi grandi appuntamenti europei o mondiali, dimostrando che non si sprecano risorse, ma che le si investono attraverso lo sport.

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    Rinuncia in Australia e nomina in Argentina

    ◊   In Australia, Beendetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Canberra and Goulburn, presentata perraggiunti limiti di età da mons. Patrick Power.

    In Argentina, il Papa ha nominato vescovo della Diocesi di Jujuy mons. César Daniel Fernández, finora ausiliare di Paraná, nonchè amministratore apostolico sede plena di Jujuy. Nato a Buenos Aires il 20 ottobre 1954, dopo il diploma di Perito Mercantile è entrato nel Seminario Maggiore. Oltre alla Licenza in Teologia presso l’Università Cattolica Argentina, ha conseguito un Diploma in Teologia Spirituale in Madrid. Ordinato sacerdote nel 1980, è stato vicario parrocchiale e poi parroco in diverse Parrocchie. Nel 1999 è stato nominato Rettore del Seminario Maggiore di Buenos Aires. Nominato Vescovo titolare di Caltadria ed Ausiliare di Paraná il 20 settembre 2007, fu consacrato il 30 novembre successivo. Il 3 agosto 2011 è stato nominato Amministratore Apostolico sede plena di Jujuy È membro della Commissione Episcopale per i Ministeri e per l’Organizzazione dei Seminari in Argentina (OSAR).

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    Aperto in Irlanda il Simposio teologico in preparazione al Congresso Eucaristico Internazionale

    ◊   E' iniziato ieri a Maynooth, in Irlanda, il Simposio teologico internazionale in preparazione al 50.mo Congresso Eucaristico Internazionale, che avrà luogo a Dublino dal 10 al 17 giugno. Il Simposio è dedicato in particolare al 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. In apertura, l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, ha affermato che “il Concilio Vaticano II è stato un fatto importante nella vita della Chiesa del XX secolo e il suo insegnamento deve essere ancora scoperto e sviluppato, capito e assimilato del tutto nella vita della Chiesa per il rinnovamento che comporta. Gli effetti del Concilio hanno influenzato e plasmato anche la vita della Chiesa in Irlanda, che ne ha ricevuto favorevolmente le riforme, anzi entusiasticamente, venendo da una cultura tradizionalista. Cambiamento e rinnovamento sono stati per questa ragione più evidenti qui da noi”. Poi è interventuto il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e Legato pontificio per il Congresso Eucaristico Internazionale, che ha parlato dell'ecclesiologia di comunione, 50 anni dopo l’apertura del Concilio Vaticano II. Il porporato canadese ha spiegato come comunione e Chiesa si relazionano all’Eucaristia, alla famiglia, al sacerdozio, all’ecumenismo e all’evangelizzazione. “Il Concilio Vaticano II - ha detto - è come l’alito di Pentecoste che illumina e dà vita a tutti questi aspetti”. Il cardinale Ouellet ha quindi auspicato che lo Spirito di Dio possa guidare il rinnovamento nella Chiesa universale e in quella irlandese in particolare. In precedenza il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucicalpa e presidente di Caritas Internationalis, parlando con i giornalisti, aveva spiegato con questa equazione il tema del Simposio Internazionale Teologico e dello stesso Congresso Eucaristico: “Eucaristia e Missione sono i due elementi principali dei nostri incontri. 'Fate questo in memoria di me', ossia l’istituzione dell’Eucaristia, e 'Andate e annunziate a tutti la buona novella' - la missione che ogni essere umano dovrà svolgere durante il suo pellegrinaggio terreno – sono i cardini sui quali si impernia la vita del cristiano di ieri, di oggi e di domani”. (Da Maynooth, Enzo Farinella)

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Damasco nega paternità strage. Cardinale Sandri: in pena per i civili

    ◊   Il regime siriano ha rigettato ogni responsabilità per il massacro di Hama, denunciato nella notte dal Consiglio nazionale siriano con sede all’estero. Resta tuttavia alta l’indignazione nelle principali cancellerie europee e del mondo arabo per il nuovo bagno di sangue che ieri avrebbe provocato circa 100 vittime. Intanto, continua a muoversi la diplomazia internazionale. Dal summit di Istanbul gli Usa tornano a chiedere una transizione del potere immediata, mentre Russia e Cina premono per una soluzione concertata della crisi. Stefano Leszczynski ha intervistato Marcella Emiliani, esperta di Medio Oriente per il quotidiano il Messaggero:

    R. – Da Istanbul e da Shangai, non sono uscite delle posizioni innovative rispetto all’atteggiamento che Russia e Cina hanno portato avanti nei confronti della crisi siriana. Il loro atteggiamento è quello di riconoscere come pienamente legittimo, ancora oggi, il regime di Bashar al Assad, nonostante il massacro che continua a perpetrare nei confronti della popolazione. E la cosa più importante è che già quando Kofi Annan aveva presentato, sei settimane fa, il suo piano in transizione "morbida", soprattutto la Russia si era detta impegnata a sostenerlo. Quindi, allargare adesso il discorso a una Conferenza internazionale per ottenere gli stessi risultati che proponeva Annan, francamente fa insorgere il dubbio che si voglia prendere tempo. Ricordiamoci che Annan era, ed è tutt’oggi, rappresentante dell’Onu e della Lega Araba. Quindi, che cosa si può tutelare in una Conferenza internazionale che non si possa discutere con lo stesso Annan? Questo è l’interrogativo.

    D. – Fino ad oggi, i Paesi occidentali, i Paesi amici della Siria, Stati Uniti compresi, non hanno tirato fuori esplicitamente l’ipotesi di un intervento armato in Siria per fermare la crisi, perché Russia e Cina si oppongono fortemente a questa opzione...

    R. – Se Cina e Russia togliessero il loro veto a un intervento armato, il regime di Assad crollerebbe nel giro di un giorno. Assad si regge su questo potere di veto dell’Onu di Russia e Cina. Internamente, è completamente delegittimato e ha portato il Paese praticamente alla guerra civile. L’incognita semmai è quella rappresentata dall’Iran. Cosa farà l’Iran qualora il regime di Assad dovesse seriamente scricchiolare? Perché l’Iran viene a perdere l’unico alleato arabo che ha in Medio Oriente.

