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Sommario del 11/02/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Nella memoria della Madonna di Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata del Malato. La riflessione di mons. Zimowski
  • L'Unzione degli infermi non è un "Sacramento minore": riflessione sul Messaggio del Papa per la Giornata del Malato
  • Verso la guarigione e il rinnovamento: editoriale di padre Lombardi
  • Simposio sugli abusi, l'arcivescovo di Manila: una ferita per la nostra Chiesa in Asia
  • Nomine
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Riforma sanitaria negli Usa. Obama annuncia correzioni. I vescovi: ancora non tutelata la libertà di coscienza
  • Ancora proteste in Grecia contro il piano di austerità del governo
  • Siria: ancora bombardamenti su Homs, numerose vittime civili
  • Egitto. Continua la protesta a un anno dalla caduta di Mubarak. Il portavoce cattolico: cristiani a rischio
  • La visita di Monti negli Usa. Il commento dell’economista Zamagni
  • L’impegno dell’Onu per la ripresa di colloqui sul Sahara Occidentale
  • Convegno Cei. Il cardinale Ruini: farsi contemporanei di Gesù nell'amore e nella fraternità
  • A Roma, il capolavoro "Il Libro dei Sette Sigilli", ispirato all'Apocalisse di San Giovanni
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • I Patti Lateranensi “compiono” 83 anni
  • Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica: basta violenze in Siria ed Egitto
  • Germania: a Ratisbona l’assemblea dei vescovi tedeschi
  • La Caritas di Macao celebra 60 anni di servizio
  • India: serie tv sui cristiani per promuovere la convivenza
  • Ecuador: un blog in ricordo di mons. Labaka e suor Ines Arango, uccisi 25 anni fa
  • Vietnam: nuova struttura per i bambini malati di Aids
  • Al via la 62.ma edizione del Cinema di Berlino
  • Il Papa e la Santa Sede



    Nella memoria della Madonna di Lourdes, la Chiesa celebra la Giornata del Malato. La riflessione di mons. Zimowski

    ◊   Nella memoria della Beata Vergine Maria di Lourdes, la Chiesa celebra oggi la 20.ma Giornata mondiale del malato, istituita dal Beato Giovanni Paolo II. E proprio oggi il Papa ha nominato mons. Nicolas Brouwet nuovo vescovo della diocesi francese di Tarbes e Lourdes. Il presule, finora vescovo ausiliare di Nanterre, succede a mons. Jacques Perrier che ha rinunciato al governo pastorale per sopraggiunti limiti d’età. A Lourdes si trova la nostra inviata Emanuela Campanile che ci racconta come i pellegrini vivano la Giornata del Malato nel Santuario mariano:

    "Si piange di dolore, ma anche di gioia e qui si piange di gioia". E’ la frase più ricorrente dei numerosi fedeli con i quali abbiamo parlato in questi giorni di pellegrinaggio a Lourdes. L’occasione è l’anniversario della prima apparizione della Vergine Maria alla giovane Bernadette Soubirous e la ricorrenza della XX Giornata Mondiale del Malato. Per tutti, Lourdes è incontro con la Vergine, con Colei che accoglie, con la Madre. A dare concretezza a questo sentire, l’iniziativa dell’Opera Romana Pellegrinaggi: il solenne atto di affidamento a Maria, previsto questa sera alle 18.30 presso la Grotta di Lourdes, subito dopo il Rosario. Affidarsi alla Madre di Dio, infatti, è una delle espressioni più antiche di devozione mariana. La prima invocazione alla Vergine, intitolata significativamente, “Sub tuum praesidium” risale al III secolo. Maria, fin dai tempi apostolici è, infatti, invocata come presidio, rifugio e salvezza dei cristiani. E il popolo di Dio, qui a Lourdes rinnova la sua fede e la sua fiducia. (mg)

    La Giornata Mondiale del Malato compie 20 anni. Sull’importanza di questa ricorrenza voluta fortemente dal Beato Giovanni Paolo II, Olivier Tosseri ha intervistato l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari:

    R. - La Giornata Mondiale del Malato è stata istituita nel 1992 dal Beato Giovanni Paolo II e fa parte della grande attenzione da lui rivolta al mondo della sofferenza. Ne sono esempi di prima grandezza alcune sue lettere Encicliche, a partire dalla Salvifici Doloris, e due Motu Proprio, in particolare il Dolentium Hominum col quale ha istituito, oltre venticinque anni fa, ciò che oggi è il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Vi sono poi la Pontifìcia Accademia per la Vita e la Fondazione il Buon Samaritano, da lui creata nel 2004 e subito affidata a questo dicastero. Come riportato nella lettera istitutiva, la Giornata Mondiale del Malato, che si celebra non certo casualmente l’11 febbraio, giorno dedicato alla Madonna di Lourdes, ha la finalità "di sensibilizzare il Popolo di Dio e, di conseguenza, le molteplici istituzioni sanitarie cattoliche e la stessa società civile, alla necessità di assicurare la migliore assistenza agli infermi; di aiutare chi è ammalato a valorizzare, sul piano umano e soprattutto su quello soprannaturale, la sofferenza; a coinvolgere in maniera particolare le diocesi, le comunità cristiane, le Famiglie religiose nella pastorale sanitaria; a favorire l'impegno sempre più prezioso del volontariato; a richiamare l'importanza della formazione spirituale e morale degli operatori sanitari e, infine, a far meglio comprendere l'importanza dell'assistenza religiosa agli infermi da parte dei sacerdoti diocesani e regolari, nonché di quanti vivono ed operano accanto a chi soffre".

    D. – Questa è la 20.ma edizione della Giornata. Qual è il bilancio che se ne può trarre?

    R. - Certamente in questi anni la Giornata Mondiale del Malato ha prodotto effetti sempre crescenti in qualità ed in ampiezza. Ne hanno già tratto grande benefìcio un enorme numero di malati con le loro famiglie, gli operatori sanitari professionali e volontari e tutti coloro che si adoperano in favore della promozione della salus (cioè la salute integrale della persona) e dell'assistenza alle persone in stato di sofferenza fìsica e/o spirituale. Un elemento fondante della Giornata e di grande supporto al lavoro svolto da chi si impegna per la sua riuscita, è certamente il Messaggio che tradizionalmente il Santo Padre dedica all'evento. Esso costituisce infatti il motivo conduttore di quanto poi attuato sul territorio. Dal punto di vista delle Chiese Locali e particolari, fra l'altro, sono oramai numerose le Conferenze Episcopali, le Diocesi ed anche le parrocchie che si impegnano affinché la Giornata rivesta l'importanza e l'efficacia che le sono dovute. Ciò attraverso Liturgie Eucaristiche, incontri di preghiera e approfondimento. Due tra le realtà che possono essere portate ad esempio per la ricchezza di iniziative che annualmente vengono realizzate per questa Giornata, fuori del territorio italiano, sono certamente quelle della Spagna e dell'Irlanda. In questi 20 anni, d'altro lato, la celebrazione solenne della Giornata è stata tenuta in tutti i continenti: in Europa così come nel Nord e nel Centro dell'America, in Asia, in Africa e in Oceania. Dal 2006 la forma solenne della Giornata ha cadenza triennale. L'ultima in ordine di tempo è stata celebrata a Roma nel 2010 ed è culminata nella Santa Messa celebrata da Benedetto XVI in San Pietro.

