Logo 80Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 05/02/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all’Angelus: la fede nell’amore di Dio è la vera risposta per sconfiggere il male
  • Oggi in Primo Piano

  • Maltempo, l'Europa nella morsa del gelo. In Italia è emergenza per i senza fissa dimora: due morti ad Ostia
  • Siria: la comunità internazionale critica il veto di Russia e Cina alla risoluzione di condanna dell’Onu
  • I giovani al centro dell’odierna Giornata per la Vita: “la vera giovinezza è nel servizio alla vita”, sottolinea il Papa
  • Sei anni fa l'omicidio di don Andrea Santoro. La sorella Maddalena: 'ringrazio Dio per avercelo donato'
  • Ancora violazioni verso le donne in Afghanistan e nuovo attentato a Kandahar. Intervista con Luca Lo Presti
  • La Lega del Filo d’Oro per i bambini sordo-ciechi: fino al 12 febbraio sms solidali. Intervista al segretario Bartoli
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Irlanda: i vescovi raccomandano semplicità e modestia per comunioni e cresime
  • India: incontro interreligioso a Mumbai per promotori di pace
  • Hong Kong: le iniziative pastorali della Chiesa per l’aumento dei battezzati
  • Australia: al via i preparativi per il Congresso nazionale dei media cattolici
  • Francia: a Rennes incontro degli studenti promosso dalla pastorale universitaria
  • Cile: bambini e adolescenti indigeni sono più vulnerabili rispetto ai loro coetanei
  • Messico: i ragazzi di strada creano una rete sociale per sopravvivere
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all’Angelus: la fede nell’amore di Dio è la vera risposta per sconfiggere il male

    ◊   La vera giovinezza è nel servizio alla vita e la fede nell’amore di Dio è la vera risposta per sconfiggere il male. Così il Papa all’Angelus nell’odierna Giornata per la Vita e in vista della prossima Giornata mondiale del malato. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Gesù che guarisce i malati. Ispirato dal Vangelo domenicale, Benedetto XVI si è soffermato sulla condizione dell’essere malati, “una condizione tipicamente umana, in cui sperimentiamo fortemente che non siamo autosufficienti, ma abbiamo bisogno degli altri”.

    “In questo senso potremmo dire, con un paradosso, che la malattia può essere un momento salutare in cui si può sperimentare l’attenzione degli altri e donare attenzione agli altri!”

    Tuttavia, la malattia "è pur sempre una prova, - ha aggiunto il Papa - che può diventare anche lunga e difficile”.

    Quando la guarigione non arriva e le sofferenze si prolungano, possiamo rimanere come schiacciati, isolati, e allora la nostra esistenza si deprime.

    “Come dobbiamo reagire a questo attacco del Male? Certamente con le cure appropriate” ma “c’è un atteggiamento decisivo e di fondo – ha sottolineato il Santo Padre - con cui affrontare la malattia ed è quello della fede.” “Ma fede in che cosa? Nell’amore di Dio”.

    Ecco la vera risposta, che sconfigge radicalmente il Male. Come Gesù ha affrontato il Maligno con la forza dell’amore che gli veniva dal Padre, così anche noi possiamo affrontare e vincere la prova della malattia tenendo il cuore immerso nell’amore di Dio.

    “Tutti conosciamo – ha detto il Papa – persone che hanno sopportano sofferenze terribili perché Dio dava loro una serenità profonda”, cosi come la beata Chiara Badano, stroncata nel fiore della giovinezza, capace di donare lei agli altri “luce e fiducia”. Ma “tuttavia, nella malattia, abbiamo tutti bisogno di calore umano”

    “…per confortare una persona malata, più che le parole, conta la vicinanza serena e sincera”.

    Quindi in vista della Giornata mondiale del malato, sabato prossimo 11 febbraio l’invocazione a Maria, “specialmente per le situazioni di maggiore sofferenza e abbandono”.

    Nel dopo Angelus Benedetto XVI ha reso omaggio all’odierna Giornata per la Vita, “iniziata – ha ricordato - per difendere ala vita nascente e poi estesa a tutte le fasi e le condizioni dell’esistenza umana”. Il tema di quest’anno: “Giovani aperti alla vita”

    “Mi associo ai Pastori della Chiesa in Italia nell’affermare che la vera giovinezza si realizza nell’accoglienza, nell’amore e nel servizio alla vita”.

    Si è infine rallegrato il Papa dell’incontro promosso ieri a Roma dalle Scuole di Ostetricia e Ginecologia delle Università romane per riflettere sulla “Promozione e tutela della vita umana nascente”. E, un saluto particolare è andato a mons. Mons. Lorenzo Leuzzi, ai docenti e ai giovani e a tutti i fedeli presenti in piazza San Pietro nonostante il freddo.

    "E' bella la neve, ma speriamo che presto venga la primavera. Auguri e buona domenica!"

