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Sommario del 26/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'Angelus nella festa di Santo Stefano: essere testimoni convinti e coraggiosi
  • Oggi in Primo Piano

  • Nigeria: sale a 12 morti il bilancio degli attacchi terroristici alle chiese nel giorno di Natale
  • 105 mila i cristiani uccisi nel 2012 per la loro fede. Intervista a Massimo Introvigne
  • Egitto: dopo accuse di brogli approvata ufficialmente nuova Costituzione del presidente Morsi
  • Agenda Monti: giovani e occupazione. Il commento di Armelloni delle Acli
  • La missione come esperienza familiare: la testimonianza di una coppia di coniugi italiani
  • Le ragioni della fede nell'età secolare. Le risposte dei teologi riuniti a Roma
  • Il Presepe, un mondo di tradizioni per contemplare la Natività
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Mons. Nosiglia, “Giovani non scoraggiatevi, afferrate lo stupore del Natale”
  • Siria. Usate armi chimiche a Homs. Generale disertore accusa Damasco
  • Giappone: Abe eletto primo ministro. Presentata la squadra di governo
  • Afghanistan: almeno 3 morti nell’attacco alla base Usa di Kost
  • Il patriarca Bartolomeo nella Messa di Natale: “Avidità ed estremismi minano la coesione sociale”
  • Il patriarca di Venezia Moraglia, “tenere viva la luce del Natale in una società secolarizzata”
  • Oltre 120 vittime per il freddo record in Russia. Ondata di gelo anche su Usa ed India
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'Angelus nella festa di Santo Stefano: essere testimoni convinti e coraggiosi

    ◊   Sull’esempio di Santo Stefano “dare una testimonianza convinta e coraggiosa”: l’invito rivolto a tutti i cristiani da Benedetto XVI all’Angelus. Il servizio di Roberta Gisotti.

    “Primo martire”, “uomo pieno di grazia”, il diacono Santo Stefano “operò parlò e morì animato dallo Spirito Santo, testimoniando l’amore di Cristo fino all’estremo sacrificio”, realizzando in pieno – ha ricordato Benedetto XI nel giorno della sua festa - la promessa di Gesù a quanti “credenti chiamati a rendere testimonianza in circostanze difficili e pericolose, non saranno abbandonati e indifesi”. Tutta la vita di santo Stefano - ha osservato il Papa - fu "interamente plasmata da Dio, conformata a Cristo”, e come lui seppe perdonare i suoi nemici: “Signore – chiese in punto di morte - non imputare loro questo peccato”.

    “Lasciarsi attirare da Cristo, come ha fatto santo Stefano, significa aprire la propria vita alla luce che la richiama, la orienta e le fa percorrere la via del bene, la via di un’umanità secondo il disegno di amore di Dio”.

    Santo Stefano “modello per tutti coloro che vogliono mettersi al servizio della nuova evangelizzazione”.

    Egli dimostra che la novità dell’annuncio non consiste primariamente nell’uso di metodi o tecniche originali, che certo hanno la loro utilità, ma nell’essere ricolmi di Spirito Santo e lasciarsi guidare da Lui.

    E dunque, “La novità dell’annuncio sta nella profondità dell’immersione nel mistero di Cristo, dell’assimilazione della sua Parola….”

    “In sostanza, l’evangelizzatore diventa capace di portare Cristo agli altri in maniera efficace quando vive di Cristo, quando la novità del Vangelo si manifesta nella sua stessa vita”.

    Quindi l’invocazione di Benedetto XVI alla Madonna

    “Preghiamo la Vergine Maria, affinché la Chiesa, in quest’Anno della fede, veda moltiplicarsi gli uomini e le donne che, come santo Stefano, sanno dare una testimonianza convinta e coraggiosa del Signore Gesù”.

    Infine, dopo la preghiera mariana, il saluto a tutti i fedeli raccolti in pazza San Pietro

    “A tutti auguro una buona festa, nella luce e nella pace del Natale del Signore”.

