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Sommario del 19/01/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi degli Stati Uniti: gravi minacce dal secolarismo radicale. Serve un laicato cattolico impegnato
  • Superare le divisioni sulle questioni etiche: così il Papa alla delegazione della Chiesa Luterana di Finlandia
  • Altre udienze e nomine
  • Costituita in Vaticano una nuova Fondazione per il dialogo tra scienza e fede
  • Il cardinale Sandri al rientro dall'India: incoraggiato da una Chiesa animata da vitalità e spirito apostolico
  • Iniziativa di Pax Christi per la Settimana dell'unità dei cristiani: tra i protagonisti mons. Bettazzi
  • Oggi su l'Osservatore romano
  • Oggi in Primo Piano

  • Stime del Fmi: Italia in recessione nei prossimi due anni
  • Eurozona: la Bce chiede di potenziare il fondo salva-Stati
  • Corno d'Africa. Oxfam e Save the Children: migliaia di morti per i ritardi negli interventi
  • Tragedia all'isola del Giglio: riprese le ricerche dei dispersi, si teme il peggioramento delle condizioni meteo
  • Proteste in Sicilia: per la Cisl si stanno strumentalizzando le difficoltà dell'isola
  • Allarme minori sull'accesso ai prodotti vietati: la denuncia del Moige
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Nigeria. L’arcivescovo di Abuja denuncia le minacce contro i cristiani e chiede la protezione dello Stato
  • Pechino dice “no” ad armi nucleari iraniane
  • Simposio internazionale per rilanciare l’impegno della Chiesa contro gli abusi sessuali
  • Brasile: prosegue la peregrinazione della Croce e dell’icona mariana della Gmg
  • Costa d'Avorio: i vescovi invitano al perdono e alla riconciliazione
  • Gabon: a Libreville preghiera interreligiosa per il successo della Coppa d'Africa di calcio
  • Sono in buone condizioni i due sacerdoti rapiti in Sud Sudan. Si tenta un negoziato
  • India. La società civile e la Chiesa cattolica chiedono l’abolizione della pena di morte
  • Malawi: la televisione dei missionari approda nella capitale Lilongwe
  • Usa: il Congresso rinvia la legge anti pirateria sul Web
  • Vescovi, sacerdoti e laici asiatici fra i rifugiati birmani di etnia karen
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi degli Stati Uniti: gravi minacce dal secolarismo radicale. Serve un laicato cattolico impegnato

    ◊   Le sfide spirituali e culturali della nuova evangelizzazione ancora nella riflessione del Papa, che oggi nella Sala del Concistoro ha ricevuto un secondo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale statunitense, in visita “ad Limina”. Il servizio di Giada Aquilino:

    Un ruolo fondamentale “nel contrastare correnti culturali che, sulla base di un individualismo estremo”, cercano “di promuovere nozioni di libertà staccate dalla verità morale”. Questa la missione della Chiesa negli Stati Uniti, nelle parole di Benedetto XVI ai vescovi in visita ad Limina. Oggi in America, la visione del mondo storicamente “formata non solo dalla fede, ma anche da un impegno per certi principi etici” che derivano dalla natura e da Dio, viene erosa - ha detto il Pontefice - da nuove, potenticorrenti culturali, che non sono soltanto direttamente opposte agli insegnamenti del nucleo morale della tradizione giudaico-cristiana, ma sempre più ostili al cristianesimo come tale”. La Chiesa da sempre è chiamata a proclamare il Vangelo, che non solo propone immutabili verità morali, ma le propone proprio come la chiave della felicità e della prosperità umane.

    “To the extent that some current cultural trends…”
    “Nella misura in cui alcune tendenze culturali attuali” - ha detto il Papa - contengono elementi che potrebbero ridurre la proclamazione di queste verità, costringendole entro i limiti di una razionalità puramente scientifica o sopprimendole in nome del potere politico o di un principio di maggioranza, esse “rappresentano una minaccia non solo per la fede cristiana, ma anche per la stessa umanità, per la profonda verità del nostro essere e della vocazione ultima, il nostro rapporto con Dio”. “Quando una cultura tenta di sopprimere la dimensione del mistero ultimo, chiudendo le porte alla verità trascendente, diventa inevitabilmente impoverita e - ha notato il Santo Padre - cade preda, come chiaramente intuì il compianto Papa Giovanni Paolo II, di letture riduzionistiche e totalitarie della persona umana e della natura della società”.

    La nostra tradizione, ha spiegato Benedetto XVI, “non parla di fede cieca” ma si rifà ad un punto di vista razionale, che si collega al nostro “impegno di costruire una società autenticamente giusta, umana e prospera per la nostra sicurezza definitiva”.

    “The Church’s defense…”
    “La difesa della Chiesa” di un ragionamento morale basato sulla legge naturale – ha spiegato il Papa - si fonda sulla sua convinzione che questa leggenon è una minaccia alla nostra libertà, ma piuttosto un ‘linguaggio’ che ci permette di comprendere noi stessi e la verità del nostro essere, così da formare un mondo più giusto e umano”. Propone quindi il suo insegnamento morale come un messaggionon di costrizione, ma di liberazione, e come base per costruire un futuro sicuro”.

    La testimonianza della Chiesa è quindi di sua natura “pubblica”. “La legittima separazione tra Chiesa e Stato” non può essere perciò intesa nel senso che la Chiesa deve tacere su determinate questioni, né che lo Stato può scegliere di non impegnarsi, rispetto alle voci dei credenti impegnati nel determinare i valori che formano il futuro della nazione. È necessario - ha sottolineato il Papa –che l'intera comunità cattolica negli Stati Uniti si renda conto delle gravi minacce per la testimonianza pubblica morale della Chiesa", presentate da un "secolarismo radicale che si esprime sempre più in ambito politico e culturale”. La “gravità” di queste minacce va quindi chiaramente affrontata ad ogni livello della vita ecclesiale. Da tener presenti, poi,alcuni tentativi compiuti per limitare la più cara delle libertà americane, la libertà di religione”, ha ricordato Benedetto XVI.

    Many of you have pointed out…”
    “Molti di voi - ha affermato - hanno sottolineato che sono stati fatti sforzi concertati per negare il diritto all'obiezione di coscienza da parte di individui e istituzioni cattoliche riguardo alla cooperazione in pratiche intrinsecamente cattive”. Altri, ha soggiunto, “hanno parlato con me di una preoccupante tendenza a ridurre la libertà religiosa alla semplice libertà di culto, senza garanzie di rispetto della libertà di coscienza”.

    Di qui la “necessità” di un “impegnato, articolato e ben formato” laicato cattolico, “dotato di un forte senso critico nei confronti della cultura dominante e con il coraggio di contrastare una laicità riduttiva che delegittima la partecipazione della Chiesa nel dibattito pubblico sui problemi che stanno determinando il futuro della società americana”. Sta dunque alla Chiesa preparare tali figure e presentare una “convincente articolazione della visione cristiana dell'uomo e della società”, perché – “come componenti essenziali della nuova evangelizzazione” - queste preoccupazioni devono plasmare la visione e gli obiettivi dei programmi di catechesi ad ogni livello.

    “In this regard, I would mention…”
    A tal riguardo, il ringraziamento del Papa per l’impegno dei vescovi Usa “nel mantenere i contatti con i cattolici impegnati nella vita politica e per aiutarli a comprendere la loro responsabilità personale a offrire una testimonianza pubblica della loro fede, soprattutto per quanto riguarda le grandi questioni morali del nostro tempo: il rispetto della vita donata da Dio, la tutela della dignità umana e la promozione dei diritti umani autentici”. Ricordando la sua visita del 2008 negli Stati Uniti, il Pontefice ha ribadito cheuna testimonianza più coerente da parte dei cattolici americani alle loro più profonde convinzioni sarebbe un importante contributo al rinnovamento della società nel suo insieme”.

    Non si possono quindi “ignorare le reali difficoltà che la Chiesa incontra nel momento attuale”, ha notato il Santo Padre: necessario perciò “preservare un ordine civile ben radicato nella tradizione giudaico-cristiana”, tenendo presente la “promessa offerta da una nuova generazione di cattolicile cui esperienza e convinzioni avranno un ruolo decisivonel rinnovare la presenza della Chiesa e la testimonianza nella società americana”. L’auspicio finale del Pontefice è stato quello a “rinnovare i nostri sforzi per mobilitare le risorse intellettuali e morali di tutta la comunità cattolica al servizio dell'evangelizzazione della cultura americana e la costruzione della civiltà dell'amore”.