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Maltempo, l'Europa nella morsa del gelo. In Italia è emergenza per i senza fissa-dimora: due morti ad Ostia

    ◊   Il freddo attanaglia l’Europa. Sono 122 le vittime dell’ondata di gelo che ha colpito l’Ucraina, 53 in Polonia, 70mila persone sono isolate in Serbia. Anche l’Italia è ancora nella morsa del maltempo. L’Abruzzo ha dichiarato lo stato d’emergenza. Due senza fissa dimora trovati senza vita ad Ostia. Benedetta Capelli:

    Ha ripreso a nevicare al nord dove si registrano temperature fino a meno 21 gradi, mentre al centro ora è il gelo a creare disagi, in particolare sulla viabilità. Chiuse le autostrade abruzzesi e chiuso fino a domattina l'aeroporto di Rimini, mentre alcuni voli sono stati cancellati a Fiumicino. Nelle Marche sono isolate numerose frazioni, nel porto di Ancona ci sono ancora dei passeggeri bloccati nei traghetti; nel centro-sud oltre 84mila famiglie non hanno l’elettricità. In campo l’esercito con 400 uomini e 70 mezzi dislocati in diverse regioni. Nelle ultime ore è aumentato il numero delle vittime per il freddo: tre anziani sono morti nel teramano, in provincia di Chieti e di Macerata. Ma è Ostia a vantare un triste primato con due senza fissa dimora trovati senza vita. Ieri la morte di una donna ucraina che don Franco De Donno, responsabile della Caritas di Ostia, conosceva bene:

    R. – In questa settimana la nostra comunità parrocchiale durante la notte lascerà i cancelli aperti, perché le salette del catechismo possano essere occupate da persone per trovare riparo da questo freddo. Abbiamo deciso di venire in supporto alle iniziative che già ci sono sul territorio come l’accoglienza notturna da parte della Caritas, o da parte della Comunità di Sant’Egidio e anche di tanti giovani volontari che di notte girano per le pinete e le vie di Ostia.

    D. – Voi sapete quante persone in difficoltà si trovano ad Ostia? Lei tra l'altro conosceva la donna che ha perso la vita...

    R. – Sì. Nei nostri giri del lunedì, che facciamo con i ragazzi, ci dividiamo per varie direzioni di Ostia ed una delle direzioni era quella in cui incontravamo questa donna, insieme al marito, che è morto il 9 gennaio non per freddo ma per motivi di salute. Anche Tatiana aveva seri problemi di salute per via dell’alcolismo ed il freddo ha accelerato determinati percorsi. Queste sono persone già debilitate per via soprattutto dell’alcol, di cirrosi epatiche e così via. Noi incontravamo Tatiana e suo marito su una piazzetta, perché uscivano dalla piccola baracca dove si trovavano; ma di notte, loro stessi, non ci hanno mai permesso di andare dove stavano. La Comunità di Sant’Egidio era presente nel momento in cui Tatiana si è trovata in questa situazione, perché sta organizzando il funerale del marito. Non è facile infatti dare una sepoltura dignitosa a queste persone, a cui non viene riconosciuta neanche la dignità dopo la morte. E allora, probabilmente, sabato mattina faremo il funerale di Riccardo e poi cercheremo di seguire anche Tatiana, perché possa avere anche lei un funerale degno di una persona. Quindi, la Comunità di Sant’Egidio si trovava lì, perché stava riferendo a Tatiana tutto l’iter del funerale del marito. Hanno chiamato l’ambulanza che chiaramente non è voluta venire per via della neve. Hanno detto: “portatecela voi”. Allora la Comunità ha chiamato i carabinieri e con i carabinieri l’ambulanza è partita subito, ma quaranta minuti dopo che Tatiana si era sentita male. Se fosse venuta subito, probabilmente qualcosa in più si poteva fare.

    D. – Che reazione ha avuto la sua comunità di fronte alla morte di questa donna e soprattutto pensando che siamo nel 2012 e accade ancora una cosa di questo tipo...

    R. – La reazione della comunità è quella della Caritas: non è una reazione semplicemente emotiva, perché la comunità è impegnata 365 giorni all’anno in questo discorso. Più che altro è una sensazione di sconfitta, una sensazione di dire che “ce la stiamo mettendo tutta, però purtroppo accade”. Stiamo cercando di impegnarci con tutte le forze non solo della comunità parrocchiale, ma di tutto il territorio di Ostia, che sul campo della solidarietà è un territorio molto fecondo e fertile. Noi però avremmo voluto celebrare ad Ostia il 15 marzo una festa per non aver avuto nessun morto di freddo. Ce l’abbiamo messa tutta e continueremo ancora a mettercela tutta, perché non accada un’altra situazione del genere.(ap)

    Su questa “emergenza nell’emergenza”, Fabio Colagrande ha intervistato Roberta Molina, responsabile area ascolto e accoglienza, della Caritas diocesana di Roma:

    R. – Sono giorni che stiamo lavorando per questo piano di intervento sulla strada perché naturalmente da quando il freddo si è intensificato, tutte le sere sono uscite più pattuglie di volontari, di operatori specializzati che per la strada hanno tentato di contattare chiunque stesse in una situazione di emergenza.

