Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 20/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa sul “Financial Times”: cristiani impegnati nel mondo, liberi da ideologie e compromessi
  • Presto Santi i martiri di Otranto, Paolo VI è Venerabile
  • Il Papa ai ragazzi dell'Azione Cattolica: chi cerca Dio trova la vita, la gioia, l'amore e la pace
  • Nuovo regolamento della Prefettura degli Affari Economici: non solo vigilanza, ma anche indirizzo e programmazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Messaggio di Natale del patriarca Twal: nuove speranze dopo il riconoscimento dello Stato palestinese
  • Corea del Sud: la conservatrice Park Geun-hye è la prima donna presidente
  • Egitto: domani l'opposizione in piazza contro la sharia nella Costituzione
  • Campagna della Caritas romana: ridare dignità ai poveri in carcere
  • S. Egidio presenta la guida per i poveri di Roma: uscire dalla crisi si può, partendo dagli ultimi
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Onu: in Siria, serve soluzione politica non armi
  • Centrafrica: prosegue l'avanzata dei ribelli, l'arcivescovo di Bangui invoca il dialogo
  • La Chiesa sudcoreana: giovani e dialogo con il Nord le sfide per la Park
  • Sud Sudan: a Wau vittime e case in fiamme
  • Colombia: al processo di pace proposte per lo sviluppo agricolo
  • Egitto: le Chiese cristiane partecipano al dialogo nazionale
  • Pakistan. Rimsha Masih: il mio Natale vicino ad Asia Bibi e alle vittime della blasfemia
  • India: in Orissa da 4 anni ancora in carcere 7 cristiani innocenti
  • Samoa: il ciclone Evan causa morti, distruzioni e danni alle infrastrutture
  • Filippine: i vescovi favorevoli a un ricorso contro la legge sulla salute riproduttiva
  • Giappone: i vescovi preoccupati dalle minacce alla vita
  • Natale in Nepal: per la prima volta senza minaccia di attentati
  • Russia: visita in Turchia del metropolita Hilarion
  • Malaysia: il governo rimuove le restrizioni ai pellegrini cristiani in Terra Santa
  • Terra Santa: prima ordinazione diaconale nel seminario Redemptoris Mater di Galilea
  • Germania: dai Cantori della Stella una benedizione per la Tanzania
  • Natale a casa per i marò. Cappellano militare: per l’India sono persone credibili
  • Sir: Domenico Delle Foglie succede a Paolo Bustaffa alla direzione dell'Agenzia
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa sul “Financial Times”: cristiani impegnati nel mondo, liberi da ideologie e compromessi

    ◊   “Tempo di impegno nel mondo per i cristiani”: è il titolo di un articolo di Benedetto XVI pubblicato oggi dal “Financial Times”. Il Papa sottolinea, in questo “editoriale sul Natale”, che i cristiani sono animati da una visione del destino umano così nobile che “non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare”. L’articolo del Pontefice, informa la Sala Stampa vaticana, nasce da una richiesta venuta dalla redazione del quotidiano economico inglese che - prendendo spunto dalla pubblicazione dell’ultimo libro di Joseph Ratzinger sull’infanzia di Gesù - ha chiesto al Papa una sua riflessione sul Natale. Una richiesta che il Santo Padre ha accettato con disponibilità. Già in passato, il Papa aveva risposto positivamente ad alcune richieste di altri media, come la Bbc, proprio in occasione del Natale, e la trasmissione Rai “A Sua immagine”, in occasione della Pasqua. Anche in questi casi, conclude la Sala Stampa, si è trattato di occasioni per parlare di Gesù e del suo messaggio ad un ampio uditorio, nei momenti salienti dell’anno liturgico cristiano. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Rendi a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”. Parte da questa fondamentale affermazione di Gesù l’articolo del Papa sul “Financial Times”. Benedetto XVI afferma innanzitutto che queste parole di Gesù mettono in guardia nei confronti “sia della politicizzazione della religione sia della deificazione del potere temporale, come pure dell’instancabile ricerca della ricchezza”. Nell’articolo, il Papa sottolinea dunque che l’umile nascita di Gesù “ci sfida a ripensare le nostre priorità, i nostri valori” ancor più “alla fine di un anno che ha significato privazioni economiche per molti”. Cosa possiamo “apprendere dall’umiltà, dalla povertà, dalla semplicità della scena del presepe?”, si chiede il Papa. Il Natale, risponde, “può essere il tempo nel quale impariamo a leggere il Vangelo, a conoscere Gesù non soltanto come il Bimbo della mangiatoia, ma come colui nel quale riconosciamo il Dio fatto uomo”.

    E’ nel Vangelo, scrive il Papa, che “i cristiani trovano ispirazione per la vita quotidiana e per il loro coinvolgimento negli affari del mondo, sia che ciò avvenga nel Parlamento o nella Borsa”. E avverte: “I cristiani non dovrebbero sfuggire il mondo; al contrario dovrebbero impegnarsi in esso”. Ma, precisa, “il loro coinvolgimento nella politica e nell’economia dovrebbe trascendere ogni forma di ideologia”. Ecco perché, sottolinea, “quando i cristiani rifiutano di inchinarsi davanti ai falsi dèi proposti nei nostri tempi non è perché hanno una visione antiquata del mondo”. Al contrario, scrive, “ciò avviene perché sono liberi dai legami dell’ideologia e animati da una visione così nobile del destino umano, che non possono accettare compromessi con nulla che lo possa insidiare”. Ed è questo che è anche successo talvolta lungo la storia quando i cristiani “non hanno potuto accondiscendere alle richieste fatte da Cesare”. Dal culto dell’imperatore romano ai regimi totalitari del secolo scorso, osserva, “Cesare ha cercato di prendere il posto di Dio”.

    I cristiani, scrive ancora il Papa, “combattono la povertà perché riconoscono la dignità suprema di ogni essere umano creato a immagine di Dio e destinato alla vita eterna”. I cristiani, soggiunge, “operano per una condivisione equa delle risorse della terra perché sono convinti che, quali amministratori della creazione di Dio”, abbiamo il dovere “di prenderci cura dei più deboli e dei più vulnerabili”. I cristiani, ribadisce, “si oppongono all’avidità e allo sfruttamento nel convincimento che la generosità” e l’amore, insegnati da Gesù, “sono la via che conduce alla pienezza della vita”. La fede cristiana, non manca poi di affermare, “implica l’urgenza del compito di promuovere la pace e la giustizia per tutti”. Questi fini, si legge nell’articolo, “vengono condivisi da molti” e per questo “è possibile una grande e fruttuosa collaborazione fra i cristiani e gli altri”. Il Papa conclude il suo articolo rammentando che la nascita di Gesù “segna la fine dell’antico ordine”. Adesso, scrive, “vi è un nuovo re, il quale non confida nella forza delle armi, ma nella potenza dell’amore”. Dalla mangiatoia, è il suo augurio natalizio, Cristo “ci chiama a vivere da cittadini del suo regno celeste, un regno che ogni persona di buona volontà può aiutare a costruire qui sulla terra”.

    inizio pagina

    Presto Santi i martiri di Otranto, Paolo VI è Venerabile

    ◊   Benedetto XVI ha autorizzato oggi la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare i Decreti riguardanti numerosi nuovi Santi, tra cui Antonio Primaldo e compagni, oltre 800, uccisi in odio alla fede durante l’assedio turco di Otranto nel 1480, 40 nuovi Beati, tra cui molti martirizzati durante la guerra civile spagnola, e 10 nuovi Venerabili, tra cui Paolo VI, di cui sono state riconosciute le virtù eroiche. Benedetta Capelli ha sentito la reazione del postulatore della Causa di Beatificazione di Papa Montini, padre Antonio Marrazzo:

    R. – Una grande gioia, una grande serenità … A parte la devozione che c’è da parte di tanti fedeli un po’ in tutto il mondo, e l’abbiamo provato con la documentazione nella positio, ma poi c’è anche il fatto che Montini rappresenta uno spaccato importante della Chiesa e ci ha fatto riscoprire la parte fondamentale del nostro essere cristiani: un ritorno ad un Cristo più autentico, e anche all’umanità di Cristo.

    D. – Lei, ovviamente, ha studiato tutti i documenti riguardanti Paolo VI. Emerge una figura diversa di Papa, rispetto a quella che conosciamo?

