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Sommario del 02/02/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Giornata della Vita Consacrata: la riflessione di mons. Braz de Aviz e di una laica consacrata
  • L'arcivescovo di New Orleans: Obama non ci può chiedere di violare la nostra coscienza su abortivi e contraccettivi
  • Altre udienze e nomine
  • Simposio a Roma sugli abusi compiuti su minori da esponenti del clero: intervista con mons. Scicluna
  • Presentata la mostra "L'universo dentro e fuori di noi" con il contributo della Specola Vaticana
  • Il Collegio cardinalizio conta 107 elettori e 84 non elettori. Il 18 febbraio il Concistoro per la creazione di 22 cardinali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Angela Merkel in Cina: "L'Europa sulla strada della ripresa"
  • Egitto. Tre giorni di lutto nazionale per gli scontri di Port Said: oltre 70 i morti
  • I risvolti sociali e psicologici della disoccupazione: commenti di De Masi e Tundo
  • Gelo e neve in Europa. Circa 100 morti. Black out e disagi ai trasporti
  • La crisi in Italia colpisce soprattutto l'occupazione femminile
  • Usa, identificata proteina responsabile dell'Alzheimer: "Entro tre anni la sperimentazione umana"
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • La Russia non blocca l’esportazione di armi verso Damasco. Gli Usa: l’Onu fermi la repressione
  • Continua la sofferenza della Chiesa in Cina
  • Afghanistan: dal 2013 fine dei combattimenti per le forze della Nato
  • Kuwait: urne aperte per il rinnovo del parlamento. Opposizione favorita
  • Somalia. Mons. Bertin: la comunità internazionale aiuti a ripristinare un “governo operativo”
  • Colombia: catturati i presunti autori dell’attentato a Tumaco attribuito alle Farc
  • Consiglio d’Europa sui rom: basta “razzismo e discriminazioni”, servono “misure inclusive”
  • Aumentati negli ultimi anni i fedeli cattolici di Hong Kong
  • Regno Unito. Convegno promosso dalla Conferenza episcopale sul disagio psichico
  • Sri Lanka: i lavoratori del the chiedono al governo di donare nuovi terreni come promesso
  • Alaska: allarme per il Vulcano Cleveland, allerta per possibili rischi al traffico aereo
  • Spentasi a 88 anni Wisława Szymborska, celebre poetessa polacca, Nobel per la letteratura nel 1996
  • Presentazione del progetto “Oratorionline” avviato nella diocesi di Perugia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Giornata della Vita Consacrata: la riflessione di mons. Braz de Aviz e di una laica consacrata

    ◊   Benedetto XVI presiederà, stasera alle 17.30 nella Basilica Vaticana, la celebrazione dei Vespri della Festa della Presentazione del Signore, in occasione della XVI Giornata della Vita Consacrata. Sull’importanza di questa ricorrenza, voluta dal Beato Karol Wojtyla, Silvonei Protz ha intervistato l’arcivescovo João Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica:

    R. – Questo ha un significato molto importante, perché ci ricorda che i consacrati sono chiamati ad una vita fatta di alcuni valori un po’ speciali, che appartengono sia al presente della vita umana ma anche al futuro. É il caso, per esempio, della consacrazione fatta nella verginità, nel celibato, che non si può capire solo dal lato umano; è qualcosa di più grande, una luce più grande, che ci pone molto vicino a Gesù per vedere delle cose che si vedono nel Regno di Dio. Ma non per una grandezza personale, ma giustamente, per il fatto che questa è una scelta di amore verso Dio. Il fatto che alcune persone siano consacrate oggi nel mondo - sono un milione e trecentomila in più di duemila congregazioni ed ordini religiosi - fa sì che queste siano dei punti saldi, forti, per la costruzione della chiesa per andare avanti in questo senso. È un mondo che oggi ha le sue difficoltà, però è un mondo che sta riscoprendo la bellezza della propria vocazione. La Chiesa avrà sempre bisogno dei consacrati!

    D. - Lei sta partendo per l’Africa, per un incontro con gli uomini e le donne di vita consacrata del Paese..

    R. - È un avvenimento che coinvolge tutto il continente africano, non una nazione ma tutte la nazioni. Il 4 febbraio vivremo a Kampala la Giornata mondiale dei consacrati. In questo senso i religiosi cercano un cammino, cercano di poggiare la loro strada, la loro vocazione e consacrazione anche in questo andare insieme. Mi sembra che ciò sia molto bello in quanto rappresenta anche una delle decisioni o dei richiami del Sinodo per l’Africa. Il tema che hanno scelto è collegato alla nuova evangelizzazione perché dicono “Passione per Cristo, passione per l’Africa”, poi aggiungono “Essere testimoni della Verità”, affinché l’Africa e il mondo vivano l’esperienza della comunione e anche della ricostruzione della pace tra le nazioni, cioè del perdono, della riconciliazione. Vado proprio con questa gioia di assistere a tutta questa crescita e di poter sentire questo ambiente del mondo consacrato lì in Africa.(bi)

    Ed oggi è un giorno di festa anche per i laici consacrati, che professano i voti di povertà, castità e obbedienza pur rimanendo nel mondo. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza di Anna Maria Gustinelli, laica consacrata dell’Istituto Maria Santissima Annunziata, fondato dal Beato Giacomo Alberione:

    R. - La mia consacrazione, come quella di tante, è la risposta ad una chiamata precisa da parte di Dio di vivere totalmente la consacrazione, con i consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, in mezzo al mondo in mezzo alla gente, alla vita quotidiana di tutti giorni. La consacrazione è unica per chi vive nel monastero, nella vita comunitaria, o per noi: è il modo diverso di viverla e di viverla la dove il Signore ci ha messo. Per me, personalmente, sono stati quasi 40 anni di vita di insegnamento nella scuola e poi in mezzo ai giovani con i quali ancora continua a operare e a lavorare.

    D. - Che tipo di reazione ha la gente comune, in particolare i giovani, di fronte a una dimensione così particolare?

    R. - All’inizio nessuno immagina la nostra scelta, però poi quando ci frequentano nell’ambiente di lavoro o nell’ambiente di apostolato, gli interrogativi vengono fuori e ci fanno proprio domande concrete. Molte volte i miei alunni mi hanno chiesto: perché non si è sposata? Io ho spiegato a loro il perché. I giovani rimangono molto colpiti perché hanno sete di conoscere Gesù ma anche di vivere per Lui, tanto che io ho avuto esempi di persone che quando hanno conosciuto la mia consacrazione hanno voluto approfondirla e poi l’hanno abbracciata, sia ragazzi che ragazze.

    D. - Le "Annunziatine" si propongono di fare del mondo il proprio chiostro…

    R. - Il beato Giacomo Alberione, fondando la famiglia, ha fondato anche il nostro istituto di consacrate nel mondo. Lui ci ha insegnato che se la consacrazione nel mondo non è vissuta con un animo contemplativo, quindi con una forte preghiera, non può reggere. E’ una vocazione molto attuale oggi: nella nostra società, sempre più pagana, che vuole allontanare Dio dal centro della sua vita, il Signore mette in questa società persone consacrate a Lui totalmente. Noi ci ispiriamo a Maria quando ha detto il suo sì. Il Signore ci porta ovunque con la sua forte presenza perché possiamo cercare di donare Lui, l’unica salvezza dell’uomo, in tutti gli ambienti. (bf)

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    L'arcivescovo di New Orleans: Obama non ci può chiedere di violare la nostra coscienza su abortivi e contraccettivi

    ◊   La Chiesa degli Stati Uniti è in queste settimane al centro degli incontri con Benedetto XVI e i dicasteri della Curia Romana, per via dell’alternarsi di gruppi di presuli in visita ad Limina. Questa mattina, il Papa ha ricevuto in udienza alcuni vescovi della zona nord-est del Paese, mentre nei giorni scorsi ha fatto visita al Pontefice, fra gli altri, anche l’arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Aymond. Tra i temi trattati c’è stato anche quello della recente decisione dell’Amministrazione Obama di obbligare tutte le strutture ospedaliere americane, comprese quelle cattoliche, a fornire - a partire dal prossimo anno - contraccettivi e prodotti abortivi nei propri programmi sanitari. Una scelta nettamente osteggiata dall’episcopato americano, come lo stesso mons. Aymond racconta al microfono di Christopher Altieri, della redazione inglese della nostra emittente:

    R. – This is extremely disappointing that the government…
    Suscita grande contrarietà il fatto che il governo abbia assunto questa posizione. Come sappiamo tutti, questa decisione non ha precedenti; è importante, quindi, che noi in quanto popolo di Dio e come leader religiosi, insieme con la nostra gente, prendiamo una posizione determinata. Dobbiamo esprimere la nostra contrarietà, e anche il nostro disorientamento, perché noi credevamo che gli Stati Uniti fossero un Paese fondato sull’autonomia, la giustizia e la libertà: sembra invece che non sia così…

    D. – Concretamente, quali sono le opzioni, giunti a questo punto?

    R. – I always believe that we must go through dialogue, prayer, discernment…
    Sono sempre convinto che si debba agire attraverso il dialogo, la preghiera e il discernimento. Non dobbiamo assumere posizioni estreme né compiere azioni estreme, in questa fase. Penso quindi al dialogo, alla riconciliazione, al compromesso… insomma, sono speranzoso. Peraltro, non so se “speranzoso” sia la parola giusta, perché a tutt’oggi l’Amministrazione non ha manifestato alcuna volontà di venirci incontro per un qualsiasi negoziato. Credo sia chiaro che noi, come cristiani e come cattolici, non dovremmo accettare che qualcuno ci imponga di violare la nostra coscienza: è un fatto tra noi e Dio e noi non possiamo e non dobbiamo fare quel che crediamo sia sbagliato. Vede, ciò che in tutta questa situazione mi provoca confusione è che noi non andiamo affermando che tutti negli Stati Uniti devono credere in quello che crediamo noi, né chiediamo che tutti, negli Stati Uniti, si comportino come noi ci comportiamo. Noi diciamo semplicemente: crediamo in alcuni determinati valori legati alla vita, e dunque, in quanto individui, non possiamo violare la nostra coscienza. E che il governo replichi qualcosa del tipo “la tua religione te la vivi in casa tua, nella tua chiesa, ma quando esci nel mondo saremo noi ad indicarti come vivere i tuoi principi”, io credo che questa sia una faccenda molto, molto seria. (gf)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, e il cardinale Giovanni Lajolo, presidente emerito della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano e Presidente emerito del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

    In Honduras, il Papa XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Juticalpa, presentata da S.E. Mons. Tomás Andrés Mauro Muldoon, O.F.M., in conformità al canone 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede S.E. Mons. José Bonello, O.F.M., finora Vescovo Coadiutore della medesima diocesi.