    D. - Cosa può fare un cittadino che vuole segnalare uno di questi casi, a chi si deve rivolgere?

    R. – Allo 06.4457235. E’ il numero dell’ostello di via Marsala ed è da lì che partono alcune pattuglie che poi vanno su tutta la città. (bf)

    inizio pagina

    Siria: la comunità internazionale critica il veto di Russia e Cina alla risoluzione di condanna dell’Onu

    ◊   Ennesima giornata di violenza in Siria: circa 50 persone sono rimaste uccise negli scontri in diverse parti del Paese. Un’escalation che arriva all’indomani di altri 300 morti ad Homs e del veto di Russia e Cina ad una nuova risoluzione di condanna di Damasco da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Dura la reazione di tutti i Paesi occidentali, rammaricato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, per il quale il veto “indebolisce il ruolo dell’Onu”. Per Mosca il testo era “squilibrato” perché imponeva un cambiamento forzato alla Siria. Intanto desta sconcerto nella comunità internazionale la denuncia dell’organizzazione Human Rights Watch, che accusa l’Esercito e le Forze di sicurezza di Damasco di torture e uccisioni nei confronti di minori. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali all’Università di Firenze:

    R. – La Siria è un Paese profondamente diviso, e solo il forte regime degli Assad in 40 anni l’ha tenuto sotto controllo. Ora che il regime è in crisi, viene fuori tutto: gli odi passati, le preoccupazioni future. Quindi, questo non stupisce. Stupisce semmai che tutto ciò avvenga in una sorta di silenzio, perché in pratica in Siria non ci sono osservatori esterni.

    D. – E’ credibile che ci siano stati questi sanguinosi episodi nei confronti di minori?

    R. – Credo di sì, perché se si vuole controllare l’opinione pubblica, nulla è più utile che colpire i soggetti più deboli: in questo caso, i bambini.

    D. – Intanto, la comunità internazionale è spaccata su questa crisi siriana. Ci porteremo avanti questa spaccatura con quali conseguenze?

    R. – La prima spaccatura che in qualche modo si è risolta era all’interno della Lega araba, tra chi voleva interferire e quei Paesi conservatori che considerano l’interferenza in ogni caso negativa. La seconda spaccatura, quella che forse si può risolvere, è quella che vede la Russia isolata ma agguerrita. La Russia ha questa politica di difesa estrema del regime di Assad perché teme che un cambiamento di regime possa nuocere all’assetto che la Russia ha in Siria, e cioè alla base navale di Tartus; tenendo anche conto che tra esattamente un mese in Russia si voterà: quindi Putin non può mostrarsi debole di fronte ad una crisi internazionale, ma non può neanche mostrarsi troppo deciso perché la sua opinione pubblica interna potrebbe accusarlo, anche in questo caso, di essere profondamente antidemocratico. (gf)

    inizio pagina

    I giovani al centro dell’odierna Giornata per la Vita: “la vera giovinezza è nel servizio alla vita”, sottolinea il Papa

    ◊   I giovani al centro della XXXIV Giornata per la Vita. In questa occasione mons. Lorenzo Leuzzi, vescovo eletto ausiliare di Roma e incaricato per la Pastorale Sanitaria e Universitaria, ha presieduto, stamane nella chiesa di Santa Maria in Traspontina a Roma, una solenne Messa animata dalle Cappellanie delle Facoltà di Medicina e Chirurgia delle Università cittadine. Il servizio di Marina Tomarro.

    “Fare della propria vita un dono verso gli altri scoprire nella sessualità la via della gratuità e della dignità della vita umana che vale sempre per se stessa e non per qualcosa”. Questo l’invito di mons. Leuzzi nella celebrazione per la Vita, alla presenza di numerosi universitari delle Cliniche di ginecologia e ostetricia delle Università di Roma. Ma sul tema della Giornata “Giovani aperti alla vita”, ascoltiamo il commento di Massimo Moscarini, docente di Ginecologia all'Università La Sapienza di Roma.

    “I giovani sono il futuro e il futuro è quello a cui noi tutti dobbiamo guardare. E’ quindi molto importante che il giovane sia preparato ad affrontare un futuro che può presentarsi apparentemente più difficoltoso. Quindi, con serenità e con grande forza d’animo bisogna affrontare in modo particolare alcune cose, che credo siano alla base: la tutela della maternità, la tutela della fecondità, la tutela della vita nascente. Sono cose che è necessario affrontare in pieno, perché ne venga da qui una cultura profonda che sappia difendere questi valori, che sono fondamentali per avere veramente speranza nel futuro”.

