![]() | ![]() |

Sommario del 04/06/2012
◊ La Chiesa è viva nonostante le difficoltà perché Gesù è il Signore della storia: è quanto ha detto in sintesi il Papa a Milano al termine del pranzo svoltosi ieri in arcivescovado, a conclusione dell’Incontro mondiale delle famiglie. Le parole pronunciate da Benedetto XVI sono state rese note oggi dalla Sala Stampa vaticana. Ce ne parla Sergio Centofanti:
Il Papa ha pranzato con alcune famiglie, presenti i cardinali Angelo Scola e Dionigi Tettamanzi: quest’ultimo ha consegnato a Benedetto XVI una preziosa copia dell'Evangeliario ambrosiano — realizzato da grandi artisti viventi sotto la direzione di don Umberto Bordoni — che reca in copertina una rappresentazione iconografica della Gerusalemme del cielo. Il Papa ha detto di trovare bello che alla fine si arriva di nuovo alla Parola di Dio, “che è la chiave della vita, la chiave del pensare, del vivere”: così – ha sottolineato - con la Parola di Dio abbiamo cominciato e finito. Siamo nel pieno della vera vita":
"Volevo semplicemente dire grazie per tutto quello che ho vissuto in questi giorni: questa esperienza della Chiesa viva. Se qualche volta si può pensare che la barca di Pietro sia realmente in mezzo a venti avversari difficili - è vero - tuttavia vediamo che il Signore è presente, vivo, che il Risorto realmente è vivo e ha in mano il governo del mondo e il cuore degli uomini".
"Questa esperienza che la Chiesa è viva – ha concluso il Papa - che vive dall'amore di Dio, che vive da Cristo Risorto, è il dono di questi giorni. Così, il primo grazie va al Signore”.
Padre Lombardi: a Milano abbiamo visto la "buona notizia" della famiglia
◊ Per un bilancio dell’evento di Milano, Antonella Palermo ha sentito il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, chiedendogli anzitutto come ha vissuto il Papa questa esperienza:
R. – L’ha vissuta con grande gioia e con grande entusiasmo. Direi che è stato anche straordinariamente bene nonostante la ricchezza e l’intensità degli impegni. Si è sentito molto bene accolto dalla città di Milano che ha dimostrato nei suoi confronti grande attenzione, grande amore e grande rispetto, ma soprattutto ha trovato un grande uditorio disponibile ad ascoltare quello che io chiamerei il Vangelo della famiglia oggi, cioè la visione cristiana sulla famiglia come una buona notizia, come una cosa estremamente bella, non polemica o di recriminazioni nei confronti della società di oggi che pure pone tanti problemi alla solidità e alla profondità dei valori famigliari, ma proprio facendo vedere la bellezza dell’amore, del perdono mutuo, della comprensione, della solidarietà.
D. – Il Papa ha voluto anche ricordare coloro che vivono il fallimento del matrimonio…
R. - Certamente perché questo è uno dei grandi problemi, sempre più diffuso nella società di oggi. Il Papa ha dimostrato la sua partecipazione profonda, la sua comprensione della serietà di questa sofferenza e di questa problematica. Il Papa ha parlato sia di spiritualità, sia di vicinanza e accompagnamento pastorale e ha dimostrato una grandissima stima del valore della sofferenza portata nella fede dalle persone che vivono queste situazioni. Questo per me è stato un accenno molto incoraggiante.
D. – Il discorso alle autorità civili ha richiamato la necessità di un’etica nella politica, anche questo un tema di grande attualità…
R. – Il Papa è partito proprio ricordando che Sant’Ambrogio, il grande santo patrono di Milano, era un amministratore pubblico prima di diventare vescovo e quindi le cose che ha detto nel suo magistero, nel suo insegnamento, sulla responsabilità, sul dovere di giustizia e - la conclusione era veramente straordinaria! - sul fatto che per governare bene bisogna sapersi fare amare, sono cose che sant’Ambrogio diceva in base ad una sua esperienza concreta anche come amministratore pubblico. Quindi è un discorso che può essere meditato profondamente.
Un evento meraviglioso: la gioia delle famiglie a Milano con il Papa
◊ Oltre un milione di persone hanno partecipato ieri alla Messa presieduta dal Papa nel parco di Bresso. In tantissimi erano anche alla festa delle testimonianze sabato sera. Momenti di grande gioia e fraternità nella condivisione della fede in Gesù. La nostra inviata Antonella Palermo ha raccolto alcune voci:
D. - Lei è di Milano?
R. - Si, sono proprio di Bresso. Bresso così non l’avevo mai vista e non la rivedrò mai… E’ bellissima! Ce ne vorrebbe una al mese, anche se so che qualcuno mi ucciderà sentendo questa cosa. Un evento meraviglioso: tanta gente così ordinata, tutta in armonia, allegra, con questi bambini piccoli, che io mai mi sarei sognata - quando li avevo così piccoli - di far fare loro dei sacrifici così. Invece erano lì, tutti felici. E’ andato tutto bene; niente fuori posto. Meraviglioso, proprio meraviglioso!
D. - Il messaggio del Papa?
R. - Il messaggio del Papa - era per quello che si era tutti qua! - è stato bello.
D. - Cosa si porta a casa, in particolare, delle sue parole?
R. - Ne abbiamo bisogno in questo momento. Abbiamo bisogno che Dio tenga una mano sulla testa alle nostre famiglie.
D. - Due volontari da Saronno: come è stata questa esperienza?
R. - Bellissima! Una bellissima esperienza: per me era la prima volta in eventi così grandi. Ero stato alla Gmg come pellegrino, ma non come volontario: fare il volontario è stato veramente molto bello, molto gratificante, anche per la conoscenza di nuove persone.
R. - Anche a me è piaciuto parecchio fare questa esperienza: a volte è stata faticosa, ma è stata molto bella, anche perché con gli altri volontari abbiamo instaurato un bel rapporto, ci si divertiva, si parlava… E’ stato proprio bello! Un’esperienza unica!
D. - Del messaggio del Papa alle famiglie, cosa vi portate a casa?
R. - Il fatto che abbia ricordato che è vicino a noi e che bisogna stare uniti per superare le difficoltà e i problemi. E’ stato un bel messaggio, molto bello.
D. – Ecco una coppia ormai matura … cosa si porta dentro, nel cuore?
R. - Commozione, verità, esperienza: perché le testimonianze erano tutte toccanti. Poi il vino delle nozze di Cana e il Papa che ha parlato dei “due vini”: il primo è buono, perché è quando sei fidanzato, quando ti sposi tutto è bello; dopo però bisogna migliorarlo, perché altrimenti… Questo è il momento più difficile.
D. - Voi da quanti anni siete sposati?
R. - Da 45.
D. - Che suggerimento date ai giovani?
R. - Di essere pazienti, perché le difficoltà poi si incontrano.
Mons. Lahham: dall'incontro di Milano grande sostegno alle famiglie cristiane del Medio Oriente
◊ Hanno partecipato all’incontro di Milano con il Papa anche numerose famiglie cristiane provenienti dal Medio Oriente. Con loro era mons. Maroun Elias Lahham, vicario patriarcale per la Giordania. Il nostro inviato Mario Galgano lo ha intervistato:
R. - Vengo dalla Giordania, con delle famiglie arabe cristiane di Nazareth e della Palestina. Per noi incontrare delle famiglie cristiane provenienti da tutto il mondo è un appoggio morale e spirituale immenso, perché vivendo come minoranze arabe cristiane in un mondo a maggioranza musulmana, sentiamo sempre questa limitazione nella nostra vita. Dunque incontrare famiglie cristiane dei cinque continenti, per noi rappresenta un appoggio morale e torniamo certamente molto arricchiti e sostenuti moralmente e spiritualmente da questa esperienza di Milano.