    In Canada, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Mont-Laurier (Canada) presentata per raggiunti limiti di età da S.E. Mons. Vital Massé. Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Mont-Laurier S.E. Mons. Paul Lortie, finora Vescovo titolare di Gerpiniana ed Ausiliare di Québec. S.E. Mons. Paul Lortie è nato il 17 marzo 1944 a Beauport, nell’arcidiocesi di Québec. Dopo aver frequentato le scuole primarie, è entrato presso il Seminario "Sacré-Cœur de Saint-Victor de Beauce" dove ha svolto gli studi classici per poi passare al Seminario Maggiore di Québec per la Teologia. Ha conseguito la Licenza in Teologia presso l’Università di Laval.
    È stato ordinato sacerdote il 16 maggio 1970. Dal 1970 al 1972 è stato nell’équipe del Seminario di Saint-Victor per poi iniziare gli studi a Parigi (Francia) presso l’ "Institut de Catéchèse" . Rientrato in Canada nel 1974 ha proseguito la sua formazione presso la Facoltà di Scienze dell’Educazione dell’Università di Laval conseguendo nel 1976 un "Certifié en études collégiales". Nominato Responsabile dell’Ufficio diocesano dell’Educazione ha svolto tale ministero fino al 1983, quando è diventato Segretario Generale aggiunto per l’Educazione presso l’Assemblea dei Vescovi del Québec. Nel 1989 è stato scelto quale Direttore dell’Ufficio per la Pastorale delle Vocazioni e Membro del Comitato diocesano per il Diaconato e del Consiglio Presbiterale. È stato anche Direttore dell’Ufficio diocesano delle Comunità Cristiane nel 1992 e Accompagnatore delle Vergini consacrate fino al 1994. Nel 1995 è stato nominato Parroco nella "regione" di Notre-Dame de Portneuf et De-Chambault e nel 1999 Parroco a Saint-Jean-Baptiste de Québec e Amministratore delle parrocchie di Saints-Martyrs-Canadiens e Notre-Dame-du-Chemin. Nel marzo del 2008 è stato eletto Vicario episcopale di quattro regioni pastorali: Aminate, Lotbinière-Bois-Francs, Chaudière e Rive-sud. Il 7 aprile 2009 è stato nominato Vescovo titolare di Gerpiniana e Ausiliare di Québec. Ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 24 maggio.

    Sempre in Canada, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Trois-Rivières, presentata per raggiunti limiti di età da S.E. Mons. Martin Veillette. Il Papa ha nominato Vescovo di Trois-Rivières S.E. Mons. Joseph Luc André Bouchard, finora Vescovo di Saint Paul in Alberta. S.E. Mons. Joseph Luc André Bouchard è nato a Cornwall, in Ontario, il 18 novembre 1949. Dopo aver frequentato gli studi teologici presso il Collegio domenicano a Ottawa, è stato ordinato sacerdote il 4 settembre del 1976. Ha, quindi, continuato la sua formazione a Roma e a Gerusalemme in Sacra Scrittura. Rientrato nella diocesi di Alexandria-Cornwall ha svolto il suo ministero pastorale presso alcune parrocchie diocesane e ha insegnato al Seminario Maggiore di Montréal. Dal 1991 al 1994 ha fatto parte dell’équipe di formazione del Seminario di St-Joseph d’Edmonton, divenendone Rettore nel 2000. L’8 settembre 2001 è stato nominato Vescovo di Saint-Paul in Alberta ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il successivo 9 novembre.

    In Colombia, il Papa ha nominato Vescovo di Montelíbano il Rev.do Luis José Rueda Aparicio, del clero della diocesi di Socorro y San Gil, finora Vicario Episcopale per la pastorale. Il neo vescovo è nato a San Gil il 3 marzo 1962. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia nel Seminario Maggiore "San Carlos" della diocesi di Socorro y San Gil, e quelli teologici nel Seminario Maggiore dell’arcidiocesi di Bucaramanga. Ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per la diocesi di Socorro y San Gil il 23 novembre 1989. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: Parroco in Albania; Parroco in Curití; Professore del Seminario Maggiore; Parroco in Pinchote; Direttore dell'anno propedeutico del Seminario Maggiore; Parroco in solidum in Mogotes; Parroco in Barichara; Vicedirettore del Segretariato diocesano per la pastorale sociale; Rettore dell'Istituto tecnico per lo sviluppo rurale e Vicario Episcopale per la pastorale diocesana.

    In Messico, il Pontefice ha nominato Vescovo Prelato di El Salto il Rev.do P. Juan María Huerta Muro, O.F.M., finora Ministro Provinciale della Provincia Francescana del "Beato Fr. Junípero Serra". Il Rev.do P. Juan María Huerta Muro, O.F.M., è nato a Guadalajara il 9 aprile 1962. Ha frequentato le scuole primarie a Guadalajara e nel 1981 è stato accolto nel Noviziato dei Frati Minori Francescani di Guadalajara. Ha studiato filosofia nel seminario francescano di Zapopan e teologia presso l’Istituto Teologico Francescano di San Pedro Garza García (Nuevo Laredo). Ha conseguito il titolo di Licenza in Diritto civile presso l’Università di Tijuana. Il 10 aprile 1988 ha emesso i voti solenni nella Congregazione dei Frati Minori Francescani e il 1° luglio 1989 è stato ordinato sacerdote. Ha ricoperto i seguenti incarichi: Maestro degli Juniores e dei Postulanti a Tijuana e Vicente Guerriero, Amministratore Parrocchiale e Decano del Consiglio Presbiterale dell’arcidiocesi di Tijuana. Nel 2006 è stato nominato Ministro Provinciale della Provincia del "Beato Fr. Junípero Serra". Attualmente è anche Vicario Episcopale per la vita consacrata dell’arcidiocesi di Tijuana.

    In Nigeria, Benedetto XVI ha nominato Vicario Apostolico di Kontagora il Rev. Sac. Bulus Dauwa Yohanna, assegnandogli la sede titolare vescovile di Scebaziana. Il Rev.do Sac. Bulus Dauwa Yohanna è nato il 15 dicembre 1970 a Vuroro, Agwara Local Government Area, Niger State, nel Vicariato Apostolico di Kontagora. Ha completato i suoi studi di Filosofia e Teologia al Seminario Maggiore SS. Peter and Paul, Bodija, Ibadan, terminando nel giugno 1997. È stato ordinato sacerdote il 10 gennaio 1998 per la diocesi di Illorin. Si è incardinato poi a Kontagora, al momento dell’erezione del Vicariato, il 17 agosto 2002. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti Uffici e ulteriori studi: 1998-2000: Vicario parrocchiale a St. Michael’s Cathedral, Kontagora; 2000-2002: Parroco a St. Michael’s Cathedral, Kontagora; 2003-2008: Parroco a St. Mark, Nsanji Nloso Parish; 2000-2008: Coordinatore della Commissione Giustizia, Sviluppo e Pace e Presidente della Commissione Sviluppo Integrato; 2002-2008: Segretario del Masuga Managment Committee; 2000-2008: Membro della Commissione Vocazionale; 2006-2008: Presidente del Comitato Liturgico e Presidente del Consiglio dei Sacerdoti; 2008-2011: Studi in Teologia Pastorale all’Istituto Cattolico dell’Africa dell’Ovest (CIWA), a Port-Harcourt. Dal 2011 collabora con l’Amministratore Apostolico di Kontagora come Segretario esecutivo.

    In Venezuela, il Paoa ha nominato Vescovo Ausiliare della diocesi di Barcelona il Rev.do Mons. José Manuel Romero Barrios, del clero della medesima diocesi, finora Vicario generale, assegnandoli la sede titolare di Materiana. Il Rev.do Mons. José Manuel Romero Barrios è nato a Pariaguán, diocesi di Barcelona, il 9 aprile 1955. Ha compiuto gli studi ecclesiastici di Filosofia nel Seminario Maggiore Interdiocesano di Caracas, e quelli teologici nella Pontificia Università Gregoriana a Roma, ottenendo la Licenza in Teologia Dogmatica. Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 1° dicembre 1979 per la diocesi di Barcelona. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto i seguenti incarichi: Viceparroco di "San Juan Bautista" in Aragua di Barcelona; Vicerettore e Prefetto di disciplina del Seminario Minore di Barcelona; Rettore del Seminario Minore; Parroco di "Nuestra Señora del Carmen" a Barcelona; Parroco della Cattedrale di Barcelona; Vicedirettore dell’Istituto Universitario/Seminario interdiocesano "Santa Rosa de Lima" di Caracas; Rettore del Teologato del Seminario Interdiocesano di Caracas; Vicerettore dell’Università "Santa Rosa de Lima" di Caracas; Vicario Episcopale per la pastorale; Parroco di "El Espíritu Santo" a Barcelona. Dal 2007 è Vicario generale della diocesi di Barcelona. Dal 1991, anche Cappellano Militare a Barcelona.