    D. – La Russia è alla ricerca di garanzie per quanto riguarda i propri interessi nel Paese, o è strettamente legata al regime in sé?

    R. – Ci sono due considerazioni da fare in merito. La Russia ha interessi immediati concreti, rappresentati dal volume di affari, compresi anche diversi milioni di dollari, in armi, armi convenzionali. Secondo ragionamento: la Siria fornisce alla Russia l’unico vero punto di appoggio per la sua Marina nel Mediterraneo, che è il porto di Tartus. La cosa più importante, però, è che questa ostinazione di Putin a sostenere il regime di Assad somiglia tanto alla riedizione di una politica di espansionismo russo in Medio Oriente, per cui probabilmente Putin pensa attraverso la Siria di articolare tutta una sua politica di espansione, chiaramente contando sulla confusione creata dalle primavere arabe.

    Preoccupazione e dolore per la grave situazione umanitaria della Siria e per la difficile condizione dei cristiani che vicono nel paese è stata espressa ieri dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la presentazione del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i Popoli:

    "Non c’è giorno che non riceviamo notizie da piangere per le violenze e soprattutto non capire quale sia questa forza che porta a questo disastro della gente, dei piccoli, dei bambini, delle donne e soprattutto che non ci sia la possibilità di un dialogo, di una riconciliazione, di un immediato cessate-il-fuoco e di una ripresa dei colloqui. Questo ci fa soffrire moltissimo e ne sono vittime i nostri cristiani: a Homs, per esempio, pare che quasi tutti siano ormai fuggiti".

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    La Merkel annuncia piano per una Unione politicamente più forte

    ◊   La cancelliera tedesca, Angela Merkel, annuncia un piano per far avanzare il processo di unificazione politica dell'Ue, perché non sia solo unione monetaria. Lo presenterà al prossimo vertice di fine giugno. Parla di unione fiscale, con più coordinamento per le politiche di bilancio, e di unione politica con più poteri di controllo da attribuire a Bruxelles. L'ex ministro degli Esteri tedesco, Fischer, sottolinea che proprio Berlino deve scegliere tra ''Europa e isolamento'', anche optando per gli eurobond. Anche il premier italiano, Mario Monti, torna a ribadire la necessità degli eurobond, aggiungendo che ''bisogna agire rapidamente per spezzare il circolo vizioso fra vunerabilità del settore bancario e crisi del debito sovrano''. Intanto, il presidente della Banca centrale europea (Bce) assicura liquidità alle banche mentre gli Stati Uniti premono perché l’Europa dia presto segnali forti di ripresa. Antonella Palermo ne ha parlato con Leonardo Becchetti, docente di Economia politica a Tor Vergata:

    R. – Si aspettava una riduzione dei tassi, ma giustamente Draghi ha detto che i tassi sono già molto bassi e un’ulteriore riduzione non avrebbe particolari effetti. Inoltre, visto che siamo già molto vicini allo zero, è importante avere delle “munizioni” ma non usarle, piuttosto che usarle tutte in un momento che magari non è massimamente critico come quello attuale. Penso quindi che questa sia stata una buona decisione. D’altra parte, la Banca centrale europea, come ormai da tempo accade, sta svolgendo un’azione di supplenza nei confronti delle amnesie e dei ritardi politici. Quindi, in mancanza di regole per la supervisione bancaria europea, di una mossa verso l’integrazione fiscale, è la Bce che deve intervenire per tenere buoni i mercati.

    D. – Obama ha invitato Monti, Cameron e la Merkel a fare presto sul piano “salva euro” in vista del G20 messicano in programma il 18 e il 19 giugno, in modo che i leader europei possano poi prendere decisioni definitive in occasione del Consiglio europeo di fine mese. Come valutare questi pressing?

    R. – Diciamo che solo nei momenti di grave crisi ci si rende conto dell’importanza della cooperazione tra gli Stati e quindi gli Stati Uniti sanno bene che, se ci fosse una crisi dell’euro, questo avrebbe delle conseguenze piuttosto gravi anche su di loro. Fino ad oggi, gli Stati Uniti hanno però anche beneficiato del fatto che i mercati abbiano puntato sulla debolezza dell’euro. Sappiamo che in questo momento tutti i Paesi hanno dei debiti pubblici molto ampi e il debito pubblico americano è più alto di quello complessivo dell’area euro: gli americani sono quasi al 100 per 100 e noi siamo all’87 per cento. Questo vuol dire che, se l’attenzione dei mercati è sul sud d’Europa, Germania e Stati Uniti possono finanziare il loro debito a tassi più bassi. Però, è chiaro che una crisi che arriva alle sue estreme conseguenze, a quel punto, avrebbe delle ripercussioni molto negative anche sulla crescita americana, piuttosto fragile in questo momento.

    D. – Ma l’Europa riuscirà, di fatto, a salvare l’euro?

    R. – Questa crisi ha messo in luce quelle che sono le debolezze dell’Euro: un’unione solamente monetaria – di una moneta unica, che era una grande promessa – senza che si siano aggiunte l’unione fiscale e l’unione del sistema bancario. C’è bisogno di un passo avanti della politica, che per ora stenta, e un passo avanti della politica, che vuol dire assumersi delle responsabilità, creare dei rapporti fiduciari tra Paesi, con relativi costi e benefici. La Germania, in particolare, deve decidersi a fare quello che ha fatto per i tedeschi dell’Est. Negli Stati federali esistono relazioni fiduciarie di solidarietà, per cui se degli Stati sono in surplus fanno dei trasferimenti agli Stati in deficit. Tutto questo è normale. Bisogna vedere se siamo pronti e maturi per questo passo avanti anche in Europa: anche se credo che non ci siano molto alternative, perché siamo veramente tutti collegati e – come si dice – “simul stabunt, simul cadent: o andiamo avanti tutti insieme o cadiamo tutti insieme.