    Quindi oggi diventa necessario educare i giovani al desiderio di aprirsi verso la vita. Ascoltiamo ancora il professor Moscarini.

    “Bisogna riappropriarsi di quel desiderio di genitorialità, che è fondamentale per le coppie, che quindi imparano a desiderare e ad amare di avere una famiglia, di avere dei figli, che sono fondamentali nella vita, perché danno speranza al futuro. Occorre quindi anche creare delle strutture sociali che permettano alle coppie di avere una gravidanza nei tempi giusti; va difesa poi la gravidanza stessa, che comprende il valore della vita e va difeso poi il neonato ed il bambino nelle sue varie fasi di crescita”.

    Alla celebrazione eucaristica erano presenti anche le mamme del progetto “Salvamamme”, che dal 1992 aiuta le donne e le famiglie in difficoltà, ad accogliere con gioia e dignità la vita nascente. Ascoltiamo la presidente Grazia Passeri.

    R. - Le mamme arrivano spesso dopo molte sofferenze. Quindi, bisogna aprire la porta con un sorriso. Il dono del corredino, il dono del passeggino, del cibo o di quello che serve è un momento che concretizza l’accoglienza. Tante volte “Salvamamme” riesce ad intervenire di fronte a pericoli gravissimi per la mamma e per il bambino.

    D. – Chi sono le donne che vi chiedono aiuto?

    R. – Innanzitutto, in questo momento, sono tante famiglie; poi abbiamo tantissimi immigrati sia africani che dell’Est europeo: sono persone spesso senza lavoro che non vogliono rinunciare al proprio bambino. Rispondere a tutto ciò mi sembra doveroso.(ap)

    inizio pagina

    Sei anni fa l'omicidio di don Andrea Santoro. La sorella Maddalena: 'ringrazio Dio per avercelo donato'

    ◊   Ricorre oggi il sesto anniversario della morte di don Andrea Santoro, il sacerdote fidei donum della diocesi di Roma, ucciso il 5 febbraio del 2006 mentre pregava nella sua parrocchia di Santa Maria in Trabzon, in Turchia. Numerose iniziative ricordano questo luminoso testimone del Vangelo e del dialogo. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza della sorella di don Andrea, Maddalena Santoro, raggiunta telefonicamente a Trabzon, dove si trova per una commemorazione del fratello:

    R. – Il mio sentimento, che mi accomuna a moltissimi parrocchiani o ex parrocchiani di don Andrea, è quello di ringraziare il Signore di averci dato don Andrea come parroco, come amico, come direttore spirituale, anche come fratello, come figlio se penso ai sentimenti di mia madre e di mia sorella. Ringraziare il Signore perché nonostante la sofferenza della privazione di don Andrea sentiamo che è un dono averlo avuto con noi, aver vissuto con lui, essere cresciuti con lui. Molti parrocchiani ricordano il cammino spirituale fatto con don Andrea e ricordano il passaggio di don Andrea: lo ricordano come una benedizione. Il primo sentimento è di riconoscimento e di riconoscenza verso il Signore per avercelo dato.

    D. – Quali sono secondo lei i frutti che si sono raccolti in questi anni sulla scorta della testimonianza luminosa di suo fratello Andrea?

    R. – I frutti sono sempre un po’ nascosti perché solo il Signore sa cosa capita nei cuori e nelle menti di ciascuno, sia cristiano che musulmano, che passa da queste parti, però la sorpresa è sempre questa: chiunque viene per la prima volta o per la seconda, chiunque passa di qui, sente veramente il desiderio e la spinta ad un cambiamento di vita nel senso di uniformarsi di più al messaggio evangelico, di uniformarsi di più a Cristo. Ci sono frutti a volte inaspettati: un sacerdote, don Massimiliano, anche lui Fidei donum, che era arriavto in Turchia da soli sei mesi, anche lui è venuto qui e ci ha raccontato di come ha sentito la spinta a venire e l’ha sentita dopo la morte di don Andrea. Credo che questo sia uno dei frutti più belli. (bf)

    inizio pagina

    Ancora violazioni verso le donne in Afghanistane e nuovo attentato a Kandahar. Intervista con Luca Lo Presti

    ◊   In Afghanistan continuano le violazioni nei confronti delle donne. E’ la denuncia di Luca Lo Presti, presidente della fondazione Pangea Onlus, impegnata da anni nel sostegno al mondo femminile. Di oggi la notizia di 9 vittime nell’ennesimo attentato a Kandahar, condannato fermamente dal presidente Karzai. Permangono dunque episodi di violenza di vario tipo, nonostante ci siano stati alcuni miglioramenti come ci conferma lo stesso Lo Presti, tornato da poco dall’Afghanistan. L’intervista è di Debora Donnini:

