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Sommario del 15/12/2012

Il Papa e la Santa Sede

  • Dolore del Papa per la tragedia "insensata" in una scuola degli Usa: 27 morti, di cui 20 bambini
  • Messaggio del Papa per la Giornata delle Vocazioni: Dio raggiunge coloro che si lasciano trovare
  • Leggere obiettivamente il Messaggio: editoriale di padre Lombardi
  • Marelli: messaggio del Papa distorto perché dà fastidio
  • Domani la Messa del Papa nella parrocchia romana di San Patrizio al Prenestino
  • Nomine
  • Il cardinale Bertone agli operai della Portovesme: lavoro, impegno prioritario per l'Italia
  • Consacrata la Cattedrale siro-cattolica di Baghdad alla presenza del cardinale Sandri
  • Uganda. Il cardinale Filoni incontra i seminaristi di Gulu
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Seggi aperti in Egitto per il referendum sulla Costituzione
  • Elezioni in Giappone: favorito il partito conservatore
  • "Prima le mamme e i bambini": l'impegno del Cuamm per l'Africa
  • "Io sono nessuno": un clochard racconta la sua vita in un libro-testimonianza
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Nella Chiesa e nel mondo

  • Mons. Sako esorta i Paesi occidentali ad aiutare i cristiani a rimanere in Iraq
  • Kenya. Appello dei vescovi: le elezioni del 2013 si svolgano in modo pacifico
  • Ghana: i vescovi invitano alla riconciliazione
  • Immigrazione, tragedia del mare in Grecia: almeno 18 morti e 11 dispersi
  • Acnur: nei campi profughi del Sud Sudan è emergenza educativa
  • Venezuela, i vescovi esortano a partecipare attivamente alle elezioni
  • Bhatti sul caso Asia Bibi: con il dialogo, soluzione della vicenda
  • India: laici protagonisti della nuova evangelizzazione
  • Hong Kong: grande successo per l’ong Huiling
  • L’arcidiocesi di Bangkok invita a prepararsi alla nascita di Gesù
  • Premiata in Nepal giovane donna che si occupa dei figli delle detenute
  • Natale solidale per i “meninos de rua” di padre Chiera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Dolore del Papa per la tragedia "insensata" in una scuola degli Usa: 27 morti, di cui 20 bambini

    ◊   Dolore, vicinanza e preghiera per le famiglie delle vittime della tragedia di ieri avvenuta in una scuola elementare del Connecticut, negli Stati Uniti. Sono i sentimenti espressi dal Papa in un messaggio, a firma del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, dopo la strage avvenuta a Newtown nella quale hanno perso la vita 27 persone, tra di loro 20 bambini tra i 5 e i 10 anni. Commosso il presidente Obama che ha invocato misure perché non si ripetano più tragedie simili. Benedetta Capelli:

    "Una tragedia insensata". Il Papa definisce così la strage accaduta nella scuola elementare Sandy Hook a Newtown, in Connecticut. “Un evento scioccante” che ha toccato molte famiglie. Benedetto XVI invoca la consolazione della preghiera per sostenere la comunità “con la forza dello spirito che trionfa sulla violenza” e “con il potere del perdono, della speranza e dell’amore che riconcilia”. Ieri sera centinaia di persone hanno partecipato alla veglia di preghiera che si è tenuta nella chiesa Saint Rose of Lima, sull’altare sono state accese 26 candele, una luce per ogni vittima. Molti i volti segnati dalle lacrime e molti gli interrogativi ancora aperti. Adam Lanza, 20 anni, avrebbe prima ucciso la madre, maestra elementare, e poi si è diretto nella scuola dove lei lavorava. Si è fatto aprire ed ha iniziato a sparare almeno cento colpi. La preside, prima di morire, ha acceso gli altoparlanti per diffondere le urla dei bambini in modo da dare l’allarme. Ancora non è chiaro se Adam Lanza si sia tolto la vita o se sia stato ucciso dalla polizia, sul suo cadavere un documento del fratello, principale sospettato per ore.

    "Our hearts are broken today...."
    “I nostri cuori sono infranti oggi per i genitori, i nonni, i fratelli e le sorelle di questi bambini”: Obama così ieri ha parlato alla nazione, commuovendosi più volte e invocando “azioni” per impedire il ripetersi di stragi simili.

    E su internet, intanto, sta crescendo il numero delle firme per chiedere al Congresso di affrontare la questione del controllo delle armi. Ne servono almeno 25mila. Proprio sul mercato delle armi Benedetta Capelli ha intervistato Gianni Riotta, americanista ed editorialista del quotidiano “La Stampa”:

    R. - Queste armi appartenevano alla mamma del killer: una signora che insegnava nella scuola, lei era considerata da tutti molto dolce. Quindi l’idea che le armi ce le abbiano solo brutali cacciatori o brutali killer è una stupidaggine e questo perché in America, purtroppo, ce le ha chiunque! Il possesso delle armi deriva - purtroppo - da una cattiva lettura del secondo emendamento della Costituzione che riconosce sì il diritto di portare armi, ma che dice anche: “all’interno di una ben regolata milizia”. Era per evitare che il monopolio delle armi fosse dello Stato o che il re inglese potesse tornare e trovare i cittadini inermi, la Costituzione proteggeva così il diritto di portare armi. Purtroppo questo diritto antico è stato trasformato in una strage contemporanea.

    D. - Un secondo emendamento che, però, risale addirittura al 1791: forse qualcosa in questo senso andrebbe fatto…

    R. - Certamente la lobby delle armi è condensata intorno alla National Rifle Association e la tecnica della National Rifle Association è questa: quando c’è un candidato senatore o deputato o congressman locale - diremmo noi consigliere regionale - eletto negli Stati che si propone come ostile alle armi e al porto d’armi libero, loro fanno campagna con molti soldi a favore del suo rivale. I deputati e i senatori sono quindi sempre molto cauti. Allo stesso tempo, però, non possiamo fare neanche l’errore, nel quale incorrono i liberal in America e poi tanti europei, di guardare solo alla questione delle armi. Il Connecticut ha una legge sulle armi abbastanza restrittiva: certo non dico come quelle europee, ma comunque abbastanza restrittiva. C’è anche un problema molto importante relativo al degrado delle strutture psichiatriche di base ma c’è anche una disgregazione del tessuto sociale e della comunità che è altrettanto importante.

    D. - Si dice che Adam Lanza fosse affetto da una forma di autismo, poco tempo fa c’era stata un’altra strage in Colorado: gli autori sembrano essere persone apparentemente timide, riservate e molto giovani. Quale disagio percorre la gioventù americana?

    R. - Io sarei estremamente cauto. Ho visto dei titoli nei siti italiani molto sparati: “Killer autistico…”, titoli che non vedo invece in nessuno dei siti americani che sono in questo senso molto più rispettosi. Sarei molto cauto a fare un link in un titolo di causa-effetto tra autismo-strage, perché il rischio è che domani i bambini autistici vengano isolati nelle comunità e nelle scuole. Certamente nella comunità degli adolescenti americani c’è una competizione che è una competizione per chi brilla di più, chi ha più successo a scuola… se guardiamo anche a tutti i programmi tv, i format tv, in cui vince l’affermarsi, l’uscire dalla massa. Certamente, poi, un’altra componente può essere il mondo digitale: questi ragazzi spesso non hanno che il video di un computer come alternativa e questo li isola sempre di più. Io vedo un forte smarrimento, una fortissima alienazione. Sempre più, ognuno di noi lavora per conto suo davanti a un video: non ha amici, non ha colleghi, non ha una comunità che lo sorregga anche nei momenti di solitudine. Questo è sicuramente un fattore importante per i ragazzi.

    D. - Ieri il presidente Obama, parlando alla Nazione, si è commosso più volte, ma ha anche detto che si possono pensare delle azioni da intraprendere…

    R. - Io ho coperto come giornalista tutti i presidenti americani da Carter a Obama, e non ho mai visto un presidente piangere. Clinton era presidente durante la strage di Oklahoma City nella quale sono morte centinaia di persone; Bush figlio era presidente durante l’11 settembre. Queste di Obama - secondo me - sono lacrime di frustrazione: sono certamente anche lacrime di dolore ma soprattutto lacrime di frustrazione perché sa che poi alla fine non riuscirà a fare niente. Qualunque legge lui proporrà in Parlamento per un radicale controllo delle armi, il Parlamento gliela boccerà, sia che esso sia controllato dai democratici sia dai repubblicani. Quindi Obama ieri ha capito che andava lì a lanciare appelli, sapendo già che non avrebbe potuto fare nulla per eliminare davvero le radici del male.