D. - Lei ha accennato al fatto che siete una minoranza: il dialogo interreligioso può anche passare e deve anche passare attraverso le famiglie e quindi attraverso l’educazione dei propri figli… Da questo punto di vista qual è la situazione e qual è anche la speranza per quanto riguarda il dialogo interreligioso, ma anche riguardo soprattutto alla pace e alla giustizia?
R. - Bisogna dire che sia in Palestina, sia in Israele, sia in Giordania le relazioni tra le famiglie cristiane e le famiglie musulmane sono abbastanza buone, fatte eccezione per qualche evento che capita qua e là. E’ importante che questo spirito di dialogo e di rispetto reciproco sia coltivato nell’educazione dei figli, perché spesso si è inclini a parlare male dell’altro quando si è nella propria famiglia. Dobbiamo quindi, all’interno delle nostre famiglie, sforzarci di parlare bene dell’altro, anche se l’altro è diverso e non condivide con noi la nostra fede. Soltanto così potremo veramente creare un ambiente sociale e rispettoso e non soltanto rispettoso l’uno dell’altro, ma considerando proprio la diversità dell’altro come un arricchimento per noi stessi. Parlare poi di pace e di giustizia, se ne parla da 60 anni: adesso siamo giunti alla conclusione che è inutile parlare di pace, finché non sarà stabilita la giustizia; ma la giustizia rappresenta anche un affare politico e non sembra finora che i politici abbiano questa priorità.
D. - Pensando anche ai nostri fratelli e sorelle in Siria, così come in Egitto e in tutta l’area araba, che vivono una situazione molto difficile. Voi avete contatti con queste comunità e se sì quali sono? Secondo lei cosa si può fare per aiutare i cristiani, ma non solo i cristiani, in quelle aree un po’ delicate?
R. - E’ vero che sono di aree delicate e sono delicate perché stiamo vivendo una vera rivoluzione nel mondo arabo, quella che si chiama la “primavera araba”, nella quale la strada riesce finalmente a dire quello che pensa. Per me questo è molto positivo. Io sono stato vescovo in Tunisia, dove è scoppiata questa primavera, e sono molto ottimista per i risultati che ha portato questa rivoluzione. E’ vero che adesso c’è un momento di incertezza e dunque di paura: una minoranza è sempre incline ad aver paura quando la situazione cambia. Nel rapportarci con loro chiediamo due cose: “abbiate fiducia e evitate il panico, perché il panico non serve assolutamente a nulla”. Le cose cambieranno in meglio e anche se i fratelli musulmani arriveranno al potere, devono comprende che nella guida di un Paese - e questo lo capiscono e lo hanno già capito in Tunisia - l’islam deve essere moderato: con un islam moderato si può vivere e non c’è da aver paura. Le Chiese del mondo arabo sono sempre esistite, esistono e esisteranno sempre. Per noi è una questione di fede e di volontà di Dio.
◊ Le famiglie segnate da “esperienze dolorose di fallimento e di separazione” contino sul sostegno del Papa e della Chiesa. E’ uno dei messaggi forti lanciati da Benedetto XVI a Milano, all’Incontro Mondiale delle Famiglie. Sia nella Festa delle Testimonianze di sabato sera che nella Messa di ieri, il Pontefice ha ribadito che i separati “non sono ‘fuori” dalla Chiesa, ma piuttosto sono “nel cuore della Chiesa”. Sulle importanti parole del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato don Paolo Gentili, direttore dell’Ufficio Cei per la famiglia:
R. – Il Santo Padre è stato perfettamente nell’orizzonte della verità e della misericordia. Della verità del Sacramento, che più volte è venuta fuori con parole anche affascinanti; dall’altra, però, anche sull’inscindibilità del Sacramento riguardo – appunto – ai divorziati risposati e quindi nella non possibilità di accedere, per chi ha una nuova unione, alla Comunione e alla Confessione. Direi, però, che è andato un po’ oltre. Anche quel discorso che aveva già fatto al clero di Aosta, nel luglio del 2005, un po’ all’inizio del suo Pontificato, incidendo in modo forte anche sulla misericordia da tenere: una Chiesa che allarga le braccia nella verità e che fa sentire la vicinanza alle persone che soffrono. In perfetta linea anche con il convegno che abbiamo avuto recentemente – appena un anno fa, l’estate scorsa – dal titolo: “Luci di speranza per la famiglia ferita”, da cui sta venendo una grande fecondità.
D. – Anche senza la ricezione corporale del Sacramento – ha detto il Papa – c’è una comunione spirituale con Cristo, e far capire questo – ha aggiunto – è importante. Qui c’è un gran lavoro da fare …
R. – Credo che il lavoro più forte – e lo stiamo verificando anche con tanti responsabili di coppie di sposi e di sacerdoti – è anche una grande laboriosità pastorale: far scoprire la Chiesa come vero Corpo di Cristo, per cui anche tutte le varie presenze che sono la presenza di Gesù nel Vangelo, nell’ascolto delle Scritture, nella preghiera, nella sofferenza offerta, ma in modo speciale nel Sacramento di salvezza che è la Chiesa. Per cui vuol dire poter vivere il Corpo di Cristo attraverso la Chiesa, anche non ricevendolo corporalmente nella Comunione eucaristica. Questo vuol dire veramente avere chiarezza sulla famiglia di famiglie che è la Chiesa, con un grandissimo abbraccio del Santo Padre alle persone ferite, che abbiamo sentito, dicendo di raccogliere quelle lacrime di tante persone che hanno vissuto il fallimento matrimoniale. E penso, in particolare, anche ai tanti figli, particolarmente provati, che hanno vissuto il divorzio dei propri genitori.
D. – Molte persone, ferite da queste situazioni di separazione, sicuramente avranno sentito toccare il proprio cuore. In questo senso, c’è anche un aspettativa di nuovi frutti, di fecondità dalle parole del Papa?
R. – Noi stiamo già vedendo questa grande fecondità. Il convegno nazionale che c’è stato l’anno scorso ha prodotto in autunno la nascita di tanti percorsi per persone separate o per persone che hanno vissuto il divorzio ed acquisito una nuova unione. Parliamo qui di fedeli che vivono come divorziati risposati: questo è il termine importante, nel senso che magari talvolta hanno riscoperto la fede proprio nella sofferenza di quel fallimento matrimoniale. E allora la ricchezza di questi percorsi può diventare una vicinanza viva della comunità. Da una parte, il poter condividere con altri che hanno vissuto la stessa esperienza, dall’altra l’essere guidati – però – dalla direzione spirituale di sacerdoti profondamente formati per questo, ma anche e soprattutto da tante coppie di sposi che, pur vivendo in questo momento la fedeltà al matrimonio, sanno bene che non sono loro i veri autori, ma la grazia dello Spirito che li accompagna e che va tutti i giorni ri-inondata da una vita veramente cristiana …
Notificazione della Dottrina della Fede sul libro di una suora americana
◊ Con una Notificazione diffusa oggi sul libro “Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics” di suor Margaret A. Farley, la Congregazione per la Dottrina della Fede esprime “profondo rammarico” per il fatto che un membro di un Istituto di vita consacrata “affermi posizioni in diretto contrasto con la dottrina cattolica nell’ambito della morale sessuale”. La Notificazione, che non è accompagnata da alcuna sanzione, arriva dopo uno scambio di lettere con la stessa religiosa appartenente alle Sisters of Mercy of the Americas, nelle quali si chiedeva a suor Farley una correzione delle “tesi inaccettabili” contenute nel suo libro. Ma le sue risposte non hanno chiarito adeguatamente i problemi presenti nel testo. Quindi i membri della Congregazione hanno deciso di pubblicare questo documento. La sintesi nel servizio di Debora Donnini:
L’autrice del libro, suor Farley, non presenta “una comprensione corretta” del ruolo del Magistero della Chiesa e “nel trattare argomenti di carattere morale” o ignora “l’insegnamento costante del Magistero oppure, quando occasionalmente lo menziona, lo tratta come un’opinione fra le altre”. Un atteggiamento che, spiega la Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, “non può essere in alcun modo giustificato, neppure all’interno di una prospettiva ecumenica che l’autrice desidera promuovere”. Suor Farley rivela “una comprensione difettosa della natura oggettiva della legge morale naturale” e sceglie invece di argomentare sulla base di conclusioni di “determinate correnti filosofiche” o della sua “comprensione dell’’esperienza contemporanea’”. La Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, che non è accompagnata da alcuna sanzione, definisce tale approccio “non conforme alla genuina teologia cattolica” rilevando gli errori del suo libro in tema di atti e unioni omosessuali, masturbazione, indissolubilità del matrimonio, divorzio e seconde nozze.
