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Sommario del 24/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI e il Natale: non è una festa da consumare, ma una verità da ripetere al mondo
  • Scambio di auguri natalizi tra il Papa, il presidente Napolitano e Mario Monti
  • Nomina episcopale in Vietnam
  • Tessuto sociale non lacerato grazie alle famiglie: così il card. Bertone al Tg1
  • Oggi in Primo Piano

  • Siria. Nuova strage in un panificio, questa volta a Talbisa: 15 morti, 10 sono bambini
  • Mali: estremisti islamici distruggono altri quattro mausolei a Timbuctu
  • India in piazza contro la violenza sulle donne. Singh: lavoreremo per la sicurezza
  • Centrafrica: i ribelli conquistano un'altra città. A rischio la capitale
  • I partiti si confrontano sull'agenda Monti: il commento del prof. Baggio
  • Natale in Terra Santa. Padre Pizzaballa: diminuiti i pellegrini per la crisi di Gaza
  • Il cardinale Scola: senza una chiara politica per la famiglia il futuro del Paese è a rischio
  • Compie 30 anni il pranzo di Natale per i poveri offerto da Sant'Egidio
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • India, è dedicato all'adorazione dei Magi il Natale della diocesi di Vijayawada
  • Il "Bambino Gesù di Praga" a Natale in Pakistan per celebrare l'Anno della Fede
  • Natale, l'impegno degli studenti di Taiwan per i poveri e i carcerati
  • Germania, il 26 dicembre giornata di preghiera per i cristiani perseguitati
  • Argentina, studio di Medicos del Mundo sulle condizioni di vita dei poveri di Buenos Aires
  • Maternità e volontariato, i progetti di Caritas Bielorussia per il 2013
  • I fedeli slovacchi in pellegrinaggio a Roma nel 2013 per ricordare i Santi Cirillo e Metodio
  • Il Patriarcato ortodosso di Costantinopoli indice per il 2013 un Anno della solidarietà universale
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI e il Natale: non è una festa da consumare, ma una verità da ripetere al mondo

    ◊   Se non cerchiamo Cristo, non lo troveremo. Se non lo desideriamo, non lo incontreremo. Così ha detto ieri mattina Benedetto XVI, nell’ultimo Angelus prima del Natale. E questa sera, alle 22, il Papa sarà nella Basilica di San Pietro per presiedere la Messa solenne della Natività. Sul significato dell’attesa di Gesù, il magistero del Pontefice si è arricchito negli anni di espressioni di grande densità spirituale. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune in questo servizio:

    Il Natale non è un paese per balocchi, la festa in cui officiare il rito di panettoni più o meno cinematografici, esibire gastronomie tradizionali o innovative. Tutto questo – pur ridimensionato dai morsi della crisi – si è accumulato come una lenta frana davanti all’ingresso di quella Grotta illuminata da una stella, fino a offuscare – e in molti casi a ostruire del tutto – l’unica, vera “prima visione” della storia, quella del Bambino venuto a portare il solo dono che veramente conta, la pace agli uomini di buona volontà. Se dunque i cristiani per primi, ha osservato anni fa il Papa, non recuperano gli occhi dei pastori e il loro stupore semplice davanti alla mangiatoia, il Natale continuerà a essere per tanti un bene di consumo e non il Bene sommo:

    “Se non si riconosce che Dio si è fatto uomo, che senso ha festeggiare il Natale? Si svuota tutto. Dobbiamo innanzitutto noi cristiani riaffermare con convinzione profonda e sentita la verità del Natale di Cristo per testimoniare di fronte a tutti la consapevolezza di un dono inaudito che è ricchezza non solo per noi, ma per tutti”. (Udienza generale, 19 dicembre 2007)

    Benedetto XVI non fa sconti. Un po’ come tanta paccottiglia che in questi giorni passa spesso di mano imbellita da grosse coccarde colorate, si fa strada nel mondo – ha affermato il Pontefice con vari accenti – la propaganda di coloro che offrono una “salvezza a basso prezzo”. Ma ce n’è un’altra conquistata a prezzo ben più alto, iniziata in una notte di Betlemme e che da quella notte ha bisogno dell’eco di cuori disponibili:

    “Nascendo fra noi, Gesù Bambino non ci trovi distratti o impegnati semplicemente ad abbellire con le luminarie le nostre case. Allestiamo piuttosto nel nostro animo e nelle nostre famiglie una degna dimora dove Egli si
    senta
    accolto con fede e amore”. (Udienza generale, 20 dicembre 2006)

    Fede e amore, queste sono le “coperte” di cui ha bisogno Gesù Bambino. Coperte sotto le quali offrire riparo a quei tanti convinti, per vari motivi, che questa notte per loro non nascerà nessuno:

    “Le difficoltà, le incertezze e la stessa crisi economica che in questi mesi stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l’intera umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare così un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo”. (Udienza generale, 17 dicembre 2008)

    Molte volte, ha affermato Benedetto XVI, qualche uomo ha cercato di diventare dio per covare personali disegni di gloria. L’unica certezza è che invece un giorno Dio è diventato uomo, nella gloria di una stalla. E che il suo è un disegno d’amore per tutti:

    “Sì, Dio si è incamminato verso di noi. Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo. Venite e vedete che io sono qui”. (Messa di Natale, 24 dicembre 2009)

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    Scambio di auguri natalizi tra il Papa, il presidente Napolitano e Mario Monti

    ◊   Cordiale scambio di auguri natalizi ieri tra il Papa e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: in una calorosa conversazione telefonica, il capo di Stato ha espresso i suoi auguri per il Natale e il nuovo anno a Benedetto XVI, che li ha ricambiati con espressioni di cordiale condivisione e di vicinanza al popolo italiano. In serata, poi, il colloquio telefonico particolarmente cordiale fra il Papa e il premier dimissionario Mario Monti, per gli auguri in occasione delle festività natalizie.

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    Nomina episcopale in Vietnam

    ◊   Benedetto XVI ha nominato coadiutore di Bùi Chu in Vietnam, mons. Thomas Vu Dình Hiêu, finora ausiliare di Xuân Lôc.