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    Oggi in Primo Piano



    Nigeria: sale a 12 morti il bilancio degli attacchi terroristici alle chiese nel giorno di Natale

    ◊   Si è trattato di due distinti attacchi a chiese cristiane nel Nord della Nigeria e non, come si pensava in un primo momento, di un singolo attentato terroristico contro un luogo di culto. Sta di fatto che sale a 12 il numero complessivo delle vittime dell'intolleranza religiosa in Nigeria nel giorno di Natale. Il servizio di padre Giulio Albanese:

    Il primo assalto è avvenuto alla Church of Christ in Nations, a Postikum, nella provincia di Yobe. Un gruppo armato ha aperto il fuoco durante il culto, uccidendo sei persone tra cui il pastore protestante e dando poi alle fiamme l’edificio. Successivamente, un altro gruppo estremista ha attaccato la First Baptist Church, a Maiduguri, nello Stato di Borno: un diacono e cinque fedeli hanno perso la vita. Il terrorismo islamico, dunque, continua a colpire anche a Natale in Nigeria per il terzo anno consecutivo, a riprova che finora è mancata la volontà politica, non solo di garantire l’incolumità della comunità cristiana, ma anche di difendere lo stato di diritto. Un fenomeno aberrante, quello del terrorismo, reso possibile anche grazie a complicità interne, ai ranghi dell’esercito e delle istituzioni.

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    105 mila i cristiani uccisi nel 2012 per la loro fede. Intervista a Massimo Introvigne

    ◊   La Chiesa festeggia oggi Santo Stefano, il primo martire, che mentre veniva lapidato chiese al Signore di non imputare questo peccato a coloro che lo stavano uccidendo. Il pensiero va, dunque, ai tanti cristiani che nel mondo soffrono persecuzioni o vengono uccisi per la loro fede in Gesù Cristo. A confermare quanto questo fenomeno sia purtroppo ancora diffuso, è il coordinatore dell’Osservatorio della libertà religiosa in Italia, Massimo Introvigne nell’intervista di Debora Donnini:

    R. - Il centro forse più avanzato di statistica religiosa è quello fondato e diretto - fino alla sua morte nel 2011 - da David Barret, negli Stati Uniti. Secondo questo centro, si stima che anche quest’anno, nel 2012, siano stati uccisi per la loro fede 105 mila cristiani: questo significa un morto ogni 5 minuti. Le proporzioni, dunque, sono spaventose…

    D. - Ci sono Paesi, come la Nigeria, dove a causa della violenza fondamentalista dei Boko Aram è pericoloso perfino andare a Messa, cioè andare a Messa significa rischiare la vita…

    R. - Le aree di rischio sono molte, se ne possono identificare sostanzialmente tre principali: i Paesi dove è forte la presenza del fondamentalismo islamico - la Nigeria, la Somalia, il Mali, il Pakistan e certe regioni dell’Egitto - i Paesi dove esistono ancora regimi totalitari di stampo comunista, in testa a tutti la Corea del Nord e i Paesi dove ci sono nazionalismi etnici, che identificano l’identità nazionale con una particolare religione, così che i cristiani sarebbero dei traditori della Nazione, penso alle violenze nello stato dell’Orissa, in India. Certamente, in molti di questi Paesi andare a Messa o anche andare al catechismo - in Nigeria c’è stata anche una strage di bambini che andavano a catechismo - è diventato di per se stesso pericoloso.

    D. - In Pakistan la legge sulla blasfemia per i cristiani, davvero, rappresenta un grande pericolo… Proprio in nome di questa legge ricordiamo Asia Bibi, la donna madre di cinque figli tutt’ora in carcere, condannata a morte proprio in nome di questa norma…

    R. - L’Italia è stato il primo Paese ad adottare Asia Bibi. Certamente i suoi sforzi finora le hanno salvato la vita, ma non dobbiamo dimenticare le esecuzioni ed i linciaggi, perché qualche volta è la folla stessa - magari esaltata da qualche predicatore - a linciare l’accusato prima della condanna. In Pakistan sono diventate scene, purtroppo, consuete e non c’è solo il caso di Asia Bibi.

    D. - Perché secondo lei c’è tanto odio verso i cristiani nel mondo, appunto, tanto da essere il gruppo religioso più perseguitato?

