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Sommario del 18/02/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Concistoro, il Papa crea 22 nuovi cardinali: siate servitori della Chiesa limpidi e coraggiosi
  • Giornata di riflessione. Il Papa: senza convinzione nelle verità di fede non possiamo rievangelizzare l’umanità
  • Il neo-cardinale romeno Lucian Mureşan: essere sacerdote, il più grande dono della mia vita
  • Nomina episcopale in Belize
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. L'esercito spara contro la folla a Damasco. Padre Pizzaballa: verso la guerra civile
  • Senegal: nuove proteste in vista delle presidenziali del 26 febbraio
  • Marcia della Penitenza. Il vescovo di Locri: meno cristiani anagrafici, più testimoni del Vangelo
  • Raggiungere i giovani lontani dalla fede: la sfida dell'incontro nazionale di Pastorale giovanile a Loreto
  • Corsi di istruzione per facilitare l'integrazione della comunità cinese a Milano: l'esperienza di don Liù
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I vescovi tedeschi sulle dimissioni di Wullf: rispetto per la sua decisione
  • Maldive: si discute l’ipotesi di elezioni anticipate
  • Save the Children: in Bangladesh un bambino su 15 non arriva a 5 anni
  • Nicaragua. Il cardinale di Managua sul nuovo anno scolastico: istruzione fondamentale
  • Hong Kong. Compie 25 anni il Centro pastorale diocesano per i filippini
  • Turchia. Lunedì l'audizione del Patriarca Bartolomeo I per la nuova Costituzione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Concistoro, il Papa crea 22 nuovi cardinali: siate servitori della Chiesa limpidi e coraggiosi

    ◊   Servite la Chiesa “con amore e vigore”, uniti in modo indissolubile al Papa. Benedetto XVI ha chiesto questo impegno ai 22 nuovi cardinali, creati e pubblicati nel Concistoro ordinario pubblico presieduto stamattina nella Basilica di San Pietro. Al termine, il Papa e il rinnovato Collegio cardinalizio hanno proceduto al voto sulle Cause di canonizzazione di sette Beati. La cronaca della cerimonia nel servizio di Alessandro De Carolis:

    Al servizio del Servo dei servi di Dio. È questo l’onore della porpora cardinalizia. In alto, accanto a Pietro, perché costituiti pietre, assieme a lui, sulle quali la Chiesa di oggi si appoggia trovando stabilità, traendo forza, direzione e luce come la prima Chiesa al tempo degli Apostoli. Ai nuovi ammessi nel Collegio cardinalizio, Benedetto XVI ha riproposto la sostanza di un ruolo che, ha detto, vi unisce “con nuovi e più forti legami non solo al Romano Pontefice ma anche all’intera comunità dei fedeli sparsa in tutto il mondo”. L’allocuzione del Papa ha preceduto la cerimonia di consegna della berretta rossa, dell’anello e del titolo di una chiesa di Roma o di una diocesi suburbicaria. E prima di presiedere un rito dalle cadenze antiche, il Papa ha voluto indicare il senso di quel “rosso”, emblema di una “dedizione assoluta e incondizionata”, fino – “se necessario” – all’effusione del sangue:

    “A loro, inoltre, è chiesto di servire la Chiesa con amore e vigore, con la limpidezza e la sapienza dei maestri, con l’energia e la fortezza dei pastori, con la fedeltà e il coraggio dei martiri. Si tratta di essere eminenti servitori della Chiesa che trova in Pietro il visibile fondamento dell’unità”.

    L’episodio del Vangelo in cui Giacomo e Giovanni chiedono a Gesù di poter sedere alla sua destra e alla sua sinistra ha fornito a Benedetto XVI lo spunto per riflettere sul contrasto tra due logiche inconciliabili: quella del dono di sé e quella del potere. Il nostro vissuto quotidiano non ha “lo stile del potere e della gloria”, ha affermato il Papa, citando la celebre risposta di Cristo nel Vangelo su quale debba essere il rapporto che dovrà legare i suoi fra di loro:

    “‘Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti’.Dominio e servizio, egoismo e altruismo, possesso e dono, interesse e gratuità: queste logiche profondamente contrastanti si confrontano in ogni tempo e in ogni luogo. Non c’è alcun dubbio sulla strada scelta da Gesù”.

    Cristo, ha insistito, “riceve la gloria solo in quanto servo”, così il cedimento degli Apostoli ai “sogni di gloria” può essere, ha indicato il Pontefice citando Cirillo di Alessandria, “un incentivo all’umiltà”:

    “Il dono totale di sé offerto da Cristo sulla croce sia per voi principio, stimolo e forza per una fede che opera nella carità. La vostra missione nella Chiesa e nel mondo sia sempre e solo «in Cristo», risponda alla sua logica e non a quella del mondo, sia illuminata dalla fede e animata dalla carità che provengono a noi dalla Croce gloriosa del Signore”.

    E a quest’ultima consegna, Benedetto XVI ha unito la richiesta di una particolare attenzione:

    “E pregate anche per me, affinché possa sempre offrire al Popolo di Dio la testimonianza della dottrina sicura e reggere con mite fermezza il timone della santa Chiesa”.

    Il canto del “Padre Nostro” ha fatto da momento di passaggio tra la conclusione del Concistoro per la creazione dei nuovi cardinali e l’inizio del Concistoro dedicato al voto riguardante le Cause di Canonizzazione di sette Beati, tra i quali due figure vissute nel Seicento: Caterina Tekakwitha – che sarà la prima pellerossa a essere proclamata Santa – e un catechista martire, Pietro Calunsgod, ucciso in odio alla fede sull’Isola di Guam, nel Pacifico.