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    Tessuto sociale non lacerato grazie alle famiglie: così il card. Bertone al Tg1

    ◊   ''E' un momento molto difficile, lo sento anche dalle molte famiglie che chiedono aiuto”: è quanto ha affermato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in una intervista ieri al Tg1, commentando la situazione del Paese nel contesto del Natale. Il porporato ha tenuto a precisare che “se il tessuto sociale delle nostre comunità non si è ancora lacerato inesorabilmente questo è merito soprattutto del valore portante delle famiglie”. Poi si è rivolto a quanti sono impegnati nella sfera sociale e politica: facciano un buon proposito – ha detto – “non basta parlare, non basta fare promesse, non basta nemmeno proferire denunce sulle stridenti ingiustizie se invece non c'è una presa di coscienza più viva sulle proprie responsabilità e se non c'è accanto a questa responsabilità la volontà di fare e di fare il bene comune''.

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    Oggi in Primo Piano



    Siria. Nuova strage in un panificio, questa volta a Talbisa: 15 morti, 10 sono bambini

    ◊   Nuova atrocità in Siria, simile nelle modalità all’eccidio di ieri ad Halfaya, dove 109 persone sono rimaste uccise in un bombardamento che ha colpito un panificio, attacco del quale il regime ha respinto la paternità. Questa volta, teatro della strage è stata la località di Talbisa, nel governatorato di Homs, nella quale almeno 15 civili, tra cui 10 bambini, hanno perso la vita nel corso di un raid aereo di Damasco anche in questo caso contro un panificio a Talbisa. La denuncia è arrivata dagli attivisti del Comitato generale della rivoluzione siriana. Nella capitale siriana si è intanto concluso senza risultati apparenti l’incontro di oggi tra il presidente Assad e l’inviato internazionale Lakhdar Brahimi, in cui si sarebbe discusso di possibili soluzioni al conflitto che da 21 mesi attraversa il Paese mediorientale. Ed è sempre di oggi invece la notizia riportata dalla televisione al-Jazeera, secondo cui le truppe governative avrebbero fatto uso di gas. Il servizio di Davide Maggiore:

    “La situazione in Siria è ancora preoccupante: speriamo che tutte le parti lavorino ad una soluzione, come vuole il popolo siriano”, ha detto Brahimi ai giornalisti dopo l’incontro con Assad. La coalizione nazionale dell’opposizione, presieduta dallo sceicco al-Khatib, ha però già detto che rifiuterà qualsiasi proposta che preveda la permanenza in carica di Assad, anche se con un ruolo solo formale. “Rifiutiamo ogni soluzione che non preveda innanzitutto l’uscita di scena di Assad”, ha spiegato al-Khatib. Mentre resta grande il cordoglio per la strage di ieri, costata la vita a oltre 90 persone, l’attenzione internazionale torna dunque alla situazione militare. Secondo quanto riportato oggi dal quotidiano britannico ‘Guardian’, alcuni “consiglieri militari” russi aiuterebbero i soldati di Damasco a manovrare i moderni sistemi di difesa aerea di cui la Siria sarebbe stata rifornita anche a conflitto iniziato. Alcuni attivisti d’opposizione citati dalla tv al-Jazeera hanno invece attribuito a un gas non meglio specificato la morte di sette persone ad Homs. L’uso di armi chimiche “sarebbe un suicidio politico” per il presidente Assad, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Lavrov, che ha però precisato di aver già ricevuto rassicurazioni dal governo di Damasco.

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    Mali: estremisti islamici distruggono altri quattro mausolei a Timbuctu

    ◊   Sempre più difficile la situazione in Mali. Gli estremisti islamici di Ansar Dine, che controllano il nord, hanno distrutto quattro mausolei a Timbuctu come rappresaglia alla risoluzione Onu che invoca l’invio di una forza internazionale nel Paese, per contrastare i gruppi di ribelli legati al braccio africano di Al Qaeda. Il servizio è di Eugenio Bonanata:
    Un assalto contro la cultura e il turismo. Gli estremisti islamici contestano la venerazione dei mausolei da parte delle comunità locali. Si tratta di luoghi che ospitano resti di santi musulmani e che hanno fatto del Mali la "Perla del deserto". Molti, infatti, sono inseriti nel patrimonio mondiale dell’Unesco: sette fino ad ora quelli distrutti nell’ambito di una campagna iniziata lo scorso mese di luglio. E ribelli minacciano di continuare dopo la risoluzione Onu di giovedì scorso sull’intervento militare nel nord, dove vige l’applicazione radicale della sharia. Solo pochi giorni fa, due presunti ladri hanno subito l’amputazione delle mani. Difficile in questo quadro parlare di negoziati. L’Alto rappresentante della Politica estera europea, Ashton, si è detta “profondamente scioccata” per gli ultimi atti e ha garantito il pieno sostegno di Bruxelles al fine di ristabilire un governo legittimo che controlli l’intero paese. Per la Francia l’arrivo dei soldati, al fianco della coalizione africana, avverrà entro il primo semestre dell’anno prossimo.

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    India in piazza contro la violenza sulle donne. Singh: lavoreremo per la sicurezza

    ◊   Continuano a sfidare il divieto di manifestare le migliaia di dimostranti che protestano a New Delhi, in India, dopo l'ennesimo stupro di gruppo subito da una ragazza, ora in fin di vita. Scontri con la polizia nella capitale e in altre città hanno provocato un morto e una trentina di feriti. Il primo ministro indiano Singh ha lanciato un appello alla calma ma ha anche promesso l'inasprimento delle pene per i responsabili e che il suo governo “farà ogni possibile sforzo per garantire la sicurezza delle donne”. Ma quello degli stupri di gruppo è un fenomeno davvero in crescita in India? Cecilia Seppia lo ha chiesto a Claudio Landi, esperto di questioni indiane:

    R. - Io non sarei sicuro che il fenomeno ora è in crescita. Infatti, le violenze contro le donne nella società indiana sono molto forti, molto rilevanti, perché si sommano poi alle stratificazioni e alle rigidità di casta. Sicuramente sta crescendo presso un settore, un segmento influente, della popolazione indiana, in particolare nelle metropoli, la coscienza e la consapevolezza che questi fatti sono estremamente gravi e preoccupanti.

