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Sommario del 14/02/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • "Famiglia e parrocchia, lì è nata la mia vocazione": un commento al Messaggio di Benedetto XVI
  • Padre Lombardi: c'è chi vuole scoraggiare il Papa e confondere la Chiesa, ma è solo un illuso
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice Ue-Cina. Pechino preoccupata per la crisi economica europea
  • Siria: Homs ancora nel sangue. Padre dall'Oglio: siriani grati al Papa
  • La Grecia trascina giù il rating di Italia, Spagna e Portogallo. Usa: legge di bilancio per la crescita
  • Raid aereo del Nord in Sud Sudan. Il vescovo di Juba: transizione difficile tra i due Paesi
  • Report 2011 Meter. Don Di Noto: istituzioni e Chiesa insieme nella lotta al fenomeno della pedofilia on line
  • Italia, voto finale sul decreto svuota-carceri. Nei penitenziari si muore anche per il freddo
  • Simposio dei vescovi Secam-Ccee: l'Europa riscopra la "gioiosa passione della fede" dell'Africa
  • Presentato "Uomini e Religioni" 2012. Sarajevo sarà capitale del dialogo e della pace
  • Radio Don Boskò: in Madagscar da 20 anni per la promozione del Paese
  • San Valentino, innamorarsi e amare come Dio vuole. Ad Assisi un corso dei Francescani
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Grecia: il portavoce dei vescovi parla di "un popolo senza speranza"
  • Sahel: si aggrava la crisi alimentare. La Caritas intensifica gli interventi
  • Costa Rica: nel Messaggio dei vescovi famiglia, gioventù ed evangelizzazione
  • Tibet: anche un giovane monaco 19.enne si dà fuoco
  • Pakistan: lo sforzo del governo per salvare i cooperanti ostaggio dei talebani
  • Thailandia. Appello al governo: "Fermate lo sfruttamento delle donne"
  • I vescovi irlandesi: le vittime di abusi hanno ricevuto scuse, aiuti terapeutici e indennizzi
  • Russia: la religione diventa materia obbligatoria in tutte le scuole
  • Vescovi italiani: diffusa la nota sull'accesso nelle Chiese
  • Plenaria dei vescovi dell'Africa del sud su "Africae Munus" e Nuova evangelizzazione
  • Congo Brazzaville: impegno dei vescovi sulla missione della Chiesa nella crisi sociale mondiale
  • Burkina Faso: affluenza record per il pellegrinaggio al Santuario mariano di Yagma
  • Nigeria: riunione ad Abuja di letterati e artisti per promuovere la cultura locale
  • India: la diocesi Mangalore compie 125 anni. Riconoscimenti e fondi anche dagli indù
  • Terra Santa: a Rameh marcia interreligiosa contro la violenza
  • Francia: i vescovi registrano un aumento delle ordinazioni sacerdotali
  • Il Papa e la Santa Sede



    "Famiglia e parrocchia, lì è nata la mia vocazione": un commento al Messaggio di Benedetto XVI

    ◊   "Le vocazioni dono della Carità di Dio" è il tema della XLIX Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, che sarà celebrata il prossimo 29 aprile. Nel suo Messaggio, Benedetto XVI ha esortato a “riannunciare, specialmente alle nuove generazioni, la bellezza invitante” dell’amore divino. Il Papa ha tra l’altro sottolineato il ruolo ricoperto dalle Chiese locali e dalle famiglie, che possono aiutare “a scoprire la bellezza e l’importanza del sacerdozio e della vita consacrata”. Giada Aquilino ha raccolto la testimonianza del camerunense, padre Emile Martin Dibongue, sacerdote dal 2005, vicerettore del Pontificio Collegio Urbano di Propaganda Fide:

    R. – Quella bellezza l’ho incontrata prima di tutto nella mia famiglia, che mi ha insegnato il rapporto con Cristo, la bellezza di essere con Cristo. La mia famiglia mi ha portato a ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, soprattutto l’Eucaristia. E’ lì che ho fatto per la prima volta questa bellissima esperienza dell’incontro con Cristo. In seguito, quest’incontro si è rinnovato all’interno dei movimenti giovanili della parrocchia dove sono cresciuto, quelli della "Jeunesse étudiante chrétienne".

    D. – Qual è stata la sua esperienza in famiglia ed in parrocchia?

    R. – Mi ricordo che una volta ero nel mio villaggio a Badjob, in campagna, con mia mamma e il prete era venuto per la Messa domenicale. Lui arrivò il venerdì e facemmo la preparazione con le confessioni. La Domenica, però, non feci la Comunione. Mia madre mi chiese perché non avevo ricevuto questo Sacramento e il giorno seguente mi rimandò in parrocchia per partecipare alla Messa e fare la Comunione. Questo avvenimento mi fece capire l’importanza dell’incontro con Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. In parrocchia, poi, ricordo di aver fatto il chierichetto e, durante le celebrazioni della Messa, il prete ci ricordava sempre che specialmente l’Eucaristia è un Sacramento fondamentale, perché riassume tutta la vita di Dio e tutto il suo amore verso gli uomini.

    D. – Il Papa ha ricordato che nell’apertura all’amore di Dio e come frutto di questo amore “nascono e crescono tutte le vocazioni”. Quando ha sentito nascere questa vocazione, come l’ha sentita crescere? Cosa l’ha spinta a diventare sacerdote?

    R. – Attraverso quest’aspetto fondamentale dell’amore. Mi ripetevo e mi dicevo: “Cristo mi ha amato, ha dato tutto per me ed anch’io devo fare la stessa cosa, devo rispondere a quest’amore che mi è stato manifestato sulla Croce, offrendomi e dedicandomi agli altri”.

    D. – L’amore verso Dio e l’amore verso il prossimo sono due "pilastri" della vocazione…

    R. – Prima di tutto, ho cercato di essere un modello all’interno dell’ambiente in cui vivevo: in famiglia, nella parrocchia e poi a scuola, nella città di Eseka.

    D. – Benedetto XVI ha sollecitato tutti coloro che sono impegnati nel campo dell’educazione delle nuove generazioni a porsi “in attento ascolto di quanti avvertono il manifestarsi” di una chiamata al sacerdozio o ad una speciale consacrazione. Lei è un formatore: come riesce a cogliere questi segnali?

    R. - Qui al Collegio Urbano, chi arriva ha già alle spalle un certo cammino di discernimento. E’ vero che quel cammino non si conclude mai: il criterio fondamentale, quello più importante, è proprio la risposta all’amore di Dio. Noi osserviamo come i seminaristi si relazionano, come mettono in pratica e come rispondono alle annotazioni che facciamo: se colgono, insomma, nella nostra presenza, un aiuto per scoprire l’esperienza cristiana dell’amore di Dio che si dona.

    D. – In una società secolarizzata come quella contemporanea, in cui spesso si parla di un calo di vocazioni, qual è il suo auspicio per le vocazioni future?

    R. – Il mio augurio è dare noi per primi – in quanto operatori pastorali, sacerdoti, formatori, religiosi e religiose – una testimonianza che aiuti i giovani a capire la bellezza di quello che abbiamo scelto. Se l’esperienza del nostro incontro con Cristo è veramente autentica, allora coinvolgerà certamente i giovani e li aiuterà a capire che è davvero molto bello dedicare la propria vita a Cristo. Se una persona, con la propria vita, riesce a dimostrare di aver seguito la strada migliore, di conseguenza può convincere gli altri a seguire quella stessa strada. (vv)

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    Padre Lombardi: c'è chi vuole scoraggiare il Papa e confondere la Chiesa, ma è solo un illuso

    ◊   La strategia della limpidezza e della lucidità, per battere chi manovra nell'ombra allo scopo di creare confusione nella Chiesa. E' quella di cui parla il direttore generale della Radio Vaticana, padre Federico Lombardi, in una nota dai toni fermi, dedicata ai recenti tentativi mediatici che hanno avuto per bersaglio uomini e istitituzioni della Santa Sede, fino al presunto complotto contro Benedetto XVI. Chi pensa di scoraggiare il Papa, afferma padre Lombardi, si illude. La migliore riposta sono la calma e la trasparenza a ogni livello:

    Oggi dobbiamo tenere tutti i nervi saldi perché nessuno si può stupire di nulla. L’amministrazione americana ha avuto wikileaks, il Vaticano ha ora i suoi leaks, le sue fughe di documenti che tendono a creare confusione e sconcerto e a facilitare una messa in cattiva luce del Vaticano, del governo della Chiesa e più ampiamente della Chiesa stessa. Quindi, calma e sangue freddo, e molto uso della ragione, cosa che non tutti i media tendono a fare. Si tratta di documenti di natura e peso diversi, nati in tempi e situazioni diverse: altro sono le discussioni sulla migliore gestione economica di una istituzione con molte attività materiali come il Governatorato; altro sono appunti su questioni giuridiche e normative in corso di discussione e su cui è normale che esistano opinioni diverse; altro sono memoriali farneticanti che nessuna persona con la testa sul collo ha considerato seri, come quello recente sul complotto contro la vita del Papa. Ma tant’è; mettere tutto insieme giova a creare confusione. Una informazione seria dovrebbe saper distinguere le questioni e capirne il significato differente. E’ ovvio che le attività economiche del Governatorato devono essere gestite saggiamente e con rigore; è chiaro che lo IOR e le attività finanziarie devono inserirsi correttamente nelle norme internazionali contro il riciclaggio. Queste sono evidentemente le indicazioni del Papa. Mentre è evidente che la storia del complotto contro il Papa, come ho detto da subito, è una farneticazione, una follia, e non merita di essere presa sul serio.

    Certo c’è qualcosa di triste nel fatto che vengano passati slealmente documenti dall’interno all’esterno in modo da creare confusione. La responsabilità c’è dall’una e dall’altra parte. Anzitutto da parte di chi fornisce questo tipo di documenti, ma anche di chi si dà da fare per usarli per scopi che non sono certo l’amore puro della verità. Perciò dobbiamo resistere e non lasciarci inghiottire dal gorgo della confusione, che è quello che i malintenzionati desiderano, e restare capaci di ragionare. In certo senso – è un’antica osservazione della saggezza umana e spirituale – il verificarsi di attacchi più forti è segno che è in gioco qualche cosa di importante.
    Alla grande serie di attacchi alla Chiesa sul tema degli abusi sessuali è giustamente corrisposto un impegno serio e profondo di rinnovamento lungimirante. Non una risposta di corto respiro, ma di purificazione e rinnovamento. Ora abbiamo ripreso in mano la situazione e sviluppiamo una forte strategia di guarigione, rinnovamento e prevenzione per il bene di tutta la società. Allo stesso tempo si sa che vi è in corso un impegno serio per garantire una vera trasparenza del funzionamento delle istituzioni vaticane anche dal punto di vista economico. Si sono pubblicate nuove norme. Si sono aperti canali di rapporti internazionali per il controllo. Ora, diversi dei documenti recentemente diffusi tendono proprio a screditare questo impegno. Paradossalmente ciò costituisce una ragione di più per perseguirlo con decisione senza lasciarsi impressionare. Se tanti si accaniscono, si vede che è importante. Chi pensa di scoraggiare il Papa e i suoi collaboratori in questo impegno si sbaglia e si illude.