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    Afghanistan. Karzai: "ingiustificabile" il bombardamento Isaf a Logar

    ◊   Un atto “ingiustificabile”. Così il presidente dell’Afghanistan, Hamid Karzai, ha criticato il bombardamento della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) nel distretto centrale di Logar, che nella notte tra martedì e mercoledì scorsi ha ucciso per errore almeno 18 civili, tra cui sette bambini. L’Isaf ha aperto un’inchiesta. Sul terreno intanto proseguono gli attentati dei talebani: gli ultimi nella provincia meridionale di Kandahar. Oggi, a Kabul, è arrivato il segretario alla Difesa Usa, Leon Panetta, che ha puntato il dito contro il Pakistan. "E' difficile creare un Afghanistan sicuro - ha detto - finché il Pakistan resterà un rifugio per i terroristi". Ma che percezione c’è oggi tra la popolazione afghana dell’Isaf, a oltre 10 anni dall’inizio della missione e alla vigilia del ritiro internazionale nel 2014? Giada Aquilino lo ha chiesto a Francesca Maria Corrao, docente di Lingua e cultura araba all’Università Luiss di Roma:

    R. - Purtroppo, la situazione è drammatica. C'è da dire che questi errori noi in pratica li "amplifichiamo" nelle notizie qui in Occidente. In realtà poi c'è da aggiungere la difficoltà di gestire la ricostruzione e la pacificazione del Paese sul territorio: è un lavoro a cui poca o non sufficiente attenzione è stata data; ancora di più si dovrebbe fare a fronte dell’investimento invece che i talebani hanno nella zona. Bisognerebbe lavorare molto di più con la società civile in senso di sostegno e appoggi.

    D. - Proseguono anche gli attentati dei talebani. Di fatto, sul terreno la situazione qual è?

    R. - La situazione è gravissima, perché loro sono molto meglio attrezzati e più determinati a guadagnare terreno di quanto invece la parte interessata a difendere i diritti e un più sereno sviluppo armonioso del Paese vorrebbe. Poi, sugli elementi locali interferiscono le questioni esterne, per interessi diversi, rendendo la situazione estremamente delicata. Teniamo conto, per esempio, che il Pakistan è un Paese dotato di armi nucleari. Quindi, mantenere incandescente quell’area non fa bene a tutta la regione.

    D. - Karzai ha criticato l’azione dell’Isaf a Logar. Di fatto, però poi ,con gli Stati Uniti, per esempio, sono stati siglati accordi di collaborazione che proseguiranno anche dopo il ritiro dell’Isaf dall’Afghanistan…

    R. - Sì, certamente. Il problema è andare a vedere i termini degli accordi, gli obiettivi che si vogliono raggiungere e le capacità che le forze locali possono implementare rispetto a quelle dei talebani. Ciò che servirebbe è maggiore chiarezza e maggiore impegno anche in sede internazionale, come per esempio all'Onu.

    D. - Ma il futuro dell’Afghanistan per dove passa, a questo punto?

    R. - Come sempre, per le concertazioni internazionali. Il problema è qual è l’obiettivo: se è un obiettivo di pace e di crescita dell’umanità, o è la distruzione attraverso la proliferazione delle armi.

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    Ecumenismo e solidarietà: siglato accordo tra governo di Cipro e Comunità di Sant'Egidio

    ◊   La Comunità di S. Egidio ha concluso ieri a Roma un accordo con il governo di Cipro per rafforzare le relazioni reciproche e la collaborazione nel campo della solidarietà internazionale e della pace. A firmare il memorandum sono stati il ministro degli Esteri cipriota, la signora Erato Kozakou-Marcoullis, e il presidente della Comunità, Marco Impagliazzo. Il servizio di Davide Maggiore:

    L’accordo è solo la tappa più recente di un rapporto tra Cipro e la Comunità di Sant’Egidio, che negli scorsi anni ha vissuto momenti significativi, inserendosi in un contesto più ampio. A ricordarlo è stato Marco Impagliazzo:

    “Questo accordo segnala un’amicizia profonda tra la comunità di Sant’Egidio e la Repubblica di Cipro, iniziata nella preparazione e poi nella realizzazione del grande incontro delle religioni per la pace nello spirito di Assisi, svoltosi a Nicosia nel settembre del 2008. E’ un accordo con una Repubblica in cui la fede maggioritaria è ortodossa e segnala anche le grandi relazioni ecumeniche che la nostra comunità ha con l’arcivescovo ortodosso Chrysostomos, che ha avuto l’onore di ospitare il Santo Padre, Benedetto XVI, nell’isola di Cipro”.

    Per il governo cipriota, la collaborazione concreta con S. Egidio, già viva da tempo, è destinata a rappresentare una risorsa preziosa anche in futuro, come ha spiegato il ministro Kozakou-Marcoullis:

    "The Community of Sant’Egidio...
    La Comunità di Sant’Egidio ha fatto un lavoro notevole in molte parti del mondo e ha ricevuto riconoscimenti internazionali per questo sforzo. Noi siamo quindi profondamente onorati di avere stipulato oggi questo accordo con la Comunità e lo saremo anche di avere la sua presenza sul suolo della Repubblica di Cipro, per poter mettere in pratica alcuni dei progetti molto importanti che Sant’Egidio al momento sta eseguendo, non solo nell’ambito della mediazione e soluzione dei problemi, ma anche nell’ambito della solidarietà, della cooperazione e della lotta alle malattie e alla fame in molte parti del mondo".

    E sull’importanza di questo accordo per quanto riguarda i temi della pace e del dialogo si è soffermato anche Marco Impagliazzo:

    “Cipro ha un grande ruolo nel Mediterraneo, pur avendo questa ferita della divisione dell’isola, l’ultimo muro che resta in Europa. Bisogna lavorare con maggiore forza sul tema della pace e sull’unità del Mar Mediterraneo, che è un mare che raccoglie popoli, religioni e culture diverse, ma dove bisogna imparare ogni giorno a vivere insieme”.