    D. – Il premier Singh ha detto che il governo intensificherà tutte le misure di sicurezza per proteggere le donne ma ha mostrato anche il pugno duro, ha detto che i responsabili verranno puniti. C’è chi addirittura paventa la possibilità di un ripristino della pena capitale per queste persone…

    R. – Io non so poi cosa cambierà effettivamente. In tutti i casi di processi di stupro in India, il problema grosso che esiste è che questi processi spesso possono iniziare solo su querela di parte, per così dire, ed espongono ovviamente la vittima e la famiglia della vittima a una situazione sociale e culturale, per usare un eufemismo, non particolarmente gradevole. Una cosa è sicura: il primo ministro Mohamed Singh, quando fa queste dichiarazioni o questo genere di aperture, lo fa spinto dalla vera leader politica del Paese, la presidente del partito del Congresso, Sonia Gandhi. Sonia Ghandi è sempre, da tempo, molto attenta alle questioni e alle problematiche delle donne in India. Per esempio, ha sponsorizzato con forza e determinazione la legge sulla rappresentanza delle donne nelle istituzioni politiche e rappresentative indiane, scontrandosi con resistenze immani e mostruose anche da parte di partiti laici e progressisti.

    D. - Infatti, il premier Singh pur facendo un appello alla calma - perché ricordiamolo, la tensione in questi giorni, soprattutto a New Delhi è altissima - in realtà ha ammesso che la rabbia della gente è genuina e giustificata, quindi la sua è una posizione molto precisa…

    R. – Sì, tra l’altro questa, come dicevo all’inizio, è una presa di coscienza di segmenti della società indiana molto rappresentate in particolare nelle classi medie urbane e anche questo, in qualche modo, diciamolo francamente, fa parte di un gioco politico da parte del partito del Congresso. Premesso che la condizione delle donne in India è molto dura, basti pensare agli infanticidi delle ragazzine appena nate o al fatto che vengano favoriti gli aborti nel caso che il sesso del nascituro sia femminile - questo nonostante sia vietato dalla legge indiana è una pratica molto diffusa, tra l’altro spesso in stadi relativamente avanzati -, quando si parla di India, è anche il caso di dire che negli ultimi tempi si sono viste chiaramente situazioni di mobilità sociale a favore delle donne sia nei ruoli economici, sia nei ruoli politici. Insomma, l’India sta cambiando.

    D. – Anche il fatto che migliaia di persone siano scese in piazza sfidando i divieti sicuramente è un altro segno importante di cambiamento nella società civile?

    R. – Anche qui, le capacità di mobilitazione della società indiana sono sempre state molto forti. Due anni fa ci furono le manifestazioni interessanti e importanti del movimento contro la corruzione, della campagna contro la corruzione. La società indiana è sempre stata piuttosto reattiva, nel bene e nel male è molto capace di mobilitazione. Le società asiatiche sono molto forti, quindi spesso hanno capacità di mobilitazione che noi occidentali scopriamo solo in particolari momenti come questo.

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    Centrafrica: i ribelli conquistano un'altra città. A rischio la capitale

    ◊   Situazione incerta nella Repubblica Centrafricana: i ribelli della coalizione Seleka hanno nuovamente proclamato una sospensione delle operazioni belliche per permettere alle Ong, affermano in un comunicato, di soccorrere gli sfollati. Ma una dichiarazione simile era stata già diramata nei giorni scorsi e poi era stata smentita, tanto che ieri i ribelli hanno conquistato la terza città, Bambari, nel centro-sud, una delle principali del Paese. Il governo, da parte sua, condiziona l’avvio di negoziati al ritiro di Seleka dalle zone occupate. L’opposizione armata ha ripreso la via della guerra accusando il governo di aver disatteso le sue promesse circa l’inserimento degli insorti nelle file dell’esercito regolare. Ma c’è la possibilità che i ribelli conquistino anche la capitale, Bangui? Sergio Centofanti lo ha chiesto al sacerdote centrafricano don Mathieu Fabrice Evrard Bondobo:

    R. – Se le cose continuano così, il pericolo c’è ai massimi livelli. Infatti, dalle notizie che ho ricevuto sembra che i ribelli abbiano preso queste città senza grande resistenza da parte dell’esercito nazionale e quindi questo favorisce la loro avanzata. Se, dunque, l’esercito non cerca di impedire l’avanzata dei ribelli, il pericolo è altissimo. Ma secondo le notizie, sembra che il governo attuale abbia chiesto aiuto al Ciad, un Paese vicino al mio, e sembra che il Ciad abbia mandato soldati per appoggiare il nostro esercito per impedire l’avanzata dei ribelli. Quindi, se il dialogo e il cessate-il-fuoco non arrivano a buon fine, ovviamente il rischio c’è.

    D. – Ci sono anche interessi internazionali?

    R. – Di sicuro. Però, per adesso questi interessi internazionali non sono chiari. Di sicuro ci sono, in sottofondo, perché la terra è ricca: in una delle città prese da questi ribelli ci sono giacimenti di diamanti. Per esempio la città di Bria: la terra è ricca! E’ ovvio che ci siano interessi: quando c’è la ricchezza – diamanti, oro – accade così. Se il Paese fosse povero, come farebbe a portare avanti una guerra, nutrire i ribelli, acquistare armi eccetera? Anche questa è una questione aperta …

    D. – Il Paese ha tante risorse naturali. Ma la gente, in Centrafrica, come vive?

    R. – L’80 per cento della gente vive di agricoltura, perché non ci sono grandi fabbriche, grandi industrie, in Centrafrica. Però, i prodotti agricoli non sono destinati al commercio: sono destinati al consumo degli stessi cittadini centrafricani. Ma pur essendo ricca la terra, non disponiamo di grandi mezzi per fare uso delle ricchezze che abbiamo. Ci sono grandi progetti, ma ancora sulla carta: si parla di petrolio … Speriamo bene e che i lavori possano andare a buon fine per favorire lo sviluppo del Paese.

    D. – C’è povertà nel Paese?

    R. – Sì. Diciamo che negli ultimi 20 anni le cose sono cambiate in peggio. 20 anni fa, la scuola andava bene, i dipendenti statali avevano un buono stipendio, regolare, alla fine del mese. Poi, pian piano, le cose sono cambiate: chi lavora non è sempre sicuro di ricevere il suo stipendio, alla fine del mese. C’è questa crisi, forte. Anche se ultimamente le cose stanno cambiando: infatti, il governo attuale si sta impegnando a pagare gli stipendi regolarmente, ogni mese. Però, in termini generali, c’è ancora molto da fare.