    R. - Da una parte c’è la persecuzione cruenta, i morti ammazzati e le torture, che derivano da alcune specifiche ideologie: l’ideologia del fondamentalismo islamico radicale, le versioni più aggressive degli etno-nazionalismi e, naturalmente, quanto ancora sopravvive della vecchia ideologia comunista. Senza mettere assolutamente sullo stesso piano dei morti - che sarebbe certamente sbagliato - dobbiamo, però, ricordare che ci sono fenomeni di intolleranza, che è un fatto culturale, o di discriminazione attraverso misure legislative ingiuste, che si verificano anche nei nostri Paesi, anche in Occidente, come il Santo Padre ha ricordato ancora nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2013. Non a caso, nel discorso degli auguri di Natale alla Curia Romana di qualche giorno fa, il Papa si è soffermato sui pericoli e su, per così dire, una dittatura culturale, esercitata da una specifica ideologia e tra le varie c’è quella del “gender”. Queste ideologie, evidentemente, si sentono minacciate dalla voce dei cristiani e dalla voce della Chiesa e, quindi, le loro lobby mettono in atto campagne di intolleranza e di discriminazione.

    D. - Santo Stefano è morto chiedendo al Signore di non imputare ai suoi assassini questo peccato. Dalle testimonianze da lei raccolte emerge che i cristiani, chiaramente tramite la misericordia di Dio, riescono a perdonare i loro persecutori?

    R. - Naturalmente quando si parla dei 105 mila morti all’anno, questi non sono tutti martiri nel senso teologico del termine. Tuttavia, all’interno di questo numero ce n’è uno - più piccolo certamente - che comprende persone che molto consapevolmente offrono la loro vita per la Chiesa e spesso pregano anche per i loro persecutori e a questi offrono il perdono.

    D. - E questo colpisce, perché poter perdonare, in qualche modo, i propri persecutori è veramente un’opera che viene dal Signore…

    R. - Devo dire che questa è una caratteristica unica del cristianesimo, perché molte altre culture - precristiane e anche post cristiane - parlano, invece, del diritto ed anche di un vero e proprio dovere d’onore della vendetta. Il cristianesimo ha avuto questa grande funzione civilizzatrice, che oggi si tende a dimenticare, di avere sostituito la logica della vendetta con la logica del perdono.

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    Egitto: dopo accuse di brogli approvata ufficialmente nuova Costituzione del presidente Morsi

    ◊   La nuova Costituzione egiziana, caldeggiata dal presidente, Mohammed Morsi, è stata approvata dal 63,8% dei consensi. A renderlo noto il comitato elettorale. “Abbiamo tenuto in seria considerazione tutte le lamentele”, ha affermato uno dei giudici. Gli oppositori avevano infatti denunciato numerosi brogli. Al voto nel doppio turno, in cui si è svolto il referendum, ha partecipato solo il 32,9 % degli aventi diritto. Molte le polemiche per la parte del testo in cui si fa riferimento ai principi della Sharia, la legge islamica, come fonte del diritto. Ora, entro due mesi, dovrà essere eletto il nuovo Parlamento. Ma quali i possibili scenari politici? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Luciano Ardesi, esperto di nord Africa:

    R. – Già questi due mesi di transizione dovrebbero poter chiarire il rapporto di forza tra il partito del presidente Morsi Libertà e giustizia, maggioritario al Senato, e l’opposizione del Fronte di salvezza nazionale. Il presidente Morsi in questo momento però deve far fronte non soltanto al consolidamento del suo potere, la campagna elettorale per la Camera dei deputati, ma credo debba soprattutto far fronte ad una situazione economica e sociale esplosiva. Mi sembra in questo momento difficile immaginare che un equilibrio verrà trovato senza nuovi conflitti, nuove manifestazioni, nuove tensioni. Il fattore di debolezza politico dell’Egitto di oggi è che le opposizioni sono, sì, oggi riunite in un fronte di salvezza nazionale ma rimangono purtroppo ancora frammentate.

    D. - In questa lotta per il potere tra fronte musulmano e l’opposizione laica, sembrano essere rimasti fuori i cristiani copti. Come stanno vivendo questa situazione?

    R. – Per loro si apre un momento oggettivamente difficile, perché non credo che il partito di Morsi attaccherà frontalmente la minoranza copta, la minoranza cristiana, però è anche vero che la Fratellanza ha sempre dimostrato una certa insofferenza per l’anomalia egiziana: cioè, da una parte, il Paese musulmano che in qualche modo è faro nel mondo arabo musulmano e dall’altra la comunità cristiana più numerosa e più strutturata di questo mondo musulmano. E’ chiaro che almeno una parte della Fratellanza musulmana è tentata dal ridurre questa anomalia egiziana. Quindi credo che per i copti inizi un periodo veramente difficile.