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    Superare le divisioni sulle questioni etiche: così il Papa alla delegazione della Chiesa Luterana di Finlandia

    ◊   “La nostra profonda amicizia e la comune testimonianza degli insegnamenti di Cristo possa accelerare i progressi verso una risoluzione delle differenze che restano”: è l’auspicio del Papa espresso nell’incontro con la delegazione ecumenica della Chiesa Luterana di Finlandia. Si tratta di un pellegrinaggio annuale in occasione della Festa di Sant’Enrico, patrono del Paese scandinavo. Il servizio di Fausta Speranza:

    “In recent times, ethical questions have become one of the points of difference…”
    Negli ultimi tempi le questioni etiche sono diventate uno dei punti di differenza tra i cristiani. Lo afferma il Papa sottolineando l’importanza delle questioni che ci riportano ad “una appropriata comprensione della natura umana e della sua dignità”. E Benedetto XVI raccomanda:

    “There is a need for Christians to arrive at a profound agreement…"
    “C’è bisogno che i cristiani arrivino a un profondo accordo sulle tematiche antropologiche”. L’accordo – spiega – “potrebbe aiutare la società e i politici a prendere sagge e adeguate decisioni su importanti questioni in tema di vita umana, famiglia, sessualità”. Dunque una testimonianza al mondo di oggi che – dice il Papa – spesso manca di una corretta direzione. Il Papa auspica una rinnovata ripresa della pratica pubblica delle virtù cristiane e della santità. In particolare ricorda che l’ultimo incontro ecumenico bilaterale tra finlandesi e svedesi sottolineava “l’urgenza che i cristiani rinnovino l’impegno ad imitare Cristo nella vita e nell’azione”. E’ qualcosa che sembra al di là delle possibilità dei credenti – riconosce il Papa – ma possiamo avere fiducia nel potere dello Spirito Santo”.

    “The annual visit of an ecumenical delegation from Finland..."
    Benedetto XVI sottolinea che la visita della delegazione ecumenica della Chiesa luterana testimonia “la crescita della comunione tra le tradizioni cristiane in Finlandia” ed esprime la “speranza che la comunione possa continuare a crescere portando frutti tra cattolici, luterani e tutte le altre denominazioni cristiane”. Il Papa ricorda che i Santi ci hanno lasciato un “eccezionale esempio di fedeltà a Cristo e al Vangelo” e si richiama alle pagine delle Sacre Scritture che parlano della “pazienza” di Abramo. Cercare l’unità tra i cristiani – afferma – richiede “un'attesa paziente e piena di fede” che non significa un atteggiamento passivo ma piuttosto una “profonda fiducia”. Si tratta di credere profondamente – spiega – che “l’unità di tutti i cristiani in una unica Chiesa è veramente un dono di Dio e non un nostro successo”. Dunque “una preghiera piena di speranza che può prepararci ad una visibile unità, non secondo i nostri piani ma secondo il dono di Dio”.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Il Papa ha ricevuto stamani in udienza mons. Gregor Maria Hanke, O.S.B., vescovo di Eichstätt (Germania).

    Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di Ausiliare e Vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la Giordania, presentata da mons. Salim Sayegh, vescovo titolare di Acque di Proconsolare, in conformità al can. 411 e 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico.

    Il Papa ha nominato mons. Maroun Elias Lahham all'ufficio di Ausiliare e Vicario del Patriarca di Gerusalemme dei Latini per la Giordania, trasferendolo dalla Sede Arcivescovile di Tunisi alla Sede titolare Vescovile di Medaba e conservandogli il titolo di arcivescovo ad personam.

    Negli Stati Uniti, il Papa ha nominato arcivescovo metropolita di Pittsburgh dei Bizantini mons. William C. Skurla, finora Vescovo di Passaic.

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    Costituita in Vaticano una nuova Fondazione per il dialogo tra scienza e fede

    ◊   Un inedito strumento per la promozione del dialogo tra scienza, teologia e filosofia: è quanto si propone la nuova “Fondazione Scienza e Fede – Stoq”, costituita da Benedetto XVI su richiesta del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Sulla Fondazione - che ha sede in Vaticano ed è stata presentata stamani alla stampa - Fabio Colagrande ha intervistato il sottosegretario al dicastero della cultura, mons. Melchor José Sánchez de Toca y Alameda:

    R. - Lo scopo è quello di dare continuità e di garantire la stabilità alle iniziative che sono iniziate in Vaticano già da qualche tempo chiamate “progetto Stock”, e aprirsi a nuovi progetti di dialogo tra il mondo delle scienze naturali e il mondo della filosofia e della teologia.

    D. - In concreto, quali sono queste attività?

    R. - Fondamentalmente possiamo parlare di tre livelli. Il livello che occupa la maggior parte delle attività, riguarda programmi di docenza, di insegnamento nelle pontificie università romane, in particolare delle questioni che riguardano il dialogo tra la scienza e la fede. Un altro settore, è quello della ricerca attraverso seminari workshop e poi un livello più basso, che è quello della grande divulgazione dei principali contenuti del dialogo tra la scienza e la fede, attraverso conferenze pubbliche, mostre, pubblicazioni, sito web…

    D. - Qual è stato fino ad ora, l’atteggiamento della scienza verso il “progetto Stock”?

    R. - In un certo senso il “progetto Stock”, nasce come una risposta alle chiamate, alle sollecitudini che arrivano dal mondo delle scienze, che spesso si trova davanti a problemi cui la scienza stessa è incapace di rispondere, come ad esempio, i problemi etici che pone l’uso della scienza applicata alle tecnologie, ma anche le grandi questioni dell’esistenza, che inevitabilmente sorgono, quando si contempla il mistero della vita o dell’universo.

    D. - Una Fondazione legata al dicastero della cultura, che però godrà di piena autonomia: cosa significa?

    R. - Come ogni Fondazione, una volta costituita, in virtù del diritto, acquista vita propria: rimane legata al Pontificio Consiglio della Cultura attraverso la figura del presidente, però avrà le sue cariche istituzionali e svolgerà - sempre coordinandosi con il Pontificio Consiglio della Cultura e le università pontificie romane che vi fanno parte - il proprio programma di attività.

    D. - Quali sono i progetti futuri più vicini per quanto riguarda l’attività della Fondazione?

    R. - Continuare investendo nella formazione soprattutto dei futuri agenti pastorali, dei sacerdoti religiosi incaricati della formazione, rafforzando i programmi di insegnamento che sono già presenti in molte università romane su scienza e teologia o scienza e filosofia. In secondo luogo, potenziare la divulgazione dei principali contenuti attraverso un grande portale web, con programmi di formazione a distanza di e-learning. E poi proseguire su alcuni filoni di ricerca molto promettenti: in questi tempi, soprattutto quello delle neuroscienze, cioè le staminali adulte che sono tra i più in vista attualmente. (bi)

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    Il cardinale Sandri al rientro dall'India: incoraggiato da una Chiesa animata da vitalità e spirito apostolico

    ◊   Un viaggio incoraggiante nel segno della fede e della carità: è quello compiuto, nei giorni scorsi, dal cardinale Leonardo Sandri nello Stato indiano del Kerala. Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha visitato le comunità cristiane locali su invito della Chiesa siro-malabarese e della Chiesa siro-malankarese. Al ritorno dall'India, il cardinale Sandri si è soffermato sulla visita con Romilda Ferrauto:

    R. – Una cosa straordinariamente commovente è stato l’incontro con quelle popolazioni che sono molto legate alla Sede Apostolica e a cui ho trasmesso la più affettuosa, più ampia, più intensa, benedizione apostolica del Papa che tutti hanno ricevuto con un’edificante atteggiamento di devozione per il Successore di Pietro. La Chiesa siro-malabarese è una delle Chiese più importanti tra quelle cattoliche orientali - possiamo parlare di un numero di fedeli intorno ai 5 milioni - e ha una vitalità, uno spirito di apostolato, di evangelizzazione, che lascia veramente pieni di gioia.

    D. - Purtroppo da un po’ di anni, di mesi, quando si parla nei mass media dei cristiani dell’India si racconta delle discriminazioni di cui sono vittime… Lei era nel Kerala, ha potuto constatare una certa inquietudine, questi fatti sono stati rilevati da lei?

    R. – Nel Kerala c’è un governo di grande apertura e attenzione ma poi tra le stesse confessioni religiose - cattolica e tutte quelle che sono ortodosse o giacobite - e le grandi religioni dell’India come l’induismo e i musulmani, c’è una grande cooperazione, convivenza e rispetto mutuo; non ci sono questi episodi di violenza, di persecuzione, di inquietudine, che si sono verificati in altre regioni dell’India e che purtroppo portano alla Chiesa come tale, anche se non succedono nel Kerala, una situazione di insofferenza nel non vedere in tutte le parti dell’India il rispetto della dignità della persona umana, della libertà religiosa e delle diverse Chiese a diverse formazioni confessionali che esistono.