    R. – Soprattutto, emerge un uomo diverso, più che un Papa diverso. Su Montini ci sono stati troppi luoghi comuni che non trovano riscontro, poi, nella realtà, nei documenti, né in quello che lui è stato. Per capire Papa Montini bisogna guardare le foto e guardarlo negli occhi, guardare lo sguardo di Montini, e in più, leggere i suoi scritti. Ne viene fuori un’umanità che se appare riservata da un lato, non significa né che fosse timido né tantomeno scontroso, chiuso. No: Montini sentiva molto dentro, era una persona molto, molto sensibile. Ecco perché dicevo che bisogna guardare gli occhi. Una caratteristica era l’attenzione agli altri: l’attenzione ai bisogni delle persone, alle loro esigenze, ai loro drammi. E’ stato definito il Papa che non prendeva decisioni o le prendeva dopo tempo; in questo c’è una connotazione più positiva che negativa: era un uomo prudente. Quindi, abbiamo questa attenzione da parte di Montini alle realtà concrete, alle realtà degli altri e degli ultimi: basti vedere il discorso sulla pace, che lui ha cercato di portare avanti non solo con l’istituzione della Giornata mondiale della pace, ma anche con il suo discorso all’Onu; ma anche il suo volere andare incontro alla gente più semplice: l’abbiamo visto in modo particolare nei viaggi, ma anche quando andava nelle parrocchie romane, nelle borgate. Andava anche a visitare le persone a casa … Viene fuori un po’ una figura diversa di quest’uomo, di una sensibilità concreta, più interiore. Non ci teneva tanto a farsi vedere, a farsi notare: quello no. Ci troviamo di fronte ad una persona che potremmo definire un mistico; viveva con Cristo un rapporto personale, vero, senza paraventi e senza fratture o frammenti, senza ostacoli. Ed è molto bello accostarsi ad una persona così, perché la si ritrova autentica. Non solo, ma era un uomo di una fede vera: abbiamo visto i suoi gesti! Certe idee, in quel periodo, specialmente quello che ha vissuto da Pontefice, erano difficili da fare entrare, eppure lui le ha fatte entrare nel tessuto ordinario della gente. Oggi noi possiamo parlare e capire di pace, di dignità umana, di rispetto della persona, di rispetto per la vita, per la famiglia e lo dobbiamo a lui!

    D. – Quindi, un messaggio complesso, che però ha toccato il cuore dei fedeli tant’è che la sua fama di santità è cresciuta negli anni. Ecco: questa fama di santità quanto ha contribuito?

    R. – Io penso che la fama di santità abbia contribuito tantissimo. Più che crescere, io credo che la fama di santità si sia manifestata con gli anni. La fama di santità senza clamore, vissuta quasi a livello intimo, individuale delle persone … Tutti speravano quello che oggi abbiamo avuto; solo che però non sapevano, non se ne parlava … Montini ha dovuto lavorare su due fronti: c’era un discorso interno alla Chiesa, che doveva rivedere se stessa, e quindi lui ha manifestato questo aspetto tramite determinati gesti. Ma ovviamente, è stato più un lavoro ad intra che ad extra, quello di Montini, e la gente l’ha avvertito. Però, lo ha sentito vicino e lo ha sentito come santo.

    D. – Ora, quali saranno i prossimi passi?

    R. – Al momento sto analizzando un caso di guarigione avvenuto una decina di anni fa, in riferimento alla storia di un feto: durante la gestazione, si erano manifestati rischi sia per il feto sia per la madre. Stiamo indagando di fronte ad un avvenimento veramente straordinario e sovrannaturale, avvenuto per intercessione di Paolo VI.

    D. – Un miracolo della vita, da un Papa che ha scritto un’Enciclica dedicata proprio a questo: l’Humanae Vitae …

    R. – In linea con il suo magistero: con la difesa della vita, espressa nell’Enciclica, ma anche in difesa della famiglia, perché l’Enciclica Humanae Vitae è sull’amore coniugale, non è soltanto sul problema della vita nascente. Questa guarigione è logica nella linea di Montini …

    Tra i prossimi nuovi Santi figurano anche la Beata Laura di Santa Caterina da Siena (al secolo Maria Laura di Gesù Montoya y Upegui), fondatrice della Congregazione delle Suore Missionarie della Beata Vergine Maria Immacolata e di Santa Caterina da Siena, nata a Jericó (Colombia) il 26 maggio 1874 e morta a Belencito-Medellín (Colombia) il 21 ottobre 1949; e la Beata Maria Guadalupe (al secolo Anastasia Guadalupe García Zavala), confondatrice delle Ancelle di Santa Margherita Maria e dei Poveri, nata a Zapopan (Messico) il 27 aprile 1878 e morta a Guadalajara (Messico) il 24 giugno 1963.

    inizio pagina

    Il Papa ai ragazzi dell'Azione Cattolica: chi cerca Dio trova la vita, la gioia, l'amore e la pace

    ◊   Spesso gli uomini pensano di poter trovare da soli la vita, la gioia, l'amore, la pace, ma è solo Dio che ci può donare tutto ciò: è quanto, in sintesi, ha detto oggi il Papa incontrando in Vaticano, in occasione degli auguri di Natale, una delegazione dei ragazzi dell'Azione Cattolica Italiana, accompagnati dal presidente dell’associazione, Franco Miano, e dall’assistente generale, mons. Domenico Sigalini. Il servizio di Sergio Centofanti:

    Un incontro festoso, semplice e familiare, tra Benedetto XVI e i ragazzi dell’Azione Cattolica che quest’anno hanno svolto il loro cammino sulla frase guida “in cerca di autore”. Il Papa parla dell’uomo che cerca la vita e la gioia, e senza saperlo cerca Dio, vero autore della vita e della gioia, quella “che sorpassa tutte le altre e che dura per tutta la vita”: cioè Gesù:

    “Ricordate, cari amici: quanto più imparerete a conoscerlo e a dialogare con Lui, tanto più sentirete nel cuore di essere contenti e sarete capaci di vincere le piccole tristezze che ci sono a volte nell’animo”.

    L’uomo cerca l’amore, ma lo troverà solo in Dio, autore dell’amore. Non si può vivere da soli, chiusi in se stessi, afferma il Papa:

    “Tutti abbiamo bisogno di voler bene e di sentire che qualcuno ci accetta e ci vuole bene. Sentirsi amati è necessario per vivere, ma è altrettanto importante essere capaci di amare gli altri, per rendere bella la vita di tutti, anche dei vostri coetanei che si trovano in situazioni difficili. Gesù ci ha fatto vedere con la sua vita che Dio ama tutti senza distinzione e vuole che tutti vivano felici”.

    Il Papa ricorda, in proposito, l’iniziativa dei giovani dell’Azione Cattolica per aiutare in modo concreto i ragazzi di strada in Egitto. Infine - sottolinea il Papa - l’uomo cerca la pace, “di cui il mondo ha tanto bisogno”:

    “Spesso gli uomini pensano di poter costruire la pace da soli, ma è importante capire che è Dio che può donarci una pace vera e solida. Se lo sappiamo ascoltare, se gli facciamo spazio nella nostra vita, Dio scioglie l’egoismo che spesso inquina i rapporti tra le persone e tra le Nazioni e fa sorgere desideri di riconciliazione, di perdono e di pace, anche in chi ha il cuore indurito”.

    Chi cerca il grande Autore della vita, della gioia, dell’amore, della pace – conclude Benedetto XVI - scoprirà che questo Autore non è mai lontano da lui, “anzi, è vicinissimo: è il Dio che si è fatto bambino in Gesù!”.

    inizio pagina

    Nuovo regolamento della Prefettura degli Affari Economici: non solo vigilanza, ma anche indirizzo e programmazione

    ◊   Non solo vigilanza e controllo ma anche indirizzo e programmazione: questi i compiti istituzionali della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, alla luce del nuovo Regolamento, illustrati stamane ai giornalisti dal cardinale Giuseppe Versaldi, presidente del dicastero, durante un incontro nella Sala stampa vaticana, presenti anche mons. Lucio Ángel Vallejo Balda e Stefano Fralleoni, segretario e ragioniere generale della stessa Prefettura. Il servizio di Roberta Gisotti:

    Un briefing con la stampa voluto nel segno della trasparenza dopo l’incontro a porte chiuse di lunedì scorso con tutti i responsabili dei dicasteri e uffici vaticani per presentare il nuovo Regolamento della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, promulgato nel febbraio scorso. Così, il cardinale Versaldi, presidente del dicastero:

    “Questo incontro ne è una prova, un incoraggiamento e anche un segnale per uno sviluppo di questa trasparenza e comunicazione, che è importante all’interno della Chiesa, ma anche al di fuori della Chiesa”.

    Un regolamento varato per ridare “piena valenza istituzionale” alla Prefettura degli Affari economici, “preposta - recita l’articolo 1 - all’indirizzo e alla programmazione economica, come pure alla vigilanza e al controllo delle Amministrazioni della Santa sede o che ad essa fanno capo, quale che sia l’autonomia di cui esse godano”:

    “Tale ritorno alla pienezza del significato originale si è reso necessario per il fatto che, con il passare del tempo e nella prassi, la Prefettura si era limitata ad una sola funzione, quella di controllo e di vigilanza dei bilanci, delle amministrazioni a lei affidate, senza svolgere l’altro compito, quello di programmazione e di indirizzo dell’intera economia della Santa Sede, che era la ragione principale per cui il Concilio Vaticano II aveva voluto questo organismo, dopo i mutamenti storici, che risalgono fino alla fine dello Stato pontificio, successivamente con la stipula dei Patti Lateranensi e la loro revisione”.

    Tale recupero di operatività della Prefettura si rende tanto più necessario – ha sottolineato il porporato - nella “particolare perdurante contingenza critica in cui versano l’economia e la finanza mondiale entro cui la Chiesa si muove”, perché questa possa usare i grandi beni che le derivano dalla offerte dei fedeli per sostenere la sua azione spirituale, beni temporali e materiali “saggiamente e correttamente amministrati e debitamente compilati, nonché chiaramente trasmessi alla considerazione sia all’interno della Chiesa che di fronte al mondo”.

    Per questo “si è chiesta – ha confidato il cardinale Versaldi – piena comunione ed efficace collaborazione” a tutte le Amministrazioni:

    “Vincendo la tentazione, che nella Chiesa a volte si conserva, di una fiducia solo sulle persone, trascurando che sono necessari dei procedimenti per assicurare correttezza, trasparenza e verità. Non perché non ci fidiamo delle persone, ma perché uno dei dogmi della Chiesa cattolica è il peccato originale. Quindi, anche l’uomo più buono può essere tentato e c’è bisogno di organismi di controllo senza mancare alla carità, ma per favorire la giustizia nella verità”.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Cristiani senza compromessi: in un articolo sul “Financial Times” Benedetto XVI presenta il Natale come momento di impegno nel mondo.

    Nell'informazione internazionale, le continue violenze in Siria.

    21 dicembre 1943, le SS in seminario: in cultura, Giovanni Preziosi sul rastrellamento dell'istituto pontificio accanto a Santa Maria Maggiore. Scene strazianti ed eroiche di una giornata passata a combattere contro il Male.

    Record di retweet per Benedetto XVI.

    Con il respiro di un pezzo d’Italia: Antonio Paolucci sul presepe lucano di Francesco Ortese in preparazione a piazza San Pietro.

    Un articolo di Segundo L. Pérez Lopez, archivista-bibliotecario della cattedrale di Santiago de Compostela, dal titolo “L’Europa unita nel segno di san Giacomo”: Il Codice Callistino punto di partenza della coscienza di un intero continente.

    Davanti al presepio con sapiente semplicità: Papa Montini e la rappresentazione della Natività in un testo del 1966.

    Ragazzi in cerca d'autore: nell’informazione vaticana, l’udienza del Papa all’Acr.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Messaggio di Natale del patriarca Twal: nuove speranze dopo il riconoscimento dello Stato palestinese

    ◊   Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha tenuto stamani la tradizionale conferenza stampa per la presentazione del Messaggio natalizio. Il patriarca ha tracciato un bilancio complessivo del 2012 sottolineando luci ed ombre: tra queste ultime il perdurante embargo contro la popolazione civile di Gaza. Andrea Avveduto lo ha intervistato:

    R. – Il Messaggio è una sorta di sintesi di quello che abbiamo vissuto nell’anno appena trascorso. Ci sono gli aspetti positivi, per esempio la visita del Santo Padre in Libano, con l’incontro con tutti i Patriarchi … siamo felici! E poi l’ecumenismo è stato rafforzato, siamo andati anche al Cairo per assistere all’intronizzazione del nuovo Patriarca; poi c’è stata la visita qui, da noi, del Patriarca russo Kirill; ci sono stati alcuni eventi positivi, grazie a Dio. Però, allo stesso tempo abbiamo notato un risveglio del fanatismo religioso, sia musulmano sia ebraico, con attacchi a luoghi santi, che abbiamo denunciato e condannato. Qui fuori abbiamo esposto una lista di tutte le aggressioni, con il luogo e il nome degli autori. Per questo Natale speriamo un risveglio in senso positivo: una maggiore fede nel Signore, più pace tra noi, maggiore unità tra noi … Qui abbiamo avuto, come sapete, la buona notizia del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore dell’Onu: devo dire che questo è stato un momento di gioia per tutti gli abitanti, musulmani e cristiani. Speriamo bene – siamo ancora all’inizio. Ha fatto bene Mahmoud Abbas a recarsi in visita dal Santo Padre: è stata la prima visita che ha fatto al Santo Padre, dopo il riconoscimento dello Stato della Palestina. Speriamo bene! La strada è ancora lunga. Non amiamo essere soli, in Terra Santa: chiediamo la solidarietà dei nostri cristiani, in Europa, in Italia, in America – ovunque.

    D. – Quali speranze ci sono per una soluzione giusta del conflitto israelo-palestinese?

    R. – Anche Haaretz ha detto: “E’ nato, lo Stato palestinese”. E’ nato ed è irreversibile! Ci vorrà un po’ di tempo perché sia uno Stato compiuto, manca un po’ di buona volontà dall’altra parte – la parte israeliana – però l’inizio c’è stato: lo Stato è piantato. Speriamo … Non so quanto tempo ci vorrà, ma ormai è irreversibile.

    D. – Quali sono le condizioni attuali della comunità cristiana in Terra Santa?

    R. – Noi partiamo dal principio che siamo parte integrante di questo popolo e che la gente è stata felice di veder nascere questo Stato. Per la verità, i cristiani sono più consapevoli dei problemi che abbiamo qui. Grazie a Dio, noi cristiani siamo in contatto – a livello internazionale – e siamo coscienti della dimensione mondiale di Gerusalemme e della Terra Santa; siamo felici di vedere arrivare i pellegrini, siamo felici di sentire il Santo Padre che in ogni suo discorso parla della Terra Santa e dei cristiani in Medio Oriente. Devo dire che adesso l’attenzione mondiale è più incentrata sulla Siria e meno su Gerusalemme e sulla Terra Santa. Ma questo rimane un momento storico. Noi rimaniamo in Medio Oriente con la nostra gioia e con i nostri problemi.

    inizio pagina

    Corea del Sud: la conservatrice Park Geun-hye è la prima donna presidente

    ◊   "Mi batterò per i bisogni della gente, manterrò le promesse e avvierò un'era di felicità”. Così, la conservatrice nazionalista Park Geun-hye che ha vinto le elezioni in Corea del Sud, diventando la prima donna presidente. La neo capo dello Stato, figlia dell’ex dittatore Park, ha ottenuto il 51,6% delle preferenze. Su questa elezione, Giancarlo La Vella ha intervistato l’esperto di Estremo Oriente, Francesco Sisci, del Sole 24 Ore:

    R. – Ci sono due aspetti. In Asia, c’è un'approvazione generale per gli "eredi". Le donne arrivano al potere, ma sono sempre figlie o mogli di qualcuno: la Aquino nelle Filipppine, la Bhutto in Pakistan, la stessa Gandhi in India. C’è questa tendenza in Asia di preferire gli "eredi". Questo conferma anche un valore fortemente conservatore, che probabilmente si rifletterà nella linea politica futura coreana. Questa si manifesta però su due fronti: probabilmente, una linea, anche più decisa, nei confronti della Corea del Nord, ma è anche possibile una linea non morbidissima con il Giappone, con il quale sono in corso aspre contese territoriali sulle Isole Takeshima, che non sono un territorio di poco conto.

    D. – Con queste elezioni possiamo considerare archiviato, almeno per il momento, il tentativo di riunificazione della penisola coreana?

    R. - Credo che le possibilità di riunificazione della penisola non siano reali. Quello che però noi non possiamo considerare archiviata è una maggiore apertura alla trattativa tra Nord e Sud. In qualche modo il successo del recente esperimento missilistico da parte di Pyongyang ha consolidato la posizione del presidente Kim Jong-un. Inoltre, autorevoli osservatori americani vedono al Nord segni che indicano un qualche processo di riforme. Oggi la figlia del dittatore Park, quello che ha avuto un confronto tra i più duri con il Nord e che ha lanciato un grande programma di rinnovamento e di sviluppo nel suo Paese, forse ha tutte le carte in regola per poter trattare con l'altra Corea senza essere considerata una traditrice della patria. In teoria, quindi, un ammorbidimento dei toni potrebbe essere possibile. Detto questo, però, dobbiamo vedere se succederà qualcosa di positivo o se ci sarà invece un inasprimento del confronto.

    inizio pagina

    Egitto: domani l'opposizione in piazza contro la sharia nella Costituzione

    ◊   In Egitto, si chiude domani il quarto round di colloqui tra presidente Morsi e le opposizioni sulla bozza di Costituzione, che introduce la sharia come fonte di diritto. Intanto si attendono nuove manifestazioni contro il referendum, in corso, che sancisce l’adozione della normativa, sabato l’ultima fase elettorale. E anche in Tunisia la costituente sta discutendo sull’introduzione della sharia nella Carta fondamentale. Massimiliano Menichetti ha intervistato padre Paolo Scarafoni, rettore dell’Università Europea di Roma che ha promosso un convegno sugli sviluppi della "primavera araba":

    R. - La Chiesa guarda con grande attenzione a questo momento; e devo dire si ispira al Concilio Vaticano II che, anche per la Chiesa stessa e per i cristiani, ha rappresentato un passo avanti dal punto di vista antropologico. A quel tempo è stato sviluppato molto il dialogo, per esempio con il mondo ebraico e anche nella situazione attuale, nasce l'esigenza di un rinnovato ed urgentissimo dialogo con il mondo islamico. La Chiesa guarda con attenzione a questa "Primavera araba" che - credo - da una parte manifesta tante contraddizioni e la prevalenza - possiamo dire - di fondamentalismi, ma dall’altra ha avviato dei meccanismi di incontro e dialogo, specialmente con tutte quelle forze che nel mondo islamico sono aperte.

    D. - Lei diceva: “La grande sfida di rinnovamento anche in queste realtà, si gioca su un piano antropologico”...

    R. – Certo. Perché dobbiamo distinguere la religione dall’antropologia, ovvero da chi interpreta questa religione. Questo è avvenuto nella storia anche per il cristianesimo; e non c’è dubbio che possiamo ampliare la problematica anche alle altre religioni e al mondo islamico, che indubbiamente contiene valori significativi, validi, inseriti in un’antropologia - e quindi in un contesto sociale – che vanno interpretati. E noi auspichiamo che questa interpretazione possa evolvere e migliorare.

    D. - La situazione che molte minoranze - in questo caso i cristiani - vivono in molti Paesi, Egitto, Tunisia, Medio Oriente è fonte di preoccupazione. Come pensare di risolvere queste realtà di tensione?

    R. - Credo che sia indispensabile per le Chiese cristiane sviluppare un discorso culturale. Proprio perché il problema è antropologico, solamente la cultura potrà aiutare a fare dei passi avanti nella comprensione, nella convivenza e poi nello sviluppo dei Paesi di quelle zone.

    D. - Quindi la cultura è una chiave per poter poi creare la pace, il dialogo?

    R. - È indispensabile. Non soltanto la cultura come scienza umanistica, ma proprio in generale, perché tutto quello che è lo sviluppo della vita sociale ed economica di quei Paesi, parte dalla conoscenza e dalla cultura.

    inizio pagina

    Campagna della Caritas romana: ridare dignità ai poveri in carcere

    ◊   “Restituiamo dignità ai poveri in carcere!”: è lo slogan della campagna di sensibilizzazione che è stata lanciata oggi con la presentazione del libro fotografico in due volumi intitolato “Uhuru-Libertà” di Francesco Delogu e Stefano Montesi, corredato da scritti dei detenuti di Rebibbia. La presentazione si è svolta presso la nostra emittente con la partecipazione, tra gli altri, di mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, e don Sandro Spriano, responsabile Area Carcere della Caritas. Fausta Speranza ha intervistato mons. Enrico Feroci:

    R. – Ci sono 67mila detenuti con 45mila posti nelle carceri e questo già è un qualcosa che ci deve far riflettere. Dal 2000 ad oggi abbiamo avuto 750 suicidi in carcere e 96 tra le file della polizia penitenziaria. Vogliamo riportare l’attenzione su questo problema che è un problema enorme ed è un problema di dignità di una società.

    D. - Chi sono i “poveri” delle carceri di cui parla la campagna?

    R. – Sono quelli che sembra che siano nati perché possano andare in carcere. Sono quelli che senz’altro scontano la pena dal primo giorno fino all’ultimo, anzi vengono ripresi successivamente se non hanno scontato tutta la pena, e noi li ritroviamo lì, dove non hanno niente. L’anno scorso la Caritas ha fatto una campagna per tutte le parrocchie di Roma per chiedere che venissero dati indumenti intimi. Uno non ci pensa mai a questo: dà un cappotto, un paio jeans, un paio di scarpe ma queste persone entrano così come stanno vestite e gli viene dato solamente un paio di mutande o una maglietta che gli dovrebbero bastare. Si devono comprare da soli qualcosa e, se non hanno soldi, rimangono con i vestiti che hanno addosso nel giorno in cui sono stati arrestati. La campagna chiede di ridare dignità alla persona, di assicurare almeno il minimo indispensabile, perché la persona si senta veramente persona, non più un numero buttato lì che sta aspettando di potere un domani ricominciare a vivere.

    D. – La strada non può essere quella della impunità, nel senso che nessuno va più in carcere…

    R. – Certamente. Il carcere però non può essere considerato una vendetta, non dobbiamo vendicarci di chi ha sbagliato. Dobbiamo trovare gli strumenti ed è difficile questo. Io mi rendo conto che non è un discorso semplice ma dobbiamo trovare percorsi per far sì che le persone, se si sono rese conto del male che hanno fatto, possano non solo riparare il male fatto ma riprendere anche un cammino di vicinanza di nuovo in questa nostra società. La deresponsabilizzazione - diceva Gandhi - è la forma più grande di violenza che esista.

    D. – La Chiesa sta sempre dalla parte degli umili, il Papa è andato nelle carceri e la Caritas e i cappellani sono vicini in prima linea…

    R. - L’anno scorso a novembre il Papa è andato nel carcere di Rebibbia. E il 23 dicembre ci andrà di nuovo il cardinale vicario. Noi siamo stati sempre presenti davanti alla problematica, l’abbiamo sempre denunciata.

    D. – Che appello lanciare alla politica?

    R. – L’appello che faccio continuamente è che in questa nostra società la persona sia considerata un individuo avente diritti. E’ ovvio che ha anche i suoi doveri, ma non deve essere considerato solo un cliente, un cliente positivo o negativo, scomodo da eliminare, oppure un cliente che devo venerare, ma una persona in quanto tale che è soggetto di precisi diritti. Credo che la società debba ricordare questo per tutti, dal primo all’ultimo, e dall’inizio alla fine della vita.

    Al microfono di Fausta Speranza, don Sandro Spriano sintetizza una delle tante esperienze possibili di incontro e di riconciliazione con l’umanità racchiusa nel mondo delle carceri promosse e portate avanti dalla Caritas e dai volontari. Racconta della moglie di un carabiniere ucciso di recente che ha accettato di recarsi in visita a chi si è macchiato dell’orrendo crimine:

    R. – Oggi pomeriggio questa donna viene con me a portare la sua testimonianza alla celebrazione eucaristica che facciamo in carcere. Lei non chiede l’ergastolo per chi ha brutalmente ucciso il marito carabiniere, morto dopo sette mesi in coma. Piuttosto lei vuole incontrare questo ragazzo – ha già incontrato i suoi genitori – e dirgli: “Io mi preoccupo adesso che tu possa crescere con modalità diverse, forse, rispetto a quelle che ti hanno portato a compiere quel gesto orribile”. Quindi lei è su un percorso di riconciliazione, che è quello che tutti vorremmo. E lo vorremmo anche per la sicurezza delle nostre città. Perché se non facciamo questo, chi entra in carcere, poi, esce più delinquente di prima.

    inizio pagina

    S. Egidio presenta la guida per i poveri di Roma: uscire dalla crisi si può, partendo dagli ultimi

    ◊   Uscire dalla crisi si può, a partire dagli ultimi. E’ il messaggio lanciato, questa mattina a Roma, dalla Comunità di Sant’Egidio alla presentazione della guida “Dove magiare, dormire, lavarsi” 2013. Da 23 anni il volume, stampato in 12 mila copie, si riconferma un importante punto di riferimento per chi vive in condizione di indigenza a Roma. Il servizio è di Paolo Ondarza:

    Oltre 500 indirizzi dei luoghi della solidarietà, con orari e modalità di accesso. Gratuita, tascabile, in materiale resistente all’usura la guida “Dove” di Sant’Egidio presenta il "volto umano" di Roma ed è ormai un modello per altre metropoli di tutto il mondo. Il portavoce della Comunità, Mario Marazziti:

    “Ormai siamo arrivati a 230 pagine … Siamo anche contenti che la guida sia copiata nel mondo: in Italia, la fanno anche a Genova, a Milano, a Napoli; in Europa a Barcellona, Madrid ma anche a Buenos Aires …”.

    La guida “Dove” non presenta solo luoghi, ma soprattutto persone: tante, di buona volontà, che di fronte alla crisi non rinunciano a tendere la mano al prossimo. Ancora Marazziti:

    “In questa fase di crisi vera, dove ognuno è tentato di pensare solo ai propri problemi, dove quando si pagano le tasse si sente il peso di questo, anche se noi sappiamo quanto sia necessario proprio per superare la crisi, c’è moltissima gente che non pensa solo a sé. Se pensiamo che quest’anno, come Comunità di Sant’Egidio, solo su Roma abbiamo potuto distribuire 230mila kg di alimenti, oppure 250mila capi di abbigliamento, 10mila coperte; e che circa duemila persone hanno partecipato al lavoro volontario alla mensa o nelle cene itineranti per strada … Beh, questo non si fa da soli: si fa perché intorno ci sono tanti che pensano che aiutare sia vivere. Certo, va detto, questo vede un impegno molto grande da parte dei cristiani. Io credo che in questo momento questa componente della società sia una grande risorsa per il Paese!”.

    L’impegno della Comunità di Sant’Egidio è cresciuto di anno in anno: lo conferma il pranzo che anche questo Natale sarà offerto ai poveri:

    “Quest’anno sono trent’anni del pranzo di Natale; dai 47 ospiti iniziali della prima volta nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, quest’anno solo nella città di Roma saranno 10 mila persone, più di 150 mila in Italia e nel mondo”.

    Il messaggio è chiaro: dalla crisi non si potrà uscire senza partire dagli ultimi.

    inizio pagina

    Nella Chiesa e nel mondo



    Onu: in Siria, serve soluzione politica non armi

    ◊   "Il solo modo di arrestare il conflitto é con una soluzione politica e non dando armi": é quanto conclude la commissione d'inchiesta Onu sulla Siria nel suo ultimo rapporto, pubblicato oggi. ''Il conflitto in Siria, che si avvicina alla fine del secondo anno – si legge ancora nel documento - è diventato chiaramente un confronto tra etnie, tra alawiti e sunniti, con le altre minoranze etniche costrette a prendere le armi per difendersi, e molti combattenti che vengono da altri Paesi''. Il rapporto è stato elaborato senza poter entrare nel Paese ma intervistando oltre 1200 testimoni e vittime. Dal canto suo, il presidente russo Putin ha affermato oggi che la principale preoccupazione di Mosca in Siria non è il destino di Assad, ma il futuro del Paese. Il capo del Cremlino ha auspicato prima di tutto un accordo tra i siriani e una soluzione che eviti ''la guerra civile e la disintegrazione del Paese". (A.G.)

    inizio pagina

    Centrafrica: prosegue l'avanzata dei ribelli, l'arcivescovo di Bangui invoca il dialogo

    ◊   “Nella capitale crescono la preoccupazione e l’incertezza per la situazione al centro nord, dove purtroppo ancora una volta la storia si ripete. Le forze coinvolte devono abbandonare la strada delle armi per far valere le proprie rivendicazioni con mezzi legali. L’unica soluzione è da ricercare in un dialogo inclusivo e diretto per trovare insieme risposte in grado di assicurare la pace e lo sviluppo in Centrafrica”: è l’appello affidato all'agenzia Misna dall’arcivescovo di Bangui, mons. Dieudonné Nzapalainga, mentre i ribelli del Séléka (Alleanza) proseguono la loro avanzata dal nord-est verso il centro del Paese. Dalla scorsa settimana la coalizione di miliziani è riuscita a prendere il controllo di Ndélé, Sam-Ouandja, Ouadda, Bamingui, Mbré, Bria e Kabo; quest’ultima città dista 350 chilometri a nord di Bangui. A questo punto, secondo alcune fonti locali, i miliziani starebbero marciando in direzione di Bambari, importante centro a 300 chilometri ad est della capitale. Dopo aver condannato gli attacchi degli ultimi giorni, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha chiesto ai ribelli di porre fine alle ostilità, ritirarsi dalle città occupate e di cessare la loro progressione verso Bangui. L’organismo ha suggerito un “rafforzamento del dialogo politico” e un impegno da parte dei gruppi armati e del governo centrafricano a “riconfermare il proprio attaccamento al processo di riconciliazione nazionale”. Dal canto suo il partito Kwa Na Kwa (il lavoro, solo il lavoro) del presidente François Bozizé, che finora non ha mai commentato gli attacchi al nord, ha lanciato un appello a favore della “riconciliazione tra tutti i centrafricani” ma ha avvertito che “verrà attuata una risposta decisa contro avventurieri e mercenari”, in riferimento alla ribellione armata del Séléka. Nella coalizione – creata lo scorso agosto da elementi dissidenti della Convenzione dei patrioti per la giustizia e la pace (Cpjp) e della Convenzione dei patrioti della salvezza e del Kodro (Cpsk) - è entrata a far parte anche l’Unione delle forze democratiche per il raggruppamento (Ufdr). L’obiettivo dichiarato del Séléka è quello di arrivare fino a Bangui per destituire il potere di Bozizé, accusato di non aver attuato gli accordi di pace firmati a partire dal 2007 nè le conclusione del processo di dialogo del 2008. Una dichiarazione rilasciata dalla direzione delle Forze armate centrafricane (Faca) ha cercato di rassicurare la popolazione, chiedendogli di “non cedere al panico”. Nonostante i rinforzi inviati dal Ciad su richiesta di Bangui – arrivati ieri pomeriggio a Kaga Bandoro (centro), ma presenti anche a Sibut, 100 chilometri da Bangui – i ribelli del Séléka hanno dichiarato che “i ciadiani non ci fanno paura, siamo determinati a lottare fino in fondo”. A Bria hanno anche preso una base della Missione per il consolidamento della pace in Centrafrica (Micopax), dove sono di stanza soldati di diversi paesi dell’Africa centrale. In risposta alla risoluzione del Consiglio di sicurezza i gruppi armati del Séléka hanno annunciato che “non ci ritireremo dalle nostre attuali posizioni fin quando non ci sarà un dialogo sincero col potere” ha detto Michel Djotodia, capo dell’ala dissidente dell’Ufdr. “Non vogliamo il potere, non marceremo su Bangui ma continueremo a mantenere il pressione sul regime per vedere riconosciuti i nostri diritti, per avere risposte alle nostre richieste”. La coalizione preme soprattutto per ottenere i soldi promessi agli ex combattenti che hanno già deposto le armi, la liberazione di quelli ancora detenuti e per chiarire la sorte di Charles Massi, ex capo milizia scomparso nel 2010. (R.P.)

    inizio pagina

    La Chiesa sudcoreana: giovani e dialogo con il Nord le sfide per la Park

    ◊   “Guadagnare la fiducia dei giovani” e “avere un approccio più morbido nelle relazioni con la Nordcorea”: sono queste le sfide principali che la nuova presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, del Partito conservatore Saenuri, si troverà ad affrontare. E’ quanto dice all’agenzia Fides padre John Bosco Byeon, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Corea, all’indomani delle elezioni presidenziali. “Credo che nel voto abbia contato molto il fattore emotivo”, sottolinea il direttore. “Il popolo l’ha sostenuta in memoria di suo padre: ha avuto in particolare il sostegno delle fasce e più anziane della popolazione, che temevano il cambiamento, e che hanno ricordato suo padre, più che per gli abusi sui diritti umani, per la crescita economica. Questa è la speranza: una nuova crescita economica. La nuova presidente – prosegue – ha promesso che lotterà contro la corruzione e restituirà trasparenza alla politica, ma deve conquistare la fiducia dei giovani, che non l’hanno sostenuta: questa sarà la sfida più grande”. Un tema caldo per la sicurezza nazionale è il rapporto con la Corea del Nord. Padre John Bosco Byeon rimarca a Fides: “Verso la Nord Corea il partito conservare ha un posizione piuttosto intransigente ed è anche contrario agli aiuti economici che dal Sud vanno al Nord. Secondo alcune voci, la leadership nordcoreana sarebbe stata felice dell’elezione di Park Geun-hye. Ma non credo che i militari in Nordcorea intendano migliorare le relazioni con il Sud: non vi sono segnali in tal senso”. “Su questo delicato dossier – continua – la Chiesa chiede dialogo e riconciliazione. La presidente ha detto che cercherà una posizione unitaria di tutto il Paese, d’accordo con gli altri partiti politici. Da parte nostra speriamo in un approccio più morbido nei rapporti bilaterali, per lasciare aperta la porta della speranza”. Secondo alcune voci la Park Geun-hye sarebbe cristiana ma “non è chiaro e perdipiù non è importante: l’aspetto religioso e la fede personale non avranno alcun impatto sulla politica”, conclude il direttore. (R.P.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: a Wau vittime e case in fiamme

    ◊   Diverse vittime, decine di feriti, case in fiamme e giovani armati che si fronteggiano in strada: mons. Rudolf Deng Majak, vescovo di Wau, descrive in questi termini all'agenzia Misna la nuova crisi in questa città del Sud Sudan già teatro di violenze all’inizio del mese. “All’ospedale San Daniele Comboni – dice il vescovo – ho visto almeno due cadaveri e una quarantina di feriti: sui loro corpi c’erano i segni lasciati dai proiettili”. Secondo mons. Majak, le violenze sono legate a contrasti politici che hanno finito per contrapporre i giovani di etnia dinka a quelli delle altre comunità della città. I dinka contesterebbero il governatore dello Stato di Western Bahr el Ghazal, Rizik Zachariah Hassan, esponente di un gruppo etnico minoritario in città. “Sono state date alle fiamme molte abitazioni – sottolinea il vescovo – e le forze di polizia non sono in grado di contenere la violenza: il governo di Juba deve inviare al più presto rinforzi”. Gli scontri sono ripresi ieri, dopo una prima esplosione di violenza il 9 dicembre. Quel giorno le forze di sicurezza avevano sparato ad altezza d’uomo su un gruppo di giovani che aveva raggiunto la sede dell’abitazione del governatore. Secondo diverse fonti, le vittime erano state almeno dieci. I giovani volevano protestare contro la decisione di trasferire la sede della contea da Wau, la capitale di Western Bahr el Ghazal, alla vicina località di Baggare. Secondo il vescovo, i fatti di oggi confermano che le cause delle tensioni sono più profonde. “La questione del potere – dice mons. Majak – è resa decisiva dall’alto livello della disoccupazione e dalla crescita costante dei prezzi nei mercati”. (R.P.)

    inizio pagina

    Colombia: al processo di pace proposte per lo sviluppo agricolo

    ◊   Oltre 400 proposte volte a dare una risposta al problema della terra, alle origini dell’annoso conflitto armato colombiano, sono emerse dal Forum sullo sviluppo agrario organizzato a Bogotá col sostegno della Universidad Nacional e delle Nazioni Unite. I relatori del convegno, uno spazio di discussione che ha raccolto la voce della società civile - riferisce l'agenzia Misna - le raccoglieranno e le invieranno entro l’8 gennaio ai negoziatori del governo e della guerriglia riuniti all’Avana nell’ambito dello storico processo di pace cominciato formalmente da Oslo a metà ottobre. Secondo Alejo Vargas, direttore del centro di riflessione e accompagnamento al processo di pace della Universidad Nacional, il Forum è stato “positivo” sebbene sia stata criticata da più parti – incluso il presidente Juan Manuel Santos – l’assenza della Federazione nazionale degli allevatori (Fedegán). Gli allevatori – nelle cui mani si concentrano 38 dei circa 44 milioni di ettari di terre disponibili in Colombia – si rifiutano di appoggiare un’eventuale riforma agraria, istanza all’origine della nascita delle Farc nel 1964. Sta di fatto che hanno trovato un’occasione, seppure limitata, di far sentire la propria voce gruppi contadini, indigeni, sindacali, giovanili, accademici, religiosi, femminili, difensori dei diritti umani, rappresentanti delle vittime della guerra e dei ‘desaplazados’ (sfollati). “Evidentemente ne è valsa la pena, è la prima volta che si tenta una cosa simile e molti di noi che credevano di avere posizioni super radicali hanno scoperto di avere posizioni razionali e condivise” ha detto il presidente della Società degli agricoltori (Sac), Rafael Mejía. Per il dirigente indigeno del dipartimento del Cauca, Javier Chávez, “questo incontro pluralista era necessario. Ora – ha sottolineato – occorre fare un grande sforzo per procedere verso una politica di sviluppo rurale e riforma agraria”. Intitolato “Politica di sviluppo agrario integrale: Focus territoriale”, il Forum è stato il frutto del primo accordo raggiunto all’Avana tra il governo e le Farc per coinvolgere la società civile sul principale punto dell’agenda delle trattative, il problema della terra. (R.P.)

    inizio pagina

    Egitto: le Chiese cristiane partecipano al dialogo nazionale

    ◊   Vi erano anche i rappresentanti di tre Chiese cristiane alla quarta sessione del dialogo nazionale egiziano presieduta dal vice Presidente Mahmoud Mekky, che si svolto martedì scorso. In rappresentanza della Chiesa cattolica era presente padre Rafic Greiche, responsabile della comunicazione per i vescovi cattolici d’Egitto. Era presente - riferisce l'agenzia Fides - un rappresentante della Chiesa ortodossa ed uno di quella evangelica. La terza sessione del dialogo nazionale concerneva la nomina di 90 membri della Shura, la Camera Alta, dopo che l’ufficio del Presidente aveva chiesto ai partiti politici e alle chiese di proporre i loro candidati. Un mese fa le tre Chiese avevano ritirato la loro partecipazione all’Assemblea Costituente. I capi delle Chiese cristiane in Egitto si sono però dichiarati contrari al boicottaggio del referendum sulla nuova Costituzione che si svolge in due turni, il 15 e il 22 dicembre, pur esprimendo perplessità su alcuni punti del testo costituzionale. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan. Rimsha Masih: il mio Natale vicino ad Asia Bibi e alle vittime della blasfemia

    ◊   In questo periodo di Avvento, in preparazione al Natale, "chiedo ai cattolici, all'Occidente, alla comunità internazionale di aiutare tutti i cristiani in prigione, vittime delle leggi sulla blasfemia". È questo l'appello, affidato ad AsiaNews, di Rimsha Masih, minorenne cristiana affetta da problemi mentali, arrestata a causa della "legge nera" nell'agosto scorso e poi scagionata. Per settimane la sua vicenda ha occupato le cronache dei giornali pakistani e dei media mondiali, ottenendo solidarietà e partecipazione dentro e fuori il Paese. Grazie al lavoro del ministro federale Paul Bhatti, sostenuto dalla comunità musulmana e dal governo di Islamabad, la vicenda - per la prima volta - si è risolta in modo positivo. A pochi giorni dalle festività, Rimsha e la famiglia desiderano fare "gli auguri a Benedetto XVI e a tutti i cristiani del mondo". Il 7 settembre scorso i giudici del tribunale di Islamabad hanno ordinato il rilascio su cauzione della ragazza, arrestata ad agosto con l'accusa di blasfemia, perché avrebbe profanato il Corano. In realtà si è trattato di un'accusa montata ad arte dall'imam Khalid Jadoon Chishti, che ha agito col proposito di creare risentimento verso i cristiani e requisirne le proprietà. A distanza di poco più di due mesi, il 20 novembre, l'Alta corte di Islamabad ha prosciolto la 14enne cattolica, perché il fatto non sussiste. All'indomani della sentenza, il consigliere speciale del premier per l'Armonia nazionale Paul Bhatti ha parlato di "felicità e soddisfazione". Egli ha giudicato il verdetto un "precedente importante" in base al quale la legge "non potrà essere usata per fini personali" e "chi avanza false accuse, rischia di subire analoga sorte ed essere processato". La ragazza 14enne si trova al momento in un luogo al sicuro assieme alla famiglia, sotto la protezione del governo pakistano e degli attivisti cattolici della All Pakistan Minorities Alliance (Apma), associazione fondata da Shahbaz Bhatti - ex ministro per le Minoranze, assassinato dagli estremisti islamici - e ora guidata dal fratello Paul. Raggiunta al telefono da AsiaNews, Rimsha scherza con i fratelli, ride più volte nel corso dell'intervista, a conferma di un clima di relativa serenità. Dopo un periodo difficile, afferma la ragazza, "ora sono felice". "In questo Natale - aggiunge - ringrazio Dio per avermi salvato e Gesù Cristo per avermi aiutato". Dalle sue parole emerge la semplicità di una giovane, la cui vita è stata stravolta da un'accusa terribile e che chiede, in fondo, di poter tornare solo alla normalità. "Come regali - continua Rimsha - vorrei ricevere bei vestiti e un paio di scarpe carine". Aggiunge che un altro grande desiderio sarebbe quello di "poter tornare a scuola". E poi l'appello, rivolto a tutti i cristiani, all'Occidente, alla comunità internazionale: "Vi chiedo di sostenere e aiutare tutti i cristiani - conclude - che sono in prigione a causa delle leggi sulla blasfemia", fra cui Asia Bibi, perché bisogna "star loro vicino". Misrek Masih, padre di Rimsha, ringrazia "Gesù per averci salvato" e rivolge un pensiero anche "al ministro Paul Bhatti e a tutta la sua organizzazione [Apma] per averci sostenuto. Una preghiera, infine, sarà dedicata anche al governo pakistano, che ha garantito la nostra protezione". Egli aggiunge però di "non sentirsi sicuro" e di "temere ancora per le sorti della famiglia", per questo il desiderio natalizio sarebbe quello di "trovare un rifugio in un Paese straniero, perché qui ci sentiamo ancora minacciati. Non possiamo uscire in modo tranquillo - conclude il padre - la nostra vita è sempre in pericolo, i gruppi estremisti potrebbero colpirci. Sentiamo forte il desiderio di ricominciare una nuova vita altrove". Nonostante le difficoltà, i pericoli e le minacce, Rimsha e la famiglia aspettano con gioia e trepidazione i giorni di festa. (R.P.)

    inizio pagina

    India: in Orissa da 4 anni ancora in carcere 7 cristiani innocenti

    ◊   Sono ancora in carcere sette cristiani innocenti, accusati nel 2008 dell'omicidio del leader indù Laxamananda Saraswati, la cui morte scatenò i violenti pogrom dell'Orissa. Sebbene i maoisti abbiano ammesso sempre la loro responsabilità nell'assassinio, da quattro anni questi uomini languono nelle carceri del Kandhamal, vittime di processi farsa, udienze rinviate di mese in mese, con giudici assenti e senza possibilità di testimoniare la propria innocenza. Per Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), i sette cristiani sono preda di "una giustizia mascherata", che "minaccia vittime e testimoni" e "scagiona i veri colpevoli". La loro condizione diventa ogni giorno più critica. Secondo quanto riferito ad AsiaNews da fratel K.J Markose, religioso monfortiano e avvocato che si occupa della loro difesa, negli ultimi 60 giorni sono saltate più di sette udienze. Ogni volta, gli accusati giungono in aula, il giudice non si presenta, e loro sono costretti a tornare in carcere. È accaduto anche il 17 dicembre scorso, quando era prevista una nuova udienza. Un impiegato del tribunale li ha rinviati al prossimo 22 dicembre. Per legge, spiega fratel Markose, "il loro processo dovrebbe già essere concluso". Il loro caso infatti è passato per una Fast Track Court di Phulbani. A causa del ritardo nell'emettere la sentenza, l'Alta corte dello Stato ha aperto un nuovo processo per direttissima. Questo sarebbe dovuto finire a settembre, con un verdetto entro due mesi, ma la sentenza non è mai arrivata. (R.P.)

    inizio pagina

    Samoa: il ciclone Evan causa morti, distruzioni e danni alle infrastrutture

    ◊   Morti, distruzioni e danni alle infrastrutture nella zona Sud del Pacifico violentemente attraversata dal Ciclone Evan. Da quanto emerge in un comunicato della comunità salesiana a Samoa, ripreso dall'agenzia Fides, l’arcipelago è stato colpito dal ciclone tra il 13 e il 14 di dicembre. Manca l’elettricità quasi ovunque e i danni alla rete elettrica sono molto estesi. Scarseggia anche l’acqua e i servizi idrici non saranno ripristinati prima di due settimane. La situazione peggiore riguarda le colture, soprattutto le banane e i frutti dell’albero del pane. I contadini sono riusciti a salvare parte del raccolto, ma dato che la gran parte della popolazione per il proprio sostentamento conta sull’agricoltura, oltre che sulla pesca, il timore maggiore riguarda i prossimi mesi, quando saranno finite le scorte. Il 25% dei samoani già vive in condizione di povertà e, a causa del ciclone, la situazione peggiorerà dato che nel Paese si registrerà un ulteriore aumento dei prezzi. (R.P.)

    inizio pagina

    Filippine: i vescovi favorevoli a un ricorso contro la legge sulla salute riproduttiva

    ◊   I vescovi filippini sosterranno un eventuale ricorso alla Corte costituzionale contro la Legge sulla Salute riproduttiva, se - come scontato - sarà promulgata dal Presidente Benigno Aquino. E’ quanto ha annunciato a una conferenza stampa a Manila il segretario generale della Conferenza episcopale (Cbcp) mons. Joselito Asis, dopo l’approvazione definitiva del testo al Congresso lunedì. Durante l’incontro con i giornalisti – riporta l’agenzia Cns - il presule ha ribadito le argomentazioni dell’episcopato contro il provvedimento, espresse ancora una volta dai vescovi in una lettera pastorale diffusa sempre ieri. “L’Rh Bill è contro la famiglia e la stabilità del matrimonio”, ha dichiarato, ricordando che la già facile disponibilità di contraccettivi nel Paese ha avuto come solo risultato quello di incoraggiare “la promiscuità sessuale, rapporti prematrimoniali e gli adulteri”. La novità della legge è, infatti, che essa impegna lo Stato a finanziare l’uso degli anti-concezionali tra le categorie meno abbienti. Inoltre il provvedimento, pur rifiutando l’aborto clinico, promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli e favorisce la sterilizzazione volontaria, contro gli insegnamenti della Chiesa che sostiene invece la pianificazione naturale delle nascite e la promozione di una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Intanto anche il 2013 si preannuncia come un anno difficile per rapporti tra la Chiesa e Governo nel Paese. Ad inasprire i contrasti potrebbe essere un nuovo progetto di legge che vuole legalizzare il divorzio nelle Fillippine. Si tratta di un emendamento al Codice di Famiglia che giace al Congresso dal 2010. Lo speaker dell’Assemblea ha annunciato che l’esame del provvedimento potrebbe riprendere dopo le elezioni del prossimo mese di giugno. Il testo proposto prevede la possibilità di divorziare in cinque casi, tra i quali la totale incompatibilità dei due coniugi, una separazione di fatto di cinque anni, o una separazione legale di almeno due anni. Le Filippine sono l’unico Paese rimasto nel mondo a non avere legalizzato il divorzio. La legge ammette solo la separazione per adulterio o violenze domestiche ripetute, ma non consente ai due coniugi di risposarsi. La reazione alla notizia non si è fatta attendere: secondo il segretario esecutivo della Commissione episcopale per la Famiglia e la vita padre Melvin Castro, citato dall’agenzia Ucan, questa nuova iniziativa rivela “il vero volto del Governo” e preannuncia una serie di leggi contro la famiglia e la vita. (L.Z.)

    inizio pagina

    Giappone: i vescovi preoccupati dalle minacce alla vita

    ◊   Le minacce sempre più insidiose alla vita; l’impatto negativo della globalizzazione e del materialismo imperante sul sistema di valori della società giapponese; l’emergenza ambientale globale provocata dall’azione umana: sono questi i problemi al centro delle preoccupazioni pastorali della Chiesa in Giappone. È quanto ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale giapponese, mons. Leo Jun Ikenaga, vescovo di Osaka, nella relazione presentata alla recente assemblea plenaria della Federazione delle Conferenze episcopali dell’Asia a Xuan Loc. La relazione, letta dall’arcivescovo di Nagasaki Joseph Takami Mitsuaki, inizia con una riflessione sulla tragedia di Fukushima, un evento che ha segnato in modo indelebile il popolo giapponese. Questa tragedia, ha sottolineato mons. Ikenaga, ci ricorda che l’uomo non può tutto contro la forza della natura, richiamandoci all’ ”umiltà che dobbiamo a Dio Onnipotente che della natura è il Creatore". L’arcivescovo di Nagasaki ha puntato quindi il dito contro l’uso irresponsabile della scienza e della tecnologia, mosso dalla sete di profitto in una società sempre più secolarizzata, materialistica e lontana dalla fede e dalla religione. Un’altra sfida all’attenzione della Chiesa giapponese, ha proseguito mons. Ikenaga, è rappresenta dagli effetti negativi della globalizzazione come “l’accresciuto divario tra ricchi e poveri” e i danni politici, economici, culturali e appunto ambientali. Collegata a queste sfide vi è quella della difesa della vita umana, oggi sempre più minacciata minacce in Giappone: dall’aborto favorito anche dalle nuove tecnologie di diagnosi pre-natale, all’eutanasia, al suicidio di cui il Paese del Sol Levante detiene il triste primato mondiale, alla distruzione delle altre specie viventi dalle quali dipende la sopravvivenza stessa dell’uomo. L’arcivescovo di Nagasaki ha quindi concluso ricordando le responsabilità di tutti i popoli asiatici verso l’umanità: “A questo proposito – ha detto - non dobbiamo dimenticare l’importanza dell’etica e della spiritualità”. (L.Z.)


    inizio pagina

    Natale in Nepal: per la prima volta senza minaccia di attentati

    ◊   Nelle chiese cattoliche del Nepal fervono i preparativi per il Natale, che quest'anno si celebrerà per la prima volta senza la minaccia di attentati da parte di gruppi fondamentalisti indù. Fonti dell'agenzia AsiaNews, raccontano che alla messa di mezzanotte nella cattedrale dell'Assunzione di Kathmandu sono attese centinaia di persone. Fra essi vi saranno anche indù, buddisti e non cristiani e persone di altre fedi che da diversi anni partecipano non solo alle celebrazioni, ma alle iniziative proposte dalle varie parrocchie. Dopo la caduta della monarchia indù nel 2006, per rilanciare il turismo il governo ha deciso di rendere il Natale festa nazionale. Ciò ha permesso ai cristiani di esporre immagini e addobbi sacri nei negozi e fuori dalle chiese e dalle abitazioni. A tutt'oggi, nel Paese i cattolici sono oltre 10mila, 4mila in più rispetto ai 6mila del 2006, anno della proclamazione dello Stato laico. La maggiore libertà religiosa per i cristiani ha spinto molti cattolici a non nascondere la propria fede in pubblico. Le chiese hanno appeso il loro calendari per le festività natalizie addobbando con i sagrati un tempo blindati, con presepi, alberi, ghirlande. Tale visibilità spinge sempre di più molti non cristiani ad accostarsi al battesimo. Durante la messa di Natale la piccola comunità cattolica di Kathmandu festeggerà l'ingresso nella Chiesa di 24 nuovi battezzati, fra adulti e giovani, molti dei quali provenienti dalla tradizione indù. In questi giorni padre Robin Rai, parroco della cattedrale, ha invitato tutti i fedeli ad essere testimoni del reale significato della nascita di Gesù per l'uomo. "Chiedo a tutti - ha affermato - di accostarvi alla confessione per rafforzare la vostra fede affinché possiate diffondere il messaggio cristiano in tutto il Paese". In questi anni, il Nepal ha registrato diversi omicidi e attacchi contro le minoranze religiose, di solito per mano di estremisti indù. Il più grave è stato l'attentato alla cattedrale del 23 maggio 2009, costato due morti e 13 feriti. Alla minaccia di violenze e attacchi, si è aggiunto nel 2011 il dibattito sull'applicazione delle leggi anticonversione, proposte da alcuni partiti conservatori. Le votazioni per la riforma del codice penale è ancora ferma in parlamento in attesa della scrittura della nuova costituzione. (R.P.)

    inizio pagina

    Russia: visita in Turchia del metropolita Hilarion

    ◊   La visita in Turchia del metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne (Decr) del Patriarcato di Mosca, non poteva non fare tappa, domenica scorsa, nella chiesa ortodossa di San Nicola a Istanbul e poi al Fanar, sede del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. È stata così l’occasione per incontrare Bartolomeo e pregare con lui durante i riti del mattutino e della divina liturgia, celebrati dall’archimandrita Vissarion. Erano presenti membri dei due patriarcati e della Chiesa ortodossa di Grecia, rappresentata dal metropolita di Alexandroupolis, Anthimos. L’arcivescovo di Costantinopoli, prendendo la parola, ha espresso la gioia di trovarsi insieme alle delegazioni delle Chiese ortodosse di Russia e di Grecia, per pregare e lavorare insieme per l’unità dell’ortodossia e lo sviluppo della testimonianza comune al mondo moderno. Rivolgendosi a un gruppo di pellegrini venuti dalla Grecia, il Patriarca ecumenico — informa un comunicato del Decr ripreso dall’Osservatore Romano — li ha esortati a mantenere sempre viva la fede dei loro padri, grazie alla quale, dopo più di cinque secoli e mezzo dalla caduta di Costantinopoli, si può mantenere viva la tradizione della Chiesa ortodossa in questo luogo. Parlando del modo di superare la crisi generale che ha travolto oggi la Grecia, Bartolomeo si è riferito all’esempio della storia recente della Chiesa russa: “La stessa fede ortodossa per tutti i settant’anni del regime ateo in Unione Sovietica, sotto la persecuzione, ha permesso al popolo russo e agli altri di preservare intatte la coscienza e l’anima. Grazie alla fede essi hanno subito il martirio e le persecuzioni, e oggi, ritrovata la libertà, si sforzano di colmare il vuoto causato dalla propaganda atea”. D’accordo con lui Hilarion il quale ha sottolineato che “per secoli, in questa terra hanno vissuto i cristiani ortodossi, a dispetto di tutti gli eventi tragici della storia, e fino a oggi continuano a mantenere saldamente la fede ortodossa. Ammiriamo il coraggio dei pochi cristiani ortodossi che sono rimasti qui per mantenere la loro fede e trasmetterla ai discendenti”. (L.Z.)

    inizio pagina

    Malaysia: il governo rimuove le restrizioni ai pellegrini cristiani in Terra Santa

    ◊   Il governo malaysiano ha rimosso il limite massimo e altre restrizioni ai cristiani che intendono recarsi in pellegrinaggio in Israele e Terra Santa. Il provvedimento risale a fine novembre, ma è stato diffuso solo in questi giorni di vigilia del Natale quando si registra un aumento delle richieste di viaggio verso Gerusalemme. Arriva al termine di un lungo periodo di contrasti fra l'esecutivo e la minoranza religiosa, che potrebbe però risultare significativa in vista del voto alle politiche del prossimo anno. La Malaysia, nazione a larga maggioranza islamica, blocca i viaggi verso Israele pur concedendo visti parziali - e limitati - ai pellegrini cristiani per visitare la città Santa delle tre principali religioni monoteiste. Secondo la Federazione cristiana malaysiana (Cfm), in passato l'esecutivo imponeva una quota di 700 visti all'anno e ogni Chiesa poteva organizzare un solo gruppo, composto da 40 persone al massimo. In una lettera del 28 novembre a firma del gabinetto del premier Najib Razak si legge che le restrizioni non verranno più applicate, mentre resta il limite fissato per la permanenza che passa però a 21 giorni. Dopo la controversia sull'uso del nome "Allah" per definire (anche) il Dio cristiano, vinta in tribunale, la minoranza cristiana ha dovuto far fronte a un periodo difficile costellato da violenze, tensioni e attacchi mirati a chiese ed edifici. La cancellazione dei vincoli restrittivi restituisce un po' di serenità, alla vigilia delle celebrazioni natalizie. "Siamo davvero felici - sottolinea padre Andrew Lawrence, già direttore di Herald Malaysia, l'unico giornale cattolico del Paese - perché possiamo riprendere i pellegrinaggi in Terra Santa". (R.P.)

    inizio pagina

    Terra Santa: prima ordinazione diaconale nel seminario Redemptoris Mater di Galilea

    ◊   Il patriarca mons. Fouad Twal ha ordinato due nuovi diaconi per il Patriarcato Latino di Gerusalemme, provenienti dal seminario Redemptoris Mater della Galilea: Carlos Ceballos Medina, originario della Bolivia e Cristian David Carreño Hinestrosa, originario della Colombia. I due nuovi diaconi eserciteranno il loro ministero rispettivamente nelle parrocchie latine di Smakiyeh (Giordania) e di Birzeit (Palestina). Incardinati nella Chiesa madre di Gerusalemme, saranno a servizio della chiesa locale per le necessità della diocesi, essendo anche aperti, una volta ordinati presbiteri, alla missione universale e disponibili, pertanto, ad essere inviati dal patriarca alle chiese in necessità del Medio Oriente e del mondo intero. La Celebrazione ha avuto luogo nel Centro Internazionale Domus Galilaeae a Tiberiade. Hanno concelebrato mons. Elias Chacour, arcivescovo greco-cattolico d’Acri; mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale Latino per Israele; mons. Yousef Jules Zrey, vescovo greco-cattolico di Gerusalemme; il patriarca Ignace Boutros Abd-el-Ahad, emerito siriaco-cattolico. Presenti anche tanti parroci della Galilea, sacerdoti latini e greco-cattolici, religiosi e religiose, membri di vari movimenti ecclesiali e circa cinquecento fedeli della Terra Santa. I fedeli presenti, molti dei quali del Cammino Neocatecumenale, ove è nata la vocazione dei due diaconi, sono accorsi da diversi città e paesi della Galilea, e perfino da Eilat, Gerusalemme, Betlemme e Jaffa di Tel Aviv. La liturgia è stata celebrata integralmente in arabo, con canti in arabo e in italiano. Durante la celebrazione, il Patriarca ha incoraggiato i diaconi nel loro cammino vocazionale, esortandoli a non avere paura e a confidare nella vicinanza e nella preghiera di migliaia di fratelli del Cammino. Ha ricordato, inoltre, la stessa parola che Gesù Cristo ha rivolto agli Apostoli radunati in Galilea sul monte, dopo la sua risurrezione: «Ecco io sono con voi!». Ha anche affermato che, nel prossimo Natale del Signore, ciascuno di noi è chiamato a divenire «Terra Santa» in cui viene generato Gesù Cristo. «E’ una grande gioia per me poter conferire il diaconato a questi due giovani - ha concluso il patriarca - che rappresentano le “primizie” di questo Cammino Neocatecumenale nella Chiesa locale di Gerusalemme. Le loro origini, la loro ordinazione qui, nella diocesi di Gerusalemme, non fanno che confermare il patriarcato Latino nella sua vocazione universale». (R.P.)

    inizio pagina

    Germania: dai Cantori della Stella una benedizione per la Tanzania

    ◊   Per la 55.ma volta, nei giorni precedenti il 6 gennaio, i “Cantori della Stella” (Sternsinger) dell’Infanzia Missionaria tedesca, sfileranno per le strade della Germania con i loro canti natalizi. “Portare la benedizione, essere benedizione: per la salute in Tanzania e in tutto il mondo!” è il motto della Campagna di quest’anno che nelle diocesi tedesche vedrà circa mezzo milione di ragazze e ragazzi andare di porta in porta indossando i vestiti dei Re Magi, portando con sé la stella cometa. In Tanzania, il Paese simbolo della campagna dei Cantori della Stella di quest’anno, circa la metà dei 44 milioni di abitanti ha meno di 15 anni, ma in tutto il Paese ci sono solo 100 medici pediatri. “Il numero di ospedali è insufficiente e le distanze sono troppo lunghe mentre i mezzi di trasporto per i malati non sono adatti o addirittura non esistenti – questa è la realtà che abbiamo trovato in Tanzania”, dice mons. Klaus Krämer, direttore nazionale dell’Infanzia Missionaria in Germania, “per questi motivi quindi abbiamo scelto la Tanzania come Paese simbolo della campagna di quest’anno.” Il 1° gennaio 2013 saranno 20 i Cantori della Stella provenienti dall’arcidiocesi di Colonia che parteciperanno alla celebrazione presieduta da Papa Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro per la Giornata mondiale della Pace. Due di loro, indossando i vestiti tradizionali dei Re Magi, parteciperanno alla processione offertoriale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel riceverà il 4 gennaio, negli uffici di Berlino, quattro ragazze e ragazzi di ognuna delle 27 diocesi tedesche in rappresentanza dei loro coetanei che partecipano alla Campagna. Indossando i vestiti dei Re Magi, con la stella cometa ed i loro canti, nel tempo natalizio e nei primi giorni dell’anno nuovo i “Cantori della Stella“ bussano alle porte delle case tedesche. Circa mezzo milione di bambini nelle parrocchie cattoliche della Germania porteranno la benedizione “C+M+B” (“Christus mansionem benedicat - Cristo benedica questa casa”) alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono in tutto il mondo. La raccolta dei “Cantori della Stella” tedeschi è diventata la più grande iniziativa di solidarietà in tutto il mondo, che vede i bambini impegnarsi per i loro coetanei bisognosi. (R.P.)

    inizio pagina

    Natale a casa per i marò. Cappellano militare: per l’India sono persone credibili

    ◊   I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone potranno passare il Natale in Italia con le loro famiglie. Lo ha stabilito oggi l'Alta Corte del Kerala, accogliendo la richiesta di una licenza di due settimane, per trascorrere le festività a casa. Un gesto che va "preso per quello che è", spiega ad AsiaNews padre Giuseppe Faraci, missionario comboniano e cappellano militare: non una scorciatoia per chiudere la vicenda, ma "una concessione fatta a dei ragazzi che meritano. L'India ha riconosciuto sempre il loro comportamento irreprensibile". La Corte ha fissato il rientro in India per il 10 gennaio 2013, e un deposito di garanzia di 60 milioni di rupie (circa 828mila euro). Inoltre, le autorità italiane dovranno fornire indirizzi, contatti telefonici e aggiornare il commissariato di Kochi dei movimenti di Girone e Latorre. Secondo il sacerdote, che ha seguito i due militari del battaglione San Marco sin dall'inizio del caso, "al di là delle azioni dei due governi - indiano e italiano - loro hanno dimostrato di essere delle persone credibili". Ora, aggiunge, "vengono per una vacanza. È un grande momento di gioia. Dopo vedremo di riprendere le fila di tutto, nella speranza di risolvere al meglio questa vicenda". I due marò sono gli unici accusati per la morte di due pescatori indiani, Jelestein e Ajesh Binki, nell'incidente del 15 febbraio scorso con la petroliera italiana Enrica Lexie, al largo delle coste del Kerala. (R.P.)

    inizio pagina

    Sir: Domenico Delle Foglie succede a Paolo Bustaffa alla direzione dell'Agenzia

    ◊   Il Consiglio di amministrazione della Società per l’Informazione Religiosa Sir SpA, preso atto che il direttore Paolo Bustaffa per raggiunti limiti di età ha chiesto di lasciare l’incarico, ha nominato ieri Domenico Delle Foglie direttore dell’agenzia Sir. Espressa profonda gratitudine al direttore uscente per il lavoro svolto in oltre venticinque anni, il Consiglio di amministrazione augura al nuovo direttore, che assumerà l’incarico a partire dal 21 gennaio 2013, di continuare con successo il processo di crescita dell’agenzia promossa dalla Conferenza episcopale italiana e dalla Federazione italiana settimanali cattolici. (R.P.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 355

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Chiara Pileri.