    Nella Repubblica Democratica del Congo, il Pontefice ha nominato Ausiliari per l’arcidiocesi di Kinshasa il Rev.do P. Timothée Bodika Mansiyai, P.S.S., Rettore del Seminario Filosofico di Kinshasa e Consigliere Generale della Compagnia dei Padri Sulpiziani, assegnandogli la sede titolare vescovile di Naiera; e il Rev.do Sébastien Muyengo Mulombe, del clero di Kinshasa, attualmente studente all’Università di Lovanio (Belgio), assegnandogli la sede titolare vescovile di Strathernia. Il Rev.do P. Timothée Bodika Mansiyai, Sulpiziano, è nato il 1° gennaio 1962 a Kinshasa. Dopo gli studi secondari al Collegio "Bonsomi" (già Collegio Pie XII) dei Gesuiti a N’djili, Kinshasa, è entrato nel Seminario Maggiore St André Kaggwa a Kinshasa, per gli studi di Filosofia e successivamente nel Seminario Universitario Jean Paul I di Kinshasa, per quelli di Teologia, conseguendo anche la Licenza. Il 1° agosto 1990 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Kinshasa. Dal 1993 è membro della Compagnia dei Padri Sulpiziani. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1990-1991: Parroco ad interim a St Cyprien; 1990-1992: Economo e professore di Teologia Morale nel Seminario Maggiore Jean XXIII e in altri Istituti religiosi; 1992-1993: Formazione Solitude sulpicienne a Lione, in Francia; 1993-2001: Direttore Spirituale e Professore al Seminario Maggiore Jean XXIII e al medesimo tempo Cappellano di un lebbrosario a Kinshasa; 2000: Iniziatore del progetto culturale e spirituale per la pace nella RDC, Cri du Congo; 2001-2005: Formatore nel Seminario Regionale di Tolosa in Francia; 2001-2007: Dottorato in Teologia Morale all’Istituto Cattolico di Tolosa, in Francia. Dal 2007 è Rettore del Seminario St André Kaggwa, Professore di Filosofia e di Teologia Morale e Consigliere Generale della Compagnia dei Padri Sulpiziani.

    Il Rev.do Sébastien Muyengo Mulombe è nato l’8 maggio 1958 a Bukavu. Dopo la scuola elementare a Bukavu e poi a Kinshasa, è entrato nel Seminario Maggiore St André Kaggwa, a Kinshasa, per gli studi di Filosofia (1979-1982), e successivamente nel Seminario Universitario Jean Paul I di Kinshasa, per quelli di Teologia (1982-1987), conseguendo anche la Licenza. Il 1°agosto 1986 è stato ordinato sacerdote ed incardinato nell’arcidiocesi di Kinshasa. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha svolto i seguenti incarichi: 1986-1987: Vicario domenicale alla parrocchia Santo Spirito di Livulu a Kinshasa; 1987-1991: Economo e professore nel Seminario Maggiore di Teologia Jean XXIII; 1988-1991: Rettore del Seminario propedeutico Saint Jean Marie Vianney e presidente della Commissione diocesana per le vocazioni e membro del Collegio dei Consultori; 1991-1995: Studi superiori per il Dottorato in Teologia morale all’Istituto Cattolico di Tolosa in Francia; 1997-2000: Direttore del Centro di Pastorale LINDONGE e Professore a tempo parziale alle Facoltà cattoliche di Kinshasa; 1999-2008: Rettore del Seminario Maggiore di Teologia Jean XXIII e 2° Vice-Presidente del Comitato nazionale di bioetica nella Repubblica Democratica del Congo; 2004-2007: Parroco di Saint Leopold; dal 2007: Professore a tempo pieno alle Facoltà di Teologia di Kinshasa. Attualmente segue un corso di studi all’Università di Lovanio (Belgio).

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    Simposio a Roma sugli abusi compiuti su minori da esponenti del clero: intervista con mons. Scicluna

    ◊   "Verso la Guarigione e il Rinnovamento” è il titolo del Simposio internazionale organizzato dalla Pontificia Università Gregoriana, in programma a Roma dal 6 al 9 febbraio, con lo scopo di permettere alla Chiesa di dare una risposta globale agli abusi sessuali su minori commessi da membri del clero, e assicurare la migliore protezione e tutela agli stessi minori. Prevista la partecipazione di delegati provenienti da 110 Conferenze episcopali e superiori generali di oltre 30 ordini religiosi. Sugli scopi del convegno, che sarà presentato domani pomeriggio all’università Gregoriana, Fabio Colagrande ha intervistato mons. Charles Scicluna, promotore di Giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede:

    R. – Prima di tutto, la coscientizzazione: capire bene il problema, il fenomeno triste degli abusi sessuali su minori da parte dei chierici; ma anche poi la determinazione di agire bene perché noi, come Chiesa cattolica, possiamo anche in questa materia così pesante, dare l’ottimo esempio che spetta anche alla nostra missione evangelica.

    D. – Il Simposio metterà in primo piano proprio le vittime degli abusi. Cosa pensa di questa scelta significativa?

    R. – E’ significativo il fatto che il primo intervento sia proprio di una persona dolorosamente colpita da questa realtà così triste, una vittima. E’ altamente pastorale pensare a tutte le persone coinvolte, anche ai chierici che hanno fatto del male agli altri, perché noi siamo Chiesa e abbiamo il dovere del Buon Pastore: quello di andare alla ricerca delle pecorelle smarrite e ricondurle al pascolo e cercare di mettere balsamo sulle ferite.

    D. – Il Simposio fornirà un aiuto per attuare le direttive della vostra Lettera, la Lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera circolare del maggio 2011. Quale tipo di contributo fornirà alle Conferenze episcopali di tutto il mondo che sono invitate proprio ad attuare quelle direttive?

    R. – Sarà proprio il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Levada, che darà inizio a questo Simposio con una prolusione sull’abuso sessuale sui minori. Evidentemente, parlerà di questa Lettera circolare che ha chiesto a tutte le Conferenze episcopali di preparare linee guida per poter dare una risposta adeguata, ma calata nel loro ambiente culturale, a questo triste fenomeno. Evidentemente, l’input non solo della Congregazione ma dei diversi esperti che sono stati invitati a parlare, sarà quello di offrire spunti per la riflessione ma anche aiuto, perché nelle Chiese locali e negli Ordini religiosi ci sia una politica chiara ed efficace come risposta al fenomeno degli abusi sessuali sui minori.

    D. – Ci può dire come è stata finora la risposta delle Conferenze episcopali di tutto il mondo alla vostra richiesta di elaborare dei piani pastorali per affrontare i casi di abusi sessuali?

    R. – Posso dire che molti aspettano l’esito di questo Simposio per poter ritornare in patria e, ricevute alcune informazioni più particolari, finire il lavoro che so che molti hanno già incominciato. Il nostro cardinale, ad esempio, è stato recentemente in America Latina, proprio in Brasile, mentre io sono stato in Thailandia ad incontrare i vescovi dell’Asia; ci sono poi esperti, delegati degli episcopati anglofoni, che terranno una riunione sul tema subito dopo il Simposio e avranno anche un incontro con me e con altri esponenti della nostra Congregazione. Per cui, il lavoro si sta facendo. Abbiamo anche già ricevuto, in Congregazione, alcune di queste linee-guida che adesso vogliamo sottoporre all’esame attento di alcuni nostri esperti, per poter poi dare la risposta definitiva di approvazione o magari di richiesta di qualche cambiamento o miglioramento dopo il mese di maggio di quest’anno.

    D. – Guarigione, ma anche rinnovamento: significa che si darà ampio spazio alla prevenzione, dunque alla formazione?

    R. – Senz’altro. Formazione, prima di tutto, degli agenti pastorali: parliamo di chierici, ma anche di laici impegnati come catechisti. Prevenzione che deve nascere dalla base: non solo dall’alto, ma dalla base. E questa è la cosa più importante. Perché la formazione dev’essere anche nelle famiglie, nelle scuole, nelle parrocchie. Come individuare comportamenti a rischio? Come aiutare i ragazzi e le ragazze, i giovani, a difendersi dall’interferenza maliziosa altrui.

    D. – Quanto è importante, secondo lei, in questi casi la collaborazione delle diocesi con le autorità civili?

    R. – Parliamo di un fenomeno molto triste che non solo è peccato, ma anche delitto. In quanto delitto, c’è la giusta giurisdizione dello Stato e c’è il dovere di collaborare con questa giurisdizione penale statale.

    D. – Possiamo dire che il Simposio è un segno ulteriore della strategia ferma e decisa con cui il Vaticano affronta oggi la lotta contro la pedofilia all’interno della Chiesa?

    R. – Ma questo è frutto anche della determinazione mostrata negli anni, prima dal Beato Giovanni Paolo II, che ai cardinali americani nel 2002 – il 23 aprile – aveva detto: “Non c’è posto nel ministero ecclesiale per persone che possono danneggiare, dare scandalo ai giovani”. E poi anche la leadership molto forte del Santo Padre Benedetto XVI, che è di grande ispirazione per tutti perché si faccia bene e si faccia prima di tutto quello che possiamo per prevenire e, dove c’è la ferita, per curarla con attenzione e con amore. (gf)

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    Presentata la mostra "L'universo dentro e fuori di noi" con il contributo della Specola Vaticana

    ◊   Immagini spettacolari, strumenti di grande interesse e reperti straordinari, come minerali lunari e marziani, ma anche le edizioni originali delle opere di Galileo, Copernico, Newton, con una sezione dedicata al cardinale Pietro Maffi - agli inizi del ‘900 presidente della Specola Vaticana - e stampe di un libro di astronomia cinese regalato nel Seicento da un mandarino al padre gesuita Matteo Ricci. E’ la mostra “Storie dall’altro mondo. L’universo dentro e fuori di noi”, in programma a Pisa la prossima primavera e presentata oggi in Sala Stampa della Santa Sede da padre José Gabriel Funes, attuale direttore della Specola Vaticana, Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu di Pisa, che ospita l’esposizione, e Antonio Masiero, vice presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare. Tra le istituzioni promotrici della mostra, curata da don Alessandro Omizzolo e dal prof. Franco Cervelli, anche il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pisa e l’arcidiocesi della città toscana. Il servizio di Giada Aquilino:

    “La storia dell’universo non si potrebbe raccontare senza le nostre ‘piccole’ storie umane”. Così padre José Gabriel Funes, direttore della Specola Vaticana, ha presentato la mostra “Storie dall’altro mondo. L’universo dentro e fuori di noi”, in programma a Pisa, al Palazzo Blu d’arte e cultura dal 10 marzo al primo luglio prossimi. Un incrocio di “storia cosmica e storia umana”, ha aggiunto padre Funes, di cui Pisa è “luogo privilegiato”: terra natale di Galileo Galilei e luogo dove il cardinale Pietro Maffi “svolse il suo ministero pastorale”. Citando le parole di Benedetto XVI agli studenti inglesi, durante il viaggio del 2010 nel Regno Unito, quando ricordò che ogni materia studiata “si inserisce in un orizzonte più ampio”, invitando a non ridursi mai “a un orizzonte ristretto”, l’esposizione punta proprio ad “allargare gli orizzonti delle giovani generazioni”, ma non solo. Lo ha spiegato lo stesso padre Funes:

    “Talvolta noi viviamo ‘oppressi’ da piccoli e grandi problemi dell’umanità, ma anche nostri, personali, delle nostre società: la crisi economica, per esempio. Senza distogliere lo sguardo da quelli che sono i problemi quotidiani, spero che questa mostra ci aiuti a guardare su, a vedere questo cielo che è sopra di noi e pure dentro di noi, perché noi siamo parte anche delle stelle”.