    Quanto alla questione delle pretese lotte di potere in vista del prossimo conclave, invito ad osservare che i Pontefici eletti in questo secolo sono stati tutti personalità di altissimo e indiscusso valore spirituale. E’ chiaro che i cardinali hanno cercato e cercano di eleggere qualcuno che meriti il rispetto del popolo di Dio e possa servire l’umanità del nostro tempo con grande autorità morale e spirituale. La lettura in chiave di lotte di potere interne dipende in gran parte dalla rozzezza morale di chi la provoca e di chi la fa, che spesso non è capace di vedere altro. Chi crede in Gesù Cristo per fortuna sa che – checché se ne dica o se ne scriva oggi sui giornali – le vere preoccupazioni di chi porta responsabilità nella Chiesa sono piuttosto i problemi gravi dell’umanità di oggi e di domani. Non per nulla crediamo e parliamo anche di assistenza dello Spirito Santo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "Trent'anni dopo".

    Nell'informazione internazionale, l'ambasciatore di Croazia presso la Santa Sede, Filip Vucak, sui vent'anni delle relazioni diplomatiche tra la Croazia e la Santa Sede.

    Alla luce dell'Halakhah: in cultura, la presentazione di Patrizio Alborghetti, curatore dell'edizione italiana del libro di Yeshayahu Libowitz "Le feste ebraiche e il loro significato".

    Quella volta che Spontini tentò di chiudere la Sistina: Marcello Filotei sulla storia della Cappella Musicale Pontificia.

    Ecco come il mondo può tornare giovane: l'itinerario umano e spirituale di don Divo Barsotti ripercorso attraverso la lettura dei suoi diari.

    "Basta con questa architettura razionale e monotona" disse il Duce a Cencelli: Paolo Portoghesi sull'eredità lasciata da Benito Mussolini sul volto delle città italiane.

    Un solo Vangelo per due continenti: nell'informazione religiosa, il Simposio, a Roma, dei vescovi africani ed europei.

    Interpreti della carità di Cristo: nell'informazione vaticana, l'intervento del cardinale Sarah al Consiglio d'amministrazione della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice Ue-Cina. Pechino preoccupata per la crisi economica europea

    ◊   La crisi del debito sovrano nell'eurozona è arrivata ad "un punto critico". E' l'opinione "preoccupata" espressa dal portavoce del Ministero degli esteri cinese, alla vigilia del vertice Ue-Cina a Pechino e all'indomani del difficilissimo "sì" del parlamento greco alle nuove misure di austerity chieste da Bruxelles e dal Fondo monetario internazionale (Fmi). La soluzione, secondo i vertici cinesi, passa attraverso una spinta per le riforme strutturali e di lungo periodo. Salvatore Sabatino ne ha parlato con il prof. Gianfranco Viesti, docente di Economia applicata presso l’Università di Bari:

    R. - Quello che è avvenuto in Grecia è stato importante, ma non è certamente una soluzione. Anzi, il rischio è che quel Paese sia condannato a molti anni di difficile austerità, grandi tensioni e sofferenze sociali, senza che tutto ciò possa risolvere il problema alla radice. Il problema non si risolve ad Atene: si risolve in Europa attraverso un’azione concertata. Atene ha fatto la sua parte, adesso è il turno dei grandi Paesi europei.

    D. - L’asse economico-finanziario mondiale si è indubbiamente spostato verso Oriente, verso quella Cina che oggi esprime preoccupazioni. Dobbiamo, però, dire che la Cina ha grandi interessi in campo...

    R. – Certamente. La Cina è un partner interessante ma non disinteressato, nel senso che è un Paese grande, avanzato, molto ricco, con grandi riserve valutarie che possono giocare un ruolo importante anche su scala internazionale. Allo stesso tempo, è un Paese anche molto deciso a tutelare i propri interessi. Questo mi sembra abbastanza normale. La collaborazione internazionale non è fatta di entità che perseguono semplicemente il bene comune, ma da entità che hanno i loro propri obiettivi. Si tratta di mediarle con attenzione.

    D. – Perché le economie occidentali hanno fatto ricorso alla vendita dei propri debiti? Era una strada obbligata o si poteva risolvere diversamente il problema?

    R. – Il grande problema viene sempre dagli Stati Uniti, cioè dalla crisi finanziaria dello scorso anno. Il problema non è tanto l’ammontare del debito in Europa, quanto il fatto che siano aumentati i tassi di interesse. Il Giappone ha un debito grande il doppio dell’Italia, ma non ha nessun problema perché i tassi di interesse rimangono bassi. Dunque, il problema non è averlo accumulato: oggi la questione principale è riuscire a imporre ai mercati finanziari internazionali il fatto che non è immaginabile che si paghi il 7% sui titoli italiani, piuttosto che il 20 su quelli portoghesi o il 40 su quelli greci: in questo modo non può funzionare.

    D. – Ritorniamo alla Grecia: un possibile default causerebbe davvero un effetto domino ingestibile per l’intera Europa?

    R. – La verità è che non lo sappiamo, perché non è mai successo, ma temiamo di sì. Proprio in base a ciò cui abbiamo assistito negli ultimi mesi – e che non avremmo mai pensato potesse accadere – è bene avere un principio di precauzione: immaginare dunque che un grande problema greco possa trasmettersi a tutta l’Europa. Nel nostro interesse è da evitare certamente. Poi, c’è un tema più di fondo: noi non abbiamo costruito l’Europa per i mercati finanziari, ma per tenere insieme popoli diversi. E quindi, dobbiamo fare tutto il possibile per far sì che anche il popolo greco rimanga strettamente legato a noi, perché l’Europa è nata proprio dalla volontà di stare insieme. Credo che ci siano, e che ci debbano essere, degli obiettivi politici – che sono stati gli obbiettivi di tutti i grandi Paesi europei – che devono tornare in preminenza rispetto a quelli strettamente finanziari.

    D. – Questa situazione di rischio generalizzato a chi fa comodo? Chi potrebbe trarne realmente vantaggio?

    R. – C’è molta gente che ci guadagna. Ci sono fondi speculativi che giocano sul fallimento della Grecia; guadagna per esempio l’Olanda, perché le imprese portoghesi spostano la sede legale in Olanda e pagano le tasse lì; guadagnano i grandi Paesi europei, anche noi, che prestiamo i soldi alla Grecia in cambio di interessi… Dove c’è qualcuno che perde, c’è sempre qualcuno che guadagna. Questo non è anormale: il punto anormale è che questi guadagni sono fatti a rischio di gravi fallimenti politici, sociali, economici dell’intera Europa. È questo che non è accettabile. (bi)

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    Siria: Homs ancora nel sangue. Padre dall'Oglio: siriani grati al Papa

    ◊   In Siria, non si ferma la lunga agonia di Homs, la località da settimane sotto il tiro dell’esercito di Damasco. Nonostante lo stop immediato “alle uccisioni”, invocato ancora oggi dalla Lega Araba, si contano stamani altri 7 morti, secondo le fonti degli attivisti anti-regime. Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha ventilato l’ipotesi di “nuove sanzioni” contro la Siria, mentre il presidente cinese, Wen Jabao, ha invitato a scongiurare l rischio di “guerra civile. Domenica scorsa, al’Angelus, anche Benedetto XVI aveva levato un forte appello per la fine delle violenze in Siria. Parole accolte con gratitudine dal gesuita, padre Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Mar Musa. L’intervista al religioso è del collega della redazione francese, Olivier Bonnel:

    R. – Il y avait plusieurs amis que…
    Ci sono stati diversi amici che mi hanno chiamato per darmi la notizia di questo appello del Papa. E’ certamente una cosa più che positiva. E’ una grande consolazione per i siriani, certamente per i cattolici cristiani, ma anche per tutti i cristiani e – direi – anzi per tutti i cittadini siriani. Il Papa ha assunto una posizione molto realista e, allo stesso tempo, evangelica. La questione importante, ora, è che queste parole non restino soltanto un appello fatto da una finestra: il Papa non può fare da solo, ma è il momento che i cristiani e tutte le persone che vogliono il bene alla Siria agiscano.

    D. – Lei vede in questo appello un ulteriore passo della diplomazia della Santa Sede?

    R. – Je l’espère beaucoup…
    Lo spero veramente molto. L’ho chiesto molto chiaramente – come voi sapete – una settimana fa e vedo ora che finalmente c’è un punto di partenza molto interessante e che da ieri fa seguito a delle posizioni coerenti del Vaticano in tutti i momenti della crisi. Non possiamo, però, lasciare la Siria semplicemente nell’impasse in cui è caduta. Il Vaticano ha il vantaggio di rappresentare una diplomazia che non ha alcun interesse: è una diplomazia – potremmo dire – della gratuità, che può convincere tutte le parti in conflitto. L’esperienza della Santa Sede degli ultimi decenni nel dialogo con l’islam – l’islam sunnita così come l’islam sciita – potrebbe anche far sì che venga ascoltata: potrebbe permettere di dire delle parole costruttive che vengano poi ascoltate da tutti. (mg)

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    La Grecia trascina giù il rating di Italia, Spagna e Portogallo. Usa: legge di bilancio per la crescita

    ◊   Crisi economica: in Grecia, Consiglio dei ministri oggi pomeriggio, intanto il parlamento europeo convoca la troika Ue-Fmi-Bce che sta sorvegliando il Paese, mentre scende il rating di Italia, Spagna e Portogallo, declassate dall'agenzia Moody's. Dall’altra sponda dell’Atlantico, negli Usa si valuta la finanziaria del presidente Obama. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Il governo greco deve decidere azioni immediate per attuare il piano di austerità approvato dal parlamento. Dove reperire 325 milioni di euro da mettere domani sul piatto dell’Eurogruppo? La cifra – parte del pacchetto di risparmi da 3,3 miliardi di euro entro il 2012 – dovrebbe arrivare da tagli ai Ministeri e non alle pensioni, ha assicurato il portavoce dell’esecutivo, Kapsis. La troika dell’Unione Europea-Fondo monetario-Banca centrale europea incombe infatti sui controlli e i greci temono ulteriori riduzioni dei salari pubblici, tagli alla spesa sociale e alla difesa. Dall’Europa, anche la richiesta di impegni scritti ai leader politici in corsa alle prossime elezioni di aprile. Ma c’è chi contesta la troika per un “approccio punitivo e ideologico”, del quale dovrà rendere conto alla Commissione economica del parlamento europeo, mentre i socialisti democratici stanno per inviare ad Atene una "troika-ombra".