    Dopo la cerimonia di stamattina, il Collegio cardinalizio risulta composto da 213 porporati, dei quali 125 elettori e 88 non elettori. Nei quattro Concistori del suo Pontificato, Benedetto XVI ha creato in totale 62 cardinali. Settantuno sono i Paesi di provenienza dei porporati dell’attuale Collegio cardinalizio e in particolare 119 dall’Europa, 21 dall’America del Nord (Stati Uniti e Canada), 32 dall'America Latina, 17 dall'Africa, 20 dall'Asia e 4 dall'Oceania.

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    Giornata di riflessione. Il Papa: senza convinzione nelle verità di fede non possiamo rievangelizzare l’umanità

    ◊   Benedetto XVI ha concluso ieri sera con un suo intervento, nell’Aula nuova del Sinodo, la Giornata di preghiera e riflessione da lui convocata in vista del Concistoro. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    E’ stata una giornata di preghiera e di riflessione intensa e appassionata con tanti interventi definiti dal Papa un “ampio mosaico di idee e di proposte”. Benedetto XVI ha ringraziato i relatori, definendo la relazione del cardinale designato Dolan "entusiasmante, gioiosa e profonda", e la comunicazione di mons. Fisichella "un ricco contributo di idee e di iniziative". Ha quindi messo in rilievo l’importanza del Concilio Vaticano II per "riscoprire la contemporaneità di Gesù e della fede", rilevando la necessità di un vero rinnovamento della catechesi per superare l’odierno “analfabetismo religioso”. Ha riaffermato fortemente la necessità della profonda convinzione della verità della rivelazione di Dio nel suo Figlio Gesù Cristo, poiché “se non c’è verità, non c’è bussola e non sappiamo dove andare”, e “solo se c’è verità la vita è ricca e bella”. Senza questa convinzione – ha detto - “non possiamo rievangelizzare l’umanità di oggi”. Poiché Dio è amore, la verità si esprime nella carità e la carità a sua volta “dimostra la verità”. Il Papa ha concluso che il motto dell’Anno della fede potrebbe essere riassunto nelle parole: “Vivendo la verità nella carità”.

    Sono intervenuti poi 27 cardinali: si è parlato dei problemi dell’evangelizzazione nelle diverse aree del mondo e nelle diverse culture: la crescita dei cristiani in Cina nonostante le difficoltà, il dialogo interreligioso e la lotta contro la povertà in India, le prove cui sono sottoposti i cristiani nei Paesi del Medio Oriente, l’importanza della religiosità popolare per l’evangelizzazione nell’America Latina, il confronto con il secolarismo che tende a emarginare la religione dalla vita sociale in Occidente, le sfide, le difficoltà ma anche le prospettive incoraggianti e gli eventi che sono segno di speranza, come le nuove e vivaci realtà ecclesiali, le Giornate Mondiali della Gioventù o i Congressi Eucaristici internazionali, cosicché non mancano prospettive incoraggianti. Si è parlato dell’emergenza educativa, del rinnovamento della catechesi, della trasmissione della fede ai giovani, della formazione degli evangelizzatori - laici, religiosi e sacerdoti -, della necessità di una fede matura, capace di testimonianza e di giudizio sulla realtà del mondo di oggi. Si sono proposti suggerimenti per l’Anno della fede, da un itinerario di approfondimenti che accompagni i diversi tempi dell’anno liturgico, all’incoraggiamento di pellegrinaggi in Terra Santa e a Roma, a forme nuove di missione popolare. Si è infine insistito sull’impegno ecumenico dei cristiani nell’annuncio della fede comune in Cristo, sull’attualità del Concilio Vaticano II come bussola per il cammino della Chiesa di oggi, sul valore della testimonianza della gioia cristiana e della santità, e del fascino permanente delle figure dei Santi.

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    Il neo-cardinale romeno Lucian Mureşan: essere sacerdote, il più grande dono della mia vita

    ◊   Tra i nuovi cardinali creati da Benedetto XVI c'è anche l'arcivescovo maggiore della Chiesa Greco-Cattolica della Romania, Sua Beatitudine Lucian Mureşan. Il nuovo porporato è nato 80 anni fa in una città della Transilvania, in una famiglia di 12 figli: ha dovuto studiare teologia in segreto ed è stato ordinato sacerdote in clandestinità nel 1964, sotto il regime comunista. Consacrato vescovo nel 1990, Benedetto XVI l'ha elevato, nel 2005, alla dignità di arcivescovo maggiore della Chiesa Greco-Cattolica della Romania. Il collega della nostra redazione romena, padre Adrian Danca, ha intervistato il neo-cardinale Lucian Mureşan:

    R. - Quanto più mi accorgo dell'importanza di questo evento, tanto più mi rendo conto di non esserne degno, nessuno è degno di tarsi una tale dignità: solo il Signore lo può fare. Io non ho mai avuto questa aspirazione. Ho avuto un solo, ardente, molto ardente, desiderio, quello di essere sacerdote. Mia madre ci esortava spesso dicendoci: 'Su dieci figli, almeno uno sia offerto al Signore e serva come sacerdote all'altare del Signore'. Le sue parole erano per me un vero dolore quando, diventato già sacerdote, lei ci ripeteva questo suo desiderio: io infatti ero stato ordinato in clandestinità e non lo potevo dire a nessuno, neanche a mia madre. Ero sacerdote e ringraziavo Dio di tutto il cuore perché questo era il più grande dono della mia vita.