    D. – Come la comunità internazionale guarda all’Egitto che storicamente è stato sempre un punto di equilibrio importante, soprattutto nel confronto israelo-palestinese?

    R. – Naturalmente la mediazione del presidente Morsi nella questione di Gaza ha dato all’Egitto prestigio internazionale. E’ chiaro che l’Egitto rimane un interlocutore fondamentale. Nella regione il presidente stesso ha capito di poter giocare questa carta e, quindi, credo che l’Egitto continuerà ad essere il principale interlocutore di tutta la questione mediterranea, visto che ci sono sviluppi non solo per quello che riguarda la Palestina, ma basti pensare allo scenario siriano, giordano, etc. La Comunità internazionale potrebbe anche essere tentata di non guardare tanto per il sottile a quello che accadrà all’interno dell’Egitto, perché è chiaro che se il disegno che la Fratellanza musulmana ha in mente, cioè quello di una progressiva islamizzazione totale della società, a questo punto, il partito di Morsi avrà anche un maggior controllo sulla società, sulle tensioni interne. Questo darebbe all’Egitto un elemento di stabilità che neppure il vecchio Mubarak era più riuscito ad ottenere, negli ultimi anni, con la sua repressione.

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    Agenda Monti: giovani e occupazione. Il commento di Armelloni delle Acli

    ◊   Uno dei punti centrali dell’agenda Monti presentata domenica è l’occupazione. Nel documento si ricorda come i senza lavoro oramai siano l’11 per cento della popolazione. Dunque l’agenda propone un Piano per l’occupazione giovanile con incentivi a sostegno della formazione e dell’inserimento nel mercato del lavoro. Alessandro Guarasci ha sentito Giambattista Armelloni, presidente delle Acli Lombardia.

    R. - Io penso che il tema vero sia una politica industriale che, in questo momento, va ricostruita completamente e da lì ne derivano poi tutte le condizioni in cui, praticamente, versano i lavoratori; in quanto, se la politica industriale non c’è, non si può assolutamente immaginare e pensare il lavoro.

    D. - Però, se non si hanno energie fresche nella fase produttiva, difficilmente si riesce a competere con il resto d’Europa, o il resto del mondo…

    R. - L’investimento sui giovani, a questo punto, chiama in causa l’istruzione, la formazione, un nuovo investimento sul tema dell’abilità, un confronto anche internazionale più accentuato…

    D. - Lei è preoccupato per un depotenziamento del welfare, che in qualche modo si va profilando? Vediamo quello che succede nella sanità, ma anche nelle cooperative sociali…

    R. - Se si ragiona in una forma di austerità che sia anche di sviluppo, allora chiaramente, possiamo anche ragionare sul contenimento dei costi, possiamo a questo punto usare un universalismo selettivo, che vada veramente a cogliere i problemi delle persone e si può, a questo punto - anche attraverso delle formule nuove di welfare - cercare di raggiungere le nuove povertà, i nuovi bisogni. Però, è una priorità e non può essere semplicemente un dire ineluttabilmente: “Qui bisogna tagliare e tocca a tutti”, perché questo significa - secondo me - mettere in difficoltà l’idea del Paese che si vuole in un certo senso costruire - ripeto ancora - sulla giustizia sociale.

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    La missione come esperienza familiare: la testimonianza di una coppia di coniugi italiani

    ◊   L’impegno missionario può anche essere una esperienza da compiere come famiglia. Stefano Zani e sua moglie Barbara sono due medici che negli anni Ottanta hanno cominciato il loro impegno a fianco dei ‘Medici con l’Africa’ del Cuamm. L’esperienza cominciata con il volontariato in un ospedale del Kenya è proseguita negli anni. Al microfono di Davide Maggiore il dottor Stefano Zani spiega le motivazioni della loro scelta:

    R. – La decisione, fondamentalmente, è maturata dal rapporto di coppia con Barbara. Siamo sposati dal 1986 e l’esperienza di poter partire insieme, come famiglia e come professionisti per i due anni e mezzo con i medici con l’Africa CUAMM, ci ha sicuramente arricchito in maniera incredibile. E’ estremamente importante per noi quello che abbiamo trovato nell'attività dei missionari: una dedizione completa al prossimo.