    Al Mediterraneo, e all’intero Medio Oriente, guarda in questo senso anche il governo cipriota, che dal prossimo primo luglio assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea. Ascoltiamo ancora il ministro Kozakou-Marcoullis:
    "One of the priorities of the Republic of Cyprus...
    Una delle priorità della Repubblica di Cipro in vista della presidenza è la cooperazione tra l’Unione Europea e la Lega Araba. Attraverso un’iniziativa della Repubblica di Cipro, siamo riusciti a far sì che l’Unione Europea indicasse un incontro ministeriale tra l’Unione Europea e i ministri degli Affari Esteri degli Stati della Lega Araba. Cipro, quindi, è nella migliore posizione per avere questo ruolo di ponte tra l’Unione Europea e il Medio Oriente. Lo abbiamo fatto molte volte e siamo pronti a giocare questo ruolo nel momento in cui i nostri partner dell’Unione Europea penseranno sia necessario".

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    La Ue: bene l'Italia sulle pensioni, ma continuare con le riforme

    ◊   L’Italia deve continuare con le riforme, per incentivare soprattutto l’occupazione giovanile e quella femminile. E’ quanto ha detto a Roma commissario Ue al lavoro, Lazslo Andor, in una conferenza stampa con il ministro del Lavoro italiano, Elsa Fornero. Per il ministro, è fondamentale continuare sulla strada della collaborazione con l’Unione Europea. Alessandro Guarasci:

    E’ vero che il tasso di disoccupazione medio in Italia si assesta sulla media Ue, ma il commissario Ue Andor fa notare che sul fronte dell’occupazione giovanile la situazione è nettamente peggiore. Facilitare il licenziamento a livello aziendale potrebbe incrementare il numero dei senza lavoro, ma questo va inserito invece in un pacchetto di misure per creare più dinamismo:

    “We have been truly impressed by…
    Siamo rimasti profondamente colpiti dalla riforma pensionistica. E vogliamo esprimere supporto e appoggio per la riforma del lavoro all’esame del parlamento”.

    Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, si dice convinta che il futuro dell'Europa è importante per tutti i Paesi, e quindi anche per l’Italia, per rilanciare occupazione e crescita:

    “Perciò, la collaborazione sia a livello di commissione, sia a livello di singoli Paesi, credo sia la strada che dobbiamo sempre percorrere”.

    Intanto, stamattina, la riforma del lavoro ha iniziato il suo iter alla Camera.

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    Aborto e obiezione. Luciano Eusebi: buon medico è chi si pone problemi di coscienza

    ◊   Lo Stato deve garantire il rispetto della libertà di coscienza di tutti, quindi anche dei medici, senza discriminazioni. Così Scienza e Vita commenta la campagna “Il buon medico non obietta” promossa dalla Consulta di Bioetica in difesa dell’interruzione volontaria di gravidanza. In Italia i medici obiettori sono oltre l80 per cento, il 20 per cento in più rispetto al 1997. Ma quello della donna ad abortire è un diritto? E se sì, può delegittimare il diritto del medico all’obiezione di coscienza? Al microfono di Paolo Ondarza risponde Luciano Eusebi, ordinario di Diritto penale alla Cattolica di Milano:

    R. - A me pare che il buon medico sia quello che si pone problemi di coscienza. Il problema dell’obiezione manifesta come la questione che sta a monte sia una questione vera, obiettiva, non di semplice opinione. Del resto, nel nostro sistema l’interruzione della gravidanza non è configurata come diritto, ma come una situazione eccezionalmente non punibile, rispetto alla quale dovrebbe essere attivato un impegno di prevenzione.

    D. – I sostenitori di questa campagna contestano l’aumento del numero dei medici obiettori, che oggi in Italia sono oltre l’80 per cento, con punte dell’85 per cento al Sud. Questo, secondo alcuni, è sintomo di un’accresciuta coscienza "pro life" tra i medici. Secondo altri riflette, invece, un disimpegno, una mancanza di disponibilità, che prescinderebbe da questioni di coscienza, a praticare l’aborto...

    R. – Innanzitutto, occorrerebbe scorporare questi dati: capire quanti sono quelli che riguardano la categoria direttamente interessata, che è quella dei medici ginecologi. In secondo luogo, sindacare sulla coscienza è molto difficile, ma certamente una difficoltà così grande ad agire contro la vita umana riflette un problema obiettivo. L’ordinamento giuridico, nel momento in cui intenda assicurare determinate prestazioni, pur discutibili, non può che agire sul piano organizzativo, facendo leva sui sanitari disponibili. Non è possibile in nessun modo agire in termini coercitivi nei confronti dei sanitari non disponibili, come del resto ha recentemente riconosciuto anche la nota risoluzione europea in materia.

    D. – Vogliamo ricordare brevemente cosa dice questa raccomandazione europea, recepita da quattro mozioni presto all’esame della Camera?

    R. – La risoluzione 1763 del parlamento europeo è molto chiara nel ribadire che nessuno può essere costretto ad agire contro la vita umana, né discriminato per questa scelta. Il riferimento è molto chiaro anche rispetto allo stato embrionale della vita umana. Nella seconda parte, la risoluzione parla anche dell’accesso a ciò che la legge comunque rende disponibile. E nell’occuparsi dei criteri che possono guidare gli Stati nel rendere disponibile ciò che la legge prevede, peraltro prescinde completamente da modalità di coercizione nei confronti dei soggetti che svolgono determinati ruoli.

    D. – Secondo Scienza e Vita, anziché favorire l’aborto, delegittimando il diritto all’obiezione di coscienza dei medici, bisognerebbe farsi carico maggiormente della donna e del concepito, a partire da un impegno dello Stato in favore di questi ultimi. Un impegno finalizzato a ridurre le cause della scelta abortiva...