    D. - Quando si parla della situazione dei cristiani in India bisogna dunque evitare di generalizzare, ci sono situazioni locali molto diversificate…

    R. – Esattamente. Per esempio in tutte le cerimonie nelle quali io sono stato, sono stato ben accolto dagli gli indù, che addirittura in una di queste sono venuti con un elefante che io ho potuto avvicinare; oppure in un’altra occasione sono venuti con i loro cembali, con le loro orchestre, suonando in mezzo a tutta la gente anche cattolica: una convivenza che manifesta un grande stile pacifico.

    D. - Rimane il fatto che c’è una preoccupazione per altre situazioni in India…

    R. – Certamente, tutti noi siamo preoccupati per quello che succede in India quando non si rispettano la dignità della persona umana, soprattutto dal punto di vista della sua caratterizzazione religiosa: la libertà religiosa, il potere esercitare la propria fede senza costrizioni, senza violenze da parte di nessuno. Gli educatori, i capi religiosi, tutti devono sempre esortare a evitare, perché non è questo il cammino né della vita, né della religione, né della Chiesa.

    D. – La Chiesa in un Paese come l’India continua a essere presente nell’educazione nelle opere sociali…

    R. - Una delle celebrazioni che ho avuto nella Chiesa siro-malankarese vicino a Trivandrum è stata proprio la celebrazione dell’apertura della Chiesa a un programma di azione sociale per la costruzione di case, per la questione della salute pubblica, per tutti quelli che non hanno casa e che restano per la strada, per tutti gli affamati, perché possano avere un luogo dove trovare un piatto da mangiare. Per la Chiesa siro-malabarese e siro-malankarese in India non esiste una fede astratta, non esiste una fede che si riduce semplicemente a degli atti religiosi: c’è una fede operante che si trasforma in vita e che si trasforma in aiuto concreto a quelli che hanno più bisogno. (bf)

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    Iniziativa di Pax Christi per la Settimana dell'unità dei cristiani: tra i protagonisti mons. Bettazzi

    ◊   Nell'ambito della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani - sul tema “Tutti saremo trasformati dalla vittoria di Gesù Cristo, nostro Signore” - Pax Christi Italia presenta domani a Venezia il sito Internet www.dodiciraccolti.it. L’iniziativa propone un’inedita e originale “catena di preghiera”, una “fraternità itinerante” in cui ogni giorno singole persone, famiglie, parrocchie, scuole, comunità, associazioni prendono l’impegno di raccogliersi in preghiera per la pace, incontrandosi su Internet. All’evento partecipa anche mons. Luigi Bettazzi, vescovo emerito di Ivrea, testimone diretto del Concilio Ecumenico Vaticano II. Al presule, oggi 89enne, Giada Aquilino ha chiesto come iniziative quali quelle di Pax Christi Italia possano contribuire all’obiettivo dell’unità dei cristiani:

    R. – Si tratta di iniziative importanti, frutto del Concilio. Prima di esso, si guardava all’esattezza dell’ortodossia: chi non era pienamente ortodosso, come noi, lo si considerava ‘escluso’. Ricordo che, ai nostri tempi, entrare in una chiesa protestante sembrava quasi un peccato mortale. Il Concilio ci dice di pensarci tutti in cammino: quelli che condividono con noi la fede in Gesù Cristo, il Battesimo, la Parola di Dio sono molti vicini a noi in questo cammino, anche se non partecipano a tutto l’insieme di verità. Con loro dobbiamo intraprendere questo cammino, per essere portatori della pace del Signore nel mondo.

    D. – L’iniziativa dei ‘Dodici Raccolti’ arriva in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Come può contribuire a tale obiettivo?

    R. – Credo che sia proprio il farci capire che la pace è dono del Signore, che dobbiamo pregare. L’iniziativa della preghiera per l’unità dei cristiani rappresenta proprio il riconoscimento da parte della Chiesa, soprattutto dopo il Concilio, del suo dovere di partecipare, di pregare con tutti coloro che credono in Cristo, con tutti coloro che hanno fede, per chiedere al Signore la grazia di essere sempre più uniti e sempre più portatori di pace nel mondo. A volte essere portatori di pace vuol dire, soprattutto per le nazioni più benestanti, più ricche e più potenti saper rinunciare a qualcosa per metterla a servizio di chi è più povero.

    D. – Pregare per la pace: cosa può portare quest’impegno al cammino ecumenico?

    R. – Prima di tutto una conversione interiore. Inoltre, comprendere - come diceva Papa Giovanni XXIII - quello che ci unisce, piuttosto che quello che ci divide. E’ pregando insieme che, forse, ci disponiamo ad essere sempre più uniti nelle cose che ancora ci dividono.

    D. – Lei è testimone privilegiato del Concilio Vaticano II. Come avvenne la sua partecipazione? Quale fu la sua esperienza di padre conciliare?

    R. – Io arrivai alla seconda sessione. Questo mi ha permesso di capire la differenza col vedere la prima sessione dall’esterno: sembrava che discutessero di cose formali, che non ci fossero grandi speranze. Diventai vescovo nel 1963, poi fui vescovo ausiliare del cardinale Giacomo Lercaro di Bologna, che era appena diventato uno dei quattro moderatori. Come aiutante aveva don Giuseppe Dossetti. Quando entrai a far parte del Concilio, mi resi conto che c’erano vescovi africani, latino-americani, asiatici. Mi resi conto proprio dell’universalità della Chiesa e del desiderio che c’era, da parte di tutti, di voler rinnovare quanto c’era di importante per non restare chiusi nelle proprie particolari visuali, per far sentire davvero l’importanza del popolo di Dio.

    D. – A 50 anni dall’avvio, che contributo ha dato il Concilio al cammino verso l’unità dei cristiani?

    R. – L’ecumenismo, anche attraverso il Concilio, ha aperto tante strade. Credo che il Concilio abbia dato una grande spinta, ad esempio per il fatto stesso che ci fossero dei “fratelli separati”, come si diceva allora, ma che in qualche modo ascoltavano e davano il loro contributo. Pensiamo ai grandi incontri di Assisi, iniziati per l’intuizione del Beato Giovanni Paolo II: non sarebbero stati possibili prima del Concilio. E lo stesso Papa Benedetto XVI ha voluto ripetere l’incontro ad Assisi, pochi mesi fa, allargandolo addirittura a tutti gli uomini di buona volontà ed anche a quelli che si presentano come non credenti, perché tutti quanti possiamo e dobbiamo contribuire a costruire la pace nel mondo.

    D. – C’è un momento o un episodio del Concilio che in particolare ricorda?

    R. – Ricordo gli sforzi che faceva Paolo VI per fare in modo che anche la minoranza, quei 500 vescovi che erano più legati alla tradizione e più esitanti al cambiamento, potesse votare i documenti. Allora, forse, questo faceva soffrire la maggioranza, che notava delle sfumature inserite nei testi. Adesso, a distanza di tempo, dobbiamo ringraziare proprio Paolo VI, perché se dei documenti fossero usciti ad esempio con 500 voti contrari si sarebbe sempre potuto discuterne, ma quando le grandi Costituzioni hanno avuto sette o otto voti contrari e 2.500 favorevoli si può dire che abbiano ottenuto l’unanimità della Chiesa cattolica, cioè l’insieme dei vescovi ha votato questi documenti orientativi per tutta la Chiesa cattolica.

    D. – Proprio l’11 ottobre di quest’anno, nel 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, si aprirà l’Anno della fede, indetto da Benedetto XVI. Qual è, allora, il suo auspicio?

    R. – Il mio auspicio è che l’Anno della fede non sia affrontato in astratto, ma che si viva la fede quale ci è stata aperta, orientata, sollecitata dal Concilio Vaticano II. Che sia quindi un grande ricupero del messaggio del Concilio, quello che Papa Giovanni presentò come “la Pentecoste del nostro tempo”. (vv)

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    Oggi su l'Osservatore romano

    ◊   Testimonianza convincente di fronte a un secolarismo radicale: Benedetto XVI ai vescovi statunitensi in visita "ad limina".

    In prima pagina, un editoriale di Ettore Gotti Tedeschi dal titolo "Solidarietà tra Nazioni": Stati Uniti ed Europa insieme per vincere la crisi.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il vertice, a Londra, tra Cameron e Monti.

    Fango su Paolo VI: in cultura, Vicente Carcel Orti sulla calunniosa campagna scatenata contro il Papa dal regime franchista nel settembre del 1975.

    Identikit di un Messia: il cardinale Giacomo Biffi sulla domanda di Gesù - "Chi dice la gente che io sia?" - che risuona incessante anche ai nostri giorni.