La Congregazione sottolinea, ad esempio, che è opposto all’insegnamento del Magistero la posizione di suor Farley sulle unioni omosessuali: secondo la religiosa, una delle questioni più urgenti davanti all’opinione pubblica degli Stati Uniti sarebbe la concessione di “una qualifica giuridica alle unioni omosessuali… paragonabile alle unioni tra eterosessuali”. La Chiesa ribadisce che “il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali”. Equipararle al matrimonio significherebbe non solo “approvare un comportamento deviante”, ma anche offuscare valori fondamentali del patrimonio comune dell’umanità.
A proposito degli “atti omosessuali”, il documento torna a sottolineare la distinzione della Chiesa cattolica tra “persone con tendenze omosessuali e atti omosessuali”. Quanto alle persone, il Catechismo insegna il rispetto e di “evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione” ma quanto agli atti “in nessun caso possono essere approvati” essendo contrari alla legge naturale.
La Congregazione ricorda poi l’indissolubilità del matrimonio e che l’intima unione degli sposi esige la piena fedeltà: essi, infatti, sono abilitati a rappresentare “la fedeltà di Dio alla sua alleanza, di Cristo alla sua Chiesa”. Suor Farley come sua personale posizione sostiene che “l’impegno matrimoniale sia soggetto a scioglimento per le stesse ragioni fondamentali per le quali ogni impegno permanente, estremamente grave e quasi incondizionato, può cessare di esigere un vincolo”.
Viene poi definita contraria alla dottrina cattolica la visione di suor Farley secondo cui, pur rimanendo qualcosa fra due persone che si sono sposate, ciò che resta non impedisce un secondo matrimonio. La Chiesa, spiega la Notificazione, sostiene per fedeltà alla parola di Gesù Cristo (“Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”: Mc 10,11-12), che non può riconoscere come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio”. Inoltre il documento, sempre citando il Catechismo della Chiesa cattolica, sottolinea che “se i divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che oggettivamente contrasta con la legge di Dio”. Quindi “non possono accedere alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione”, “non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali” e “la riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell’Alleanza e della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa continenza”.
Sulla masturbazione, poi, si ricorda che “è un atto intrinsecamente e gravemente disordinato” e “qualunque ne sia il motivo, l’uso deliberato della facoltà sessuale al di fuori dei rapporti coniugali normali contraddice essenzialmente la sua finalità”.
La Congregazione, dunque, “rende avveduti i fedeli” che questo libro “Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics”, del 2006, “non è conforme alla dottrina della Chiesa” e di conseguenza non può essere utilizzato come valida espressione di dottrina cattolica “né per la direzione spirituale e la formazione né per il dialogo ecumenico e interreligioso”. Infine si incoraggiano i teologi a proseguire nell’insegnamento della teologia morale “in piena conformità con i principi della dottrina cattolica”.
Questa Notificazione giunge dopo che la Congregazione per la Dottrina della Fede, a seguito di un primo esame del libro, con lettera del 29 marzo 2010 “indirizzò all’autrice, per i buoni uffici di suor Mary Waskowiak, allora Superiora Generale delle Sisters of Mercy of the Americas, un’ampia valutazione preliminare, indicando i problemi dottrinali presenti nel testo”. La risposta di suor Farley, del 28 ottobre 2010, non risultò sufficiente a chiarificare i problemi segnalati. Poiché il caso riguardava errori dottrinali presenti in un libro la cui pubblicazione si è rivelata causa di confusione tra i fedeli, la Congregazione decise di intraprendere un “esame con procedura urgente”, secondo il “Regolamento per l’esame delle dottrine”.
Dopo la valutazione da parte di una Commissione di esperti, la Sessione Ordinaria della Congregazione, l’8 giugno 2011, “confermò che il libro in parola conteneva proposizioni erronee, la cui divulgazione arrischiava grave danno ai fedeli”. Successivamente, con lettera del 5 luglio 2011, fu trasmesso a suor Waskowiak l’elenco delle proposizioni erronee, chiedendole di invitare suor Farley ad offrire una correzione delle tesi inaccettabili contenute nel suo libro.
Suor Patricia McDermott, nel frattempo subentrata a suor Mary Waskowiak quale Superiora Generale delle Sisters of Mercy of the Americas, con lettera del 3 ottobre 2011, trasmise alla Congregazione la risposta di suor Farley, accompagnata dal parere proprio e di suor Waskowiak. Tale risposta, valutata dalla Commissione di esperti, il 14 dicembre 2011 fu sottoposta all’esame della Sessione Ordinaria. In tale occasione, considerando che la risposta di suor Farley “non chiariva adeguatamente i gravi problemi contenuti nel suo libro”, i Membri della Congregazione decisero di procedere alla pubblicazione di questa Notificazione.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Benedetto XVI conclude a Milano l'Incontro mondiale delle famiglie. All'interno i discorsi del Papa, i saluti delle autorità, le cronache e i servizi dell'inviato.
In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo “Milano e la gioia cristiana”.
Nell'informazione internazionale, in rilievo la Nigeria: quindici morti in un attentato a una chiesa a Bauchi.
Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede a proposito del libro “Just Love. A Framework for Christian Sexual Ethics” di suor Margaret A. Farley.
Una dissonanza ci salverà: Marcello Filotei sul ruolo sociale della musica nella lezione di Bendetto XVI alla Scala di Milano.
Predicatore della bontà: a Besançon la beatificazione di Giovanni Giuseppe Lataste.
◊ “Siamo sconvolti e scioccati dalle due tragedie che hanno colpito la Nigeria, ieri, il disastro aereo di Lagos” e “l’attacco contro una chiesa cristiana a Bauchi”. Lo riferisce all’agenzia Fides mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria. I presuli del Paese hanno incontrato in queste ore il presidente Goodluck Jonathan per discutere dei problemi della sicurezza interna e degli attacchi contro le chiese cristiane. Dai vescovi, riuniti ad Abuja per il pellegrinaggio nazionale, il pressante appello per la cessazione delle violenze. E’ stata intanto ricuperata la scatola nera dell'Md-83 della compagnia aerea Dana Air, schiantatosi ieri pomeriggio su un quartiere popolare di Lagos. Rinvenuti 62 cadaveri: erano 153 le persone che viaggiavano a bordo del velivolo. Nel primo dei tre giorni di lutto nazionale proclamati dal presidente Jonathan, due gru sono state portate sul luogo della sciagura, un complesso formato da un palazzo residenziale a due piani, una chiesa e una stamperia. (G.A.)