    D. – Quali sono state le reazioni in Romania alla sua nomina cardinalizia?

    R. - Sono venuto a sapere, in seguito, quale gioia abbia suscitato nella nostra Chiesa greco-cattolica e in tutta la Chiesa Cattolica del nostro Paese, la notizia che Papa Benedetto XVI aveva nominato tra i 22 cardinali anche il metropolita della Chiesa Greco-Cattolica della Romania. Personalmente, ripeto, mai avrei immaginato di essere chiamato a una tale dignità. Tuttavia, il martirio della nostra Chiesa, il martirio dei nostri vescovi, di cui aspettiamo la canonizzazione, mi confortano e mi danno coraggio, nonostante i limiti, la mia età e tutte le difficoltà che ho dovuto attraversare. Tutto ho ricevuto e continuo a ricevere dalle mani del Signore.

    D. - Quale ruolo ha avuto la famiglia nella sua educazione?

    R. - La nostra era una famiglia semplice, modesta e povera: eravamo 10 fratelli e 2 sorelle. Sebbene i nostri genitori non hanno potuto offrirci degli studi di alto livello, io non so come ringraziarli, e lo faccio sempre anche a nome dei miei quattro fratelli ancora in vita, per averci insegnato a credere con tutto il cuore nel Signore, a cercare non tanto le cose materiali ma soprattutto quelle spirituali. Questo è il vero patrimonio trasmesso dai nostri genitori e che noi, seguendone le tracce, abbiamo voluto accogliere e trasmettere a nostra volta.

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    Nomina episcopale in Belize

    ◊   In Belize, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Belize City-Belmopan il Rev.do P. Christopher Glancy, C.S.V., assegnandogli la sede titolare vescovile di Absasalla. Il neo presule è nato il 10 aprile 1960 a Moline, Illinois, diocesi di Springfield (Stati Uniti d’America). Dopo gli studi primari all’Alleman High School a Rock Island, Illinois, si è laureato in Sociologia alla Loyola University, a Chicago. Nel corso degli studi, nel 1979 è entrato nell’Istituto dei Chierici di San Viatore. Dopo aver pronunciato i suoi primi voti, il 16 luglio 1983, ha compiuto un Masters of Divinity (Teologia delle Missioni) alla Catholic Theological Union a Chicago. Il 13 luglio 1986 ha pronunciato i voti perpetui ed è stato ordinato sacerdote il 17 aprile 1993. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha ricoperto i seguenti incarichi: 1993-1994: Vicario parrocchiale, Maternity of the Blessed Virigin Mary a Kankakee, Illinois, e ministero vocazionale; 1994-998: Ministero vocazionale e membro del Consiglio provinciale del suo Istituto; 1998-2002: Vicario parrocchiale, St. Francis Xavier Parish, Corozal, Belize.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La logica della fede è il servizio: Concistoro ordinario pubblico presieduto dal Papa per la creazione di ventidue cardinali e per il voto su alcune cause di canonizzazione.

    Per disarmare il mercato illecito delle armi: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a New York.

    In cultura, intervista di Marcello Filotei ad Arvo Part, nuovo membro del Pontificio Consiglio della Cultura, in occasione della mostra "Lo splendore della Verità, la bellezza della Carità. Omaggio degli artisti a Benedetto XVI per il sessantesimo di sacerdozio".

    La Chiesa segno di salvezza per tutta l'umanità: uno stralcio dal libro di Giampiero Forcesi "Il Vaticano II a Bologna. La riforma conciliare nella città di Lercaro e Dossetti".


    Shakespeare in carcere: il film dei Taviani "Cesare deve morire" conquista critica e pubblico.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. L'esercito spara contro la folla a Damasco. Padre Pizzaballa: verso la guerra civile

    ◊   È di almeno un morto e di un numero ancora imprecisato di feriti il bilancio provvisorio della repressione delle forze di sicurezza siriane che questa mattina hanno aperto il fuoco sulla folla che stava partecipando al funerale di un dissidente a Damasco. Un appello allo stop alle violenze, rivolto sia al governo sia ai suoi oppositori, viene dal sottosegretario cinese agli Esteri, che oggi ha incontrato il presidente Assad. Roberta Barbi:

    “La Siria si sta confrontando con il tentativo di dividerla e di indebolire la sua posizione geopolitica”. Così il presidente siriano Assad ha parlato alla tv a margine del suo incontro di oggi con il sottosegretario cinese agli Esteri, Zhan Jun, giunto a Damasco per confermare l’appoggio al governo siriano. La Cina, che già aveva votato contro la risoluzione dell’Onu approvata giovedì scorso, ha ribadito che la “sovranità, l’unità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria devono essere rispettate dalla comunità internazionale”, pur sollecitando sia il governo sia gli oppositori a porre fine alle violenze, auspicando, inoltre, che il prossimo referendum sulla nuova Costituzione apra la strada al pluralismo. “È nell’interesse del popolo siriano – ha detto Zhai Jun – ristabilire la calma il più presto possibile”. Intanto gli attivisti riferiscono che le forze hanno aperto il fuoco sulla folla che stava partecipando al funerale di un dissidente a Damasco, nel quartiere di Mezze. E sempre da questa mattina alcuni droni statunitensi stanno sorvolando il Paese per monitorare gli attacchi delle truppe di Assad alla popolazione, che stanno proseguendo anche a Homs. Il Senato americano, inoltre, ha approvato all’unanimità una risoluzione non vincolante di condanna delle violenze perpetrate contro il popolo siriano. Infine, oggi, due navi militari iraniane hanno attraversato il Canale di Suez dirette verso la Siria, in virtù di un accordo siglato un anno fa tra Damasco e Teheran sulla possibilità di esercitazioni navali congiunte.