    D. – Che cosa fa la Chiesa del Centrafrica in questa difficile situazione?

    R. – La Chiesa ha sempre avuto un ruolo di grande importanza nella vita di questo Paese, e questo fin dalle sue origini. La storia ci dice che il presidente fondatore della Repubblica centrafricana era un sacerdote, stiamo parlando dell’epoca coloniale. Per poter entrare in politica, dovette chiedere al Vaticano di lasciare il sacerdozio, perché sappiamo che non si può fare politica ed essere sacerdote. Quindi, chiese di poter lasciare il sacerdozio per lottare politicamente per l’indipendenza, la libertà e la dignità di questo popolo. Per questo, c’è grande rispetto nei riguardi della Chiesa. Nei periodi di conflitto, come quello attuale, la Chiesa spesso offre lo spazio per una mediazione, per il dialogo, oltre alla preghiera. La Chiesa offre sempre la sua mediazione. Ricordo che nel ’95-’96, quando c’erano problemi e difficoltà simili agli attuali, i negoziati sono avvenuti nella sede vescovile della capitale. Ecco, questo è uno spazio offerto dalla Chiesa.

    D. – Come il Centrafrica vivrà il Natale, in questo momento di guerra?

    R. – Penso che sarà un Natale molto difficile, a livello psicologico. Ma siccome il popolo è molto credente, può essere anche un’occasione per elevare una preghiera forte a Dio affinché ponga fine a questa guerra.

    D. – Quali sono, a questo punto, le sue speranze di sacerdote centrafricano?

    R. – Da sacerdote, la mia speranza è sempre quella che ogni cristiano deve avere: mai più la guerra. Mi viene in mente il grido di Paolo VI, ripreso da Giovanni Paolo II: “Mai più la guerra!”. La guerra è una cosa terribile. E quindi la speranza è che questi momenti difficili, come la guerra che stiamo vivendo, finiscano presto e che il popolo del Centrafrica possa vivere nella pace, ma una pace duratura, vera; che possa vivere nella gioia, e che la pace possa anche sostenere lo sviluppo di questo Paese. Perché se c’è la guerra, se ci sono sempre questi conflitti, è difficile parlare di sviluppo, perché è sempre il popolo che soffre. Ma noi dobbiamo impegnarci a convincere chi non è in favore della pace, chi vuole la guerra: ci sono persone che ricevono denaro per combattere, e su queste bisogna intervenire.

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    I partiti si confrontano sull'agenda Monti: il commento del prof. Baggio

    ◊   L'agenda di Mario Monti è all'esame dei partiti, all’indomani della conferenza stampa del premier dimissionario. Monti, pur non schierandosi, ha detto di essere disponibile per un nuovo impegno, anche alla guida del Paese dopo le prossime elezioni, se le forze politiche sosterranno il suo progetto che prevede il conseguimento della crescita, ma senza ricorrere al debito pubblico, meno carico fiscale su lavoro e impresa e di più su grandi patrimoni; riduzione dei finanziamenti ai partiti; occupazione giovanile e contrattazione in azienda. Primo atto del nuovo parlamento la riforma della legge elettorale. Il leader dell’Udc, Casini, ha ipotizzato un’alleanza col Pd di Bersani dopo il voto. Per Bersani la parola passa ora agli italiani. Sulle proposte di Monti, ascoltiamo il commento del politologo Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia Politica presso l'Istituto Universitario Sophia di Loppiano, al microfono di Gabriella Ceraso:

    R. – Facendo il bilancio di ciò che è avvenuto, vedendo come il Paese sia riuscito a sfuggire dal baratro, mettendosi su una linea di credibilità, Monti ha posto il problema centrale: non dobbiamo più scegliere in base ai leader, alle sigle, ad appartenenze a destra, sinistra e centro, che fanno parte del passato, ma dobbiamo scegliere in base ai contenuti del programma e al modo con il quale si intende applicarlo. “Io mi propongo come futuro premier, - ha detto - come guida di un movimento, che abbia appunto a cuore l’idea di cambiare l’Italia, di riformare l’Europa, sulla base di questi programmi”. Allo stesso tempo ha detto anche: “Io sono totalmente nelle mani di coloro che dovranno valutare questa mia proposta e successivamente creare quella condizione politica perché questo programma si possa attuare”.

    D. – Monti ha presentato la sua agenda. Cosa ne pensa di quest’agenda e soprattutto quanto effettivamente potrà raccogliere consensi concreti?

    R. – A me sembra che l’agenda raccolga le cose che sono effettivamente da fare. Questo è il punto chiave: sradicare i partiti dalle altre cose che normalmente prendono il centro della loro attenzione. Ha sottolineato anche in maniera inusuale il ruolo della donna. Propone in sostanza un cambiamento radicale del quadro politico, come condizione indispensabile per non morire. Questo va preso con estrema serietà. In sostanza, allora, di cosa abbiamo bisogno in Italia? Abbiamo bisogno di forze politiche, di coalizioni politiche, che interpretino in modi diversi questa agenda, che si propongano ai cittadini in modo che possano scegliere l’una o l’altra. Quindi, attenzione, Monti non ha preparato la strada a tentativi, come adesso si stanno facendo, di creazione di nuovi partiti. No, lui ha detto: “Voglio vedere se si coalizzano delle forze politiche, tutte legittime, che sappiano applicare l’agenda”. Quindi, è un superamento epocale quello che si propone, è una sfida vera, alla quale non si può rispondere semplicemente organizzando cose nuove all’ultimo minuto. La politica è una cosa seria. Lui parla di un cambiamento di mentalità degli italiani.

    D. – E’ stato un input , ma ancora non realizzabile?

    R. – Deve essere realizzabile, bisogna vedere come. Noi abbiamo avuto episodi recenti, a sinistra, costruttivi, nel senso che hanno delineato una possibile leadership, ma proprio questa chiarezza ha fatto vedere anche differenze forti sui programmi. Nella parte di destra e centro-destra siamo molto più indietro. Il mio auspicio è che si formino delle coalizioni chiare e che lo facciano sulla base di un confronto con l’agenda Monti.