    La crisi greca trascina in basso anche altri Paesi. Declassati dall’agenzia Moody's il rating di Italia da A2 ad A3, di Spagna da A1 ad A3, del Portogallo da Ba2 a Ba3. A rischio anche la tripla A di Francia, Regno Unito ed Austria. E ci si chiede fino a quando tutto il mondo dipenderà dalle valutazioni delle tre contestate agenzia americane. E, negli Usa si discute sulla Legge di bilancio presentata ieri dal presidente, Barack Obama, al Congresso, con tagli alla spesa pubblica per 3.800 miliardi di dollari in 10 anni, non tanto per risanare le finanze e colmare il debito sovrano ma per rilanciare la crescita e l’occupazione. Qualcuno l’ha definita una "finanziaria elettorale".

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    Raid aereo del Nord in Sud Sudan. Il vescovo di Juba: transizione difficile tra i due Paesi

    ◊   Raid aereo sudanese nella zona settentrionale del Sud Sudan. E’ avvenuto domenica, dopo la firma – venerdì ad Addis Abeba – di un trattato di non aggressione tra le parti. Sulla situazione nel Sud Sudan, Eugenio Bonanata ha intervistato l’arcivescovo di Juba, mons. Paulino Lukudu Loro:

    R. – In questo momento, la situazione non è che sia proprio molto calma, perché la vicenda tra il Nord e il Sud è molto problematica. Non vedo che il fatto di essere arrivati a un accordo ci assicuri che non vi saranno più aggressioni. La situazione non è proprio normale.

    D. – Quali sono i problemi maggiori tra i due Paesi?

    R. – I problemi sono quelli relativi alla convivenza tra gli abitanti del Sud e quelli del Nord. Quello che in questo momento si sente molto forte è il timore per il futuro degli abitanti del Sud Sudan che si trovano nel Nord. E’ stato assicurato dal governo del Sud che non verrà fatto niente agli abitanti del Nord che si trovano nel Sud – e a questo noi lo crediamo, perché la gente non ha alcun problema con loro – mentre gli abitanti del Sud Sudan che sono al Nord non si sentono affatto sicuri: tanto è vero che anche noi che abbiamo il nostro Seminario Maggiore a Khartoum non siamo certi per la loro sicurezza.

    D. – C’è poi la questione dello sfruttamento del petrolio, di cui è ricco il Sud...

    R. – Sì e questo rappresenta anche il punto più forte in questo momento, perché ci si è accorti che il Sud Sudan è stato imbrogliato molto riguardo alla questione del petrolio: il petrolio è nel Sud Sudan, ma mi sembra che finora sia stato sfruttato maggiormente dal Nord.
    D. – E’ per questo che il Sud Sudan pensa di costruire un nuovo oleodotto, proprio per evitare il passaggio da Khartoum?

    R. – Il governo del Sud Sudan vuole che vengano stipulati accordi giusti tra il Sud e il Nord sulla questione del petrolio. Il petrolio dal Sud Sudan arriva nel Nord per essere lavorato e raffinato: questo passaggio dal Sud al Nord mi sembra, però, sia stato fatto in modo non normale. Quindi, il Sud Sudan pretende ora che vi sia una condotta giusta al riguardo, altrimenti non aprirà i pozzi del petrolio; allo stesso tempo, si stanno facendo accordi per realizzare una strada dal Sud Sudan fino all’Uganda, ad Addis Abeba e al Kenya.

    D. – Secondo lei, si può arrivare alla guerra?

    R. – Essendo io una persona di fede, posso dire che abbiamo vissuto situazioni peggiori di queste. Ci sono delle tensioni che dobbiamo sicuramente risolvere e risolvere per bene. Mi auguro che non si arrivi ad una situazione di guerra e che questo sia soltanto un rumore di tamburi e che finisca presto. (mg)

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    Report 2011 Meter. Don Di Noto: istituzioni e Chiesa insieme nella lotta al fenomeno della pedofilia on line

    ◊   Quasi 90 mila bambini abusati e 4561 oggetti di "sexting" e oltre 91 mila sfruttati sessualmente: sono i principali dati del Report 2011 di Meter onlus sullo stato della pedofilia e della pedopornografia on line. A presentarli oggi nella sede della nostra emittente, Don fortunato di Noto, fondatore dell’Associazione che contrappone a un fenomeno globale in aumento, un più forte meccanismo di contrasto e prevenzione. In questa direzione, anche la nascita dell’Osservatorio mondiale contro la pedofilia. Il servizio è di Gabriella Ceraso:

    Non c’è continente né nazione che non sia coinvolto e l’orrore degli abusi sessuali sui minori è in aumento. Nel dettaglio: l’81,5% di perpetuatori di abusi sono europei, lo dicono i domini web individuati da Meter. A seguire l’Asia, con l’India, e l’Africa con la Libia, quest'ultima con 78 siti, un record continentale nonostante i problemi che sta vivendo il Paese. L’Italia ha soli 10 domini e lo 0,3% sul totale: incoraggiante spia, probabilmente, dell’efficacia di contrasto che Meter e Polizia Postale svolgono. Don Fortunato Di Noto:

    “Prima di tutto, abbiamo un mondo, un uomo che ha falsato completamente la bellezza della sessualità. La seconda cosa è un problema di dominio, di potere: l’uomo non è in relazione ma piuttosto in posizione di dominio. Immaginate con i bambini. Dunque, non dobbiamo fermarci a non gridare. L’altro aspetto del fenomeno è quello sociale. Credo che oggi ci sia una normalizzazione, come dire: 'Se i bambini possono far sesso, che c’è di male?'. Questa è una cosa davvero molto pericolosa”.

    La nuova, inquietante frontiera, dice il Report, sono i social network. La nuova vergogna è il "sexting", foto e video di nudo che, dal cellulare, sono i minori stessi a pubblicizzare in rete. Solo nel 2011 si contano 4561 vittime. Ancora Don Di Noto:

    “Percepiamo un abbassamento di coscienza e di responsabilità per i bambini e i minori che utilizzano moltissimo i social network. Per loro diventa quasi un gioco, ma è un gioco molto pericoloso”.

    Ma nel Report ci sono anche numeri più rasserenanti: segnalazioni in crescita del 48,11%, il monitoraggio di più di 20 mila siti, più di mille consulenze telefoniche fornite da Meter e, da oggi, l’Osservatorio mondiale contro la pedofilia: un ufficio altamente specializzato, collettore di segnalazioni da parte di tutti, ma soprattutto centro studi elaboratore di strategie comuni:

    “Ora, quindi, si attiveranno le nostre equipes per raccogliere i dati. Poi, di conseguenza, l’Osservatorio si pone come interfaccia di aiuto concreto, che può passare anche attraverso un’email. Chiunque può rivolgersi per avere indicazioni metodologiche per affrontare il problema. E’ un problema legato all’utilizzo, alla dipendenza, a come abitare responsabilmente nella realtà di Internet”.

    Nell’impossibilità di contrastare una rete sempre più raffinata e accessibile ai piccoli senza filtro, l’unica strada resta la prevenzione intesa come formazione, sostiene Don di Noto. Sono 16 mila le persone che Meter ha incontrato a scuola, in famiglia e nelle comunità ecclesiali, 44 le diocesi nel solo 2011. Sintomo, questo, che la Chiesa prende sempre più coscienza di un fenomeno che è globale e che la tocca anche da vicino, ma che si è impegnata a contrastare come emerso dal Simposio internazionale appena conclusosi all'Università Gregoriana e al quale anche don Di Noto ha partecipato:

    “Aver ascoltato il cuore ferito dei pastori, che rappresentano la comunità cristiana in tutte le nazioni, ha mostrato che abbiamo iniziato un cammino che ora, però, dev’essere curato davvero molto. Dobbiamo essere capaci di irrorare le comunità dove incontriamo le persone. Questa è la cosa più faticosa. Le linee-guida sono ben chiare, come anche la comunicazione, che ha offerto una griglia. Se applicate, credo siano una grande garanzia. Anzi, ne sono convinto”.

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    Italia, voto finale sul decreto svuota-carceri. Nei penitenziari si muore anche per il freddo

    ◊   In Italia, flagellata in questi giorni da un’eccezionale ondata di gelo, la morsa del freddo è stata letale anche in alcuni penitenziari, dove almeno tre detenuti sarebbero morti a causa delle rigide temperature. Nel pomeriggio, intanto, è prevista la votazione definitiva sul decreto "svuota-carceri", che stabilisce una serie di misure per ampliare le possibilità di detenzione domiciliare e contrastare il sovraffollamento. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con don Vittorio Trani, cappellano del carcere romano di Regina Coeli:

    R. – Il carcere deve essere inteso come extrema ratio, non come una forma di normale risposta ai problemi sociali. Se si arriva, quindi, a dare corpo a una decisione così com’è stata ipotizzata, penso che sia una cosa davvero molto buona.

    D. – Quali sono, in particolare, le condizioni di vita nelle carceri italiane, in questi giorni ancora più proibitive, a causa dell’emergenza-freddo?

    R. – Credo che il freddo di questi giorni sia stato un problema davvero per tutti i contesti. Certo, il contesto del carcere presenta più difficoltà: ci sono strutture ormai di vecchia data e, quindi, basta davvero poco perché tutto vada in tilt e si creino problemi molto seri.

    D. – A proposito di problemi molto seri, particolarmente critica è la situazione del carcere romano di Regina Coeli. Nei giorni scorsi, con temperature sotto zero e termosifoni non funzionanti, sono state consegnate delle coperte per far fronte a quest’emergenza…

    R. – Grazie a Dio c’è questo spazio, da parte del mondo del volontariato, che ha la possibilità di dare una mano, perché purtroppo i problemi sono molto seri.