    R. – L’aiuto alla donna è una risposta alla dignità della donna, perché l’interruzione della gravidanza - questo lo condividiamo tutti – non è mai un successo e i dati sugli effetti psichici della esperienza abortiva sulla donna sono ormai estremamente accreditati. Si tratta quindi di muovere secondo due livelli: un primo livello, che è anteriore al configurarsi di una gravidanza, è quello di serie politiche finalmente di aiuto alla famiglia, di aiuto alla donna. Il secondo livello attiene al momento in cui una gravidanza è in atto, per il quale l’art. 5 della legge 194 prevede uno specifico impegno inteso a rimuovere le cause - dice la legge - che porterebbero la donna all’interruzione della gravidanza. E intorno a questo impegno, che è sia di vicinanza umana sia di aiuto di carattere materiale - dovrebbe diventare anche un aiuto di carattere economico nei casi di difficoltà - si deve ritrovare un ampio consenso.

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    La natura dell'uomo è rapporto con l'infinito: presentata la 33.ma edizione del Meeting di Rimini

    ◊   “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”. La frase del libro “Il senso religioso” di don Giussani è il titolo della 33.ma edizione del Meeting per l’amicizia tra i popoli, che si terrà dal 19 al 25 agosto a Rimini. Oltre 100 convegni, 10 mostre, 26 spettacoli e 10 manifestazioni sportive come ogni anno daranno vita a questo grande incontro. A seguire la presentazione, ieri a Roma, all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, c’era Debora Donnini:

    L’uomo e il suo rapporto con l’infinito è il filo condutture del Meeting 2012, occasione per conoscere da vicino esperienze capaci di risuscitare proprio il desiderio di rapporto con l’infinito. Come ogni anno, il Meeting entra con decisione nell’attualità. “I giovani per la crescita” è il titolo dell’incontro inaugurale con il premier italiano, Mario Monti, ma anche di una mostra. Ad agosto a Rimini non mancherà l’attualità internazionale e la libertà religiosa, con il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, e il cardinale Jean-Louis Tauran. Tra i grandi ospiti anche Mary Ann Glendon, presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, e Tahani Al Gebali, vicepresidente della Corte costituzionale suprema egiziana e presidente del Cairo Meeting.

    Uno dei momenti clou sarà il convegno dal titolo “Homo religiosus” con il cardinale Julien Ries e il monaco buddista Shodo Habukawa. Centrale come sempre al Meeting il momento delle testimonianze che declinano nella concretezza il tema di quest’anno, cioè il rapporto dell’uomo con l’infinito, come conferma il presidente della Fondazione Meeting, Emilia Guarnieri:

    “Il Meeting ogni anno propone delle testimonianze: l’esperienza del medico di Gaza, musulmano palestinese, che ha avuto tutta la famiglia uccisa e che oggi opera per l’unità di palestinesi e israeliani. L’esperienza del Caracalla Theatre, una scuola di teatro in Libano, frequentata da 1500 bambini e ragazzi, nata proprio con l’idea che la bellezza sia il punto in cui le persone possono rincontrare un’esperienza di pace, di convivenza, di amore reciproco. Le testimonianze sono la documentazione che l’uomo ha un desiderio, un’esigenza di bellezza, di verità, di giustizia, che è infinita. E questo carattere 'esigenziale' della vita documenta proprio che l’uomo è rapporto con qualcosa di infinito”.

    Anche questa Rimini di fine agosto vedrà la presenza di esponenti del Governo italiano: dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera a Paola Severino, ministro della Giustizia e tanti altri. A partecipare al Meeting sarà anche l’Osservatore permanente presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Maria Tomasi. Alla presentazione è intervenuto, tra gli altri, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha sottolineato l’importanza di mostrare un Dio vicino mettendo in luce anche l'impegno del Meeting nel dialogo ecumenico e interreligioso:

    "Il Meeting di Rimini ha dato sempre spazio e voce a personalità appartenenti non soltanto ad altre Chiese cristiane, ma anche ad altre religioni. Il fatto che possano avere questo podio internazionale del Meeting rappresenta un momento in più per crescere nel dialogo, nella conoscenza reciproca, che è poi quella che ci porta a certi passi di unità con i cristiani, con i fratelli di altre Chiese. E ci spinge inoltre anche a certi passi di collaborazione comune con i nostri fratelli appartenenti ad altre religioni, come gli induisti, i musulmani, i buddhisti…”.

    E l’esigenza di infinito, propria del cuore dell’uomo, è testimoniata anche dagli incontri culturali e scientifici, con la presenza fra gli altri della moglie e della figlia del fondatore della genetica clinica, Jérôme Lejeune, al quale è dedicata anche una mostra. Come ogni anno, ricche di spunti le esposizioni: da quella su Dostoevskij a quella sulla costruzione del Duomo di Milano fino a quella che vede al centro la celebre pittura del “Cristo morto con quattro angeli” di Giovanni Bellini, artista con il quale inizia il Rinascimento dell’arte a Venezia. E il Meeting arricchirà anche Rimini di spettacoli: dal “The Villager’s Opera” della compagnia libanese Caracalla Dance Theatre, all’omaggio al chitarrista spagnolo Andres Segovia realizzato da uno dei suoi allievi, Piero Bonaguri. “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito” è dunque un titolo decisivo per il momento in cui viviamo, sottolinea il presidente della Compagnia delle Opere, Bernhard Scholz:

    "Il titolo dice che l’uomo è rapporto con l’infinito e che quindi la sua vita è un’espressione di questo rapporto: nel suo lavoro, nella sua vita famigliare, nella sua vita economica e anche nel suo rapporto con la politica. Non sono le condizioni che determinano il nostro agire, ma proprio questo rapporto con l’infinito. E’ importante capire questo in un momento dove tutto sembra condizionato dalla crisi - e dai problemi che oggettivamente ci sono - per domandarci quali sono le risorse, bisogna prima di tutto chiederci chi siamo noi, da dove noi tiriamo fuori le capacità e quindi anche la forza per cambiare questa situazione in meglio”.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Cristiani e musulmani in Pakistan: “I governi diano più sostegno alla disabilità”