    Vademecum latino americano per la dottrina sociale: Fernando Fuentes Alcantara su uno strumento di lavoro, a cura del Celam, per le università cattoliche.

    Un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo "Frecce e flagello per il pretoriano di Cristo": il 20 gennaio la Chieda ricorda la figura di san Sebastiano patrono dei vigili urbani.

    Solo nell'unione con Cristo si superano le divisioni: nell'informazione religiosa, Milan Zust sul progresso nei rapporti ecumenici con le Chiese ortodosse nei Paesi slavi.

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    Oggi in Primo Piano



    Stime del Fmi: Italia in recessione nei prossimi due anni

    ◊   Il Fondo Monetario Internazionale ha peggiorato, oggi, le proprie previsioni sull’andamento dell’economia italiana, che per i prossimi due anni dovrebbe essere in recessione. Per il 2012, è previsto un calo del Pil del 2,2%. Lo stesso istituto finanziario ha chiesto alla Banca Centrale Europea di mantenere alto il livello di liquidità nella zona Euro per contrastare la crisi. Al riguardo, Massimo Pittarello ha raccolto il commento dell’economista Giacomo Vaciago, professore di Politica Economica all’Università Cattolica di Milano:

    R. – C’è stata una successione di previsioni, negli ultimi sei mesi, una più pessimista dell’altra, sostanzialmente per due fattori. Da una parte, il governo Monti è stato costretto a inaugurare la sua attività con un ulteriore supplemento di austerità fiscale. Dall’altra parte, sul mercato delle attività finanziarie, si sono inasprite le condizioni di avversione al rischio nei confronti del debito pubblico italiano e quindi sono più elevati i costi dell’indebitamento del tesoro e di riflesso anche dell’economia, quindi c’è pessimismo anche dal lato delle imprese. Il Fondo monetario internazionale dice che la recessione prosegue nel 2013, mentre fino a 3 mesi fa le previsioni erano che nel 2013 ci fosse ripresa, quindi anche lì una recessione che dura da più di due anni è una recessione grave.

    D. – Il Fondo monetario internazionale ha anche chiesto alla Banca centrale europea di mantenere alta la liquidità. Quale sarà la reazione della Germania sempre molto attenta a tenere bassi i tassi di inflazione…

    R. – Questa previsione sulla recessione fa pensare che nei prossimi due anni di inflazione ne vedremo poca e quindi ci sono lo spazio e la domanda per una politica monetaria più espansiva e la stessa economia tedesca soffrirà un po’ di rallentamento forte.

    D. - Ieri, un altro comunicato della Banca mondiale, invece, un’altra istituzione che chiede agli Stati di mantenere alti gli ammortizzatori sociali. Crede che questo sia possibile in un momento di crisi economica o piuttosto le dissestate finanze statali dei vari Paesi andranno a influire prima di tutto sulla vita dei più poveri, dei più svantaggiati?

    R. - E’ chiaro che quando c’è una serie di tagli da fare e la situazione economica nel frattempo peggiora il pericolo è proprio che si finisca col tagliare più facilmente il sostegno, il welfare, le protezioni sociali, cioè quello che va agli ultimi, quello che serve a impedire l’aggravarsi della povertà. Questo pericolo c’è e bisogna che l’opinione pubblica e le classi politiche siano attente nell’evitarlo perché politicamente gli ultimi sono quelli che hanno meno ascolto e quindi c’è il pericolo che siano i primi a essere sacrificati e lo vediamo tutti i giorni. (bf)

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    Eurozona: la Bce chiede di potenziare il fondo salva-Stati

    ◊   Timidi segnali di stabilizzazione, verso una possibile ripresa dell'area euro nel 2012. E’ quanto emerge dal bollettino mensile della Bce, la Banca Centrale Europea, che però mette in guardia da considerevoli rischi al ribasso. E' essenziale, osserva inoltre l’Eurotower, che le banche aumentino il capitale senza fermare il credito all'attività economica. Un’analisi, insomma, con luci ed ombre. Salvatore Sabatino ne ha parlato con l’economista Gianfranco Viesti:

    R. – Le ombre sono su tanti fronti – come sappiamo – e un loro concretizzarsi, tutte insieme, porterebbe ad una situazione veramente catastrofica. Come diceva Draghi, l’altro giorno, al Parlamento europeo, la situazione è molto, molto preoccupante. Ma guardiamo le luci. Una prima luce è che alcuni Stati membri – e tra questi l’Italia – hanno preso di petto la difficoltà di finanziamento dei conti pubblici e hanno fatto delle manovre molto positive. Il secondo elemento di possibile stabilizzazione è quello che sta facendo la Banca centrale europea: nei limiti delle sue possibilità di intervento, previste dai Trattati, sta iniettando liquidità nel sistema; la sta dando direttamente alle banche o sta facendo operazioni di rifinanziamento delle banche. Questo è importante per due motivi: gli istituti di credito non devono fallire, perché questo sarebbe un disastro; e perché le banche devono continuare ad erogare credito alle imprese altrimenti queste non ripartono.

    D. – La Banca Centrale Europea ritiene, inoltre, urgente rendere più efficace il fondo salva-Stati: perché non si è ancora giunti ad una decisione netta da parte dell’Europa su questo fronte?

    R. – Questo è il nodo dei nodi, che è poi il nodo politico: la volontà, cioè, di tutti i Paesi europei di dare il colpo vincente alla soluzione della crisi. Questo colpo vincente può essere fatto in due modi: uno attraverso il fondo salva-Stati e quindi con un’azione fra i governi; due, attraverso un’azione molto più incisiva della Banca centrale europea. Nell’uno e nell’altro caso è indispensabile una decisione politica forte e a questa non si arriva, perché questa decisione significherebbe che ogni Paese deve garantire per tutta l’Europa. Ci sono delle resistenze soprattutto in Germania. Purtroppo l’impressione di molti è che senza questa carta che spariglia, il gioco di tutte le altre carte possa aiutare, ma non porterà mai a vincere la mano.

    D. – La possibile ripresa che viene evidenziata nel Bollettino della Bce potrebbe essere bloccata da un default della Grecia, che – secondo molti analisti – è ormai inevitabile?

    R. – Sì, ci sono molti elementi che possono influire. La Banca d’Italia nel suo Bollettino economico, l’altro giorno, ci diceva che mai come in questo momento gli scenari sono incerti. Questo da un lato rappresenta una buona notizia, perché significa che non dobbiamo rassegnarci ad un 2012 tutto cupo, con un’uscita anche dal 2012 ancora in recessione, ma potrebbero esserci delle svolte, come ci sono state – per esempio – nel 2010; dall’altra parte, però, le cose potrebbero peggiorare - purtroppo dobbiamo dircelo! – perché possono esserci degli elementi che avvitino sempre di più la crisi su se stessa. Dunque la previsione in sé non ha molto senso se, insieme alla previsione, non ci mettiamo delle ipotesi su quello che faranno le grandi scelte politiche.

    D. – Le grandi scelte politiche che devono avvenire in maniera unitaria: ma i singoli governi europei, in questo momento, che libertà di movimento hanno oggettivamente per debellare la crisi?

    R. – I Paesi forti ce l’hanno la libertà di movimento, nel senso che purtroppo quello che appare è che alcuni di questi governi subordinano le loro scelte più ad un consenso di breve periodo da parte degli elettori, inseguendo gli elettori impauriti, che contano prima sulla salvezza propria e poi su quella degli altri. In realtà la libertà di movimento c’è se si considera che il benessere del bottegaio tedesco, del piccolo imprenditore tedesco dipende dal fatto che sta in Europa e che se l’Europa viene meno anche il suo benessere viene meno. D’altra parte i tedeschi hanno fatto tanto in questi ultimi anni anche perché e soprattutto perché c’era l’Euro, che garantiva loro di crescere con l’esportazione a prezzi fissi e su tutti i mercati europei. La libertà di movimento dei governi europei deve venire dalla considerazione che il benessere di tutti i cittadini, in questo momento, richiede una serie di scelte storiche, che rompano questo accerchiamento della politica da parte delle pressioni economiche.