    R. – Abbiamo visto tempi migliori rispetto ad oggi, perché gli anni 2006, 2007 e 2008 facevano percepire molto più ottimismo. Oggi l’incertezza di un ritiro delle truppe nel 2014, l’avvicinamento di una fazione talebana verso il governo centrale afghano e la paura di un ritorno a regimi integralisti portano le persone ad avere molta prudenza nel muoversi. Molte donne hanno rinunciato al burqa e questo specialmente nelle parti più agiate di Kabul. Se però ci si sposta nelle periferie stesse della città o addirittura si esce e si va verso i villaggi, le donne hanno tutte il burqa. E’ vero che ora faceva molto freddo, la temperatura superava i 20 gradi sotto lo zero e nevicava, ma era rarissimo vedere nei villaggi donne per le strade.

    D. – Quando i talebani erano al potere, le donne non potevano essere visitate da un medico se non attraverso un telo con un piccolo foro, non potevano studiare e perfino leggere e dovevano girare completamente coperte dal burqa e questo solo per fare alcuni esempi… E’ ancora così per legge o almeno sul piano legale ci sono dei cambiamenti?

    R. – Il piano legale è completamente mutato: la legge non prevede più il disconoscimento della donna, ma bisogna distinguere tra quelle che sono le leggi centrali e quello che è poi la realtà dei fatti e questo specialmente nelle realtà tribali, dove gli stessi uomini indossano ancora l’abito tradizionale, portano le barbe lunghe e i turbanti e le donne non hanno mai dismesso i burqa. Oggi l’assistenza sanitaria alle donne è garantita, ma il problema è farle arrivare agli ospedali, perché sono i mariti che ancora tendono ad essere radicati in una mentalità quasi pre-islamica - di vergogna, onore e tutto quanto il resto - e quindi non permettono alle donne di accedere alle cure sanitarie. Di fatto le strutture sanitarie per le donne oggi sono accessibili.

    D. – Oggi le donne possono anche studiare…

    R. – E’ stata una grande sorpresa e credo che qualcuno si stupirà nel sentirmelo dire: al di là di Kabul e della zona nordest e nordovest che è già un po’ più liberalizzata da tempo, in questo mio ultimo viaggio sono stato anche a Kandahar, che è una roccaforte tipica talebana, e qui ho visto anche donne lavorare e bambine andare a scuola. Certo, la strada tra l’aeroporto e la città è ancora pericolosissima e controllata dai talebani. Questa però è la realtà urbana. Nelle aree extraurbane, quindi nei villaggi e tra le montagne, tutto questo non avviene: le donne sono ancora segregate e ancora oggi nella case e nei quartieri di Kabul si tende a privilegiare il figlio maschio, con l’alimentazione, con la scolarizzazione; se ci sono dei vestiti caldi si danno ai maschi e non alle femmine, perché si pensa che se muore una bambina ha meno importanza che se muore un maschio.

    D. – E’ vero che in Afghanistan la violenza sessuale non è solo verso le donne ma anche verso i ragazzini maschi?

    R. –Sì, è assolutamente vero. Questo avviene indistintamente per maschi e per femmine. Uno dei focus di Pangea è anche sui diritti dei minori e sul diritto all’infanzia. E’ un Paese dove l’infanzia è negata e dove il fenomeno dei bambini di strada è imperante. I bambini corrono rischi di ogni genere: dallo stupro alla possibilità di essere rapiti da trafficanti di esseri umani ed esportati come “pezzi di ricambio” per la compravendita di organi e anche per l’utilizzo a scopi sessuali in Occidente. (mg)

    inizio pagina

    La Lega del Filo d’Oro per i bambini sordo-ciechi: fino al 12 febbraio sms solidali. Intervista al segretario Bartoli

    ◊   La paura più grande per un bambino è il buio e più ancora il buio immerso nel silenzio. E’ questa la situazione limite in cui si trovano i bambini sordo-ciechi. A loro si dedica con amore, da 47 anni, la Lega del Filo d’Oro che con un équipe di educatori, fisioterapisti, medici e psicologi aiuta questi bimbi a comunicare con il mondo attorno a loro. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del segretario generale della Lega del Filo d’Oro, Rossano Bartoli:

    R. – Il lavoro degli operatori della Lega del Filo d’Oro, dopo una diagnosi molto approfondita fatta con vari specialisti, è quello di trovare il modo di comunicare con questo bambino: comunicare attraverso il tatto, comunicare stando proprio a contatto fisico con questo bambino per aprirlo al mondo esterno, per aiutarlo ad esprimere alcuni bisogni, i bisogni primari, per avviarlo verso un percorso che è un percorso molto lungo. Noi vediamo, però, nella nostra esperienza che questi bambini piano, piano riacquistano fiducia, riacquistano la capacità di comunicare. Nel momento in cui questi bambini si aprono al mondo esterno e cominciano a comunicare abbiamo anche una ricaduta molto positiva sulla stessa famiglia, perché la famiglia che viveva nell’angoscia, nella sfiducia, capisce che anche suo figlio può vivere in una maniera, seppure diversa, ma certamente dignitosa, ricca e con il quale può anche lei comunicare.