    ◊   Si è tenuto a Lahore, il 3 e 4 giugno, l’evento “Maggiori risorse agli attivisti, per dar voce ai diritti delle persone disabili”, due giorni di confronto su tema della disabilità durante i quali cristiani e musulmani hanno elaborato proposte per sensibilizzare la società sull’argomento. L’incontro – a cui hanno aderito avvocati, giornalisti, insegnanti, attivisti e rappresentanti della società civile – è stato promosso dal movimento femminile "Association of Women for Awareness and Motivation" (Awam). Ciò che è emerso – riferisce l’agenzia AsiaNews – è principalmente un invito al governo e alla società affinché mettano in atto provvedimenti e “sforzi tangibili” per “mettere fine a discriminazioni e maltrattamenti”. Khalid Jamil, avvocato musulmano che difende i diritti dei disabili, sostiene che “ancora oggi permangono molte sfide e ostacoli” da superare. A molti disabili, prosegue, sono negati “i diritti umani di base”, per cui auspica “iniziative congiunte” del governo e della società civile per campagne di sensibilizzazione verso le persone diversamente abili e la creazione di spazi “per persone disabili all'interno della società”. (A.C.)

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    India: aborti selettivi femminili in crescita fino all’ottavo mese di gravidanza

    ◊   Si moltiplicano i casi di aborto illegale in India e tutti riguardano feti di bambine. È ciò che sta emergendo nelle ultime settimane, dopo la scoperta di alcuni inquietanti episodi, avvenuti nel distretto di Beed, in cui diverse donne sono state costrette ad abortire a gravidanza avanzata. Già il 18 maggio la polizia aveva arrestato una coppia di medici, Sudam Munde e la moglie Saraswati Munde, per aver praticato un’interruzione di gravidanza su una donna di 28 anni che è morta per complicazioni, mentre all’inizio di giugno le forze dell’ordine hanno prelevato Shivaji Sanap, dopo un intervento abortivo su una minorenne di 17 anni al sesto mese. Ulteriori indagini all’interno degli ospedali e delle cliniche sono state avviate dopo il ritrovamento, il 2 giugno scorso, dei feti di due bambine nel letto dei fiume Bindusara. La polizia ha fermato le due madri, i cui aborti forzati, indotti da qualche droga, erano stati praticati al quinto e all’ottavo mese di gravidanza. “È un grave male sociale”, spiega all’agenzia AsiaNews il dr. Pascoal Carvalho, membro della Pontificia Accademia per la Vita. “In parte è legato a ragioni culturali: la nostra è una società patriarcale che da sempre preferisce il figlio maschio. La femmina è considerata un peso – prosegue Carvalho – deve essere educata e poi data in moglie, ma per un matrimonio bisogna fornire una dote consistente. E anche una volta sposata, la donna non sarà rispettata finché non dà alla luce un bambino”. Secondo quanto afferma il dottore, inoltre, il distretto di Beed è la zona in cui il rapporto tra maschi e femmine sotto i 6 anni è il più basso di tutto lo stato: 801 femmine ogni 1000 maschi. Il rapporto del Census, l’ultimo censimento nazionale effettuato in India nel 2011, ha rivelato che nell’intero Paese le bambine sotto i 6 anni sono 7,1 milioni in meno rispetto ai maschi. (A.C.)

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    Rio+20. Appello dei cattolici: attenzione ai poveri e a uno sviluppo sostenibile

    ◊   Ripensare e riprendere in mano l’avvenire della famiglia umana: è questo, in sintesi, l’appello che il Cisde, il Gruppo cattolico internazionale per lo sviluppo e la solidarietà, lancia a Rio+20, ovvero alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si terrà in Brasile, a Rio de Janeiro, dal 20 al 22 giugno. A firmare il lungo appello sono i rappresentanti delle Conferenze episcopali di varie parti del mondo, insieme a molti responsabili della società civile. Al centro del messaggio c’è la richiesta ai governi di dare più attenzione ai poveri e agli emarginati dalla società, affinché si realizzi “lo sradicamento della povertà e ci si apra allo sviluppo umano in tutte le sue dimensioni”, in favore “di un mondo giusto e duraturo”. “Ci aspettiamo che il summit di Rio – si legge nel testo – invii un vero messaggio di speranza a coloro che soffrono e alle generazioni future e chiediamo che i governanti di tutto il mondo e tutte le persone di buona volontà si rendano conto che abbiamo l’occasione di tracciare insieme la via verso uno sviluppo equo e fondato sui diritti, verso una vera vita umana, verso un mondo nel quale noi riconosciamo di far parte di quel Creato che ci è stato affidato affinché ne avessimo cura”. Di qui, l’esortazione a dare vita ad un mondo “più vero e più giusto, in cui tutti gli esseri umani vivano in armonia e nel rispetto reciproco”. Un’esortazione quanto mai urgente, ribadisce il Cisde, poiché non si può pensare che al mondo ci siano ancora persone “prive di cibo, di acqua, di energia per vivere dignitosamente”. Paradossalmente, prosegue il messaggio, sono proprio i poveri ad essere “i più vulnerabili alle minacce ambientali, nella misura in cui si distrugge l’ecosistema”, sebbene siano proprio loro “i meno responsabili” di tale distruzione. Il Cisde rivela amaramente che “il mercato controlla e snatura i desideri e l’immaginario degli uomini”, i quali “mossi da un interesse egoistico piuttosto che dalla solidarietà”, si sono abbandonati ad “aspirazioni fondamentalmente materialistiche”. Come migliorare la situazione, dunque? La soluzione che propone il Gruppo cattolico internazionale riparte dall’uomo “come individuo” e guarda ad una “conversione radicale, ad una nuova cultura del rispetto della creazione, alla semplicità e alla solidarietà a beneficio dello sviluppo umano più autentico e di una migliore qualità della vita”. Ancora una volta, quindi, i partecipanti a Rio+20 vengono esortati a mettere in atto “cambiamenti strutturali che permettano alle donne e agli uomini di realizzarsi pienamente”. Anche perché, si domanda il Cisde, “a cosa serve una crescita economica che dimentica i poveri, non migliora le loro condizioni di vita, aumenta le diseguaglianze persistenti, e che avviene a costo della distruzione delle foreste, degli oceani e delle risorse naturali?”. Di qui, il richiamo forte ad un’economia che “rispetti la dignità e i diritti umani delle donne e degli uomini”. Auspicando, poi, “un mercato al servizio del bene comune”, il Cisde ribadisce il principio della sussidiarietà, chiedendo maggior sostegno per le piccole imprese ed una maggiore collaborazione da parte delle grandi imprese, “tenute a dimostrare in cosa contribuiscono allo sviluppo duraturo, attraverso una maggiore trasparenza”. E ancora: il Cisde sottolinea il valore di alcune azioni specifiche: dare priorità “ai diritti e ai bisogni essenziali delle comunità e dei Paesi poveri”; combattere la fame nel mondo, poiché essa rappresenta “una violazione del diritto umano all’alimentazione e uno scandalo che non può più andare avanti”; tutelare le donne, che costituiscono “la maggioranza delle persone in situazioni di povertà e che soffrono l’iniquità sociale, economica ed ecologica” dell’epoca contemporanea. Infine, l’ultimo appello che Cisde lancia ai partecipanti di Rio+20 è a raddoppiare gli sforzi per “combattere i cambiamenti climatici”, anche secondo la corrispettiva Convezione delle Nazioni Unite. (A cura di Isabella Piro)