    D. – La moneta unica, dunque, nonostante tutte le polemiche e le discussioni in atto, continua ad essere una garanzia?

    R. – La moneta unica è indispensabile: è indispensabile perché sono tuttora validi i motivi che hanno portato alla sua realizzazione, ma soprattutto perché – come spesso accade nella vita – ora bisogna ragionare in base a dove siamo arrivati. Già allora è stato bene farla, ora tornare indietro sarebbe assolutamente disastroso! (mg)


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    Corno d'Africa. Oxfam e Save the Children: migliaia di morti per i ritardi negli interventi

    ◊   Decine di migliaia di vite perse nel Corno d’Africa a causa del ritardo degli interventi umanitari. La denuncia arriva da Oxfam e da Save the Children, organizzazioni non governative, che lanciano un appello al Forum economico Mondiale e agli Stati membri Unione Africana affinché agiscano preventivamente nei confronti delle nuove minacce di crisi alimentare, che questa volta potrebbero colpire l’Africa Occidentale. A Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam, Stefano Leszczynski ha chiesto perché la comunità internazionale si sia mossa così in ritardo nel Corno d’Africa:

    R. – Senza dubbio governi e istituzioni internazionali hanno sottovalutato i primi segnali che indicavano già dalla metà del 2010 che la regione stava entrando in uno stato di grave crisi ambientale ed alimentare. In realtà, quando si è iniziato ad agire, nel luglio 2011, quindi un anno dopo, la situazione era già grave in termini di perdite di vite umane.

    D. – Chi ha patito maggiormente questi ritardi sono stati i bambini…

    R. – Si pensi solo che nel periodo aprile-agosto 2011, quindi proprio prima che la crisi fosse conclamata, sono stati stimati tra i 50 mila e i 100 mila decessi, di cui più della metà di bambini sotto i cinque anni: vite che sarebbe stato possibile risparmiare se si fosse intervenuti prima.

    D. – I governi e le organizzazioni internazionali imputano questi ritardi ad una situazione resa difficile dai conflitti in corso nella regione…

    R. – Sappiamo tutti che intervenire in Somalia è abbastanza problematico per una serie di cause, ma ad esempio intervenire in Etiopia nelle prime fasi della siccità sarebbe stato assolutamente possibile.

    D. – Spesso le organizzazioni non governative sono quelle che riescono ad intervenire in maniera più tempestiva. Cos’è invece che provoca questi ritardi nel sistema istituzionale?

    R. – E’ sicuramente un atteggiamento attendista e una certa fatica del donatore che, spesso, è alle prese con più emergenze contemporaneamente. In questo senso è sempre più necessario passare da un approccio reattivo nei confronti dell’emergenza - che spesso poi si traduce in frammentazione, in scoordinamento, in interventi che non riescono ad essere efficaci -, ad un meccanismo preventivo in termini di investimento nelle zone del mondo che già sappiamo essere vulnerabili ed essere a rischio rispetto ad all’insorgere di crisi alimentari e di crisi ambientali. Ad esempio, oggi l’Africa occidentale è una regione minacciata dal rischio di una crisi alimentare, che potrebbe colpire milioni di persone. Abbiamo già i primi segnali di deterioramento della situazione ambientale. In alcune aree del Niger e nel Sahel; è il momento adesso di intervenire e non quando sarà troppo tardi e si accenderanno i riflettori dei media.

    D. – Le vostre organizzazioni hanno individuato nel Forum economico mondiale, che si riunisce la settimana prossima, e nell’Unione Africana, le due controparti, capaci di realizzare un intervento tempestivo.

    R. – Oxfam e Save the Children, insieme ad altre organizzazioni, hanno promosso la ‘Carta per farla finita con la fame estrema’. E’ una Carta che chiede ai governi dei Paesi in via di sviluppo, in primo luogo ai governi dell’Unione Africana, un impegno preciso per mettere in atto quelle politiche, quei meccanismi di prevenzione delle crisi, che sono necessari per farla finita con la fame estrema e anche per reagire ad emergenze di natura ambientale o alimentare. (ap)

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    Tragedia all'isola del Giglio: riprese le ricerche dei dispersi, si teme il peggioramento delle condizioni meteo

    ◊   Dopo lo stop di ieri, sono riprese le ricerche dei dispersi a bordo della nave Costa Concordia, naufragata davanti all’isola del Giglio e le operazioni per mettere in sicurezza l'imbarcazione. Sui soccorritori incombe il maltempo con vento forte e mare mosso previsto in arrivo entro le prossime 12-24 ore. Con il ritrovamento in vita di una passeggera tedesca e l’identificazione di due vittime francesi, il bilancio della tragedia è aggiornato ora a 11 morti accertati e 22 dispersi. Intanto, stamane, è giunto sull’isola mons. Guglielmo Borghetti, vescovo della diocesi di Orbetello, di cui fa parte anche l'isola del Giglio. Il presule, che ha portato un messaggio di speranza per i dispersi, al microfono di Luca Collodi si sofferma sulla risposta di solidarietà offerta ai naufraghi dalla comunità gigliese:

    R. – Nella tragedia è stato rincuorante assistere a questa gara di solidarietà, di vicinanza, di attenzione. Io ho seguito la situazione fin dal momento in cui è sorta. Il parroco dell’Isola del Giglio mi ha telefonato nel momento in cui stava accadendo la cosa, quando ancora non era ben chiaro che cosa fosse effettivamente successo, chiedendomi l’autorizzazione di aprire la chiesa. Ed io gli ho detto: “Figuriamoci”. Immaginiamoci se non sia giusto aprire la chiesa! Da lì poi siamo andati avanti, restando permanentemente in contatto, fino a quando poi nella tarda mattinata del sabato i naufraghi sono stati trasferiti a Porto Santo Stefano, dove anche lì c’è stata una splendida attenzione da parte del nostro volontariato, sia delle parrocchie locali che della Caritas diocesana. Questa gente dell’Isola del Giglio non ha avuto timore di aprire le case, anche durante la notte, e di accogliere questi naufraghi e dar loro un primo conforto, mettere loro addosso una coperta, dare un qualcosa di caldo. E’ stata una nota di luce in una notte molto buia per tanti aspetti.

    D. – Da dove nasce, secondo lei, questa forza della solidarietà? Forse da una piccola comunità che ancora mantiene e crede in alcuni valori?

    R. – Sì, gli abitanti dell’Isola del Giglio hanno questa connotazione. Potremmo dire che l’accoglienza, la solidarietà, l’affabilità, lo spirito di ospitalità ce l’hanno nel loro Dna e vorrei aggiungere anche grazie a profonde radici religiose. Sotto questo aspetto il Giglio è ancora un’isola “felice”. Ci sono delle tradizioni religiose che veramente caratterizzano la struttura delle personalità degli abitanti di quest’isola. L’evento cristiano tocca da generazioni a generazioni il cuore di queste persone. Io credo che questo ingrediente giochi parecchio: sentirsi appartenenti a una comunità cristiana da secoli.(ap)

    E sono ripresi stamani anche gli interventi per svuotare i serbatoi di carburante, che richiedono alcune settimane, ed evitare un disastro ambientale. Oggi il ministro dell’Ambiente, Clini, si è detto preoccupato ed ha parlato di tempi molto stretti. Sugli eventuali rischi ambientali, Debora Donnini ha intervistato Fabrizio Serena, responsabile del settore marino dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana:

    R. – La tensione è alta. Ci siamo attrezzati immediatamente: abbiamo inviato il nostro battello oceanografico in zona ed abbiamo già iniziato campionamenti specifici in determinati punti delle acque circostanti la nave, proprio per valutare gli eventuali sversamenti o per tenere comunque sotto controllo la situazione. Abbiamo fatto dei campionamenti di acqua, campionamenti di mitili come sentinelle di eventuali inquinamenti ed ora stiamo analizzando i primi campioni. I risultati li avremo nel giro di due, tre giorni.

    D. – Per ora, quindi, non ci sono risultati che possono dirci se ci sono danni ambientali in questo senso?

    R. – In questo momento escluderei questa possibilità perché, di fatto, non ci sono fuoriuscite di prodotto dalla nave. Tutto è sotto controllo.

    D. – Quindi, non ci sono fuoriuscite di idrocarburi?

    R. – No, non ci sono fuoriuscite di idrocarburi. Credo che sia importante dire che l’Agenzia ambientale della Toscana, in collaborazione con l’Istituto superiore per la ricerca scientifica in mare del Ministero dell’ambiente, sono attivi ed hanno già programmato un controllo attento nel tempo. (vv)

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    Proteste in Sicilia: per la Cisl si stanno strumentalizzando le difficoltà dell'isola

    ◊   Non si placano le proteste in Sicilia contro il caro carburanti. Autotrasportatori e agricoltori da giorni bloccano le principali vie d’accesso e scambio; in molti centri cominciano a scarseggiare benzina e beni di prima necessità. Intanto, oggi vertice a Palermo tra il presidente della regione, Lombardo, i prefetti e le associazioni dei manifestanti per cercare di risolvere la situazione. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Maurizio Bernava segretario generale Cisl Sicilia:

    R. – Da sindacalista il disagio c’è, è reale e pone un problema vero, ma non può essere affrontato così. Queste persone fanno credere, sul territorio, che spingendo in questa maniera avranno provvidenza. Già è successo nel 2000, quando sono andati in piazza gli autotrasportatori. Questa volta si è aggregato questo "movimento dei forconi", che nasce da ambienti politici per cercare di orientare le proteste del mondo agricolo. Non hanno una grande rappresentanza.