    D. – Un suo giudizio su questo anno in base a quello che ha detto il prof. Monti: l’azione effettivamente migliore e quello che ancora manca...

    R. – Monti stesso ha fatto un bilancio che io ho trovato molto serio di quello che ha fatto e di quello che non ha fatto. Ha detto di aver fatto il bene necessario, mettendo insieme partiti che non si guardavano neppure in faccia; è mancato di fare il meglio, proprio per i veti opposti fra i partiti. Alcune cose inoltre potevano essere fatte diversamente. Nessuno lo ha costretto per esempio a chiudere l’agenzia del terzo settore e a portare al ministero i suoi compiti. Anche l’equilibrio nella ripartizione delle tasse è discutibile. Quindi, nessun governo è perfetto. Ora è davvero necessario che una maggioranza politica riprenda in mano tutti gli argomenti e li applichi, perché il grosso è stato annunciato ma non compiuto.

    D. – Le è sembrato che Monti criticasse maggiormente l’operato e le parole del Pdl?

    R. – A me è sembrato che un’accentuazione di responsabilità, in senso negativo, nei confronti del Pdl, sia stata data dal presidente Monti per quanto riguarda la sfiducia. E’ questo il problema, e Monti l’ha detto, questo partito ha fatto una scelta senza rendersi conto delle conseguenze. Per il resto, però, ha ringraziato tutti e tre i partiti che l’hanno sostenuto. Io credo che quest’ultimo grave errore del Pdl sia dovuto al fatto che Berlusconi abbia voluto rientrare in campo. Qui bisognerebbe avere un po’ di coraggio da parte di quelli che colpevolmente hanno taciuto.

    D. – Prima si diceva che c’è il pericolo che tutto vada perduto. Dopo questo intervento di Monti, dopo la riflessione che ne sta nascendo, forse ci sarà più consapevolezza dell’importanza delle cose che si sono fatte?

    R. – Io spero di sì, perché c’è una società civile in Italia. Monti ha fatto riferimento al grande patrimonio di capitale sociale e relazionale – questo mi è molto piaciuto – che c’è nel nostro Paese. Noi dovremo mobilitarci per difenderlo. D’altra parte, abbiamo sentito dichiarazioni nettamente irresponsabili nella campagna elettorale che è già cominciata. Noi dovremmo come società civile intervenire già su queste dichiarazioni ed evitare di giocare, pensando ai possibili vantaggi o scambi che possono venire da una forza politica o dall’altra. Ci vorrebbe una maggiore radicalità. Io sottolineo che la Dottrina sociale cristiana, della quale bisognerebbe servirsi un po’ di più e in maniera più accorta, valuta come principi di base, anche quelli che riguardano la democrazia, la libertà e l’uguaglianza. Questa lezione noi dobbiamo averla ben presente. Occorre renderci conto che nelle valutazioni dei programmi politici bisogna avere lo sguardo grande, vasto; vogliamo prendere sul serio la Dottrina nella sua integralità? O vogliamo solo fare discorsi di occasione perché servono ad un partito o ad un altro? Questo è il punto forte.

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    Natale in Terra Santa. Padre Pizzaballa: diminuiti i pellegrini per la crisi di Gaza

    ◊   Con l’ingresso solenne del Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nella piazza della Mangiatoia a Betlemme, hanno preso il via le celebrazioni per il Natale in Terra Santa. Quindi si terranno i Primi Vespri e il culmine sarà questa sera con la Messa di Mezzanotte nella Basilica di Santa Caterina a cui assisterà anche il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, e il premier, Salam Fayyad. E questo Natale del 2012 è, in un certo senso, particolare, come ci spiega il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, al microfono di Debora Donnini:

    R. – Rispetto agli anni precedenti il Natale quest’anno è un po’ più calmo, nel senso che ci sono meno pellegrini: dopo la crisi di Gaza ci sono state molte cancellazioni. Detto questo la situazione al momento è abbastanza tranquilla. Diciamo che è un Natale forse un po’ più sotto tono per questi motivi, ma lo vogliamo festeggiare lo stesso con gioia.

    D. – Quando si parla di Terra Santa, vi è associato il problema della pace. Qual è il suo appello in questo senso?

    R. – Sì, può sembrare paradossale che la terra che è l’origine della pace, che ci ha dato il Principe dalla pace - ora celebriamo il Natale - sia sempre segnata da conflitti. Questo vale sia per la Terra Santa che un po’ per tutto il Medio Oriente in generale. Credo che per noi cristiani, in modo particolare, il Natale significhi ricominciare: il Natale è una nascita, un nuovo inizio. Gesù dice a Nicodemo, nel Vangelo di Giovanni, che per vedere il Regno di Dio bisogna rinascere dall’alto. Per noi cristiani, penso soprattutto ai cristiani di Siria, Egitto, ma anche di Terra Santa, è importante non cedere al disfattismo, non pensare che non c’è più niente da fare, che è tutto finito, non ci sarà mai la pace… Significa cominciare di nuovo, rimboccarsi le mani, avere fiducia e credere che, anche se poco, possiamo cambiare ancora qualcosa.

    D. – Com’è la situazione dell’emigrazione dei cristiani dalla Terra Santa? E’ ancora forte o è leggermente diminuita?

    R. – La migrazione dei cristiani di Terra Santa in questo momento è rallentata, c’è sempre un fenomeno ormai fisiologico, ma rispetto agli anni precedenti la situazione è più tranquilla. E’ più tragica la situazione in Siria e in Egitto.

    D. – In questo momento la notizia della decisione di Israele di costruire 2.600 nuove abitazioni a Gerusalemme Est ha destato una forte reazione da parte palestinese, per cui si parla di un ricorso alla Corte penale internazionale, e anche a livello internazionale da parte dell’Onu, dell’Unione Europea. Lei cosa pensa in proposito? Questo è un problema scottante…

    R. - Direi di sì e tocca uno degli aspetti più delicati e difficili del rapporto tra israeliani e palestinesi: Gerusalemme e il futuro di Gerusalemme. Questa decisione del governo israeliano è una ritorsione per il riconoscimento della Palestina all’Onu come Stato osservatore non membro. Mi auguro che sia solo una dichiarazione di ritorsione e che non sia attuata perché questo creerebbe una tensione ancora maggiore e poco prevedibile in questo momento.