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    Otto morti per una bomba a Quetta, in Pakistan: la terza in poche settimane

    ◊   Almeno otto persone, di cui due bambini, sono morte in una forte esplosione nella città di Quetta, nella provincia pakistana sudoccidentale del Baluchistan. La deflagrazione è avvenuta davanti a un edificio che ospita una scuola coranica nella strada Sariab. Al momento dell'esplosione, la ''madrassa'' era affollata di famiglie per una cerimonia di consegna di diplomi scolastici. Secondo gli investigatori, è stato usato un ordigno contenente circa cinque chilogrammi di esplosivo e nascosto in una bicicletta abbandonata vicino all'ingresso. Di recente, nella stessa zona della città sono avvenuti due sanguinosi attacchi esplosivi a convogli della polizia. (F.S.)

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    Ancora minacce dalla setta Boko Haram in Nigeria

    ◊   Il gruppo islamico Boko Haram ha rivendicato l'omicidio di un ex capo della polizia della città di Kano, nel nord della Nigeria, ed ha minacciato altre azioni dello stesso tipo in una email mandata alla stampa. La setta fondamentalista islamica Boko Haram (letteralmente "L'educazione occidentale è peccato") si è resa responsabile di numerosi attentati nelle regioni settentrionali della Nigeria, tra cui diversi contro chiese. Solo 4 giorni fa 15 persone sono rimaste uccise dall'esplosione di una bomba nella chiesa Harvest Field Church nell'area di Yeruwa, alla periferia di Bauchi, nel nord della Nigeria. Attacchi di questo tipo sembrano essere la miccia con cui Boko Haram vuole riaccendere i conflitti settari in un Paese di circa 160 milioni di abitanti, diviso equamente tra musulmani e cristiani. Negli Stati Uniti il Dipartimento di Giustizia sta facendo pressioni sul Dipartimento di Stato affinché la setta islamica radicale venga annoverata fra le "organizzazioni terroristiche straniere", una mossa che il governo nigeriano non condivide perché, secondo le autorità, non sarebbe una mossa utile a risolvere il conflitto. (F.S.)

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    Congo. I vescovi: violenza e caos nel Kivu

    ◊   Temono lo spettro di una guerra dalle motivazioni sconosciute i vescovi della provincia di Bukavu, nella Repubblica Democratica del Congo, che, in un messaggio alle autorità politiche, esprimono le loro preoccupazioni di fronte ai conflitti armati strutturati osservati nel nord e nel sud Kivu. Riuniti in assemblea ordinaria dal 28 maggio al 2 giugno, i presuli hanno discusso dell’attuale realtà del Paese, rilevando “una intensificazione senza precedenti del banditismo armato” e massicci spostamenti della popolazione. Nel messaggio, intitolato “A quando la pace nell’est della Repubblica Democratica del Congo?”, i vescovi allertano le autorità nazionali ed internazionali su una serie di fatti preoccupanti come la ripresa delle violenze di gruppi armati nel nord Kivu, il verificarsi di massacri e incendi, il risveglio del movimento Maï-Maï, l’ammutinamento di soldati ad Uvira, gli scontri di Bunyakiri. Tutto ciò, si legge nel messaggio, “pone serie questioni di governance locale, nazionale, regionale e internazionale”, poiché nelle nuove ostilità c’è da riscontrare la volontà di sfuggire alla giustizia per delitti individuali, di evitare l’integrazione nelle forze armate, di mantenere lo “statu quo” favorevole alle violenze. I vescovi osservano poi che alcune aree del Paese sono “abbandonate alla mercé di gruppi di interesse, a detrimento delle popolazioni locali, che tra l’altro hanno già sofferto troppo la carenza dello stato, o quanto meno, la sua debolezza”, mentre sulla questione dei rifugiati ruandesi chiedono che venga chiarito lo statuto amministrativo “di questo gruppo umano” e che “lo Stato congolese si assuma le proprie responsabilità ... ed esiga una soluzione” con il coinvolgimento della comunità internazionale. Allo stato i vescovi chiedono di debellare qualunque gruppo armato, al fine di proteggere tutta la nazione e tutti cittadini, “e non gruppi particolari”; di offrire credibilità, garantendo sicurezza ed equità ed evitando il ricorso a forme di giustizia personale; di riformare le amministrazioni, responsabilizzandole dei loro atti civili o penali lesivi degli interessi dello stato stesso. “Occorre operare per la conversione delle mentalità … al senso del bene comune” allo scopo di debellare la corruzione, prosegue il messaggio che esorta infine ad offrire fiducia al nuovo governo. L’auspicio dei vescovi della provincia di Bukavu è che quest’ultimo ascolti la popolazione e dia vita a riforme nell’ambito della sicurezza, della politica estera e dello sviluppo sostenibile. Un ulteriore auspicio viene formulato con riguardo all’Organizzazione delle Nazioni Unite, perché appoggi le riforme nella Repubblica Democratica del Congo, mentre la classe politica viene richiamata all’unità e all’integrità e a restare vigile dinanzi alle forze centrifughe che minano la pace del Paese. (A cura di Tiziana Campisi)