    A preoccupare, intanto, sono soprattutto le condizioni della popolazione civile, colpita, oltre che dalle violenze, anche da pesanti difficoltà economiche. Massimo Pittarello ne ha parlato con il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

    R. – In Siria, c’è già da tempo un embargo economico che sta influendo moltissimo, oltre che sul turismo delle proprie regioni, anche sulle attività commerciali che erano molto importanti per l’economia siriana, così anche per i prodotti agricoli. Tutto questo, insieme alla situazione di mancanza di sicurezza nel territorio, ha creato una situazione veramente molto pesante per la gente, che quindi non ha chiare prospettive in questo momento.

    D. - Gli operatori cattolici che sono nel Paese rischiano di essere abbandonati?

    R. - Da un punto di vista spirituale e morale sicuramente no. Diciamo che le relazioni in questo momento non sono facili, quindi non è possibile essere vicini come lo si era una volta, per le ragioni legate appunto al conflitto interno; ma comunque le relazioni ci sono, si trovano sempre le vie per comunicare, per incontrarsi.

    D. - Qual è la situazione dei dispensari medici gestiti dai frati francescani?

    R. - Si trovano soprattutto al Nord. Al confine con la Turchia, c’è una zona abbastanza povera. Dove ci sono frati e suore, finora i dispensari hanno lavorato a pieno ritmo, e accolgono uomini e donne senza nessuna distinzione. Tra un po’, si tratterà di trovare le vie per rifornire questi dispensari di medicinali e delle attrezzature necessarie.

    D. - Quello che sta accadendo in Siria può essere considerata una guerra civile?

    R. - Abbiamo paura a pronunciare la parole “guerra civile”, ma si sta andando in quella direzione, i segnali portano in quel senso purtroppo. Non c’è una guerra generalizzata, non c’è un fronte aperto su tutto il Paese; ci sono zone che sono più tranquille ed altre molto più insicure, però purtroppo, tutto fa pensare a questo.

    D. - Una soluzione militare potrebbe anche, e probabilmente, peggiorare la situazione?

    R. - Assolutamente sì. Scatenerebbe, secondo me, delle reazioni impreviste ed imprevedibili. Credo che la soluzione non possa essere militare.

    D. - Vuole lanciare un appello per un contributo agli aiuti umanitari ai frati francescani che operano nella regione?

    R. - Abbiamo bisogno di aiuto per tutti i frati che sono i nostri confratelli, ma non solo, che operano nella regione, che hanno bisogno di sostegno soprattutto al Nord per le attività di sostegno alla popolazione, senza nessuna distinzione di religione e di provenienza. (bi)

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    Senegal: nuove proteste in vista delle presidenziali del 26 febbraio

    ◊   Ancora proteste in Senegal, in occasione delle presidenziali del prossimo 26 febbraio. Oggi, le urne sono aperte per i militari. Almeno 10 persone sono invece rimaste ferite ieri, durante gli scontri scoppiati a Dakar. Nella capitale, per il quarto giorno consecutivo, si sono svolte manifestazioni contro il capo di stato uscente Wade candidato per la terza volta. La polizia ha arrestato uno dei suoi sfidanti, mentre tentava di unirsi ai dimostranti. Sulla situazione, Eugenio Bonanata ha intervistato Enrico Casale della rivista dei Gesuiti "Popoli":

    R. - Questa ricandidatura ha compattato l’opposizione, che si è ritrovata in un unico movimento di contestazione duramente represso a più riprese negli ultimi tempi dalla polizia, chiaramente su ordine del governo. Il movimento di opposizione sostiene che, dietro questa ricandidatura, ci sia la volontà del presidente di candidare dopo sé il figlio. Un po’ come è avvenuto in Egitto con Hosni Mubarak, che si diceva, volesse candidare il figlio al momento della propria successione.

    D. - C’è il rischio che la situazione possa degenerare in violenza aperta?

    R. - Il movimento di opposizione è molto determinato. Non lascerà facilmente il campo alle forze presidenziali, che comunque hanno un discreto seguito nel Paese. Difficile sapere se ci sarà uno scontro aperto: tutti si augurano chiaramente di no. Non è impossibile in questo momento anche perché gli animi sono fortemente surriscaldati.

    D. - I protagonisti di questa fase sono i giovani: come vivono in Senegal?

    R. - Il Senegal è sempre stato un Paese stabile. Un Paese abbastanza dinamico, ma anche un Paese povero che non può offrire un’opportunità a tutti questi giovani, un po’ come è capitato nei Paesi attraversati dai movimenti della "primavera araba". Sono giovani che non riescono a trovare degli sbocchi in patria e cercano di emigrare. Quando ciò non è possibile, in patria hanno di fronte solamente un futuro di miseria e quindi si ribellano. C’è da dire che se si tratta di giovani spesso e volentieri con un alto livello di formazione, non di rado universitario.

    D. - Quali altri fattori incidono sulla situazione nel Paese africano?

    R. - Esiste anche un problema che è stato dimenticato dai mass media: il problema della Casamance, la regione che confina con la Guinea Bissau abitata da un’etnia diversa da quella maggioritaria del Senegal. Questo problema, che è un problema annoso, si è riacutizzato con nuovi scontri. Anche questo può essere motivo di instabilità per il Paese. L’augurio è che si ritrovi stabilità, politica innanzi tutto, e quindi si riesca a gestire anche questa situazione di emergenza, scoppiata da circa due o tre mesi.