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    Il cardinale Scola: senza una chiara politica per la famiglia il futuro del Paese è a rischio

    ◊   L’Italia celebra questo Natale in un contesto di grave crisi economica. Luca Collodi ha chiesto al cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, che significato dare a questa Solennità in tale situazione:

    R. – Siamo chiamati ad attraversare questa prova che diventa evidente nell’aspetto della crisi economica e finanziaria, ma che morde ormai sulla vita della gente con la perdita dei posti di lavoro e con la mancanza di prospettiva lavorativa per i giovani. Come muoverci in questo ambito? Dobbiamo trovare ragioni adeguate per una speranza che sia veramente costruttiva e realistica. Io trovo che la ragione numero uno sia proprio il contenuto del Natale, cioè il Dio che si fa vicino a noi, patisce con noi queste fatiche e questo travaglio, ma nello stesso tempo ci apre alla speranza che viene dal suo amore, il quale ci sollecita a tutte le azioni possibili, perché si possa uscire rinnovati da questa prova. Le azioni sono quelle più elementari, per esempio aggiungere un posto a tavola per i più bisognosi, in questo tempo natalizio, impostare una solidarietà più costruttiva, riformulare le leggi della finanza, ritrovare un’energia nella nostra persona. Allora, in questo caso, realmente, la nascita di Gesù è guardata in tutte la sua prospettiva, perché Gesù viene al mondo per dare la vita per la nostra salvezza, e può diventare una rinascita per tutta la famiglia umana, se diventa una rinascita per noi personalmente.

    D. – La famiglia è la realtà più colpita dalla crisi economica, famiglia che sta tenendo insieme lo sfilacciamento della società italiana. La politica, però, sembra non rendersene conto, perché?

    R. – Questo è veramente uno strano, stranissimo destino della politica, in un Paese come il nostro, che con chiarezza ha sempre avuto nell’ispirazione cristiana, liberamente accolta e aperta a tutte le altre posizioni, un punto di riferimento. Altri Paesi, apparentemente più secolarizzati, come la Francia, hanno preso delle iniziative decisive contro il “gelo” demografico, per sostenere la famiglia. Da noi, purtroppo, la politica non lo ha fatto. Noi aspettiamo con forza un salto di qualità a questo livello. In compenso sono molte le realtà che, a livello della società civile, agiscono ogni giorno con un grande senso di solidarietà e con una forza di sussidiarietà veramente costruttiva a favore della famiglia. Ma senza un riconoscimento obiettivo, politico ed economico da parte dello Stato, senza una politica chiara della famiglia, realmente il futuro del nostro Paese è a repentaglio.

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    Compie 30 anni il pranzo di Natale per i poveri offerto da Sant'Egidio

    ◊   Oggi, il pranzo di Natale organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, nella basilica romana di Santa Maria in Trastevere, compie 30 anni. Anche quest’anno, senza fissa dimora, anziani e poveri festeggiano nella tavola imbandita nel cuore di Roma e in tante altre città, in diversi Paesi del mondo. Perché questo è oggi il pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio: un ritrovarsi il 25 dicembre in varie realtà nei cinque continenti, come racconta il libro “Il pranzo di Natale. Trentesimo anniversario” appena pubblicato da Francesco Mondadori, che ripercorre la storia di questo appuntamento festivo. Il volume raccoglie testimonianze e offre idee per organizzare la festa di Natale coinvolgendo gli ultimi, come spiega al microfono di Tiziana Campisi il portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti:

    R. – Avevamo cominciato a stare per strada insieme alle persone senza fissa dimora, insieme agli anziani a Trastevere e in altri quartieri. Quando ci si mette all’altezza dei poveri, si scoprono cose che non si capivano prima: come, ad esempio, che a Natale tutto chiudeva, anche i circuiti di solidarietà. E ci siamo allora domandati: come fare a trasformare una maledizione, perché il Natale per i poveri rischiava di diventare questo, in qualcos’altro? Abbiamo allora pensato: Invitiamoli a pranzo. Sì, ma dove? Don Vincenzo Paglia ci dice: c’è la basilica! E noi: Come la basilica? Non è mai stato fatto in una chiesa... E lui: Ma, come no? San Gregorio Magno lo faceva. E noi: Allora facciamolo in basilica! C’è stato così un primo gruppo di 47 persone, perché alcuni si aggiungo all’ultimo, e all’improvviso si capisce che quello che è il Natale: i poveri al centro, serviti a tavola, in chiesa… E’ un po’ il Regno di Dio!

    D. – Oggi, dove è arrivato il pranzo di Natale della Comunità di Sant’Egidio?

    R. – Intanto, secondo me, è arrivato in tante chiese e in tante parrocchie, che lo fanno e che non rientrano – diciamo – nel conto. Direi che questa è la cosa più bella, perché non abbiamo un "copyright"... Oggi, il pranzo della Comunità di Sant'Egidio avviene in Pakistan, quindi un ambiente duro, spesso difficile per i cristiani che sono un piccola minoranza. Oppure in Indonesia, nel più grande Paese musulmano del mondo. Ma anche a Cuba e in Africa. Penso che questo sia il senso: la carità è sempre universale, quando è vera, e trasforma un po’ la mentalità.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    India, è dedicato all'adorazione dei Magi il Natale della diocesi di Vijayawada

    ◊   Nell'Anno della Fede, è dedicato all'adorazione dei Magi il Natale della diocesi di Vijayawada (Andhra Pradesh), comunità cattolica viva e attiva, che conta oltre 1 milione di fedeli. Come riporta AsiaNews, per l'occasione la "Conference of Religious India" (Cri) ha riunito più di 400 sacerdoti, religiosi e suore, il 16 dicembre scorso, alla Nsm Monfort School Hall della città. Mons. Govindu Joji, amministratore apostolico della diocesi, ha aperto il raduno guidando una processione, al termine della quale ha posto una statua di Gesù Bambino nel presepe. “Mentre il mondo è assediato da cattive notize - ha spiegato il vescovo - i sacerdoti e le suore sono come lampade poste in cima al monte per illuminare il cammino dei loro fedeli e condurli alla salvezza attraverso gli insegnamenti della Chiesa e la fede in Cristo”. Dopo essersi congratulato con la Cri, mons. Joji ha invitato i partecipanti a "imitare il 'sì' di Maria, la semplicità dei pastori, le stelle che indicano il giusto cammino, la ricerca di Dio dei Magi". Il raduno si è concluso presentando una riproduzione della "Adorazione dei Magi" di Gentile da Fabriano (1423), dipinto in tempera, argento e oro, il cui originale è conservato agli Uffizi di Firenze. La Chiesa dell'Andhra Pradesh conta 13 diocesi e più di 2 milioni di fedeli. Di questi, la metà appartiene alla diocesi di Vijayawada, che ha più di 145 congregazioni religiose, con oltre 1000 consacrati, uomini e donne. (D.M.)