    D. – Quali erano in particolare, dal punto di vista medico, le più importanti emergenze e sfide da affrontare?

    R. – Sicuramente l’accesso alle cure primarie per le madri e per i bambini, perché se si riesce a permettere un accesso alle fasce più deboli della società, riusciamo sicuramente a rinforzare il sistema sanitario e a dare un miglioramento globale al settore salute.

    D. – C’è qualcosa che avete riportato da questa esperienza di volontariato medico nella vostra professione in Italia?

    R. – Che bisogna formarsi veramente bene ed essere molto preparati. Inoltre, il confronto con le persone, il confronto con le comunità, ci ha talmente arricchito che, secondo me, è una specie di debito che noi abbiamo nei confronti di queste persone, umanamente e professionalmente.

    D. – La vostra non è stata una esperienza semplicemente individuale ma un’esperienza che è nata come ed è proseguita anche come una esperienza di famiglia?

    R. – Abbiamo cercato di fare della famiglia il nucleo fondamentale. Quando eravamo soltanto io e Barbara, questo ha arricchito e rinforzato. Da quando poi ci sono le due ragazze, dal 2001, partecipano con noi a tutte le missioni. La più grande, da un punto di vista della giurisprudenza, quindi sui diritti umani e sulla cooperazione internazionale, e l’altra ci aiuta nell’organizzazione degli eventi anche in Africa, quindi ci danno una mano in tutto e per tutto.

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    Le ragioni della fede nell'età secolare. Le risposte dei teologi riuniti a Roma

    ◊   La fede con le sue ragioni, interpellata nell’età secolare. A cercare risposte per tre giorni saranno gli esperti convocati dall’Associazione italiana teologi (Ati). Appuntamento a Roma da domani al 29 dicembre, presso Villa Aurelia, per il tradizionale Corso di aggiornamento proposto ai docenti di teologia. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. don Riccardo Battocchio, segretario nazionale dell’Ati.

    R. - Viviamo immersi in una situazione storica che possiamo chiamare secolarismo, dando però con questo termine un’interpretazione negativa di un complesso di realtà, che forse presenta anche aspetti da leggere in positivo. Siamo in un’epoca in cui, a detta di tanti, la religione, la fede cristiana in particolare pare, nell’ambito del discorso pubblico, un’opzione fra le tante. Questo interpella la responsabilità dei cristiani, di chi riflette sulla fede, alla ricerca delle possibilità che questo offre, anzitutto del fatto che la fede si presenta come scelta. Ora dobbiamo cercare, in questo Corso come teologi, di riflettere sulle condizioni che rendano possibile una libera adesione alla fede, alla Parola della Rivelazione che si propone come dotata di senso oggi come in ogni contesto: nel contesto secolare non meno che in contesti che apparentemente sembrino maggiormente segnati da una presenza pubblica della religione.

    D. – La fede come scelta di libertà: qual è il compito dei teologi?

    R. – I teologi non hanno il compito di dimostrare la verità della fede, quanto piuttosto quello di cercare di mostrare le ragioni che rendono plausibile l’adesione di fede, ed una delle strade che cerchiamo di percorrere è quella di evidenziare la corrispondenza tra la proposta della fede, l’annuncio del Vangelo e quella attesa di libertà che vive nell’esperienza umana originaria, consapevoli anche della fede come istanza critica nei confronti dell’umano. Non possiamo proporre la fede senza tener conto di ciò che l’uomo è in questo tempo, nella sua storia. E la teologia dovrebbe cercare questo dialogo con la storia, con le condizioni in cui l’uomo si trova. Il compito dei teologi è quello di offrire le ragioni per cui credere è oggi un atto di libertà, che non solo suppone la libertà ma gli consente di realizzarsi nel modo più pieno.