    D. - E per quanto riguarda la prossima celebrazione solenne?

    R. - È fissata per l'anno prossimo ad Altötting, in Germania e, come anticipato dal Santo Padre nel suo messaggio di quest'anno, avrà come tema la figura del Buon Samaritano. Sono stati già presi i necessari contatti con la Conferenza episcopale tedesca e con il nunzio apostolico. Nel suo ambito si prevedono numerose iniziative oltre alla consueta solenne Liturgia Eucaristica: visite ad ospedali e malati, un pellegrinaggio al Santuario di Altoeting e la visita alla Cattedrale di Monaco, un Convegno teologico-pastorale all'Università di Eichstatt, un incontro dei vescovi europei incaricati della pastorale della salute ed altri, con le autorità politiche ed amministrative.

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    L'Unzione degli infermi non è un "Sacramento minore": riflessione sul Messaggio del Papa per la Giornata del Malato

    ◊   L’Unzione degli infermi non sia ritenuta un “un Sacramento minore”. L’affermazione di Benedetto XVI è contenuta nel suo ultimo Messaggio per la Giornata del malato. Il Papa pone in primo piano un gesto sacramentale ancora oggi avvolto troppo spesso, anche fra i cristiani, da un superstizioso senso di rifiuto. Alessandro De Carolis ne ha parlato con Fra Marco Fabello, direttore generale del Centro dei Fatebenefratelli di Brescia, una delle strutture dell’antico Ordine ospedaliero fondato da San Giovanni di Dio:

    R. – Credo che, finalmente, ci sia una presa importante di posizione sul significato di questo Sacramento, che è ancora così poco “vissuto” dalle persone ed è ancora ritenuto un fatto, per molti aspetti, scaramantico, intendendo con ciò dire che molti malati e molti familiari non lo vogliono e lo vogliono solo quando il malato non è più in grado di capire. Invece, pensare al Sacramento dell’Unzione dei malati come a un farmaco, a un medicinale che aiuta, a un fatto terapeutico non solo dello spirito ma anche del corpo, credo sia davvero un dono molto grande, che andrebbe spiegato e prospettato ai parenti, ai familiari e ai malati con molta convinzione.

    D. – Il vostro è un Ordine molto antico. Che cosa degli insegnamenti del vostro fondatore, San Giovanni di Dio, vi orienta con attualità nella vostra missione?

    R. – Credo che il processo di umanizzazione che porta alla fede sia fondamentalmente ciò che più ci muove. Considerare il malato persona a tutti gli effetti, e non un qualcosa da guarire, vuol dire appunto camminare insieme tra corpo e spirito e accompagnare la persona sia nella malattia fisica che nella sofferenza interiore e spirituale – cosa che, a volte, è più forte che non il dolore fisico ed è ciò che condiziona maggiormente la vita delle persone. Credo che questo sia molto sottovalutato soprattutto nella medicina di oggi, dove la premura, la fretta rendono la medicina, soprattutto la chirurgia, più simile forse a una “catena di montaggio” che non a delle vere azioni di umanità e di aiuto spirituale, interiore, psicologica, alle persone.

    D. – Attualmente, dove operate nel mondo?

    R. – Attualmente, operiamo in 51 nazioni nel mondo, in tutti i continenti: le ultime presenze sono in Croazia, in Cina. Abbiamo una ventina di strutture sanitarie molto impegnative in Africa, siamo presenti anche in Asia. Ma, probabilmente, non è il numero delle strutture che conta di più, quanto piuttosto – pur venendo meno in modo notevole il numero dei religiosi – l’idea dell’ospitalità continua, anche con il contributo di altre persone, i nostri collaboratori. Un’idea che noi tutti vorremmo racchiudere in uno slogan nel quale crediamo quando definiamo le nostre realtà l’“essere la famiglia di San Giovanni di Dio”. (ap)

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    Verso la guarigione e il rinnovamento: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Si è svolto in questi giorni a Roma, presso l’Università Gregoriana, il Simposio sulla questione degli abusi sui minori commessi da esponenti del clero intitolato “Verso la guarigione e il rinnovamento”. Sull’evento, ascoltiamo il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per "Octava Dies", il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Dall’emergenza all’iniziativa coerente e decisa per far progredire la protezione dei minori nella Chiesa, nella società, nel mondo. Questa potrebbe essere in breve una definizione del risultato del Simposio sul tema degli abusi sessuali che si è svolto per tre giorni e mezzo all’Università Gregoriana di Roma con la partecipazione dei rappresentanti di oltre 100 conferenze episcopali, di numerosi ordini religiosi e specialisti. I massimi responsabili dei principali dicasteri vaticani coinvolti nella tematica hanno dato un chiaro sostegno all’evento, che si è mosso secondo le linee indicate ormai da tempo dal Papa: ascoltare le vittime, impegnarsi per la guarigione e la riparazione della giustizia, formulare e mettere in pratica efficaci misure per la prevenzione, per fare della Chiesa un ambiente del tutto sicuro e accogliente per i minori, i giovani e la loro crescita umana e spirituale. E’ stata un’esperienza ecclesiale forte e intensa, anche spiritualmente. La provenienza universale dei partecipanti ha dimostrato che la comunità della Chiesa è in cammino per dare un contributo concreto, profondamente radicato nelle diverse realtà locali, al grande compito della protezione dei minori. La realtà della famiglia, delle istituzioni educative e del nuovo mondo di internet, la diffusione della pedopornografia, la formazione dei sacerdoti e degli educatori sono tutte dimensioni che vanno tenute presenti in un approccio complessivo ai problemi. E la secolare esperienza educativa della Chiesa, inserita in tante diverse culture, diventa un banco di prova unico per tradurre i principi comuni essenziali della protezione dei minori in contesti diversi. Continuando con decisione sulla strada intrapresa, in collaborazione con le autorità competenti e con le persone di buona volontà nei diversi Paesi del mondo, la Chiesa cattolica vuole dare un contributo essenziale per una delle cause più importanti per il futuro dell’umanità: la protezione dei bambini e dei minori.

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    Simposio sugli abusi, l'arcivescovo di Manila: una ferita per la nostra Chiesa in Asia

    ◊   Lo scandalo degli abusi sessuali su minori avvenuti nell’ambito della Chiesa è stato uno shock per tutto il mondo e a maggior ragione per i fedeli cattolici. Così, il cardinale Reinard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga a chiusura dei lavori del Simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento” conclusosi all’Università Gregoriana di Roma. A sottolineare l’importanza di un percorso di rinnovamento spirituale che restituisca credibilità alla Chiesa, in particolare dove essa è in minoranza, è mons. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, nelle Filippine, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Wherever the priests, wherever…
    Ovunque, sia nei grandi Paesi, dove i cristiani sono una maggioranza o dove i cristiani sono una piccola minoranza, ogni volta che ci siano comportamenti di abuso da parte dei preti, l’intera Chiesa ne viene ferita e danneggiata. Non conta quindi che in Asia la Chiesa sia grande o piccola: la presenza degli abusi infligge una ferita. Credo che la gravità sia più sentita in una piccola comunità come la Chiesa asiatica, perché siamo molto pochi e va oltre l’immaginazione di alcune persone vedere e capire, in quelle piccole comunità, che tali comportamenti di abuso possano esistere. La Chiesa comunque in alcune parti dell’Asia è una piccola minoranza e alcune persone non prestano molta attenzione e non sono interessate; i cristiani, però, sono interessati e noi siamo interessati, perché dobbiamo purificare noi stessi, che il resto della nazione lo sappia o no.