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    Messaggio del Papa per la Giornata delle Vocazioni: Dio raggiunge coloro che si lasciano trovare

    ◊   “Le vocazioni segno della speranza fondata sulla fede”: questo il titolo del Messaggio del Papa per la 50.ma Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, che si celebrerà il 21 aprile 2013, quarta domenica di Pasqua. Il messaggio è stato reso pubblico questa mattina. Il servizio di Fausta Speranza::

    “Quando un discepolo di Gesù accoglie la chiamata di Dio per dedicarsi al ministero sacerdotale o alla vita consacrata, si manifesta uno dei frutti più maturi della comunità cristiana, che aiuta a guardare con particolare fiducia e speranza al futuro della Chiesa e al suo impegno di evangelizzazione”. Così dice il Papa che ricorda l’Anno della fede e il 50.mo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Benedetto XVI parla dell’importanza delle vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata spiegando che “le vocazioni sacerdotali e religiose nascono dall’esperienza dell’incontro personale con Cristo, dal dialogo sincero e confidente con Lui, per entrare nella sua volontà”. Sottolinea “quanto sia “necessario crescere nell’esperienza di fede, intesa come relazione profonda con Gesù”. A questo proposito il Papa ricorda il ruolo delle comunità ecclesiali e dei presbiteri, in particolare, nel promuovere l’incontro con Dio. Invita a riflettere sul valore della meditazione personale, una “vita di preghiera”, e della preghiera comunitaria, “le grandi preghiere della Chiesa e dei santi, la preghiera liturgica”. “La preghiera costante e profonda – scrive il Papa - fa crescere la fede della comunità cristiana, nella certezza sempre rinnovata che Dio mai abbandona il suo popolo e che lo sostiene suscitando vocazioni speciali, al sacerdozio e alla vita consacrata, perché siano segni di speranza per il mondo”. Il Papa ricorda “il fondamento sicuro di ogni speranza: Dio non ci lascia mai soli ed è fedele alla parola data”. “La speranza – aggiunge - è attesa di qualcosa di positivo per il futuro, ma che al tempo stesso deve sostenere il nostro presente, segnato non di rado da insoddisfazioni e insuccessi”. “L’amore di Dio – afferma il Papa - segue a volte percorsi impensabili, ma raggiunge sempre coloro che si lasciano trovare”. E “proprio questo amore, manifestatosi pienamente in Gesù Cristo, - dice Benedetto XVI - interpella la nostra esistenza, chiede una risposta su ciò che ciascuno vuole fare della propria vita, su quanto è disposto a mettere in gioco per realizzarla pienamente”. “Non manchino – raccomanda il Papa - sacerdoti zelanti, che sappiano accompagnare i giovani quali «compagni di viaggio» per aiutarli a riconoscere, nel cammino a volte tortuoso e oscuro della vita, il Cristo, Via, Verità e Vita”. Dunque, l’auspicio di Benedetto XVI: “i giovani, in mezzo a tante proposte superficiali ed effimere, sappiano coltivare l’attrazione verso i valori, le mete alte, le scelte radicali, per un servizio agli altri sulle orme di Gesù”.

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    Leggere obiettivamente il Messaggio: editoriale di padre Lombardi

    ◊   Vasta eco ha avuto in tutto il mondo il Messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace, pubblicato ieri: in genere, i media internazionali hanno sottolineato l’appello di Benedetto XVI a cambiare modello economico, perché quello attuale, dominato dal capitalismo finanziario, sta attaccando i diritti sociali creando un crescente divario tra ricchi e poveri. In Italia, invece, è stato letto un altro Messaggio. Ce ne parla in questa nota il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi:

    Anche questa volta è successo che un documento importante e molto ricco sia stato presentato da molte voci e testate italiane in modo del tutto parziale e travisato. E’ successo perché in un breve passaggio ritorna sulla visione del matrimonio fra un uomo e una donna, come profondamente diverso da forme radicalmente diverse di unione e afferma che ciò è riconoscibile dalla ragione umana e, insieme agli altri principi essenziali di una corretta visione della persona e della società, anzitutto la tutela della vita, va difeso se si vuol costruire la pace su solide basi e cercare con lungimiranza il bene della società umana. Com’è noto, è la visione che la Chiesa non si stanca di ribadire in un tempo in cui questo punto appare continuamente sotto attacco in molti Paesi. Non c’è da stupirsene. La reazione appare quindi scomposta e sproporzionata, fatta di grida più che di ragionamenti, quasi intesa a intimidire chi vuole sostenere liberamente tale visione nella pubblica arena.

    Non solo, ma la reazione viene ad oscurare molti aspetti dello stesso Messaggio del Papa di straordinaria attualità e forza, che andrebbero invece meditati con grande attenzione e su cui è giusto richiamare l’attenzione. In tempi di dilagante disoccupazione, l’affermazione netta da parte del Papa del diritto al lavoro come essenziale per la dignità della persona umana suona come un grido di allarme, che chiede una riflessione molto più profonda e decisa sulla trasformazione dei “modelli di sviluppo” che ci hanno portato al punto in cui siamo e in cui sono assenti quei principi di fraternità, solidarietà, gratuità che devono garantire la dimensione veramente umana dell’ordine economico, sociale, politico. E il Papa ricorda anche con forza che il problema della crisi alimentare è assai più grave di quello della crisi finanziaria: la fame continua a imperversare nel mondo e ce ne dimentichiamo troppo facilmente. Troppa gente muore di fame. L’Enciclica “Caritas in veritate” di Papa Benedetto, e la famosa “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, di cui fra poco ricorre il cinquantesimo anniversario, già ci guidavano a impegnarci in queste direzioni.

    In sostanza, il Messaggio dice cose urgenti e fondamentali per l’umanità di oggi, che non vanno dimenticate per il solo fatto che chiede di opporsi a una “equivalenza giuridica” fra il matrimonio fra un uomo e una donna e “forme radicalmente diverse di unione”. Invitiamo tutti a una lettura completa e obiettiva del documento.

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    Marelli: messaggio del Papa distorto perché dà fastidio

    ◊   Per chi lo ha letto, il messaggio del Papa per la Giornata Mondiale della Pace è un documento che si iscrive nel Magistero sociale della Chiesa e che richiama, come afflato e orizzonte, la Pacem in Terris di Giovanni XXIII. Il cuore del messaggio, al netto delle distorsioni, è infatti la denuncia delle diseguaglianze sociali ed economiche che, non poche volte, portano a conflitti sanguinosi. Fortissima la denuncia che il Papa rivolge al modello economico liberista e individualista come anche alla tecnocrazia. Aspetti, questi, su cui si sofferma Sergio Marelli, membro del Coordinamento del Forum Permanente Terzo Settore, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - Senza mezzi termini, il Papa riprende la necessità impellente di andare verso un nuovo modello di sviluppo. Non dimentichiamo che il 2013 sarà anche il cinquantenario della Pacem in Terris, la prima grande Enciclica - specificatamente dedicata da Giovanni XXIII alla pace nel mondo - e già all’ora, 50 anni orsono, si denunciava con quell’Enciclica come la rapidità dello sviluppo dei modelli economici e delle tecniche della finanza e dell’economia internazionale, se non fossero state accompagnate da un’altrettanta velocità di sviluppo dei diritti delle persone e di tutela della vita della persona umana, si sarebbe creato uno squilibrio che aumenta le diseguaglianze. Quindi, ribadire la necessità di un nuovo modello di sviluppo, senza mezze parole, denunciando come negli ultimi decenni - così dice questo messaggio per la Giornata della pace - ha postulato la massimizzazione del profitto e del consumo - quindi, al tempo stesso un richiamo ai modelli produttivi, ma anche agli stili di vita individuali edonistici delle persone - ecco, senza questo nuovo modello di sviluppo, aumenteranno le diseguaglianze. Fondamentalmente - dice il Papa - non perseguendo il bene comune non si fa altro che allontanare la pace, che non è un’utopia, ma una realtà che deve essere perseguita, facendo e operando per il bene comune.

    D. - Perché si è voluto proprio oscurare il significato più vero di questo messaggio, che è molto coraggioso anche nel denunciare quelli che sono i difetti di un modello economico imperante, soprattutto nel Nord del mondo?

    R. - Proprio, forse, per questo: cogliendo qua e là - peraltro anche distorcendo alcune affermazioni, alcuni passaggi di questo messaggio - forse si vuole nascondere questa denuncia, alquanto chiara e netta, proprio di un modello, quello definito come il “liberismo economico radicale”, che afferma dei falsi diritti, l’affermazione della tecnocrazia, anche a prezzo - dice il messaggio - dell’erosione della funzione sociale dello Stato e delle reti di solidarietà della società civile. Ecco, sono parole così forti che, forse, distorcendo alcuni passaggi del testo - in questo momento di grave crisi economica dove sappiamo anche quanto si sia erosa la funzione sociale dello Stato e quanto si siano inferti duri colpi alle reti di solidarietà della società civile - si può pensare che si tratti di un messaggio che dà alquanto fastidio! Sviare l’attenzione su altri argomenti, forse, può essere una maniera strumentale per leggere questo grande messaggio di Benedetto XVI.

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    Domani la Messa del Papa nella parrocchia romana di San Patrizio al Prenestino

    ◊   Domani mattina Benedetto XVI si recherà in visita pastorale alla parrocchia romana di San Patrizio al Colle Prenestino per celebrare la Messa nella terza Domenica d’Avvento. Grande l’attesa e l’emozione di tutti i fedeli che stanno da giorni lavorando senza sosta per prepararsi ad accogliere il Pontefice. “Questo per tutti noi sarà davvero un evento storico” ha detto il parroco, don Fabio Fasciani. Federico Piana lo ha intervistato:

    R. - Il grosso della preparazione l’hanno fatta i laici, soprattutto riguardo all’organizzazione della giornata. Si sono impegnati molto i componenti del coro o quelli della preparazione liturgica, anche quelli addetti alle pulizie. C’è stata gente che si è veramente molto data da fare: con generosità hanno duplicato le prove di canto e, in realtà, anche le persone del coro si sono duplicate. Devo dire che si stanno dando anche molto da fare dal punto di vista spirituale. E’ un evento che prende molto con l’impegno di preghiera e con l’impegno di meditazione: stiamo meditando il Credo e penso che sia anche molto importante, all’interno di questa nostra meditazione, la nostra relazione con la Chiesa e la nostra relazione con il Successore di Pietro.

    D. - Che frutti sperate che la visita possa dare a questa parrocchia?

    R. - Anzitutto frutti di carattere spirituale: quindi una maggiore adesione a Cristo, una maggiore adesione alla Chiesa, una maggiore adesione al Successore di Pietro. E’ fondamentale per ciascuno di noi vivere non tanto un evento che possa essere semplicemente l’incontro con un personaggio famoso della nostra epoca, ma un incontro di fede con colui che viene a confermare la nostra fede, con colui che viene ad aiutarci a meditare Gesù Cristo, la Chiesa e tutto ciò che questo rappresenta per la nostra vita.

    D. - Vogliamo un po’ raccontare questa parrocchia: che parrocchia è?

    R. - Diciamo che la parrocchia nasce quasi congiuntamente al quartiere: il quartiere nasce alla fine degli anni Sessanta, l’ultima borgata - secondo alcuni - nata a Roma e nasce con l’esigenza abitativa della fine degli anni Sessanta. E’ un quartiere che - come altri quartieri nati in maniera un po’ spontanea - soffre la carenza delle strutture, di molte strutture sociali. Potremmo dire che le strutture più importanti - detto ovviamente tra virgolette - oggi sono la scuola, il centro anziani e la parrocchia. La parrocchia è diventata un po’ il coagulo di buona parte delle persone che abitano in questo quartiere, delle circa 7.500 persone che abitano a Colle Prenestino. Certo, la carenza di strutture sociali si fa sentire molto: non ci sono strutture sportive e mi piace ricordare, anche se di questo soffro, che l’unica struttura sportiva, l’unico campo di calcio - tra l’altro di calcetto - è quello della parrocchia. Non esiste una piscina, non esiste una biblioteca, non esistono tutte quelle cose che probabilmente altrove sono molto, molto più accessibili e molto più semplici. I bambini spesso e volentieri stanno per la strada, giocano per la strada: con tutti i suoi pericoli e con le sue problematiche è il luogo in cui si vive oggi molto più frequentemente.

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha nominato Arcivescovo tit. di Eclano il Reverendo Monsignore Nicolas Henry Marie Denis Thevenin, Consigliere di Nunziatura, affidandogli allo stesso tempo l'ufficio di Nunzio Apostolico.

    Il Santo Padre ha nominato Consultori della Congregazione per la Dottrina della Fede Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Angelo Vincenzo Zani, Arcivescovo titolare eletto di Volturno, Segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, ed il Rev.do Professore Achim Buckenmaier (Germania), Docente di Teologia Dogmatica e Direttore della Cattedra per la Teologia del Popolo di Dio presso la Pontificia Università Lateranense in Roma.

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    Il cardinale Bertone agli operai della Portovesme: lavoro, impegno prioritario per l'Italia

    ◊   “Il lavoro rimane l’impegno prioritario per l’Italia”. E’ quanto ha affermato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, inaugurando stamani con una Messa i nuovi impianti della “Portovesme” nel bacino del Sulcis, in Sardegna. Il porporato ha anche manifestato la particolare vicinanza di Benedetto XVI “al mondo del lavoro in questo momento di crisi economica”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nell’omelia il cardinale Tarcisio Bertone, accolto nello stabilimento industriale dagli operai e dalle loro famiglie, ha ricordato che il cristiano è “l’uomo della gioia”. Il motivo di questa letizia è Cristo. Nemmeno in questo tempo di crisi economica la preoccupazione può tramutarsi in tristezza perché Cristo, con la sua venuta, ha redento l’uomo una volta per sempre. La speranza è la seconda parola cruciale indicata dal cardinale segretario di Stato: “Una società aperta alla speranza è una società che non è chiusa in se stessa, nella difesa degli interessi di pochi, ma che si apre alla prospettiva del bene comune”. La porta della speranza è l’umiltà: “Solo la persona umile – ha spiegato il porporato – sa sperare, concedendo a Dio di agire nella vita personale e sociale”. Ricordando la centralità della carità cristiana in ogni ambito dell’esistenza, il cardinale Bertone ha affermato quindi che nel contesto pluralistico odierno “fare riferimento a un patrimonio di valori crea le condizioni per evitare errori dalle conseguenze nefaste sui lavoratori, sullo sviluppo economico e sulla stessa vita della società”. Citando le parole del Papa nell’Enciclica ‘Cartias in veritate’, il porporato ha sottolineato che “oggi è necessaria una nuova e approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per correggerne le disfunzioni e le distorsioni”. “Lo esige, in realtà, lo stato di salute ecologica del pianeta; soprattutto lo richiede la crisi culturale e morale dell'uomo”. “Noi cristiani – ha concluso – crediamo nella logica della carità, che ci interpella in ogni ambito della vita, anche in quello del lavoro, che non è mai solo finalizzato a produrre utile, ma anche a garantire la pace sociale”.

    Il cardinale Tarcisio Bertone ha anche ricordato che investire sulla formazione professionale “significa investire per il futuro di una regione”. Sul significato di questa visita del cardinale segretario di Stato, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco il direttore dell’Ufficio problemi sociali e lavoro della diocesi di Iglesias, don Salvatore Benizzi:

    R. – Il significato è dare speranza ad un territorio molto martoriato e molto umiliato: manca il lavoro, quasi tutte le industrie sono chiuse eccetto questa a Portovesme, che è una società a responsabilità limitata e che oggi ha inaugurato due linee nuove con l’assunzione anche di 60 giovani. e questa è una piccola fiammella di speranza in mezzo a tanto buio. Tutte Le realtà del nostro territorio che sono in crisi – l’Alcoa, la Carbosulcis, artgiani e poi rappresentanti di tutti gli appalti etc. – all’offertorio hanno portato una lettera in cui esprimevano al cardinale le loro preoccupazioni, le loro ansie, i loro desideri, le loro speranze. Però, mi pare che complessivamente il tema centrale di tutto questo sia ‘speranza’: una speranza concreta per questi nuovi posti di lavoro a Portovesme ed una speranza perché si possano riaprire o concludere le vertenze del territorio. Sono migliaia i posti di lavoro a rischio, c’è tantissima cassa integrazione e tantissimi disoccupati che non possono usufruire degli ammortizzatori sociali.

    D. – E una speranza è anche quella che si possa sanare la ferita dell’emigrazione …

    R. – Esatto! E’ un paese che si sta spopolando di giorno in giorno, proprio perché non ci sono più possibilità. Abbiamo anche il grande problema dei giovani che non possono completare gli studi perché le famiglie non possono sostenerli finanziariamente …

    D. – Il territorio della Sardegna, in particolare l’area del Sulcis – come ha detto anche il cardinale Tarcisio Bertone – attende di potere usufruire di nuove possibilità che valorizzino anche il passato attraverso “opportune riconversioni” …

    R. – Oggi abbiamo soltanto una miniera aperta – che è una miniera di carbone – ma anche quella è in grossa crisi, in grave difficoltà. In un altro passaggio importante, alla fine dell’omelia, il cardinale si è rivolto alla classe politica, alla classe imprenditoriale, alla classe sociale perché ciascuno dia, secondo le responsabilità che si è assunto. Senza l’aiuto di questa realtà, non ce la facciamo …

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    Consacrata la Cattedrale siro-cattolica di Baghdad alla presenza del cardinale Sandri

    ◊   Grande gioia oggi a Baghdad, dove il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha partecipato alla consacrazione della restaurata Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso. Nella Chiesa, il 31 ottobre 2010, un commando di al Qaeda in uccise due sacerdoti e circa 50 fedeli. Ieri la riapertura al culto, alla presenza del premier iracheno al Maliki. Il porporato ha portato la benedizione del Papa, con lo sguardo rivolto “specialmente ai più piccoli, ai sofferenti e agli anziani, alle persone sole e abbandonate. Il suo cuore di padre – ha detto - pensa agli iracheni, che vivono in patria tra mille incertezze, e a quanti sulle vie del mondo cercano più sicurezza e dignità. Egli è vicino soprattutto ai vostri cari giovani perché ad essi sia garantito il futuro. La sua sollecitudine – ha proseguito - vuole alleviare le sofferenze dei figli e delle figlie di tutte le religioni quando sono colpiti dalla cieca violenza. Davanti ai responsabili dei popoli è perseverante il suo appello: solo il rispetto dei diritti di ciascuno è il presupposto della civile convivenza”.

    Il porporato ha ricordato le “indelebili” le parole che il primo novembre 2010 il Santo Padre pronunciò all’Angelus. Era il giorno seguente al gravissimo attentato: “Prego per le vittime di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione”. Il Papa aveva ha incoraggiato i cristiani ad essere forti e saldi nella speranza, rinnovando la preghiera per la pace che “è dono di Dio, ma anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali. Tutti – era stata la sua esortazione - uniscano le loro forze affinché termini ogni violenza!”.

    Tuttavia – ha sottolineato - il sacrificio di quei fedeli “non è stato vano! Il Signore lo ha esaltato nella potenza del dolore salvifico del suo Figlio Gesù. Questo giorno e questo splendido Tempio Sacro sono stati preparati dall’amore di Dio, che non ha dimenticato la loro immolazione e ha dato voce al loro silenzio innocente”. Infine, il cardinale Sandri ha consegnato un Calice, dono del Santo Padre e da lui benedetto per la rinnovata Cattedrale. “Sia il Calice della carità di Cristo! – ha esclamato - Il Calice della consolazione e della gioia". Ieri il porporato aveva assistito al Concerto di Natale organizzato per l’Anno della fede nella Cattedrale armena di Baghdad: nell'occasione ha elevato la sua preghiera di pace anche per la vicina Siria. Domani incontrerà a Kirkuk la comunità caldea. Ultima tappa del porporato sarà la Messa celebrata lunedì 17 dicembre in rito latino nel Seminario di Erbil. Martedì 18 dicembre il rientro a Roma.

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    Uganda. Il cardinale Filoni incontra i seminaristi di Gulu

    ◊   “Che tipo di sacerdote voglio essere? Un sacerdote che testimonia Cristo, perché crede, ama, e lo dimostra nella sua azione e nella vita?” sono alcune domande che il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha posto ai seminaristi della provincia ecclesiastica di Gulu, al termine dell’omelia della Messa che ha celebrato per loro questa mattina nella parrocchia del vicariato di Moyo, nell’ambito delle celebrazioni conclusive del centenario dell’evangelizzazione dell’Uganda settentrionale. Lo riferisce l’Agenzia Fides. Altri interrogativi posti dal cardinale: “Che tipo di sacerdote voglio essere per la Chiesa mezzo secolo dopo il Concilio Vaticano II? Sono pronto ad assumere il patrimonio acquisito e costruito attraverso il lavoro duro e intrepido, il sangue versato da tanti martiri, santi missionari, uomini e donne di fede? Può Cristo e la Chiesa fidarsi di me? Sono davvero pronto a servire nella castità del celibato, come dono totale a Cristo? Ho il cuore di Cristo per edificare la Chiesa e intraprendere l'evangelizzazione nel ventunesimo secolo?”. “La risposta ora sta a voi” ha detto il prefetto del dicastero missionario. Nell’omelia il cardinale Filoni ha messo in risalto il significato di questo tempo di formazione, dove si apprende in primo luogo a "stare con Lui", per “conoscerlo, sentire quello che dice, essere formati da Lui”, quindi ad “essere missionari che escono, che prendono con loro ciò che hanno imparato da Gesù, portandolo agli altri”. Il periodo del seminario, ha affermato il cardinale prefetto, “è un tempo di discernimento, un tempo per l'apprendimento, un tempo per la vocazione. Eppure, tutto questo non è possibile senza una vita di preghiera in continuo sviluppo e approfondimento”. Infine lo studio è una parte importantissima della preparazione al sacerdozio, “vitale ed essenziale”, ha sottolineato il porporato, citando in modo particolare, Africae munus, l’Esortazione apostolica post-sinodale sulla Chiesa in Africa, di Benedetto XVI.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Quando il nemico è in casa: nell’informazione internazionale, la strage in una scuola elementare degli Stati Uniti. Il cordoglio di Benedetto XVI.

    Come cambia la sanità in Europa: Michele Dau sulla necessità di rinnovamento di fronte alla crisi economica.

    Sette premier in sette anni: Francesco Citterich sulle legislative, domani, in Giappone.

    Tutto cominciò con Leone XIII: in cultura, l’introduzione del presidente Dario Edoardo Viganò al libro “Documenti e interventi sul cinema dei Sommi Pontefici” pubblicato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo.

    Una questione seria: Inos Biffi su Gesù e la sua singolarità di Figlio di Dio.

    A caccia di inediti per tutta Europa: Andreas Sohn su un convegno, a Parigi, dedicato allo storico domenicano Heinrich Denifle.

    Endor dalla Bibbia a Star Wars: un articolo di Giovanni Arleder - sul numero in uscita de “La Civiltà Cattolica” - che offre una rilettura della saga di George Lucas.

    Davanti a una finestra aperta sulla Controriforma: Giuliano Zanchi sul restauro, a Bergamo, dell’“Ultima cena” dipinta alla fine del Cinquecento da Alessandro Allori per i vallombrosiani di Astino.

    Dove si fonda la nostra speranza: Messaggio del Papa per la cinquantesima Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni.

    Lavoro per tutti è la vera priorità dell’Italia: il cardinale segretario di Stato tra gli operai di Portovesme per portare la solidarietà e la benedizione del Papa.

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    Oggi in Primo Piano



    Seggi aperti in Egitto per il referendum sulla Costituzione

    ◊   Da questa mattina si vota in Egitto per il referendum sul nuovo testo costituzionale. In queste ore è stato annunciato che, visto l’alto afflusso al voto, le urne rimarranno aperte due ore in più del previsto. Chiuderanno alle 21 locali, le 20 in Italia. Ieri, ad Alessandria, la polizia ha sparato lacrimogeni su due gruppi che si stavano scontrando: sostenitori di fazioni islamiche, vicine al presidente Morsi, e dall'altra oppositori. A scatenare lo scontro era stato l’appello proprio ieri di un religioso musulmano a favore della controversa Costituzione. Della campagna elettorale e delle tensioni in Egitto, Fausta Speranza ha parlato con Giuseppe Acconcia, giornalista free lance che si trova al Cairo:

    R. – Il Paese, negli ultimi giorni, si è diviso su tutto. Da una parte, i Fratelli musulmani e i salafiti hanno puntato sul fare campagna elettorale nelle moschee, per spingere gli elettori ad andare a votare per il sì. Dall’altra parte, invece, il "Fronte nazionale di salvezza" si è trovato a fare campagna elettorale all’ultimo momento: pensava di dover boicottare il voto ma poi tutti i leader dell’opposizione, a cominciare dal premio nobel per la pace Mohamed el Baradei, hanno deciso di partecipare per dire no al testo costituzionale. Non solo, la campagna elettorale si è svolta in un clima di grande tensione perché il 22 novembre scorso il presidente ha emesso un decreto che ha ampliato i suoi poteri e quindi da quel momento le tensioni si sono esacerbate tanto da arrivare al voto in un clima di totale divisione.

    D. – Quali le differenziazioni tra città e zone rurali?

    R. – Senz’altro i Fratelli musulmani hanno un controllo diretto nelle province … e quindi in quelle zone hanno fatto campagna elettorale nelle fabbriche, tra i contadini, tra gli operai; mentre, il "Fronte nazionale di salvezza nazionale" ha un controllo un po’ più rilevante nelle grandi città. Questo è successo ad Alessandria, al Cairo, a Suez e nelle città dove si vota oggi. Ricordo che oggi si vota in 27 regioni e nella prossima tornata elettorale, quella del 22 dicembre, si voterà nelle restanti. Le questioni fondamentali che vengono sollevate dai gruppi, dai due fronti opposti, riguardano vari punti che sono estremamente controversi. Primo, la legittimità dell’assemblea costituente. Secondo il "Fronte di salvezza nazionale", l’Assemblea costituente è già illegittima e quindi per questo la costituzione nasce illegittima, nasce non adeguata per le richieste della rivoluzione. E ancora ci sono altri punti controversi del testo costituzionale: dalla mancanza di giustizia sociale, alla mancanza di diritti per le minoranze e per le donne, alla discrezionalità dei poteri presidenziali, che in qualche modo sono stati già accresciuti dal decreto presidenziale. Ma, di contro, viene sottolineato il grande cambiamento che viene da un’applicazione più ampia della legge islamica e quindi il Fronte che invece sostiene il sì, in qualche modo, considera la nuova Costituzione un passo avanti, perché sostengono che si tornerebbe alla stabilità di un Paese che, dal 25 gennaio 2011, vive in continua tensione.

    D. - Tu sei al Cairo, qual è la situazione della popolazione? C’è più speranza o più preoccupazione?

    R. – Gli egiziani sono estremamente preoccupati per come si stanno svolgendo le operazioni di voto, per le violenze che ci sono state nei giorni scorsi, per l’uso che è stato fatto da parte dei Fratelli musulmani, in alcuni casi, di atti di violenza indiscriminata, come quelli che si sono verificati nei giorni scorsi intorno al Palazzo presidenziale e che hanno portato alla morte di un giornalista e di 10 persone. Quindi, in qualche modo, le tensioni, gli scontri sono dietro l’angolo, ma l’altro punto che il Fronte nazionale solleva è la possibilità di brogli. Non sarà supervisionata la campagna elettorale da osservatori internazionali com’era avvenuto alle elezioni presidenziali e quindi il pericolo principale è che il fatto che il voto si tenga in due giorni non consecutivi - oggi e il prossimo 22 dicembre - fa temere che ci possano esser brogli. Questo rende ancora più tesa l’atmosfera di questi giorni, dopo le grandi manifestazioni di martedì scorso e di ieri.

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    Elezioni in Giappone: favorito il partito conservatore

    ◊   Giappone alle urne per le elezioni politiche anticipate. Secondo i sondaggi, il Partito Liberaldemocratico si avvia a riconquistare il potere a fronte di un previsto tracollo del Partito Democratico del premier uscente Yoshhiko Noda. A pesare sul voto la dura crisi economia che attanaglia anche il Giappone e l’instabilità politica che ha caratterizzato gli ultimi governi progressisti. Per un’analisi delle sfide che attendono il nuovo governo nipponico Marco Guerra ha intervistato Stefano Vecchia, giornalista esperto di Estremo Oriente:

    R. – Il Paese è in stagnazione da molti anni ed è sull’orlo di una recessione. Evidentemente, questo spaventa; e quello che soprattutto spaventa ancora di più l’elettorato giapponese è che la classe politica ha dimostrato finora di non essere in grado di affrontare con flessibilità, con rapidità, con incisività i problemi che mano a mano sono sorti, come gli enormi costi della ricostruzione post-terremoto e post-tsunami e la crisi nucleare, ovvero sia il fatto che la sospensione della produzione di energia termoelettrica ha tolto un 30 per cento di disponibilità elettrica al Paese.

    D. – I sondaggi prefigurano una netta affermazione del Partito Liberaldemocratico conservatore, e un tracollo dei Democratici attualmente al potere …

    R. – Questo è dovuto soprattutto alla poca incisività dei governi democratici che si sono succeduti dal 2009 e hanno fallito uno dietro l’altro su problemi diversi; dall’altro lato, i Liberaldemocratici hanno una lunga tradizione di potere e hanno governato quasi ininterrottamente dall’inizio degli anni Cinquanta e, anche se hanno ingessato il sistema-Giappone, molti ricordano però che sotto il loro governo il Giappone ha sperimentato un progresso eccezionale – pagato a caro prezzo dal punto di vista sociale – e che comunque, in qualche modo, è un partito che ha garantito stabilità in momento anche di grave incertezza.

    D. – Queste elezioni quali ripercussioni possono avere sullo scacchiere asiatico?

    R. – I Democratici al potere hanno cercato – soprattutto, potrebbero cercare – una maggiore via di dialogo con la Cina, con cui hanno questo contenzioso territoriale aperto sulle Isole Senkaku-Diaoyu. I Liberaldemocratici sono, in quanto conservatori, meno propensi ad un dialogo. Teniamo presente che, al di là delle aperture che ci sono state, ci sono problemi che tengono viva una tensione che esiste dal dopoguerra e che continua tuttora. Oltretutto, a maggior ragione se i Liberaldemocratici dovessero avere l’appoggio – magari anche esterno – dei partiti nazionalisti, a quel punto i rapporti con Pechino sarebbero ulteriormente problematici, come anche quelli della Corea del Sud. Quindi, è un risultato che tocca anche un ambito più vasto dal punto di vista strategico, perché gli Stati Uniti hanno ribadito anche di recente il loro appoggio al Giappone e hanno ricordato l’accordo che li obbliga ad intervenire a sostegno del Giappone in caso di aggressione.

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    "Prima le mamme e i bambini": l'impegno del Cuamm per l'Africa

    ◊   In molte zone del mondo, ancora troppe donne muoiono di parto, e i loro figli sono i primi a subire le conseguenze di questa drammatica perdita. "Prima le mamme e i bambini", è il progetto della Ong Medici con l'Africa – Cuamm, pensato per garantire un parto sicuro alle donne africane e l’assistenza ai neonati. Un bilancio del primo anno è stato presentato oggi all'Università Cattolica del Sacro Cuore, a Roma. Per noi c'era Davide Maggiore:

    Angola, Etiopia, Tanzania e Uganda sono i Paesi coinvolti nel progetto. Qui i tassi di mortalità materna sono tra i più alti al mondo: in Angola per dare alla luce il proprio figlio muoiono 14 donne su 1000, in Etiopia 7, in Uganda 5, in Tanzania 9. In questi contesti i “Medici con l’Africa” del Cuamm collaborano con le diocesi e i governi locali a favore delle future mamme, garantendo formazione del personale, disponibilità dei farmaci, parti assistiti e gratuiti. In questo impegno ha un ruolo importante anche la fede cristiana. Lo spiega don Dante Carraro, direttore del Cuamm:

    "Il Vangelo ci dice: 'E’ il Dio con noi', allora quel con per noi diventa il motore principale, il carburante necessario, la spinta propulsiva che ci anima, che ci sostiene in ogni difficoltà, quelle grandi e quelle piccole".

    E dell'essere con l'Africa il Cuamm ha fatto un punto fermo. Ascoltiamo ancora don Carraro:

    Questo programma non vogliamo farlo da soli. Primo perché sarebbe impossibile, ma secondo anche perché è solo mettendo insieme le risorse che si riesce ad aggredire questo problema. Noi non andiamo lì a fare qualcosa per loro, ma andiamo lì a fare qualcosa insieme a loro: camminando ragionando, affrontando le difficoltà, pensando al futuro con loro.

    Dopo il primo dei cinque anni previsti per il progetto sono già stati raggiunti risultati significativi: sono stati oltre 20 mila i parti assistiti, e 40 mila le visite pre-natali. Lo spiega il dottor Giovanni Putoto, responsabile della programmazione di “Medici con l’Africa – Cuamm”, che si concentra anche sulle priorità future:

    "Bisogna continuare ad aumentare il numero dei parti assistiti, facilitare l’accesso soprattutto alle donne delle famiglie più povere: bisogna individuarle, convincerle, sostenerle. Il punto è quello di rafforzare ulteriormente la qualità delle prestazioni, perché in tutti i posti del mondo, la donna che partorisce sa valutare molto bene se riceve un’assistenza di qualità o meno".

    Nel progetto – che coinvolge quattro ospedali diocesani e 22 centri di salute nei diversi Paesi - è importante il ruolo delle Chiese locali, come testimonia mons. Giuseppe Franzelli, vescovo di Lira in Uganda:

    "L’ospedale diocesano di Aber è nato dall’opera dei missionari. In questo senso si è inserito il Cuamm, per rafforzare quest’opera di salute. Per noi è la continuazione dell’evangelizzazione nella Chiesa, l’opera di Cristo che si prende cura di tutto l’uomo, anima e corpo".

    Fornire assistenza sanitaria è anche agire a favore dello sviluppo dei paesi interessati. A sottolineare questo nesso è mons. Robert Vitillo, officiale di Caritas Internationalis:

    "Un nesso molto stretto: bisogna non solo concentrare i servizi sanitari nei centri sanitari; però anche andare nella comunità. Bisogna educare la gente alla base della comunità ed anche formare gli agenti sanitari nella comunità, per identificare i problemi più gravi".

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    "Io sono nessuno": un clochard racconta la sua vita in un libro-testimonianza

    ◊   Wainer Molteni ha 42 anni: una vita normale e un curriculum eccellente alle spalle, con il dottorato in Criminologia, il master a Quantico in Virginia al centro di addestramento dell’Fbi. Poi il ritorno in Italia, l’assunzione in un’azienda che poco dopo chiude per bancarotta e la morte dei suoi genitori. All'improvviso si ritrova ad essere un senza tetto e conosce l’inferno della strada, della disoccupazione, della povertà che racconta nel suo libro “Io sono nessuno” edito da Dalai. Oggi Wainer è ancora un clochard e svolge consulenze presso la giunta Pisapia a Milano per il recupero sociale dei senza fissa dimora. Una storia esemplare di speranza e solidarietà che ci tocca tutti. Cecilia Seppia ha raccolto la testimonianza di Wainer Molteni:

    R. – Ad un tratto succede che il lavoro sicuro che svolgevo da quattro anni, finisce perché l’azienda per la quale lavoravo e dove ero direttore del personale, ha chiuso per bancarotta fraudolenta e quindi non ho avuto il tempo di reinserirmi o comunque trovare una soluzione al problema. E così, mi sono trovato per strada.

    D. – Non c’è stato nessuno a cui chiedere aiuto?

    R. – La mia famiglia, a livello di sangue, non esisteva più, i miei genitori erano morti ed io ero figlio unico di figli unici. Faccio parte di una delle nuove generazioni che rappresentano una problematica: mi sono quindi trovato da solo … avevo, sì, gli amici a cui potermi rivolgere o simili, ma non mi sembrava giusto che il mio problema diventasse anche il problema di altri – un po’ per orgoglio, un po’ per carattere … Ho voluto farcela da solo …

    D. – Perché la scelta di lavorare in questa azienda di supermercati? Avevi un curriculum eccezionale: il dottorato alla Scuola Normale di Pisa, il Master addirittura a Quantico, il Centro di ricerca dell’Fbi … Perché una scelta del genere?

    R. – Siamo sempre lì: per la sicurezza. Io, in quel tempo, come è stato per tutto il periodo dei miei studi, facevo il disc-jockey, ero conosciuto, lavoravo senza problemi, mi chiamavano in ogni parte d’Europa e anche fuori; ma non lo consideravo un lavoro vero e proprio su cui basare il futuro della mia vita. Quindi, anche su consiglio di mia nonna, di persone ‘posate’, ‘normali’, ho deciso di accettare un lavoro che lì per lì mi aveva dato anche sicurezza, ma poi si è rivelato tutt’altro che sicuro.

    D. – Nel tuo libro racconti anche delle mense a cui andavi per mangiare, i dormitori che ti hanno accolto per la notte, i luoghi della povertà …

    R. – Sì: esatto. C’è comunque un sistema assistenzialistico – almeno per quanto riguarda la città di Milano – sicuramente al di fuori di ogni aspettativa. Oggi come oggi, esiste tantissimo assistenzialismo di "prima soglia" che mantiene i senzatetto in condizioni sicuramente le più dignitose possibili, ma comunque nella condizione di senzatetto, comunque di persone in stato di disagio; solo in rarissimi casi viene loro permesso di fare il salto e di auto-reinserirsi. C’è da tenere presente che oggi i nuovi poveri non chiedono la carità; oggi come oggi i nuovi poveri chiedono un’occasione per poter dimostrare che non sono merce avariata, ma persone normali con cuore, testa, cervello e anima e vogliono assolutamente dimostrare al mondo che qualcosa riescono a fare anche loro.

    D. – Waimer, ci racconti una giornata-tipo che vive chi, appunto, si trova in questa situazione?

    R. – Ecco: una giornata-tipo di un senzatetto è un po’ uno specchio della vita del senzatetto. Ci si sveglia la mattina presto, altrimenti arrivano i vigili o comunque, anche se dormi in dormitorio te ne devi andare entro una certa ora; cominci a girovagare: ci sono i tuoi appuntamenti fissi per la sopravvivenza, che diventano un vero e proprio lavoro e non ti permettono di fare o pensare altro. Hai un orario per non morire di freddo, quindi ti rifugi nei posti caldi – come le biblioteche o posti del genere; hai, quindi, un orario per la mensa, un orario per il guardaroba, un orario per la doccia, hai un orario anche soltanto per andare a prendere i cartoni puliti da stendere, su cui dormirai la notte … E’ una vita scandita da orari. Il messaggio che vorrei passasse è anche questo: che la vita di strada non prevede libertà!

    D. – “Io sono nessuno”, una frase dai toni veramente forti, che è il titolo del tuo libro: qual è il messaggio che hai affidato a questo volume?

    R. – Il messaggio che ho affidato a questo volume sicuramente vuole essere un messaggio di speranza, cioè la speranza di potercela fare nonostante le avversità della vita. Il messaggio di speranza, però, dev’essere comunque legato alla voglia di farcela, e “Io sono nessuno” è un titolo collegato soprattutto ad un paradosso, che purtroppo esiste, in Italia, e che è quello della scadenza dei documenti. Tu, cittadino italiano, nel momento in cui ti scadono i documenti, sei un clandestino nella tua città e non hai nessun diritto: né politico – perché non puoi votare – né economico, perché non puoi neanche essere assunto legalmente da un’azienda, e soprattutto non avendo la possibilità di rifarti i documenti e non avendo una residenza, perdi anche il diritto sanitario. Quindi, siamo al paradosso!

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   Nella terza Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui le folle interrogano Giovanni Battista, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Lui risponde:

    «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

    Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Personaggi diversi pongono la stessa domanda. La gente, i pubblicani (cioè i funzionari delle tasse) e dei soldati chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”. Segno che Giovanni sapeva scuotere le coscienze e il suo appello ad un rinnovamento di vita trovava uditori disponibili. Ricevono tre risposte molto semplici e pratiche, forse anche troppo facili e senza molto impegno. Eppure se si cominciasse a donare anche solo una tunica, un pane a chi ne ha bisogno, se davvero ci fosse più legalità e onestà nelle cose concrete, meno violenza a bassa tensione, più solidarietà nei sacrifici da fare: il mondo già sarebbe altro e migliore. I grandi proclami e gli impegni solenni spesso diventano ipocrisie ufficiali, senza effetto. Però, anche questi gesti concreti, che già sarebbero una bella rivoluzione, visto come vanno le cose, non sono fine a se stessi. Sono segno di presa di coscienza del dover mettersi in gioco perché arriva Qualcuno che costringerà ad una verifica molto più profonda e decisiva: un battesimo nel fuoco e nello Spirito. Se avremo fatto pochi e semplici passi, avremo cominciato a dare stile nuovo ai rapporti sociali, ai nostri doveri, alle esigenze della solidarietà: anche così il mondo si illuminerà di novità.

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    Nella Chiesa e nel mondo



    Mons. Sako esorta i Paesi occidentali ad aiutare i cristiani a rimanere in Iraq

    ◊   I Paesi europei e occidentali aiutino i cristiani iracheni a rimanere nella propria terra: è questo l’appello alla comunità internazionale lanciato dall’arcivescovo caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, che si unisce così a quanto detto ieri dal primo ministro Nuri al-Maliki a margine della cerimonia di riconsacrazione della cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza, al centro di Baghdad. “Paesi come la Francia, la Germania, la Svezia o l’Australia concedono con facilità i visti alle famiglie cristiane – spiega parlando degli effetti involontari della prassi adottata in molti Paesi occidentali nei confronti delle comunità cristiane locali – questa accoglienza, però, finisce per incentivare la fuga dei cristiani dall’Iraq con la conseguenza che spesso perdono i contatti con le loro radici, si isolano e smarriscono la fede”. Invece di favorire l’emigrazione, quindi, si dovrebbero incentivare i cristiani, attraverso le parrocchie o istituzioni ad hoc, a restare nelle loro terre finanziando progetti nel campo dell’agricoltura, dell’educazione e del commercio, creando così nuovi posti di lavoro. Della stessa opinione – come riporta la Fides – anche il premier sciita, che ieri, dalla cerimonia di riconsacrazione della chiesa teatro di una strage nel 2010, cui ha preso parte anche il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, ha rivelato di aver chiesto al Papa un intervento per esortare i cristiani a restare in Iraq in modo che “l’Oriente non sia svuotato dai cristiani come l’Occidente non sia svuotato dai musulmani”. (R.B.)

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    Kenya. Appello dei vescovi: le elezioni del 2013 si svolgano in modo pacifico

    ◊   La Chiesa cattolica keniana in prima linea affinché le elezioni del 2013 si svolgano in modo pacifico, cancellando il brutto ricordo del duro scontro post-elettorale del 2007-2008. A tre mesi dalle elezioni di marzo, padre Vincent Wambugu, segretario della Conferenza episcopale del Kenya, è intervenuto per affermare che “è nostro dovere, come persone che operano nelle istituzioni della Chiesa, lavorare per la rinascita di un Kenya pacifico”, ricordando ai presenti il tema della campagna quaresimale 2012 intitolata “un Kenya unito e pacifico…il cambiamento che vogliamo vedere”. Il periodo di avvicinamento alle elezioni del 4 marzo 2013 è stato caratterizzato da vari episodi di violenza in alcune parti del Paese, che secondo padre Wambugo indicano “lo stato precario della nazione” e l’ansia dei suoi cittadini. “Come keniani dobbiamo accettare, apprezzare e rispettare le differenze sociali, culturali e religiose degli individui, dei gruppi e dei popoli”. “Questo è il primo passo verso la riconciliazione, in quanto il rispetto delle differenze è una condizione di per sé necessaria per i rapporti veri tra le persone e tra i gruppi”, ha aggiunto il segretario della Conferenza episcopale, sostenendo che “la soppressione delle differenze può portare a una pace apparente, ma si crea una situazione instabile, che è in realtà preludio a nuove ondate di violenza”. Come riportato dall’agenzia Fides, il sacerdote, durante il suo intervento, ha voluto respingere le insinuazioni mosse contro la Chiesa keniana di aver parteggiato per una delle parti coinvolte nel duro scontro post-elettorale del 2007-2008. “Il Kenya – ha spiegato - si sta ancora rimettendo dalle violenze post elettorali. Dopo la promulgazione della nuova Costituzione, il Paese rimane ancora diviso lungo le linee tribali”. (L.P.)

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    Ghana: i vescovi invitano alla riconciliazione

    ◊   Preservare la pace e rinnovare l’impegno per il bene comune: è questo l’appello che i vescovi del Ghana rivolgono a John Mahama, presidente del Paese dalla morte di John Atta Mills, nel luglio scorso. Il messaggio, diffuso dal presidente della Conferenza episcopale locale e vescovo di Konongo-Mampong, mons. Joseph Osei-Bonsu, arriva in un momento particolarmente delicato. Arriva dopo il voto contestato dal Nuovo partito patriottico guidato da Nana Akufo-Addo, che ha annunciato un ricorso alla Corte Suprema. Il Ghana – ricorda la Misna – è uno dei Paesi africani dove le istituzioni democratiche sono più solide e dove c’è maggiore impegno a scongiurare le violenze grazie a frequenti campagne di sensibilizzazione. Per trovare una soluzione, ieri si è svolto ad Accra un incontro al quale hanno partecipato rappresentanti delle forze dell’ordine ed esponenti del mondo politico. (R.B.)

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    Immigrazione, tragedia del mare in Grecia: almeno 18 morti e 11 dispersi

    ◊   È di 18 morti, 11 dispersi e un sopravvissuto il bilancio del naufragio di un’imbarcazione di migranti avvenuto nella notte nel Mar Egeo, al largo dell’isola greca di Mitilene. A dare la notizia sono i media locali, che riferiscono la testimonianza dell’unico superstite, un ragazzo di 20 anni, secondo il quale a bordo ci sarebbero stati due scafisti turchi. Tutte le vittime erano di età compresa fra i 20 e i 45 anni. Sempre nella notte, invece, in Italia, la Guardia costiera ha tratto in salvo circa 500 persone provenienti dall’Africa subsahariana a bordo di due barconi. Il primo è stato avvistato alcune miglia a sud di Lampedusa e tratto in salvo; dopo poco, è giunta la richiesta d’aiuto da un’altra imbarcazione che rischiava di capovolgersi nel Canale di Sicilia. Sale così a 960 circa il numero di immigrati ospitati nel centro di accoglienza di Lampedusa, ma 200 di questi lasceranno oggi l’isola con il traghetto di linea diretto a Porto Empedocle. (R.B.)

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    Acnur: nei campi profughi del Sud Sudan è emergenza educativa

    ◊   In un campo venuto su dal nulla, che ospita 70mila profughi, “per motivi di sicurezza è stato finora impossibile garantire il diritto allo studio”. È l’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati (Acnur) a lanciare l’emergenza sulla mancanza di scuole nel campo profughi di Yida, località del Sud Sudan vicina alla zona di conflitto dei Monti Nuba, regione sotto sovranità di Karthoum, ma di fatto in mano ai ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan-Nord (Splm-N). La portavoce dell’Acnur, Teresa Ongaro, ha dichiarato alla Misna che l’agenzia delle Nazioni Unite vorrebbe trasferire i rifugiati in due campi lontani dal confine, situati sempre nella regione sud-sudanese di Unity, ma che “convincerli a partire è ancora molto difficile”. Anche secondo Hamad Mamur Albash, coordinatore di alcuni progetti educativi del campo, la situazione è drammatica ed è necessario trovare libri e insegnanti per almeno settemila bambini. Il campo è allestito in una zona di confine molto pericolosa: qui lo scorso anno una bomba colpì un edificio e solo per caso non ci furono vittime. (L.P.)

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    Venezuela, i vescovi esortano a partecipare attivamente alle elezioni

    ◊   Un invito a partecipare attivamente e in massa alle elezioni e a votare i candidati “più vicini ai problemi della popolazione”. Così i vescovi del Venezuela si sono raccomandati ai cittadini alla vigilia delle elezioni regionali di domani, in cui i venezuelani sono chiamati a rinnovare 23 governatori, 237 membri dei consigli legislativi e 8 rappresentanti indigeni. Con un comunicato diffuso dalle parrocchie, la Conferenza episcopale del Paese sudamericano, preoccupata per la scarsa affluenza alle ultime elezioni amministrative svoltesi, ha chiesto ufficialmente al Consiglio nazionale elettorale di vigilare sul voto e si è rivolta alla Forza armata nazionale bolivariana affinché garantisca l’ordine pubblico e l’imparzialità. Anche l’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorge Urosa Savino, secondo quanto riferito dalla Fides, ha voluto lanciare il suo messaggio sottolineando l’importanza del voto. Il porporato ha anche chiesto di pregare per la salute del presidente Chavez. Gli occhi di tutto il mondo, infatti, sono puntati proprio su Chavez, che sta affrontando a Cuba un delicato percorso post-operatorio. Secondo l’ultimo bollettino medico che arriva da L’Avana sarebbe in ripresa e avrebbe parlato con i parenti. Il 10 gennaio prossimo il presidente dovrebbe insediarsi per il nuovo mandato, dopo aver vinto le presidenziali del 7 ottobre scorso. (R.B.)

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    Bhatti sul caso Asia Bibi: con il dialogo, soluzione della vicenda

    ◊   Occorre promuovere un dialogo e un confronto con la comunità musulmana in modo da “giungere a un perdono” e far uscire la donna dal carcere in sicurezza. Così Paul Bhatti, consigliere speciale del premier pakistano per l’Armonia nazionale, con il grado di ministro federale, intervistato da AsiaNews esprime la propria opinione sul caso di Asia Bibi, la donna cattolica con cinque figli detenuta in Pakistan con l’accusa di blasfemia. Bhatti, fratello del ministro per le Minoranze ucciso dai fondamentalisti islamici nel marzo 2011, torna sull’argomento in vista del Natale: “Essere cristiani non significa appartenere all’Occidente – dice spiegando qual è l’opinione condivisa nel Paese – si deve lavorare al contempo per evitare che si ripetano gli abusi commessi in nome della legge sulla blasfemia”. Bhatti ha inoltre ribadito la necessità di far emergere i “valori comuni” nell’impegno per il dialogo interreligioso e di schierarsi in “difesa dell’essere umano” anche denunciando le storture di una legge, quella sulla blasfemia. Legge che viene “spesso abusata per dirimere controversie personali o per vendetta”. Non scontri frontali, dunque, ma dialogo; un dialogo che, se portato avanti con pazienza, dà i suoi frutti: “In passato mi giudicavano una spia dell’Occidente, oggi la situazione è molto cambiata – aggiunge – l’approccio è cambiato e ciò è fonte di speranza, perché solo dialogando e confrontandosi è possibile risolvere assieme i problemi”. Infine Bhatti ha offerto il proprio aiuto alla famiglia di Asia Bibi, il cui dramma a volte è stato sfruttato da alcune Ong con finalità commerciali: “Ma devono farmi una richiesta ufficiale – avverte – altrimenti non ho titolo per intervenire”. (R.B.)

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    India: laici protagonisti della nuova evangelizzazione

    ◊   I laici apostoli della nuova evangelizzazione e più che mai nell’Anno della Fede: è questo il messaggio lanciato dal vescovo di Khamman e presidente della Commissione laici nello Stato indiana dell’ Andhra Pradesh, mons. Maipan Paul, durante il Sinodo dei laici organizzato dall’All India catholic Union (Aicu), al quale hanno preso parte oltre 200 laici provenienti da tutto lo Stato. La Chiesa locale – precisa AsiaNews, conta 13 diocesi e oltre due milioni di fedeli; l’Aicu, fondata nel 1919, attualmente conta 120 centri sparsi in tutta l’India e costituisce la rappresentanza dei cattolici laici del Paese. L’obiettivo dell’evento è stato “aiutare i laici a valorizzare la loro partecipazione attiva nella missione della Chiesa”, ha specificato il vicepresidente dell’Aicu, Lancy D’Cunha. Mons. Gali Bali, presidente dell’Andhra Pradesh Bishop’s Council ha richiamato l’attenzione dei partecipanti sul ruolo della Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa, sottolineandone l’importanza: “L’Anno della Fede vi renda consapevoli dell’importanza del suo studio e del suo uso”. (R.B.)

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    Hong Kong: grande successo per l’ong Huiling

    ◊   È stato celebrato nei giorni scorsi il quarto anniversario della sede di Hong Kong di Huiling, una ong che si occupa di disabili mentali, fondata in Cina nel 1990 in stretta collaborazione con la comunità cattolica locale. Alle celebrazioni – riferisce la Fides – hanno partecipato alcuni missionari del Pime, il Pontificio istituto missioni estere, come padre Fernando Cagnin, che ha lodato l’opera in favore dei più deboli, e il Superiore regionale padre Franco Cumbo, che ha invitato tutti a mettere in pratica lo spirito di Cristo: trasformare il mondo con l’amore. L’opera dell’organizzazione è talmente apprezzata che è stata annunciata a breve l’apertura di un nuovo centro a Hong Zhou, nella Cina continentale. La onlus nacque nel 1985 dall’idea di un gruppo di persone nel Guangzhou, ma poté realizzarsi solo grazie alla cooperazione della Caritas di Honk Kong, dapprima con l’apertura di una scuola elementare speciale Zhiling, poi con un’organizzazione in grado di accompagnare i disabili per l’intero corso della vita. Oggi l’ong è presente in ben undici città cinesi. (R.B.)

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    L’arcidiocesi di Bangkok invita a prepararsi alla nascita di Gesù

    ◊   In occasione dell’Avvento e in preparazione al Natale, l’arcidiocesi di Bangkok, in Thailandia, ha avviato diverse attività rivolte in particolare ai catecumeni che a Pasqua riceveranno il sacramento del Battesimo. Domenica 9 dicembre, ad esempio, hanno celebrato la Giornata della Bibbia e riflettuto sulle parole del profeta Baruc che invita a liberarsi “dalle angosce” e dalla “tristezza” e così prepararsi alla nascita di Gesù. “Questo è un periodo che richiama alla conversione – spiega ad AsiaNews padre Akeratna Pathumhom, responsabile della cura pastorale dei cristiani – durante il quale possiamo trovare e ricevere pace e amore in Gesù”. “La maggior parte mostra un desiderio davvero sincero di diventare cattolico”, sottolinea la catechista Orapin Chomjinda. (R.B.)

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    Premiata in Nepal giovane donna che si occupa dei figli delle detenute

    ◊   I bambini del carcere la chiamano angelo, ma lei è una semplice ragazza di 28 anni, si chiama Pushpa Basnet, una laurea al St. Xavier College di Kathmandu, istituto cattolico della Compagnia di Gesù tra i più importanti del Nepal, ed è la fondatrice dell’Early Childood Develepment Centre, organizzazione no profit che si occupa dei educazione infantile, e della Butterfly Home, asilo nido che ospita i figli delle detenute. Pushpa ha appena ricevuto il premio della Cnn per il suo lavoro in favore dei minori. Sono circa 80 in Nepal i bambini ospitati nelle carceri dello Stato perché figli di donne detenute – riferisce AsiaNews - e la Butterfly Home, da sette anni, si occupa di circa la metà di questi. La Basnet, scelta dall’emittente americana tra circa diecimila candidati in tutto il mondo, ha ottenuto anche un assegno di 250mila dollari che finanzieranno le strutture da lei fondate, inizialmente grazie alla solidarietà di parenti e amici, a tempo di record in pochissimi mesi. I bambini ospiti della Butterfly Home mantengono i contatti con i loro genitori e durante le vacanze scolastiche vengono accompagnati dalle madri, recando loro in dono cibo, vestiti e acqua potabile. Il centro viene finanziato con piccoli mercatini in cui vengono venduti oggetti realizzati in prigione dalle mamme recluse e tutto quello che si riesce a risparmiare viene accantonato e destinato all’istruzione superiore dei bambini. (R.B.)

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    Natale solidale per i “meninos de rua” di padre Chiera

    ◊   La Casa do Menor di padre Renato Chiera promuove una serie di iniziative solidali, in vista del Natale, per raccogliere fondi per i “meninos de rua” brasiliani. Il 16 dicembre prossimo, Casa do Menor e l’associazione “Aquilone” organizzano un mercatino di Natale a Marmora, nello scenario della Valle Maira nella provincia di Cuneo in Piemonte. Fino al 23 dicembre, è invece in esposizione a Cuneo la mostra-mercato di quadri della pittrice Salette La Cornet Viana, presidente di Casa do Menor Francia. Il ricavato della vendita finanzierà le attività di padre Chiera in Brasile. La “Casa Do Menor” è un ente filantropico, senza fini di lucro, che da più di 30 anni si occupa di migliaia bambini e adolescenti in Brasile, dalla periferia di Rio de Janeiro a Fortaleza, nelle aree più difficili, violente e abbandonate del Paese. Si prende cura di bambini e adolescenti, per quanto riguarda la prevenzione ed il recupero, privilegiando quelli in stato di totale abbandono, vittime di maltrattamenti, minacciati di morte, coinvolti nel traffico di droga o nella prostituzione, con lo scopo di reinserirli nella società. “È il momento di abbandonare l'egoismo – scrive nel suo messaggio di Natale, padre Chiera - e scoprire che il mondo non gira solo intorno a noi. Questo è il momento ideale per rivedere concetti, rafforzare legami, abbracciare la famiglia e gli amici, e costruire una casa veramente cristiana in grado di testimoniare la buona notizia che è Gesù Cristo”. (A.G.)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LVI no. 350


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