“Pregate per la Chiesa, la Nigeria è terra di martirio”. Così, intanto, dopo il nuovo attentato a Bauchi, una religiosa raggiunta telefonicamente nel Paese africano, alla quale per motivi di sicurezza garantiamo l’anonimato. L’intervista è di Massimiliano Menichetti:
R. - C’è paura nei cristiani. Ci sono tensioni e bisogna stare sempre allerta, perché anche adesso sembrava essere tutto calmo e, invece, ieri si è scatenato questo nuovo attacco a Bauchi. Nel momento in cui pensi che tutto sia tranquillo, già sta covando qualche altra esplosione… Siamo nelle mani di Dio.
D. - La popolazione è preoccupata?
R. - Certo. E' preoccupata, ma non si dà per vinta. L’intento dei terroristi è distruggere la presenza dei cristiani, il più possibile… E’ necessario incoraggiare quindi i fedeli a non aver paura.
D. - Perché chi vuole colpire, vuole scoraggiare anche ad andare in Chiesa?
R. - Certo, il punto è proprio questo: vogliono far diventare islamico il Paese, la Nigeria. E questo può avvenire soltanto se in Nigeria non esisterà più un cristiano, ma questo non è possibile, perché la Chiesa è combattuta, ma non sarà demolita!
D. - Mi diceva che dopo l’attentato a Kano, alcuni sono andati per togliere i Crocifissi dalle scuole?
R. - Sì, sono andati a togliere il Crocifisso nella scuola cattolica. Subito dopo l’ultima bomba nella scuola, in cui sono morti professori e studenti, sono andati dalle suore che hanno l’istituto da tanti anni, con studenti sia musulmani sia cristiani: gli studenti musulmani si sono ritirati e poi hanno minacciato di togliere i Crocifissi, ma ancora non ci sono riusciti. Stanno lottando….
D. - Voi che cosa state facendo per contrastare questa terribile ondata di terrorismo?
R. - La nostra arma è la preghiera. Non possiamo fare altro se non incoraggiare la gente a non aver paura, perché fin dall’inizio della storia, nel cristianesimo ci sono stati i martiri e la Chiesa è sempre stata combattuta e questo continuerà ad essere. Non bisogna quindi aver paura, mettiamoci nelle mani di Dio.
D. - Vuole lanciare un appello?
R. - Tante volte noi pensiamo di fare qualcosa, umanamente, ma senza Dio non si può fare niente! Questo è il mio appello: pregare molto e essere vicini alla Chiesa; pregare e tener duro!
Lutto nazionale per le vittime del sisma in Emilia. Appello del vescovo di Carpi
◊ Trema ancora la terra in Emilia, dove questa mattina le province di Modena e Mantova sono state colpite da un nuovo “sciame sismico” che, fortunatamente, non ha causato vittime. Ieri sera una scossa, di magnitudo 5.1, ha provocato il crollo della Torre dell’orologio di Novi di Modena e di altri campanili pericolanti. In tutta Italia si celebra, intanto, la Giornata di lutto nazionale. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Giornata di lutto nazionale, con bandiere degli edifici pubblici a mezz’asta e un minuto di silenzio in tutte le scuole, per commemorare le 24 vittime delle scosse di terremoto che hanno devastato l’Emilia, su cui si sta abbattendo dalle prime ore di questa mattina anche un violento temporale. Una giornata per ricordare, pregare e riflettere come sottolinea il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina:
“Riflettere e sperare. Riflettere sulla nostra realtà della condizione umana. Io spero che la riflessione sia andata in questa direzione perché credo che, fino ad adesso, in tanti abbiamo peccato di crederci onnipotenti oppure che la sofferenza, la disgrazia, il lutto possa sempre capitare agli altri. Insieme alla riflessione c’è proprio la consapevolezza che, comunque sia, il Signore rimane con noi: è Colui che è la nostra speranza. Nella sofferenza abbiamo anche potuto toccare la presenza del Signore e questo ci ha dato grande speranza. Ai miei sacerdoti ho raccomandato di rimanere ancorati alla preghiera perché è proprio la preghiera, la comunione con il Signore e l’intimità con Lui che ci permette di mantenere viva la speranza, di riuscire a trasmettere la dimensione di verità ai nostri fratelli nella fede e anche a coloro che sono lontani!”.
Una folla di fedeli si è radunata a Carpi, nonostante la pioggia battente e la paura di nuove scosse, per dare l’ultimo saluto a don Ivan Martini, morto martedì scorso in seguito al crollo della chiesa di Rovereto, mentre cercava di portare in salvo una statua della Madonna. Durante la Messa esequiale, mons. Francesco Cavina ha detto che “don Ivan aveva capito il mistero della morte e della vita spiegato da Cristo”:
“L’aveva capito molto bene e si era impegnato in questo che poi è quello che fa ogni buon cristiano. La nostra vita è un passaggio qui su questa terra ma proprio perché è un passaggio non è un passaggio inoperoso. E’ un passaggio operoso, che va vissuto proprio nel servizio, facendo della propria vita un dono per gli altri, vivendo il comandamento di Gesù: ‘Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito’, che si esprime proprio nella dimensione della carità che non è solo filantropia ma che nasce proprio dall’incontro con il Signore che rende viva la nostra vita”.
Il commissario europeo alla politica regionale, Johannes Hahn, dopo aver visitato le zone colpite dal sisma, ha precisato che i danni stimati, anche se la valutazione è ancora in corso, sono intorno ai 5 miliardi di euro. Il commissario Hahn ha anche annunciato lo stanziamento di 200 milioni di euro attraverso il Fondo di solidarietà. Occorrono interventi immediati, afferma il vescovo di Carpi:
“E’ quello che stiamo chiedendo veramente con insistenza perché la gente ha bisogno di uscire da questo stato di incertezza, determinato anche dal fatto che le scosse continuano ma anche dalla percezione che si fa una gran fatica a vedere azioni che siano concrete. Anche se c’è tanta gente veramente che si impegna, abbiamo bisogno di vedere che qualcosa sta tornando alla normalità. L’urgenza della ricostruzione è fondamentale”.
Le comunità dell’Emilia sono prostrate. Questo l’appello di mons. Cavina rivolto dai nostri microfoni:
“I parroci oggi mi dicevano: noi vogliamo riprendere la vita nelle parrocchie però non abbiamo più le strutture. Io vorrei lanciare anche un appello tramite la Radio Vaticana: chi avesse strutture prefabbricate che non utilizza e che possono invece essere utili per la celebrazione dell’Eucaristia, chiedo che possano metterle a disposizione. Vorrei lasciare anche il mio numero di cellulare: 333-6802072. Chi avesse a disposizione, ripeto, strutture prefabbricate idonee per la celebrazione dell’Eucaristia e quindi per riprendere anche la vita liturgica delle parrocchie, se potesse metterle a disposizione, sarebbe veramente un dono graditissimo perché indispensabile”.
Prosegue, poi l’impegno di uomini e donne di buona volontà:
“Le persone ci sono, tanti giovani che ci hanno dato la loro disponibilità. Penso agli scout, e non solo, che veramente 24 ore su 24 sono sul campo. Penso alle Guardie Svizzere, un gruppo di 20 Guardie Svizzere che sono arrivate dal Vaticano per mettersi al servizio nostro e che hanno suscitato veramente un grande entusiasmo nella gente perché le hanno viste come un segno della presenza e della vicinanza del Santo Padre, uno dei tanti segni che il Santo Padre ha manifestato nei nostri confronti ... e quindi le persone ci sono e ciò che è importante è che abbiamo bisogno di questo. Chiedo a chi può di aiutarci nel senso che ho appena detto e se lo può fare fa un dono veramente a comunità che corrono il rischio di essere prostrate da questa sofferenza e da questa tragedia”.