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    Il "Bambino Gesù di Praga" a Natale in Pakistan per celebrare l'Anno della Fede

    ◊   ll “Bambino Gesù di Praga” arriva in Pakistan per il Natale dell’Anno della Fede: lo riferisce all’agenzia Fides padre Anastasio Roggero, Carmelitano, rettore del Santuario del Bambino Gesù a Praga, che ha inviato in Pakistan una statua del Bambino “per portare un messaggio di pace, di speranza, di amore per i cristiani che soffrono e per tutto il popolo pakistano”. L’iniziativa è partita da padre Emmanuel Parvez, sacerdote cattolico e parroco della chiesa di San Paolo Apostolo a Pansara, nella diocesi di Faisalbad, in Punjab. La statua del Bambino Gesù di Praga sarà posta in una nuova cappella, intitolata al Bambino, in un villaggio dove vivono alcune famiglie cristiane, gente semplice, per lo più agricoltori e operai dell’argilla. La parrocchia di San Paolo e la comunità cristiana locale “attendono con ansia, con gioia e con profonda fede l’arrivo della statua, in vista della celebrazioni natalizie”, dicono fonti locali di Fides. L’arrivo del “Bambino Gesù di Praga” in Pakistan potrà essere un forte incoraggiamento per la fede degli adulti e specialmente dei piccoli: mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale, ha infatti manifestato l’interesse e il desiderio di diffondere nel Paese la devozione al Bambino, specialmente nelle scuole. Per questo, ha invitato i Padri Carmelitani a venire in Pakistan per aiutarlo a mettere in pratica questa intenzione, anche attraverso il catechismo domenicale. Già in altri paesi asiatici come India, Singapore, Indonesia, Thailandia, Malaysia, Mongolia, vi sono chiese e cappelle intitolate al Bambino Gesù di Praga. Padre Roggero, che viaggia in tutto il mondo per diffondere la devozione al Bambino, nelle scorse settimane è stato in India: qui ha celebrato una Santa Messa nel Santuario del Santo Bambino Gesù di Bangalore, dove i cinquemila fedeli presenti hanno pregato per i cristiani in Pakistan. La devozione al Gesù Bambino nel convento di Praga nacque dalla fede di padre Giovanni Ludovico dell’Assunta, priore Carmelitano, nel 1628. La piccola effigie rivestita di un manto rosso regale, porta sulla testa una corona d'oro, benedice con la mano destra mentre sulla sinistra regge il mondo. (D.M.)

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    Natale, l'impegno degli studenti di Taiwan per i poveri e i carcerati

    ◊   Seguendo l'invito del Vangelo "Ero nudo e mi avete vestito", gli studenti delle scuole cattoliche di Taiwan cercano di regalare un Natale più umano e dignitoso a chi è stato colpito dalla crisi. Lo strumento – riferisce AsiaNews – è una raccolta di vestiti nuovi e usati, da donare a famiglie in difficoltà economiche. Nell'isola, molte famiglie sono andate incontro alla disoccupazione o ricevono salari molto ridotti, che consentono di comprare cibo, ma non permettono altre spese essenziali come i vestiti. L’impegno dei giovani taiwanesi si rivolge tanto ai loro connazionali quanto a persone di altri Paesi. Un gruppo di studenti universitari di Taichung è in contatto costante con la Chiesa cattolica dello Swaziland, in cui opera ormai da quattro anni. Ogni estate organizzano campi di lavoro di due settimane con medici volontari. Una responsabile della Caritas locale, Anne Kholi, è venuta in queste settimane a Taiwan per ringraziare della collaborazione. In una intervista racconta: "Ho visto con i miei occhi bambini piangere di gioia per aver ricevuto scarpe da ginnastica per la prima volta nella loro vita". Ancora nello spirito del Vangelo, che continua dicendo "[ero] carcerato e siete venuti a trovarmi", già da diversi anni la pastorale dell'educazione scolastica della diocesi di Taipei si è attivata per permettere agli studenti di conoscere la realtà di coloro che vivono in prigione. Il 17 dicembre scorso, per prepararsi al Natale, 60 studenti delle superiori di quattro grandi scuole cattoliche di Taipei e dintorni sono andati al carcere di Taipei per rivolgere gli auguri di Natale ai 300 reclusi. Commentando lo spettacolo allestito dai ragazzi per i carcerati, una giovane studentessa di Taipei, Chen Jinhua ha spiegato: "Ci siamo esibiti in diversi posti ma qui la platea ha dimostrato un calore davvero speciale. Credo abbiano bisogno di sentire un contatto umano dall'esterno. Per noi è stato molto toccante". (D.M.)