    D. – L’amore è fondamentale...

    R. – Io direi che l’amore è sempre fondamentale, nel senso che avere un’attenzione che appunto nasce dal cuore verso gli altri fa la differenza. Nel nostro caso, però, l’amore deve essere sempre accompagnato da una forte professionalità, perché aiutare un bambino che nasce in queste condizioni, aiutare un adulto o un giovane che per vari motivi può diventare sordo-cieco, presuppone avere una reale conoscenza delle problematiche e delle modalità per entrare in contatto e per sviluppare tutto ciò che è possibile in questi bambini, in questi giovani, in questi adulti.

    D. – Come aiutare la Lega del Filo d’Oro?

    R. – In queste settimane noi abbiamo un’ulteriore opportunità, che è quella di avere avuto la disponibilità da parte delle principali compagnie telefoniche di poter donare alla Lega del Filo d’Oro attraverso la formula dell’sms solidale. Quindi, noi abbiamo un numero fino al 12 febbraio, che vale per la Lega del Filo d’Oro e questo numero è il 45506. Con un semplice sms o con una telefonata anche dal telefono fisso è possibile donare da due fino a cinque euro.(ap)

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Irlanda: i vescovi raccomandano semplicità e modestia per comunioni e cresime

    ◊   In un tempo di crisi e recessione economica, i vescovi e i sacerdoti irlandesi si dicono “molto preoccupati” per i costi sempre crescenti che vengono supportati dalle famiglie per le cerimonie delle prime comunioni e delle cresime dei loro figli e raccomandano semplicità e modestia. Con una nota ufficiale ripresa dall’agenzia Sir sulla “importanza del significato della fede nella celebrazione dei Sacramenti”, la Conferenza episcopale irlandese interviene nel dibattito pubblico che è nato in Irlanda a proposito dei costi commerciali sostenuti per la celebrazioni di prime comunioni e cresime. “L'obiettivo principale della Prima Comunione – scrivono vescovi e sacerdoti - è l'accoglienza per la prima volta del Corpo di Cristo da parte del bambino, e la continua crescita della sua vita spirituale”. Dunque, “le cerimonie della Prima Comunione e della Cresima sono giorni importanti e dovrebbero essere occasioni memorabili, felici per il bambino, i suoi genitori, i nonni, i fratelli, i compagni di classe”. Ma se tutto ciò – avvertono i vescovi – è causa di “stress” per la famiglia, occorre fare un passo indietro. I vescovi lanciano un suggerimento e un consiglio: “gli aspetti celebrativi che si svolgono al di fuori delle cerimonie sacramentali devono essere equilibrati e appropriati per l'occasione”. La festa può dunque svolgersi nelle parrocchie coinvolgendo con ”semplicità” la comunità di fede, “in modo che il significato di fede non vada perduto”. (R.P.)

    inizio pagina

    India: incontro interreligioso a Mumbai per promotori di pace

    ◊   L’India ha urgente bisogno di formare le coscienze dei giovani, i leader del futuro, a valori come l'armonia, la pace e la giustizia, celebrando la sua “unità nella diversità”: è quanto emerso da un recente incontro interreligioso organizzato nei giorni scorsi a Mumbai dalle Figlie di San Paolo, in collaborazione con l’Associazione indù “Bandra” e la scuola islamica “Anjuman-I-Islam”, sul tema “Formare i leader per il domani”. “Siamo figli di Dio e cittadini di questa grande nazione: lavoriamo insieme per il miglioramento del nostro popolo” ha esortato suor Chakkalackal, delle Figlie di San Paolo, coordinatrice e promotrice dell’incontro, davanti a una platea di giovani di diverse comunità religiose. L'oratore principale, Joe Monteiro, esperto nel campo delle Risorse umane - riferisce l'agenzia Fides - ha illustrato ai giovani le caratteristiche di un leader: “Essere amorevole, sprizzare entusiasmo, aiutare gli altri a sviluppare la propria personalità”. Monteiro ha descritto il leader come una persona che possiede valori quali l’ascolto, la sincerità, la fiducia in se stessi, l'intelligenza, il saper pensare e mettere insieme nuove idee. “E’ bene ricordare che nessuno è un leader nato: ognuno è chiamato a utilizzare i talenti ricevuti da Dio” ha rimarcato. Secondo suor Pauline, delle Figlie di San Paolo, nell’India di oggi, pervasa da fermenti di radicalismo religioso, i giovani possono dare testimonianza di un’ampia e generosa collaborazione fra i vari gruppi religiosi, nell’ottica del bene comune della società. Una grande responsabilità, ha sottolineato, è nelle mani delle famiglie, dove i bambini “imparano le basi delle relazioni morali e umane”. “E’ responsabilità dei genitori – ha concluso - nutrire i loro figli con i valori dell’amore, del perdono, della pace, della sincerità e soprattutto dell’onestà e della giustizia. L'integrazione di questi valori può rendere i bambini cittadini responsabili, e quindi buoni leader di domani”. (R.P.)