    D. – Perché modernità e identità cristiana vengono così spesso contrapposte? E’ un luogo comune?

    R. – E’ il frutto di una storia segnata da una serie di conflitti, tra un’istanza di autonomia che sembra essere quella caratteristica dell’epoca moderna – l’uomo che definisce se stesso a partire da sé – e la supposta eteronomia, cioè la dipendenza che sarebbe implicata in ogni esperienza religiosa, e nella fede cristiana in particolare, nel dover rinunciare a qualcosa di autenticamente umano per essere un credente. In questo caso, per la teologia, dimostrare come l'istanza di autonomia, che è propria della modernità, non sia necessariamente contraddittoria rispetto a quella dipendenza che è implicata nella fede, ma che è una dipendenza che corrisponde alla condizione dell’uomo. Infatti, si tratta di una dipendenza non da un potere superiore, non da un’entità che si impone limitando l’uomo, ma da quell’origine che fa sì che l’uomo sia.

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    Il Presepe, un mondo di tradizioni per contemplare la Natività

    ◊   Il mistero della Natività, rivissuto attraverso il Presepe, affascina grandi e piccini ed offre in molteplici forme un’istantanea, sempre attuale, sulla nascita di Gesù. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (Adeste fideles)

    Tra le tradizioni legate al Natale, il Presepe è un modo semplice ed efficace per trasmettere la fede e rivivere la scena della Natività. Nella semplicità di una stalla di Greccio, nella notte di Natale del 1223, San Francesco allestì per la prima volta il Presepe vivente. Oggi quell’immagine rivive attraverso molteplici espressioni, forgiate nella cartapesta, nella terracotta, nell’avorio o nell’ebano. Ogni rappresentazione risente anche di peculiari influenze culturali, come sottolinea al microfono di Silvia Giovanrosa, Maria Carla Menaglia curatrice della mostra “100 Presepi”, visitabile a Roma fino all’Epifania:

    “In ogni Presepe si possono ritrovare la cultura, la tradizione, il folklore del Paese di provenienza. Si possono vedere il Presepe tedesco, il Presepe austriaco, in legno, compositi, bellissimi. Quelli dell’America del Sud sono colorati, vivaci. Anche le tradizioni della costruzione del Presepe sono diverse da una regione all’altra”.

    L’arte presepiale si snoda attraverso rappresentazioni ad altezza naturale o all’interno di un guscio di pistacchio. Il più grande Presepe di cartapesta del mondo si può visitare, fino al prossimo 6 gennaio, a Massa Martana, in provincia di Perugia. Ennio Passero, presidente della Pro-Loco della cittadina umbra, intervistato da Federico Piana:

    “Il Presepe si ispira all’Adorazione dei Magi del Perugino. E’ una pala del 1475. L’abbiamo riprodotto, tridimensionale, con statue in scala uno a uno. Quello che colpisce di questo Presepe è l’impatto cromatico. Questi personaggi, dello stile del Perugino, sono ricchi di colore. Tutti sono vestiti come se andassero ad una cerimonia”.

    Cambiano le modalità espressive ma il Presepe, in ogni sua possibile variante, offre sempre la stessa prospettiva: ci aiuta a cogliere il vero significato del Natale e a contemplare il mistero dell’amore di Dio che si è fatto uomo.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Mons. Nosiglia, “Giovani non scoraggiatevi, afferrate lo stupore del Natale”

    ◊   “Non scoraggiatevi e abbiate fiducia in voi stessi, lottando con coraggio contro ogni forma di disimpegno irresponsabile ed ogni tentativo di catturarvi. Restate liberi dentro”. È tutta dedicata ai giovani l’omelia dell'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, pronunciata alla Messa della notte di Natale. “Comprendo la vostra voglia di crescere in autonomia, di sperimentare strade nuove, di prendere in mano la vostra vita – ha detto il presule -. Conosco anche le vostre sofferenze, che riguardano l'incertezza del lavoro e la chiusura di una fondata speranza per un futuro sereno e positivo”. E ancora, l'arcivescovo di Torino ha esortato a lasciarsi “afferrare dallo stupore e dalla fiducia che nascono dal Natale” e ad elevare il cuore, “superando la noia e la mediocrità di tanti messaggi, che tendono ad accontentarci, ma alla fine ci rendono succubi o impotenti davanti al loro nulla, che svuota ogni ideale e appiattisce una vita senza nerbo e senza impegno”. Al contrario, ha sottolineato l’arcivescovo di Torino, “occorre rischiare in prima persona”. "Io credo - ha concluso mons. Nosiglia - che la nostra società abbia addormentato tanti giovani, tenda a mantenerli così come sono, non dia loro le possibilità concrete di emergere dalla mediocrità e non li spinga a stimarsi capaci di assumere fino in fondo le proprie responsabilità, siano professionali, ecclesiali o sociali”. (M.G.)