    Una storia, quella dell’universo, lunga 14 miliardi di anni, riproposta nella mostra grazie alla collaborazione “fra scienziati laici e religiosi appartenenti ad istituzioni di altissimo valore scientifico ma di origine assai diversa”, ha ricordato Cosimo Bracci Torsi, presidente della Fondazione Palazzo Blu di Pisa:

    “Il percorso espositivo - attraverso immagini spettacolari, strumenti di grande interesse e reperti straordinari, come i minerali lunari e marziani - condurrà il visitatore in un affascinante viaggio che, partendo dal sistema solare e dalla nostra natura materiale, arriverà alle stelle della nostra galassia ed alle altre, fino ai confini spazio-temporali dell’universo e delle nostre attuali conoscenze”.

    Oggi sappiamo di “ignorare il 96% di ciò che - in termini di materia e energia - costituisce l'universo”: per questo, spiegano gli organizzatori, prosegue l’esplorazione del “legame che unisce la materia allo spazio e al tempo”, usufruendo anche dei “moderni acceleratori di particelle”. Ecco perché il percorso espositivo è un vero e proprio viaggio, come ha precisato Antonio Masiero, vice presidente dell’Istituto nazionale di Fisica nucleare:

    “E’ un viaggio della conoscenza verso i due estremi dell’universo: l’estremo grande dell’universo – e quindi l’universo nel suo complesso – e il viaggio nell’estremamente piccolo, nell’infinitamente piccolo, proprio nel cuore della materia. Quindi, è un viaggio nello spazio ma anche nel tempo: chi visiterà la mostra avrà modo di partire proprio dall’inizio del nostro universo, dai primi istanti, per arrivare all’universo attuale o addirittura per proiettarci sul futuro dello stesso. Non possiamo negare che più siamo andati avanti in questa conoscenza e più ci siamo resi conto che ci sono degli interrogativi che si aprono man mano che andiamo avanti. Quindi, anche nella mostra si vedrà come, in realtà, quello che noi siamo arrivati a conoscere è solo una piccola, se non piccolissima, parte di ciò che è presente nell’universo, qualcosa come il 5% dell’energia e materia presente nell’universo”.

    Un viaggio reso possibile pure dalle opere offerte dalla Specola Vaticana, direttamente provenienti dalle collezioni di Castel Gandolfo, grazie agli studi sulla formazione del sistema solare, sulle stelle cadenti, sulle galassie vicine. Ne ha parlato padre Funes, rispondendo alle domande dei giornalisti che chiedevano anche se ci possa essere in futuro un viaggio su Marte. “Se volete vedere Marte - ha detto - andate a Pisa”:

    “Alla mostra ci sono dei meteoriti e tra questi ci sono alcuni pezzi di grande valore, come una pietra della Luna e un meteorite che si crede sia arrivato da Marte: potremmo dire 'il tesoro' della Specola Vaticana. Nel 2009, quando il Santo Padre è venuto a inaugurare la Specola Vaticana ha potuto avere tra le mani questo meteorite che si crede venga da Marte e che è stato trovato a Nakhla, in Egitto: neanche il Papa lo avrebbe potuto toccare, ma con un fazzoletto ha potuto tenerlo fra le mani. Potremmo dire che ha tenuto Marte nelle sue mani. Abbiamo una foto a Castel Gandolfo. Anche L’Osservatore Romano, il giorno dopo, pubblicò questa foto sulla prima pagina, titolando: ‘Marte nelle mani del Papa’”. (mg)

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    Il Collegio cardinalizio conta 107 elettori e 84 non elettori. Il 18 febbraio il Concistoro per la creazione di 22 cardinali

    ◊   A poco più di due settimane dal quarto Concistoro convocato da Benedetto XVI per la creazione di 22 nuovi cardinali, in programma sabato 18 febbraio, il Collegio delle porpore ha modificato ieri il numero dei propri effettivi in seguito alla scomparsa del cardinale arcivescovo emerito di Philadelphia, Anthony Joseph Bevilacqua. Attualmente, dunque, il Collegio cardinalizio risulta composto da 191 porporati, dei quali 107 elettori e 84 ultraottantenni. Con il prossimo Concistoro, entreranno nell’assise 18 cardinali elettori e 4 non elettori.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Gesù nostro contemporaneo: in prima pagina, il cardinale Camillo Ruini su un'iniziativa della Conferenza episcopale italiana.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la missione del cancelliere tedesco Merkel in Cina.
    Anche Dio tace: in cultura, riflessioni del cardinale Gianfranco Ravasi sul messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali.

    Di cosa vive l'arte: l'intervento di Paolo Biscottini, direttore del Museo diocesano di Milano, in occasione della presentazione del catalogo sistematico del museo edito da Electa.

    L'ultimo degli evirati: Marcello Filotei su Domenico Mustafà, nel 1878 nominato direttore della Sistina.

    Antidoti al torpore in forma di poesie: Silvia Guidi ricorda il premio Nobel per la letteratura Wislawa Szymborska.

    In eredità gli amanti del cinema: Gaetano Vallini recensisce il film di Martin Scorsese "Hugo Cabret".

    Da 12 a 72 le città europee in stato di missione: nell'informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini all'arcivescovo Rino Fisichella sulle prospettive della nuova evangelizzazione nell'Anno della fede.

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    Oggi in Primo Piano



    Angela Merkel in Cina: "L'Europa sulla strada della ripresa"

    ◊   In corso a Pechino la visita del cancelliere tedesco, Angela Merkel. La leader ha incontrato i vertici della Cina, dando un’immagine positiva dell’area euro, che, invece, agli occhi del mondo sta attraversando una difficile crisi. “La moneta unica – ha detto – ha reso più forte l’Europa, che ora è sulla strada di una completa ripresa dopo la recente approvazione del patto di bilancio”. Quali gli intenti della missione della Merkel nella Repubblica Popolare? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente a Pechino per il Sole 24 Ore:

    R. – La Germania vuole rafforzare la partnership economica e politica con la Cina, che è la potenza emergente, ma soprattutto è il maggiore creditore del mondo e anche il Paese che possiede circa il 40 per cento delle riserve valutarie mondiali. Quindi, ci vuole l’impegno della Cina in soccorso delle difficoltà europee.

    D. – La Merkel è andata a Pechino anche con l’intento di dare un’immagine positiva dell’euro. Quanto è stata credibile di fronte alle autorità della Repubblica Popolare?

    R. – E’ stata certamente molto credibile. Il problema è che ci sono difficoltà oggettive che la Cina non riesce a spiegarsi: la mancanza di un’unità politica e di una centralità di decisione, il fatto che ogni decisione deve essere contrastata, discussa, con i vari Stati membri.

    D. – Quale ritorno avrebbe Pechino nel caso di intervento nella crisi europea?

    R. – Pechino non vuole intervenire. Teme di dover investire in bond di Paesi che poi crollano. Però l’Europa è un punto essenziale dell’ordine economico mondiale. E’ questo è il dilemma in cui si trova la Cina: da una parte vorrebbe poter non intervenire e dall’altra pensa che, forse, una qualche forma di intervento è necessaria, proprio per evitare una seconda fiammata di crisi mondiale. (bf)

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    Egitto. Tre giorni di lutto nazionale per gli scontri di Port Said: oltre 70 i morti

    ◊   Tre giorni di lutto nazionale in Egitto, a proclamarlo è stato il capo del Consiglio supremo delle Forze armate, Hussein Tantawi, lo stesso che ha promesso gni sforzo per punire i responsabili degli scontri che ieri nello stadio di Port Said sono costati la vita ad almeno 74 persone, oltre mille i feriti. A scontrarsi i sostenitori di due squadre (al Masry ed el Ahly). Tantawi ha ha accolto in un aeroporto militare nella zona orientale del Cairo calciatori e tifosi che sono rientrati da Port Said a bordo di velivoli militari. In queste ore la situazione a Porto Said appare calma, il ministro dell'Interno Mohamed Ibrahim ha rimosso il capo della sicurezza della città dopo l’inerzia della polizia incapace di gestire l’invasione di campo da parte dei sostenitori di al Masry, la squadra locale vincitrice del match, di Premier League, contro el Ahly. Centinaia le persone schiacciate dalla calca, decine gli accoltellati. I Fratelli musulmani hanno accusato i sostenitori dell'ex presidente Hosni Mubarak ''di essere dietro agli scontri''. Il timore che non si trattasse di un caso isolato è arrivato quando è rimbalzata la notizia di un incendio scoppiato nello stadio del Cairo, dove si svolgeva un’altra partita, subito però è stato chiaro che si tattava di guasto ad una cabina elettrica. Il presidente della Fifa Blatter ha parlato di “giornata nera per il calcio” e la Federazione di calcio egiziana ha sospeso a tempo indeterminato tutte le partite di serie A. Intanto manifestanti e supporter della squadra di calcio cairota dell'el Ahly hanno chiuso alla circolazione piazza Tahrir. Transennato anche il piazzale davanti alla televisione pubblica. Il fan club dell'el Ahly, hanno indetto per oggi una marcia fino al Ministero dell'Interno. Massimiliano Menichetti ha chiesto a Giuseppe Iacovino, analista del Centro studi internazionali, se le violenze di Port Said sono collegate alle contestazioni politiche di questi giorni in Piazza Tahrir, luogo simbolo della rivolta egiziana:

    R. – E’ improbabile al momento pensare a una pianificazione o comunque qualcosa di collegato alla situazione di tensione e di scontri al Cairo e quindi a Piazza Tahrir.