    inizio pagina

    Hong Kong: le iniziative pastorali della Chiesa per l’aumento dei battezzati

    ◊   In vista della Quaresima e considerando il continuo aumento dei battezzati registrato negli ultimi anni nella comunità cattolica di Hong Kong, la Chiesa locale ha intensificato la formazione della fede perché i neo battezzati possano avere delle basi solide, incoraggiando l’accompagnamento spirituale e pastorale delle parrocchia. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), l’anno scorso ci sono stati 6.200 battesimi di adulti e neonati. Tale numero richiede un adeguato e intensificato impegno pastorale da parte di tutte le parrocchia per rispondere alle esigenze dei nuovi membri della Chiesa. Secondo padre Giorgio Pasini, parroco della parrocchia di S. Andrea, “a partire dall’Avvento abbiamo aggiunto la celebrazione di una Messa la sera della domenica, richiesta dall’aumento dei fedeli. Quando è stata inaugurata la parrocchia c’erano circa 90 battezzati l’anno, ora sono aumentati fino a 170. Così abbiamo aumentato il numero delle Messe, diversificato i gruppi pastorali (liturgico, chierichetti, lettori, coro) dando vita anche ad un gruppo che si occupa esclusivamente dei bambini consentendo agli adulti di partecipare alla Messa tranquillamente. L’Associazione Cattolica dei Laici di Hong Kong ha evidenziato che Hong Kong è una comunità povera di vocazioni sacerdotali ma con un continuo aumento dei fedeli laici. Per cui ha sottolineato l’importanza della consapevolezza dei laici circa il loro impegno di formazione, sia per sé stessi che per accompagnare spiritualmente i neo battezzati. (R.P.)

    inizio pagina

    Australia: al via i preparativi per il Congresso nazionale dei media cattolici

    ◊   “Comunicare il mondo. Messaggi senza tempo, nuovi media”: è questo il tema del Congresso australiano dei mass media cattolici, che si terrà a Sydney dal 30 aprile al 1.mo maggio. L’incontro, informa una nota, è organizzato dalla Conferenza episcopale australiana, tramite la Commissione per le Comunicazioni sociali, e si pone l’obiettivo di “radunare insieme mass media cattolici, cristiani, laici, persone che lavorano negli enti ecclesiali e chiunque sia interessato a come comunicare il messaggio del Vangelo nella società contemporanea. “Il Congresso – scrive mons. Peter Ingham, presidente della Commissione episcopale per le Comunicazioni sociali – guarderà anche al fenomeno dei social network e a come la Chiesa usi Facebook e Twitter per diffondere il messaggio di Cristo nel mondo”. L’incontro è quindi aperto “ai professionisti dei mass media, agli educatori ed al personale ecclesiastico, nella speranza di offrire loro uno sviluppo ed una formazione professionale”. Ad aprire il convegno, sarà mons. Paul Tighe, segretario del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali; le sessioni in programma tratteranno temi specifici come l’e-conference, la pubblicazione di video sul web, le nuove tecnologie per l’evangelizzazione, il rapporto tra l’etica ed i nuovi media. Previste anche due celebrazioni eucaristiche, una in apertura ed una in chiusura del congresso. A fare da filo rosso dell’evento sarà comunque il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali dello scorso anno, dedicato proprio al tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale”: in esso, il Papa scriveva che “le nuove tecnologie non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa, per cui si può affermare che si è di fronte ad una vasta trasformazione culturale. Con tale modo di diffondere informazioni e conoscenze, sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”. (I.P.)