    D. – Lei sta dicendo che la crisi economica crea un problema anche nel mondo del lavoro, ma che queste proteste sono in un certo qual modo strumentalizzate?

    R. – Stanno cavalcando interessi particolari di categoria, che vivono sul pedaggio e sul costo del carburante. Infatti, hanno aggregato i tassisti, hanno aggregato i pescatori. Il problema è che dietro ad un disagio reale, che nasce dalla crisi economica, c’è una grossa influenza della parte peggiore della politica, che li spinge a protestare spostando il tiro su Roma, come se tutto si dovesse risolvere con contribuzioni a pioggia o risarcimenti vari. Il vecchio modello, che ha prodotto un debito insostenibile in Sicilia, mette in ginocchio l’economia.

    D. – Da più parti hanno denunciato: in queste proteste è possibile l’infiltrazione della criminalità. E’ così?

    R. – Tutto il "cartello" della Confindustria – artigiani, cooperative, agricoltori – hanno detto che oltre ad esserci “pezzi” di politica responsabile ci sono ambienti criminali che spalleggiano i blocchi, perché sono blocchi violenti. Purtroppo, sul sistema dei trasporti agroalimentari, l’ambiente criminale è sempre stato condizionante. Nel trasporto del pesce, dato che stanno facendo operazioni violente, noi abbiamo le raffinerie bloccate.

    D. – Qual è la situazione adesso?

    R. – Qui in Sicilia, hanno bloccato i punti nevralgici: le raffinerie, i porti... Quindi, di fatto, hanno messo in ginocchio l’economia.

    D. – Ma voi cosa proponete concretamente a questo punto?

    R. – Puntare sullo sviluppo, avere un confronto Stato-Regione subito per discutere sia un piano d’emergenza per l’economia e il lavoro necessario e, quindi, governare i processi, non dare sfogo a questi interessi particolari, corporativi, che in alcuni ambienti sono spalleggiati da interessi poco chiari e che non hanno niente a che fare con lo sviluppo.

    D. – Tecnicamente per dare sviluppo che cosa andrebbe rivisto?

    R. – Prima equilibrare il problema dei tributi, delle accise e dell’Irpef, perché abbiamo il 40 per cento di raffinazione del prodotto nazionale degli idrocarburi e paghiamo la benzina di più. Questo è un problema vero, ma non può essere strumentalizzato. Non si può illudere che qualcuno intervenga dando provvidenza. Abbiamo bisogno di altro. Se si pensa che bloccando il canale di Sicilia si risolva il problema, noi faremo il contrario di quello che si chiede di fare: consegniamo alcuni settori, come quello agroalimentare, ai nostri competitori più vicini. (ap)

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    Allarme minori sull'accesso ai prodotti vietati: la denuncia del Moige

    ◊   E’ allarme sull’accesso dei minori a prodotti a loro nocivi. Questa mattina in Senato, il Moige, Movimento Italiano Genitori, ha presentato l’indagine “Vietato Non Vietato” realizzata dall’Università La Sapienza su un campione di 2075 studenti tra gli 11 e i 18 anni. Cinque le aree indagate: alcol, fumo, videogiochi non adatti ai minori, giochi con vincita in denaro e pornografia. Dal presidente del Senato Schifani l’invito al Parlamento perché intervenga nelle 'zone grigie' affiancando alla prevenzione un'azione di controllo normativo e precettivo. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Legalmente sono vietati, nella pratica no. Alcol, fumo, videogiochi, giochi con vincita in denaro e pornografia non hanno steccati e i giovanissimi vi accedono spesso con facilità. Qualche esempio: 5 ragazzi su 10 tra gli 11 e i 13 anni e 8 su 10 tra i 14 e i 18 anni hanno bevuto almeno una volta alcolici. 5 ragazzi su 10 tra i 10 e i 14 anni sono fumatori abituali. Ai videogiochi vietati fanno ricorso 4 ragazzi su 10 alle medie e 5 su 10 alle superiori. E il discorso cambia di poco per i giochi con vincita in denaro. C’è poi internet, diffusissimo tra gli adolescenti, che di fatto apre le porte alla pornografia con un semplice click. Non c’è tutela per i minori in Italia? Lo chiediamo alla presidente del Moige Maria Rita Munizzi:

    "Sì, si può dire che è così. E’ assolutamente importante una riflessione collettiva - istituzioni, esercenti, genitori, giovani... - su qualli sono gli elementi fondamentali per una reale e concreta tutela. Poi chiaramente servono maggiori controlli, maggiori sanzioni e iniziative di sensibilizzazione per aiutare i giovani a saper dire di no. Come genitori non possiamo essere lasciati da soli".

    Quanto conta la presenza in casa di uno dei due genitori nella diffusione di questi comportamenti a rischio?

    "Conta molto la presenza di genitori non consenzienti, che non banalizzano: dare regole chiare in casa aiuta i nostri ragazzi ad essere più forti".

    I genitori chiedono alle istituzioni di essere sostenuti e non intralciati nel difficile compito educativo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Nigeria. L’arcivescovo di Abuja denuncia le minacce contro i cristiani e chiede la protezione dello Stato

    ◊   Mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (capitale federale della Nigeria), denuncia l’invio di messaggi telefonici (Sms) “che minacciano l’esistenza di piani, da parte di alcuni gruppi musulmani, di massacrare i cristiani nel Nord in una particolare notte. Molte persone sono state profondamente scosse da queste affermazioni. Vista l'esperienza del passato, è comprensibile che non si possono considerare come vuote minacce. Non possiamo rischiare con quella che è diventata una questione di vita o di morte”. La denuncia è contenuta in un messaggio pastorale inviato ai fedeli, giunto anche all’Agenzia Fides, in cui mons. Onaiyekan invita i cristiani ad avere fiducia nella salvezza di Dio. “Questo non significa però rimanere con le mani in mano” avverte il presule. Tra le misure da prendere, mons. Onaiyekan invita i fedeli a garantire la sicurezza: “Dobbiamo continuare a essere vigili e attenti alla sicurezza attorno a noi: nelle nostre case, nei luoghi di lavoro e, soprattutto, nei nostri luoghi di culto”. “In particolare, per quanto riguarda la sicurezza nei luoghi di culto e in altri locali della Chiesa, ci aspettiamo che i membri della nostra Chiesa, che hanno esperienza e competenze in materia di sicurezza, continuino a mettersi volentieri a disposizione per la creazione e il mantenimento di un appropriato e attrezzato servizio di sicurezza, nei limiti della legge”. “Allo stesso tempo - prosegue l’arcivescovo - apprezziamo i servizi offerti dalle forze di sicurezza dello Stato. Ci aspettiamo che continuino a farlo in modo ancora più efficace, in collaborazione con i nostri dispositivi di sicurezza. Il fatto che possiamo contare sulle forze dello Stato per garantire la nostra sicurezza, soprattutto nei luoghi di culto, è un nostro diritto come cittadini rispettosi della legge ed è un dovere dello Stato”. Mons. Onaiyekan accusa inoltre “coloro che vogliono mettere i cristiani contro i musulmani e stanno cercando di fomentare la guerra tra i due gruppi, causando un grande danno alla nazione”. “Dobbiamo resistere a ogni tentativo di trasformarci in nemici gli uni degli altri. Al contrario, questo è il momento di promuovere e mantenere buone relazioni con i nostri amici musulmani”. Mons. Onaiyekan invita infine tutti i fedeli a pregare per la Nigeria. Per questo il presule ha dato disposizione che alla fine di ogni Messa, prima della benedizione finale, siano pronunciate due preghiere: la "Preghiera per la Nigeria in pericolo" (“composta molti anni fa, e ancora valida per la situazione attuale”), seguita dalla preghiera "Memorare”, “la tradizionale preghiera della Chiesa, per invocare la potente intercessione della nostra Madre, Maria Santissima, per proteggere noi e le nostre comunità, e per convertire i cuori delle persone malvagie che vanno in giro seminando morte e terrore nella nazione”.

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    Pechino dice “no” ad armi nucleari iraniane

    ◊   La Cina “è fermamente contraria allo sviluppo e al possesso di armi nucleari da parte dell'Iran”: così, il presidente cinese, Wen Jiabao, in una conferenza stampa tenuta a Doha a conclusione della sua visita nella penisola araba. Il capo di Stato cinese ha poi difeso i rapporti commerciali che il suo Paese mantiene con l’Iran e ha aggiunto che il problema del programma nucleare iraniano va risolto con mezzi pacifici attraverso le trattative tra Tehran e il “gruppo dei sei”, di cui fa parte la Cina. (M.G.)