    D. - Secondo Lei, queste proteste si possono inserire nel filone della "primavera araba"?

    R. - Anche qui, non è facile dirlo. Certamente, le "primavere arabe" hanno aperto una strada di consapevolezza dei diritti da parte delle opposizioni, ma anche della società civile. Quindi, probabilmente, non c’è una connessione diretta, tuttavia questi movimenti sono ispirati da un vento di democrazia che sta soffiando in tutta l’Africa. (bi)

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    Marcia della Penitenza. Il vescovo di Locri: meno cristiani anagrafici, più testimoni del Vangelo

    ◊   “Amate la pace … amate il bene comune”: è lo slogan della decima Marcia della Penitenza proposta ai giovani la prima domenica di Quaresima, il 26 febbraio, dalla diocesi di Locri-Gerace, in Calabria. La manifestazione si svolgerà a Paola e prevede anche una veglia di preghiera. Lo scopo è quello di sensibilizzare le coscienze ad una conversione del cuore, che porti ad una fede realmente vissuta nella quotidianità. Lo sottolinea il vescovo di Locri-Gerace, mons. Giuseppe Fiorini Morosini, che al microfono di Tiziana Campisi denuncia nella sua diocesi la presenza di una religiosità formale, mescolata alla criminalità e descrive l'impegno per una nuova evangelizzazione volta a colmare il divario tra fede e vita:

    R. –La Marcia della Penitenza è nata 10 anni fa, nel contesto di una valorizzazione di questo messaggio per la Calabria alla conversione, soprattutto rivolto ai giovani, perché ponessero al primo posto la conversione del cuore. Non ci può essere riforma di alcun genere - né delle strutture, né delle realtà che ci circondano – se il cuore dell’uomo non si converte. Noi, con questa marcia, vogliamo, quest’anno, porre attenzione all’impegno per il bene comune. In genere non coltiviamo il bene comune, siamo troppo individualisti, troppo egoisti… E se facciamo un’analisi fino in fondo anche del fenomeno ’ndranghetista o mafioso o criminale, troviamo molto evidente queste elemento: lì c’è proprio l’esaltazione, l’esasperazione, dell’egoismo, perché chi spaccia droga o chi commercia droga - pur di far denaro - non si preoccupa del fatto che vende morte o se ci sono famiglie che finiscono sul lastrico o che piangono per la sorte dei loro figli. Quindi, noi, vorremmo richiamare, con lo slogan scelto per questo anno, proprio l’attenzione al bene comune, che deve essere il fondamento, l’elemento, che deve sorreggere la ricerca del bene individuale.

    D. – In che modo la Chiesa oggi s’inserisce in questa realtà?

    R. – La Chiesa si fa carico di questa realtà, soprattutto con l’evangelizzazione. E’ questa la scommessa: attraverso l’evangelizzazione, cerchiamo di far superare una religiosità di tradizione, una religiosità frutto di cultura, che si trasmette all’interno delle famiglie, alcune volte, senza la consapevolezza della scelta di Gesù Cristo e del Vangelo. Spesso dobbiamo registrare assurdità: c’è gente caduta nel crimine, ‘ndranghetisti che hanno con loro immagini di santi. Questo è il segnale forte, il segnale purtroppo tragico, di una religiosità che conserva l’immagine cristiana, ma che non ha un fondamento cristiano. Allora qui la Chiesa deve essere impegnata fino in fondo ad evangelizzare.

    D. – Come vescovo, quali sono i problemi che sente più forti nella sua diocesi?

    R. – Il problema più forte è proprio questa dicotomia tra fede e vita, che contagia un po’ la realtà. Gli adulti vivono una religiosità che non sempre si radica nella vita; il mondo dei giovani, soprattutto degli adolescenti - e qui viviamo quello che si vive, penso, in tutta l’Italia – vive questa grave crisi di allontanamento. Ragazzi e giovani sono staccati dalla vita ecclesiale, anche se poi li vediamo lì a vivere i Sacramenti… Questo è il grande interrogativo: questi Sacramenti che diamo non producono cristiani veri. Questo è lo sforzo che come diocesi stiamo facendo: cercare di reimpostare tutta una evangelizzazione che cerchi di superare questa situazione di fatto: battezzati, cresimati, ma non cristiani!

    D. – Cosa spera e cosa sogna per la sua diocesi?

    R. – Io sognerei una Chiesa che parli veramente al cuore dei fedeli, che faccia capire che devono mettersi sulla strada dell’impegno evangelico veramente serio. Preferirei avere meno cristiani iscritti nei registri, ma più cristiani impegnati nella testimonianza; non avere una massa di cristiani allo stato anagrafico, ma che non incidono in una vita evangelica veramente rinnovata. (mg)

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    Raggiungere i giovani lontani dalla fede: la sfida dell'incontro nazionale di Pastorale giovanile a Loreto

    ◊   La sfida è raggiungere i giovani lontani, l’obiettivo è farlo in modo capillare a livello locale ma sempre in comunione con tutta la Chiesa. Così don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale giovanile della Cei, in occasione della tre giorni di lavori a Loreto, dal titolo “Con il passo giusto”, a cui hanno preso parte i nuovi incaricati diocesani italiani. Idee, proposte e azioni concrete per rendere efficace il servizio pastorale e far avvicinare alla fede tanti ragazzi, anche attraverso linguaggi nuovi. Sentiamo lo stesso don Anselmi, al microfono di Cecilia Seppia:

    R. – L’obiettivo principale di questo corso per i nuovi incaricati di pastorale giovanile è abbastanza ambizioso. Si vuole ribadire la centralità e l’importanza di tutta la Chiesa, nel senso che la comunità cristiana e il soggetto della pastorale giovanile non sono soltanto alcuni aspetti, ma tutti si devono interessare dei giovani, specialmente gli adulti devono essere dei testimoni e degli esempi di un Vangelo vissuto, di una fede incarnata. Il secondo obiettivo ambizioso è quello di far sì che i giovani possano – come diceva il Santo Padre, parlando alla Curia Romana – ridare quella freschezza, quello slancio, quella semplicità evangelica a tutta la Chiesa; quella freschezza e quella gioia che ha visto a Madrid. Il terzo obiettivo è quello di pensare nuove modalità per raggiungere tutti quei giovani che si sono allontanati dalla comunità cristiana e che hanno diritto di vedere il volto di Gesù.