    D. – Sembra anche incredibile che i penitenziari non siano compresi nelle deroghe degli orari di accensione degli impianti di riscaldamento, previsti invece per altri istituti come ospedali e scuole…

    R. – Carceri e ospedali sono le due realtà che riflettono la civiltà di un popolo e, spesso, il carcere è lasciato lì, in un angolo. Non c’è un’attenzione preventiva per creare le condizioni per far fronte a esigenze come quelle che si sono create in questi giorni. Il carcere è un po’ il "mondo dei dimenticati" e quindi facilmente si arriva a delle assurdità.

    D. – Parlando del mondo che consoce bene, ossia quello di Regina Coeli, è un carcere che ha una capienza di 750 posti ma i detenuti presenti sono quasi 1.200…

    R. – Le criticità sono legate certo anche ai numeri, ma in primo luogo fanno riferimento alla mancanza di fondi per affrontare i problemi. Ci sono delle riduzioni dei finanziamenti che hanno immediate ripercussioni sulla vita normale di questa realtà. Si eliminano le cose più importanti e, nel nostro caso, se non c’è una revisione immediata di tutte le strutture, si rischia di arrivare ad una forma di crisi spaventosa. (vv)

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    Simposio dei vescovi Secam-Ccee: l'Europa riscopra la "gioiosa passione della fede" dell'Africa

    ◊   L’Evangelizzazione oggi: comunione e collaborazione pastorale tra l’Africa e l’Europa. Questo il tema del secondo Simposio dei vescovi europei e africani, che si è aperto ieri a Roma. Quattro giorni di confronto e riflessione, che culmineranno giovedì prossimo con l’udienza da Benedetto XVI e termineranno quindi venerdì con il pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo a Manoppello, in Abruzzo. Il servizio di Michele Raviart:

    “Impegnarsi per far si che la Chiesa diventi ogni giorni di più una benedizione per il continente africano e per il mondo intero”. Con queste parole il cardinale Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-El-Salaam e presidente del Simposio delle conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam), ha inaugurato al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma i lavori del secondo Simposio tra i vescovi europei e africani. Un incontro che rafforza la collaborazione fra le due conferenze episcopali continentali in vista del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione del 2012. “La nuova evangelizzazione è necessaria per proteggere sia l’Europa che l’Africa da derive individualiste e nichiliste che inaridiscono ogni vivere personale e comunitario”, ha affermato il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e vicepresidente delle Conferenze episcopali europee (Ccee), che ha aggiunto:

    “L’onda culturale dell’Europa è inquinata dallo scetticismo per la verità. L’Europa è, nel suo nucleo più profondo, triste e appiattita sul presente materiale. Forse, questo andamento culturale potrebbe interessare in qualche misura anche il grande continente africano. L’invasione violenta del consumismo sfrenato fine a se stesso corrode il modo di pensare, le aspettative e, quindi, le grandi tradizioni, i valori più veri, il senso di appartenenza a una comunità, a un popolo, la solidarietà fraterna”.

    Tra i temi sui quali i vescovi si confronteranno in questi giorni, anche un approccio antropologico e teologico sulle specificità degli uomini e delle donne che la Chiesa è invitata ad evangelizzare e sul come annunciare il Vangelo attraverso l’incontro personale con Cristo. Il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria:

    “Vogliamo parlare di evangelizzazione, partendo da un’esperienza di vita e in vista di una missione specifica, quella del pastore, che consiste nella cura delle persone. Tutto è presente, sia le preoccupazioni sociali che quelle spirituali: esse non sono separate l’una dall’altra, ma sono dimensioni di uno stesso sviluppo integrale della persona e della società umana”.

    I vescovi, “consapevoli della nuova interdipendenza tra i Paesi, i popoli e i continenti” e “coinvolti dalla globalizzazione, nei suoi aspetti positivi e negativi, avranno l’occasione di “ravvivare la consapevolezza della loro missione comune di pastori della Chiesa universale, ha affermato il cardinale Théodore-Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar. La collaborazione tra i vescovi dei due continenti nasce col primo Simposio a Roma nel 2004, seguito negli anni da colloqui sulle nuove schiavitù, sulle migrazioni e sulla situazione delle vocazioni missionarie. A fare da guida in questo dialogo, la recente Esortazione apostolica post-sinodale Africae Munus, consegnata da Benedetto XVI ai vescovi africani durante il suo viaggio in Benin e illustrata ieri dal cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, che ci spiega l’obiettivo di questo incontro:

    “L’obiettivo è la Chiesa, che è una comunione. Due gruppi che sono venuti insieme a discutere un problema comune: la missione affidata a noi come Chiesa che rischia qui in Europa un po’ di stanchezza e in Africa vive nella resistenza”.

    L’Africa ha bisogno di un sostegno che non sia solo materiale dal Vecchio continente, mentre l’Europa deve riscoprire la “gioiosa passione per la fede” degli africani, in una sinergia che non può prescindere dall’università della Chiesa e dalla centralità dell’uomo.

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    Presentato "Uomini e Religioni" 2012. Sarajevo sarà capitale del dialogo e della pace

    ◊   Dobbiamo creare un Paese modello per l’Europa in cui vivere insieme. Così, in sintesi, si è espresso l’arcivescovo di Sarajevo, il cardinale Vinko Pulic, alla presentazione, presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma, dell'Incontro mondiale per la Pace “Uomini e Religioni” 2012. L’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo si terrà quest’anno nella capitale della Bosnia-Erzegovina dal 9 al 11 settembre, nel 20.mo anniversario dal drammatico assedio della città. Il servizio di Massimiliano Menichetti:

    A vent’anni dal conflitto tra bosniaci, serbi e croati, che causò oltre 11 mila vittime, esponenti delle grandi religioni, del mondo politico, culturale internazionale, oltre a diversi rappresentanti di governo, si ritroveranno a settembre a Sarajevo per l’Incontro mondiale per la pace “Uomini e Religioni”. Nel luogo che vide l'assedio più lungo della storia bellica moderna, si riaffermerà la cultura del vivere insieme come valore europeo e proposta dell’Europa al mondo intero. Il cardinale Vinko Pulic, arcivescovo di Sarajevo:

    R. - C’è bisogno di incontrarci nella preghiera, preghiera per la pace, perché la pace è un dono di Dio. E questo è il primo passo; il secondo passo è lavorare per creare un clima di convivenza nella politica, in ambito culturale, scientifico che permetta di vivere insieme.

    D. - Qual è la realtà oggi a Sarajevo?

    R. - La realtà di Sarajevo è molto difficile, ma bisogna aprire alla possibilità di vivere insieme, bisogna creare uguaglianza.

    D. - Sarajevo è stata una città simbolo di integrazione. Poi c’è stata la guerra. Si può recuperare questa integrazione?

    R. – Dobbiamo lavorare per questo. Come capitale della Bosnia-Erzegovina, Sarajevo deve impegnarsi per recuperare l’unità nell’uguaglianza, affinché tutti possano godere degli stessi diritti.

    D. - Eminenza, i cattolici sono il cinquanta percento in meno rispetto a prima della guerra…

    R. - Questo è un problema molto importante. Bisogna creare le condizioni affinché non solo i profughi possano ritornare, ma bisogna aiutare la gente a rimanere in questo Paese, gente che vuole vivere qui. Ma senza diritti, non è possibile. Bisogna creare uno Stato dove siano rispettati sia i diritti umani sia la legge.

    D. - La Costituzione del nuovo governo aiuterà a questo?

    R. - Aspettiamo. Aspettiamo anche di vedere come agirà la comunità internazionale, alla quale siamo molto legati.

    D. – Ha detto che è importante che l’Europa entri in Bosnia-Erzegovina…

    R. – Sì, che entri secondo i principi democratici e anche portando investimenti che possano contribuire alla rinascita di questo Paese.

    Il meeting si colloca nella linea degli eventi annuali di dialogo interreligioso – dopo il 25.mo tenutosi a Monaco di Baviera – promossi dalla Comunità di Sant’Egidio nello "spirito di Assisi", la storica Giornata di preghiera voluta dal Beato Giovanni Paolo II nel 1986. Ma perché la scelta è ricaduta proprio su Sarajevo? Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

    R. – Vent’anni fa, Sarajevo è stata la “città martire” della guerra di Bosnia, della guerra dei Balcani. E proprio dal martirio di questa città vogliamo partire per lanciare un messaggio di pace, di convivenza che coinvolga tutte le comunità: la comunità croata, quella bosniaca e quella serba. Un messaggio di convivenza per un futuro di pace in quella regione, ma anche in Europa, perché Sarajevo rappresenta un anche paradigma per tutta l’Europa: se sapremo vivere insieme a Sarajevo, saremo capaci di farlo nell’Europa intera.

    D. – Voi ribadite: “la Bosnia-Erzegovina deve essere al centro anche dell’Europa stessa”...

    R. - L’Europa non può dimenticarsi di questa ferita, e non può dimenticare che la Bosnia- Erzegovina è Europa. Noi chiediamo un coinvolgimento, affinché non venga sottovalutato ciò che è accaduto nei Balcani all’inizio del Novecento e alla fine del Novecento. Quindi, l’Europa deve impegnarsi, aiutare la Bosnia-Erzegovina a vivere in uno spirito di convivenza.

    D. – Avete anche detto: “Poi c’è il problema dell’islam, o meglio dell’estremismo islamico”. Come si articola questo, in un discorso di pace e di dialogo?

    R. – Noi vorremmo coinvolgere i musulmani bosniaci che hanno mostrato in questi anni uno spirito di moderazione, seppure dall’esterno ci sono alcune infiltrazioni islamiche che possono creare qualche logica estremista. Vogliamo sostenere l’islam bosniaco, la sua moderazione, perché l’islam bosniaco può essere, lui stesso, integrazione per tutto l’islam europeo.

    D. – Qual è dunque l’augurio che Sant’Egidio fa a questo evento che aprirà le porte a settembre?

    R. – L’augurio è che Sarajevo diventi la città della pace.(bi)

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    Radio Don Boskò: in Madagscar da 20 anni per la promozione del Paese

    ◊   Si è celebrata ieri la prima Giornata mondiale della radio. Oltre a quelle già presentate, parliamo di un’altra emittente di frontiera: Radio Don Boskò, che trasmette da Antanarivo, in Madagascar, sette giorni su sette, 24 ore su 24. Una radio libera, educativa, di ispirazione cattolica. Massimo Pittarello ha chiesto al fondatore, don Mimmo Alvati, docente di Comunicazione sociale all’Università Pontificia Salesiana, quale sia il ruolo dell’emittente nel Paese:

    R. – La radio per il Madagascar, ma non solo per il Madagascar, svolge un ruolo fondamentale fra tutti i mezzi di comunicazione di massa proprio perché è il mezzo maggiormente diffuso, quello che entra nelle case, quello che è anche maggiormente disponibile a livello “economico”. Ha una forte incidenza nella vita delle persone e un tasso di ascolto molto elevato. Noi abbiamo un obiettivo fondamentalmente educativo, di promozione delle persone attraverso la radio: per questo abbiamo una grande responsabilità nei confronti della gente che ci ascolta.