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    Simposio internazionale per rilanciare l’impegno della Chiesa contro gli abusi sessuali

    ◊   “Verso la guarigione e il rinnovamento”: è questo il titolo del simposio che vedrà riuniti dal 6 al 9 febbraio presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma vescovi e superiori degli ordini religiosi di tutto il mondo per rilanciare l’impegno della Chiesa per la protezione dei bambini e delle persone vulnerabili dagli abusi sessuali. Il convegno sarà un’occasione per scambiare informazioni sulle risorse disponibili a livello globale per reagire al fenomeno nella Chiesa e nella società traendo spunto dalla Circolare diffusa nel maggio scorso dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha richiesto a tutte le diocesi nel mondo di mettere a punto entro l’anno "procedure adeguate per fornire assistenza alle vittime di tali abusi, come pure per educare la comunità ecclesiastica sul tema della protezione dei minori". Nel corso del simposio - riporta il sito www.thr.unigre.it - esperti in diversi campi quali la psicologia, il diritto canonico, la teologia e la pastorale condivideranno con i partecipanti le proprie conoscenze pratiche con l’obiettivo di sviluppare una risposta coerente e globale da parte della Chiesa nella direzione di una migliore tutela dei più vulnerabili. Ad aprire i lavori, sarà il cardinale William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. All’incontro parteciperanno vescovi di 110 conferenze episcopali e superiori generali di oltre trenta ordini religiosi. Nel programma figura anche una testimonianza di una vittima di abusi che parlerà ai delegati della necessità di ascoltare le vittime e dei cambiamenti necessari per affrontare meglio il problema. Il simposio – precisa l’agenzia dei vescovi inglesi e gallesi CCN - sarà preceduto da una conferenza stampa, il 3 febbraio, presso l’ateneo pontificio. Interverranno, tra gli altri, mons. Charles Scicluna, Promotore di Giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede; padre François-Xavier Dumortier, rettore della Pontificia Università Gregoriana e padre Federico Lombardi, direttore della Radio Vaticana e della Sala Stampa della Santa Sede. Al termine del simposio è prevista una seconda conferenza stampa, il 9 febbraio, a cui parteciperanno, oltre a padre Federico Federico Lombardi, il card. Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, il prof. Jörg Fegert, Direttore del Reparto di Psichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza della Clinica universitaria di Ulm, in Germania; il prof. Hubert Liebhardt, direttore del Centro per la Protezione dei bambini dell’Istituto di Psicologia della Pontificia Università Gregoriana; Cornelia Quennet-Thielen, sottosegretario di Stato presso il Ministero dell'istruzione e della ricerca della Repubblica Federale di Germania. Informazioni aggiornate sull’incontro si possono ottenere dal sito www.thr.unigre.it. (L.Z.)

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    Brasile: prosegue la peregrinazione della Croce e dell’icona mariana della Gmg

    ◊   Prosegue in Brasile la peregrinazione della Croce e dell’icona mariana della Giornata Mondiale della Gioventù iniziata lo scorso 18 settembre. In 23 mesi i due simboli religiosi attraverseranno oltre duecento diocesi, molte più città, coinvolgendo migliaia di giovani e oltre 200 milioni di persone potranno iniziare la loro preparazione al grande evento della Gmg di Rio de Janeiro nel luglio 2013. La peregrinazione, all’insegna dello slogan “Esprimi la tua Fede”, attraverserà i 26 stati brasiliani e un Distretto Federale per poi proseguire in Argentina, Uruguay, Cile e Paraguay. Dopo aver percorso dal 1° dicembre 2011 al 10 gennaio 2012 gli Stati di Bahia e Sergipe, i due simboli della Gmg stanno iniziando la peregrinazione negli Stati di Alagoas, Pernambuco, Paraíba e Rio Grande del Nord. Le case salesiane presenti sul territorio, come per esempio quelle di Salvador e Aracaju, si apprestano a partecipare alle iniziative proposte come i giovani della Ong “Cooperação Dom Bosco” di Maceió e quelli dell’opera salesiana di Matriz de Camaragibe. A Recife, lunedì 16 scorso – riferisce l’agenzia dei salesiani Ans - si sono svolti due eventi ai quali hanno partecipato anche i giovani degli ambienti salesiani. Mons. Fernando Saburido, arcivescovo di Olinda e Recife, ha presieduto una Messa nel locale santuario di Nostra Signora di Fatima. Tra i concelebranti anche il delegato per la Pastorale giovanile dell’Ispettoria salesiana di Recife don Deyvson Soares. Al termine i due simboli hanno percorso le strade cittadine. A febbraio la Croce e l’icona mariana raggiungeranno Rio Grande del Nord e Ceará. (L.Z.)

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    Costa d'Avorio: i vescovi invitano al perdono e alla riconciliazione

    ◊   Perdonatevi e camminate verso la pace e la riconciliazione: è l’invito che i vescovi della Costa d’Avorio hanno rivolto in un messaggio agli ivoriani al termine della 93.ma assemblea plenaria che si è conclusa con una Messa celebrata nella cattedrale di Santa Teresa a Bouaké. Nella sua omelia, riferisce il portale dell’Agence ivorienne de presse , mons. Marie Daniel Dadiet, arcivescovo di Korhogo, ha esortato alla pace perché il tessuto sociale del Paese possa sperimentare l’armonia. “La Costa d’Avorio, il nostro Paese, cammina verso la riconciliazione. E’ un cammino irreversibile. I vescovi esortano tutti gli ivoriani ad impegnarsi su questa strada, voltando le spalle a qualunque spirito di vendetta – ha detto mons. Jean Salomon Lezoutier, vescovo coadiutore della diocesi di Yopougon –, che ciascuno si impegni personalmente perché l’armonia perduta sia ritrovata e perché gli avversari di ieri si ritrovino fratelli”. Alla Messa di chiusura della 93.ma assemblea plenaria hanno preso parte politici ed esponenti di diverse confessioni religiose. Nel corso dei lavori la conferenza episcopale ha discusso di vita della Chiesa ed impegno per l’unità e la concordia nella Costa d’Avorio. La prossima plenaria si svolgerà tra maggio e giugno. (T.C.)

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    Gabon: a Libreville preghiera interreligiosa per il successo della Coppa d'Africa di calcio

    ◊   “Ieri sera esponenti religiosi cattolici, protestanti e musulmani hanno partecipato a una riunione di preghiera ecumenica per il buon esito della Coppa d’Africa delle nazioni di calcio 2012 (Can)”: lo dice all'agenzia Misna padre Giuseppe Butti, missionario clarettiano contattato a Libreville a pochi giorni dall’apertura della competizione. In Gabon le partite della Can si giocheranno nella capitale, allo stadio nuovo di zecca di Agondjé, chiamato anche dell’amicizia Gabon-Cina perché costruito da Pechino, e in quello di Franceville. Le partite si disputeranno anche a Malabo e a Bata in Guinea equatoriale. Sia a Libreville che a Franceville (sud-est) stanno cominciando ad arrivare i giocatori delle squadre che prenderanno parte alla competizione, che si svolgerà dal 21 gennaio al 13 febbraio. Un evento sportivo per il quale, in base ai dati ufficiali, il governo del Gabon ha speso circa 450 milioni di euro, serviti alla costruzione di tre stadi e alla realizzazione di 900 chilometri di strade asfaltate. In risposta alle critiche dell’opposizione per i ritardi nell’organizzazione e per l’elevato costo degli interventi, il locale Comitato organizzativo (Cocan) ha replicato che “stadi e infrastrutture realizzate appartengono al popolo gabonese e sono un’eredità per il futuro”. Louis Claude Moundzieoud Koumba, portavoce del Cocan, ha sottolineato che “gli investimenti fatti per la Coppa rientrano in un più ampio progetto per la riabilitazione delle strade e l’elettrificazione. Da una generazione non abbiamo mai visto così tanti lavori. E’ un beneficio per tutti i gabonesi”. Dal suo arrivo al potere nel luglio 2009, il presidente Ali Bongo Ondimba ha inaugurato molti cantieri e lavori con la volontà di fare del Gabon, importante produttore di petrolio e di legno, una “vetrina” nella regione sfruttando l’occasione della XV edizione della Coppa d’Africa delle nazioni. Lunedì scorso è stato inaugurato lo stadio di Franceville, con una capacità di 20.000 posti, rinnovato e ampliato per l’occasione. Una struttura ai colori della bandiera gabonese, blu e giallo, dove si è tenuta una partita amichevole tra la nazionale di calcio, le ‘Pantere’, e la squadra del Sudan, conclusasi con uno zero a zero. Nel capoluogo della provincia del Haut-Ogooué si misureranno le squadre del gruppo D, cioè Botswana, Ghana, Guinea e Mali. Tra le 16 squadre partecipanti sono favoriti gli ‘Elefanti’ della Costa d’Avorio e i ‘Leoni’ del Senegal. La competizione si preannuncia molto aperta in assenza dei pesi ‘massimi’ del calcio africano, cioè l’Egitto, vincitore dell’ultima edizione, il Sudafrica ma anche l’Algeria, il Camerun e la Nigeria. (R.P.)