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    Siria. Usate armi chimiche a Homs. Generale disertore accusa Damasco

    ◊   Desta grande preoccupazione l’accusa del capo della polizia militare siriana, il generale Jassim al-Shalal, secondo cui le truppe governative hanno usato armi chimiche nell'attacco ad Homs alla vigilia di Natale. Ne dà notizia il sito della Tv araba Al Arabiya, che ha postato un video in cui parla l’alto ufficiale dopo aver disertato ed essere passato con i ribelli. Se confermata la notizia potrebbe fornire le basi per aprire la strada ad un intervento internazionale, dal momento che molti Paesi occidentali hanno da tempo avvertito Damasco che l'uso di armi chimiche non sarebbe tollerato. Intanto sul terreno non si fermano le violenze: secondo l’opposizione, un bombardamento nella provincia di Raqqa, vicino al confine turco, ha causato la morte di 20 persone tra cui almeno 8 bambini. Il bilancio dell'Osservatorio siriano dei diritti umani arriva così alla cifra di 45mila vittime nei 21 mesi di guerra civile siriana.

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    Giappone: Abe eletto primo ministro. Presentata la squadra di governo

    ◊   Dieci giorni dopo la vittoria dal partito conservatore alle elezioni politiche anticipate, Shinzo Abe è stato eletto oggi primo ministro del Giappone dalla maggioranza dei deputati. Subito dopo Abe ha reso nota la squadra di governo, fra cui spiccano i nomi di Taro Aso al ministero delle Finanze, Fumio Kishida agli Esteri, Tsunori Onodera alla Difesa e Toshimitsu Motegi all'Economia e l'Industria. Considerato un falco, Abe, 58 anni, ha ottenuto 328 voti su 478, tornando così per la seconda volta alla guida del Paese, dopo il 2006-2007. Abe ha promesso di correggere gli errori dei tre premier del Partito democratico che si sono susseguiti negli ultimi tre anni, senza riuscire a ridare fiducia alla popolazione dopo il sisma e l'incidente nucleare di marzo 2011. (M.G.)

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    Afghanistan: almeno 3 morti nell’attacco alla base Usa di Kost

    ◊   Tre afgani sono morti e altri quattro sono rimasti feriti a seguito di un attacco suicida con autobomba vicino a Camp Chapman, base americana nella provincia orientale afghana di Khost. Il capo della polizia provinciale ha riferito che l’attentatore ha provocato l'esplosione quando un agente stava avvicinandosi per un controllo. I talebani hanno rivendicato l'attacco. Camp Chapman ospita un centro della Cia che gestisce i droni, gli aerei senza pilota che bombardano le zone tribali pakistane colpendo obiettivi talebani. La stessa base lo scorso anno è stata oggetto di un altro attentato in cui erano morti sette agenti dei servizi segreti americani.

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    Il patriarca Bartolomeo nella Messa di Natale: “Avidità ed estremismi minano la coesione sociale”