    D. – Siete un punto di riferimento per i cattolici del Madagascar?

    R. - Questo senz’altro. E possiamo dire non solo per i cattolici: non vorrei esagerare, ma lo share elevato, confermato anche dagli ultimi rilevamenti che registra Radio Don Bosco, ci permette di dire che non è soltanto il pubblico cattolico che ci ascolta. Per cui, come radio di ispirazione cristiana, abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei fedeli che ci ascoltano, ma posso anche dire, che fin dall’inizio, il nostro obiettivo è stato quello di fare una radio malgascia per il Madagascar, per la gente, per tutti quanti, al di là di quelle che possono essere le differenze religiose. Perché il nostro è un progetto comunicativo, educativo, che vuole arrivare a un obiettivo: contribuire al processo di sviluppo, di promozione della persona, in questo caso del Madagascar, della popolazione malgascia. Il pubblico, poi, ha riconosciuto questo sforzo e ci ascolta. Per cui, servire il Madagascar attraverso la radio, è a questo punto un doppio dovere.

    D. – Come organizzate il palinsesto, la forza lavoro della radio nel suo insieme?

    R. – Per quanto riguarda il palinsesto, la radio è organizzata per fasce orarie. A seconda di quello che può essere il pubblico che ascolta la radio in quelle fasce, viene fatta una programmazione specifica. Essendo una radio generalista, ci rivolgiamo un po’ a tutti per cui è necessaria questa frammentazione della programmazione per fasce orarie, proprio per raggiungere il pubblico che ci ascolta in quel determinato momento della giornata. La programmazione varia dall’intrattenimento, alla musica, ai programmi di educazione, di approfondimento, giornalistici... Abbiamo una testata giornalistica formata da una decina di giornalisti che seguono a tempo pieno, non solo le edizioni del gr, ma tutte le trasmissioni di formazione. Ad esempio, il radiodramma, che è quasi scomparso in Italia e nel mondo occidentale, è un appuntamento fisso, ed è la trasmissione più ascoltata. Poi c’è l’organigramma di circa una quarantina di persone, e anche di più compresi i collaboratori, che lavorano, che girano, che prestano soprattutto il loro servizio a questo progetto comunicativo-educativo di evangelizzazione e promozione attraverso la radio.

    D. – Se dovesse fare un paragone con le trasmissioni radio e con le emittenti radiofoniche in Italia, cosa si sentirebbe di dire?

    R. – L’impostazione che è stata fatta della radio fin dall’inizio è quella di una qualità professionale elevata agli standard europei. C’è stato un grande investimento anche a livello di risorse tecniche, per cui la radio, da un punto di vista tecnico, non ha nulla da invidiare alle radio private del mondo occidentale. Questo investimento è stato poi premiato dall’ascolto, dai frutti che vengono dal nostro lavoro, dal nostro servizio attraverso la radio. Per quanto riguarda la programmazione, noi non siamo una radio di preghiera, quindi trattiamo vari temi dove la dimensione dell’educazione e dell’evangelizzazione è trasversale a tutti i programmi. Quindi un doppio sforzo – direi – per cercare di rendere interessante la programmazione, andare incontro alle attese del pubblico, ai gusti, ma nello stesso tempo fare una forte proposta educativa. (bi)


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    San Valentino, innamorarsi e amare come Dio vuole. Ad Assisi un corso dei Francescani

    ◊   Anche quest'anno la festa di San Valentino ha messo in moto i media: su internet, giornali e tv si moltiplicano consigli su come trovare l’anima gemella e sulle più efficaci ricette di seduzione. Amore è spesso una parola abusata o a volte utilizzata in modo improprio. Una "bussola" per comprendere meglio questa fondamentale realtà è offerta ai giovani dai Frati minori di Assisi: si tratta del corso sui “Fondamenti dell’Amore Umano”, uno strumento per impostare sulla Parola di Dio il percorso del fidanzamento: 600 i partecipanti all’ultimo appuntamento. A tenere i corsi, da circa trent’anni, è padre Giovanni Marini. Paolo Ondarza lo ha intervistato:

    R. – Quando parliamo di amore con i giovani, intendiamo dire il pensiero di Dio sull’amore umano: cosa pensa Dio di questa bella realtà dell’amore tra un ragazzo e una ragazza, perché Dio ha da dire molte cose sulle dinamiche d’amore. C’è, quindi, una differenza notevole tra quello che comunemente si sente e si dice e quello che, invece, è la realtà umana dell’amore.

    D. – Potremmo dire che c’è una "verità" sull’amore umano?

    R. – C’è una verità, ed è una verità profonda. Le persone arrivano in questo mondo dell’amore e non hanno letto il libretto delle "istruzioni" dell’essere uomo. Si tende a essere autoreferenziali: ognuno ha una propria ricetta sull'amore, ma poi spesso le cose non funzionano. Quando si dà la parola a Dio, le cose funzionano, funzionano bene, e le persone fioriscono nell’amore.

    D. – Questi sono concetti molto impopolari, eppure i corsi da lei tenuti radunano centinaia di giovani da ormai 30 anni…

    R. – Quanta necessità hanno i giovani di essere aiutati, proprio in questa sfera dell’amore! E’ una necessità grandissima e ci vuole davvero molto lavoro. Però ci si riesce, si risolvono problematiche che sembrano del tutto inceppate, prive di futuro, dinamiche che fanno morire l’amore tra un ragazzo ed una ragazza.

    D. – Perché un sacerdote, che non si sposa, può parlare ai giovani di affettività e di sessualità?

    R. – Perchè un sacerdote vive di amore gratuito. Io faccio le cose non perché vado a guadagnarci qualcosa. La mia ricompensa è il Signore. Solo un frate, un sacerdote, può iniettare, dentro a dinamiche e a sacche di egoismo, un po’ di amore gratuito che sblocca le situazioni nella vita di una coppia.

    D. – Il corso è un trampolino: tanti giovani hanno, da qui, gettato le fondamenta per il loro matrimonio, per la costruzione della loro famiglia, scegliendo poi di andare controcorrente. Potrebbe raccontare tante storie, in proposito…

    R. – Una volta, davanti al mio piccolo ufficio, si trovavano quattro coppie. A queste coppie ho dedicato circa un’ora ciascuna, disinnescando quei meccanismi perversi che fanno morire l’amore. Naturalmente, sono dati anche psicologici, sostenuti sempre dalla Bibbia. Ho fatto far loro quello che viene definito il “dialogo terapeutico” proprio per disinnescare certi modi di comunicare errati. Alla fine, una coppia si è abbracciata, perché aveva capito che l’amore è possibile e che si può uscire da certe dinamiche che impediscono la crescita dell’amore.

    D. – L’amore tra un uomo ed una donna è una vocazione. Lei questo lo sottolinea, nei suoi corsi…

    R. – Sì. Un cristiano non si sposa perché tutti lo fanno: lo fa perché Dio lo ha chiamato a questo. Il cristiano si differenzia dalle altre persone in questo: tutti devono fare del bene, ma il cristiano deve fare il bene che Dio gli dice di fare. (vv)

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Grecia: il portavoce dei vescovi parla di "un popolo senza speranza"

    ◊   “La situazione è molto difficile. Il futuro appare molto incerto così come la nostra permanenza nella zona Euro. Il popolo soffre in modo particolare per questa incertezza e insicurezza che permea la vita di tutti i giorni, specie delle fasce più deboli della popolazione”. Dopo l’ondata di violenza di domenica scorsa a piazza Syntagma, nel cuore della capitale greca, successiva all’approvazione in Parlamento delle nuove misure di austerity reclamate da Ue, Fmi e Bce, a parlare è il portavoce della Conferenza episcopale greca, Nikolas Gasparakis. All'agenzia Sir racconta di “una popolazione che sta perdendo sempre più la speranza toccata nel vivo da tagli, licenziamenti, tasse. Ma non è con la violenza, provocata da qualche centinaio di anarchici, che si può cambiare la situazione. Personalmente non credo ad un cambiamento, la situazione è veramente difficile. La Germania e l’Ue sono molto severi ma la Grecia paga anche una crisi internazionale che coinvolge altri Paesi dell’Unione. È il fallimento del capitalismo, è il trionfo sciagurato di un’economia senza anima e senza etica. Il Papa nella sua Caritas in Veritate lo aveva bene espresso. Mai come ora - aggiunge il portavoce - le chiese cristiane, ortodossa e cattolica, sono vicine al popolo spiritualmente e materialmente. La solidarietà è continua e verso tutti ma c’è bisogno di aiuti. È il momento di unire le voci per dare una parola di speranza ad un popolo stanco e preoccupato”. Un appello analogo è stato lanciato nei giorni scorsi sia dal presidente dei vescovi greci, mons. Francesco Papamanolis che aveva parlato di “situazione tragica” ed invocato aiuti dalla Santa Sede e dagli episcopati europei che dall‘arcivescovo ortodosso di Atene e di tutta la Grecia Geronimo preoccupato, scrive in una lettera al premier Lucas Papademos, per le “dimensioni da incubo” assunte nel Paese dalla povertà e dalla disoccupazione. (R.P.)