    D. – Quindi non avete sofferto attacchi, ad esempio da parte di altre confessioni, religioni, a causa di questo scandalo?

    R. – Not that I know…
    Non che io sappia. Sembra che lo scandalo non abbia suscitato nessun attacco da parte di altre confessioni o religioni. Anche nell’assenza di un cattivo comportamento sessuale, lì dove c’è animosità tra le religioni continua ad esistere, e non a causa o perché peggiorata da un cattivo comportamento sessuale.

    D. – Potrebbe riassumere brevemente quali siano le principali difficoltà della Chiesa asiatica, o della Chiesa filippina, nell’elaborare le linee guida per trattare questo tipo di scandalo?

    R. – There are a lot of difficulties…
    Ci sono molte difficoltà che dobbiamo affrontare. Prima di tutto, abbiamo bisogno dell’aiuto di esperti della scienza umana e sociale nell’essere in grado di capire più chiaramente questi fenomeni. Secondo, dobbiamo essere istruiti sul modo di procedere della Chiesa, perché la legge canonica ci dice come trattare queste cose. Dobbiamo anche essere istruiti sulle leggi del Paese, sulle leggi civili contro atti sessuali criminali. Quindi, siamo in una fase di apprendimento, in modo da essere ben preparati per gestire questi casi.(ap)

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    Nomine

    ◊   Nelle Filippine, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi metropolitana di Davao, presentata da S.E. Mons. Fernando R. Capalla, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Papa ha nominato Arcivescovo Metropolita di Davao S.E. Mons. Romulo G. Valles, finora Arcivescovo Metropolita di Zamboanga.

    In Lituania, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kaišiadorys presentata da S.E. Mons. Juozas Matulaitis, in conformità al canone 401 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Vescovo di Kaišiadorys S.E. Mons. Jonas Ivanauskas, finora Vescovo titolare di Canapio e Ausiliare dell’arcidiocesi di Kaunas.

    In Burkina Faso, il Santo Padre ha nominato Vescovo di Fada-N’Gourma il Rev. Pierre Claver Malgo, già rettore del Seminario Maggiore Interdiocesano Saint Jean-Baptiste di Ouagadougou.

    In Lituania, il Santo Padre ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di Telšiai il Rev.do P. (Genadijus) Linas Vodopjanovas, O.F.M., finora Parroco di Kretinga in diocesi di Telšiai, e Vice-Provinciale della Provincia Lituania "San Casimiro" dei Frati Minori, assegnandogli la sede titolare vescovile di Quiza.

    In Burkina Faso, il Santo Padre ha eretto la nuova diocesi di Tenkodogo in Burkina Faso, per dismembramento della diocesi di Fada-N’Gourma, rendendola suffraganea dell’arcidiocesi di Koupéla. Il Papa ha nominato primo Vescovo di Tenkodogo il Rev. P. Prosper Kontiebo, M.I, finora Vice Provinciale dei P.P. Camilliani in Burkina Faso.

    In Etiopia, il Papa ha eretto la nuova Prefettura Apostolica di Robe in Etiopia, per dismembramento del Vicariato Apostolico di Meki. Il Santo Padre Benedetto XVI ha nominato Primo Prefetto Apostolico di Robe il Rev. P. Angelo Antolini, O.F.M. Cap., finora Vicario Episcopale per la regione di Robe e Direttore Nazionale delle Pontificie Opere Missionarie di Etiopia.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Per un uso responsabile e maturo dei media: in prima pagina, José Maria Gil Tamayo sull'equilibrio nella comunicazione secondo Benedetto XVI.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la Grecia, stretta fra crisi economica e politica.

    Pax Christi in regno Christi: in cultura, uno stralcio del discorso del cardinale segretario di Stato che questo pomeriggio inaugura la mostra, a Desio, sul novantesimo anniversario dell'elezione di Achilli Ratti (Pio XI) al soglio pontificio.

    Quante sorprese all'ombra di San Mercuriale: il saggio di Antonio Paolucci sulla mostra "Wildt, L'Anima e le forme tra Michelangelo e Klimt", e un articolo di Sandro Barbagallo su Wildt, scultore dell'inquietudine, genio dimenticato del Novecento.

    Il segreto di Agata: Gaetano Zito su tradizione e venerazione della giovanissima santa vergine e martire di Catania.

    Fin dai primordi l'uomo è religioso: nell'informazione vaticana, intervista di Nicola Gori all'iinsigne antropologo belga Julien Ries, che sarà creato cardinale nel prossimo Concistoro.

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    Oggi in Primo Piano



    Riforma sanitaria negli Usa. Obama annuncia correzioni. I vescovi: ancora non tutelata la libertà di coscienza

    ◊   Il presidente Usa Barack Obama apre ad una possibile revisione del controverso piano sanitario che prevede anche la copertura assicurativa per la sterilizzazione, la contraccezione e la distribuzione, presso ospedali cattolici, di farmaci abortivi. Dal canto suo la Conferenza episcopale statunitense torna ad esprimere perplessità e profonda preoccupazione. Dai presuli in particolare l’appello al Congresso americano affinchè approvi una legge che tuteli la libertà di coscienza. Il servizio di Cecilia Seppia:

    Dopo il discorso del presidente Usa Obama, i vescovi statunitensi prendono di nuovo la parola per ribadire l’impegno della Chiesa nella tutela dei diritti, in primo luogo la libertà di coscienza, violata nel controverso piano sanitario messo a punto dall’amministrazione di Washington. Tale provvedimento prevede tra l’altro la copertura assicurativa per la sterilizzazione, la contraccezione, la distribuzione di farmaci abortivi e l’obbligo per tutti i datori di lavoro a capo di enti e ospedali religiosi a fornire gratis i contraccettivi alle proprie dipendenti. "Il presidente Obama - si legge in una nota pubblicata oggi - ha fatto due cose: primo, ha comunque mantenuto questo piano a livello nazionale e per il quale resta una grave preoccupazione morale. Secondo: il capo della Casa Bianca ha annunciato alcuni cambiamenti nel modo in cui questo provvedimento sarà applicato ma restano sconosciuti i dettagli". Emerge di fatto, in questi come in altri aggiustamenti, la mancanza inaccettabile di una chiara tutela della libertà di coscienza. “Abbiamo notato - aggiungono i vescovi -, che la proposta del presidente non fa che rimarcare una non necessaria intrusione del governo nelle questioni interne degli istituti religiosi e minacciare una possibile coercizione dei gruppi religiosi violando così le loro più profonde e radicate convinzioni”. L'unica vera soluzione a questo problema della libertà religiosa – ammonisce la Conferenza episcopale statunitense - è di revocare tale disposizione. Al Congresso viene quindi rivolto l’invito ad approvare, una legge che tuteli la libertà di coscienza, e ai fedeli cattolici e a tutti i concittadini ad unirsi con la Chiesa in questo sforzo di protezione dei diritti.