    D. – Quindi, secondo lei, tutto è riconducibile alla recente cessazione dello stato d’emergenza e quindi al fatto che l’esercito non è più presente sul territorio?

    R. – L’apparato di sicurezza egiziano ne ha risentito, questo ha provocato anche una minore capacità di gestire tensioni e quindi gli scontri. Purtroppo la stragrande maggioranza delle vittime di Port Said è stata causata dalla reazione della massa, dalla calca, quindi anche dalla scarsa capacità della stessa polizia nel gestire l'ordine pubblico. Dunque per le informazioni che abbiamo ora, quanto accaduto ha poco a che fare con le tensioni politiche.

    D. – Al Cairo si sono ritrovati i sostenitori della squadra el Ahly coinvolta negli scontri, transennato anche il piazzale davanti alla televisione pubblica. Questi eventi si inseriscono all’interno di contestazioni che ancora ci sono al Cairo…

    R. – La situazione al Cairo, anche nei giorni scorsi, è di grande tensione. Ci sono stati scontri davanti al parlamento tra manifestanti della società civile più liberale e rappresentanti giovani della fratellanza musulmana. Al di là di queste vicende calcistiche, che in questo momento possono anche essere anche considerate marginali, la tensione è legata all’andamento, alla transizione politica nel post-Mubarak soprattutto all’indomani delle elezioni e della vittoria della fratellanza musulmana.

    D. – Qual è il ruolo in questo momento dei Fratelli Musulmani?

    R. – Quello di ponte tra le autorità militari, che di fatto ancora gestiscono il potere, e la popolazione. Gli stessi scontri con gli attivisti più liberali dimostrano come la fratellanza in questo momento ha stretto un accordo tacito con le autorità militari affinché la transizione sia guidata nel panorama politico egiziano.

    D. – C’è chi guarda ai Fratelli Musulmani con speranza di dialogo e chi con scetticismo…

    R. – Senza la fratellanza musulmana la realtà politica dell’Egitto è impensabile. Anche perché è la realtà più presente. Pensare a un rapporto con la fratellanza musulmana è inevitabile. Le stesse posizioni della fratellanza musulmana sono molto diverse rispetto alle posizioni - sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista religioso - delle realtà più salafite, più intransigenti. La fratellanza musulmana ha un doppio aspetto: è una realtà nuova nell’ambito egiziano, ma è anche una realtà politica conservatrice con cui bisogna dialogare inevitabilmente.

    D. – Però i giovani di Piazza Tahrir continuano a manifestare…

    R. – Questo è soprattutto dovuto al fatto che le realtà dei giovani, degli universitari che sono scesi per primi in piazza, non sono riuscite ad avere un risultato politico rilevante, anche perché la loro organizzazione e la loro presenza nella società egiziana, al di là della capitale è minima. Questo si traduce in malessere, non essere riusciti a far sentire la propria voce nell’arena politica, fa sì che le manifestazioni vadano avanti in cerca di un risultato migliore, di visibilità. L’auspicio è che, con le elezioni e quindi con il nuovo parlamento e le nuove riforme costituzionali, l’Egitto prenda la strada di una transizione il più pacifica possibile, dove tutte le voci che hanno portato alla caduta di Mubarak possano avere la possibilità di esprimere la propria opinione, per tornare ad una stabilità, ad una vita sociale e politica che possa permettere al Paese di riprendere il posto che gli si addice nel panorama sia mediorientale, sia internazionale. (bf)

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    I risvolti sociali e psicologici della disoccupazione: commenti di De Masi e Tundo

    ◊   Crisi economica e disoccupazione, un binomio indissolubile. In Italia, gli ultimi dati diffusi dall’Istat parlano di una situazione drammatica: il tasso di non occupati è salito all 9%, il più alto dal gennaio del 2004. I più colpiti sono sempre i giovani, che per il quarto mese consecutivo fanno registrare un tasso di disoccupazione che supera il 30%. Sui risvolti sociali e psicologici, il servizio di Salvatore Sabatino:

    “Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio ed il bisogno”. Se a scriverlo è Voltaire c’è certamente da crederci. E non è un caso che oggi, in epoca di disoccupazione crescente, siano proprio questi tre fattori a tracciare il profilo della nostra società. La “noia”, per milioni di giovani che né studiano né lavorano; il “vizio”, che dilaga sotto forma di gioco d’azzardo e di comportamenti devianti; il “bisogno”, soprattutto di stabilità, che è diventato più che un obiettivo un sogno. Un’analisi, forse, troppo sociologica e poco economica, ma che affonda le proprie radici in quel terreno che oggi più che mai è intriso di crisi. I dati lasciano davvero poco spazio all’interpretazione: la disoccupazione in Italia ha raggiunto quota 9 per cento, in media, e a31 per cento per i giovani; peggio stanno gli spagnoli, i greci e i lituani, attestati oltre questa linea di confine. E c’è chi, come il sociologo Domenico De Masi, è convinto che quello della mancanza di lavoro sia un problema strutturale e globale:

    R. – Il problema non è la società che non riesce a investire sui propri giovani: diciamo questo da 20-30 anni. E da 20-30 anni la disoccupazione in tutti i Paesi ricchi non fa che aumentare, soprattutto quella giovanile: significa che il problema non è congiunturale, è un problema strutturale. E' un problema che deriva da due cause: la tecnologia, che progredisce di giorno in giorno, togliendo lavoro agli esseri umani, e la globalizzazione per cui, mentre prima noi vendevamo i nostri prodotti alla Cina, all’India, adesso questi Paesi – per loro fortuna – sanno fare da soli queste merci. Quindi, più va avanti la società post-industriale e meno lavoro si ha. E’ come se noi avessimo "x" acqua e "y" persone che vogliono bere: l’acqua diminuisce e quelli che vogliono bere aumentano.

    D. – Come si può risolvere questo problema, secondo lei?

    R. – Soltanto riducendo il lavoro. In questo momento, i genitori lavorano dieci ore al giorno: io, lei, lavoriamo dieci ore al giorno e i nostri figli, magari, sono completamente disoccupati. Quando lei ha una torta e aumentano le persone che debbono mangiarla, non può fare altro che ridurre le porzioni. Non c’è altro da fare. Possono capirlo persino gli economisti. Non è una cosa complicatissima.

    D. – Ovviamente, quello della disoccupazione è un fenomeno che, come diceva lei, coinvolge pressoché tutti i Paesi industrializzati, con percentuali più o meno alte. Quali ripercussioni si sono avute nei diversi Paesi e come hanno reagito?

    R. – Le ripercussioni si vedono dovunque, tranne in quei Paesi che hanno situazioni del tutto particolari, tipo l’Olanda e altri – ma si tratta di Paesi piccoli – o Paesi come la Germania che hanno colto gli aspetti positivi della situazione. Il mondo cresce di tre punti all’anno circa di ricchezza, ma non tutti crescono allo stesso modo. Ci sono i Paesi poveri che, per fortuna, cominciano ad andare avanti, e ci sono i Paesi ricchi che non possono pretendere di arricchirsi all’infinito, perché i Paesi poveri non sono più disposti a farsi rapinare. In questo momento, l’Italia ha 35 mila dollari pro capite di ricchezza, mentre in Cina solo 3.700 dollari. Ora, possiamo pensare di continuare a crescere noi facendo arrestare la Cina, facendola fermare a 3.700 dollari? Questo non è possibile. Abbiamo pregato per secoli il buon Dio, perché eliminasse la povertà. Ora il buon Dio ci sta ascoltando e per fortuna molti Paesi poveri – dalla Cina all’India, al Brasile – stanno migliorando un po’ la loro condizione. E se migliora la loro, non può continuare a migliorare la nostra. Noi dovremo abituarci, secondo i miei calcoli, entro dieci anni, a ridurre di almeno il 15 per cento il nostro potere di acquisto. Questo significa che, invece di spendere 35 mila dollari pro-capite, spenderemo 30 mila dollari pro-capite. Quindi, non è la fine del mondo. Saremo comunque 8, 9, 10 volte più ricchi di ciascun cinese o di ciascun indiano. (ap)

    E se il fenomeno disoccupazione è stato affrontato ed approfondito, dal punto di vista dei numeri, delle percentuali e delle tendenze, poco, invece, si è detto sulle ricadute psicologiche; perdere il lavoro o non trovarlo affatto, quanto influisce sull’integrità della persona? Antonio Tundo, direttore della Scuola di Psicopatologia di Roma:

    R. – Indubbiamente, l’influenza è molto alta perché ormai il lavoro è anche vissuto come elemento che determina l’autostima, il proprio valore, il proprio ruolo sociale. Quindi, non avere lavoro può intaccare tutto questo e mettere in crisi profondamente una persona, portandola a tematiche di autosvalutazione e di sensazione di non essere all’altezza, di non essere capace, di non essere coinvolto e integrato nella società.

    D. – Questa disoccupazione così alta può essere alla base in qualche modo dell’imbarbarimento della società? L’aumento della criminalità, delle violenze in famiglia, del gioco d’azzardo: sono fenomeni causati dall’instabilità di una società?