La Conferenza Episcopale Italiana, dopo il primo stanziamento di un milione di euro, ha intanto destinato all’emergenza altri due milioni di euro. Domenica 10 giugno, solennità del Corpus Domini, si terrà in tutte le chiese una colletta nazionale e il ricavato verrà consegnato alle Caritas diocesane. Benedetto XVI ha disposto, inoltre, un ulteriore aiuto per i terremotati dell’Emilia, devolvendo i 500 mila euro delle offerte raccolti durante l’Incontro mondiale delle famiglie.
Unione bancaria e politica: piano per salvare l'euro in vista del vertice Ue a fine giugno
◊ Un piano per rafforzare l'euro e per un’Europa più forte: ci stanno lavorando il presidente della Bce, Draghi, il presidente della Commissione Ue, Barroso, il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e il presidente del Consiglio Ue, Van Rompuy. Sarà poi il vertice del 27 a fine giugno a lanciarlo. Bruxelles, da parte sua, smentisce che si tratti di un piano segreto, come affermato da alcuni organi di stampa. Quattro le aree principali del progetto: riforme strutturali comuni, politica di bilancio integrata, unione bancaria e unione politica. Fausta Speranza ne ha parlato col giornalista Andrea Bonanni, esperto di questioni europee:
R. – Sostanzialmente è un piano messo a punto dalla Banca centrale europea, dal presidente Draghi. Draghi ha detto sostanzialmente due cose. La prima è che bisogna scindere il rischio che c’è sui debiti sovrani dal rischio del sistema bancario e per questo bisogna evitare che le banche per la loro salvezza dipendano dall’autorità nazionale; bisogna farle dipendere da un’autorità europea. Il piano prevede quattro punti principali: concentrare in un’unica autorità la sorveglianza sulle banche, creare un’unica garanzia sui depositi - oggi i depositi delle banche sono garantiti a livello nazionale -, creare un fondo per la gestione della liquidazione delle banche che devono essere chiuse o ristrutturate o smembrate e poi - questo è il punto più controverso - consentire al Fondo salva-Stati di finanziare direttamente la ricapitalizzazione delle banche senza dover prestare soldi ai governi che poi li prestano alle banche. Questo è il caso spagnolo. In Spagna ci sono banche in difficoltà. Se il governo le finanzia aumenta il proprio deficit e il proprio debito e quindi peggiora ancora una situazione di conti pubblici già abbastanza disastrosa. E poi lo Stato non vuole chiedere i soldi al Fondo salva-Stati perché questo implica una serie di condizionamenti alla propria sovranità nazionale e quindi vorrebbe che il Fondo aiutasse direttamente le banche in difficoltà, però su questo i regolamenti attuali non lo consentono, i tedeschi sono contrari. Per approvare questa modifica occorrerebbe modificare lo Statuto del Fondo salva-Stati e ci vorrebbe anche un voto del parlamento tedesco che è difficile da ottenere. La seconda cosa che ha proposto Draghi è invece di prospettiva politica, lui dice: è inutile che continuiamo a cercare di mettere pezze alla crisi man mano che la crisi apre nuovi fronti; bisogna che i capi di governo e i leader europei diano una prospettiva alla nostra nazione e dicano come vedono l’euro e l’Unione monetaria da qui a 10 anni.
D. - Tutto ciò significherebbe quell’unione politica in più di cui si parla accanto all’unione bancaria?
R. – Sì, cioè dire: in prospettiva noi vogliamo arrivare a un’unione di bilancio, a mettere in comune il debito europeo. Naturalmente non è una cosa che si può fare adesso ma Draghi dice: se i capi di governo non danno una prospettiva di lungo periodo, tutto quello che stiamo facendo è inutile perché non convincerà mai i mercati.
D. - Dunque strategia a medio e lungo termine… Intanto gli eurobond si faranno o no?
R. – Gli eurobond non si faranno domani, però gli eurobond, o qualsiasi cosa che consenta di gestire insieme la responsabilità del debito accumulato dalle diverse amministrazioni nazionali, sono la soluzione per consentire di superare la crisi dei debiti sovrani. Quello che chiede la Banca centrale è di dire: indichiamolo come prospettiva e indichiamo quali sono gli ulteriori passi - riforme del trattato, nuove istituzioni - che dobbiamo creare per garantire che in realtà anche la gestione dei bilanci sarà controllata in modo centrale ed europeo.
Sostegno alle gravidanze patologiche: l'esperienza del Centro Perinatale del Gemelli
◊ Sostenere le gravidanze fortemente patologiche, con particolare attenzione a quei piccoli ancora nel grembo materno che la scienza medica definisce "incompatibili con la vita" a causa delle gravi malformazioni che presentano. Questa l'attività del centro di Caring Perinatale svolta da La Quercia Millenaria Onlus in collaborazione con i ginecologi del Day hospital di Ostetricia del Policlinico universitario "A. Gemelli", diretto dal prof. Giuseppe Noia, presidente dell’Associazione italiana ginecologi ostetrici cattolici. Si tratta della prima esperienza italiana del genere, il cui bilancio – sono ormai 7 anni di attività - è stato presentato nei giorni scorsi a Roma. Sul Caring Perinatale Eliana Astorri ha intervistato il prof. Giuseppe Di Noia:
R. – Il periodo perinatale, per definizione, si riferisce dalla 28.ma settimana fino a un mese dopo la nascita. Il Caring perinatale comprende non soltanto questa fascia di settimane, ma prende “in cura” – un “I care”, un “caring”, espressione inglese per dire “mi prendo cura” – queste gravidanze sin dal terzo mese: quando già dalle prime diagnosi, con i moderni apparecchi ecografici, si fanno diagnosi di gravidanze compromesse da malformazioni fetali molto gravi. Il problema è che c’è una cultura che dinanzi a questa situazione sceglie la via – cosiddetta, tra virgolette – più facile, mentre in questo modo non si fa un’azione terapeutica: molto spesso si parla di aborto terapeutico, ma si tratta di una falsità scientifica ed umana, perché il bambino muore e la mamma sta male e per cui si dovrebbe parlare di aborto eugenico selettivo. Queste donne, invece, scelgono di continuare ad accompagnare il loro bambino fino alla morte naturale, ovviamente in una grande solitudine, in una grande tristezza e con grande sofferenze personale e di coppia… Noi ci affianchiamo loro, cercando di fare una medicina condivisa per aiutarle in questo accompagnamento. Spesso molti di questi bambini, però, possono essere soggetti di terapie e di cure e quindi molto spesso la terminalità è una terminalità indotta dall’ignoranza, dal non conoscere le storie naturali delle malformazioni. Allora noi interveniamo con il nostro rigore scientifico, per definire quali sono i campi di accompagnamento, quali bambini poter curare senza accanimento terapeutico e quali bambini accompagnare fino all’exitus naturale.