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    Ancora proteste in Grecia contro il piano di austerità del governo

    ◊   Ancora proteste in Grecia dopo il via libera del governo al piano di austerità necessario per la concessione del prestito europeo. Domani, è attesa l’approvazione da parte del Parlamento. Eugenio Bonanata:

    Secondo giorno di sciopero generale contro le nuove misure di austerità decise stanotte dall’esecutivo di Atene. La polizia ha schierato 5 mila uomini in assetto antisommossa a fronte di circa 7 mila persone presenti in varie piazze della capitale. La città è bloccata dal traffico. A differenza di ieri, quando ci sono stati alcuni feriti e arresti, oggi non si segnalano incidenti. Ma si guarda con preoccupazione alla manifestazione di domani pomeriggio in programma davanti al Parlamento, proprio mentre l’assemblea dovrà votare il piano. Piano che contiene tagli per 325 milioni di Euro e l’impegno di attuare le riforme. In questo modo, secondo il Wall Street Journal, la Grecia prenderà in prestito 35 miliardi dal fondo temporaneo salva-Stati prevedendo, inoltre, di dare il via ad operazioni di privatizzazioni per 4 milioni e mezzo. E’ necessario approvarlo – ha detto il primo ministro Papademos – “altrimenti sarà una catastrofe”. Per la cancelliera tedesca Merkel il fallimento di Atene avrebbe “conseguenze incalcolabili”. I greci, però, pensano al ritorno alla dracma. I militanti del partito comunista stamattina hanno issato uno striscione sul Partenone che recita: “Abbasso la dittatura dei monopoli dell’Unione Europea”.

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    Siria: ancora bombardamenti su Homs, numerose vittime civili

    ◊   Ancora critica la situazione in Siria. Gli attivisti denunciano nuovi bombardamenti stamani ad Homs con decine di vittime, mentre è salito ad almeno 61 il numero dei civili uccisi ieri dalle forze di sicurezza nell'ennesimo venerdì di protesta, il 48.mo dall’inizio delle manifestazioni anti-regime. Grave anche il bilancio del duplice attentato di ieri ad Aleppo, la seconda città del Paese, che si è attestato a 28 morti accertati e 235 feriti. Ma qual è la realtà dell’opposizione siriana che a diversi osservatori appare molto frastagliata? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Fulvio Scaglione, vicedirettore di "Famiglia Cristiana":

    R. - E’ stata la repressione violenta del regime a rimescolare le carte. Un anno fa, quando tutto è cominciato, le richieste partivano soprattutto dalla maggioranza sunnita della popolazione e da quanti dediti al commercio e alle attività produttive della Siria che soffrivano di una crisi economica ormai evidente e anche di una condizione di sudditanza nei confronti della minoranza alawita che - Assad in testa - governa il Paese. Ma erano richieste piuttosto modeste: un po’ più di democrazia, elezioni per il parlamento reali e non finte, la fine dei processi militari a carico dei civili. Poi la repressione violenta di Assad ha fatto saltare in aria questo quadro relativamente composto. Ora sul campo abbiamo interlocutori anche difficili da identificare perché il cosiddetto esercito di liberazione, formato da militari disertori e dissidenti ha contorni piuttosto ancora oscuri. Il fronte di liberazione nazionale è in realtà abbastanza separato da quello che succede sulle strade e anche lui ha contorni difficili da individuare.

    D. – Proprio per questo, parte della comunità internazionale ha difficoltà nel portare avanti un aiuto concreto all’opposizione nei confronti di Assad?

    R. - Questo sì, ma anche la comunità internazionale continua ad evitare, perché ci sono confronti contrapposti, lo abbiamo visto nei giorni scorsi: Cina e Russia da un lato, Stati Uniti e altri Paesi dall’altro. E’ chiaro che in questo momento il vantaggio politico sta dalla parte degli Stati Uniti e dell’Occidente, in generale, e che Russia e Cina vedono estinguersi un regime quello di Assad appoggiato per anni.

    D. – Da mesi si continua a morire ogni giorno in Siria. Come sta vivendo la gente in particolare la minoranza cristiana?

    R. – C’è sicuramente una percentuale di cristiani nelle strade e siccome i cristiani in Siria sono circa il 10 per cento della popolazione. Dobbiamo ragionevolmente pensare che il 10 per cento delle vittime che ogni giorno cadono per mano dell’esercito di Assad siano cristiani. Molto spesso le manifestazioni popolari vengono condotte all’insegna dell’unità tra le differenti fedi, però il rischio di una frammentazione è forte, proprio a causa della politica violenta di Assad perché se la questione si trasforma e non si tratta più del popolo della Siria contro il regime ma dei sunniti, che sono la maggioranza, contro gli alawiti, che sono un ramo degli sciiti e sono minoranza ma hanno il potere, questa che è già una guerra civile può diventare una guerra settaria ed è ancora peggio. (bf)

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    Egitto. Continua la protesta a un anno dalla caduta di Mubarak. Il portavoce cattolico: cristiani a rischio

    ◊   In Egitto, continuano le manifestazioni per chiedere le dimissioni della giunta militare che governa il Paese. Numerose organizzazioni di attivisti hanno promosso per oggi, primo anniversario della caduta di Hosni Mubarak, uno sciopero generale. Un invito a disertare le manifestazioni è però venuto dai fratelli Musulmani, movimento che detiene la maggioranza dei seggi parlamentari, dalle autorità religiose sunnite dell’università di Al Azhar e dal patriarca copto ortodosso Shenouda III. Ma come guardano i cattolici d’Egitto a queste nuove mobilitazioni popolari? Davide Maggiore lo ha chiesto a padre Rafic Greiche, che della Chiesa cattolica egiziana è il portavoce:

    R. – Well, we look to this movement with concern …
    Guardiamo a questo movimento con preoccupazione, ma non chiediamo alla nostra gente – e in particolare ai giovani - di non scioperare. Vogliamo lasciare alla gente la libertà di pensiero, la libertà politica per discernere da soli ciò che bisogna fare, lasciamo ciascuno libero di pensare ciò che vuole fare. Se vuole manifestare il suo punto di vista, è un suo diritto: e noi rispettiamo questo diritto.

    D. – Abbiamo avuto notizia in questi mesi, di molti cristiani egiziani che hanno lasciato il Paese: crede che ciò continuerà anche nei prossimi mesi?

    R. - If we don’t have a quick stability it will continue …
    Se non riusciremo a raggiungere una stabilità in tempi rapidi, continuerà… Molti cristiani – e anche alcuni musulmani – stanno lasciando il Paese: vogliono emigrare in Occidente per avere sicurezza e stabilità … Noi non vogliamo che tutti i cristiani vadano all'estero, noi vogliamo che i cristiani d’Oriente stiano nel loro Paese, nella loro terra, la terra nella quale hanno vissuto i profeti e Gesù Cristo …

    D. – Allo stato attuale, vede dei rischi per le minoranze religiose nel suo Paese?

    R. – Yes there is a very big risk …
    Sì, c’è un rischio molto grande. In Parlamento ora ci sono i Fratelli Musulmani, ma più pericolosi di loro sono i Salafiti, che vogliono applicare la legge della sharia così com’è, senza rispetto né per le minoranze né per le norme cristiane, specialmente per quanto riguarda la famiglia; dovremo assoggettarci alla sharia, e questo è molto pericoloso per noi, in quanto cristiani, in particolate per le nostre famiglie …

    D. – Un anno dopo, si può dire che la rivoluzione egiziana è arrivata alla fine?

    R. – No, the revolution will continue …
    No, la rivoluzione continuerà perché i giovani vogliono che la rivoluzione continui finché non saranno soddisfatte le loro richieste: finora, riguardo a molte di queste non è stato così. Di nuovo c’è solo che Mubarak ci ha lasciato, abbiamo ancora il Consiglio militare, non c’è ancora libertà, neanche quella di coscienza. Ci sono molte cose che non sono state ancora attuate, e quindi la rivoluzione continuerà finché ciò non sarà avvenuto.