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    Sahel: si aggrava la crisi alimentare. La Caritas intensifica gli interventi

    ◊   “Esorto la comunità internazionale ad affrontare seriamente l’estrema povertà di queste popolazioni le cui condizioni di vita si stanno deteriorando”. Con queste parole Papa Benedetto XVI ha salutato i membri della Fondazione Giovanni Paolo II per il Sahel venerdì scorso, denunciando la grave situazione in cui versa una vasta area del Sahel colpita da una crisi alimentare che rischia di espandersi ed aggravarsi come già accaduto nel Corno d’Africa. Sono già 7 milioni le persone colpite dalla siccità che rischiano la malnutrizione, ma le cifre potrebbero aumentare di molto se non si interverrà in modo rapido e deciso. Alcune stime parlano addirittura di oltre 20 milioni di persone a rischio malnutrizione. I Paesi particolarmente coinvolti sono: Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Senegal, Mauritania. Una situazione molto simile a quella del Corno d’Africa dove l’indifferenza e la lentezza dell’intervento della comunità internazionale ha provocato una crisi di dimensioni epocali. Le Caritas dei Paesi colpiti, sono da mesi all’opera per contrastare l’emergenza con la distribuzione gratuita e la vendita a prezzi ribassati di cereali, la distribuzione di fondi in cambio di lavoro (“cash for work”), la distribuzione di sementi per la campagna agricola 2012–13, il sostegno all’allevamento. Caritas Italiana, da anni impegnata nei Paesi colpiti dalla crisi, ha stanziato 100.000 euro a sostegno delle attività della rete Caritas nel Sahel e, unendosi all’appello del Santo Padre, invita le comunità cristiane alla solidarietà verso le popolazioni del Sahel e le istituzioni governative e internazionali ad agire immediatamente per non ripetere gli errori commessi nel Corno d’Africa. (I.P.)

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    Costa Rica: nel Messaggio dei vescovi famiglia, gioventù ed evangelizzazione

    ◊   La Conferenza episcopale del Costa Rica (Cecr) ha pubblicato un messaggio a conclusione della 103.ma Assemblea ordinaria. La dichiarazione dei vescovi - ripresa dall'agenzia Fides - è articolata in 6 parti che interessano l'intera vita del Paese. La prima è un invito alla riflessione sul "Progetto Paese": evangelizzazione e promozione umana vanno insieme sulla via della democrazia per unire e rinnovare l'impegno etico per il bene comune e superare l'ingiustizia, l'individualismo e l'indifferenza. La seconda parte è un plauso ai 70 anni del Fondo del Costa Rica per la Previdenza Sociale. Nella terza parte è espressa la richiesta di rispettare le leggi che mirano a proteggere la vita, la dignità della persona, la natura della famiglia e i valori della società del Costa Rica. "In particolare, chiediamo ai media, ai social network e ai formatori della pubblica opinione che, al di sopra degli interessi economici, politici e ideologici, con senso di responsabilità e spirito di servizio al bene comune, utilizzino questi strumenti per promuovere i veri valori che incoraggiano la società del Costa Rica". Nella quarta parte i vescovi invitano a rinnovare l’impegno per la formazione dei bambini e dei giovani, futuro della nazione. La Chiesa, come istituzione, da parte sua rinnova l’impegno per la formazione delle famiglie. Nella quinta parte si ricorda alla comunità che il 2 febbraio è partito il “Progetto Famiglia e Gioventù” con il quale la Cecr vuole sostenere il compito dell’evangelizzazione, nel lavoro con le famiglie e la gioventù. Infine, nell’ultima parte, è contenuto l’invito a celebrare il IV Congresso eucaristico nazionale nella sede della diocesi di Cartago, programmato per il 2013, nell’ambito della commemorazione del Primo centenario del Congresso eucaristico nazionale del 1913. Il documento si conclude con un invito speciale agli operatori pastorali, per una preparazione continua nel loro lavoro e servizio alla Chiesa locale, e a tutta la comunità, affinchè si unisca alla preghiera per il Santo Padre che visiterà il Messico e Cuba a marzo, un’opportunità di rinnovamento spirituale non solo per questi Paesi fratelli ma per tutta la comunità dell’America Latina. (R.P.)

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    Tibet: anche un giovane monaco 19.enne si dà fuoco

    ◊   Un giovane monaco di appena 19 anni, Lobsang Gyatso, del monastero di Kirti, nella città di Ngaba, si è dato fuoco ieri pomeriggio nella provincia cinese del Sichuan, in un'escalation di protesta contro la repressione imposta da Pechino. Si tratta del secondo gesto estremo in due giorni di ragazzi tibetani e porterebbe a 24 il numero delle vittime - anche se non vi sono conferme ufficiali sul decesso - dal febbraio 2009. Intanto, le autorità cinesi hanno fermato un famoso avvocato che difende i diritti e la cultura delle popolazioni tibetane. Lo riferiscono fonti locali riprese dall'agenzia AsiaNews, che denunciano la scomparsa di Dawa Dorje - ricercatore governativo a Nagchu, nella Regione autonoma del Tibet (Tar) - dalla scorsa settimana nelle mani dei funzionari di Pechino per aver espresso preoccupazione per "la chiusura dei monasteri". Lo scorso fine settimana oltre 200 tibetani hanno manifestato nella città di Kyegudo, nella prefettura di Yulshul, mentre nella città di Kardze gli attivisti hanno innalzato dei cartelloni in cui chiedono l'indipendenza del Tibet. Il Dalai Lama e molte personalità del buddismo hanno più volte chiesto ai loro fedeli di non compiere questi atti e di pensare sul lungo periodo, ma hanno ammesso che le privazioni di libertà a cui sono costretti i tibetani aumentano di anno in anno. La polizia, su ordine del governo centrale comunista, continua a mantenere sotto strettissimo controllo le regioni dove vivono i tibetani. (R.P.)

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    Pakistan: lo sforzo del governo per salvare i cooperanti ostaggio dei talebani

    ◊   Il governo del Pakistan “condanna con forza il rapimento dei due cooperanti europei dell’Ong ‘Welthungerhilfe’ che sono in mano ai Talebani. Il Paese è impegnato nella lotta al terrorismo e farà del suo meglio per ottenerne il rilascio e la loro salvezza. Come Ministero per l’Armonia, segnaleremo nuovamente il caso al Ministero degli Interni, chiedendo il massimo sforzo”: è quanto dichiara all’agenzia Fides il cattolico Akram Gill, Ministro di stato federale per l'Armonia e le minoranze religiose. I due operatori umanitari occidentali rapiti a Multan a gennaio sono l’italiano Giovanni Lo Porto e il tedesco Bernd Johannes. Attualmente sono prigionieri dell’organizzazione terrorista del “Tehrik-e-Taliban Pakistan” (Ttp). Secondo informazioni filtrate dal gruppo, i due stanno bene e, secondo gli osservatori, presto potrebbe arrivare una richiesta di riscatto. In un colloquio con l’agenzia Fides Mehdi Hasan, membro del consiglio direttivo dell’Ong “Human Rights Commission of Pakistan” (Hrcp) spiega: “I talebani rapiscono gli operatori umanitari soprattutto perché temono l’opera di coscientizzazione che le Ong compiono nel Paese. Si sentono minacciati dal lavoro sociale ma soprattutto culturale: la loro capacità di influire sulla mentalità della gente, sulla stima che possono generare verso la società civile, verso una idea di tutela dei diritti che le Ong promuovono, questo lavoro può intaccare la loro ideologia estremista. Come Ong siamo attenti a monitorare la situazione. Continuiamo a fare pressioni sul governo perché aumenti lo standard del rispetto dei diritti umani e la protezione degli operatori umanitari”. A dicembre scorso Zarteef Afridi, coordinatore della Hrcp nella provincia di Khyber è stato ucciso per il suo impegno nel campo dei diritti umani. “Con rapimenti, omicidi e intimidazioni, le Ong estere lasceranno il Paese e questo è quello che i Talebani vogliono” conclude Hasan. Fra i recenti rapimenti operati da gruppi talebani, si registrano, nel gennaio scorso, anche quelli di un operatore umanitario del Kenya in Sindh e di un inglese della Croce Rossa a Quetta. (R.P.)

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    Thailandia. Appello al governo: "Fermate lo sfruttamento delle donne"

    ◊   Fermare la prostituzione in Thailandia. E’ l’accorato appello che nel giorno di San Valentino il partito “Rak Prathet Thai” (Amare la Thailandia) ha lanciato al governo del Paese. La richiesta di misure urgenti – rilanciata dall’agenzia Fides – giunge condiviso da gruppi della società civile ed esorta l’esecutivo guidato da Yingluck Shinawatra a prendere provvedimenti contro la tratta di esseri umani che vede coinvolte un milione di donne, di cui 100mila minori di 18 anni. “L’industria del sesso ha un giro di affari annuale di oltre 200 miliardi di bath (6,4 miliardi di dollari), che equivale a quasi il 10% del bilancio del Paese”, ha aggiunto Chuwit Kamolvisit, leader del Partito Rak Prathet. Un fenomeno di così ampie proporzioni è dovuto anche al fatto che le donne non godono del rispetto e della tutela della loro dignità. Lo conferma un sondaggio realizzato dal Centro di Ricerca e formazione sulla salute delle donne dell’università di Khon Kaen, in collaborazione con il Ministero per lo sviluppo sociale – pubblicato sempre da Fides – in cui emerge che fra le 3000 donne intervistate, e rimaste incinte da adolescenti, più del 70% ha avuto gravidanze non pianificate e ha dovuto abbandonare gli studi, ritrovandosi spesso in condizioni di sfruttamento e schiavitù. (M.P.)

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    I vescovi irlandesi: le vittime di abusi hanno ricevuto scuse, aiuti terapeutici e indennizzi

    ◊   I vescovi irlandesi contestano l’affermazione secondo la quale le vittime di abusi non hanno ricevuto scuse, aiuti terapeutici ed indennizzi in Irlanda. Il rilievo era stato mosso la settimana scorsa dalla Baronessa Sheila Hollins, ex presidente della “Royal College of Psychiatrists” del Regno Unito, al Simposio alla Gregoriana “Verso la guarigione e il rinnovamento”. In una nota ripresa dall’agenzia Sir i vescovi replicano che si tratta di una affermazione che “travisa fortemente la realtà”, citando una serie di dati che, al contrario, attestano l’impegno della Chiesa irlandese su questo fronte. In particolare viene menzionato il servizio “Verso la guarigione” (“Towards Healing Service”, prima conosciuto con il nome di “Faoiseamh”), che è “finanziato congiuntamente dai vescovi e dalle congregazioni religiose, fornisce consulenza riservata e altri servizi di supporto alle vittime di abusi con terapisti indipendenti e pienamente accreditati”. Nella nota si fa sapere che dal 1997, “Towards Healing” (www.towardshealing.ie/site) ha fornito consulenza e altri servizi di supporto ad oltre 5.000 vittime di abusi commessi da clero e religiosi, per un totale di 250.000 sessioni separate. Solo nel 2011 ci sono state 29.000 sessioni di consulenza ai sopravvissuti e la cifra ogni anno si attesta attorno alle 20.000 sessioni di consulenza. Inoltre, “Towards Healing Service” offre terapie di gruppo, e un servizio ponte progettato per facilitare l’accesso delle vittime ad altri servizi, per esempio di natura legale. Nella nota si rende anche noto che nel 2011 i vescovi e le congregazioni religiose hanno erogato 10 milioni di euro per il co-finanziamento del servizio “Towards Healing” nei prossimi cinque anni. 20 milioni di euro erano stati spesi per il servizio di assistenza e consulenza fino allo scorso anno. Inoltre - aggiunge la nota - “molti vescovi pagano la consulenza per le vittime che preferiscono utilizzare propri mezzi. Per quanto riguarda la questione del risarcimento ai sopravvissuti di abusi in Irlanda, un esempio disponibile è l’arcidiocesi di Dublino in quanto pubblica regolarmente tali informazioni. L’arcidiocesi di Dublino è la più grande diocesi del Paese che copre il 30% della popolazione cattolica dell’isola. Fino ad oggi l’arcidiocesi ha fornito un risarcimento alle vittime pari a 13,5 milioni di euro (9,3 milioni di euro per gli indennizzi e 4,2 milioni di euro per le spese legali). Riguardo, infine, la questione delle scuse la nota ricorda i “molti vescovi ed esponenti delle congregazioni” che “si sono scusati pubblicamente e privatamente con le vittime” e “la società civile e religiosa indignata e delusa dalla Chiesa cattolica per la mancanza di leadership morale e di responsabilità”. (L.Z.)