    inizio pagina

    Francia: a Rennes incontro degli studenti promosso dalla pastorale universitaria

    ◊   “Essere ambasciatori di Cristo e protagonisti del cambiamento rafforzando la propria testimonianza di fede e offrendo una solidarietà concreta agli altri studenti e persone in difficoltà, vicine e lontane”. Questa l’esortazione rivolta dai vescovi francesi nel messaggio per la prima edizione di "Ecclesia Campus", incontro nazionale degli studenti che si conclude oggi a Rennes, in Bretagna. All'evento, promosso dalla Pastorale universitaria, insieme all’Associazione cristiana studentesca e in collaborazione con la diocesi di Rennes, partecipano circa 2.500 studenti da un centinaio di città universitarie di tutta la Francia che si confronteranno sul tema "Chiesa una e diversa, al servizio della società". L’incontro, evidenzia il messaggio dei vescovi, sarà un’occasione per dimostrare “l’attenzione della Chiesa per l’educazione superiore e per quei giovani che vogliono approfondire il dialogo tra fede e ragione”. Una Chiesa - sottolineano i presuli francesi – che apre le porte ai giovani “perché possano incontrare Cristo che illumina le loro intelligenze, rafforza l’impegno e offre a tutti l’amore di Dio”. Nel corso della due-giorni sono previsti 35 atelier tematici, 7 grandi conferenze, momenti di festa e di preghiera. Gli studenti avranno l'occasione anche di incontrare i principali interlocutori coinvolti: il cardinale Philippe Barbarin, Elena Lasida, Jacques Barrot, padre Alois di Taizé, il vescovo Pierre d'Ornellas e di approfondire con loro le grandi questioni sociali. (A cura di Lisa Zengarini)

    inizio pagina

    Cile: bambini e adolescenti indigeni sono più vulnerabili rispetto ai loro coetanei

    ◊   L’8,7% dei bambini e ragazzi cileni minori di 18 anni appartiene ad un gruppo indigeno, e tale realtà li pone in una situazione di maggiore vulnerabilità rispetto ai loro coetanei non indigeni. Un recente studio realizzato dal Ministero dello Sviluppo sociale del Cile e dal Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (Unicef), intitolato “Incluir, Sumar y Escuchar – Infancia y Adolescencia Indígena” ha preso in considerazione la popolazione infantile e adolescenziale negli anni compresi dal 1996 al 2009. Dai dati raccolti emerge che la povertà è presente nella vita del 26,6% dei bambini e adolescenti cileni indigeni, mentre tra i non indigeni tale percentuale è più bassa, attestandosi al 21,7%. Inoltre il 23,1% delle famiglie con bambini indigeni è al di sotto della soglia di povertà, mentre la stessa situazione riguarda solo il 17,6% delle famiglie non indigene. Dopo aver sottolineato la “femminilizzazione della povertà indigena”, lo studio - riferisce l'agenzia Fides - rileva che “le donne presentano un ritardo nell’inserimento lavorativo, che si accentua nelle zone rurali ed indigene”, inoltre la loro situazione contrattuale è più instabile. Il reddito medio di un capofamiglia dove sono presenti bambini è più basso nel caso di donne capofamiglia. Le donne capofamiglia con popolazione infantile indigena che vivono in un contesto urbano percepiscono il 78% del reddito percepito dagli uomini capofamiglia con le stesse caratteristiche. Le donne a capo delle famiglie rurali, composte da bambini e adolescenti indigeni, invece percepiscono il 54% dei guadagni degli uomini capofamiglia nella stessa situazione. L'educazione prescolare e primaria presenta dati simili sia per i bambini indigeni che non indigeni: la differenza nell’accesso all'istruzione emerge nelle prime fasi dell’istruzione secondaria e superiore: il 29,9% dei non indigeni accede all'istruzione superiore, mentre tra gli indigeni questa cifra è inferiore al 20%. L’ 89,4% della popolazione indigena infantile non parla né comprende la sua lingua di origine. (R.P.)

    inizio pagina

    Messico: i ragazzi di strada creano una rete sociale per sopravvivere

    ◊   Secondo un ricercatore dell’Universidad Nacional Autónoma de México (Unam), i bambini di strada di Città del Messico per crescere e sopravvivere hanno bisogno di far parte di una rete sociale di sostegno che offra loro identità, radici e l’opportunità di ottenere soddisfazioni. Per la strada, che esercita su di loro un certo fascino perché suppone evasione dalle problematiche familiari, i bambini adottano un modo di vivere da adulti. Imparano a sopravvivere da soli ma relazionandosi sempre con gli altri. Hanno tra gli 8 e i 12 anni di età e trascorrono le giornate schivando le macchine nei quartieri della zona sud di Città del Messico. Vendono caramelle, gomme da masticare, sigarette, lavano i vetri delle automobili, guadagnando tra 150 e 250 pesos al giorno. Quelli di loro che rientrano in questo stile di vita - riferisce l'agenzia Fides - ne traggono un sistema di valori e di solidarietà, condividono i guadagni con le madri adolescenti o con quelli che non riescono a lavorare. Integrandosi in questa maniera si difendono dalle aggressioni degli automobilisti, della polizia e dagli altri pericoli, come quelli contro i quali si trovano altri bambini ai quali non è permesso lavorare agli angoli delle strade o che vengono sfruttati da adulti viziosi. In cambio di questa solidarietà i minori che hanno abbandonato le rispettive case e famiglie ricevono tutela, affetto e protezione che limitano la loro ansia della separazione. Il sistema della rete sociale è anche una buona alternativa per affrontare la solitudine, il freddo e l’insicurezza oltre che una risorsa per soddisfare singole necessità. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 36

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.