    D. – Come si fa a raggiungere i cosiddetti "lontani", qual è il modo più efficace per riportare i giovani alla fede?

    R. – Ci sono varie modalità: la prima delle quali è ovviamente la testimonianza che ogni giovane deve dare nei luoghi in cui è chiamato a vivere. Ci sembra anche, in armonia con quanto ci dicono i vescovi italiani, che una delle strade privilegiate sia quella di costruire una grande comunità educativa, una grande alleanza con tutte le persone che si occupano di giovani: pensiamo ai genitori, ma soprattutto agli insegnanti, ai formatori delle scuole professionali, agli allenatori sportivi. Tutte queste persone, molte delle quali sono cattoliche, sì che incontrano i giovani, a scuola ci sono tutti.

    D. – I giovani di oggi spesso hanno difficoltà ad avere dalla Chiesa le risposte a tutte le loro domande, eppure di domande ne fanno tante e hanno continuamente fame e sete di Gesù…

    R. – Molti giovani si trovano nella situazione di non essere credenti, ma in realtà desiderano credere: questa è la mia sensazione. C’è un mondo giovanile che fa soprattutto questa domanda di fede: “Io vorrei credere”. Quindi il nostro primo dovere è quello di dare delle motivazioni per credere, delle motivazioni concrete, delle motivazioni anche culturalmente significative e delle motivazioni esistenziali e quindi testimoniare la bellezza e la gioia di credere. Credo che i giovani abbiano bisogno di questo: hanno una sete di amore, hanno bisogno di non sentirsi soli e abbandonati sulla terra, ma di comprendere che la nostra vita ha un disegno, un progetto, una speranza, un orizzonte futuro – direi – eterno.

    D. – Spesso la pastorale giovanile ha concepito anche iniziative come missioni di evangelizzazione nelle scuole laboratori… Quanto servono, don Anselmi, questo tipo di iniziative? Sono un punto di contatto con i giovani, un modo per avvicinarli, oppure si fa fatica anche cosi?

    R. – Io penso che siano delle cose buone, dove l’importante è che ci sia un prima e un poi, nel senso che nascano non soltanto dall’iniziativa di alcune persone un po’ slegate da un contesto ecclesiale, ma nascano da tutta la comunità cristiana, che decide che tutta la Chiesa è missionaria: se non è missionaria che cos’è? Quindi tutta la comunità cristiana e quindi ogni parrocchia, ogni diocesi deve essere costantemente missionaria. Devono avere un “poi”, nel senso che la persona avvicinata ha bisogno di accompagnamento, noi diremmo oggi di educazione, di poter ritrovare una comunità che gli ha parlato di Gesù, ma che lo riaccoglie e lo aiuta a conoscerlo sempre più approfonditamente, a testimoniarlo e a viverlo. Invito tutti – come diceva Giovanni Paolo II – ad avere coraggio, a non avere paura, a non vergognarsi del Vangelo e a andare incontro ai giovani che ci aspettano. (mg)

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    Corsi di istruzione per facilitare l'integrazione della comunità cinese a Milano: l'esperienza di don Liù

    ◊   A Milano, dal 2008, esiste una realtà ecclesiale particolarmente impegnata a favore dell’integrazione della comunità cinese. E’ la parrocchia della Santissima Trinità, a poca distanza da quella via Paolo Sarpi, dove nel 2007 si verificarono pesanti scontri. Tra coloro che si impegnano a favore della convivenza tra le comunità, c’è don Domenico Liu, fino a pochi mesi fa cappellano per i fedeli di lingua cinese. Davide Maggiore ha raccolto la sua testimonianza:

    R. – Io sono arrivato a Milano nel luglio del 2008 e il rapporto fra italiani e cinesi era caratterizzato da un clima pesante. C’erano lamentale da ambedue le parti: alcuni milanesi pensavano che i cinesi non rispettassero certe regole, come nel caso delle attività commerciali. Da parte loro, molti cinesi sentivano di essere poco compresi dagli italiani e questo anche per la loro scarsa conoscenza della lingua. A causa poi della crisi economica italiana, la situazione degli immigranti cinesi sta cambiando: è aumentato sensibilmente il disagio sociale e tante fabbriche cinesi sono state chiuse, cosicché la maggior parte degli operai, non parlando l’italiano, è disoccupata.

    D. – In che modo si è cercato di lavorare, attraverso la parrocchia, in favore dell’integrazione, della convivenza e di migliori condizioni degli immigrati cinesi?