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    Russia: la religione diventa materia obbligatoria in tutte le scuole

    ◊   Dopo due anni di sperimentazione, dal prossimo settembre, i Fondamenti di religione diventeranno materia obbligatoria in tutte le scuole russe. Il premier Vladimir Putin ha approvato il decreto con cui si introduce l’insegnamento di religione su tutto il territorio nazionale dopo la sperimentazione avvenuta solo in alcune regioni. Gli studenti delle scuole elementari e medie - riferisce l'agenzia AsiaNews - potranno scegliere di studiare o la storia di una tra le quattro religioni definite ‘tradizionali’ - cristianesimo ortodosso, islam, ebraismo e buddismo - oppure frequentare corsi più generici sui “fondamenti della cultura religiosa” o “fondamenti di etica pubblica”. Finora le lezioni si sono concentrate solo in un quadrimestre dell’anno scolastico, ma la Chiesa ortodossa ha chiesto di estenderle al 2012 su tutto l’anno. Bandita durante tutto il periodo sovietico, la religione è tornata sui banchi di scuola ad aprile 2010, ma solo in 19 regioni, con un’iniziativa fortemente voluta dal Patriarcato di Mosca e benedetta dal Cremlino, interessato a cementare su valori comuni l’identità nazionale. Fin dall’inizio, l’idea ha sollevato forti critiche in Russia, Paese che ha sperimentato 70 anni di ateismo di Stato e dove convivono diverse etnie e religioni. “Penso sia sbagliato dividere i bambini in gruppi secondo la fede religiosa – ha dichiarato Ivar Maskurov, esperto di religioni – potrebbe causare molti problemi”. Un'altra obiezione sollevata dai detrattori della religione a scuola è la mancanza di insegnanti qualificati e di validi libri di testo, come ha ammesso la stessa Elena Romanova, responsabile del ministero dell’Istruzione per l’insegnamento della religione. Lo scetticismo del mondo laico non è condiviso da quello religioso. Non solo il Patriarcato di Mosca, ma anche la comunità musulmana ha sostenuto in pieno il progetto. Il mufti Albir Krganov, presidente del comitato spirituale dei musulmani di Chuvashia (repubblica autonoma russa) ha detto che “la nuova materia nelle scuole in Chuvashia è diventata molto popolare sia tra gli alunni che tra i genitori. Gli stessi genitori dicono di aver imparato molto sulla religione da quando i loro bambini frequentano questi corsi”. A febbraio, per ordine di Putin, il ministero dell’Istruzione ha dato il via ai corsi di formazione per gli insegnanti di religione, mentre a marzo le famiglie dovranno decidere a quale corso iscrivere i figli. (R.P.)

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    Vescovi italiani: diffusa la nota sull'accesso nelle Chiese

    ◊   “Secondo la tradizione italiana, è garantito a tutti l’accesso gratuito alle chiese aperte al culto, perché ne risalti la primaria e costitutiva destinazione alla preghiera liturgica e individuale. Tale finalizzazione è tutelata anche dalle leggi dello Stato”. Lo si legge nella nota del Consiglio episcopale permanente della Cei sull’accesso nelle chiese diffusa oggi e ripresa dall'agenzia Sir. La Conferenza episcopale italiana ritiene che “tale principio debba essere mantenuto anche in presenza di flussi turistici rilevanti, consentendo l’accesso gratuito nelle chiese nelle fasce orarie tradizionali, salvo casi eccezionali a giudizio dell’ordinario diocesano”. Pertanto “le comunità cristiane si impegnano ad assicurare l’apertura delle chiese destinate al culto, in special modo quelle di particolare interesse storico e artistico situate nei centri storici e nelle città d’arte, sulla base di calendari e orari certi, stabili e noti”. Dunque, “le comunità cristiane accolgono nelle chiese come ospiti graditi tutti coloro che desiderano entrarvi per pregare, per sostare in silenzio, per ammirare le opere d’arte sacra in esse presenti”. La nota chiarisce, poi, che “ai turisti che desiderano visitare le chiese, le comunità cristiane chiedono l’osservanza di alcune regole riguardanti l’abbigliamento e lo stile di comportamento e soprattutto il più rigoroso rispetto del silenzio, in modo da facilitare il clima di preghiera: anche durante le visite turistiche, infatti, le chiese continuano a essere ‘case di preghiera’”. Ci sono anche delle precisazioni su quelle chiese molto frequentate dai turisti: “In presenza di flussi turistici molto elevati gli enti proprietari, allo scopo di assicurare il rispetto del carattere sacro delle chiese e di garantire la visita in condizioni adeguate, si riservano di limitare il numero di persone che vengono accolte (ricorrendo al cosiddetto contingentamento) e/o di limitarne il tempo di permanenza”. Sul principio della gratuità la nota è chiara: “Deve essere sempre assicurata la possibilità dell’accesso gratuito a quanti intendono recarsi in chiesa per pregare e deve essere sempre consentito l’accesso gratuito ai residenti nel territorio comunale”. Perciò, “l’adozione di un biglietto d’ingresso a pagamento è ammissibile soltanto per la visita turistica di parti del complesso (cripta, tesoro, battistero autonomo, campanile, chiostro, singola cappella, ecc.), chiaramente distinte dall’edificio principale della chiesa, che deve rimanere a disposizione per la preghiera”. (R.P.)

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    Plenaria dei vescovi dell'Africa del sud su "Africae Munus" e Nuova evangelizzazione

    ◊   L’attuazione dell'Esortazione apostolica post-sinodale “Africae Munus”, il prossimo Sinodo speciale sulla Nuova Evangelizzazione e l’Anno della Fede, la recente entrata in vigore in Sudafrica della nuova traduzione inglese del Messale Romano, la situazione nel vicino Zimbabwe, in Sud Sudan e in Swaziland. Questi i temi principali affrontati dalla recente Assemblea plenaria della Conferenza dell’Africa meridionale (Sacbc) svoltasi dal 24 al 31 gennaio a Pretoria. In primo piano – come riporta un comunicato pubblicato in questi giorni sul sito della Conferenza episcopale – vi è stato il secondo Sinodo dei vescovi per l’Africa sul quale ha aperto i lavori il presidente della Sacbc, mons. Buti Tlhagale, arcivescovo di Johannesburg. Nel suo intervento il presule ha richiamato in particolare l’attenzione su 13 priorità indicate nella “Africae munus” affinché la Chiesa possa continuare a plasmare le comunità del Continente secondo i valori del Vangelo. Tra queste: la formazione delle coscienze; la difesa della famiglia e della visione cattolica della vita; i giovani; il rispetto della Creazione; il buongoverno e la trasparenza; l’educazione; la sanità; la sfida delle nuove tecnologie dell’informazione; la promozione dei riti tradizionali africani di riconciliazione; l’inculturazione del Vangelo; la promozione del ruolo della donna; la nuova evangelizzazione e la protezione dei bambini. Alla relazione di apertura di mons. Tlhagale è seguito il rapporto del segretario generale della Sacbc, padre Vincent Brennan, che ha parlato in particolare delle nuove misure che i vescovi si apprestano ad adottare per proteggere meglio i bambini dagli abusi sessuali, del Congresso panafricano dei laici previsto per il prossimo mese di settembre a Yaoundé, e della nuova evangelizzazione che sarà al centro del prossimo Sinodo speciale dei vescovi a Roma in autunno. E al Sinodo è stata dedicata una mattinata di lavori in cui i presuli hanno potuto ascoltare un’ampia relazione sui lineamenta e sulle proposte presentate dalla Sacbc. L’assemblea ha scelto come delegati al Sinodo il card. Wilfrid Fox Napier e mons. William Slattery, arcivescovo di Pretoria. Tra gli altri punti all’esame dei vescovi sudafricani vi sono stati la recente introduzione in Sudafrica del nuovo Messale Romano in inglese; la situazione delle vocazioni nel Paese; l’approvazione di un nuovo documento sulla catechesi; la pastorale giovanile; la situazione finanziaria della Sacbc e il ruolo delle strutture cattoliche nel sistema sanitario sudafricano. Ai lavori erano presenti anche due delegazioni di vescovi dallo Zimbabwe e dal Sud Sudan, che hanno illustrato la difficile situazione socio-politica in cui sono ripiombati i due Paesi, segnata dal riaccendersi delle violenze. All’assemblea si è parlato anche della situazione nello Swaziland, alle prese con una grave crisi economica, e dell’emergenza Aids in Botswana. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Congo Brazzaville: impegno dei vescovi sulla missione della Chiesa nella crisi sociale mondiale

    ◊   “Dobbiamo essere vigili nel buio di questo mondo”: è quanto ha detto il presidente della Conferenza episcopale del Congo e vescovo di Kinkala, mons. Loius Portella Mbuyu, nell’allocuzione di apertura alla sessione pastorale annuale dei vescovi che si è svolta la scorsa settimana a Brazzaville. Presentando il quadro della crisi che a vari livelli stanno attraversando i cinque continenti, il presule ha sottolineato che la Chiesa deve continuare la sua missione di annuncio del Vangelo a tutti gli uomini fino ai confini della terra e, al di là dei problemi che l’intero pianeta sta vivendo, non smettere di proporre la linea da seguire. Nel corso dei lavori, si legge sul portale , sono state presentate le conclusioni della IV assemblea generale del Consiglio nazionale dell’apostolato dei laici cattolici del Congo (Cnalc) che ha avuto luogo ai primi di febbraio a Brazzaville. Le relazioni sono state svolte dal presidente della Commissione episcopale dell’apostolato dei laici mons. Yves Marie Monot, vescovo di Ouesso , e da Georges Makosso, presidente del Cnalc. E a proposito di apostolato dei laici è stata, tra l’altro, sollevata la questione della gestione dei fondi raccolti con la colletta annuale dei fedeli della prima domenica di giugno che spesso non arrivano a destinazione. Sull’argomento, diversi interventi hanno evidenziato la necessità di informare e coinvolgere di più i fedeli per incoraggiarli a contribuire più generosamente alla colletta.. È stato anche precisato che il 50 per cento della raccolta resta alle diocesi, che il 40 per cento giunge al Consiglio nazionale dell’apostolato dei laici e il 10 per cento ai vescovi. Un particolare richiamo è stato poi fatto ai parroci, invitati a una gestione più trasparente e razionale dei fondi raccolti.. Infine, padre Félicien Mavoungou, coordinatore episcopale della Commissione Giustizia e Pace, ha presentato il tema della lotta contro la povertà in Congo che farà da sfondo alla prossima assemblea plenaria dei vescovi prevista dal 16 al 22 aprile a Brazzaville. (T.C.)

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    Burkina Faso: affluenza record per il pellegrinaggio al Santuario mariano di Yagma

    ◊   Affluenza record di fedeli, quest’anno, per la 44.ma edizione del tradizionale pellegrinaggio al Santuario di Notre-Dame di Yagma, in Burkina Faso, svoltosi sabato e domenica scorsi. Migliaia i cattolici presenti, giunti anche dai Paesi limitrofi. Intitolato “Con Maria, accogliere la Parola di Dio ed essere artigiani di riconciliazione, giustizia e pace”, l’evento ha visto la celebrazione di una Messa solenne – in cui sono state presentate ben 871 intenzioni di preghiera – di una processione “aux flambeaux” e dell’esposizione del Santissimo Sacramento. A pronunciare l’omelia è stato il nunzio apostolico in Burkina Faso, mons. Vito Ralo, il quale ha affermato che oggi la mancanza di spiritualità per i cristiani è come la lebbra: per guarire, bisogna accostarsi a Dio, come fece il lebbroso nel Vangelo, ed annunciare al mondo la Buona Novella di salvezza. Nella sequela di Maria, inoltre, il nunzio ha chiesto ai fedeli di “essere artigiani di riconciliazione, giustizia e pace”, poiché “la pace è necessaria per tutta la società e senza la giustizia essa resta precaria”. In questo senso, ha ribadito mons. Ralo, il cristiano deve “vivere la carità”. Il Santuario di Yagma è situato sopra una collina poco elevata, sulla quale è stata edificata una riproduzione in laterizio della Grotta di Lourdes. La posa della prima pietra della Chiesa risale al 1978. L’inizio effettivo dei lavori di costruzione della Basilica, auspicata da Giovanni Paolo II durante la sua seconda visita pastorale nel Paese nel 1990, risale al 1991, mentre nel 1998 la Conferenza episcopale del Burkina-Niger ha proclamato Yagma “Centro di pellegrinaggio nazionale”. (I.P.)

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    Nigeria: riunione ad Abuja di letterati e artisti per promuovere la cultura locale

    ◊   Scrittori, letterati, artisti della Nigeria prendono voce per rivendicare il ruolo fondamentale della cultura per lo sviluppo e la crescita del loro Paese e per la diffusione oltre i confini nazionali delle realtà locali. A tale scopo si è tenuta ad Abuja una riunione, delle principali associazioni Literary association, Abuja writers forum, Association Abuja authors, Guild of artistes and poets, tutte con sede nella capitale e uffici distaccati nelle principali città nigeriane Lagos, Port Harcourt, Ibadan. L’incontro è stato ospitato dall'ambasciata d'Italia, che ha collaborato a sostenere l'appuntamento e la promozione dei suoi contenuti. L'appuntamento si è svolto in vista del 50mo anniversario della Conferenza degli scrittori africani in lingua inglese che si svolgerà il prossimo luglio a Nairobi. (R.G.)

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    India: la diocesi Mangalore compie 125 anni. Riconoscimenti e fondi anche dagli indù

    ◊   Il presidente della Conferenza episcopale indiana, il cardinale Oswald Gracias ha celebrato la messa conclusiva per il giubileo della diocesi di Mangalore, che celebra il suo centoventicinquesimo compleanno. Il porporato, che è anche arcivescovo di Mumbai, ha rilevato “l’importanza della famiglia e della preghiera, per migliorare la società indiana”, aggiungendo che: “Ciò che rende speciale la diocesi è un popolo generoso, che con la sua vita testimonia i più profondi valori cristiani. Un’oasi del cristianesimo”. Eretta nel 1886, la diocesi di Mangalore conta 373.492 cattolici, che rappresentano il 9,5% su una popolazione complessiva di 4,4 milioni di persone a maggioranza indù. Vi sono 158 parrocchie, per un totale di 487 sacerdoti, 355 religiosi e 1.714 religiose. Alla messa erano presenti anche mons. Aloysius Paul D’Souza, arcivescovo di Mangalore, mons. Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India e mons. Savio Hon Tai-Fai, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Dopo la celebrazione sono stai benedetti quattro nuovi progetti della diocesi: un santuario per il beato Giovanni Paolo II, un museo diocesano dedicato alla Madonna e due ostelli. Alla celebrazione è intervenuto anche Sadananda Gowda, primo ministro del Karnataka, che ha sottolineato l’importanza dei cattolici a Mangalore, che “attraverso gli ospizi e gli ostelli missionari servono poveri, abbandonati e oppressi”. Per questo, ha aggiunto, “nel budget 2011-2012 lo Stato ha deciso di inserire 50 crore di rupie (500 milioni, circa 7,6 milioni di euro) per la costruzione di chiese e istituzioni cristiane. Le dichiarazioni di Sadananda Gowda sono molto importanti - riferisce l'agenzia AsiaNews - poiché egli milita nel Bharatiya Janata Party (Bjp), partito ultranazionalista indù che sostiene gruppi come il Vishwa Hindu Parishad (Vhp), il Rashtriya Savayansevak Sangh (Rss) e il Bajrang Dal, responsabili di tanti attacchi anticristiani che avvengono nello Stato. (M.P.)

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    Terra Santa: a Rameh marcia interreligiosa contro la violenza

    ◊   Anche mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale latino per Israele, ha preso parte sabato scorso a Rameh, in Terra Santa, alla marcia popolare contro la violenza, organizzata da fedeli di diverse confessioni religiose. Scuole, istituzioni religiose, cristiani, drusi, musulmani e tanta gente comune, si legge sul portale del patriarcato latino di Gerusalemme www.lpj.org, hanno voluto manifestare per opporsi alle violenze che si sono verificate in queste settimane. Molti gli studenti che hanno sfilato con slogan e striscioni. Alla manifestazione ha partecipato pure la famiglia del giovane druso di 23 anni morto misteriosamente nei giorni scorsi, accompagnata dallo sheikh Muaffaq Tarif. La marcia popolare si è conclusa allo stadio municipale, dove i rappresentanti delle diverse comunità religiose che hanno aderito hanno preso la parola insistendo sul ruolo e la responsabilità della famiglia, della scuola, delle istituzioni religiose, della società e delle autorità civili. Mons. Marcuzzo ha proposto una riflessione evangelica sul cuore dell’uomo, fonte di tutti i beni e di tutti i mali, e ancora sulla necessità della formazione ed educazione. (T.C.)

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    Francia: i vescovi registrano un aumento delle ordinazioni sacerdotali

    ◊   Le ordinazioni sacerdotali in Francia hanno registrato quest’anno un incremento del 10% rispetto al 2011, così pure il numero dei candidati al primo ciclo è aumentato da 302 a 312. I dati, ripresi dall’Osservatore Romano, sono stati resi noti dalla Commissione per i ministri ordinati e i laici nella missione ecclesiale della Conferenza episcopale francese. Spesso la Chiesa cattolica è chiamata a rispondere a una serie di domande riguardo alle vocazioni al sacerdozio e questa volta i dati provenienti dalla Francia sono davvero confortanti. Si evidenzia l’effetto positivo, sulle vocazioni, dell’anno di fondazione spirituale chiamato «Propedeutico»: il 68% dei nuovi candidati proviene da lì, mentre il 15% dei nuovi seminaristi proviene direttamente dal mondo del lavoro. Il gruppo Gfu (gli studenti che frequentano gli studi ricevendo allo stesso tempo una prima formazione sacerdotale) è costituito da 21 candidati. Attualmente, in Francia, ci sono 710 candidati al ministero del clero diocesano. L’anno scorso erano 732. Il secondo ciclo è diminuito passando da 430 candidati a 398. Questa statistica comprende i dati delle diocesi d’Oltremare, la Mission de France e l’ordinariato militare. Tra questi futuri sacerdoti, il 9% sono stranieri e chiedono di diventare preti nelle diocesi francesi. L’8% appartiene a comunità nuove (l’Emmanuel o i neocatecumenali). La comunità di St. Martin, di diritto pontificio, (i cui membri non sono solo al servizio dei vescovi francesi, ma anche della Chiesa universale), dispone di 60 seminaristi e nel 2011 ha registrato 8 ordinazioni sacerdotali. Come vuole la tradizione del rispetto della libertà di ogni persona nella sua formazione, 82 candidati hanno cambiato orientamento nel corso del loro seminario. Erano 102 nel 2010, ma questo dato rappresenta l’11%, di cui il 78% ha optato per il laicato, mentre il 12% per la vita consacrata. L’incoraggiamento delle vocazioni, il sostegno ai seminari sono una priorità fondamentale per la Chiesa in Francia. Durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, molti giovani francesi, studenti e professionisti, hanno manifestato il loro desiderio di essere seguiti spiritualmente in vista di questa decisione. Intanto, sabato scorso la diocesi di Belley-Ars ha organizzato la ventiquattresima marcia per le vocazioni alla quale hanno preso parte numerosi giovani e sacerdoti. L’evento ha avuto il suo culmine con la messa presieduta da monsignor Guy Bagnard, vescovo di Belley-Ars. (L.Z.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 45

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.