    ◊   Un appello contro il fanatismo religioso, gli estremismi politici e l’avidità volta alla conquista dei beni materiali, che sono all’origine di tante guerre. È quanto affermato nell’omelia di Natale pronunciata dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo. Il patriarca, citato da Asianews, ha condannato la continua crescita di conflitti di natura economica e la corsa all'effimero profitto, come fine essenziale dell'umana esistenza, con la triste conseguenza della concentrazione della ricchezza nelle mani di una ristretta minoranza ed il conseguente impoverimento delle grande massa della popolazione mondiale. “Questo divario - ha proseguito Bartolomeo - dovuto all'ingiusta distribuzione delle risorse viene definita dagli addetti crisi economica, ma in verità è una vera e propria crisi morale”. E a questa crisi morale non si dà il giusto peso. Al contrario si cerca di giustificarla, invocando varie considerazioni sul libero mercato. “Ma il libero mercato, - spiega Bartolomeo - non deve permettere crimini, anche se non considerati tali dai Codici penali. Crimini commette anche chi, in vari modi e con sotterfugi, sottrae i beni agli altri, mettendo in crisi la pace e la coesione sociale”. “E proprio noi, – osserva Bartolomeo - dalla nostra sede di Fanar, riferimento della Cristianità ortodossa, siamo testimoni preoccupati di quei segni dei tempi che registrano un crescendo di conflitti, motivo per cui ci auguriamo che l'anno nuovo sia caratterizzato dall'umana solidarietà, come ci hanno sempre insegnato i grandi padri della Chiesa”. In questa direzione, ha concluso il patriarca ecumenico, devono seriamente impegnarsi tutti gli uomini di buona volontà, ed in primo luogo noi i capi spirituali, onde poter far regnare la pace del nostro Signore, nato oggi. Perché la carità e la pace che hanno sempre contraddistinto l'operato dei discepoli di nostro Signore, devono fungere da bussola per contribuire a tutti i costi all'umana solidarietà e coesistenza. (M.G.)

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    Il patriarca di Venezia Moraglia, “tenere viva la luce del Natale in una società secolarizzata”

    ◊   “Il Natale è come una luce che illumina quanti camminano nell’oscurità della notte. Noi dobbiamo tenere viva questa fiamma che è stata donata agli uomini duemila anni fa”. Attinge alla prima lettura del libro del profeta Isaia, il patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, per introdurre l’omelia – ripresa dalla Zenit - pronunciata durante la Santa Messa della notte di Natale nella Basilica di San Marco. “Maria e Giuseppe ne furono i primi attenti, fedeli e generosissimi custodi – ha spiegato mons. Moraglia -. Dopo Maria e Giuseppe, le generazioni di discepoli che si sono succedute hanno custodito questa piccola fiamma; ora tocca a noi”. “Il compito non è facile – ha aggiunto -, dobbiamo, infatti, tenerla viva in un tempo, il nostro, fortemente secolarizzato e scristianizzato. Un tempo segnato da una diffusa mentalità individualista e relativista”. Secondo il patriarca di Venezia, la vera cifra del Natale consiste nell’essere questa novità assoluta. A Betlemme, infatti, non si dà solo la nascita di un bambino, evento che - sul proscenio della storia - costituisce qualcosa di esclusivo, di irripetibile; ogni nascita, infatti, rappresenta un evento unico. “Ma la novità assoluta del Natale consiste nel fatto che questa nascita riguarda la stessa umanità della persona dell’unigenito Figlio del Padre che sta nei cieli”, ha ricordato mons. Moraglia. Il Bambino Gesù, quindi, “porta in sé una vera novità; anzi Lui, nella sua persona, è la novità assoluta che lo colloca in una posizione veramente unica poiché in Lui si realizza la presenza di Dio come in nessun altro prima di Lui è stato e dopo di Lui sarà”. “Tutto questo dice in modo eloquente – afferma ancora il patriarca -, che quando si è realmente grandi, non si ha bisogno di persone famose o di apparati altisonanti poiché chi già possiede, anzi chi è, la stessa grandezza non ha bisogno di riceverla da altri”. “Il Natale cristiano – ha concluso mons. Moraglia - e non la sua lettura distorta in senso consumista o umanista, deve tener conto non solo della venuta al mondo di un bambino ma di chi è quel bambino: Dio che si fa uomo, il Dio con noi, il Dio che entra nella storia salvandola. E Dio è l’unico in grado di parlarci, in verità, della salvezza perché è l’unico in grado di donarcela”. (M.G.)

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    Oltre 120 vittime per il freddo record in Russia. Ondata di gelo anche su Usa ed India

    ◊   Anche questo inverno la morsa del freddo sta provocando forti disagi e numerose vittime in diverse parti del mondo. In Russia, dove il termometro è sceso 30 gradi sotto lo zero, si registrano oltre 120 morti. Il freddo eccezionale nel sud degli Stati Uniti ha causato la chiusura di un'autostrada in Oklahoma e la morte di un uomo in Texas. Infine nel nord dell’India, si contano circa 30 vittime per l’ondata di gelo proveniente dall’Himalayana. (M.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 361

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