D. – Quali sono le malformazioni, le anomalie congenite che rendono un feto incompatibile con la vita?
R. – Spesso è l’anencefalia, l’agenesia renale…
D. – Ci può spiegare di cosa si tratta?
R. - L’anencefalia è una condizione malformativa in cui il tessuto celebrale non ha avuto una sua naturale formazione, per cui questi sono bambini che ovviamente vivono in utero fino alla nascita e poi - per una mancanza proprio di quelle strutture che permettono l’adattamento alla fase respiratoria - dopo alcuni minuti, dopo alcune ore e alcune volte dopo alcuni giorni, muoiono. Le agenesie renali, invece, sono la mancanza formativa di ambedue i reni. Poi ve ne sono anche altre: vi sono quelle con alterazioni cromosomiche, come la trisomia 13; oppure altre malformazioni complesse malformative, per le quali spesso inizialmente l’ecografia dà una diagnosi di non recuperabilità di questi bambini, ma nel proseguo e nella storia naturale di quello che facciamo noi, spesso poi si evincono situazioni che possono essere corrette anche prima della nascita, con interventi invasivi ecoguidati, interventi cioè con disposizioni che entrano nel compartimento del bambino; viene fatta una anestesia in caso di prelievi di liquidi dalla pancia del bambino, perché se non preleviamo questi liquidi il bambino muore, ma per fare questo bisogno oltrepassare la cute dell’addome del feto in utero e per farlo dobbiamo fare una anestesia, perché molti non sanno che il bambino sente dolore già a partire dalla 18.ma settimana, dove quasi si completa la innervazione. Il bambino da 18-20 settimane non ha la capacità di gestire il dolore: una capacità che tutti noi abbiamo e che abbiamo preso nella vita fetale dopo l’inizio del settimo mese. In queste nove settimane, dalla 18.ma alla 27.ma, il bambino non sente un dolore 7x, ma sente un dolore 700 x: il che equivale a dire che qualsiasi cosa si faccia anche nel caso nostro a scopo terapeutico, ma anche nel caso di un aborto tardivo, il bambino non soltanto muore in quel caso, ma muore anche sentendo molto dolore. Questo è un dato scientifico. Situazioni che impattano la coppia dinanzi al fatto che il loro progetto di amore, il loro progetto di un futuro pieno di sogni, di attuazioni sul piano umano, che sono profondamente condivisibili e comprensibili, viene frantumato. Il mettersi vicino a queste persone che non vogliono – appunto – scegliere di chiudere quel progetto di sogni, quel progetto umano di vita, è un modo per condividere questa sofferenza. Non è certo un cammino facile, ma lo sperimentano insieme ad operatori sanitari, ad altre famiglie e quindi quella sofferenza viene spezzata, viene condivisa. Ebbene loro vivono questa esperienza di tracciato – diciamo - di amore e di sofferenza fino alla fine. Dopo però la sindrome post perdita, il lutto, l’elaborazione del lutto è come se temporalmente si comprimesse. Noi sappiamo da molti studi che la sindrome post aborto dura addirittura fino a 70 anni: in alcuni studi di alcuni colleghi geriatri si è visto che donne di 90 anni ricordavano con angoscia un aborto effettuato 70 anni prima. Noi sappiamo anche che molto spesso la sindrome post abortiva può durare molti anni. In queste famiglie, invece, dopo un anno e mezzo circa, l’80 per cento circa delle famiglie che hanno perso un bambino si riaprono alla vita e non è il primo figlio, magari è il secondo, il terzo, il quarto… Il che vuol dire che quel tipo di esperienza, quel bambino cosiddetto incompatibile con la vita aveva donato e aveva curato le ferite di questo distacco. Perché? Perché si era sentito amato e la donna aveva fatto un progetto di costruzione affettiva verso il proprio marito, verso la famiglia, verso i fratellini. Tutto questo si inquadra non solo in un aspetto di tipo confessionale, ma ha delle radici e delle basi scientifiche molto forti e questo perché? Perché sono basate sull’evidenza, sull’osservazione e quando i numeri ci dicono che queste persone hanno trascorso un tracciato di sofferenza e dolore, ma poi questo si è trasformato in grandissima pace e apertura alla vita, questo ci conferma che questo modo di servire le persone è giusto.
D. – Come si accede al centro di Caring perinatale?
R. – Il Protocollo operativo nasce da una chiamata che viene fatta direttamente al Day Hospital, al 06.30156782: viene fissato un appuntamento per incontrarci e per fare un primo impatto diagnostico, nel quale presentiamo tutto il percorso nascita.
San Gerlando a Lampedusa: una comunità che vive il Vangelo anche quando i riflettori si spengono
◊ La parrocchia di San Gerlando a Lampedusa balza ciclicamente al centro della cronaca, in parallelo con le ondate di sbarchi che dal Maghreb portano centinaia di migranti sulle coste italiane alla ricerca di una vita migliore. Ma come vive la comunità locale di quest’isola quando i riflettori si spengono e la situazione d’emergenza smette di rovesciare la quotidianità della popolazione? Il servizio di Roberta Barbi:
Essere circondata sui quattro lati dal mare non ha mai impedito a Lampedusa, estremità meridionale del continente europeo che si protende verso l’Africa, di essere terra di frontiera e d’immigrazione. Crocevia dei popoli nella storia, in seguito punto di passaggio per l’immigrazione ordinaria che sull’isola faceva tappa prima di proseguire verso la terraferma, oggi è soprattutto la terra promessa per migliaia di profughi che fuggono da fame, guerra e violenza, come ricorda padre Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa:
“Questa esperienza dell'immigrazione l’abbiamo vissuta più volte, non soltanto come fenomeno ordinario di transito sul territorio dell’isola, ma anche come emergenza assoluta. Questa è una realtà che si impone sulla vita ordinaria dell’isola. Quando per esempio ci siamo trovati in momenti di emergenza, a guidarci era la parola della Lettera ai Romani quando dice: ‘Riportate gli uni i pesi degli altri’”.
All’udienza con il Santo Padre, don Stefano descrisse così la situazione d’emergenza che viveva Lampedusa durante il conflitto in Libia: “Una guerra senza armi”. La comunità di cui è a capo, però, anche in una condizione tanto difficile, è stata capace di non perdere mai la calma, segnale di una popolazione matura in termini di umanità e di fede, in grado di trovare risposte sempre nuove nel cammino indicato dal Vangelo, di rimettersi in discussione quando il prossimo bussa alla porta per chiedere aiuto e il suo pianto disperato non può restare inascoltato. Questo spirito d’accoglienza è valso agli isolani anche una serie di riconoscimenti:
“Finito poi il momento dell’emergenza, rimangono i problemi della comunità nel suo quotidiano. Ad emergere è la povertà, le debolezze, le paure della comunità che si è vista trapassare da un fenomeno del genere. Chi ha più forza, aiuti chi ha meno forza. Poi, passata l’emergenza, le paure in alcuni rimangono; nei più piccoli, nei più deboli, negli anziani in modo particolare. Bisogna capire che non eravamo abituati a tutto questo”.
In parrocchia sono presenti diversi gruppi: fin dagli anni Cinquanta l’Azione Cattolica, poi il Movimento dei Focolari e infine il Rinnovamento dello Spirito. Il confronto tra le varie realtà a volte può rivelarsi acceso, di quella dinamicità che ricorda l’acqua del mare, che fa paura quando è increspata dal vento di tempesta, ma poi torna ad essere splendente e pulita, metafora dei diversi momenti che si trova ad affrontare una comunità:
“Noi ci appoggiamo di norma a loro perché poi, all’interno dei singoli gruppi ci sono le diverse persone che hanno assunto diversi servizi nella comunità. Un grande aiuto viene da loro, ma non solo. Anche da altri che, in un momento o nell’altro, cercano di dare delle risposte che permettono alla comunità di non fermarsi”.
A Lampedusa, poi, esiste un santuario, meta di pellegrinaggio per locali e turisti. È dedicato alla madonna di Porto Salvo, naturale punto di approdo per i fedeli, che quotidianamente vi si recano per pregare:
“A me piace pensarlo come il tabernacolo del cuore. È un tabernacolo della pietà e Maria come approdo, come punto di riferimento, come porto di salvezza; lo è per i lampedusani ed anche per i turisti”.