    R. – La maggiore difficoltà dei cinesi sta nella lingua: sono nati così corsi di lingua italiana gratuiti e questo proprio per cercare di migliorare e sviluppare l’integrazione. Nel 2011, abbiamo avuto circa 400 iscritti. Oltre ai corsi di lingua italiana, facciamo anche un corso di integrazione: invitiamo alcuni specialisti italiani per cercare di dare informazioni sulla vita in Italia, dei medici per cercare di spiegare la prassi sanitaria, avvocati per approfondire i temi relativi alla legge italiana. Invitiamo pure persone del servizio di nettezza urbana per spiegare le regole e la raccolta differenziata dei rifiuti. Inoltre, offriamo servizi a coloro che sono da poco in Italia e non riescono a inserirsi. In seguito ad alcune richieste da parte di italiani, che volevano conoscere ed approfondire meglio la cultura cinese, abbiamo organizzato anche dei corsi gratuiti di lingua cinese e l’anno scorso abbiamo avuto circa 70 iscritti.

    D. – Come si inseriscono queste attività all’interno della missione cristiana di annunciare il Vangelo?

    R. – Io penso che dietro tutto queste attività che stiamo realizzando ci siano due caratteristiche importanti: la gratuità e la disponibilità di andare verso i più bisognosi. Da questo nasce un’autentica testimonianza dell’amore di Dio. Non vogliamo mai fare proselitismo, ma facciamo tutte queste attività caritative solamente perché vogliamo condividere gratuitamente con gli altri ciò che abbiamo ricevuto gratuitamente dall’amore di Dio, affinché la gente cominci a incontrare spontaneamente e personalmente la presenza e l’amore di Dio. E magari, poi, vengono in chiesa a frequentare il catechismo e chiedono il Battesimo.

    D. – Secondo lei, si tratta di esperienze che è possibile ripetere anche in altre città italiane, dove esistono forti comunità cinesi?

    R. – Nonostante questa sia un’esperienza personale, da me vissuta a Milano, credo ci siano tanti elementi molto simili tra le varie comunità cinesi in Italia. Spero, allora, che l’esperienza di Milano possa essere utile come riferimento, come testimonianza. (mg)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella settima Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo del paralitico di Cafarnao. Quattro persone lo portano in barella e scoperchiano il tetto di una casa per raggiungere Gesù. Il Signore gli rimette i peccati, tra i mormorii di scribi e farisei, e lo invita ad alzarsi e a tornare a casa:

    Quello si alzò e subito prese la sua barella e sotto gli occhi di tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Gesù ricompare ora a Cafarnao, ormai un alone di popolarità lo circonda, per questo in tanti si accalcano per vederlo e ascoltare i suoi discorsi. C’è gran ressa, ma gli unici a sedere comodi sono degli scribi, cioè quegli esperti che si sentivano autorizzati a controllare gesti e linguaggio. L’audacia e l’inventiva di quei quattro amici del paralitico steso in barella, che riescono a calare dal tetto il lettuccio proprio davanti al Gesù, non li scompone. Sono invece irritati, gli scribi, per le parole di Gesù: perché usa un linguaggio che appartiene a Dio? Solo Dio può perdonare i peccati, rimuginano dentro, con diffidenza. Non ha nessuna paura Gesù del loro sguardo sospettoso e dell’ostilità nascosta, e li affronta a viso aperto: a quella forza coraggiosa degli amici, e allo sguardo intenso di supplica del malato e di chi lo sostiene, Gesù risponde lanciando lontano (è il senso del rimettere) ogni fragilità, fallimento, rabbia, passato oscuro, cioè gettando via ogni male, sbloccando ogni paralisi fisica e morale, rimette in piedi una vita rattrappita. Nuova è la vita e non solo l’andatura distorta, nuovo anche il cuore di chi lo ha portato in braccio, nuova è ogni cosa attorno. “E tutti si meravigliavano e lodavano Dio”. Dove la carità trionfa, dove le mani fanno catena audace e buona, la vita è altra, Dio restaura in noi la sua immagine bella e ricompone il profilo di esistenze sfregiate.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I vescovi tedeschi sulle dimissioni di Wullf: rispetto per la sua decisione

    ◊   Un ringraziamento per l’impegno profuso e una manifestazione di profondo rispetto per la decisione presa: così la Conferenza episcopale tedesca, guidata da mons. Robert Zollitsch, commenta le dimissioni rassegnate ieri dal presidente federale tedesco, Christian Wullf, travolto dallo scandalo sul credito privato. Il presule, a nome dei vescovi, ha ricordato e apprezzato gli sforzi di Wullf in favore della coesione sociale, che “sono stati e restano significativi”. Infine, lo ha ringraziato per la fattiva collaborazione con le chiese cristiane, che ha sempre incontrato dimostrando “interesse e benevolenza”, e per il calore col quale ha invitato e accolto Benedetto XVI in visita ufficiale in Germania. Nella conferenza stampa di ieri, in cui ha annunciato le sue dimissioni, Wullf ha parlato di “fiducia che è venuta a mancare nei suoi confronti da parte dei cittadini”. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha già iniziato le consultazioni per scegliere il successore, che sarà nominato probabilmente entro giovedì prossimo. (R.B.)

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    Maldive: si discute l’ipotesi di elezioni anticipate

    ◊   Migliaia di manifestanti, diecimila secondo alcune stime, sono riuniti da ieri pomeriggio in piazza a Malè, la capitale delle Maldive, per esprimere il proprio appoggio all’ex presidente, Mohamed Nasheed, che chiede elezioni anticipate. I manifestanti – con indosso magliette gialle del colore del partito democratico maldiviano – si sono riuniti nell’area del monumento commemorativo dello tsunami del 2006. L’ex capo dello Stato, sostituito dal suo vice Mohamed Washeed Hassan, il cui governo è ritenuto illegittimo dai manifestanti, ha ripercorso ancora le vicende che lo hanno costretto alle dimissioni e ha annunciato per domani una riunione di tutti i partiti indetta per discutere l’ipotesi di elezioni anticipate rispetto al naturale scadere della legislatura, nel 2013. “È possibile che la settimana prossima, prima che riapra il Parlamento il primo marzo – ha detto – sia fissata la data”. (R.B.)