    R. – Più che causati, possiamo dire che vanno di pari passo. Io non credo che una persona disoccupata diventi un criminale o giochi d’azzardo. Sicuramente, persone che potrebbero essere recuperate attraverso il lavoro, attraverso un’integrazione, nel rapporto con gli altri, lasciate a se stesse – e qui si innesta il discorso dell’imbarbarimento della società e dell’impoverimento della rete di protezione sociale – possono invece prendere queste strade un po’ devianti e quindi compensare le carenze attraverso il gioco d’azzardo, che diventa una modalità auto-premiante. Oppure, peggio, può aprirsi una deriva verso la criminalità.

    D. - Non trovare lavoro a 20 anni e perderlo a 40 causa problemi differenti dal punto di vista psicologico?

    R. – Per alcuni versi, problemi comuni, che ricordavo prima: la perdita di autostima, l’avvilimento, la demoralizzazione. Per altri versi, problemi differenti: a 20 anni c’è comunque la speranza, la certezza di riuscire a trovare una strada, una soluzione. A 40 comincia l’angoscia, l’incubo di non riuscire più a recuperare, quindi di avere un futuro già tracciato in termini negativi. Quindi, è decisamente più pesante perdere un lavoro a 40 che non trovarlo a 20.

    D. – Qual è il giusto modo per affrontare questo tipo di problemi?

    R. – Un modo dovrebbe essere mettere degli aiuti sociali a disposizione delle persone che si trovano in queste condizioni. Non è un problema solo economico. Poter creare, per esempio, la possibilità di impegnare il loro tempo nel volontariato, in attesa di trovare un lavoro remunerativo; ritrovare la possibilità di creare una rete di attività sportiva, di attività sociale. Non lasciare la persona sola: questo è fondamentale perché non vada alla deriva.

    D. – Forse ci vorrebbe anche l’aiuto di una squadra di psicologi, di psichiatri, che possono aiutare queste persone a superare questo momento così difficile?

    R. – Sicuramente. Quando la condizione diventa non più demoralizzazione ma depressione, quando lo scoraggiamento è tale – l’abbiamo letto e lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – per cui le persone in questa situazione cominciano a pensare al suicidio, cominciano a lasciarsi andare; quando c’è qualcosa che va oltre, che rompe l’equilibrio, un intervento "tecnico" – che sia di uno psicologo o di uno psichiatra per le forme più gravi – l'aiuto diventa indispensabile: perché non basta più la rete sociale, ma c’è bisogno proprio di un sostegno ad personam per recuperare.(bf)

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    Gelo e neve in Europa. Circa 100 morti. Black out e disagi ai trasporti

    ◊   Il gelo continua ad uccidere nell’Europa centrorientale dove le vittime sono circa 100. La situazione più pesante si registra in Ucraina con temperature notturne arrivate a 33 gradi sottozero e 63 morti in 6 giorni. Allarme anche in Polonia dove il freddo ha provocato il decesso di 29 persone. In tilt, in vari Paesi, la rete dei trasporti e gli impianti elettrici. Disagi anche in Italia con nevicate in numerose regioni, disagi al traffico stradale, ferroviario e aereo e danni all’agricoltura stimati dalla Coldiretti intorno ai 10 milioni di euro. Preoccupante la situazione dei senza fissa dimora. Al microfono di Paolo Ondarza, Roberta Molina, responsabile del servizio accoglienza notturna della Caritas di Roma:

    R. – Ogni città ha ovviamente i suoi poveri, ha le sue situazioni di emergenza e quindi si sta organizzando nel modo più appropriato. A Roma abbiamo attivato una task force di volontari e di operatori che tutte le sere stanno uscendo, stanno andando a cercare le persone anche nei luoghi più isolati che, col freddo, rischiano di morire nell’indifferenza.

    D. – La situazione non dovrebbe migliorare almeno per i prossimi giorni: si prevede probabilmente anche una nevicata a Roma. Come vi state organizzando e di cosa avete bisogno?

    R. – Prevalentemente abbiamo bisogno di coperte e sacchi a pelo. Questo è veramente importante, perché – non dimentichiamolo – ci sono persone che, anche con queste temperature così rigide, con difficoltà si staccano dalla strada: sono persone spesso disturbate mentalmente. Tutti i nostri servizi comunque saranno aperti, così come tutti i nostri centri diurni.

    D. – Nel resto dell’Europa si contano già numerose vittime tra i senza fissa dimora: un fenomeno purtroppo che ogni anno interessa anche l’Italia. Ma è possibile evitare decessi causati dal freddo?

    R. – Io credo che una buona pianificazione, ogni anno, ci aiuterebbe a non generare morti: conoscere i luoghi di emarginazione, sapere dove vivono queste persone e dove si vanno ad accampare; avere una mappatura, sicuramente salverebbe molte vite umane. Io spingo veramente ogni cittadino e ogni persona di buona volontà che vede un senza dimora per la strada a segnalarcelo allo 06.44572. (mg)

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    La crisi in Italia colpisce soprattutto l'occupazione femminile

    ◊   La crisi in Italia ha inciso pesantemente sull’occupazione femminile. Nel triennio 2008-2010 le donne con un posto di lavoro sono diminuite dell’1,1%. E’ quanto emerge dal rapporto “Stati generali sul lavoro delle donne in Italia”, presentato oggi a Roma. E preoccupa soprattutto che siano in aumento coloro che hanno smesso di cercare un’occupazione: il 16,6% contro il 4,4% della media europea. Il servizio di Alessandro Guarasci:

    L’aumento dell’occupazione femminile, soprattutto quella a tempo pieno, ha subito uno stop nel 2008. In Italia lavora il 46 per cento delle donne, in Europa solo Malta fa peggio. E dallo scoppio della crisi, il 2009, la situazione si è avvitata. E’ calata di 270 mila unità l’occupazione qualificata, mentre è cresciuta quella non qualificata. C’è più part time, ma solo perché così le aziende possono abbattere il costo del lavoro. Tante donne poi guadagnano il 6% in meno dei colleghi maschi. E dopo l’ufficio c’è il lavoro familiare svolto per il 76% proprio dalle donne. Linda Laura Sabbadini, capo dipartimento dell’Istat:

    “O ci si mette in testa che bisogna rifondare il sistema di welfare su una base diversa, tenendo conto che le donne non possono essere più il pilastro del lavoro non retribuito o – se questo aspetto non verrà aggredito – la prospettiva non potrà che essere il peggioramento della vita delle donne e il peggioramento di tutti i soggetti vulnerabili e svantaggiati di cui le donne si fanno carico”.

    Tra le madri il 30% interrompe il lavoro per motivi familiari, e sono 800 mila le donne che sono state costrette in qualche modo a licenziarsi a causa di una gravidanza. Una situazione da correggere secondo il presidente del Cnel Antonio Marzano:

    “Questi sono i segnali di una situazione che non va. Credo che ci vogliano delle misure: nell’ampio problema della riforma del mercato del lavoro, bisogna anche dedicare una parte a questo”.

    Questo va di pari passo con la riforma degli ammortizzatori sociali, che il governo ha in agenda. (gf)

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    Usa, identificata proteina responsabile dell'Alzheimer: "Entro tre anni la sperimentazione umana"

    ◊   Uno studio dell’Università statunitense di Philadelphia avrebbe individuato la proteina alla base del processo che provoca l’Alzheimer. Il direttore della ricerca annuncia che entro tre anni si potrebbe avviare la sperimentazione umana, che se così fosse darebbe nuove speranze agli ammalati, stimati nel mondo in circa 36 milioni. Il servizio di Massimo Pittarello:

    Uno studio dell’Università Temple di Philadelphia avrebbe individuato la proteina alla base del processo che provoca l’Alzheimer. Per questa terribile patologia sono numerose le informazioni e gli annunci. Allora abbiamo chiesto a Gabriella Salvini Porro, presidente della Federazione Alzheimer Italia, se l’eccesso di informazioni può essere anche negativo:

    R. - Sì, dal punto di vista familiare è una gran confusione. Bisognerebbe, quando si parla di questi studi, queste ricerche, puntualizzare che occorrono ancora anni prima che il farmaco sia pronto.

    Al dott. Domenico Praticò, l’italoamericano che ha guidato il team di ricerca di Philadelphia, e gli abbiamo chiesto se la sua scoperta sia davvero un passo determinante nella cura dell’Alzheimer:

    R. - La nostra scoperta, di questa proteina, ha già aperto in maniera molto sperimentale la possibilità di avere dei farmaci. Quindi, se una molecola, una droga, un farmaco riescono a controllare questa proteina, è naturale che si possa mettere tranquillo il neurone, riducendogli i livelli delle fibrille intracellulari. Con questa droga la memoria viene protetta.

    D. – Quando pensa di poter avviare la sperimentazione sull’uomo?

    R. – Direi che nell’arco di due, tre anni si possa passare all’uomo. E’ un approccio che andrebbe ad interferire con una proteina chiave che, finalmente, abbiamo identificato.

    D. – Troppo spesso escono fuori delle notizie sulla possibilità di trovare nuove cure. Come si distingue quella valida da quella non valida e come si distingue la sua ricerca?

    R. – Non è che abbiamo trovato una cura: noi abbiamo identificato un meccanismo. Questo meccanismo, probabilmente, potrà darci un approccio terapeutico diverso, che può diventare cura. Siamo molto cauti, anche se siamo ottimisti. Per ora, i dati che vengono dagli animali sono veramente entusiasmanti, perché nessuno aveva capito come funzionava. Molti laboratori stavano dedicandosi a questa stessa proteina, ma noi siamo stati i primi a riuscire a delineare tutto.