Dopo alcuni lavori di ristrutturazione, il 25 maggio scorso, la chiesa di San Gerlando è stata riaperta alla comunità. Padre Stefano, proprio come Gerlando, il vescovo di Agrigento al quale si deve la riorganizzazione della comunità cristiana della città in cui oggi è venerato come patrono, la vede come una metafora di riorganizzazione della comunità:
“Una volta sistemata un po’ la chiesa nella sua struttura o nell’immagine muraria, poi bisogna pensare o ripensare ogni giorno, a ridare un nuovo volto alla comunità. Nella sera dell’inaugurazione, ho detto: ‘A me piace pensare a tutto questo incastonato tra due termini: memoria e profezia’. La memoria che è il recupero delle radici dell’identità del passato, con una proiezione futura, che diventa profezia per la comunità, un impegno”.
La crisi in Siria al centro del vertice Russia-Ue
◊ Ci sono anche una donna e un anziano di 80 anni tra le 7 vittime cadute stamani nella regione nord-occidentale siriana di Idlib, per mano delle forze governative fedeli al presidente Bashar al Assad. Lo riferisce il Centro di documentazione delle violazioni in Siria. Ieri, intervenendo al Parlamento di Damasco, Assad aveva negato qualunque coinvolgimento nel massacro di Hula, che nelle scorse settimane aveva provocato oltre 100 vittime, accusando ''forze straniere'' e ''terroristi'' di essere all'origine dell'attuale crisi. Secondo gli attivisti anti-regime dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, i ribelli siriani nello scorso week end hanno ucciso poi almeno 80 soldati delle forze di Assad. Della situazione in Siria si è parlato oggi anche a San Pietroburgo, al vertice Russia-Unione Europea: il capo del Cremlino, Vladimir Putin, ha accolto il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, e il presidente permanente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy. Il tentativo dei rappresentanti di Bruxelles è stato quello di convincere Mosca a fare pressioni su Bashar al Assad, affinché ritiri l'artiglieria pesante dalle città e venga rispettato il piano di pace del mediatore internazionale Kofi Annan. In particolare Van Rompuy ha lanciato un appello alle autorità di Damasco affinché cessino le violenze, definendo ''terribile'' la situazione in Siria. Nella conferenza stampa congiunta del vertice, il presidente permanente del Consiglio Europeo ha pure auspicato che Ue e Russia - nonostante le divergenze - uniscano "i loro sforzi" per sostenere il piano Annan come la ''migliore opportunità'' per la pace. All’incontro di San Pietroburgo si è parlato inoltre di Iran, crisi dell'eurozona, ingresso di Mosca nell’Organizzazione mondiale del commercio e liberalizzazione dei visti. (G.A.)
I vescovi del Libano: unità, giustizia e condivisione per il futuro del Paese
◊ “Rifiuto totale dei tentativi in atto di condurre il Libano verso una nuova guerra, attraverso faide politiche e confessionali; il Paese ha bisogno di tutti i suoi cittadini impegnati per l’unità, la giustizia e la condivisione senza che nessun gruppo prevalga sull’altro”. E’ quanto ribadiscono i vescovi maroniti del Paese dei cedri, nel comunicato emesso alla fine della loro assemblea nei giorni scorsi a Bkerkeh e riportato dall’agenzia Sir. I presuli, si legge nel testo, “guardano con ansia alla situazione economica e sociale visto l'aumento del debito pubblico e l‘incapacità del governo di operare interventi necessari a vantaggio dei cittadini e del bene pubblico. Ciò - spiegano - priva il cittadino di molti servizi di base e lo rende facile preda per la mancanza di giustizia sociale”. Da qui la richiesta dei vescovi di “una politica economica nazionale costruita su basi più umane, più giuste e trasparenti”. Ai politici, inoltre, viene chiesto di “tenere separati dalla politica e da venature confessionali l’esercito e le agenzie di sicurezza” in quanto “a rischio ci sarebbe la difesa e la sicurezza dello Stato”. La dichiarazione finale contiene anche un appello alle autorità affinché “privilegino l’interesse del Libano al di sopra di ogni cosa, preservino l’onore e la dignità del suo popolo e rispondano all’invito del presidente della Repubblica di sedersi intorno ad un tavolo per dialogare senza condizioni”. (G.A.)
La preghiera dei cattolici inglesi per i 60 anni di regno di Elisabetta II
◊ Una preghiera speciale per la Regina è stata recitata dai cattolici inglesi a conclusione della Messa domenicale di ieri, al culmine delle celebrazioni per i sessant’anni di regno di Elisabetta II. Lo riferisce l’agenzia Sir. Oltre un milione di spettatori si sono riuniti lungo il Tamigi per vedere la sfilata di mille barche dedicata alla monarca, mentre sei milioni di persone in tutta la Gran Bretagna partecipavano a feste di quartiere nelle strade e a pranzi organizzati nelle sale parrocchiali. Il Regno Unito e le ex colonie, i Paesi del “Commonwealth”, festeggiano fino a domani la sovrana. Nelle chiese cattoliche si è pregato perché “Elisabetta, che grazie alla Provvidenza divina ha ricevuto il governo di questo regno, possa continuare a crescere in ogni virtù ed ad essere preservata, insieme alla sua famiglia, dal male”. Elisabetta è una sovrana molto religiosa, hanno ricordato nei loro discorsi il primate cattolico Vincent Nichols e quello anglicano Rowan Williams. Sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, nello spazio dedicato al Giubileo, si ricorda l’incontro di Benedetto XVI con la regina Elisabetta, in occasione della visita del Papa nel Regno Unito, svoltasi dal 16 al 19 settembre 2010. I vescovi cattolici hanno anche invitato i fedeli che usano “Facebook” a mettere sul sito la loro preghiera per la Regina. Per la sovrana il momento spirituale più importante di questo Giubileo sarà domani: alla funzione organizzata a St. Paul’s Cathedral, parteciperanno oltre 50 membri della famiglia reale, insieme a 2.000 ospiti. (G.A.)
La mediazione della Chiesa salvadoregna per la fine della lotta fra gang
◊ La Chiesa di El Salvador non si ritira dal ruolo di mediazione tra le gang: è quello che ha annunciato ieri – come riporta l’agenzia Fides – l’arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas durante la conferenza stampa domenicale. Il presule ribadisce dunque la necessità di intervento da parte della Chiesa nei conflitti tra bande che, insieme al traffico di droga e alle violenze di altri gruppi criminali, sono un serio problema per la regione. L’argomento verrà affrontato anche alla riunione annuale dei vescovi del Centro America, in programma a Panama il prossimo novembre. Secondo l’arcivescovo “la Chiesa ha fatto il suo compito ed è finito il suo momento”, ma solo per quanto riguarda “il suo ruolo di protagonista nel fare il primo passo: adesso spetta al governo e al resto della società”. In base ai dati riferiti dalle autorità salvadoregne, a partire da marzo, quando è iniziata la tregua fra le gang, la media giornaliera degli omicidi è scesa da 14 a 5. (A.C.)
I francescani di Assisi vicini ai terremotati dell’Emilia
◊ È previsto per questa sera l’evento “Con il cuore 2012”, l’ormai tradizionale appuntamento organizzato ad Assisi dalla comunità dei francescani conventuali, giunto quest’anno alla quinta edizione. Una serata di solidarietà che avrà come destinatari privilegiati della raccolta fondi le zone colpite dal terremoto in Emilia Romagna, ma anche le missioni francescane del Kenya e del Sud Sudan. Il programma verrà aperto proprio dai ragazzi del coro “I Piccoli Cantori di San Francesco”, fondato da padre Orazio Bruno, provenienti dalla Basilica di San Francesco di Ferrara, che hanno vissuto il dramma del terremoto. La serata poi proseguirà all’insegna della musica e vedrà intervenire sul palco diversi artisti italiani tra i quali Antonello Venditti, Pino Daniele, Umberto Tozzi, Piero Mazzocchetti, Emma Marrone e Antonino. Anche l’arte avrà il suo spazio, con i foulard creati a mano per l’occasione da Claudio Cutuli, artigiano calabrese ma umbro di adozione, tessitore e tintore da 5 generazioni. Il manufatto riproduce il rosone della Basilica di San Francesco d’Assisi ed è realizzato su un tessuto ottenuto dalla polpa del legno di faggio. “Ho voluto creare un prodotto che riprenda i colori e i materiali usati all'epoca del Santo di Assisi – spiega Cutuli – e l'immagine del rosone è simbolo di risurrezione, vita nuova e speranza, proprio quello di cui oggi abbiamo bisogno”. L’evento sarà trasmesso anche dalla Rai in prima serata mercoledì 6 giugno. (A.C.)