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    Sono in buone condizioni i due sacerdoti rapiti in Sud Sudan. Si tenta un negoziato

    ◊   “I due sacerdoti sequestrati sono in buone condizioni”. E’ quanto comunicano fonti interne all’arcivescovado di Khartoum all’agenzia di stampa Fides in riferimento a due religiosi: padre Joseph Makwey, 40, e padre Sylvester Mogga, 35, rapiti la sera di domenica 15 gennaio con una violenta irruzione nella parrocchia di Santa Josephine Bakhita, a Rabak, località del Sudan a 260 kilometri a sud di Khartoum. “Avevano promesso di rilasciare i due sacerdoti nella serata di ieri, ma finora non lo hanno fatto, quindi – prosegue la stessa fonte interna all’arcivescovado - questo pomeriggio si terrà una riunione per decidere l’invio di una delegazione che negozi direttamente il rilascio”. Responsabili del sequestro sarebbero dei miliziani Shiluk, che lottano contro il governo di Juba, capitale del neonato Sud Sudan. I miliziani, che combattono a sostegno del governo di Khartoum e del Sudan del Nord, avrebbero assalito la parrocchia perché, secondo loro, lì si nascondeva un ufficiale dell’Esercito di Liberazione del Popolo Sudanese, movimento che ha lottato per l’indipendenza del Sud Sudan ed è ora al potere nel nuovo Stato.
    (M.P.)

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    India. La società civile e la Chiesa cattolica chiedono l’abolizione della pena di morte

    ◊   Impegnarsi formalmente ad abolire la pena di morte: è quanto le Chiese cristiane in India e la società civile chiedono al governo indiano in un appello congiunto. Il testo, inviato all’Agenzia Fides, esorta il governo federale a presentare ufficialmente all’Onu l’impegno di abolire la pena capitale, quando sarà chiamato a riferire davanti al Consiglio Onu per i Diritti umani, nel maggio 2012. Nel 2010 sono stati condannati a morte 137 detenuti, si ricorda, e i tribunali continuano a comminarla mentre essa “non è più accettabile come punizione da nessuna società civile”. Il Ministero per gli Affari Esteri ha elaborato un Rapporto Nazionale sul tema dei diritti umani, da presentare nella primavera 2012 alle Nazioni Unite, sul quale gli organismi della società civile hanno potuto esprimere commenti e proposte: da qui l’appello abolizionista, firmato da un congruo gruppo di organizzazioni come l’Asian Center for Human Rights, e condiviso da associazioni cristiane e dalla Chiesa cattolica. Padre Charles Irudayam, segretario della Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi indiani, ha dichiarato all’Agenzia Fides: “Come Chiesa cattolica condividiamo pienamente l’appello all’abolizione della pena capitale e abbiamo dato il nostro contributo al Rapporto Nazionale sui diritti umani. Ricordiamo e difendiamo la sacralità della vita umana: Dio è Creatore e datore della vita e gli uomini non ne sono i padroni”. “Abbiamo alzato la nostra voce – prosegue padre Irudayam – e crediamo vi sia una opportunità. Stiamo contribuendo a un ampio dibattito per sensibilizzare la società indiana per poi presentare un disegno di legge abolizionista in Parlamento. La pena capitale è presente da 60 anni nell’ordinamento indiano e non sarà facile modificarla. Ma constatiamo che sono sempre più numerosi i politici favorevoli all’abolizione, dunque potrebbe esserci una possibilità concreta”. La pena di morte è presente nella Costituzione indiana del 1950, ma l’India non la applica dal 2004. Vi sono oltre 400 detenuti in attesa nel braccio della morte.

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    Malawi: la televisione dei missionari approda nella capitale Lilongwe

    ◊   L’unica emittente televisiva cattolica del Malawi da questo mese estenderà il proprio segnale alla zona di Lilongwe, capitale del Paese. La televisione ‘Luntha Tv’, gestita dai missionari monfortani, grazie al contributo finanziario della Conferenza episcopale italiana e sotto lo slogan ‘Andiamo in città’, rende così ancora più concreto l’impegno della Chiesa nella società, con l’ampliamento a livello nazionale dei contenuti trasmessi e l’invio di due giornalisti nella capitale, con il compito di gestire un ufficio di corrispondenza esterno alla redazione centrale, che ha invece sede a Balaka, nel sud del Paese. “Con questa operazione vogliamo garantire il diritto dei cittadini all’informazione, bilanciando i notiziari favorevoli al governo e al presidente Bingu wa Mutharika”, dice all’agenzia di stampa Misna padre Piergiorgio Gamba, uno degli animatori di ‘Luntha Tv’, che aggiunge: “Dopo la repressione delle manifestazioni del luglio scorso in tutto il Paese è calato il silenzio. Il nostro è un impegno importante anche alla luce delle difficoltà economiche e delle tensioni politiche che stanno attraversando il Malawi”. (M.P.)

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    Usa: il Congresso rinvia la legge anti pirateria sul Web

    ◊   È slittata a febbraio la discussione del Congresso statunitense sulle controverse norme contro la pirateria su Internet, che hanno sollevato la protesta di migliaia di siti Web e di manifestanti negli Usa. Il rinvio arriva dopo che otto parlamentari americani hanno ritirato il loro sostegno ai due disegni di legge che mirano a impedire la riproduzione illegale online di film, musica e video. Sulla Rete ieri è stata una vera e propria giornata di mobilitazione guidata da Wikipedia e Google e seguita da decine di altri siti. (M.G.)

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    Vescovi, sacerdoti e laici asiatici fra i rifugiati birmani di etnia karen

    ◊   Per tre giorni un gruppo di vescovi, preti e laici asiatici vive i disagi e le sofferenze, l’estrema povertà dei rifugiati birmani di etnia karen, accampati in campi profughi al confine fra Thailandia e Myanmar: è l’iniziativa parte di un programma organizzato dall’Ufficio per lo Sviluppo Umano, della Federazione delle Conferenze Episcopali dell’Asia (FABC). Fra loro vi è mons. Berard Toshio Oshikawa, vescovo di Naha (Okinawa), in Giappone, che racconta a Fides la “straordinaria esperienza di condivisione evangelica”: “Per noi è una giornata molto significativa: stare accanto ai poveri, a persone vittime di gravi ingiustizie, ci ricorda che la Chiesa asiatica, come disse Paolo VI, deve essere una Chiesa dei poveri. E’ una iniziativa preziosa, che speriamo abbia un seguito”. Del gruppo fa parte anche padre Nithiya Sagayam, segretario esecutivo dell’Ufficio per lo Sviluppo Umano della FABC, organizzatore del programma. Padre Sagayam spiega: “Viviamo con gioia questa esperienza di immersione nella povertà. Siamo in un campo profughi di etnia karen, rifugiati dalla Birmania. Sono qui da oltre dieci anni, in un’area di confine. Non hanno istruzione, non hanno scuole, né assistenza medica, né sicurezza. Sono dimenticati da tutti. Il governo tailandese ha smesso di fornire aiuti umanitari e solo la Caritas e altre Ong se ne curano. Mancano anche di identità, tanto che vengono detti “invisibili’. Infatti i bambini nati qui, legalmente non esistono, non hanno status legale. Vogliamo presentare un appello al governo tailandese e portare la loro condizione all’attenzione delle Nazioni Unite. Visti i cambiamenti in Myanmar, alcuni sperano di tornare nel loro paese, ma non sappiamo se sarà possibile”. I Vescovi e i delegati sono divisi in quattro gruppi: uno vive fra i rifugiati birmani; uno è ospitato in quartiere di lavoratori migranti; un altro assiste i malati di Aids in una clinica; l’ultimo passa tre giorni in un centro di recupero per vittime della tratta di esseri umani. Il programma terminerà, poi, con tre giorni di riflessione e confronto, per preparare linee e strategie di intervento, da presentare alle rispettive Conferenze Episcopali.

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 19

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.