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    Dal 9 al 13 luglio a Bangkok il IV Incontro dei vescovi asiatici sull'Apostolato delle donne

    ◊   Dal 9 al 13 luglio si terrà a Bangkok, in Thailandia, il IV Incontro dei vescovi asiatici sull'Apostolato delle donne (BILA IV on Women). Ospitato dal Centro Pastorale Camilliano della capitale thailandese, l’evento è organizzato dalla Sezione Donne dell’Ufficio per i laici e la famiglia della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia (Fabc). È prevista la presenza di vescovi, sacerdoti, religiose e laiche impegnate a vario titolo nella pastorale femminile: in tutto quattro delegati per Paese. I partecipanti continueranno le riflessioni avviate dai precedenti incontri continentali e regionali dedicati alla condizione femminile nelle società asiatiche. Una condizione segnata ancora da una strutturale subalternità, emarginazione e sfruttamento imposti da una cultura patriarcale dura a morire. Stupri, violenze domestiche, molestie sessuali, incesti, traffico di donne, ma anche uccisioni di bambine e feti femminili e altre gravi forme di discriminazioni legittimate da antichi tabù sociali e credenze religiose continuano infatti ad essere pratiche diffuse nel Continente. Dall’ultimo incontro dei vescovi asiatici su queste problematiche, nel 2008, era emersa la comune convinzione sulla necessità di dare nuovo impulso alla missione della Chiesa in Asia per una società più giusta ed equa che riconosca alle donne il loro valore e dignità. In particolare, i vescovi avevano affermato il bisogno di confrontare le pratiche discriminatorie nei loro confronti e i valori di uguaglianza del Vangelo, per potere promuovere nelle comunità cristiane una contro-cultura che valorizzi la donna anche nella Chiesa attraverso un’adeguata opera di sensibilizzazione. L’incontro servirà dunque a fare il punto dei progressi compiuti e ad aggiornare le strategie pastorali su questo fronte. L’ultimo incontro dei Vescovi Asiatici sull'Apostolato delle donne (il BILA III for Women) si è tenuto nel 2001 a Hua Hin, sempre in Thailandia, sul tema "Le esperienze di Dio delle donne radicate nella Vita". (A cura di Lisa Zengarini)

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    Elezioni in Romania. I vescovi: i cristiani votino chi difende giustizia, pace, famiglia, vita

    ◊   Un “incoraggiamento a ogni cristiano e a tutte le persone di fede a esercitare il diritto e la responsabilità di partecipare al voto” amministrativo del 10 giugno giunge dai vescovi rumeni che, dall’8 al 10 maggio, si sono riuniti in assemblea a Blaj. In una nota ripresa dal Sir, i vescovi dei due riti del Paese affermano che “i cristiani devono avere un ruolo attivo ed essenziale nella conservazione e promozione dei valori cristiani propri del nostro popolo, e conformi all’insegnamento della Sacra Scrittura e della Chiesa”. Per questo i vescovi li esortano “ad esercitare il diritto al voto e di votare coloro che promuovono i valori della dignità umana, che sostengono la famiglia e rispettano la vita dal momento del concepimento e fino alla sua fine naturale, che promuovono la pace, i valori etici cristiani e la creazione di Dio”. Per i vescovi, infatti, “non è indifferente chi rappresenta, dal punto di vista politico, i nostri valori e interessi sociali. Nell’esercizio di questo diritto costituzionale e cittadino, nessuno deve lasciarsi influire da promesse, soldi o altri vantaggi materiali”.

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    Mons. Miglio: reti di solidarietà per salvare chi vuole suicidarsi

    ◊   “C’è bisogno urgente di potenziare e moltiplicare le reti della solidarietà, ma prima ancora abbiamo bisogno di tenere gli occhi più aperti”. E’ quanto sostiene l’arcivescovo di Cagliari, mons. Arrigo Miglio, in un articolo pubblicato sul prossimo numero de Il Portico, settimanale della diocesi, citato dal Sir. Il presule si riferisce ai recenti suicidi in provincia di Cagliari: uno accaduto a Sestu nella parrocchia di San Giorgio domenica scorsa, l’altro che ha visto protagonista un giovane imprenditore. “Deve mettersi in gioco tutta la comunità cristiana - prosegue mons. Miglio - non solo le Caritas, ma anche l’associazionismo che raggruppa imprenditori, artigiani, cultori della dottrina sociale. Servono sportelli per offrire aiuto psicologico, tecnico, fiscale e possibilmente anche economico, ma soprattutto ancora una volta siamo chiamati a far crescere la cultura della vita e a smascherare le culture di morte, che tali rimangono anche quando si fanno suadenti”. L’arcivescovo si rivolge anche al mondo dell’informazione, che “su questi episodi è sicuramente doverosa e importante”. Ma “quando vedo qualcuno a cavalcioni di un parapetto che si affaccia su un fiume o di un precipizio non posso certo mettermi a raccontargli che già tanti altri hanno compiuto lo stesso gesto, ma cerco di afferrarlo e di riportarlo in salvo”.

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    Lourdes: primo Seminario scientifico internazionale su guarigione e scienza

    ◊   Si apre domani a Lourdes, in Francia, il primo Seminario scientifico internazionale sul tema “Lourdes, guarigione e scienza: cosa significa essere curati oggi?”, organizzato dall’Ufficio delle Constatazioni Mediche di Lourdes e dal Comitato medico internazionale della città mariana. L’evento è patrocinato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Tra i relatori: mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari; mons. Nicolas Brouwet, vescovo di Tarbes e Lourdes; mons. Charles Scicluna, promotore di Giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede. Il seminario si concluderà il 9 giugno.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 159

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.org/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Barbara Innocenti.