    Per avere una conferma, ci siamo rivolti al Santa Lucia, ospedale di altissimo profilo sotto il piano della ricerca, e abbiamo chiesto a uno psichiatra, il dott. Gianfranco Spalletta, se sia praticabile e credibile l’ipotesi di una sperimentazione di un vaccino contro l’Alzheimer sull’uomo entro due anni:

    R. – Penso che sia credibile. E’ un dato interessante, molto interessante e molto innovativo. Penso che sia credibile.

    D. – E’ stato un passo determinante nella ricerca della cura per l’Alzheimer?

    R. – Non sono sicuro che sia un passo determinante, però lo potrebbe essere. In quel caso, potremo dare una patente di serietà, sicuramente. (ap)

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    Nella Chiesa e nel mondo



    La Russia non blocca l’esportazione di armi verso Damasco. Gli Usa: l’Onu fermi la repressione

    ◊   Nonostante l'escalation di violenza in Siria non accenni a diminuire, la Russia non interromperà l'esportazione di armi verso Damasco. Una decisione che apre il fianco ad aspre critiche verso Mosca. La conferma è arrivata stamane dal viceministro della Difesa russo, Anatoly Antonov: ''Al momento – ha detto – non ci sono restrizioni che riguardano il commercio di armi e noi dobbiamo rispettare i nostri obblighi''. La dichiarazione di Antonov fa eco a quella di due giorni fa del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, che ha sottolineato come Mosca ''implementerà i suoi scambi commerciali con la Siria''. Le armi russe, ha assicurato Lavrov, ''non vengono utilizzate contro i dimostranti''. Una affermazione certo difficile da dimostrare. Intanto, in casa Onu risuona l’appello del segretario di Stato americano, Hillary Clinton: “Ciascuno deve prendere una decisione e fare una scelta di campo. O dalla parte del popolo siriano o dalla parte di una dittatura brutale”. Di certo, il riferimento è alla Russia che ancora ieri ha definito inaccettabile la bozza di risoluzione presentata dai Paesi arabi e da quelli occidentali, nella quale si chiede al presidente siriano, Bashar al Assad, di farsi da parte. E mentre sul campo non si arrestano gli scontri tra forze governative e oppositori, l’ambasciata Usa si appresta a chiudere la propria sede nel centro di Damasco per motivi di sicurezza. (A cura di Roberta Gisotti)

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    Continua la sofferenza della Chiesa in Cina

    ◊   Cinque sacerdoti della Chiesa sotterranea della diocesi di Suiyuan, nella regione della Mongolia interna, sono stati prelevati dalla polizia nella città di Erenhot. Secondo le informazioni diffuse dall’agenzia Ucan, citata dalla Fides, i cinque sacerdoti partecipavano ad un incontro nell’abitazione di un laico, per discutere il trasferimento di alcuni parroci, quando una trentina di poliziotti e di funzionari del governo, hanno assalito la casa e portato via i sacerdoti, senza dare alcuna spiegazione del loro arresto. Altri sacerdoti e laici della comunità hanno invitato a pregare perché possano presto tornare incolumi al loro ministero.

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    Afghanistan: dal 2013 fine dei combattimenti per le forze della Nato

    ◊   La data per la fine della transizione in Afghanistan resta il 2014, come deciso al Vertice di Lisbona, ma dalla fine del 2013 il ruolo delle forze Isaf cambierà: più formazione e, soprattutto, fine delle operazioni di combattimento. Lo ha annunciato questa mattina a Bruxelles il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, in una breve dichiarazione alla stampa. Rasmussen ha confermato le dichiarazioni di Leon Panetta, segretario alla Difesa americano, che aveva già annunciato che la missione di combattimento sarebbe terminata entro la fine del prossimo anno. “Il processo di transizione avviato continuerà per tutto il 2012 e ci aspettiamo che le ultime province siano consegnate alle forze di sicurezza afghane entro la metà del 2013", ha detto il numero uno dell'Alleanza atlantica, che poi ha aggiunto: “Per quella data gli afghani avranno la responsabilità di tutto il Paese e da quel momento il ruolo delle nostre truppe cambierà. Ovviamente – ha tenuto a precisare il segretario generale della Nato – è di importanza cruciale che questo cambiamento di ruolo avvenga in modo coordinato con l'Isaf e che si tenga conto della situazione della sicurezza sul terreno". (M.P.)

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    Kuwait: urne aperte per il rinnovo del parlamento. Opposizione favorita

    ◊   Urne aperte da questa mattina, in Kuwait, per le elezioni legislative anticipate che rinnoveranno per la 14.ma volta i 50 seggi dell’Assemblea nazionale. E' la quarta volta in sei anni che si vota per il rinnovo del parlamento, sciolto a dicembre dall'emiro, Sheikh Sabah al-Ahmad al-Sabah, in seguito ad accese proteste culminate con un assalto alla sede dell’assemblea. A provocare i disordini fu uno scandalo di corruzione, che coinvolse tredici parlamentari, oltre all'ex premier, Nasser Mohammed al-Ahmad al-Sabah. Nell’emirato petrolifero del Golfo Persico abitano 3,6 milioni di persone, delle quali il 68% è straniero. A esprimere le preferenze per i 285 candidati (tra cui 23 candidate) sono chiamati in 400 mila, il 54% donne, che votano in stazioni separate. Gli analisti prevedono il trionfo dell'opposizione, che si batte per riforme politiche e la lotta alla corruzione. Da mesi, il Kuwait è attraversato da forti tensioni politiche e i mesi della veemente campagna elettorale sono stati caratterizzati anche da episodi di violenza. Nella notte di martedì scorso, almeno 17 persone sono rimaste ferite in scontri tra le forze di sicurezza e manifestanti, che hanno tentato di assaltare la sede della tv privata al-Watan, accusata di incitare alla sedizione. I seggi chiuderanno stasera alle 17 italiane, con i risultati definitivi che potrebbero essere noti già domani mattina. (M.P.)

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    Somalia. Mons. Bertin: la comunità internazionale aiuti a ripristinare un “governo operativo”

    ◊   La comunità internazionale deve contribuire a ripristinare al più presto un “governo operativo” in Somalia che dopo 21 anni di anarchia è oggi “uno Stato fallito, un buco nero”. È il nuovo appello lanciato, in un’intervista all’agenza Cns, da mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico a Mogadiscio, in visita nei giorni scorsi a New York su invito della Caritas Internationalis per incontrare esponenti dell’Onu. Secondo il vescovo cappuccino italiano, in carica come amministratore apostolico della capitale somala dal 1989, dopo l’assassinio del vescovo Pietro Salvatore Colombo, è necessario incoraggiare i leader del mondo a cercare attentamente una leadership somala responsabile in grado di governare il Paese. Una leadership capace di “rappresentare veramente il popolo somalo” diventato ostaggio dei signori della guerra e che risponda alla comunità internazionale del suo operato. Mons. Bertin ha osservato che questo aiuterà anche a risolvere l’emergenza pirateria al largo delle coste somale, un problema che non può essere affrontato solo con operazioni militari di polizia marittima, ma richiede anche un approccio politico e umano: “La soluzione non è semplicemente sul mare, ma viene dalla terra”. Nell’intervista il presule ha anche parlato del ruolo svolto dalla Chiesa a sostegno della martoriata popolazione somala. Una solidarietà – ha ricordato – fatta non solo di aiuti materiali, ma anche di persone che hanno anche perso la vita in Somalia. In tutti questi anni di vuoto di potere, ha aggiunto, la Chiesa è sempre stata presente anche attraverso finanziamenti ad organizzazioni musulmane, ritenendo che fosse il modo migliore per aiutare il popolo somalo. La situazione nel Paese continua ad essere drammatica. Secondo l’ultimo rapporto della Caritas Somalia sarebbero un milione 356 mila gli sfollati interni, mentre a causa delle restrizioni all’accesso delle agenzie umanitarie è forte la preoccupazione che alcune aree del Paese possano trovarsi di nuovo in condizioni di carestia, nonostante una buona stagione delle piogge. (L.Z.)

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    Colombia: catturati i presunti autori dell’attentato a Tumaco attribuito alle Farc

    ◊   In Colombia – riferisce l’agenzia Misna – sono stati catturati i due presunti autori del grave attentato di ieri pomeriggio a Tumaco, nel sud del Paese vicino la frontiera con l’Ecuador, dove una motocicletta imbottita di esplosivo è saltata in aria di fronte al commissariato di Polizia. 7 morti – tre civili e quattro agenti – e 72 feriti è il bilancio dell’attentato. Il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón, recatosi sul posto, ne ha attribuito la responsabilità alla guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) e ai neo-paramilitari di quella che è considerata oggi la banda criminale più temuta del Paese, "Los Rastrojos". Il ministro ha anche annunciato il rafforzamento delle misure di sicurezza con l’arrivo imminente di un contingente della Polizia. “Potrebbe trattarsi di una rappresaglia per le azioni portate avanti contro il narcotraffico in questa regione”, ha detto il comandante della Polizia nazionale, il generale Oscar Naranjo. “Con un gesto codardo, le Farc hanno collocato un artefatto esplosivo, un motociclo… in una zona di grande affluenza sia per l’orario che per l’ubicazione. L’impegno istituzionale non è sufficiente, è richiesta la volontà e il contributo della cittadinanza” ha dichiarato il responsabile della sicurezza cittadina della polizia, il generale Rodolfo Palomino. (R.G.)

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    Consiglio d’Europa sui rom: basta “razzismo e discriminazioni”, servono “misure inclusive”

    ◊   “Profonda preoccupazione per l'aumento del razzismo contro gli zingari, la retorica anti-rom e gli attacchi violenti” contro questa minoranza in alcuni Paesi europei. A lanciare la denuncia è il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa, che rappresenta i governi dei 47 Stati membri dell'organizzazione. In una Dichiarazione adottata ieri – riferisce l’agenzia Sir – si invitano i governi ad astenersi “dal ricorrere alla retorica anti-rom, in particolare durante le campagne elettorali”, e a “condannare con forza, rapidamente e pubblicamente, tutti gli atti di violenza razzista contro” di loro, “comprese minacce, intimidazioni, e istigazioni all’odio”. Soffermandosi quindi sulla situazione economica, l’organismo di Strasburgo esorta i governi e le istituzioni pubbliche a non utilizzare i rom come “facili bersagli e capri espiatori”. Pieno sostegno a programmi per la loro integrazione sociale, con “misure inclusive in materia di istruzione, sanità, occupazione e alloggio”. La Dichiarazione fa inoltre appello ai governi affinché conducano “indagini rapide ed efficaci su tutti i crimini commessi contro i rom” e “identifichino eventuali motivazioni razziste per tali atti, cosicché i colpevoli non restino impuniti e venga evitata un’escalation di tensioni etniche”. (R.G.)