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    La visita di Monti negli Usa. Il commento dell’economista Zamagni

    ◊   Ha avuto vasta eco la visita del presidente del Consiglio italiano Mario Monti negli Stati Uniti dove ha ottenuto la fiducia del presidente Obama. Ieri il premier italiano ha incontrato a Wall Street gli investitori americani. Penso di averli convinti a puntare di nuovo sull’Italia, c’è molto interesse per il nostro Paese, dice in sintesi Monti. Per un commento sul valore di questa visita negli Usa, Debora Donnini ha sentito il prof. Stefano Zamagni, docente di economia all’Università di Bologna:

    R. – L’importanza è notevole e il successo pure è notevole, quasi inaspettato. Quindi nulla da dire sull’operazione in sé, che è servita e che servirà ancora più nel prossimo futuro a portarci fuori dalle secche. Al tempo stesso, però, una riflessione pacata e responsabile di quanto sta avvenendo ed è avvenuto ieri e ieri l'altro negli Stati Uniti deve obbligarci a due considerazioni, che rappresentano altrettanti rischi se prontamente non vengono fronteggiati con altre misure. Il primo rischio è quello della cosiddetta depoliticizzazione: cioè a dire che si diffonde il convincimento tra gli italiani, secondo cui è meglio avere governi tecnici formati da persone oneste ed esperte piuttosto che governi che sono il risultato di una competizione politica ad opera dei partiti. Perché questo è pericoloso? Perché un atteggiamento del genere porterebbe alla graduale “eutanasia” della democrazia. Il secondo rischio da cui dobbiamo guardarci, e che per certi aspetti è ancora più insidioso, è che si diffonda – anche qui – l’idea seconda la quale l’agenda politica viene definita dai mercati: i mercati lo vogliono, i mercati lo esigono… Questo è molto grave! Perché la politica deve andare a rimorchio dell’economia e in particolare della finanza? Il giorno in cui questo atteggiamento diventasse la norma – ora non siamo nella norma, perché siamo in una situazione emergenziale – quale sarebbe l’implicazione? Quella che è descritta molto bene nella “Caritas in veritate” di Benedetto XVI e cioè la perdita della libertà. L’economia deve essere, insieme ad altri fattori, al servizio del bene comune: ma il momento della sintesi lo deve fare la politica, con la “P” maiuscola, come già Tommaso Moro ci ricordava. La finanza non è per sua natura democratica: perché la finanzia internazionale è guidata da otto grandi banche d’affari. Qui bisogna riconsiderare che cos’è il mercato. Il mercato vive con la concorrenza, ma se abbiamo otto banche che guidano la danza a livello mondiale, dov’è la concorrenza? Sono quelle otto banche che hanno oggi un potere smisurato...

    D. – Monti, secondo lei, con questa visita negli Stati Uniti e con questo incontro con il mondo della finanzia, è riuscito a convincere sull’Italia: questo porterà dei giovamenti anche pratici nella famosa questione dello spread, dei tassi di interesse?

    R. – La mia risposta è sì, ma questi vantaggi – non dobbiamo illuderci – saranno vantaggi di breve termine se le due condizioni di cui ho detto prima non saranno soddisfatte, perché quando fra un anno e pochi mesi andremo alle elezioni e non sarà cambiato il modo di fare politica è chiaro che gli stessi mercati e le stesse agenzie internazionali, come oggi hanno riaperto il rubinetto della fiducia, saranno pronti a richiuderlo: potrebbero avere una altra ragione per non fidarsi più degli italiani. Quindi sicuramente nella prospettiva del breve termine, cioè del prossimo anno, l’effetto è positivo e questo perché la credibilità di Monti è valsa ad ottenere all’Italia la fiducia: la fiducia deriva dalla credibilità delle persone. Ci vuole la società civile in questo momento in Italia ed ecco perché il movimento cattolico dovrebbe darsi molto più da fare di quanto stia facendo, perché non è tanto il problema di fare un nuovo partito, ma è quello di diffondere un approccio culturale – in primo luogo – e sociale che vada contro la cosiddetta “private politics”, cioè quel modo di concepire la politica che la riduce a poche oligarchie che decidono per gli altri. (mg)

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    L’impegno dell’Onu per la ripresa di colloqui sul Sahara Occidentale

    ◊   L’incontro previsto oggi tra Marocco e Fronte Polisario sul futuro del Sahara Occidentale è stato annullato da Rabat. All’Onu, dopo lo stallo degli ultimi mesi, si cerca di fissare al più presto un’altra data. Intanto dalla base del movimento molti spingono per la ripresa delle armi. Il presidente sahrawi Abdelaziz assicura di aver convinto tutti a non tornare alla violenza. Il servizio di Fausta Speranza:

    Lo chiamano popolo sahrawi, cioè il popolo del deserto. La zona di cui si parla è la regione nordafricana del Sahara Occidentale. Ma abbinare al popolo un territorio è proprio la questione centrale. Il Sahara Occidentale era in passato una colonia spagnola. Attualmente è conteso tra Marocco e Movimento del Fronte Polisario. Rabat si è annesso – senza riconoscimento internazionale - l’80% del territorio mentre il Fronte Polisario rivendica l’indipendenza di quella che ha autoproclamato come Repubblica Democratica araba sahrawi, nel 1976. E’ storia di anni di lotta violenta per l’indipendenza e di vari massacri che hanno spinto migliaia di persone alla fuga verso i territori sotto il controllo del Fronte Polisario. Il movimento da tempo ha rinunciato alla violenza per quella che definisce l’Intifada non violenta. Restano i campi profughi per il popolo sahrawi.

    L’Onu parla di diritto all'indipendenza del popolo sahrawi dal 1960. Poi i tentativi di mediazione, con una missione delle Nazioni Unite sul territorio. Nel 2003, si sfiora l’accordo sul piano Onu denominato Piano Baker 2, per una Autorità per il Sahara Occidentale. Poi lo stallo e diversi incontri senza risultato: l’ultimo a luglio scorso. Fino all’attesa riunione prevista oggi che però Rabat ha annullato - afferma - per altri impegni. Al Palazzo di Vetro si lavora perché sia solo un rinvio di pochi giorni.

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    Convegno Cei. Il cardinale Ruini: farsi contemporanei di Gesù nell'amore e nella fraternità

    ◊   “Gesù rimarrà sempre nostro contemporaneo, perché vive con noi e per noi nell’eterno presente di Dio”: è quanto ha detto il cardinale Camillo Ruini, presidente per il progetto culturale della Cei nell’intervento conclusivo del convegno internazionale promosso a Roma su “Gesù nostro contemporaneo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Gran parte del convegno – ha ricordato il cardinale Camillo Ruini - è stata dedicata non a quanto è accaduto a Gesù in Palestina, bensì alla presenza attuale di Gesù nella storia e nella vita degli uomini:

    “Abbiamo visto quindi quanto profondamente Dio, in Gesù Cristo, si è fatto vicino agli uomini, superando quella distanza che la stessa esperienza religiosa, come esperienza del sacro, sembra portare con sé”.

    Le forme di questa contemporaneità si riconoscono nelle opere di fraternità che scaturiscono dal prendere sul serio il nostro legame con il Signore:

    “Abbiamo visto come la prossimità di Dio implichi ed esiga la prossimità e l’amore tra gli uomini: una convinzione, questa, che negli ultimi tempi si è dimostrata ‘storia efficace’ anche al di là del cristianesimo...”.