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    Save the Children: in Bangladesh un bambino su 15 non arriva a 5 anni

    ◊   Un bambino su 15 muore prima di aver compiuto i 5 anni d’età. E' questa una drammatica cifra che arriva dal Bangladesh attraverso Save the Children. E circa 250 mila, poi, sono i piccoli del Paese asiatico che non superano il primo mese. Ciò nonostante, la crescita economica, a partire dai primi anni Novanta, registra un incremento pari al 5-6%, ma il persistere del precario stato nutrizionale delle donne e dei minori mina la salute di tutto il popolo e ostacola il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del millennio in materia di mortalità infantile. A citare i dati di Save the Children è la Fides: il 48.6% dei bambini fino a 5 anni è rachitico e basso di statura, il 13.3% è sottopeso e il 37.4 magro rispetto alla propria età. Il governo si è pubblicamente impegnato a combattere la malnutrizione, integrando programmi nutrizionali ad hoc nel settore sanitario. L’aumento dei prezzi dei generi alimentari, però, sta peggiorando la situazione. (R.B.)

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    Nicaragua. Il cardinale di Managua sul nuovo anno scolastico: istruzione fondamentale

    ◊   L’istruzione è la risorsa più importante che un essere umano può acquisire nella sua vita, un fattore indispensabile per lo sviluppo nazionale e l’elemento formativo per l’autonomia, la giustizia e la solidarietà sociali. Così l’arcivescovo emerito di Managua, in Nicaragua, il cardinale Miguel Obando Bravo, ha parlato in occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico che vede sui banchi di scuola circa un milione e 600 mila alunni, tra la fascia d’età della materna e la superiore. L’elevata affluenza all’istruzione in Nicaragua, ricorda l’agenzia Fides, è dovuta principalmente alla gratuità della stessa, come ha stabilito una legge dello Stato nel 2007. Già nel 1979, però, ci fu una grande campagna nazionale contro l’analfabetismo che ridusse il numero di illetterati dal 60 al 12.5%. Nel 1990, poi, questo programma fu lasciato da parte. Proprio in apertura dell’anno scolastico, il Consiglio per le Comunicazioni del Nicaragua è tornato sull’importanza che ha l’istruzione per il Paese, come strumento di lotta contro la povertà e per la costruzione di un modello di sviluppo cristiano e solidale. (R.B.)

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    Hong Kong. Compie 25 anni il Centro pastorale diocesano per i filippini

    ◊   Ha compiuto 25 anni “la nostra seconda casa”, come gli immigrati chiamano affettuosamente il Centro pastorale diocesano per i Filippi di Hong Kong. Da quel 4 gennaio 1987 – momento in cui il Centro aprì i battenti richiamandosi al passo del Vangelo “Ero straniero e mi avete accolto” – molta strada è stata fatta e, nonostante la denominazione sia rimasta quella originale, il Centro offre assistenza anche a indonesiani, thailandesi e persone provenienti da altri Paesi ancora. Queste le attività offerte: lettura della Bibbia, incontri di preghiera, ritiri spirituali, formazione, assistenza legale, linea verde, sostegno psicologico, visita a carcerati e malati, servizi di collegamento con i datori di lavoro, il consolato e la questura, oltre a vitto e alloggio nei casi di estrema emergenza. Alla celebrazione dell’anniversario – riferisce la Fides – hanno preso parte circa 800 fedeli che si sono assiepati nei banchi della parrocchia di Cristo Re, accanto alla direttrice del centro, suor Nisperos, che ha ringraziato con calore il vescovo di Hong Kong, il neo cardinale John Tong, e il console generale del Consolato delle Filippine. Hanno concelebrato la Messa padre Lim, direttore spirituale della comunità filippina, e padre Incarta, responsabile degli immigrati indonesiani, che hanno ricordato il cardinale Battista Wu, vescovo della diocesi nel 1987, il quale, accogliendo per primo le esigenze pastorali delle molte collaboratrici domestiche presenti a Hong Kong, istituì il Comitato d’attenzione da cu, poi è stato originato il Centro. (R.B.)

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    Turchia. Lunedì l'audizione del Patriarca Bartolomeo I per la nuova Costituzione

    ◊   L’istruzione scolastica e la riapertura del seminario di Halki sono fra i temi a cuore del Patriarca ortodosso ecumenico, Bartolomeo I, che lunedì 20 sarà ricevuto dalla Commissione parlamentare impegnata nella redazione della nuova Costituzione turca. L'incontro è il segno, tanto atteso, di “un clima diverso e favorevole”: così il Patriarca ortodosso ha commentato con il Sir l’invito ricevuto, che gli consentirà di portare alla Commissione - che dopo di lui ascolterà anche i rappresentanti delle altre comunità minoritarie in Turchia - le istanze delle minoranze religiose del Paese. Tra queste, ad esempio, la questione del riconoscimento delle comunità religiose come persone giuridiche, in modo che possano acquistare proprietà e beneficiare dei fondi comunitari. Ma anche il problema della mancanza di autorizzazione ad assumere incarichi di servizio pubblico e la richiesta di togliere dai libri scolastici messaggi offensivi contro le minoranze. (R.B.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 49

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    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.