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    Aumentati negli ultimi anni i fedeli cattolici di Hong Kong

    ◊   Cresce la popolazione cattolica a Hong Kong. Secondo uno studio condotto dalla Commissione diocesana che si occupa dello sviluppo pastorale della Chiesa locale, tra il 2000 e il 2010 il numero dei fedeli cattolici nell’ex colonia inglese ha subito un significativo balzo in avanti, raggiungendo quota 350mila, pari al 5 per cento della popolazione. Una cifra che sale a 530mila se si considerano i cattolici immigrati, molti dei quali filippini. Lo studio, che ha preso in esame tutti gli annuari statistici della diocesi dalla prima pubblicazione nel 1954, rivela, peraltro, che questa crescita non è stata accompagnata da un parallelo aumento del numero dei sacerdoti, con il risultato che il rapporto tra sacerdoti e numero di fedeli laici si è più che dimezzato in 40 anni: se nel 1971 si contavano un sacerdote ogni 500 fedeli, nel 2010 il rapporto si è abbassato a uno su 1.200. In calo anche il numero delle parrocchie passate dai 62 del 1995 a 51 di due anni fa. Un dato incoraggiante è rappresentato invece dal numero di catechisti volontari aumentato di 1.400 unità dal 2005. Per altro verso, la ricerca ha registrato un calo “significativo e costante” della percentuale di studenti cattolici nei 278 istituti gestiti dalla Chiesa locale, scesi dal 33 per cento nel 1958 ad appena l’8 per cento nel 2010. Un declino iniziato negli anni 70 quando Hong Kong era ancora una colonia inglese. Altro dato rilevato dalla ricerca la progressiva diversificazione dei servizi sanitari offerti dalla Chiesa locale che tra il 2009 e il 2010 ha assistito quasi tre milioni di persone. Padre Dominic Chan Chi-ming, vicario generale ed ex membro della Commissione diocesana ha spiegato all’agenzia Ucan che i dati aiuteranno a riorganizzare meglio la pastorale in funzione delle nuove esigenze. (L.Z.)

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    Regno Unito. Convegno promosso dalla Conferenza episcopale sul disagio psichico

    ◊   Quale pastorale per sostenere le persone con disagi psichici? Di questo discuteranno i partecipanti a un convegno organizzato il 3 e 4 febbraio a Leeds dall’Ufficio nazionale per la Pastorale sanitaria della Conferenza episcopale inglese e gallese (Cbcew). L’incontro si iscrive nel quadro progetto triennale sulla salute mentale (Mental Health Project) lanciato dai vescovi nel 2010 con l’intento di incoraggiare le parrocchie del Regno Unito a diventare luoghi di accoglienza e sostegno alle persone con disturbi mentali e alle loro famiglie. Al convegno parteciperanno i protagonisti di undici programmi diocesani di salute mentale finanziati con i fondi raccolti nelle Giornate nazionali per la vita del 2008 e 2009. L’obiettivo è di confrontare e segnalare le buone pratiche di cura e individuare il miglior modus operandi che assicuri in futuro tutto il sostegno pastorale necessario per le persone colpite. Mons. Richard Moth, responsabile del progetto, inviterà quindi i delegati a chiedere discernimento nel loro impegno per sensibilizzare tutte le diocesi, parrocchie e scuole sul problema del disagio psichico. Un problema sempre più diffuso nella società moderna e che può colpire chiunque: dallo studente che deve affrontare un esame, ai senza casa, ai carcerati, ai malati di Alzheimer, alle famiglie che devono assistere un familiare ammalato, ai giovani affetti da disordini alimentari. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità una persona su quattro nel mondo soffrirà di qualche forma di disagio psichico almeno una volta nella vita. In Gran Bretagna e Irlanda milioni di persone sono colpite da queste problematiche o conoscono persone affette da depressione, schizofrenia, auto-lesionismo, dipendenze, o che si sono suicidate. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Sri Lanka: i lavoratori del the chiedono al governo di donare nuovi terreni come promesso

    ◊   Nello Sri Lanka, protestano i lavoratori delle piantagioni di the del distretto di Nuwara-Eliya. Quasi duemila lettere di reclamo – riferisce Asia News – sono giunte in questi giorni al Ministero dell’industria agricola. E la protesta sta coinvolgendo anche altri distretti del nord del Paese. Chiedono al governo di concedere a titolo gratuito, come promesso, i terreni inutilizzati per sviluppare il settore. L’industria del the è fra le più importanti attività dello Sri Lanka: sono più di 600 mila i lavoratori in 245 piantagioni. Di queste, 113 si trovano nel distretto Nuwara-Eliya e danno da lavorare a 65 mila persone. Per risolvere il problema della povertà e della disoccupazione, il presidente Rajapaksa aveva promesso in dicembre di concedere i terreni di proprietà dello Stato e destinarli ai contadini per aprire nuove piantagioni, ma a tutt’oggi il governo non ha ancora donato un ettaro di terra. Dopo una campagna di protesta lanciata in tutto il distretto il 21 dicembre scorso dal "Forum for Up People’s Right" e da altre associazioni per i diritti degli agricoltori, lo scorso 8 gennaio il governo ha annunciato attraverso il quotidiano nazionale Veerakesari la distribuzione di parte dei 37 mila ettari di terreno di proprietà statale. (R.G.)

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    Alaska: allarme per il Vulcano Cleveland, allerta per possibili rischi al traffico aereo

    ◊   E' allarme tra gli scienziati per il Vulcano Cleveland, nelle Isole Aleutine, in Alaska. A rischio potrebbe essere il traffico aereo. Il monte Cleveland, che occupa tutta la parte occidentale dell'isola di Chuginadak, dal 2005 è tornato ogni anno in attività, in particolare nella seconda metà del 2011. L'ultima eruzione risale a cinque settimane fa. E pochi giorni fa, gli scienziati hanno individuato segnali che lasciano presagire una nuova esplosione, tanto che l'osservatorio vulcanologico dell’Alaska ha emesso un allarme arancione, il secondo più grave nella scala di allerte destinate a rischi per l'aviazione. "Finora i getti e le colonne di fumo fuoriuscite dal cratere non hanno superato i 6 mila metri, non abbastanza per interferire con il traffico aereo internazionale", ha spiegato lo scienziato John Power, responsabile dell’osservazione del vulcano Cleveland, "ma se continuassero a salire – ha aggiunto – avremmo veri problemi". (R.G.)

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    Spentasi a 88 anni Wisława Szymborska, celebre poetessa polacca, Nobel per la letteratura nel 1996

    ◊   Le biografie che la riguardano mettono tutte indistintamente in rilievo un tratto comune alla sua persona e alla sua arte: l’ironia. “La poesia non piace a più di due persone su mille” aveva osservato una volta proprio in uno dei suoi versi. Eppure Wisława Szymborska, premio Nobel per la Letteratura nel 1996, ha fatto della poesia una ragione di una lunga vita, spentasi ieri all’età di 88 anni, nella città da lei più amata e più vissuta, Cracovia. Il Nobel di 25 anni fa svelò al mondo il talento di una compositrice precoce, passata per la guerra, scampata alla deportazione, e poi inizialmente censurata dal regime socialista perché i suoi versi non erano intonati al sentire del potere. Più tardi, quel sentire diverrà materia di riflessione, e in qualche caso un tentativo di apologia, rigettato tuttavia come “peccato di gioventù” a metà del Novecento. Innumerevoli sono gli articoli, le recensioni, i saggi firmati su quotidiani e riviste letterarie dalla Szymborska, che conosce il primo, ampio successo nel 1957 quando pubblica la raccolta intitolata “Appello allo Yeti”. Attorno ai suoi versi si coagula negli anni una schiera di cultori e traduttori di varie nazionalità. A restituire in italiano la metrica e le sonorità dei versi della Szymborska sarà per molti anni Pietro Marchesani, ordinario di Letteratura e cultura polacca alla facoltà di Lingue dell'Università di Genova, scomparso nel novembre del 2011. Ma anche il Nobel Czesław Milosz ha dato un notevole contributo, non il solo, alla conoscenza delle opere della poetessa polacca in lingua inglese. “Per me – aveva osservato una volta la Szymborska – la poesia nasce dal silenzio”. E nel silenzio del sonno si è spento uno degli ingegni poetici del Novecento. Un’epoca della quale la poetessa scrisse un giorno: “Sono, ma non devo esserlo, una figlia del secolo”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Presentazione del progetto “Oratorionline” avviato nella diocesi di Perugia

    ◊   Sarà presentato domani, con una conferenza stampa sul web, il progetto “Oratorionline”, promosso dalla Fondazione “Carlo Caetani della Fargna”, in collaborazione con l'arcidiocesi e l’Università di Perugia. Dieci i docenti dell’Ateneo coinvolti nell’elaborazione dei contenuti. L’iniziativa, rivolta agli educatori di oratori di età superiore ai 20 anni, avrà la durata di tre anni. Il primo prevede tre moduli formativi inerenti gli ambiti filosofico, didattico e socio-pedagogico, ognuno dei quali si aprirà con una videoconferenza. La prima (martedì 7) sarà tenuta dall’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, Gualtiero Bassetti. Per ogni modulo, sono previsti tre incontri (7, 14 e 21 febbraio - 13, 20 e 27 marzo - 8, 15 e 22 maggio) ed uno conclusivo del primo anno (9 giugno). Gli incontri si terranno di sera (dalle 20.30 alle 22.30 circa), presso le sedi dei tre Oratori che hanno aderito al progetto in via sperimentale: Città della Pieve, Osma di Marsciano e Ponte San Giovanni di Perugia. Gli iscritti sono oltre 100. Per l’intera durata del progetto “Oratorionline” sarà attivo il sito . (R.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 33

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli.