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Sommario del 30/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: la famiglia resti una solida speranza per tutta l'umanità
  • Incontro con i giovani di Taizé. Il Papa: siate luci di amore nel mondo, non temete il dubbio
  • Domani Marcia della pace a Lecce. Mons. D'Ambrosio: vicini ai carcerati
  • Oggi in Primo Piano

  • India: nuovo stupro di gruppo, morta un'altra donna
  • Veglia di Capodanno per le famiglie in Piazza San Pietro. Don Tardani: la pace passa dalla famiglia
  • Belletti: società attenta agli individui non alle famiglie
  • Appello di Save the Children: si fermi l'arruolamento di minori nel Nord Kivu
  • Padre La Manna: diritto d'asilo negato di fatto in Italia, rifugiati abbandonati a se stessi
  • Primo cuore artificiale al Policlinico Gemelli di Roma
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • E' morta Rita Levi Montalcini: aveva 103 anni
  • Appello di Monti su Avvenire per la liberazione di Asia Bibi
  • Siria. L'opposizione denuncia nuove stragi, molti bambini tra le vittime
  • Repubblica Centrafricana: i ribelli avanzano verso la capitale
  • Pakistan: 40 vittime in attacchi a militari e pellegrini sciiti
  • Bersani: Monti dica con chi sta. Casini: vogliono un Centro piccolo
  • Parroco ucciso: domani i funerali celebrati dal vescovo di Pistoia
  • Sta bene il neonato abbandonato nel water di un fastfood di Roma
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: la famiglia resti una solida speranza per tutta l'umanità

    ◊   La famiglia resti una “solida speranza per tutta l’umanità”: è l’accorato appello lanciato oggi dal Papa all’Angelus in Piazza San Pietro in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazaret. Benedetto XVI, durante i saluti nelle varie lingue, ha rivolto uno speciale messaggio in video-collegamento alle migliaia di persone radunate a Madrid per la sesta edizione della “Messa delle Famiglie” organizzata dall’arcidiocesi locale. Il servizio di Sergio Centofanti.

    “Il Figlio di Dio ha voluto nascere in una famiglia”, e in una famiglia povera, attribuendole così il suo “ruolo insostituibile per l'individuo e per la società”. Benedetto XVI torna un’altra volta sull’importanza fondamentale della famiglia per la crescita della persona e per tutta l'umanità. Prende lo spunto dal Vangelo dello smarrimento di Gesù a Gerusalemme. Maria e Giuseppe lo cercano angosciati, ritrovandolo dopo tre giorni nel Tempio mentre parla con i maestri della Legge. “La preoccupazione di Maria e Giuseppe per Gesù – afferma il Papa - è la stessa di ogni genitore che educa un figlio, lo introduce alla vita e alla comprensione della realtà”. Quindi eleva “una speciale preghiera al Signore per tutte le famiglie del mondo”:

    “Imitando la santa Famiglia di Nazaret, i genitori si preoccupino seriamente della crescita e dell’educazione dei propri figli, perché maturino come uomini responsabili e onesti cittadini, senza dimenticare mai che la fede è un dono prezioso da alimentare nei propri figli anche con l’esempio personale”.

    Nello stesso tempo il Papa prega “perché ogni bambino venga accolto come dono di Dio, sia sostenuto dall’amore del padre e della madre, per poter crescere come il Signore Gesù «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52)”:

    “L’amore, la fedeltà e la dedizione di Maria e Giuseppe siano di esempio per tutti gli sposi cristiani, che non sono gli amici o i padroni della vita dei loro figli, ma i custodi di questo dono incomparabile di Dio”.

    “Il silenzio di Giuseppe, uomo giusto (cfr Mt 1,19), e l’esempio di Maria, che custodiva ogni cosa nel suo cuore (cfr Lc 2,51) – ha proseguito Benedetto XVI - ci facciano entrare nel mistero pieno di fede e di umanità della Santa Famiglia”:

    “Auguro a tutte le famiglie cristiane di vivere alla presenza di Dio con lo stesso amore e con la stessa gioia della famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe”.

    Al termine della preghiera mariana, Benedetto XVI si è rivolto in lingua spagnola, in video-collegamento, alle migliaia di persone radunate a Madrid per la tradizionale Messa delle Famiglie:

    “Pidamos que la familia siga siendo un don precioso para cada uno de sus membro…
    “Chiediamo che la famiglia - è stata la sua preghiera - resti un dono prezioso per ciascuno dei suoi membri e una solida speranza per tutta l'umanità”.

    Il Papa ha invitato, poi, le famiglie “a rendere il mondo una vera casa, un luogo di armonia, solidarietà e rispetto reciproco”, affidandosi alla Santa Famiglia di Nazaret per superare le difficoltà della vita. Infine, a tutti ha augurato “una fine d’anno nella luce e nella pace del Signore”.

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    Incontro con i giovani di Taizé. Il Papa: siate luci di amore nel mondo, non temete il dubbio

    ◊   Un invito ad essere piccole luci nel mondo. Lo ha rivolto ieri sera, dal sagrato della Basilica di San Pietro, Benedetto XVI ai circa 40 mila giovani giunti a Roma in occasione dell'Incontro europeo della Comunità di Taizé. “Se a volte il male e la sofferenza degli innocenti creano dubbio e turbamento – ha detto il Papa – il sì a Cristo diventa difficile. Ma il dubbio non fa di voi dei non credenti”. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Come già Giovanni Paolo II nel 1987, anche Benedetto XVI si fa pellegrino di fiducia in nome di Cristo. Lo fa incontrando i circa 40 mila giovani appartenenti a diverse confessioni cristiane e partecipanti al 35.mo raduno europeo di Taizé, il quarto organizzato a Roma. Accolti in tante parrocchie e comunità religiose hanno fatto in questi giorni una nuova esperienza di Chiesa. Il Papa ricorda loro l’instancabile lavoro di frère Roger, fondatore della Comunità, a servizio dell’ecumenismo e, salutando i tanti ortodossi e protestanti presenti, prosegue:

    I assure you of the irrevocable commitment of the Catholic Church…
    "Vi assicuro dell’impegno irrevocabile della Chiesa cattolica a proseguire la ricerca di vie di riconciliazione per giungere all’unità visibile dei cristiani”.

    La comunione che è il Corpo di Cristo – spiega il Santo Padre ai giovani – ha bisogno di voi e voi avete in esso il vostro posto, corresponsabili nella trasmissione della buona novella del Vangelo al mondo. Da qui l’invito:

    Wenn ihr wieder nach Hause in eure Länder zurückgekehrt seid, …
    "Tornando a casa, nei vostri diversi Paesi, vi invito a scoprire che Dio vi fa corresponsabili della sua Chiesa, in tutta la varietà delle vocazioni”. Una chiamata, dunque a rispondere a Cristo senza paura:

    Le Christ souhaite recevoir de chacun de vous aussi
    "Cristo desidera ricevere anche da ciascuno di voi una risposta che venga non dalla costrizione né dalla paura, ma dalla vostra libertà profonda”.

    Chrystus nie odciąga was od świata. On was posyła tam
    "Cristo non vi toglie dal mondo. Vi manda là dove la luce manca perché la portiate agli altri. Tutti chiamati ad esser piccole luci per quanti vi circondano, attenti ad un equa ripartizione dei beni della terra, impegnati per la giustizia e una nuova solidarietà umana per aiutare il prossimo a comprendere come il Vangelo chiami al contempo verso Dio e verso gli altri".

    Avoir foi en son Fils Jésus Christ et nous aimer les uns les autres
    "Avere fede e amare Dio e gli altri! Che cosa c’è di più esaltante? Che cosa di più bello?”.

    Parfois le mal et la souffrance des innocents…
    "A volte il male e la sofferenza degli innocenti creano in voi il dubbio e il turbamento. E il sì a Cristo può diventare difficile. Ma questo dubbio – ha proseguito il Pontefice - non fa di voi dei non credenti! Gesù infatti non ha respinto l’uomo del Vangelo che gridò: Credo; aiuta la mia incredulità!".

    A salutare il Papa a nome delle migliaia di giovani, il priore della Comunità di Taizé, frère Alois, il quale ha ricordato l’ultima lettera scritta, prima della morte violenta, dal fondatore frère Roger a Benedetto XVI per comunicargli l’intenzione della Comunità di camminare in comunione lui. Un dono, piccolo, ma significativo quello portato da frère Alois a Benedetto XVI: alcuni semi di sorgo, cereale capace di sopportare la siccità, offerti da alcuni giovani africani incontrati il mese scorso a Kigali in Rwanda.

    "La grande vitalité de ces jeunes chrétiens est une promesse...
    La grande vitalità di questi giovani – ha detto il priore di Taizé - è una promessa per il futuro della Chiesa”. “Forse questi semi - è stato l’auspicio - potranno fiorire nei giardini Vaticani”.


    In Piazza San Pietro erano oltre 40 mila i giovani presenti. Ma cosa rimarrà nei loro cuori di questo incontro? Ascoltiamo alcuni commenti raccolti da Marina Tomarro:

    R. – Sicuramente un messaggio di speranza per noi ragazzi: infatti, ci sono un sacco di giovani!

    R. – L’entusiasmo di questi giovani, come speranza per il futuro della Chiesa …

    D. – E a te, invece?

    R. – La comunione di questo momento: è stato veramente bello!

    R. – E’ stato entusiasmante! Poi, vedere l’incontro tra frère Alois e il Papa è stato emozionante. Non ho parole …

    D. – Perché avete deciso di partecipare a questo Incontro di Taizé?

    R. – Siamo stati ospitati tante volte, in altre città europee, e quest’anno avevamo la possibilità di ospitare nella nostra casa: è stato un po’ anche un ricambiare tutto quello che abbiamo ricevuto in questi anni. Ma in realtà stiamo ricevendo ancora …

    D. – Quanti ragazzi ospitate voi in casa?

    R. – In casa, quattro. In tutta la zona della parrocchia, 200 persone.

    R. – Sono studentessa di teologia ortodossa, sono venuta da Belgrado per partecipare come volontaria. Siamo arrivati due giorni prima per aiutare: sono molto contenta di aver potuto partecipare a questo Incontro.

    R. – Noi siamo vecchi amici di Taizé; anche la storia del nostro fidanzamento è stata un po’ segnata dall’esperienza di questa Comunità. Il fatto di avere avuto, quest’anno, la possibilità di avere Taizé qui, in Italia … non potevamo mancare! Sia pure con mille difficoltà, però abbiamo fatto di tutto per esserci.

    D. – Quanto è importante confrontarsi con giovani non cattolici?

    R. – Credo che sia fondamentale, anche alla luce di quello che frère Roger ci ha insegnato.

    R. – Sicuramente è più facile tra i giovani che hanno meno pregiudizi … La maggior parte di noi è ancora alla ricerca di quello che vuole diventare, è ancora in cerca della fede. E quindi, ogni incontro di questo tipo è un’occasione giusta per trovare quello che ognuno è, dentro di sé.

    D. – Quindi, anche dal dubbio può nascere la fede?

    R. – Certo! Soprattutto nel dubbio, credo. La fede è un percorso e non si finisce mai di crescere.

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    Domani Marcia della pace a Lecce. Mons. D'Ambrosio: vicini ai carcerati

    ◊   Si svolgerà domani a Lecce la 45.ma Marcia per la pace, promossa dai vescovi italiani, Caritas italiana, Pax Christi Italia e Azione Cattolica Italiana. Il tema dell’appuntamento, "Beati gli operatori di pace", è ripreso dal Messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace del prossimo primo gennaio. Fabio Colagrande ne ha parlato con l’arcivescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio:

    R. – La Chiesa italiana si ritrova qui, a Lecce, insieme alle varie realtà – Azione Cattolica, Caritas, Pax Christi – per vivere questo momento, alternativo per certi versi, perché in fondo, ritrovarsi la sera dell’ultimo dell’anno è una forma quasi … non dico di contestazione, ma una forma diversa per celebrare l’ultimo giorno dell’anno. E’ un anno che ci porta tante delusioni, tante paure e noi ci apriamo al nuovo anno invocando il Principe della pace, Colui che in questo Natale ancora una volta abbiamo adorato, accogliendo soprattutto l’invito del Santo Padre che proprio in occasione della Giornata mondiale della pace ha inviato alla Chiesa tutta il suo messaggio annuale dal titolo “Beati gli operatori di pace”. Le Beatitudini sono delle promesse, ma noi sappiamo che la promessa si realizza nella misura in cui l’uomo sa cogliere l’invito a fare della pace il suo impegno quotidiano; la pace che – come dice il Santo Padre – è dono di Dio ma opera dell’uomo …

    D. – Benedetto XVI scrive che il presupposto della pace è lo smantellamento della dittatura del relativismo e poi propone campi di azione per gli operatori di pace, come quello della difesa della vita, del matrimonio, della famiglia, della libertà religiosa, del lavoro, dello sviluppo sostenibile … Alcuni di questi temi, come si sa, hanno provocato anche polemiche. E’ una visione della pace allargata, che forse ancora non tutti hanno compreso …

    R. – A me ha colpito molto, questa espressione di Benedetto XVI: la dittatura del relativismo … Ecco, infondo la pace è dono di Dio, è dono in tutta la sua pienezza che prende tutta la vita dell’uomo, la ricolma di ogni bene. Non è soltanto il silenzio delle armi, l’assenza di contese, di violenze, ma è proprio la capacità di costruire, realizzare l’uomo nella sua autentica dignità. Ora, se c’è una realtà che ci fa paura, oggi, è proprio questa dittatura del relativismo, ha detto il Santo Padre. In molti non c’è più una legge, una morale, un’attenzione ai principi sacri della vita e della sua promozione. Il Papa ci dice che la vera pace si raggiunge laddove l’uomo riesce veramente a realizzare in pieno, in tutte le sue dimensioni, questo dono che è il dono della vita, che è la difesa, la promozione, l’attenzione, l’accoglienza, il silenzio anche delle violenze …

    D. – Concretamente, come si svolgerà questa marcia?

    R. – La marcia avrà inizio alle ore 17.30; partiremo da una piazza centrale, da una parrocchia del secondo centro della città di Lecce e la attraverseremo – sarà un percorso di circa due chilometri e mezzo – e faremo delle tappe in cui affronteremo alcuni temi, presi proprio dal messaggio del Papa. Il tutto, poi, si concluderà nella cattedrale con la celebrazione della Messa da me presieduta, con molti vescovi che concelebreranno. Poi c’è un gesto alternativo: quella sera non ceniamo e il corrispettivo della cena a cui abbiamo rinunciato sarà devoluto a favore dei 1.400 detenuti del carcere Borgo San Nicola di Lecce.

    D. – Il tema delle carceri, delle condizioni dei detenuti, è un tema forte, un tema che sta a cuore alla Chiesa, in questo momento …

    R. – E’ un tema che sta davvero a cuore alla Chiesa. Qui c’è un carcere sovraffollato: un carcere della capienza di 600 persone ne contiene oggi 1400! Il giorno di Natale, e anche la vigilia, sono stato con i detenuti che vivono una condizione di grande disagio, di grande offesa del minimo vitale della loro umanità. D’altronde, sono le parole di Gesù: “Ero carcerato e siete venuti a visitarmi”, e allora non possiamo abbandonarli alla loro disperazione che a volte tocca punte estreme, fino al suicidio, come capita ogni tanto, anche in questo carcere di Lecce. Allora, il sapere che c’è tutta una Chiesa che li tiene presenti, questo sostiene un po’ le loro fioche speranze. Credo che sia un segno che può aiutarli a credere che c’è una luce, da qualche parte, che si può accendere anche per loro.

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    Oggi in Primo Piano



    India: nuovo stupro di gruppo, morta un'altra donna

    ◊   In India non si placa lo sdegno per la morte della ragazza, dopo 13 giorni di agonia, a seguito di uno stupro di gruppo avvenuto il 16 dicembre su un autobus pubblico a Nuova Delhi. Ieri sera la salma della giovane è rientrata da Singapore, dove era stata ricoverata per un tentativo di rianimazione, e stamani si sono svolti i funerali in forma privata. E nonostante le proteste contro le violenze in diverse città indiane, un’altra donna, di 45 anni, è stata violentata e uccisa nella città di Barasat nel Bengala Occidentale. Il servizio di Marco Guerra:

    L’India, sconvolta e indignata per lo stupro che ha portato alla morte di una 23enne, deve fare i conti con un nuovo brutale atto di violenza contro una donna di 45 anni, prima violentata e poi uccisa da otto uomini a Barasat. Il marito che accompagnava la donna è stato picchiato e adesso è ricoverato in ospedale nella vicina Calcutta. In India gli stupri di gruppo sono ormai una piaga e le autorità stanno dando solo ora la massima attenzione al fenomeno spinti dalle proteste di piazza. Anche oggi sono in corso sit-in pacifici e fiaccolate di solidarietà in diverse città. Da ieri a Nuova Delhi, dopo le tensioni dei giorni scorsi, le principali strade intorno ai palazzi del potere sono chiuse al traffico. Sotto la pressione dell'opinione pubblica, i sei violentatori, già arrestati, ora rischiano la pena di morte. È nostro compito provare che questa “coraggiosa figlia d'India”, una “vera eroina” che simboleggia il meglio della gioventù indiana e delle donne “non sia morta invano”, ha detto il presidente indiano Pranab Mukherjee incontrando i familiari della ragazza. Sulla vicenda è intervenuto anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che si è detto “profondamente addolorato” e ha sottolineato che “ogni ragazza e ogni donna ha il diritto di essere rispettata, valorizzata e protetta”. L'associazione Human Rights Watch chiede all'India di prendere “serie azioni” per combattere la violenza contro le donne, ricordando che in India solo nel 2011 sono stati registrati oltre 26mila casi di stupro ma “che il numero di violenze non denunciate è molto più alto”.


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    Veglia di Capodanno per le famiglie in Piazza San Pietro. Don Tardani: la pace passa dalla famiglia

    ◊   Domani, nella notte di Capodanno, si svolgerà in Piazza San Pietro la tradizionale veglia di preghiera per la pace nelle famiglie e tra le nazioni. L’evento è organizzato dal Movimento dell’Amore Familiare. L'appuntamento è alle 23.15 in Piazza San Pietro davanti al Presepe. A don Stefano Tardani, fondatore del Movimento, Federico Piana ha chiesto cosa ci ricorda oggi la Festa della Santa Famiglia:

    R. – La Santa Famiglia ci ricorda la preziosità di ogni famiglia umana: quella piccola come quella grande, che unisce i popoli nella pace e nella lode a Dio. La famiglia è un’opera di Dio e Dio è venuto e si è fatto uomo scegliendo proprio di mostrarsi al mondo attraverso una famiglia.

    D. – Cosa ci insegna oggi la Santa Famiglia?

    R. - Ci insegna a capire Dio e il suo progetto, a pregare Dio con fede e a confidare in Lui. La Santa Famiglia di Nazareth ci insegna il grande ruolo dei laici, che lavorano e collaborano con Gesù per costruire il suo regno di pace e di verità, di amore e di misericordia. E per costruirlo in questa nostra società difficile, occorre veramente il dono della fede e un grande amore. Accogliendo l’amore umano e la vita umana nei bambini, la Santa Famiglia ci insegna ad accogliere Gesù Bambino, cioè il mistero di Dio in mezzo a noi, il mistero di Dio che si fa uomo per noi, in mezzo a noi. Allora la sua presenza e la sua volontà ci insegnano ad accogliere ed a riconoscere nell’amore coniugale e familiare, come nei bambini e nei piccoli fin dal loro concepimento; ci insegna a cogliere la sua presenza nei poveri e negli ammalati, nelle realtà anche piccole che potrebbero sfuggire a quell’interesse dell’ambizione o del benessere. Ci insegna l’attenzione per tutti coloro che hanno bisogno di noi. E oggi, direi che proprio la famiglia è la più bisognosa di cure: all’interno, per i mali che la feriscono e all’esterno per il problema della casa, del lavoro, delle economie familiari e anche per le politiche che non l’aiutano. Dio ci chiama a costruire famiglie belle, sane e sante; chiama il popolo della vita e le famiglie attorno a sé …

    D. – Come possiamo noi far sì che la nostra famiglia sia sempre più simile alla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe?

    R. – Innanzitutto, aprire gli occhi sul mistero della vita: la vita non è un susseguirsi di eventi, di fatti che avvengono senza senso, senza una loro logica. Dio Padre ci ha mostrato il significato e il progetto che ha per questa umanità, che più si allontana da Dio e più sbanda. Abbiamo la responsabilità di accogliere la sapienza che Dio ci mostra in Gesù, Messia, Salvatore e Redentore dell’umanità. Abbiamo la responsabilità e il dono di vivere la sua potenza di amore.

    D. – E proprio per aiutare la famiglia con la preghiera e sostenerla invocando il Signore, il Movimento per l’Amore Familiare ha organizzato per domani una veglia in Piazza San Pietro:

    R. – Quest’anno, per il decimo anno, la Veglia di preghiera per l’unità e la pace nelle nostre famiglie e tra le nazioni, a Piazza San Pietro, lunedì 31 dicembre, nella notte di Capodanno, dalle ore 23.15 alle 7.00: per tutta la notte, ci sono famiglie che accolgono persone che vengono, amici con i loro familiari, per offrire alla Santa Famiglia le loro intenzioni, le loro preghiere, le loro aspirazioni con una preghiera, e accendendo un lumino proprio davanti al Santo Presepe in Piazza San Pietro.

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    Belletti: società attenta agli individui non alle famiglie

    ◊   La famiglia è la cellula della società: dalla famiglia dipende il futuro di ogni Paese. Ma come viene trattata la famiglia, in particolare in Italia? Federico Piana lo ha chiesto a Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari:

    R. – Tante parole, ma pochi fatti in questi ultimi anni … Diciamo che, almeno nel discorso pubblico, la famiglia è tornata all’attenzione di tutti. Però, di fatto, soprattutto in questi ultimi cinque anni di grande crisi economica, sociale e anche di valori la famiglia ha dovuto – come si dice – cantare e portare la croce: ha sopportato tantissime difficoltà con pochissimi aiuti.

    D. – Quali sarebbero le cose che servirebbero alla famiglia?

    R. – Bè, prima di tutto un clima culturale positivo. Cioè, oggi spesso quando una famiglia va in giro con tre o quattro figli, gli sguardi che riceve sono di disapprovazione. Oggi, se un ragazzo dice: “Tra sei mesi mi sposo”, la cosa che si sente dire è: “Ma sei proprio sicuro? Ma è proprio necessario?”. Trent’anni fa, si veniva incoraggiati: c’era tutta la società che accompagnava i progetti di famiglia. Oggi la famiglia è sola. E poi, la società deve produrre sostegni veri: deve aiutare la conciliazione tra famiglia e lavoro, deve aiutare le funzioni di cura perché le persone fragili sono curate dalle famiglie che però spesso sono sole o con pochissimi aiuti dai servizi pubblici. E poi il primo, ma forse il più importante nel nostro Paese, è il tema del fisco: riuscire a sostenere le famiglie alleggerendo la pressione fiscale per le famiglie con figli. Oggi, il fisco porta via molto più di quello che dovrebbe dare, alle famiglie con figli!

    D. – Da un punto di vista fiscale, cosa si potrebbe e si dovrebbe fare? Quali sono le ricette che voi avete in mente?

    R. – L’idea di fondo che noi abbiamo proposto è: tutte le risorse che si devono dedicare a curare e ad educare i propri figli non devono essere tassate. Quindi noi chiediamo una no-tax area familiare, nel senso che deve crescere in misura molto significativa in funzione del numero dei figli. Diciamo che il costo di un figlio, solamente per dargli le cose necessarie, è di 300 euro al mese. Ecco: bisognerebbe che lo Stato riconoscesse che questi 300 euro al mese non sono soldi spesi dalla famiglia per una libera scelta, ma sono soldi spesi per il bene comune, per il futuro di tutta la società. E quindi dovrebbe essere sostenuta in questo ordine di grandezza.

    D. – Molto semplice, come concetto. Ma come mai non si è mai applicato, secondo lei?

    R. – C’è tanta ideologia: pochi hanno davvero a cuore il futuro della famiglia. Questa è una società che pensa agli individui e quindi non vede la famiglia come luogo generativo del Paese. E invece, la famiglia è davvero la cellula fondamentale della società. E quindi, c’è un po’ di ideologia contro la famiglia, a favore delle libertà dei singoli, e poi anche l’idea che la famiglia viene considerata solamente quando è fragile: non è considerata come un motore di sviluppo del Paese. Dovrebbe, invece, essere un luogo in cui investire: come custodiamo le nostre acque, i nostri beni culturali, il nostro ambiente naturale, così dovremmo investire nella famiglia, perché la famiglia è davvero uno dei capitali più preziosi del nostro Paese.

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    Appello di Save the Children: si fermi l'arruolamento di minori nel Nord Kivu

    ◊   Sono migliaia i bambini sfollati e soli che vivono in campi e rifugi occasionali nella Repubblica Democratica del Congo. Save the Children lancia un appello affinché si intervenga in loro aiuto, per evitare che cadano vittime di violenza e di arruolamento forzato nelle milizie. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    E’ urgente riunificare le famiglie nel Nord del Kivu, soprattutto per evitare l’arruolamento di bambini rimasti soli. Non è il primo appello di questo tipo che l’organizzazione Save the Children lancia per i bambini nelle zone di conflitto. Ad oggi sono migliaia i minori di quell’area orientale della Repubblica Democratica del Congo, dopo la recente escalation di violenza tra ribelli ed esercito, completamente esposti al rischio di violenza di vario genere. Valerio Neri è il direttore generale di Save the Children Italia:

    "Purtroppo, in Congo, come in Nord Uganda, sono decenni che la situazione è questa: si vive un momento di pace che poi finisce in un decennio di guerre. Molte persone fuggono da queste aree perché le bande uccidono in maniera indiscriminata, stuprano, rapiscono bambini per arruolarli secondo le tradizioni ormai classiche della peggiore guerra africana. Nel fuggire, i nuclei familiari si disperdono e così i bambini non ritrovano i genitori, i genitori non riescono a ritrovare i figli. Ad oggi noi calcoliamo che questo fenomeno possa riguardare circa un milione di persone. L’abbandono dei bambini o degli adolescenti porta il rischio di essere ricatturati dalle bande stesse o di essere vittime di aggressioni di qualsiasi tipo. Save the Children, con i propri partner locali, cerca di costruire una specie di cordone sanitario intorno alla zona di guerra, perché quanti scappano vengano intercettati e si possa incominciare a procedere al ricongiungimento".

    Le testimonianze di questi bambini affidate agli operatori dell’organizzazione sono agghiaccianti. Sono soli, il più delle volte non sanno dove siano i familiari, tantomeno se siano sopravvissuti alla violenza. Ad oggi Save the Children ha identificato con sicurezza 923 minori soli, ma calcola che ve ne siano a migliaia sparsi nel Nord Kivu. Ancora Valerio Neri:

    "I nostri, giù, ricevono anche racconti terribili dai bambini, racconti orribili. Bambini che hanno visto stuprare le proprie amiche, bambini che hanno visto uccidere i genitori, i fratelli. E’ la tradizionale guerra tra bande africane. Arrivano e uccidono, per la maggior parte, le persone adulte. Poi, i bambini più piccoli, di otto, nove, dieci anni, vengono presi, soprattutto i maschi, e si mette loro in mano una pistola o un fucile: 'Spara a questo tuo amichetto, qui vicino. Dimostrami che sei un uomo!'. Se quel bambino spara viene arruolato, se non spara viene minacciato egli stesso di essere ucciso. Cose che alla coscienza di chiunque appaiono orrende, ma che sotto il cielo africano avvengono da decenni. L’arruolamento forzato, violento, dei bambini è continuo, e nel Nord del Congo e nel Nord Kivu in questo periodo sicuramente sta avvenendo!".

    Un Paese simbolo dei bambini soldato è stato finora il Sud Sudan, dove se ne contano almeno 2.000. Save the Children ricorda però che sono almeno 14 in tutto il mondo i paesi dove i bambini vengono coinvolti attivamente nei sanguinosi conflitti in corso, tra questi l’Afghanistan, il Chad, la Colombia, l’India, l’Iraq, le Filippine. Ma anche la Siria. Valerio Neri:

    "Tutti i giorni i mezzi di comunicazione raccontano di stragi di bambini in Siria. Dietro a quelle stragi c’è l’uso dei bambini, come vittime. Da una parte vengono uccisi affinché i genitori disperati posino le armi, dall’altra vengono arruolati. Per bambini noi intendiamo minori di 18 anni e adolescenti arruolati in Siria per le opposte fazioni ci sono, lo sappiamo con certezza. Posso dire che nella gran parte dei Paesi in via di sviluppo, laddove vi è una guerra intestina, civile, tra bande o fazioni, esiste anche l’arruolamento di minori di 18 anni. In Africa si arriva fino ad un’età incredibilmente bassa, in altri Paesi magari ci si ferma piuttosto agli adolescenti: 14, 15 anni. Ma in tutte le guerre nei Paesi in via di sviluppo facilmente c’è arruolamento di bambini-soldato".

    Save the Children si rivolge a chiunque voglia offrire un aiuto immediato ai bambini e alle loro famiglie, attraverso una donazione tramite il sito dell’organizzazione, ma l’appello è soprattutto diretto ai cosiddetti Paesi sviluppati:

    "In realtà si disinteressano di queste aree del mondo. Come è possibile lasciare che la continua instabilità politica di questi Paesi generi morti su morti, violenze su violenze? Perché in realtà sono zone del mondo che più di tanto non suscitano l’interesse delle grandi forze internazionali, delle Nazioni Unite, e così via. E se questo ha una spiegazione geopolitica, non ne ha però una umanitaria. Quindi, bisognerebbe che anche i Paesi più forti avessero un po’ di umanità e andassero al di là delle strette convenienze politiche tanto da poter aiutare popolazioni inermi a non essere massacrate da guerre intestine e tribali inutili, come quelle a cui assistiamo".

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    Padre La Manna: diritto d'asilo negato di fatto in Italia, rifugiati abbandonati a se stessi

    ◊   Ora interverremo avviando i lavori per definire un progetto di inclusione sociale: lo ha promesso il Viminale, rispondendo all’accusa rivolta all’Italia da un recente reportage dell’ “International Herald Tribune”, di riconoscere abbastanza facilmente ai richiedenti il diritto di asilo, ma poi di dimenticarli non assicurando loro le condizioni minime per una esistenza dignitosa. Un esempio sono gli oltre 800 profughi, fuggiti da guerre e persecuzioni in Sudan, Etiopia, Eritrea e Somalia, che si trovano a vivere a Roma in un edificio fatiscente, il Salaam Palace, dove c’è un bagno ogni 250 persone. Un paradosso, quello italiano, denunciato da anni in particolare dal “Tavolo nazionale Asilo” a cui aderiscono diverse associazioni, tra cui il Centro Astalli. Adriana Masotti ha intervistato il presidente del Centro, padre Giovanni La Manna:

    R. – Ci rallegriamo per il fatto che le commissioni per il diritto di asilo lavorino seriamente. Il fatto è che bisogna scalfire politiche che formalmente riconoscono il diritto all’asilo mentre poi di fatto lo negano. Inoltre, l’Italia ora attraversa un periodo di crisi, ma il fatto che non ci sia la possibilità di accogliere dignitosamente queste persone è datata nel tempo. E’ da anni che l’Italia ha un numero limitato di posti e sono rimasti quelli, nonostante negli anni ci sia stato un aumento di arrivi. Questo a me dice della mancanza di una volontà di governare questo fenomeno. La conseguenza è che poi si fa fatica ad accogliere con dignità, ad offrire opportunità oneste a queste persone per rimettersi in piedi e rifarsi una vita.

    D. – Ci sono dei casi anche emblematici: a Roma, ad esempio, la situazione del Salaam Palace, gli afghani alla Stazione Ostiense, i somali nell’edificio abbandonato dell’ex-ambasciata somala: tutte situazioni di grande disagio e degrado …

    R. – E’ una situazione che perdura nel tempo. Il problema è che il governo è responsabile di accogliere - è il governo italiano, infatti, che riconosce il diritto all’asilo politico – e, dunque, non è corretto scaricare poi sui territori la responsabilità, soprattutto con i tagli che ci sono stati in questi anni. Le persone rimangono persone, con i propri bisogni; cercano perciò di adattarsi, cercano di trovare un luogo dove poter vivere. Il governo italiano dovrebbe arrivare a stabilire politiche in grado di consentire ai territori di accogliere. Questo per anni non si è fatto e questo è il momento, forse, un’opportunità per decidere di mettere mano alla questione del diritto di asilo. Ricordo che l’Italia è firmataria della Convenzione di Ginevra, però è mancante di una legge organica sul diritto all’asilo politico.

    D. – Oltre ai casi che abbiamo ricordato, è ancora aperto il problema dell’emergenza Nord Africa: cioè tutte quelle persone, provenienti soprattutto dalla Tunisia, che l’Italia ha accolto e che ora non si sa a chi verranno ‘scaricati’, perché stanno scadendo i termini del programma di protezione umanitaria temporanea posto in essere dall’ Italia …

    R. – Sì, ma soprattutto bisogna riferirsi a quanti sono scappati dalla Libia in guerra. Queste persone sono state tenute per un anno in alcuni centri, e finalmente, dopo un anno, è arrivata la decisione di dare una protezione a queste persone. Ora noi rimaniamo in attesa di vedere cosa succede dopo il termine ufficiale dell’accoglienza, che è stata prorogata ai primi mesi del 2013. E’ stato perso un anno, penalizzando queste persone che, molto probabilmente, si ritroveranno fuori dal circuito di accoglienza e non avranno avuto il tempo necessario per realizzare una loro autonomia.

    D. – Nei giorni scorsi, il Viminale ha promesso che ci sarà qualche intervento a favore dei rifugiati, in particolare di quelli che vivono nel Salaam Palace. Che speranze ci sono?

    R. – I problemi si conoscono: è da anni che il “Tavolo nazionale asilo” opera per dire al governo cosa bisognerebbe fare … Adesso è il momento di operare fattivamente per rispettare la dignità e i diritti di queste persone.

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    Primo cuore artificiale al Policlinico Gemelli di Roma

    ◊   Per la prima volta al Policinico Gemelli di Roma è stato impiantato un cuore artificiale. Il paziente, 64 anni, ha una grave patologia cardiaca: ora sta bene ed è tornato alla sua vita normale, anche se il decorso post-operatorio è stato lungo. Di quale tipo di dispositivo si tratta? Eliana Astorri lo ha chiesto al
    prof. Massimo Massetti, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:

    R. – Questo dispositivo, che noi abbiamo impiantato per la prima volta al Gemelli, fa parte di una famiglia di dispositivi di cuori artificiali che si chiamano Lvad: sono delle microturbine, in pratica, delle pompe rotative che derivano dall’ingegneria aerospaziale e che vengono inserite nella parte sinistra del cuore, cioè nel ventricolo sinistro, in contatto o all’interno, e che pompano il sangue dal cuore verso le arterie attraverso un condotto arterioso. Quindi, sostituiscono parzialmente o totalmente il cuore sinistro. Non si tratta di cuori artificiali totali: si tratta di dispositivi che aiutano in parte o totalmente a far funzionare questa parte del cuore.

    D. – Quanto dura la batteria che lo fa funzionare?

    R. – Dura circa 6, 8, 10 ore, a seconda dell’intensità del consumo, e permette quindi una vita normale durante il giorno. Poi, la sera, quando il paziente va a dormire, si collega ad una batteria un po’ più ingombrante. Comunque, questi dispositivi sono veramente compatibili con una vita normale: il paziente si muove, cammina, va in bicicletta, addirittura può andare in piscina e fare il bagno. Vengono messi in due casi: il primo caso, appunto, è rappresentato da quei pazienti che hanno accesso ad un programma di trapianti e dove quindi questo dispositivo viene applicato a ponte, nell’attesa del trapianto. Nell’altro caso, come quello del nostro paziente, è invece posizionato come cura della malattia, quindi definitivamente. Questi dispositivi sono soggetti ad una leggera usura: consideriamo che l’elica che fa girare il sangue all’interno della turbina gira ad una velocità tra gli 8 e i 12 mila giri al minuto. Però, i materiali con cui sono costruiti questi cuori artificiali sono molto sofisticati e sono fatti per durare almeno 10 anni. Le dico, ad esempio, che il primo paziente al quale abbiamo impiantato questo dispositivo in Francia – perché io ho lavorato 20 anni in quel Paese – è stato impiantato nel dicembre 2005: ha appena compiuto sette anni di durata, senza alcun problema.

    D. – Qual è la situazione in Italia, per quanto riguarda le patologie cardiache gravi, quelle per le quali sarebbe necessario un trapianto?

    R. – In effetti, è un problema di grande attualità. Si calcola che l’insufficienza cardiaca – questa malattia che segna l’epilogo di molte malattie cardiache, come per esempio l’infarto, patologie valvolari o anche malattie del muscolo cardiaco che sono sempre in crescita – produca circa 170 mila nuovi casi ogni anno, e di questi una parte entra in una fase molto grave della malattia e in questa situazione i farmaci e i trattamenti convenzionali non rappresentano una soluzione. Quindi, ci sono solo due possibilità: una è il trapianto che però è riservato solo ad una parte minore di questa popolazione. Per la restante parte, la sola possibilità è quella di ricorrere a queste nuove terapie che fanno uso di queste tecnologie che sono denominate dispositivi meccanici di supporto di circolo o cuore artificiale.

    D. – Ma non ci sono cuori disponibili per soddisfare questa richiesta?

    R. – Allora, il problema dei trapianti è abbastanza complesso. Bisogna dire che il Programma Trapianti, in Italia, è un programma organizzato in maniera eccellente: devo dire, dopo aver vissuto 20 anni in Francia, che l’Italia si posiziona veramente tra i primi posti in Europa per la gestione del programma trapiantologico. Il problema è che i trapianti vivono una crisi, in questo periodo, in tutto il mondo, e soprattutto anche in Europa, e non è legato soltanto alla crisi della donazione: bisogna sapere che oggi il donatore medio di organo è un paziente sempre più anziano, quindi anche la qualità degli organi è minore e di conseguenza la frequenza con cui si possono realizzare i trapianti è molto minore che in passato. Si calcoli che normalmente i trapianti di cuore, in Italia, erano circa 300 all’anno; quest’anno, per la prima volta, sono scesi intorno ai 250. Quindi, diciamo che a fronte di una diminuzione dei trapianti e un aumento del numero dei candidati, esiste in Italia questa problematica crescente.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    E' morta Rita Levi Montalcini: aveva 103 anni

    ◊   E' morta oggi nella sua abitazione a Roma il premio Nobel e senatrice a vita Rita Levi Montalcini. Aveva 103 anni. Era membro della Pontificia Accademia delle Scienze. Nata a Torino il 22 aprile 1909 in una famiglia ebrea sefardita, neurologa, a causa delle leggi razziali fu costretta a emigrare in Belgio: fu ospite dell'istituto di neurologia dell'Università di Bruxelles, dove continuò gli studi sul differenziamento del sistema nervoso. Tornata in Italia, negli anni cinquanta le sue ricerche la portarono alla scoperta e all'identificazione del fattore di accrescimento della fibra nervosa o NGF, scoperta per la quale è stata insignita nel 1986 del premio Nobel per la medicina. Il primo agosto 2001 è stata nominata senatrice a vita "per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale". È stata socia nazionale dell'Accademia dei Lincei per la classe delle scienze fisiche ed è stata tra i soci fondatori della Fondazione Idis-Città della Scienza. Laica, non credente e impegnata su molti fronti civili e sociali, il suo ultimo appello è di pochi mesi fa rivolto al governo Monti “affinché non cancelli il futuro di tanti giovani ricercatori, che coltivano la speranza di poter fare ricerca in Italia”.

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    Appello di Monti su Avvenire per la liberazione di Asia Bibi

    ◊   ''La sua storia è un esempio eclatante di come oggi essere seguaci della parola di Cristo possa poter diventare una colpa, laddove l'estremismo non esita a fermarsi neanche davanti ad una donna sola e indifesa''. Mario Monti interviene sull'Avvenire di oggi a sostegno della richiesta del Papa di liberare Asia Bibi, la contadina pakistana di 47 anni, sposata e madre di cinque figli, cristiana, accusata di blasfemia, cioè di aver parlato male di Maometto, e condannata a morte sulla base di quanto dichiarato da altre donne. Monti chiede la libertà per Asia Bibi "prima ancora che come presidente del Consiglio, come uomo e come cristiano''. Quindi ricorda l'appello rivolto al presidente del Pakistan dal Papa ed anche l'appello fatto nell'agosto del 1947 da Ali Jinnah, uno dei padri fondatori, che inneggiava alla libertà religiosa ("Voi siete liberi di frequentare i vostri templi, siete liberi di andare nelle vostre moschee o in qualsiasi altro luogo di culto dello Stato del Pakistan") per segnalare che "evidentemente, rispetto a quelle parole, "qualcosa è andato storto. Ma l'Islam non è quello dei fondamentalismi e delle torture, delle vendette e dell'egemonia culturale della sopraffazione". E quindi, "anche per questo il Pakistan – conclude Monti - è davanti ad una grande prova". La prima pagina di Avvenire riporta anche le prime 5mila firme ricevute per la campagna lanciata per la liberazione di Asia Bibi e gli interventi dei presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini.

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    Siria. L'opposizione denuncia nuove stragi, molti bambini tra le vittime

    ◊   Non si fermano le violenze in Siria, dove l’opposizione denuncia un nuovo massacro delle truppe lealiste nella provincia di Homs, in cui sarebbero morte oltre 220 persone prima rastrellate e poi giustiziate in modo sommario. Altre 32 vittime, tra cui oltre 20 bambini, sono segnalate, sempre dall’opposizione, a seguito degli intensi bombardamenti sulle roccaforti dei ribelli vicino Damasco. Intanto, prosegue il tour diplomatico del mediatore internazionale Brahimi. L’inviato di Onu e Lega araba, oggi al Cairo, ha detto che la situazione in Siria va ulteriormente peggiorando ma che la soluzione del conflitto è ancora possibile. Dichiarazioni che arrivano dopo il nulla di fatto dell’incontro di ieri a Mosca con il ministro degli Esteri russo Lavarov. I due hanno preso atto della difficoltà a far partire i negoziati, dal momento che i ribelli continuano a porre come precondizione il ritiro incondizionato di Assad. Per Brahimi l'alternativa al dialogo è l'inferno. (M.G.)

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    Repubblica Centrafricana: i ribelli avanzano verso la capitale

    ◊   La crisi nella Repubblica Centrafricana: dopo una forte avanzata culminata con la conquista di diverse città, la coalizione ribelle Seleka non esclude di entrare nella capitale Bangui, dove oggi è in missione il presidente dell'Unione Africana, Yayi Boni. Ieri gli insorti si sono attestati a Sibut, a circa 130 chilometri a nord della capitale, e, secondo un loro portavoce, il presidente della Repubblica, Francois Bozizé, si prepara a dare loro battaglia proprio a Bangui. Il movimento Seleka auspica tuttavia che l’intervento dell’Unione Africana incoraggi il dialogo per discutere anche di un’uscita di scena di Bozize. Parigi, da parte sua, ha inviato altri 180 soldati a Bangui per proteggere i cittadini francesi residenti nella capitale centrafricana. (M.G.)

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    Pakistan: 40 vittime in attacchi a militari e pellegrini sciiti

    ◊   Giornata di sangue in Pakistan. 21 soldati dell’esercito sono stati ritrovati uccisi nel nord-ovest del Paese, dopo che due giorni fa erano stati sequestrati dai talebani durante un assalto a un posto di blocco. Altre 19 vittime si segnalano nel sud del Pakistan, dove l'esplosione di un'autobomba ha investito tre autobus su cui viaggiavano pellegrini sciiti. I fedeli erano diretti nel vicino Iran. Dall'inizio dell'anno sono 350 gli sciiti uccisi negli attentati avvenuti in Pakistan.

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    Bersani: Monti dica con chi sta. Casini: vogliono un Centro piccolo

    ◊   In Italia si intensificano le attività e i contatti fra le forze politiche in vista delle elezioni del 24 febbraio. Oggi si vota per il secondo e ultimo giorno delle primarie per scegliere i candidati di Pd e Sel da inserire nelle liste per il parlamento. I risultati ancora parziali vedono l’affermazione di alcuni esponenti storici del centrosinistra come Rosy Bindi. Bersani invita Monti a dire con chi si allea: "Non mi aspettavo uno scenario simile – afferma - non possiamo di nuovo affidarci a leader solitari. Monti deve dirci con chi sta, quali scelte intende fare, cosa pensa sui diritti civili. Non bastano un’agenda e un simbolo". Ma i democratici - aggiunge - restano "aperti a una collaborazione con il centro", poiché la situazione del Paese "si può affrontare solo se le forze progressiste e di centro possono collaborare". Il leader dell'Udc, Casini, critica il Pd di avere "non vuole un'area centrista competitiva", preferisce "il vecchio ed eterno scontro" con Berlusconi, ormai "avversario di comodo". "Alla Camera Futuro e libertà presenterà una sua lista federata con le altre, e candidature autonome" – dice Fini, sottolineando che Monti,anche nel dare via libera a più liste alla Camera, "ha dato prova di grande sensibilità politica". "Oltre a noi, Italia futura e l'Udc, potranno esserci -spiega- altri soggetti che si riconoscono nell'agenda. Penso a tanti esponenti del Pdl animati da spirito innovatore e che sono già usciti dal partito in dissenso da Berlusconi". Per Fini l'ex premier "è disperato" e lo si capisce, sostiene, "da come conduce questa campagna elettorale, attaccando sguaiatamente l'Europa". Tutto da definirsi l’assetto delle alleanze a destra: Lega e Pdl sono più distanti dopo l’incontro di ieri tra vertici dei due partiti. Per rilanciare la coalizione il Caroccio chiede un passo indietro di Berlusconi. Per il cavaliere l’intesa con la Lega non è obbligatoria: i due partiti sono sull’orlo della rottura. Il magistrato Antonio Ingroia ha ufficializzato ieri la sua candidatura e la nascita della lista “Rivoluzione civile” attaccando la candidatura di Grasso nel Pd e aprendo al Movimento 5 Stelle: ma Grillo ha chiuso subito la porta. (M.G.)

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    Parroco ucciso: domani i funerali celebrati dal vescovo di Pistoia

    ◊   Saranno celebrate domani alle ore 15 nella chiesa parrocchiale di Catena (Quarrata) le esequie di don Mario Del Becaro, il parroco di 63 anni ucciso la scorsa notte nella sua canonica di Tizzana. Il vescovo di Pistoia, mons. Mansueto Bianchi, presiederà la celebrazione eucaristica. Oggi alle ore 18, invece, la salma del sacerdote sarà esposta, sempre nella chiesa di Catena, dove si svolgeranno turni di preghiera e, a partire dalle 21, sarà tenuta una veglia. Lo rende noto l'ufficio comunicazioni sociali della diocesi di Pistoia. Il prete è stato trovato legato e con segni di violenza, inoltre è stata scassinata la cassaforte e gli è stata rubata la macchina. Pochi giorni prima il sacerdote aveva denunciato minacce da parte di persone che pretendevano da lui soldi. Una Messa di suffragio è stata celebrata nella chiesa parrocchiale di Catena. Don Roberto Razzoli, addetto di Curia, ha portato ''il saluto e la vicinanza'' del vescovo di Pistoia, ''in questo difficile momento di dolore e sofferenza''. Non sono mancate preghiere per il sacerdote ucciso e forte era la commozione che si poteva vedere sui volti dei fedeli: non è mancata una preghiera per gli assassini di don Mario perché £nel loro cuore si apra uno spazio di luce capace di far rendere conto di ciò che hanno fatto e di chiedere perdono''. Don Mario era nato il 10 luglio 1949 a San Benedetto del Tronto e ordinato sacerdote dal 29 giugno 1980. Proveniente da Genova, era arrivato alla diocesi di Pistoia, dalla diocesi di Prato, ai tempi del vescovo precedente, mons. Simone Scatizzi. Da molti anni curava la comunità parrocchiale di Tizzana con la chiesa di San Bartolomeo e con l'antica Pieve di San Michele. In tutto circa 1.900 persone. Nell'ottobre dello scorso anno, la comunità parrocchiale lo aveva festeggiato per la sua venticinquennale presenza come parroco. (M.G.)

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    Sta bene il neonato abbandonato nel water di un fastfood di Roma

    ◊   Sta bene il neonato abbandonato in un gabinetto di un Mc Donald's di Roma dopo che la madre lo aveva partorito. Il piccolo, ricoverato all’Ospedale Sant’Eugenio, pesa tre chili ed è stato chiamato Emanuele. Il piccolo era immerso nel water, sporgevano solo la testa e un braccio. «Era arrivato in ipotermia - dice Carlo Giannini, primario di Neonatologia e terapia intensiva neonatale del Sant’Eugenio - L'abbiamo riscaldato, i parametri vitali sono buoni. L'abbiamo accudito nelle prime fasi dell'adattamento, che è sempre delicato e ora si alimenta regolarmente. Dovremo fare altre analisi per valutare se ci siano infezioni o se abbia subito un'asfissia con conseguenti danni».Tante le persone che si recano all’ospedale per chiedere notizie del neonato o per portare doni in segno di affetto e solidarietà. Il caso sarà seguito dal Tribunale dei minori, che deciderà per l’adozione di Emanuele. Intanto la polizia indaga nell’ambiente della prostituzione per dare un nome alla donna che appare nelle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza di McDonald's mentre entra nella toilette e ne esce una ventina di minuti dopo. Secondo gli investigatori la ragazza, dell'apparente età di 25-30 anni, ha perso molto sangue e rischia una grave infezione se non viene assistita. Per questo motivo sono stati allertati gli ospedali della capitale. Il neonato è stato trovato pochi minuti prima della mezzanotte del 28 dicembre, dopo essere rimasto circa nove minuti immerso nell'acqua del water. Subito dopo il piccolo è stato lavato e asciugato da un dipendente del locale. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 365

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.