Pakistan: a Karachi una libreria delle Figlie di San Paolo per sostenere i cristiani discriminati
◊ A Saddar, una delle zone più affollate e caotiche di Karachi, in Pakistan, c’è una piccola libreria cristiana gestita dalle Figlie di San Paolo, con numerosi testi di religione, rosari, catechismi in urdu e in inglese, copie della Bibbia cattolica. “Vendere Bibbie, catechismi e soprattutto audiovisivi in un quartiere come questo è pericolosissimo”, spiega suor Daniela Baronchelli, 80 anni, fondatrice della prima comunità delle Paoline nel Paese asiatico. Come riferisce "Aiuto alla Chiesa che Soffre", che collabora con la piccola comunità, i talebani accusano le suore di possedere materiali proibiti dal Corano, tra cui filmati e immagini dei profeti, e fanno circolare biglietti minatori con scritto: “O chiudete o morirete”. “Ciò che ci dicono è tremendo, ma - prosegue la religiosa italiana - noi continuiamo con pace e amore la nostra missione. Siamo coscienti del rischio che corriamo, ma è un rischio che si estende a tutta la cristianità. Perché oggi, in Pakistan, possiamo parlare apertamente di persecuzione”. Nel 2005, la polizia ha effettuato un raid nella libreria, dopo che alcuni estremisti avevano accusato i cristiani di blasfemia. Da allora il governo ha posto una guardia davanti al negozio delle Figlie di San Paolo, ma ciò finisce per attirare ulteriormente l’attenzione. Le enormi difficoltà economiche rendono poi proibitivo per i fedeli l’acquisto di un semplice libro. “La povertà qui sta diventando miseria. I cristiani - spiega ancora suor Daniela - non trovano lavoro perché discriminati e le famiglie non hanno neanche i soldi per comprare da mangiare o per mandare i figli a scuola”. Il contributo di Aiuto alla Chiesa che Soffre ha permesso alle suore di vendere le Bibbie a sole 10 rupie (8 centesimi di euro), sostenendo “la forte fede dei cristiani pachistani”. Oltre all’impegno per la libreria, suor Daniela e le sue quattro consorelle pachistane raggiungono le parrocchie periferiche della città, per insegnare il catechismo ai bambini e spiegare alle mamme l’importanza di educare i propri figli alla fede. (G.A.)
Aiuto ai carcerati: padre Peyton riceve il “Premio umanitario di Hong Kong”
◊ Padre Thomas A. Peyton è stato insignito, insieme ad altre 4 persone, della Croce Rossa dell’Amministrazione speciale di Hong Kong - il 'Premio umanitario' della città cinese - per il suo impegno a favore dei poveri e dei carcerati. Il missionario della Società per le Missioni Estere di Maryknoll “da più di 30 anni ha considerato i poveri e gli abbandonati come priorità del suo servizio”, spiega la motivazione del riconoscimento. Il sacerdote oggi 81.enne – riferisce l’agenzia Fides – è stato inviato dalla sua congregazione ad Hong Kong nel 1981 e qualche anno dopo nominato cappellano del carcere. In questi anni ha prestato le sue cure ai detenuti, ai senza tetto e ai malati di lebbra. Padre Peryton stesso afferma che il compito della parrocchia è diffondere il Vangelo tra i poveri. (A.C.)
Forum cattolico-ortodosso a Lisbona: al centro la crisi economica europea
◊ “La crisi economica e la povertà. Sfide per l’Europa di oggi”. È il tema del Terzo Forum cattolico-ortodosso, da domani a venerdì 8 giugno presso il Seminario di Nossa Senhora de Fátima a Lisbona. Ne dà notizia un comunicato del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), precisando che le giornate saranno scandite da momenti di lavoro e di preghiera in uno spirito di mutua fraternità. Su invito del patriarca di Lisbona, il cardinale José da Cruz Policarpo, l’incontro sarà dedicato alle cause dell’attuale crisi economica, alla ricerca di risposte comuni e proprie alle Chiese e al ruolo che le Chiese sono chiamate a svolgere in questo particolare momento. “Non intendiamo fare un’analisi prettamente economico-finanziaria dell’attuale crisi economica, benché esperti in materia accompagneranno la nostra riflessione”, ha precisato il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee. “Siamo consapevoli che l’attuale degrado economico, che mette a repentaglio i nostri stessi modelli di società, costituisca solo la punta dell’iceberg e - ha aggiunto il porporato - ha origini molto più profonde che possono essere ricercate in forme ‘deviate ed estreme’ di fenomeni alla base ‘neutri o buoni’, quali la globalizzazione e lo sviluppo scientifico, tecnico e mediatico, ma che rivisitati da modelli antropologici e culturali sbagliati hanno avuto forti conseguenze negative etico-morali, nell’ambito sociale, politico ed economico”. Il presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee ha aggiunto come molti abbiano “evocato l’inizio di un collasso economico totale, che in definitiva non è altro che il tramonto di un modello culturale, impregnato di liberalismo incontrollato e sfrenato, che pone il guadagno economico al di sopra del bene dell’intera persona umana”. In questo quadro, “non vi è altra soluzione che reimparare ad amare”, ha spiegato il cardinale Erdő: perché “solo un’economia dell’amore che pone l’amore per l’uomo, il suo lavoro, per le nostre società può permetterci di affrontare questa difficile situazione. Un amore che, per noi cristiani, trova il suo riferimento nella figura di Gesù Cristo vero modello e maestro”. A Lisbona, quindi, si terrà una riflessione su un possibile “collegamento tra una vita cristiana autentica e il mondo dell’economia, ossia vivere la santità nell’economia”. Tra gli appuntamenti aperti al pubblico, si segnalano la preghiera ecumenica del 6 giugno al Colégio Bom Sucesso e la Messa solenne in occasione della festività del Corpo di Cristo, giovedì 7 giugno alle ore 11.30 nella Cattedrale di Lisbona. (G.A.)
Onu: Rio+20 sarà anche il vertice delle donne
◊ La brasiliana Dilma Rousseff, la costaricana Laura Cinchilla, l’argentina Cristina Fernández, la lituana Dalia Grybauskaite e la liberiana Ellen Johnson-Sirleaf hanno già confermato la loro partecipazione al ‘Vertice delle donne leader per il futuro che le donne vogliono’. L’evento – spiega la Misna – è organizzato dall’agenzia dell’Onu per le donne (Un-Women) in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile Rio+20, in programma a Rio de Janeiro, in Brasile, dal 20 al 22 giugno prossimi. Ai lavori, il 21 giugno, prenderanno parte anche capi di governo ed altre esponenti delle istituzioni mondiali, oltre alla direttrice esecutiva di Un-Women, l’ex presidente cilena Michelle Bachelet. Lo scopo è lanciare un appello ad azioni concrete e a una piena integrazione delle donne nello sviluppo sostenibile, sulla scia di quanto già proclamato - almeno sulla carta - proprio a Rio de Janeiro 20 anni fa, in occasione del Vertice della Terra. (G.A.)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 156