    Un’altra forma di contemporaneità è quella che si stabilisce tra Dio e chi sceglie di trascorrere la vita in sua compagnia:

    “Abbiamo visto, inoltre, il ruolo decisivo che ha l’Eucaristia attraverso la quale la Chiesa, facendo memoria della morte e risurrezione di Gesù, viene resa dalla potenza dello Spirito Santo contemporanea di Gesù”...

    Altre forme di contemporaneità – ha concluso il cardinale Camillo Ruini – sono l’esperienza del dolore, “attraverso la quale Gesù penetra dentro di noi e si immedesima con noi” e quella infine, “la più alta di tutte, che si realizza in chi muore martire per la fede in lui”.

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    A Roma, il capolavoro "Il Libro dei Sette Sigilli", ispirato all'Apocalisse di San Giovanni

    ◊   Il Libro dei Sette Sigilli capolavoro del compositore ungherese Franz Schmidt ispirato all’Apocalisse di San Giovanni nella traduzione tedesca di Martin Lutero torna a Roma dopo 50 anni per la stagione dell'Accademia di Santa Cecilia. Questa sera alle ore 18 in Sala Santa Cecilia, con repliche lunedì e martedì prossimi, il direttore d’orchestra austriaco Leopold Hager affronterà la difficile partitura. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Non viene rappresentato a Roma dal 1957, quando fu eseguito alla presenza di Papa Pio XII e raramente appare nelle programmazioni delle sale da concerto. E’ Il Libro dei Sette Sigilli monumentale oratorio di Franz Schmidt per soli, coro e orchestra, di straordinario vigore drammatico e forte potenza espressiva, composto tra il 1935 e il 1937 e inserito nella Stagione dell'Accademia Ceciliana dal suo presidente, Bruno Cagli, grande estimatore di questo capolavoro poco conosciuto, il cui testo è costruito seguendo le immagini più potenti e simboliche dell'Apocalisse. Abbiamo chiesto al maestro Leopold Hager quali sono i riferimenti più prossimi cui Schmidt guarda nella scrittura della sua opera:

    R. – An sich verfolgt er eine Tradition schon von Bach über die Oratorien von Haydn …
    Di per sé, segue la tradizione già a partire da Bach, per passare agli oratori di Haydn, Mendelssohn e Händel per poi passare al XX secolo, senza però seguire il filone della dodecafonia – con Schönberg e Berg – ma passa dall’altro lato e si ispira a musicisti come Elgar, Pfitzner, Schreker: questa è la linea importante sulla quale lui cresce. Ovviamente, c’è anche un po’ di Mahler e si sente anche un po’ di Richard Strauss.

    D. – E quali sono, invece, i sentimenti che pervadono la musica di Schmidt nell'avvicinare il difficile testo giovanneo?

    R. – Ja, das ist sehr interessant. Wenn nämlich das Orchester …
    Sì, questo è molto interessante. Infatti, oggi l’orchestra – e anche il coro – si concentrano sostanzialmente sull’aspetto musicale, sono troppo poco aperti all'interpretazione del testo, non sanno da dove incominciare … Per esempio ecco alcuni episodi: un terremoto, una guerra … dopo la guerra tutto è bruciato, c’è solo morte. Questi sono aspetti incredibilmente attuali, così come il rapporto che si ha col popolo, i poveri, gli affamati … In definitiva, tutto si ritrova nell'Apocalisse, anche l’aspetto politico, e tutto è perfettamente attuale. Per questo, durante le prove, ho prima di tutto "formato" la musica, ma poi anche sollecitato l’attenzione dei professori d'orchestra e del coro sul fatto che già a partire dal testo la musica acquisisce una forte drammaticità. Contiene le paure … la paura di uno tsunami annunciato, si percepisce la paura della gente. E tutto si ripete: quando guardiamo la televisione, ogni giorno, ecco le paure e le guerre, indipendentemente dal fatto che si tratti oggi della Siria o di qualunque altro luogo … Insomma, è un pezzo incredibilmente attuale e soprattutto è un pezzo molto umano, perché si percepiscono tutte le sfaccettature dell’uomo, anche la sua relazione con Dio, con la religione … (gf)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella sesta Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui un lebbroso si reca da Gesù supplicandolo in ginocchio: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Gesù ne ha compassione e, toccandolo con la mano, gli dice:

    «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Implorazione intensa e drammatica quella del lebbroso, che si avvicina a Gesù contro ogni prescrizione delle leggi mosaiche che imponevano l’isolamento e la morte sociale e religiosa. E anche Gesù rompe il tabù e tocca con rispetto e attenzione quel corpo deformato. Forse è il primo gesto di tenerezza per quella carne umiliata, che tutti evitavano con disprezzo carico di rifiuto religioso. La guarigione è accompagnata dall’invito a sottoporsi alle prescrizioni della verifica ufficiale fatta dai sacerdoti. Serviva a completare l’integrazione sociale, perché Gesù nelle sue guarigioni e nei suoi incontri proprio una nuova comunità fraterna ha in mente, dove tutti sono accolti con rispetto e dignità. Nel Vangelo di Marco è l’unico caso di guarigione di un lebbroso: ma è di una suggestione particolare, per l’audacia del lebbroso e la disponibilità gentile di Gesù. E quanti imitatori ha ispirato nei secoli: pensiamo a Francesco di Assisi, padre Damiano di Molokai, Raul Follereau, Marcello Candia, e tanti altri. Anche loro come Gesù, hanno “avuto compassione” e si sono avvicinati, hanno condiviso paure e umiliazioni, riconoscendo nei lebbrosi il volto sfigurato del loro Maestro. E in essi lo hanno amato e venerato, servito e toccato con gesti di tenerezza audace. Seguire Gesù e accettare il regno che viene è anche questo: porre segni di accoglienza, guarire la carne e consolare i cuori.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    I Patti Lateranensi “compiono” 83 anni

    ◊   Ricorre oggi l’83.mo anniversario dei Patti Lateranensi, lo strumento legislativo siglato tra l’Italia e la Chiesa cattolica l’11 febbraio del 1929 che sancì la nascita dello Stato della Città del Vaticano e portò a compimento il cammino di conciliazione tra i due soggetti iniziato subito dopo la creazione dello Stato unitario italiano e la presa di Porta Pia. Per l’occasione, l’Osservatore Romano ripropone una lettura degli eventi che portarono alla firma dello storico trattato, inserendolo nel lungo percorso dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa segnati “più nel senso della continuità che in quello della rottura”, come dimostra la promulgazione della Legge delle Guarentigie del 13 maggio 1871 che si propose di risolvere subito il problema all’indomani della presa di Roma del 20 settembre del 1870. Secondo il quotidiano della Santa Sede i Patti Lateranensi segnarono, quindi, lo sviluppo di un’idea che fu ulteriormente evidente con l’avvento della Costituzione repubblicana del 1948, “basata su una distinzione tra gli ordini – quello politico e quello religioso – come antidoto ad ogni assolutizzazione della politica così come ad ogni fondamentalismo ideologico o religioso”. “La revisione del Concordato del 1984 – aggiunge l’Osservatore Romano - esprime il momento di più alto di questo percorso di indipendenza e sovranità nei rispettivi ordini”. Grande risalto alla ricorrenza della firma dei Patti Lateranensi viene data anche sul numero di oggi del quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Avvenire, che pone l’accento sugli effetti benefici apportati dal trattato alla società civile italiana. La Chiesa e la fede cattolica hanno, infatti, plasmato il sentire della comunità nazionale prima ancora che avvenisse l’unità politica del Paese. E anche durante il fascismo i Patti consentirono “la formazione di una classe dirigente cattolica pronta a guidare la Stato dopo la tragedia della guerra”. Avvenire parla, dunque, di relazioni “divenute un esempio per l’Europa, perché fondate sul reciproco rispetto della sovranità di Stato e Chiesa e del carattere pubblico della religione”. Gli esiti scaturiti dall’amicizia tra Italia e Santa Sede ancora oggi sono serviti ad evitare derive relativiste e individualiste – conclude l’editoriale – “che in altri Paesi hanno prodotto danni e guasti sui quali si torna a ragionare”. (M.G.)

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    Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica: basta violenze in Siria ed Egitto

    ◊   Il Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica lancia un appello alle coscienze dei responsabili di Siria ed Egitto, perchè il bagno di sangue cessi e ciascuna delle parti accetti di ricorrere al dialogo sotto l’egida della comunità internazionale e dei Paesi arabi. In un comunicato diffuso ieri, dopo la chiusura dei lavori dell’assise, l’8 febbraio, i rappresentanti della Chiesa greco-melkita cattolica auspicano che il dialogo tra i Paesi del Medio Oriente conduca ad una pace durevole, costruita sulla giustizia, sulla democrazia e sulla libertà. Nel corso dei lavori i Padri del Sinodo hanno scelto quanti dovranno ricoprire le eparchie vacanti e le sedi i cui titolari hanno raggiunto il limite dell’età canonica; la lista dovrà adesso essere inviata alla Santa Sede per l’approvazione. Il Sinodo ha poi discusso dell’incontro islamo-cristiano che si è svolto a Beirut il 7 febbraio - al quale ha preso parte il patriarca Gregorios III - e delle richieste presentate al governo libanese perchè i bisogni della popolazione prevalgano sugli interessi personali dei politici. Infine i Padri sinodali hanno espersso il loro sostegno ai documenti pubblicati a gennaio da Al-Azhar sulla libertà religiosa e la libertà di coscienza. Il prossimo Sinodo della Chiesa greco-melkita cattolica si aprirà il 18 giugno ad Aïn-Traz, in Libano. (T.C.)

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    Germania: a Ratisbona l’assemblea dei vescovi tedeschi

    ◊   La Conferenza episcopale tedesca (Dbk) si riunirà in sessione plenaria a Ratisbona dal 27 febbraio al primo marzo. Lo ha reso noto, in questi giorni, il sito Internet della Conferenza episcopale attraverso un comunicato. I 68 componenti dell'organismo ecclesiale si consulteranno nell’assemblea primaverile, presieduta dal presidente della Dbk mons. Robert Zollitsch. Tra i temi al centro delle discussioni - ricorda l’agenzia Sir - vi è il futuro delle facoltà di teologia cattolica che sarà al centro di una giornata di studi. Successivamente verrà presentato il risultato di un’analisi sulla situazione delle nuove generazioni impegnate nello studio delle facoltà teologiche. Altro punto in discussione è il proseguimento del processo di dialogo all’interno della Chiesa, che quest’anno culminerà con una manifestazione prevista per il settembre prossimo. All’ordine del giorno vi sono anche alcune questioni attuali sull’etica dei media e sul fondo istituito per le vittime di abusi negli orfanotrofi e in strutture ecclesiastiche dagli anni Cinquanta agli anni Settanta: il fondo è attivo dal 2 gennaio e i vescovi verranno informati sulle prime esperienze finora raccolte. (E.B.)

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    La Caritas di Macao celebra 60 anni di servizio

    ◊   “Insieme per aprire nuove strade per aiutare i poveri”: questo il tema del Convegno internazionale dedicato ai 60 anni di fondazione della "Caritas Macao" svoltosi nei giorni scorsi presso il Centro Culturale di Macao. A darne notizia è l’agenzia Fides precisando che all’appuntamento hanno partecipato alcuni esperti, sacerdoti, religiosi/e ed operatori della Caritas provenuti da Vaticano, Canada, Pakistan, Inghilterra, Francia, Bangladesh, Thailandia, Cina continentale, Hong Kong, Taiwan e dalla stessa Macao. Il Convegno è stato l’occasione per scambiarsi le esperienze sulla lotta alla povertà, per analizzare la situazione del mondo attuale travolto dalla crisi economica che ha provocato un aumento notevole dei poveri, ed anche per trovare nuove strade per eliminare la povertà, cioè la base per costruire un futuro migliore per l’umanità. Nell’ambito delle celebrazioni, "Caritas Macao" è stata aperta al pubblico fornendo una trentina di servizi (agli anziani, ai bambini, ai disabili, alle donne, ai senza tetto, ai carcerati, alle famiglie disagiate, ai bisognosi…. ) permettendo così alla gente di conoscerla da vicino. Durante la serata di beneficenza dei 60 anni di fondazione, svoltasi il 29 gennaio, "Caritas Macao" ha potuto raccogliere fondi per 220 mila Yuan (circa 30 mila Euro) che saranno utilizzati per le sue attività nel 2012. Il fondatore di "Caritas Macao" è stato padre Luis Ruiz Suarez, missionario gesuita spagnolo, arrivato a Macao nel 1951 e morto il 26 luglio 2011 all’età di 97 anni. Giunto un anno dopo la fine della guerra, si impegnò subito ad assistere e ad aiutare la folla di immigrati rimasti in grandi difficoltà, fondando il “Centro di Servizio Sociale Matteo Ricci”. Nel 1971, la struttura è diventata parte della diocesi di Macao aderendo alla Caritas Internationalis, ed è diventata “Caritas Macao”. (E.B.)

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    India: serie tv sui cristiani per promuovere la convivenza

    ◊   “Promuovere armonia all’interno della comunità, mostrando le difficoltà che le famiglie cristiane della classe media affrontano ogni giorno”. È l’obiettivo indicato da Edward Shamprasad, produttore e creatore della prima serie tv indiana dedicata alla vita dei cristiani indiani che andrà in onda da oggi nello Stato del Karnataka. Intitolato “Rabbi”, il telefilm sarà in kannada, lingua ufficiale dello Stato, e verrà trasmesso tutti i sabati e le domeniche dalla nota emittente nazionale Doordsrshan. “In genere la gente – spiega ad "AsiaNews" Shamprasad – crede che i cristiani in India seguano la cultura occidentale, e che essa abbia una grande influenza su di loro. Pensano che il Natale sia solo una festa continua, fatta di alcool e divertimento. Ma non è vero”. “I cristiani seguono le tradizioni indiane in tutte le attività – aggiunge il produttore televisivo -, comprese le feste e i matrimoni. Nel telefilm, attraverso vari episodi, abbiamo cercato di eliminare simili pregiudizi”. All’interno della serie, vi è inoltre raccontata la vita di Gesù. Un’iniziativa come quella rappresentata da “Rabbi” è importante, poiché il Karnataka è uno degli Stati indiani dove la comunità cristiana è spesso vittima di violenze e persecuzione. Lo Stato è infatti guidato dal Bjp (Bharatiya Janata Party), partito ultranazionalista indù che sostiene gruppi come il Rss (Rashtriya Swayamsevak Sangh), il Vhp (Viswa Hindu Parishad) e il Bajrang Dal, appartenenti al movimento del Sangh Parivar e responsabili di attacchi anticristiani. (M.G.)

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    Ecuador: un blog in ricordo di mons. Labaka e suor Ines Arango, uccisi 25 anni fa

    ◊   A 25 anni dal loro assassinio un blog ricorda il vescovo cappuccino Alejandro Labaka, vicario apostolico di Aguarico, e suor Ines Arango, delle Terziarie Cappuccine della Sacra Famiglia. Entrambi missionari nell’Amazzonia dell’Ecuador, vennero uccisi dalle lance degli indigeni Huaorani il 21 luglio 1987. L’agenzia Fides ricorda che dinanzi allo sfruttamento delle risorse naturali da parte delle principali compagnie petrolifere, il presule aveva coraggiosamente difeso i diritti delle minoranze indigene. Paradossalmente proprio gli indigeni della zona, che vivevano nell’angoscia di sentirsi sempre attaccati, uccisero i due missionari che avevano offerto loro sostegno e protezione. Il blog, che vuole ricordare la vita e l’opera dei missionari, nella sezione biografica di mons. Labaka riporta: “Ciò che ha avuto più valore per lui, sono state le parole di Paolo VI nel novembre 1965, con un sorriso incoraggiante disse: ‘Coraggio, coraggio!’, riferendosi al suo lavoro con gli indigeni Huaorani. Si stava mettendo sul tavolo la questione di ciò che è più importante, ciò che è prioritario: la vita di un popolo o lo sfruttamento di alcune risorse naturali. Per il vescovo era una priorità assoluta la vita degli indigeni, e per questo può essere considerato, in tutta verità, un martire nella difesa della vita e della cultura indigena. Questo sembrava allora una follia, ma dalla sua morte, le sue parole, il suo sforzo e la sua morte hanno aperto una strada...”. (E. B.)

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    Vietnam: nuova struttura per i bambini malati di Aids

    ◊   La Caritas della popolosa diocesi di Hải Phòng, nel nord del Vietnam, ha aperto un luogo di accoglienza per i bambini ammalati di Hiv/Aids che hanno più alcuna forma di cura e protezione da parte dei loro parenti. La struttura intitolata “Thanh Xuân Warm Shelter” al momento ospita 20 bambini che hanno contratto la malattia dai loro genitori. Secondo quanto riferisce "AsiaNews", il nuovo centro di accoglienza rientra in un programma più ampio che vede impegnata la Caritas diocesana ad aiutare i poveri, gli orfani, i giovani e i bambini che vivono in circostanze difficili. Padre J.B. Vũ Văn Kiện, direttore della Caritas diocesana, e i membri dell'organizzazione hanno infatti visitato e lavorato con persone che vivono in comunità remote come Cát Bà e le isole Cát Hải. La maggior parte di loro si guadagna da vivere pescando, producendo sale e occupandosi di turismo. Ma a causa della crisi economica le loro famiglie sono ormai sotto il limite di povertà. La maggior parte dei residenti delle isole non sono cattolici. Con i sentimenti di un pastore, padre J.B. manda loro regali che provengono da benefattori che vivono in Vietnam o all’estero. Anche se si tratta di piccoli doni, dimostrano l’affetto e l’interesse del vescovo, dei sacerdoti, dei religiosi e dei fedeli della diocesi verso di loro. Oltre a queste attività, la diocesi ha anche una “Safe and compassionate house”. Il nome è ben noto ai religiosi e alle persone che amano svolgere attività caritative e sociali nella diocesi. La Casa è stata costruita nel 2004 per prendersi cura dei bambini orfani su idea del vescovo di Hải Phòng, mons. Nguyễn Văn Thiên. Alcuni dei bambini che vi hanno vissuto, e poi ne sono usciti per integrarsi nella comunità, sono tornati per esprimere la loro gratitudine: “Siamo felici di aver vissuto in questa casa, di aver avuto l’amore delle sorelle. Le suore ci hanno aiutato a scoprire le nostre potenzialità, a realizzare le nostre speranze e la nostra vita”. Alcuni di loro hanno dichiarato: “Vogliamo diventare dottori, insegnanti o religiosi”. La Caritas diocesana lavora inoltre in stretto contatto con i medici della diocesi di Hài Phòng e della Caritas di Sài Gòn, per tenere sotto controllo le condizioni dei poveri e dei malati, cattolici e non, senza alcuna discriminazione. Recentemente il vescovo Nguyễn Văn Thiên ha esortato tutti i “fratelli e le sorelle che visitano le persone, e lavorano con loro, a portare l’amore di Gesù a ciascuno e ovunque”. (M.G.)

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    Al via la 62.ma edizione del Cinema di Berlino

    ◊   Giunta alla sua 62.ma edizione, la Berlinale assume un’aria sempre più globalizzata e bulimica, presentando nelle sue decine di sale centinaia di film suddivisi in sezioni che si accavallano senza sosta. Come in una sorta di partenogenesi, da una costola di ogni sezione ne nasce un’altra. Così, alla Competizione Internazionale si affianca “Berlinale Special”, a “Panorama” la sezione “Panorama Documentario”, al “Forum” il “Forum Expanded”, al “Giovane Cinema Tedesco” le sezioni “Generazione 14 e 14 plus”. E poi il “Cinema Culinario”, i cortometraggi, le retrospettive, il “Talent Campus” ... Insomma, una sorta di grande supermercato della produzione cinematografica mondiale, offerto a una città vivace e affamata di film, ma anche un incubo per chi deve scegliere il suo percorso cercando i titoli più interessanti. Se i festival devono essere una selezione del meglio della produzione, qui si è in realtà piuttosto disorientati, non avendo alcuna indicazione delle scelte del festival. Detto questo, bisogna anche dire che i molti temi, le molte storie e i molti sguardi che s’incrociano a Berlino in questa prima giornata di festival, ci danno un segno dei tempi, del cambiamento, di un futuro enigmatico, talvolta immaginato pensando al passato. C’è per esempio la sensazione di una transizione in atto che passa attraverso la rievocazione dei primi momenti della Rivoluzione Francese, visti con gli occhi di una giovane dama di compagnia della regina Maria Antonietta nel film d’inaugurazione, “Les adieux à la Reine” di Benoït Jacquot. Oppure c’è il senso di smarrimento che accompagna il viaggio di un vecchio afroamericano in Senegal alla ricerca delle radici, visto nel film “Aujourd’hui” di Alain Gomis. O ancora il senso irreparabile di una fine del tessuto familiare e sociale che si respira in “A moi seule” di Frédéric Videau, cronaca frammentaria del ritorno alla vita di una ragazza sequestrata quand’era bambina. Però poi tutte queste vicende ricreate e interpretate, anche con bravura, lasciano trasparire la stanchezza della finzione e si finisce per essere affascinati da altre forme di rappresentazione, come quelle documentarie di “Béstiaire” del canadese Denis Côté o di “Hiver nomade” dello svizzero Manuel von Stürler. Il primo s’immerge nel mondo animale di uno zoo, raccontando senza parole la tristezza di una condizione di reclusione e mercificazione. Il secondo ritrova l’arcaicità della transumanza nell’ordinata disposizione del paesaggio svizzero, facendola diventare una moderna avventura. Entrambi, lontani dagli stucchevoli artifici della finzione, ci ricordano che il cinema è innanzitutto una scrittura di immagini, non di parole. (Da Berlino, Luciano Barisone per Radio Vaticana)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 42

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.