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    Germania, il 26 dicembre giornata di preghiera per i cristiani perseguitati

    ◊   La Chiesa cattolica tedesca celebra, il 26 dicembre, la Giornata di preghiera per i cristiani perseguitati. Lo ha annunciato – come riporta il Sir – con un comunicato la Conferenza episcopale tedesca (Dbk), riferendo che a seguito di una decisione presa nello scorso giugno, d'ora in poi la Giornata verrà celebrata ogni anno a livello parrocchiale. La data del 26 dicembre è stata scelta in quanto, in tale giorno, la Chiesa festeggia Santo Stefano, primo martire cristiano. Per quest'anno, la segreteria della Dbk ha distribuito tra le parrocchie manifesti e immaginette per incoraggiare la partecipazione alla giornata di preghiera. La ricorrenza si riallaccia alla Giornata di preghiera per la Chiesa perseguitata, celebrata in Germania fino al 1994 per i cristiani dei Paesi comunisti. Con il diffondersi di situazioni di emergenza e di minaccia verso i cristiani in tutto il mondo, nel 2003 venne introdotta una "iniziativa per i cristiani perseguitati e oppressi in tutto il mondo", che prevede la pubblicazione annuale di un opuscolo informativo dedicato ogni volta a un Paese diverso e l'organizzazione di una serie di incontri e visite per sensibilizzare il mondo politico tedesco e i fedeli sulla realtà dei cristiani perseguitati. Il Paese scelto quest'anno è l'Egitto e l’attenzione è soprattutto alla situazione che si è creata in seguito alla rivoluzione di gennaio 2010. (D.M.)

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    Argentina, studio di Medicos del Mundo sulle condizioni di vita dei poveri di Buenos Aires

    ◊   Sono oltre 16 mila le persone che vivono per le strade di Buenos Aires senza accesso ai servizi sanitari di base. E’ quanto reso noto nello studio Salud en la calle pubblicato dalla ong sanitaria internazionale Médicos del Mundo. Il programma della ong nella capitale argentina – ricorda l’agenzia Fides - offre da circa 10 anni assistenza materiale, psicologica e sociale a oltre 2 mila persone che vivono in strada. Secondo lo studio, la mancanza di documenti di identità costituisce il principale ostacolo per l’accesso ai servizi sanitari e ai programmi di sostegno. Questo problema riguarda infatti l’80% delle persone di strada; il 49%, a sua volta non si reca presso centri pubblici perché ha paura di maltrattamenti: inoltre, i centri stessi hanno orari restrittivi e sono vietati alle famiglie. Il 51% soffre di diverse dipendenze, tra cui alcool, tabacco e cocaina. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di Statistica e censimento (Indec), relativi al primo trimenstre 2012, in Argentina la povertà colpisce il 6,5% delle famiglie che vivono nelle zone urbane. (D.M.)

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    Maternità e volontariato, i progetti di Caritas Bielorussia per il 2013

    ◊   “Le attività caritative sono tra gli strumenti di evangelizzazione più efficaci”. Lo ha detto mons. Tadeusz Kondrusiewicz, arcivescovo di Minsk-Mahilyow, durante l’incontro del 19 dicembre a Minsk con i rappresentanti di Caritas Bielorussia. Secondo il presule, riferisce il Sir, i nostri contemporanei, a volte molto poveri materialmente e spesso anche spiritualmente, possono diventare testimoni di un “nuovo miracolo operato da Dio attraverso l’esercizio della carità: il miracolo di ridare dignità e far riscoprire la fede”. I partecipanti all’incontro hanno presentato le attività, i progetti e i risultati del 2012 delineando gli obiettivi principali per il 2013 che includono l’apertura, da parte dell’Ufficio Caritas dell’arcidiocesi di Minsk-Mahilyow, di un consultorio per le donne in congedo di maternità e l’istituzione da parte di Caritas Bielorussia di un progetto nazionale di volontariato. Il direttore nazionale dell’istituzione, Viktor Gaydukievich, ha inoltre ricordato ai suoi colleghi la missione essenziale di Caritas: assistere i bisognosi offrendo loro sostegno materiale e spirituale. (D.M.)

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    I fedeli slovacchi in pellegrinaggio a Roma nel 2013 per ricordare i Santi Cirillo e Metodio

    ◊   I vescovi slovacchi invitano i fedeli del loro Paese a ricordare a Roma i Santi Cirillo e Metodio. La Conferenza episcopale slovacca – riferisce il Sir – chiama i fedeli a partecipare al pellegrinaggio nazionale a Roma, in programma dal 26 al 28 febbraio 2013. L’evento rientra nell’ambito delle celebrazioni per il 1150.mo anniversario dell’arrivo dei santi Cirillo e Metodio nella regione della Grande Moravia. “Vogliamo intraprendere questo pellegrinaggio alla cattedra di San Pietro a Roma per visitare il Santo Padre in Vaticano. Vogliamo rinnovare le nostre radici, rafforzare la nostra fede e celebrare le opere e la missione dei Santi Cirillo e Metodio nei luoghi che visitarono personalmente”, ha spiegato Anton Ziolkovský, segretario esecutivo della Conferenza episcopale. Il programma prevede celebrazioni nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nella chiesa di Santa Prassede, e nella Basilica di San Pietro così come la partecipazione all’udienza generale di Benedetto XVI. I pellegrini visiteranno anche il Pontificio collegio slovacco dei santi Cirillo e Metodio, che nel 2013 festeggerà il 50.mo anniversario della sua fondazione, e pregheranno sulla tomba di san Cirillo, nella Basilica di San Clemente. (D.M.)

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    Il Patriarcato ortodosso di Costantinopoli indice per il 2013 un Anno della solidarietà universale

    ◊   In un tempo gravemente segnato da una crisi finanziaria, che sta provocando “turbamento alla pace sociale”, in un momento storico in cui la ricchezza è sempre più “nelle mani di pochi” e “i giochi finanziari sono ignorati dalla vasta massa umana”, il Patriarcato ecumenico ortodosso di Costantinopoli ha indetto per il 2013 un Anno della solidarietà universale. Lo riporta il Sir, che specifica come l’indizione sia contenuta nel messaggio di Natale scritto dal Patriarca Bartolomeo I. “Speriamo così di poter sensibilizzare diversi cuori della comunità umana – scrive – sul problema della grande e immensa povertà e sulla necessità di adottare misure per alleviare gli affamati e i poveri”. Il messaggio contiene un appello a tutte le persone di buona volontà e ai governi, “affinché durante questo Anno della solidarietà universale, facciamo come individui e come popoli coscienti sforzi per mitigare le conseguenze disumane delle grandi diseguaglianze, e perché venga riconosciuto il diritto di tutti i più deboli, di godere dei beni indispensabili per la vita dell’uomo. In questo modo vedremo, nella misura umanamente possibile, la realizzazione della pace sulla terra”. (D. M.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 359

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.